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Previsioni sull'arrivo del caos. Introduzione di Giampiero Neri
Io ero a stento quell'immagine / riflessa nei recessi del tuo sguardo, / ero poco più di un sembiante vago, / incapace di lasciare la sua traccia / nella sabbia. Ero quell'orma invisibile / che si appresta ad essere sommersa, / quell'ombra che ricerca invano / le ragioni segrete del suo sfiorire. Introduzione di Giampiero Neri. -
Luci da Oriente
Le luci che si accendono a Est sono le prime luci del giorno, quelle che rompono la cortina del buio: si affacciano al cielo debolmente, ma rappresentano la promessa di un chiarore più forte, capace di ridefinire i contorni e rischiarare la via. Nel suo ultimo libro di poesie, Luci da Oriente, Alessio Vailati apre così la riflessione sul destino dell'Uomo che cerca di resistere e di ritrovare la sua identità nell'asfittica e inesorabile morsa della realtà di tutti i giorni. -
Non serve la paura
Non correre Non ti amalgamare al gruppo. Esci respira ama. Dicono che fare all'amore Sconfigga il virus. Chi ama paga. Non serve la paura che ti piega. Non serve la notizia Che ti angoscia. Basta sapere. Paura mai nata. -
Languishing
Chiudete gli occhi. Immaginate di essere su una barca che procede lentamente, su un mare piatto. Siete seduti sul fondo, fradicio e salato. I vostri abiti sono bagnati e avete molta sete. Intorno una nebbia densa e umida. Siete certi che la riva non è lontana, sentite delle voci provenire dalla terraferma, si alternano agli scricchiolii della barca. Niente remi, il legno si muove alla deriva. Nessuno cui chiedere aiuto. Siete sopravvissuti al naufragio, ma non riuscite a toccare terra. Tutto questo è Languishing. -
Gesualdo Bufalino. Quell'invito a Troina cortesemente declinato
Un biglietto di Gesualdo Bufalino - ne sono stato destinatario nel 1995, inedito, svelato in queste pagine, ignoto ai suoi studiosi - diventa la chiave d'una indagine. Riguardante non tanto la produzione del grande scrittore siciliano quanto piuttosto aspetti della sua vita. -
Nell'ora puntuale
Istantanee di gesti quotidiani, fotografati nell'attimo in cui riflettono la luce del senso, ma anche azioni e immagini che raccontano i momenti in cui il senso si smarrisce. I versi di ""Nell'Ora Puntuale"""" registrano i moti contraddittori dell'interiorità alla stregua dei ritmi con cui si manifesta la natura, la potenza sapienziale delle stagioni. E poi il viaggio come rito di rinnovamento che spezza l'illusione di un tempo lineare e riconnette con il principio di circolarità. Il tempo non invecchia, ma rigenera costantemente. I giorni non radicano certezza, ma aprono alla scoperta, all'incontro elettivo, non forzato, non casuale: nell'ora puntuale."" -
Valzer lento
Non ho tempo di pensare alla morte, di inseguire le mie paure, i miei fantasmi. Li schivo nella frenesia della vita accelerando per perderne le tracce. Così lontani così vicini. Eppure, stanno sempre con me, danzano con la mia mente, con la mia anima in un lento malinconico blues. -
Il battito incessante della vita
Scrive l'autrice in questa silloge poetica: «Quando il mondo è scosso da impetuosi venti di tempesta non resta che la poesia», grido dell'anima rivolto al cielo per invocare pace, amore e verità. E, come una preghiera sincera e appassionata, ottiene ciò che chiede. La poesia - come altre forme d'arte - ci eleva oltre l'aridità del materialismo che risucchia nel suo vortice desolante, talvolta annullando la nostra intrinseca e autentica umanità. L'intera raccolta offre lo spunto per riflettere sulle qualità spirituali che conferiscono splendore all'uomo e superiore nobiltà, rendendo la vita degna di essere vissuta. Angela Mastrone, dopo aver esercitato la professione di avvocato e svolto l'attività di mediatore dell'Organismo forense di Roma, si è dedicata alla scrittura e ha pubblicato raccolte di poesie e romanzi: Passi; Oltre i confini del tempo; Viaggio siderale; Un deserto di rose pietrificate; Il destino delle stelle; Partitura per un assolo; Bianco Baleno e, il racconto vincitore del ""Premio del Mare Marcello Guarnaccia"""", Lo scoglio di Ilaria."" -
Restò solo voce
Queste voci, questi silenzi, questi orizzonti, questi giorni sono figli della notte e dell'ombra; a lungo hanno combattuto con la solitudine e, quasi radendo il montare dell'onda, hanno fatto muro all'assenza. Ora, però, sono senza passato: non dicono ricordi, alcuna fattezza, nessun volto; appartengono solo a chi vorrà leggerli, specchio a qualsiasi occhio, riflesso di ogni sguardo. Raffaele Manduca insegna Storia moderna presso il DICAM dell'Università degli Studi di Messina. Tra le sue pubblicazioni La Sicilia, la Chiesa, la storia. Storiografia e vita religiosa in età moderna, 2012; Le chiese lo spazio gli uomini. Clero e istituzioni ecclesiastiche nella Sicilia moderna, 2009. Scrive per il quotidiano la Sicilia di Catania e coordina la pagina Facebook @costruirestorie, dove assieme a studenti e dottorandi si occupa di divulgazione di contenuti storici e letterari sui social media. ""Restò solo voce"""" è la sua prima silloge poetica, anche se alcune sue liriche sono presenti in pubblicazioni antologiche in occasione di premi letterari cui ha partecipato."" -
Il paese dei pendoli
Gli abitanti di San Melario oscillavano tranquilli tra il bar, la chiesa e la spiaggia, quando furono tutti attirati al parco da un impiccato senza nome. Penzolava silenzioso, come altri pendoli prima di lui, rinnovando così la più antica tradizione locale. Chi si è appeso? Se lo chiedono i giovani, che sognano di staccarsi come quel corpo misterioso dal suolo tiranno del paese. Se lo chiedono gli adulti, che progettano nuove strade per arrivare al centro della comunità, dove si trova ora l'impiccato. Se lo chiedono i vecchi, che ricordano epoche remote, attorcigliatesi intorno al collo come una corda. Non se lo chiedono i folli, già liberi da ogni prigionia e da ogni domanda. La risposta giace proprio in questo mare di vite, a ognuna delle quali è dedicato un capitolo, e le cui prospettive s'intrecciano come onde cariche di abitudini, vizi e segreti. Solo la discesa nei suoi abissi svelerà il volto nascosto e terribile di San Melario, raccontandone la storia sommersa da decenni. Benvenuti nel Paese dei Pendoli. Preparatevi a oscillare. -
Finimunnu
Finimunnu, in dialetto reatino, significa ""finimondo"""", che a sua volta deriva dal latino """"finis mundi"""": fine del mondo. Tizzone, Rusciu e Muccu camminano in equilibrio sopra ai bordi scivolosi di una fine del mondo che può rappresentare sia la fine dell'infanzia, la malattia, il terremoto, l'analfabetismo, sia le conseguenze della guerra. La loro storia azzarda una precaria armonia tra il tragico e il comico. Le loro gesta, e le loro sfortune, sfuggono a qualsiasi giudizio, e solo attraverso l'ironia si può carpirne il senso. Il racconto è scritto in dialetto reatino, senza l'ambizione di essere un trattato filologico ma, piuttosto, una rappresentazione fedele dei loro pensieri. Ogni personaggio ed evento sono ispirati a racconti tramandati di generazione in generazione, avvenuti nel reatino, ma che potrebbero essere accaduti in qualsiasi parte del mondo. Danilo Mengoni, nato e cresciuto a Rieti, rimodella con quest'opera le suggestioni di una città e di un'epoca lontana, ma che, sempre più spesso, sembra voler tornare tragicamente attuale, ovunque nel mondo."" -
Altre carte di Ka
La voce di Ka detta da sempre e per l'eternità, il taccuino e la matita registrano. Il me o tutti i miei sé in ascolto ricevono, mentre cammino, viaggio, mangio, bevo, penso, parlo, dormo, sogno, piango, rido o semplicemente aspetto. Frammenti di linguaggi, scampoli, trucioli, tessere dimenticate, batuffoli, grani, schegge, bioccoli, detriti che la voce lirica, artigiana che produce a mano, s'ingegna a cucire. Finiti su foglietti sparsi: scarti di discorsi, derive di espressioni, sintagmi laceri, abbozzi di storie, ad accostarli fanno affreschi. Ma chi è Ka? Non lo so: è impalpabile, è la forza vitale che ci mantiene vivi e ci cambia perché impara con noi, è indipendente, sovrascrive il nostro codice genetico e lo infutura. Già era noto nell'Egitto delle piramidi. È l'altro che disegna il mio io, forse la voce dell'altro che mi dice chi sono. Dove attingo un pensiero, uno spunto per campare, un modo di far ricomparire anche l'amore. -
Diasporo
La poesia di Diasporo nasce da un'espansione tentacolare, procede per una dinamica a scarti, di episodi disgiunti, diacronici, sul fondo di una società narcotizzata e di un presente cieco. La scelta di evadere da una pronuncia solo privata declina una liricità scissa e ricomposta, tra tensione individuale - un soggetto mutilo ma investito di una missione quasi sacrale - e motivo storico-civile. Nel testo si snoda l'eco di una spiritualità mai rimossa, la dolorosa riflessione sul Novecento e uno sguardo non rassegnato all'ineffabilità dell'oggi, dove il trauma per i valori tramontati o drammaticamente in torsione emette duro il richiamo a un'inalienabile radice umana. E se per eccesso di trame viene meno la possibilità stessa di connessione, nel frammento si riconosce traccia residuale di totalità. -
Nigredo
La Nigredo, prima fase della ""Grande Opera"""" alchemica, è la distruzione creativa, il principio della trasformazione delle impurità interne che troverà compimento nelle fasi successive dell'Albedo e Rubedo. Analogamente, il passaggio definitivo all'età adulta è uno di quei momenti cruciali in cui le illusioni, le convinzioni e gli spasimi irrazionali vengono per forza di cose decomposti in un unico calderone di severa autocritica e necessita di transizione dolorosa verso una sintesi di esistenza più equilibrata e consapevole."" -
Caramelle nel taschino
Vivo, vedo, sento, parlo, mi racconto e provo a raccontare la bellezza di ciò che mi circonda, di ciò che amo. Cerco di trovare ogni giorno la parte più pura di me, come le caramelle tutti gusti da tenere dentro un taschino. Un gioco fatto di sogni di vita, la pluralità di emozioni che sperimento anche in un solo momento: dalla passione al tormento, dall'aggressività alla tenerezza. La dimensione del sogno si mischia a quella del reale, ultrareale, per mostrare tutte le sfaccettature di una personalità in evoluzione. Carol Russo è nata a San Gavino Monreale (SU) nel 1994. È laureata in Beni culturali e spettacolo e lavora come content manager di siciliansays. Scrive poesie da sempre e ""Caramelle nel taschino"""" è il suo primo libro."" -
Il lago di Venere. Indagine del botanico di Corte alla Reggia di Caserta
Il cadavere di una giovane donna viene rinvenuto sulla statua di Venere, nel Giardino Inglese della Reggia di Caserta. Siamo nella seconda metà del 700, nel Regno di Napoli, e le implicazioni dell'omicidio possono causare problemi politici. Per questo la Regina Maria Carolina chiede al botanico di Corte Andrew Gardner di condurre un'indagine privata sul caso. Lo aiuteranno i suoi sottoposti Ettore e Achille gemelli dal temperamento opposto, la governante Carmela ottima cuoca e grande impicciona, e Bartolomeo un cocchiere dalla grande sensibilità. La squadra si trova a investigare su nobili e popolani in luoghi caratteristici - i giardini della Reggia di Caserta, gli scavi di Pompei, la Napoli dei vicoli e dei monasteri, il teatro S. Carlo, il palazzo Di Sangro, la Colonia di San Leucio - tra atmosfere barocche e la meraviglia di specie botaniche singolari. -
The dark side of the school
Il libro ripercorre in uno stile brillante e in toni agrodolci momenti ed episodi salienti della carriera quarantennale di un ex insegnante con l'intento precipuo di descrivere il declino della nostra scuola liceale sotto i colpi delle riforme che, nel tempo, l'hanno snaturata e degradata sul piano didattico e culturale. Alla narrazione autobiografica segue, nel finale, una batteria di trentatré (anti)tesi, ovvero provocazioni, intorno a temi e problemi cruciali della nostra istruzione superiore. -
Al piano. Sul filo della follia
"Al Piano"""" narra l’esperienza di un reparto psichiatrico per adulti affetti da autismo e schizofrenia attraverso gli occhi della protagonista Alma Forgianti. È un racconto diretto e schietto, nessuna forma di patetismo filtra quelle paure e quelle angosce che nascono dal contatto con persone così difficili, eppure così fragili. Non mancano tuttavia episodi commoventi, o quelli che regalano sorrisi, sebbene tirati. Il libro mette a nudo una realtà che troppe volte viene ignorata o, peggio ancora, rimossa dalla nostra società in cui tutto deve essere bello e vincente. Ecco il mondo del Piano: è un mondo che stona con il nostro immaginario e i nostri schemi sociali, non è migliore né peggiore di quella dimensione che siamo abituati a riconoscere come “normale”: semplicemente, e meravigliosamente, è diverso." -
Parole e paroli
Una poesia di alto contenuto esistenziale, il tessuto di un verso limpido che pone in evidenza l'essenzialità della parola. Il nucleo della vita emerge intatto nelle sue variegate stagioni. Anche il silenzio diventa parola con versi asciutti, quasi ungarettiani, che penetrano nella pelle come lame: ""il seme dell'uomo, / nel grembo fecondo, / vive ogni giorno / l'inesorabile pena"""". Solo la poesia allevia il dolore, come dice il poeta con Parole: """"il giorno rinasce / al suono suadente / del verso compiuto"""", e con Paroli """"'a bucca, ca sapi di fêli, / 'a vulissi pi' diri paroli duci."""""" -
Cenere
"Cenere"""" ha come protagonisti un figlio, una madre, l’isola e il groviglio di sentimenti che accompagnano le vicende di ognuno. Centrale nella trama è il giovane Anania, vicino al riscatto sociale, lacerato dalla vergogna e dai dubbi legati all'abbandono da parte della madre. Nel 1916, Febo Mari, nome d’arte del messinese Alfredo Giovanni Leopoldo Rodriguez, regista e attore, interpretò il ruolo del giovane Anania in una pellicola muta in cui Eleonora Duse recitò la parte della madre. Fu l’unica interpretazione cinematografica della famosa attrice teatrale. La pellicola, restaurata di recente, ha la durata di circa trenta minuti e la forte mimica espressiva degli attori, secondo i canoni cinematografici del momento, sottolinea i sentimenti e le emozioni dei protagonisti."