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Sfruttamento e resistenze. Migrazioni e agricoltura in Europa, Italia, Piana del Sole
Questo libro parla di lavoro e fatica, di vite alla ricerca di un futuro migliore: di vite e lavoro di persone che producono ciò che mangiamo. I processi di produzione del cibo sono sempre più nascosti da pubblicità, brand, marchi, racconti, che fanno dimenticare a che prezzo e dentro quali rapporti sociali i beni agricoli diventano disponibili. Questo ricerca mette al centro, invece, proprio il lavoro vivo nei campi, negli allevamenti, sotto le serre, guardando ai migranti, sempre più protagonisti a livello mondiale dell'industria agricola capitalistica, e a un insieme di territori, quelli del Sud Europa, del Mezzogiorno e dell'enclave della Piana del Sele, nella provincia di Salerno. È il lavoro, con le sue caratteristiche e modalità di svolgimento, a costituire il punto di vista privilegiato di questa ricerca. Il mondo dell'agricoltura viene osservato dal lato del lavoro vivo, concentrandosi sui rapporti sociali di produzione vigenti prima che tutto venga assorbito dal marketing e subordinato ai superprofitti delle grandi imprese internazionali e multinazionali finanziarizzate. Per questo motivo, la ricerca si è avvalsa soprattutto di interviste e colloqui con una molteplicità di lavoratrici e lavoratori, condividendo con loro ore e ore di vita quotidiana. È con questa densità - la densità della vita, dei progetti connessi alle migrazioni e dei rapporti di produzione fondati sullo sfruttamento - che la ricerca ha cercato di entrare in comunicazione, per restituire un quadro delle relazioni di potere che governano l'agricoltura capitalistica e delle strategie che i lavoratori mettono in atto per non farsi sopraffare e proteggere sé stessi, rivendicando diritti e dignità. -
Contro la frammentazione. Movimenti sociali e spazio della politica
Da oltre due decenni, i movimenti sociali, sorti ovunque nel mondo, stanno ridisegnando, con un'ampiezza e una forza che ha pochi precedenti, molte delle categorie tradizionali del conflitto politico. Il loro ruolo però si inserisce in un quadro molto più grande, in un profondo processo di mutamento della stessa presenza umana sul pianeta che comporta la fine della sovranità moderna e il pesante ridimensionamento delle forme della democrazia. I nuovi tipi di conflitto, soprattutto quelli ambientali, esprimono direttamente quel processo di cambiamento e concorrono a destrutturare un sistema sociale che affronta ormai una crisi irreversibile, dopo aver ridefinito l'intero sistema vivente. Uno dei risultati più evidenti è la progressiva nascita di un nuovo spazio della politica, che nei prossimi anni diventerà probabilmente il luogo privilegiato del confronto sulle possibilità di trasformazione. Una delle tesi di fondo di questo volume è che una parte consistente di ciò che potrà essere la nuova società globale si trova in quelle rivendicazioni che sono accomunate dall'opposizione ai processi di accumulazione, perché difendono biomi, culture, aree urbane dalla spoliazione ai fini di arricchimento e iniziano a rappresentare una possibilità alternativa che potrebbe essere costruita su un'etica politica del vivente. -
La rivoluzione algerina e la liberazione dell'Africa. Scritti politici (1957-1960)
Il nucleo degli scritti qui raccolti è costituito dagli articoli che Fanon scrisse in forma anonima per l'edizione francese di ""El Moudjahid"""", giornale del Fronte di liberazione nazionale algerino al quale collaborò dal 1957 al 1960. In essi - come osserva Jean Khalfa nell'introduzione -non è difficile scorgere il suo stile, la sua insistenza sui processi vitali all'opera in ogni disalienazione, il suo interesse per una coscienza che si forma solo liberandosi dalle identità del passato, così come la sua preoccupazione di impedire l'ossificazione delle strutture rivoluzionarie e del neocolonialismo, e la sua fedeltà a una dimensione propriamente rivoluzionaria del movimento nazionale algerino. In generale, questi scritti mostrano come nel contesto rivoluzionario si elabori la rottura con la centralità della Francia: condizione ideale nella quale cresce ed evolve anche il pensiero di Fanon. La rivoluzione algerina appare come l'epicentro dal quale si propagano le scosse telluriche che fanno oscillare la torre d'avorio dalla quale gli intellettuali europei - non solo francesi - hanno raccontato il resto del mondo, subordinandolo alle loro voci, alle loro lingue. Al tempo stesso, la rivoluzione algerina è anche la lente attraverso la quale è possibile leggere il mondo oltre il conflitto con la République, mettendo a nudo le contraddizioni e le ingiustizie di una geografia centrata sul ruolo dell'Europa nel mondo. Il confine tra Parigi e Algeri diventa il collettore di istanze di lotta e di liberazione che riguardano l'intero continente africano, i processi di costruzione di nuove società, ma anche lo spunto per riflettere sull'Europa, sul suo rapporto con il fascismo e il colonialismo nella costruzione del mondo occidentale."" -
Futuri possibili. Il domani per le scienze sociali di oggi
Questo libro affronta il tema del futuro come ""prodotto culturale"""", ossia come insieme di rappresentazioni su quanto potrà accadere domani, e in particolare sulle possibilità di miglioramento della condizione umana. È questa, oggi, una sfida non da poco. Viviamo tempi incerti, in cui la narrazione del Progresso, che aveva accompagnato le generazioni precedenti, appare sempre meno credibile (troppi conflitti, troppe diseguaglianze, troppi disastri ambientali). Ma proprio a partire da questa crisi, Vincenza Pellegrino avanza l'ipotesi che le aspirazioni a un futuro migliore per tutti - non solo per sé - siano ancora vive e diffuse tra le giovani generazioni, anche in forme nuove, e che la loro rimozione dal dibattito pubblico sia sintomo di una specifica dinamica politica. Assumendo questa prospettiva, il libro prende dunque in esame le categorie utilizzate dalla teoria sociale che si occupano del """"futuro"""", a partire dalle forme classiche della utopia e della distopia, ancora oggi rintracciabili nell'immaginario collettivo come reazione alla vita frenetica e precaria. Alla fine, emerge un quadro della nostra epoca come specifico terreno di lotta tra forme di futuro moderne agonizzanti e nuove forme di futuro, di lotta tra ciò che è """"probabile"""" e ciò che è """"possibile""""."" -
Palestre di vita. Omaggio a Gennaro Vitiello
"Sono del parere che possano esistere tante particolari concezioni del teatro per quanti uomini di teatro ci sono, cioè per quanti artisti praticano il loro mestiere con la particolare cura di servire la propria arte. Così quest'arte non può sembrarmi governata da leggi fìsse, immutabili, universali e, in qualche modo, magiche. Lo studio dell'arte teatrale permette solo di costruire, con la riflessione e l'esperienza, delle teorie che valgono secondo l'efficacia della pratica. Le teorie sono una guida per la creazione drammatica e oggi non sono solo brechtiane. Ve ne sono di precedenti, forse più significative e determinanti per il Teatro Contemporaneo"""". Siamo nel 1966 e le parole di Gennaro Vitiello - magistrale regista, fondatore del Teatro Esse e della Libera Scena Ensemble, direttore artistico del Giugno Vesuviano Popolare, scomparso nel 1985 - risuonano attuali più che mai. In questo suo lavoro Ernesto Jannini dà corpo al racconto appassionato di chi, seppur per un breve periodo, è stato accanto a una delle personalità più vive e originali operanti in Italia tra gli anni Sessanta e Ottanta. Dall'affondo critico dei primi tre spettacoli, vissuti come attore con la Libera Scena Ensemble, emergono l'eccezionale operatività del regista di Torre del Greco e la sua impareggiabile maieutica nei confronti dell'attore. Il libro restituisce, tutta intera, l'atmosfera e il clima culturale della Napoli degli anni Settanta e l'impronta vivida che Vitiello ha lasciato in coloro che lo hanno frequentato e conosciuto. Si parte dai primi incontri con il regista per passare poi ai viaggi compiuti per portare in giro per l'Italia e l'Europa gli spettacoli dell'""""Ur-Faust"""" di Goethe, """"La morte di Empedocle sull'Etna"""" di Hölderlin e """"Un matrimonio d'interesse"""" di Lorca." -
Chimere dell'arte. Guerra estetica, ultramedialità e arte genetica
Il modo di produzione materiale e simbolico attuale opera sul vivente tramite processi di controllo e dinamiche incontrollabili. Al controllo delle vite, degli affetti e dei percetti dovuto alle tecnologie di captazione-localizzazione, riproduzione e produzione d'immagini di ogni natura e sorta, corrisponde il non-controllo di un mondo che sfugge a qualsiasi orientamento ""sensato"""" (molecole di sintesi, nanotecnologie, Ogni, radiazioni atomiche, frequenze elettromagnetiche...). In tale contesto la dimensione estetica, cioè l'universo del sentire, diviene una posta in gioco capitale. Ciononostante, l'arte sembra ritrarsi nel suo mondo. Asservita alle sirene di un ego sovradimensionato, a un mercato istituzionalizzato e nuovo bene rifugio, così come a un'autoreferenzialità patogena, essa produce chimere: fantasticherie e illusioni, ma anche opere transgeniche viventi. L'esigenza di una nuova est-Etica capace di affrontare consapevolmente le poste in gioco sensibili, sociali e ambientali del presente, appare ineludibile."" -
La forza dell'illusione. Industria culturale, finanza e grande politica
Nell'epoca del virtuale, l'industria culturale è il centro della produzione. Le immagini più belle, più felici, più rassicuranti, sono spesso il risultato di un processo di creazione e di elaborazione che va oltre la vecchia propaganda. Per tradizione culturale siamo abituati a mezzi di comunicazione manipolatori che ci propongono convincenti menzogne. Oggi, però, siamo di fronte a un salto di qualità. La realtà quotidiana ha preso la vecchia patina della bugia prezzolata attraverso la nuova forma seduttiva della duplicazione della realtà. Il nuovo mondo liquido-mediatico ha invaso e ricostruito l'immaginario sociale, ricombinandosi nei modi più vari, ma conservando l'essenza della vecchia propaganda quale strumento al servizio di un fine. Il nuovo immaginario mediatico è molto più gradevole del vecchio, ma non per questo meno eterodiretto. La nuova industria culturale globale non forgia solo le nostre preferenze nei consumi e nei comportamenti quotidiani, ma anche le nostre aspettative sui possibili scenari. Questa nuova industria è un elemento decisivo per le strategie di profitto del capitale. La finanza, su cui si fonda l'accumulazione capitalistica della tarda modernità, riesce a predominare pianificando nuove dinamiche, prima ancora che i soggetti possano pensare di far parte di questa trama segreta. Questo meccanismo di creazione di illusioni planetarie è uno dei dispositivi più importanti alla base della gestione dell'attuale crisi economica mondiale. -
Segni e macchine. Il capitalismo e la produzione di soggettività
"Il capitale è un operatore semiotico"""": questa affermazione di Félix Guattari è al centro del lavoro di Lazzarato che, chiedendoci di abbandonare il logocentrismo che informa ancora tante teorie critiche, cerca di costruire una nuova teoria in grado di spiegare come funzionano i segni (e non soltanto il linguaggio) nell'economia, negli apparati di potere e nella produzione di soggettività.rnSuperando il dualismo di significante e significato, Segni e macchine mostra come i segni fungano da """"operatori"""" che entrano direttamente nei flussi materiali e nel funzionamento delle macchine. Il denaro, le quotazioni di borsa, i differenziali di prezzo, gli algoritmi, le equazioni e le formule scientifiche costituiscono """"motori"""" semiotici che fanno funzionare le macchine sociali e tecniche del capitalismo, scavalcando la rappresentazione e la coscienza e producendo soggetti e servitù macchiniche.rnMostrando come la semiotica di Deleuze e Guattari sia più efficace delle teorie politiche in cui il linguaggio gioca un ruolo fondamentale (Jacques Rancière, Antonio Negri e Michael Hardt, Paolo Virno e Judith Butler) per rendere conto del funzionamento del capitale contemporaneo, Lazzarato si chiede: quali sono le condizioni per una rottura politica ed esistenziale in un'epoca in cui la produzione di soggettività non dipende esclusivamente o principalmente dal linguaggio? Quali sono gli strumenti necessari per neutralizzare la produzione industriale di soggettività? Quali tipi di organizzazione dobbiamo costruire per un processo di soggettivazione che ci consenta di sfuggire alla presa della sottomissione sociale e della schiavitù macchinica? Nell'affrontare queste domande, Segni e macchine assume un compito che oggi appare sempre più urgente e inderogabile." -
Figure del lavoro contemporaneo. Un'inchiesta sui nuovi regimi della produzione
Negli ultimi anni il lavoro è tornato con forza al centro del dibattito. I contributi raccolti in questo volume intendono indagarne le mutazioni intercorse negli ultimi anni proponendo un approccio alternativo a quelli che oggi sembrano orientare maggiormente la ricerca, spesso legata all'analisi della precarietà o delle figure più innovative del mercato del lavoro. Le ricerche presentate costituiscono una serie di fotografie volte a restituire uno spaccato del mondo del lavoro contemporaneo. Facchini, portuali, lavoratrici del sesso, operai del circuito elettrodomestico, del comparto moda e delle imprese recuperate, migranti impiegati nel settore agricolo nel Sud Italia o, ancora, lavoratori di piattaforme digitali quali Amazon Mechanical Turk: i casi di studio proposti sono molteplici come le figure che popolano l'attività lavorativa. Dalle istantanee proposte emerge un quadro composito, in cui diversità e frammentazione appaiono come la cifra principale dell'attuale universo del lavoro. Tuttavia, la crescente integrazione dei processi economici all'interno di catene del valore nelle quali convivono regimi lavorativi estremamente diversi, aumenta allo stesso tempo l'interconnessione tra la molteplicità delle figure del lavoro. Questo doppio movimento, composto da frammentazione e interconnessione, incoraggia quindi uno sguardo attento ai processi economici e sociali dispersi nello spazio globale, ma anche a moltiplicare le ricerche sul campo per cogliere l'operare concreto della diversità su scala locale. Postfazione di Devi Sacchetto. -
Dances with stereotypes, La rappresentazione linguistica e visuale dei nativi americani: una prospettiva multimodale
Il volume parte da una riflessione sull'assenza e sul silenzio. La figura dell'""indiano"""", che ha popolato l'immaginario di bambini e adulti a livello transnazionale per decenni, pare essere scomparsa dai grandi e piccoli schermi. Con il declino del cinema western questa icona di celluloide è venuta a mancare, mentre dai circuiti cinematografici indipendenti negli Stati Uniti emergono opere che ritraggono le popolazioni native d'America oggi. Trasformando la secolare tradizione dello storytelling orale in narrazione audiovisiva, queste autoproduzioni intendono decostruire gli stereotipi linguistici e visuali creati e diffusi dal cinema mainstream e puntano alla riappropriazione della sovranità linguistica e visuale da parte della comunità nativa. Dopo una panoramica che illustra gli strumenti d'indagine interdisciplinari utilizzati per l'analisi dei film che costituiscono il corpus, lo studio si concentra sull'approfondimento storico-culturale della cosiddetta """"questione indiana"""", in particolare sulla politica educativa e linguistica in atto nelle boarding schools nel corso del xix secolo. È quindi analizzato il rapporto esistente tra Standard American English e American Indian English e le declinazioni dell'Hollywood """"Injun"""" English e del Rez Accent. Nella parte conclusiva, l'analisi multimodale condotta su alcune sezioni del corpus, composto da produzioni cinematografiche western tra gli anni Trenta e Novanta e autoproduzioni native indipendenti, evidenzia le potenzialità insite nell'operazione di decolonizzazione della/con la lingua e delle/con le immagini."" -
La giungla di Calais. I migranti, la frontiera e il campo
Da aprile 2015 a ottobre 2016, sono stati circa diecimila i migranti che hanno vissuto in condizioni estremamente precarie nella ""Giungla"""" di Calais, accendendo passioni, polemiche e timori, ma anche grandi solidarietà. Michel Agier, riconosciuto a livello internazionale per il suo lavoro sull'antropologia urbana, i migranti e i rifugiati, ha riunito ricercatori e attivisti (sociologi, architetti, volontari...) in un progetto rivolto a comprendere L'evento Calais"""" - un oggetto politico, mediatico e simbolico inedito. In effetti, tutte le reazioni di cui la Giungla è stata oggetto, tutte le violenze fisiche e morali contro i suoi abitanti e tutti i tipi di solidarietà (umanitarie e politiche, individuali e associative, calesiane, britanniche o europee) formano un concentrato delle domande che attraversano oggi tutta l'Europa: come si definisce un """"noi"""" locale, nazionale ed europeo che sia attento alla propria relazione con gli """"altri"""" e con se stesso? Si può, e come, reinventare l'ospitalità? A partire dai campi o contro di essi? Quale futuro si inventa in questi luoghi di emarginazione e di eccezione che finiscono con l'assomigliare a occupazioni e a nuovi spazi politici? """"La questione al centro della ricerca di Agier e collaboratori è la vita effimera e insieme testarda di un """"campo"""", non diversa da quella di altre giungle, metafora perfetta dei contemporanei spazi urbani e delle forme di socialità che li caratterizzano e li animano. È questo il merito maggiore del libro: interrogare la moltitudine di atti e di interessi amministrativi, politici, sociali, economici che nutrono la vita di un campo di richiedenti asilo, facendo emergere la produzione di discorsi, di azioni politiche, di relazioni, e ciò tanto fra gli immigrati quanto nelle comunità locali."""" (Roberto Beneduce)"" -
L' emozione di uno spazio quotidiano. Parole, racconti, immagini di Sant'Elia-Cagliari
In quanti e quali modi si può raccontare un quartiere? Quali emozioni, colori, parole ci legano al nostro spazio quotidiano? Quali problemi, desideri, inquietudini e aspettative lo rappresentano? Il volume sintetizza gli esiti di un intervento di ricerca-azione svolto a Cagliari nel quartiere di Sant'Elia. Come in tanti altri contesti simili, il quartiere è composto per la quasi totalità da edifici di edilizia residenziale pubblica ed è storicamente connotato da carenza di servizi (educativi, sanitari, commerciali, ricreativi) e investito dal dibattito sulla sua riqualificazione urbanistica e sociale. L'indagine ha prodotto una raccolta di racconti, storie, percorsi, foto, ma anche di memorie pubbliche e private, con l'obiettivo di costruire una collezione di auto-rappresentazioni della ""geografia dell'emozione"""" del quartiere, facendo emerge una geografia """"minima"""" fatta di legami personali e sentimentali collettivi. Il web-documentario """"Sant'Elia. Frammenti di uno spazio quotidiano"""", frutto del percorso di ricerca qui presentato, nel 2017 ha vinto ex aequo il primo premio per i web-doc di """"Capodarco l'Altro Festival"""" ed è stato selezionato in finale per il """"Primed - Premio Internazionale del documentario e del reportage del Mediterraneo"""" di Marsiglia. È consultabile liberamente sul sito dell'Università di Cagliari all'indirizzo www.webdoc.unica.it."" -
La linea del genere. Politiche dell'identità e produzione di soggettività
Questo libro è nato dall'esperienza di un convegno sul tema del ""genere"""" organizzato dall'Associazione Libera...mente donna, una associazione femminista che gestisce due Centri antiviolenza in Umbria. Nella collettanea, che ospita il confronto tra studiosi e studiose di diverse discipline (antropologia, sociologia, filosofia, diritto), le autrici e gli autori si interrogano sul dibattito che nella contemporaneità assume questo significante e sulle tensioni politiche che lo attraversano. Il genere, principio di organizzazione economica e culturale, diventa una chiave fondamentale per rileggere non solo la produzione del maschile e del femminile, ma l'intero assetto della società e i rapporti di potere da cui la stessa è attraversata. Al di là delle opposizioni troppo semplificatorie tra """"culturalismi"""" e """"materialismi"""", o tra """"politiche dell'identità"""" o """"politiche dell'uguaglianza"""", leggere il genere come dispositivo cruciale della produzione di soggettività, apre un terreno di analisi e di lotta fondamentale per nuove pratiche di trasformazione. Contributi di Cristina Papa, Valeria Ribeiro Corossacz, Rita Laura Segato, Federico Zappino, Rosa Parisi, Maria Rosaria Marella."" -
L' insorto del corpo. Il tono, l'azione, la poesia. Saggi su Antonin Artaud
L'eredità di Antonin Artaud è incommensurabile: centinaia di appunti, decine di riflessioni sull'arte e sulla pratica teatrale e alcune tra le opere più importanti del secolo scorso come ""Il teatro e il suo doppio"""". A settantanni dalla sua scomparsa, i saggi contenuti nel volume si raccordano intorno all'atto estremo di sovversione intellettuale, fisica, gestuale dell'autore francese, indagandone le potenzialità concettuali e le pratiche - il """"CsO"""", la follia artistica, il """"suicidio sociale"""" - negli aspetti di virtuale attualizzazione. Sullo sfondo si coglie un vivo interesse per quanto riguarda le implicazioni politiche del pensiero artaudiano che possono sostenere in maniera crescente la soddisfazione di un desiderio sempre pieno di vita e di apertura nei territori problematici e contraddittori della contemporaneità. Prefazione di Ubaldo Fadini."" -
Stigma. Note sulla gestione dell'identità degradata
"Stigma"""" è senza dubbio uno dei libri più letti tra i lavori di Goffman e, con """"Asylum"""", certamente il più """"critico"""". Il saggio descrive e analizza le pratiche di stigmatizzazione e gli usi sociali della diversità combinando tre direttrici dell'identità, personale, sociale e soggettivamente sentita, con i tre principali tipi di stigma: fisici, del carattere e della differenza culturale e religiosa. La gestione dello stigma è presente in qualunque società, ovunque entrino in gioco delle regole morali per la definizione delle identità. Ma quali sono le modalità concrete che sottopongono alcuni individui a quei giudizi morali che chiamano in causa l'appartenenza a una """"categoria inferiore"""" dell'umanità? E quali sono le strategie di sopravvivenza, di difesa o di adattamento delle persone stigmatizzate? Qual è infine lo scarto tra l'identità sociale e l'identità personale e, in definitiva, tra la """"normalità"""" e la """"devianza""""? In questo libro, sulla base di un'accurata analisi etnografica ricca di esempi e di racconti di vita, Goffman fornisce delle risposte specifiche a queste domande e stimola una riflessione più ampia sulle politiche dell'identità (e della differenza) che oggi sembrano caratterizzare sempre più fortemente le nostre società, attivando vecchi e nuovi processi di stigmatizzazione/esclusione." -
Prendere le case
Cosa accade quando l'antagonismo esce dai centri sociali e incontra la ""subalternità"""", quel vasto sottoproletariato caratterizzato da bassi livelli di istruzione, sospeso tra lavori precari e malpagati, che affolla le città del Sud? Il volume risponde a questo interrogativo proponendo uno studio etnografico sull'incontro tra il movimento politico e la popolazione dei """"margini"""", uniti dalla lotta per il soddisfacimento dei bisogni primari e per la casa. Andando oltre i classici temi della sociologia politica, comunemente centrati sulla conquista dello spazio pubblico da parte dei movimenti, questo saggio indaga soprattutto le forme mentali degli attori, le tattiche di penetrazione del gruppo dei """"politici"""" in quello dei """"subalterni"""", le forme della pedagogia politica e quelle delle resistenze alla sua azione """"civilizzatrice"""". Comunismo, volontà di potenza, mafia e magia, compongono lo sfondo di una lotta serrata che non condurrà lontani, ma dalla quale, per ragioni diverse, nessuno degli attori può sottrarsi. Scritto in un linguaggio che cerca di riprodurre quanto più fedelmente quello dei protagonisti, Prendere le case è una etnografia totale, che svela gli anfratti della città meridionale e le difficoltà di una pratica politica antagonista e popolare nella società contemporanea."" -
L' arte di fronte all'Origine
"L'arte di fronte all'Origine"""" raccoglie una serie di frammenti risalenti ai corsi di Estetica che Vincenzo Filippone-Thaulero (1930-1972) tenne all'Università di Salerno a partire dal 1965. I riferimenti all'estetica dassica, alle nozioni del bello e dell'arte, apparentemente accettati per il loro valore etico e normativo, in Filippone-Thaulero finiscono per essere """"divorati"""" dall'ansia di ricondurre il gesto artistico e l'intenzione estetica alla più ampia """"intenzionalità"""" del Dio-Origine, senza la quale il significato stesso dell'arte finirebbe per perdersi nell'insignificanza del tecnicismo e del puro intrattenimento. Per l'autore l'arte è una testimonianza per certi versi drammatica dello smarrimento e della resa al nulla. L'artista si """"consuma"""" nel compimento del gesto estetico, senza mai cedere alla strumentalità dei mezzi che adopera o alla reificazione del prodotto artistico una volta uscito dalle mani del suo creatore. Il testo di Filippone-Thaulero è preceduto da un saggio di presentazione di Vincenzo Di Marco, discusso da Aldo Marroni. Il libro si chiude con un contributo di Ugo Di Toro dedicato al tema dell'origine presso gli antichi greci." -
«Uccidete Sartre!». Anticolonialismo e antirazzismo di un «revenant»
Jean-Paul Sartre, uno dei più grandi pensatori del XX secolo, ha più volte rischiato la vita per aver lottato in difesa dei colonizzati. Per í sostenitori del colonialismo, le sue parole e il suo attivismo politico erano pericolosi, ostacoli da eliminare. Per i rivoluzionari e i movimenti anticoloniali, invece, erano fonte di ispirazione. Frantz Fanon volle soltanto lui per la prefazione a ""I dannati della terra"""". Questo libro propone una puntuale analisi dei concetti di razzismo e colonialismo in Sartre. La tesi radicale a cui giunge la riflessione del filosofo è che il colonialismo sia un sistema, ovvero un meccanismo complesso posto alla base della produzione e riproduzione del capitalismo: il razzismo non rappresenta una sua semplice dottrina, ma una dimensione operativa, una violenza che giustifica se stessa. In un momento storico in cui da diverse tribune si reclama a gran voce il ritorno al colonialismo, si moltiplicano e prolungano le missioni militari all'estero, si fortificano i confini nazionali in Europa e altrove, si intensifica il razzismo istituzionale e si costruiscono ovunque asimmetrie tra individui, classi e popolazioni, il pensiero di Sartre torna a essere centrale e imprescindibile anche per chi lo aveva frettolosamente archiviato. Il libro raccoglie inoltre quattro scritti di Sartre, tra cui """"Il colonialismo è un sistema"""", universalmente considerato un contributo importante per l'analisi del fenomeno coloniale."" -
I manifesti delle avanguardie artistiche latinoamericane (1920-1935)
A un secolo dalla nascita dei primi movimenti avanguardistici, il fenomeno dell'""arte nuova"""" in America Latina suscita ancora oggi interesse tra gli specialisti della letteratura e delle arti figurative moderne ispanoamericane. Il volume, che raccoglie trentaquattro manifesti programmatici dei principali movimenti sviluppatisi tra le due guerre mondiali nel mondo latino americano, si rivolge non soltanto ai ricercatori del settore, ma agli studenti universitari e agli studiosi interessati ad approfondire i fondamenti estetici degli avanguardismi storici latinoamericani. I documenti proposti, di rilevanza nazionale e internazionale, sono in prevalenza riconducibili alle avanguardie letterarie; non mancano i manifesti di gruppi che, nel contesto di un rinnovamento radicale della cultura, chiamano in causa anche l'ambito delle arti figurative. I testi originali e le traduzioni italiane, corredate di note, sono preceduti da un'articolata introduzione che fornisce il quadro storico-culturale entro cui tali movimenti si sviluppano."" -
Per una rivoluzione africana. Il ruolo della cultura nella lotta per l'indipendenza
Amílcar Lopes da Costa Cabral è stato uno dei più importanti ideologi e politici dell'intero processo di decolonizzazione del continente africano, e i suoi scritti sono ancora oggi un punto di riferimento per approfondire il pensiero anticoloniale. Per Cabral, infatti, la lotta per l'indipendenza è inseparabile dalla lotta per un cambiamento culturale nel continente africano. La cultura è al centro della sua azione rivoluzionaria, in un contesto come quello delle ex colonie portoghesi in cui il salazarismo aveva imposto una logica assimilazionista secondo la quale le culture locali dovevano essere cancellate a favore di un modello culturale esogeno, quello portoghese appunto. Rivendicare i valori culturali nazionali significa, per Cabral, recuperare il rapporto tra fatto culturale e fatto economico, tra immaginazione sociale collettiva e uso del sistema produttivo. Recuperando la propria cultura, l'Africa l'avrebbe usata come strumento di mobilitazione politica, prima attraverso la lotta armata, poi con la creazione di Stati sovrani, rivendicando finalmente la sua appartenenza alla storia. Il libro raccoglie i testi più significativi della produzione intellettuale cabraliana, che ha occupato un posto speciale in Italia negli ambienti che sostenevano il processo di decolonizzazione dell'Africa negli anni Sessanta e Settanta. L'antologia è preceduta da una introduzione di Livia Apa che traccia un profilo della sua figura di intellettuale e uomo politico, sottolineando l'attualità del suo pensiero.