Sfoglia il Catalogo feltrinelli025
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 6401-6420 di 10000 Articoli:
-
Una ribellione mancata. La figura dell'inetto nella letteratura di fine Novecento
A circa un secolo di distanza dalla pubblicazione di ""Una vita"""", la figura dell'inetto continua a occupare la scena letteraria italiana. Non sempre amato, spesso criticato per la sua debolezza e il suo carattere velleitario, ritorna prepotentemente soprattutto negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, tanto da spingere a interrogarsi sul senso da attribuire all'inettitudine. Ma che cosa significa essere """"un inetto""""? Si tratta davvero solo di un personaggio abulico, che ha rinunciato a vivere? E se invece dietro il suo atteggiamento inerte e passivo si nascondesse un tentativo di ribellione, il desiderio che tutto ciò che lo circonda imploda? Attraverso l'analisi testuale condotta su alcuni romanzi della fine del Novecento (tra gli altri, """"Vita standard di un venditore provvisorio di collant"""", """"Per dove parte questo treno allegro"""", """"Diario di un millennio che fugge"""", """"Tutti giù per terra""""), l'autrice cerca di mettere in luce la polisemia del personaggio e il suo rapporto con la società. Seguendone il percorso ci si accorgerà allora che il carattere inerte dell'inetto riesce a esprimere una lucida e puntuale critica sociale, dando voce al disagio di tutti coloro che non vogliono conformarsi e che cercano di mettere in discussione i modelli dominanti."" -
Politiche del disastro. Poteri e contropoteri nel terremoto emiliano
Che cos'è un disastro e come si manifesta? Quali poteri emergono e vengono alimentati nei contesti colpiti? È possibile un dialogo tra istituzioni e cittadini sui modi di affrontare le conseguenze? È possibile elaborare forme di autorganizzazione in risposta alla catastrofe volte a rigenerare l'esistenza di fronte alla violenza degli eventi e offrire anche soluzioni alternative rispetto a quelle istituzionali? Attraverso l'analisi etnografica, il lavoro di Silvia Pitzalis si propone di rispondere a queste domande, assumendo il terremoto dell'Emilia del maggio 2012 come caso di studio utile a ricavare indicazioni di carattere generale. Indagato nelle sue diverse fasi (emergenza, riallocazione e ricostruzione), il sisma, da accadimento fisico con effetti distruttivi e destabilizzanti sulla comunità, emerge come evento capace di generare mutamenti e, insieme, vettore e rivelatore di crisi sociali, politiche e culturali più ampie. Nel caso in esame il sisma ha offerto alle persone coinvolte l'opportunità di prendere coscienza della propria condizione non solo di terremotati, ma anche di cittadini inascoltati, che in risposta pongono in discussione l'ordine, le istituzioni dominanti e le loro politiche di intervento. Presentando un carattere trasformativo, il terremoto può così rivelarsi motore di meccanismi di rigenerazione sociale, politica e culturale, che investono e sono resi possibili da un ""lavoro"""" che coinvolge tanto la dimensione individuale quanto quella collettiva."" -
La frontiera americana. Una interpretazione costituzionale
La conquista della frontiera americana sollecita da sempre l'immaginario collettivo, ispirando non solo cinema e letteratura, ma anche gli studi di storia, antropologia, politica ed economia. Ma quali sono le strutture giuridiche che fecero da sfondo all'espansione territoriale, all'edificazione dei territori organizzati e all'ammissione dei nuovi stati nell'Unione? In che modo il Congresso e le corti affrontarono i problemi giuridici scaturiti nella società di frontiera? E quale cultura costituzionale emerse dalle comunità della frontiera? Partendo dall'Ordinanza del Nord-Ovest - vera e propria Costituzione dei territori occidentali - il libro ripercorre un lungo tratto della storia costituzionale americana, fino alla Guerra civile, identificando una tradizione costituzionale della frontiera non del tutto sovrapponibile alla Costituzione dei Founding Fathers. Spesso trascurata nei grandi affreschi di storia americana, la progettazione costituzionale della frontiera, con le sue grandi aspirazioni e le sue violente contraddizioni, ha rappresentato il principale motivo di sfida, sviluppo e trasformazione della Costituzione di Filadelfia, contribuendo a plasmare l'identità della democrazia americana. -
Storia politica del filo spinato. Genealogia di un dispositivo di potere
Vecchio più di un secolo, il filo spinato non è mai stato un semplice attrezzo agricolo. Quasi subito si è mostrato uno strumento politico di grande rilevanza, la cui efficacia gli ha garantito un ruolo di primo piano in tre delle maggiori catastrofi della modernità. Negli Stati Uniti ha contribuito alla colonizzazione delle praterie del West e dunque all'ultima tappa dell'etnocidio degli Indiani d'America. Nel corso della Prima Guerra mondiale ha fortificato le trincee, dove sono morti milioni di uomini. Infine, è stato la recinzione elettrificata dei campi di concentramento e di sterminio nazisti. Ma la sua storia non finisce lì. Il filo spinato ha continuato a essere largamente utilizzato quasi ovunque: attorno ai campi e ai pascoli in campagna; in città, sui muri o sui cancelli delle fabbriche, delle caserme, delle prigioni e delle abitazioni di famiglie preoccupate. Ma anche lungo le frontiere nazionali, sui campi di battaglia o per sorvegliare uomini da far sopravvivere, da rispedire ai loro paesi, da uccidere... Tuttavia, il fatto che continui ad avere successo non significa che sia ancora il punto tecnologicamente più avanzato di gestione dello spazio. La tendenza attuale è di chiudere, gerarchizzare e controllare lo spazio con altri mezzi ben più sofisticati, ancora più leggeri e reattivi. Ma è poi così nuova questa tendenza? Contrariamente alla percezione che se ne ha, il filo spinato corrispondeva già a un allontanamento dalla pesante materialità della pietra, a una virtualizzazione delle separazioni massicce. Si trattava già di perdere in consistenza per guadagnare in potenza. Ma, in questo modo, annunciava il proprio superamento, il tempo in cui anch'esso sarebbe stato troppo vistoso e pesante, e avrebbe dovuto essere sostituito da tecniche più leggere, da dispositivi più discreti, che tracciano confini immateriali: non di legno, non di pietra né di metallo, ma di luce, onde e vibrazioni invisibili. -
Geografie dell'informe. Le nuove frontiere della globalizzazione. Etnografie da Tangeri, Napoli e Istanbul
Come sono mutate e come si stanno trasformando alcune delle più importanti città euromediterranee nell'era della globalizzazione? È la domanda cui questo volume intende rispondere, frutto di una lunga ricerca realizzata tra Tangeri, Napoli e Istanbul. Il volume ripercorre un insieme di esperienze di ricerche etnografiche realizzate nel corso degli ultimi anni in alcune città del Mediterraneo attraversate da processi di globalizzazione, gentrificazione, delocalizzazione e riconversioni produttive, ma anche resistenze e dispiegamenti di dispositivi repressivi. Il testo rivela la capacità dell'autore di praticare la ricerca nelle pieghe e negli interstizi di campi etnografici multi-situati, raccogliendo voci e testimonianze nascoste, tenendo insieme processi e strutture in modo originale, posizionandosi sempre distante dal discorso dominante nelle scienze sociali e nelle cerchie più ampie dell'opinione. -
Il tempo delle istituzioni. Percorsi della contemporaneità: politica e pratiche sociali
Le trasformazioni attuali della questione sociale richiedono un diverso modo di concepire il tema delle istituzioni, da svolgere sempre di più nella modalità della messa a fuoco di una produzione di spazi in grado di assicurare -alle emergenze/urgenze del sociale - una significativa loro soddisfazione, al di là dello stesso scontato richiamo al ruolo dello Stato. E in questa direzione che muove il testo di Fadini, attento a cogliere una linea di ""istituzionalismo critico"""", lungo il Novecento, effettivamente alternativa alla riconduzione del complesso istituzionale alla figura - per richiamare Althusser - dell'""""apparato ideologico di Stato"""". E allora in tale senso che si delinea il rinvio ad esponenti di un pensiero filosofico (e non) sostanzialmente """"eretico"""", quali ad esempio Elias Canetti e Gilles Deleuze, capaci di fornire spunti di analisi ancora fertili in vista di una riflessione sulle nuove istituzioni possibili del movimento dell'autonomia sociale. Sullo sfondo di tutto questo si coglie un rinnovato interesse alle questioni politiche e ai complessi istituzionali che possono sostenere al meglio o comunque in maniera crescente la soddisfazione di desideri di apertura e libertà, di ciò che cresce - al livello delle pratiche di soggettivazione - sui terreni di un'esperienza sempre più problematica a causa delle situazioni contraddittorie, difficili, di un paesaggio socio-culturale in grande trasformazione."" -
Chi è Hillary Clinton? Un enigma americano
Una pericolosa estremista di sinistra; il braccio politico delle corporation americane; una donna cinica, fredda e bugiarda, pronta a tutto pur di conquistare il potere. Pochi personaggi mondiali hanno suscitato opinioni così fortemente contrastanti. Sulla scena da decenni, da sempre discussa, per molti versi Hillary Clinton resta una figura ambigua ed enigmatica. Questo volume ne ripercorre le tappe fondamentali: dall'infanzia in un sobborgo bianco e conservatore di Chicago alla maturazione nei turbolenti anni Sessanta, tra università d'elite e attivismo; dall'incontro ""fatale"""" con Bill al trasferimento nel remoto Arkansas; dal lavoro come corporation lawyer alla costruzione di una carriera politica intrecciata a quella del marito, che la porterà a essere la prima first lady con ruolo attivo di governo, fino alle polemiche per l'affare Whitewater, gli scandali, il caso Lewinsky. E poi il percorso """"oltre Bill"""": senatrice di New York, candidata alla presidenza sconfitta da Obama, sua Segretario di Stato, e ancora candidata alla Casa Bianca, sempre tra accuse e polemiche. Ma la ricostruzione di Bergamini analizza anche la Hillary Clinton politica, la sua visione della società e il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, i suoi rapporti con le lobby economiche e il suo operato nell'arco di decenni, dal tentativo fallito di riformare la sanità al voto per la guerra in Iraq e alle sue battaglie per i diritti femminili."" -
Metafisiche cannibali. Elementi di antropologia post-strutturale
La prospettiva tracciata da Viveiros de Castro, i cui contributi sono da anni al centro del rinnovamento concettuale dell'antropologia, si fonda su un'opzione antinarcisistica, capace di infrangere la sovranità del soggetto analizzante (antropologo) e il suo presunto primato sull'oggetto analizzato (le società amerindiane). Non è un caso, infatti, che Metafisiche cannibali sia concepito come la presentazione di un altro suo libro, ancora non scritto, intitolato L'anti-Narciso, tutto giocato proprio su questa rottura della relazione dicotomica tra soggetto e oggetto, laddove l'altro, tradizionalmente considerato oggetto dell'indagine, diviene invece fonte preziosa di concettualizzazioni, di epistemologie, di punti di vista indispensabili alla sua (e alla nostra) comprensione. Di qui la domanda-chiave, che orienta tutta la ricerca: qual è il debito concettuale dell'antropologia nei confronti dei popoli che studia? Rispondere a questa domanda, pensare l'antropologia come esercizio di infinita traduzione e di ""equivocità controllata"""", significa partire da un assunto fondamentale: le concezioni e le pratiche che caratterizzano la ricerca antropologica provengono sia dai mondi del """"soggetto"""" sia dai mondi dell'""""oggetto"""", affermandosi tra i due una """"alleanza sempre equivoca ma spesso feconda"""", capace di spiazzare ogni approccio di tipo dualistico. Questo radicale spostamento di prospettiva - sostenuto da una feconda ibridazione che collega l'antropologia strutturale di Lévi-Strauss alla filosofia """"rizomatica"""" di Deleuze e Guattari - definisce la nuova missione dell'antropologia: quella di essere """"una teoria-pratica di una decolonizzazione permanente del pensiero"""", che restituisce al sapere dell'Altro il posto a lungo negatogli nell'orizzonte della conoscenza. E a partire da questa impostazione che nasce una originalissima rilettura dello strutturalismo, della """"se-miofagia"""" e delle popolazioni amerindiane, o dello sciamanesimo come attraversamento delle barriere ontologiche."" -
Metropoli. eEstetica, arte, letteratura. Saggi in memoria di Francesco Iengo
La pubblicazione di questo volume risponde a diverse esigenze. Prima fra tutte quella di stimolare un dibattito interdisciplinare intorno a uno fra gli argomenti che maggiormente suscitarono l'interesse di Francesco Iengo: il concetto di metropoli, o meglio la sua macroarea concettuale, a cui si collega la riflessione sulla società e sulla civiltà moderne e sull'idea stessa di modernità. Ulteriore preoccupazione è stata quella di evitare il classico omaggio ""alla memoria"""" confrontandoci con i lavori scientifici di Iengo in modo interlocutorio, eludendo malinconiche rimembranze e sterili piaggerie accademiche. Il risultato è un quadro collettivo movimentato e ampio che spazia storicamente e geograficamente, in una varietà di approcci e di spunti, tra estetica, filosofia, letteratura, antropologia, cinema."" -
Essere, tempo, bios. Capitalismo e ontologia
Essere, tempo, bios rappresenta l'ambizioso tentativo di costruire un'ontologia storica all'altezzza del capitalismo globale contemporaneo, capace di rendere conto delle sue trasformazioni e degli elementi che lo caratterizzano profondamente. Fondandosi sulle intuizioni di Spinoza, Marx e Lacan, e sviluppandole in modo originale, l'autrice abbozza un'ontologia che fa dialogare la riflessione biopolitica di derivazione foucaultiana con la psicoanalisi lacaniana, due campi del sapere che, pur avendo come oggetto la soggettività umana presa nelle maglie del potere, non comunicano, rimanendo isolati l'uno dall'altro. L'analisi di Kordela, condotta con rigoroso more geometrico, ci suggerisce una comprensione del capitalismo contemporaneo radicalmente nuova, dove l'incertezza, il sacrificio, l'illusione dell'immortalità e un nuovo insidioso razzismo biopolitico sono meccanismi centrali al suo funzionamento. Rifuggire da ogni dualismo e teleologia nella storia, intersecare biopolitica e psicoanalisi, leggere i classici in maniera innovativa, preparare il campo dell'azione politica forti di un impianto teorico in grado di leggere il presente, sono i punti centrali del lavoro di questa pensatrice così spinoziana. Lavoro teorico di prim'ordine, ""Essere, tempo, bios"""" ha in sé tutte le caratteristiche per diventare un testo di riferimento per una feconda riflessione politica e filosofica all'altezza dei nostri tempi."" -
Il soggetto delle norme
Che cosa significa essere soggetto delle norme, per le norme e all'interno delle norme? Fino a che punto la questione del soggetto è legata a quella delle norme? Quali sono le strutture che definiscono il modo in cui si diventa soggetto? A partire da questi interrogativi, Pierre Macherey intraprende una puntuale analisi della ""società delle norme"""", che fa dipendere la propria organizzazione """"razionale"""" dall'intervento di tecniche e discorsi disciplinari che invadono e colonizzano il campo della soggettivazione. In un continuo confronto con il pensiero di Michel Foucault, Macherey collega il concetto di """"norma"""" al carattere produttivo del soggetto, individuando uno scarto fra norma e ragione, e istituisce un serrato confronto tra Marx e Foucault allo scopo di """"rileggere Marx alla luce di Foucault"""". Intrecciando letture e riletture di Sartre, Althusser, Deligny, Fanon, Canguilhem (e Billy Wilder), Macherey costruisce ponti fra sistemi ritenuti finora incompatibili, e ci invita a una passeggiata filosofica e politica per mettere in luce i meccanismi ideologici e disciplinari della società delle norme di cui liberarsi."" -
Black englishes. Pratiche linguistiche transfrontaliere Italia-USA
Partendo dal dibattito sulla lingua della diaspora afro-americana a lungo ritenuta come un inglese pieno di errori la cui etichetta ""cultural deficiency"""" assegnava ai suoi parlanti il ruolo di individui socialmente e linguisticamente inferiori, il volume focalizza inizialmente due aspetti centrali della questione: la ricostruzione necessaria delle origini e del contesto in cui nasce il Black language come strumento basilare di una specifica realtà sociale, e l'individuazione di quelle peculiarità (fonetiche, morfo-sintattiche e lessicali) che non attestano solo la complessità del suo status linguistico e la sua diversità rispetto all'inglese standard, ma rappresentano tutta la sua forza. In particolare, attivando connessioni tra la storia della diaspora afro-americana e delle più attuali migrazioni trans-mediterranee verso l'Italia, la riflessione teorica proposta pone il focus sulla formazione di nuove geolocalità e nuove identità linguistiche emerse alla luce delle molteplici contaminazioni di flussi culturali globali. Dal punto di vista strettamente linguistico, un risultato esemplificativo di questo processo di contatto e contaminazione è il Black English utilizzato in Italia da alcuni figli delle seconde generazioni come pidgin adattato ai fini comunicativi al di là di confini linguistici, nazionali e geografici. Nello specifico, oggetto della ricerca sarà il rap dell'artista afro-italiana Karima 2G le cui performance e narrazioni ci aiuteranno a ripercorrere la storia linguistica e culturale della linea del colore in Italia attraverso la sua storia di liberiana-italiana di seconda generazione che rappa e gioca con il Black English offrendo una visione transatlantica delle tracce della diaspora africana."" -
Il governo della povertà ai tempi della (micro)finanza
Nei confronti di coloro che il linguaggio dominante identifica e definisce come ""poveri"""" vige ancora oggi un atteggiamento ambiguo, spesso compassionevole e talvolta persino pieno di ammirazione. E tuttavia, a seconda delle esigenze del caso, la pietà si trova a cedere continuamente il passo alla forca. Certo è che, a dispetto della narrativa che li colloca ai margini, i poveri hanno storicamente assolto molte funzioni: da capro espiatorio su cui si abbatte, proietta e riproduce il dominio delle classi egemoni, a monito mediante il quale incentivare l'auto-attivazione produttiva dei soggetti, a base sociale e carne per la riproduzione della ricchezza dei ricchi e del potere dei potenti. L'autore mostra come oggi, attraverso la leva retorica della """"lotta"""" alla povertà, quote crescenti della popolazione mondiale vengano immesse direttamente nel cuore delle nuove catene spaziali e sociali di comando, drenaggio e accumulazione globalmente strutturate dalla finanza. Vi è un nuovo paradigmatico modo di """"governare"""" la povertà - di cui la microfinanza è emblematica - che fa leva sul debito, quale strumento di soggettivazione e di assoggettamento che supera di gran lunga, in quanto a pervasività, sia l'elemosina medioevale che il salario. Spaziando all'interno di vari campi del sapere, l'autore mette in luce la relazione che intercorre tra il divenire del capitale, le trasformazioni della cooperazione allo sviluppo e l'imporsi di un peculiare ordine discorsivo che, spingendo gli individui ad assumere uno sguardo introspettivo sulla propria condizione, funge da meccanismo di legittimazione delle crescenti disuguaglianze che caratterizzano l'economia-mondo contemporanea."" -
Rispondere alla crisi. Comune, cooperazione sociale e diritto
La crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008 è stata anche, almeno in Europa e sicuramente in Italia, una crisi di ciò che restava del Welfare State. Alla catastrofe di uno Stato incapace di erogare servizi secondo il principio dell'universalità e di un mercato inadatto a rispondere efficacemente a bisogni sociali tanto urgenti si è opposta una fitta, differenziata e ambigua batteria di ""pratiche di resistenza"""". Gruppi informali e spontanei di attori hanno cominciato a dare vita a nuove pratiche di solidarietà e a sperimentare l'autorganizzazione per rispondere a bisogni fondamentali individuali e collettivi. La cooperazione sociale - istituendo processi collaborativi e di condivisione, mescolando esperienza, diritto, affetti, ingegno - è diventata la premessa e l'operatore di una diversa distribuzione di costi e benefici e di una nuova organizzazione di bisogni e servizi. I saggi raccolti nel libro cercano di tracciare, da prospettive disciplinari diverse e formulando diagnosi non necessariamente convergenti, una prima cartografia critica di tutte quelle """"pratiche, invenzioni e istituzioni"""" che la cooperazione sociale inventa e istituisce ogni giorno dentro e contro la crisi. Si tratta, in ultima istanza, di riconoscere - e valutare criticamente - quanta e quale politica è prodotta dal e nel sociale."" -
Antropocene o capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria
Che i drammatici cambiamenti climatici degli ultimi decenni siano dovuti alle emissioni antropogeniche di gas serra è un fatto acclarato, che non suscita serie controversie se non da parte di qualche sparuta setta negazionista. Quali siano le conseguenze di tale situazione è invece oggetto di discussione. Sempre più spesso si sente parlare, nei circoli accademici ma anche sui mass media, di ""Antropocene"""". Il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen, che ha coniato il termine, intende con esso una nuova era geologica in cui le attività umane sono diventate il fattore determinante, decretando così la fine dell'Olocene. L'umanità come un tutto indifferenziato (e colpevole) da un lato, l'ambiente incontaminato (e innocente) dall'altro. Jason W. Moore rifiuta questa impostazione e parte dal presupposto che l'idea di una natura esterna ai processi di produzione non sia che un effetto ottico, un puntello ideologico su cui si è appoggiato il capitalismo. Al contrario, il concetto di ecologia-mondo rimanda a una commistione originaria tra dinamiche sociali ed elementi naturali che compongono il modo di produzione capitalistico nel suo divenire storico, nella sua tendenza a farsi mercato mondiale. Il capitalismo non ha un regime ecologico, è un regime ecologico. Sfruttamento e creazione di valore non si danno sulla natura, ma attraverso di essa - cioè dentro i rapporti socio-naturali che emergono dall'articolazione variabile di capitale, potere e ambiente. Si tratta dunque di analizzare la forma storica di questa articolazione - ciò che Moore chiama """"Capitalocene"""": il capitale come modo di organizzazione della natura - per fronteggiare l'urgenza dei disastri ambientali che ci circondano"" -
Il misterioso eliotropismo. Filosofia, politica e diritto in Walter Benjamin
La liminare e poliedrica filosofia benjaminiana viene qui presentata come una costellazione di rimandi il cui orizzonte di senso è costituito dalla critica dei principi identitari impropriamente presenti a ogni livello (filosofico, politico, giuridico, storico, ecc.), dalla denuncia genealogica del ""mito"""" nelle sue diverse forme e concrezioni. Il mito, configurandosi come concettualizzazione di ogni datità, costituisce un continuo e immediato discorso che naturalizza l'essere delle cose fabbricando narrazioni e legittimazioni relative a una condizione di immutabilità. La prospettiva mitico-destinale innesca e consolida determinazioni ideologiche, politiche e normativo-simboliche a cui attengono sempre rapporti di necessità. Le varie tematiche presenti in Benjamin - tra cui la questione della lingua, la duplice concezione dell'esperienza, la dimensione della violenza, la critica dello storicismo, dell'evoluzionismo riformistico socialdemocratico e del fascismo, la dottrina della sovranità, la tradizione degli oppressi, lo stato d'eccezione, l'impero della merce - vengono analizzate nella loro matrice identitaria a cui fa da contrappunto l'elaborazione di orizzonti in cui, suggestivamente ma produttivamente, possono germogliare mai sopiti spazi di differenza: """"come i fiori volgono il capo verso il sole, così, per un eliotropismo di natura misteriosa, ciò che è stato tende a rivolgersi verso quel sole che sta per sorgere nel cielo della storia""""."" -
L' economia politica del lavoro. Mercato, lavoro salariato e produzione
In questo volume, che raccoglie alcuni dei lavori più recenti di François Vatin, la sociologia economica costituisce un campo di analisi ampio e originale nel quale l'autore, oltre a riflettere sulle origini della disciplina, si interroga più in generale su alcune tematiche tradizionali come l'interpretazione del mercato, le attività economiche, il concetto di valore e altre ancora. Queste riflessioni sono svolte in modo innovativo, e talvolta anche molto critico nei confronti di alcuni recenti paradigmi della nuova sociologia economica, sulla base di riflessioni teoriche che risalgono a studiosi di discipline diverse del XIX secolo e sulla base di ricerche contemporanee particolarmente attente al tema della misura. In questo ambito, l'apporto della tecnica nella definizione delle attività economiche, la diversa concezione del pensiero tecnico, la questione della misurazione appaiono come temi di riflessione del tutto originali rispetto all'attuale letteratura disponibile nell'ambito della sociologia economica. Da questo punto di vista, la stessa riflessione sul tema del lavoro salariato, attraverso la ricostruzione che l'autore compie circa l'evoluzione e i contenuti del dibattito intorno al tema della subordinazione, restituiscono più di qualche sorpresa. In questa direzione, le riflessioni di alcuni pensatori francesi meno noti del XIX secolo contribuiscono non solo ad arricchire il dibattito, ma anche a ricostruire le origini di una disciplina il cui obiettivo è di mantenere unite la ""sociologia del lavoro"""" e la """"sociologia economica"""". Ecco perché, ad esempio, guardando al tema della misura, particolarmente caro all'autore, il richiamo al """"laboratorio segreto della produzione"""" di marxiana memoria costituisce uno snodo essenziale e per certi versi obbligatorio per comprendere la natura delle attività economiche e dell'organizzazione del lavoro che le presiede."" -
Il veleno del commediante. Arte, utopia e antisemitismo
Richard Wagner: la bibliografia sul compositore è sterminata, ma solo di recente si è aperto un dibattito sul rapporto tra i suoi scritti teorici e la sua arte, e sulla loro relazione con la cultura tedesca ed europea dell'Ottocento e del Novecento. Gli scritti di Wagner, avendo uno stretto e indissolubile legame con la sua produzione artistica, gettano luce sul suo senso e scopo ideologico, e sul ruolo che essa ha svolto nello sviluppo culturale del suo tempo. L'antisemitismo di Wagner, in particolare, lungi dall'essere un elemento secondario e marginale della sua opera, risulta invece strutturale e organico al suo pensiero. L'antisemitismo del compositore, in particolare, risulta strutturalmente connesso al sistema artistico e mitologico dai lui ricreato, e chiarisce numerosi aspetti della sua parabola creativa. E dunque urgente una migliore e più approfondita comprensione della sua influenza e del suo utilizzo nell'ambito dell'ideologia nazista e della politica culturale del III Reich. Il libro propone, quindi, le linee di un generale ripensamento del ruolo che Wagner, anche tramite i suoi eredi, seguaci e ammiratori, ha avuto nella catastrofe culturale e politica tedesca ed europea tra Otto e Novecento, segnate dalla transizione dall'ideale di arte totale all'avvento dell'arte totalitaria. -
Il buon americano. Scrittura e identità nazionale in Henry James
Scrittore e teorico del romanzo otto-novecentesco di riconosciuta importanza, Henry James nasce a New York nel 1843, si trasferisce in Inghilterra nel 1876 e nel 1915, un anno prima della morte, chiede la cittadinanza britannica. L'espatrio, l'adesione apparentemente entusiasta al Vecchio Mondo e la rinuncia alla cittadinanza d'origine hanno a lungo orientato il giudizio critico, mettendo al centro dell'attenzione il rapporto con l'Europa e cancellando dal quadro interpretativo la relazione tormentata tra James e gli Stati Uniti d'America. Ripercorrendo la lunga storia critica dello scrittore e muovendosi tra una pluralità di fonti primarie, questo lavoro dimostra la centralità dell'idea di nazione e il complesso intreccio tra identità nazionale, genere e razza nelle opere, nella vita, nella canonizzazione e ricanonizzazione di James. Per più di cento anni, James è stato al centro dell'agenda nazionalista dei nascenti studi americani statunitensi in quanto americano espatriato e come tale modello negativo di anti-americano o, all'opposto, come americano ideale che grazie alla distanza dalla madrepatria riesce a guadagnare un punto di vista cosmopolita. Nella ricostruzione di Petrovich Njegosh, il legame dello scrittore con la Gran Bretagna si rivela ambivalente, ma soprattutto non esclusivo. E mentre l'Italia diventa nel tempo esempio di modernità complessa, alternativa a quella statunitense, James assume il ruolo del ""buon americano"""", l'americano che nonostante l'espatrio mantiene l'identità delle origini."" -
Il Comune come modo di produzione. Per una critica dell'economia politica dei beni comuni
Che cosa è il Comune? Quali sono i suoi fondamenti? Si tratta di un insieme di risorse ben delimitate - i cosiddetti beni comuni - o, invece, di un principio generale d'organizzazione sociale della produzione? La necessità di ripartire da tali interrogativi nasce dalla ricchezza, ma anche da una certa confusione, che caratterizza il dibattito sul Comune. Da un lato, nozioni come Comune al singolare, commons, beni comuni, proprietà comune, common-pool resources ecc., sono utilizzate talvolta come sinonimi, talvolta opposte le une alle altre, senza darne una definizione precisa. Dall'altro, si tende spesso a dimenticare come dietro l'uso di questi termini si celino approcci molto differenti, sia sul piano teorico, sia su quello del ruolo politico che il Comune potrebbe svolgere in un progetto di trasformazione sociale. Il proposito di questo saggio è di contribuire a fare chiarezza su tali questioni attraverso un approccio multidisciplinare che combina teoria e storia. L'obiettivo è duplice. Il primo è di fornire al lettore una guida per un'analisi critica delle principali teorie economiche e giuridiche dei beni comuni. Un'attenzione particolare sarà data agli apporti e ai limiti del contributo di Elinor Ostrom e al dibattito sulla cosiddetta tragedia dei beni comuni. Questa rassegna della letteratura ci permetterà anche di mostrare ciò che il Comune non è o, perlomeno, ciò a cui non deve essere ridotto. Il secondo obiettivo è di proporre un approccio alternativo a quello dell'economia politica. In questo quadro, il Comune è pensato come un vero e proprio ""modo di produzione"""".""