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Rutinaria
Un viaggio nelle periferie della mente, dove finisce il pensiero quando da tutti i doveri se la svigna. Come impiega i pensieri un impiegato, pigiato sul metrò? Cosa sceglie di immaginare? Sceglie o è scelto? Chi popola la nostra mente? Quali luoghi più o meno reali e quali esseri più o meno umani? Quanto siamo consapevoli dei nostri gesti quotidiani? e dei nostri desideri più o meno lontani? Si può scendere dall’impalcatura prima che sia troppo tardi? O non bisogna fuggire, bisogna stare nel giorno, perfezionarlo, arredarlo, renderlo abitabile? Bisogna uscire da noi stessi! Ma gli altri chi sono? Passo più tempo con il pc che con gli umani. Più con il mouse che con le mie mani. Che rapporto c’è tra uomini e macchine? Siamo padroni dei droni o servi del server? Tante domande, qualche risposta: non lasciamo che ogni giorno senza meta, si ripeta, nel nostro chiuso e piccolissimo pianeta. -
Camminando al buio
Non siamo più bambini, siamo uomini in miniatura incattiviti dalla disperazione. Jaamal ha 12 anni e dalla Siria, dov’è nato, approda con i fratelli e il padre in un campo profughi tra Bosnia e Croazia da dove il gruppo spera di arrivare in Italia o in Germania, magari tentando il pericolosissimo “The Game” che può costare loro la vita. Nahid ha la stessa età, abita a Kabul e sogna di essere una bambina “normale”, andare a scuola e innamorarsi. Scrive lettere alla sua più cara amica fuggita con la famiglia in un villaggio poco distante. Un giorno trova un rossetto nascosto in uno scrigno; chi sarà la sua misteriosa proprietaria? Hassam, 16 anni, vive in un povero villaggio del Ciad dov’è stato assoldato da una banda di ribelli, ma lui non vuole diventare un soldato e intraprende un rocambolesco viaggio attraverso il deserto durante il quale sperimenterà il dolore, l’umiliazione e l’amore. Tre percorsi distanti gli uni dagli altri ma destinati a incrociarsi. Camminando al buio racconta un pezzo di storia contemporanea reinventandola attraverso la fantasia dell’autrice. Età di lettura: da 10 anni. -
Nel folto
Andare nel Folto, riprendendo figurativamente le occorrenze in Dante e Luzi del termine, è scavare non solo nel ""perché"""" della poesia, ma anche e innanzitutto nel suo """"come"""", interrogandosi sulle pulsioni intimamente biologiche e intellettuali da cui nasce e per cui è scelta, sulle connessioni logiche (o illogiche), memoriali, tradizionali o intertestuali da cui è formata, sulle modalità con cui è prodotta e che permettono di distinguerla da altri strumenti linguistici ed espressivi, tentando di ricongiungersi materialmente con essa. Un rapporto diretto con la poesia, con la memoria e col mondo materiale è dimostrato come possibile, ma non per questo salvifico o meno inquietante."" -
Scolastica
C’è una terra / dove l’eroe può essere un colluso / e gli ulivi tagliati non sono tagliati / le auto bruciate non sono bruciate / In questa terra / i segnali stradali / sono conficcati nell’asfalto bucato / e i cani randagi vagano dopo i muretti. -
Prendersi in mano
Simona Stoppino, ligure, da sempre in poesia, riscopre con questa raccolta la lingua madre che anni di vita in Inghilterra, Olanda e Germania avevano relegato al colloquio con sé stessa e con la famiglia. Il ritorno alla sua terra suscita in lei l’urgenza di riappropriarsi della sua voce. Scrive in endecasillabi, un metro antico, amico del ricordo, della memoria, ma anche nuovo, prepotentemente affabulatore: un ritmo che è scoperta di sé, ora dolorosa, ora trionfante. La poesia di Simona Stoppino è scritta a corpo. Come suggerisce il titolo della raccolta, è parola manuale: non passiva registrazione di sensazioni, ma percorso tattile sulla pelle viva, incisione profonda nella carne dell’anima. -
Il mare la sera
Dell’essere e morire / in mezzo al nulla / sulla mia roccia / stilla eterna musa. / Nel breve incanto / afflitto taciturno / un bianco pudore / muove l’aria stanca. / Ode alla vita sognata / solitudine grata / ai silenzi fioriti / come stelle all’occaso. -
Conflitti. Strategie di rappresentazione della guerra nella cultura contemporanea
IL concetto di guerra è profondamente mutato nel corso del. Novecento. Oggi è più opportuno parlare di conflitti, intendendo con tale termine uno scenario più ampio dell'azione militare in senso stretto, così da tenere conto delle strategie deterrenti e terroristiche. Questo tema di tragica attualità è profondamente legato alla dimensione ""globale"""" e alle caratteristiche mediatiche della nostra società, in quanto la percezione che abbiamo dei conflitti è filtrata e modellata dai mezzi di comunicazione. Muovendo dalla consapevolezza di fenomeni come La spettacolarizzazione della guerra e la manipolazione ideologica degli eventi bellici tramite la propaganda e i media, il volume intende analizzare Le modalità di rappresentazione dei conflitti nella contemporaneità, a partire dallo spartiacque della seconda guerra mondiale. Nelle sei sezioni in cui sì articola il libro - """"Memoria e trauma"""", """"Storia e finzione"""", """"La guerra in Iraq: il discorso mediatico e istituzionale"""", """"Nazionalismi e identità"""", """"Strategie e linguaggi della paura"""", """"Propaganda e censura"""" - studiosi di varie provenienze geografiche e disciplinari si confrontano, secondo una prospettiva comparata, nel tentativo di indagare sui dibattiti del presente e sulla memoria culturale del recente passato."" -
Eluana Englaro. La contesa sulla fine della vita
Sono circa tremila le persone che in Italia vivono in uno stato vegetativo persistente. Per diciassette anni Eluana Englaro è stata una di queste. La sua drammatica vicenda, il dolore della famiglia e le battaglie legali e civili del padre per il rispetto della volontà di Eluana si sono consumati, in tutto questo tempo, sotto i riflettori dei media che, complici il silenzio della politica e i tempi lunghi della magistratura, hanno contribuito a ridurre il dibattito a uno scontro. Francesco Galofaro ha seguito negli anni la storia di Eluana ed esaminato i commenti che ne ha proposto la stampa; ha discusso con medici che assistono persone in ""stato vegetativo persistente"""" e ha osservato analogie e differenze tra i vari casi; ha studiato la legislazione italiana e quella europea in materia e ne ha confrontato efficacia e coerenza. In questo volume propone una sintesi del suo lavoro, a partire da alcune convinzioni basilari: ogni decisione irreversibile sulla conclusione della nostra vita riguarda prima di tutto la nostra coscienza; è necessario che la medicina, la legge e l'etica ci sostengano, e che la politica crei le condizioni per consentirci una decisione consapevole, senza sostituirsi alla nostra libertà di giudizio; tra le opposte posizioni di laici e cattolici un accordo è possibile a partire dal riconoscimento di uno spessore etico autonomo della medicina."" -
Figure del dissenso. Saggi critici su Fish, Spivak, Zizek e altri
Drammaturgo, teorico della letteratura, fine critico delle opere di Shakespeare, Yeats, Swift e joyce, severo censore del postmodernismo, biografo di se stesso: Terry Eagleton è tutto questo, e altro ancora. In questo libro la sua intelligenza combattiva e tagliente - da sempre ammirata e temuta - si cimenta con il genere della recensione, raggiungendo esiti davvero straordinari. Eagleton non si accontenta infatti di valutare le idee di uno scrittore e le tesi di un libro ma nel suo stile inimitabile, spesso percorso da una vena crudelmente comica, non manca mai di dipingere un brillante affresco teorico e politico che funge da vero e proprio sfondo al suo impegno nell'analisi dei testi di volta in volta ""presi di mira"""". Il libro è una raccolta di appassionate recensioni scritte in poco più di un decennio, periodo durante il quale Eagleton ha affrontato a viso aperto personaggi come Stanley Fish, Gayatri Spivak, Slavoj Zizek, Edward Said e persino David Beckham - tutti vittime del suo caustico umorismo, dell'implacabile vena critica e delle sue brillanti doti di detective nel campo della letteratura."" -
L' immunità necessaria. Talcott Parsons e la sociologia della modernità
Esiste un punto d'osservazione privilegiato sulla modernità? Possiamo già/ancora raccontarla? Tra i sociologi che hanno tentato di rispondere a questa domanda Talcott Parsons è stato forse il più impegnato e, oggi, il più difficile da recuperare. Il suo status di classico della disciplina è continuamente messo in dubbio, i suoi contributi per lo più ignorati. L'interpretazione della sua opera proposta in questo volume intende invece sottolinearne l'importanza e l'originalità, in particolare della sua visione dell'individualismo moderno. -
Juan Olivares. Un pescatore scrittore del Messico indigeno
Juan Olivares è un anziano pescatore di San Mateo del Mar (Oaxaca), un villaggio indigeno huave. Da quando, già adulto, Juan ha imparato a scrivere nella propria lingua, la sua inesauribile curiosità verso i costumi e le tradizioni di San Mateo si è andata sedimentando nelle pagine dei quaderni che ha riempito con scrupolo sin dagli anni Quaranta. Attraverso i tanti testi di Juan che Flavia Cuturi ci propone, conducendo una puntuale riflessione sulla sua scrittura, il lettore può avvicinarsi al ""punto di vista di un nativo"""" sul proprio mondo e la propria esistenza quotidiana, marcata dalla fatica di vivere in un villaggio dove la trama e gli obblighi delle relazioni sociali sono spesso vissuti come un'avviluppante ragnatela."" -
Per un profilo del sistema sociale
Questo testo costituisce una sintesi e, per molti aspetti, uno sviluppo delle fondamentali opere scritte da Parsons fra gli anni '30 e '50. Un saggio breve ma essenziale per riuscire a comprendere la fase matura dello schema teorico parsoniano, che prelude alle ultime riflessioni degli anni '70. Vi si ravvisa in particolare il ruolo sempre più importante assunto dalle componenti ambientali nel sistema sociale, che cessa così di essere un'unità chiusa e autosufficiente, trasformandosi in una struttura ""aperta"""", soggetta a continui processi di interscambio con gli altri sistemi che la circondano."" -
Semioetica
In epoca di comunicazione globale l'uomo, unico animale semiotico, cioè capace di riflessione sui segni e sul comunicare, ha una grande responsabilità nei confronti della vita e della sua qualità, nonché dell'intero sistema planetario. La semiotica non può esimersi da una riflessione cruciale della conteporaneità: la sua antica vocazione a ""far star bene la vita"""" occupandosi, come """"semeiotica"""", dei sintomi, soprattutto in ragione della sempre maggiore interferenza nella comunicazione, tra la sfera storico-sociale e quella biologica, tra la sfera culturale e quella naturale, tra semiosfera e biosfera."" -
Il sogno di Butterfly. Costellazioni postcoloniali
Qual è il rapporto tra il soggetto e lo sguardo, tra l'immagine e l'identità, tra il sogno e la veglia, tra il tempo del sogno e il presente? In questo libro, il cui titolo prende spunto dal film di David Cronenberg, ""M. Butterfly"""", del quale offre un'attenta lettura, l'autrice dimostra come lo statuto del visivo riveli qualcosa di molto profondo riguardo alla costruzione stessa di ciò che chiamiamo identità, conoscenza, alterità, potere. Complesse relazioni legano sguardo e desiderio, maschile e femminile, nativi e migranti, Oriente e Occidente, identità e travestimento: tutti temi che costituiscono la materia dell'intero libro, in cui l'autrice respinge l'atteggiamento diffuso che, idealizzando l'alterità culturale, ne appiattisce le specificità."" -
Fuochi d'artificio. Il piano segreto di quattro giovanissimi partigiani
Marta è magrolina, poco formosa e ha lunghi capelli biondi che la fanno sembrare tedesca. Marta vive nelle Alpi piemontesi negli anni cruciali della Resistenza. I due fratelli maggiori, Matteo e Davide, sono entrambi impegnati nella lotta contro il nazifascismo. Matteo è diventato un comandante famoso, e combatte sotto il nome di Jackie. Davide ha soli 14 anni ma, insieme a Marco, suo compagno di liceo, ha deciso di unirsi anche lui alle file dei partigiani. Il padre è un membro importante del CLN di Torino, e la madre è fuggita in Svizzera a causa della sua attività antifascista. Marta non sa cosa fare di se stessa, divisa tra il desiderio di normalità e le pressioni familiari, e finisce per farsi coinvolgere in quella sorta di ""avventura"""" che sarà per lei la guerra di sabotaggio partigiana. Età di lettura: da 9 anni."" -
Il contrabbandiere di parole
Questo romanzo è un viaggio delicato nei nostri sentimenti, un'avventura straripante di fantasia in cui confluiscono il desiderio, la gratitudine, la giustizia e i sogni. Nelle sue pagine transita un manipolo di personaggi che rimarranno per molto tempo nel cuore dei lettori: l'affascinante ladro Bruno Labastide, il prescrittore di libri, il cacciatore di sogni e la giovane giapponese dagli occhi color del miele che, ogni notte, sfida il destino dal suo appartamento veneziano. Magica e ipnotica, questa storia ci trasporta da Parigi a Buenos Aires, da Venezia all'Indocina, rendendoci complici dell'itinerario esistenziale dei suoi protagonisti che, pur sembrando perdenti solitari, in realtà raggiungono, senza quasi esserne consapevoli, l'obiettivo più alto e bello a cui l'uomo può aspirare: rendere felici gli altri. -
La pimpinella. Storia di un primo amore
"Victoire era bella; la mia vittoria più bella come diceva suo padre ridendo (una delle rare volte che rideva), compiaciuto per il suo gioco di parole. Victoire aveva i capelli colore dell'oro, occhi di smeraldo, come due piccole gemme, una bocca polposa, come un frutto maturo. Victoire aveva tredici anni. Io, quindici. Ero già grande; e a chi l'aveva conosciuto, cominciavo a ricordare, in piccolo le movenze di mio padre. Nel volgere di un lampo la mia voce si era abbassata. Un po' arrochita, anche. E una peluria un po' scura mi copriva come un orlo il labbro superiore. Non è che la cosa mi piacesse molto, a dire il vero, ma gli smeraldi di Victoire avevano il dono di vedere al di là delle cose. Sei particolare, mi diceva. Sei generoso. Ero il suo amico. Ma sognavo di essere molto di più.""""" -
Tre tazze di cioccolata
Sara, moglie e madre modello, è proprietaria di un negozio che a Barcellona è sinonimo di cioccolato, ed è fiera di continuare la tradizione di famiglia. Prima ancora di lei Aurora, la cui madre era al servizio di una famiglia borghese del XIX secolo, per la quale la cioccolata è qualcosa di proibito e peccaminoso. E all'inizio di tutto c'era Marianna, moglie del cioccolataio più famoso del XVIII secolo, inventore di una macchina prodigiosa. I destini di queste tre donne sono intrecciati e indissolubilmente legati alla storia di un'antica cioccolatiera di porcellana, che passa di mano in mano trasmettendo l'amore per la cioccolata, la vita e il coraggio di inseguire i propri desideri. Care Santos racconta di un'unica dolce passione che unisce destini e segna la vita delle sue protagoniste attraverso tre secoli di storia. Un viaggio nel tempo che ha profumo e sapore... -
Il buio. Ediz. illustrata
Lucio ha paura del buio. Il buio non ha paura di Lucio. Lucio vive in casa, il buio in cantina. Una notte il buio sale in camera di Lucio, e Lucio scende in cantina. Questa è la storia di come Lucio smise di avere paura. Età di lettura: da 4 anni. -
Il libro selvaggio
Finora nessuno è mai riuscito a carpire il suo segreto: Il libro selvaggio si lascerà leggere solo da un lettore speciale.«""Il libro selvaggio"""" è mirabile nell'esprimere un'ambiziosa parabola filosofica con prosa ironica e avvolgente» – Leonetta Bentivoglio, la RepubblicaCi sono libri con una forte personalità. Libri che si scelgono i lettori, e non viceversa. E libri che rifiutano di farsi leggere. Juan, quattordici anni, trascorre le vacanze dallo zio Tito, il bibliofilo più pazzo del mondo. Nel labirinto della sua biblioteca Juan scopre che i libri hanno una vita propria. Alcuni addirittura cambiano contenuto a seconda di chi li legge. Altri, invece, si nascondono. Come Il libro selvaggio, che si lascerà leggere da una sola persona, da un lettore speciale. Perché leggere è un atto creativo. I libri sono magici. I libri sono vivi. E sono tutti diversi, come noi.""