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Dante giudice pentito e altri studi danteschi
La prima parte di questo libro raccoglie studi riguardanti la collocazione storico-culturale dell'opera dantesca, della quale si sottolineano sia gli aspetti che trascendono i limiti del pensiero e delle convenzioni culturali medievali, sia quelli che partendo dai saperi giuridico, scientifico e letterario del Medio Evo, sviluppano con genialità spunti essenziali per la concezione stessa della Commedia. Una vasta e approfondita conoscenza dei trattati di fisica, di geografia, di astronomia e astrologia composti da scienziati arabi e medio-latini quali Alhazen, Vitellione, John of Holiwood, Albumasar, Guido Bonatti, ecc. consente all'autore di affrontare e risolvere questioni storiche ed esegetiche rimaste finora irrisolte, come la determinazione del giorno preciso in cui Dante nacque, che qui si stabilisce sulla base di una testimonianza finora ignorata e di un'analisi delle sparse allusioni astrologiche fornite da Dante stesso. La seconda parte comprende saggi dedicati a luoghi della ""Commedia"""" e a personaggi quali Ulisse, Brunetto Latini e Cacciaguida; e si conclude con una rilettura complessiva del poema - """"Dante giudice pentito"""" - in cui se ne studia l'itinerario compositivo rilevando i momenti in cui il Poeta modifica o ritratta più o meno esplicitamente, in corso d'opera, giudizi e condanne."" -
Traiano. Il principe ideale. Costruttore e conquistatore cambiò il volto di Roma
L'avvento di Traiano al potere (98-117 d.C.) inaugurò uno dei periodi più felici della Storia di Roma, che sarebbe poi continuato con gli imperatori Antonini per quasi tutto il II secolo d.C., e ciò gli valse l'appellativo di Optimus Princeps, conferito per la prima volta dal senato a un imperatore per i suoi meriti. Scelto da Nerva con il beneplacito del senato, Traiano fu il primo imperatore adottivo e il primo nato in una delle province più romanizzate dell'Impero, la Spagna. Il suo principato per certi aspetti continuò nella direzione tracciata dai Flavi, in modo particolare nella politica estera, in quanto portò a compimento le operazioni militari avviate da Domiziano, volte a rafforzare i confini dell'Impero romano. Traiano fu così protagonista di memorabili successi militari, come la conquista della Dacia del re Decebalo, tanto da essere paragonato ad Alessandro Magno per aver esteso fino ad Oriente i confini dell'Impero con l'annessione dell'Arabia, dell'Armenia, dell'Assiria e della Mesopotamia. Fu anche un abile politico e un sagace amministratore, distinguendosi per i suoi provvedimenti in campo politico, economico e sociale, come l'istituzione degli alimenta, nonché un grande ""costruttore"""", come testimoniano i suoi numerosi interventi sul piano urbanistico e monumentale, che abbellirono Roma e tante altre città dell'Impero, consentendoci ancor oggi di poter ammirare opere di straordinaria importanza, monumentalità e bellezza, come la Colonna Traiana, il Foro e i Mercati di Traiano, che ci raccontano la storia di un grande imperatore e di un'età tra le più felici della Storia di Roma."" -
La Divina Commedia-Rimari. Rimario alfabetico. Rimario strutturale
Nella tradizione editoriale recente del poema dantesco è diventata quasi abituale la scelta di completare la Commedia con un rimario “a versi interi”. Ormai da molti decenni tali rimari convergono su un’unica soluzione, che al di sotto delle singole rime prevede che i versi vengano disposti secondo l’ordine alfabetico delle parole in rima, senza chiedersi se altre formule siano state seguite in passato e senza interrogarsi su quali altre nuove possano rendere migliori servigi ai lettori e agli studiosi. In questo volume si è invece pensato di offrire uno strumento che da oltre un secolo è quasi del tutto dimenticato e di affiancargliene un altro nuovissimo presentato qui per la prima volta. Il primo propone i versi interi al di sotto delle rime, ma conservando i terzetti (o le coppie) di versi disposti secondo l’ordine con cui si presentano nella successione del testo, mantenendo perciò unite e immediatamente percepibili le terne di parole in rima, la cui ricorrenza in luoghi anche distanti diventa così facilmente riconoscibile. Il secondo offre in cento tavole distinte il quadro rimico di ogni singolo canto, corredato da indicatori che consentono di individuare a colpo d’occhio le rime uniche (di cantica o di poema) e quelle che occorrono nei canti vicini. Una serie di indici speciali integra le cento tavole, così da valorizzare la varietà e le particolarità delle rime e dei rimanti utilizzati da Dante nel suo capolavoro. I due strumenti invitano a riflettere sulla struttura dell’opera e si accompagnano perciò al testo integrale del poema, qui proposto nell’edizione criticamente riveduta da Enrico Malato, che modifica il corrente testo Petrocchi alla luce dei più recenti e avanzati studi danteschi, e offre al pubblico una “nuova” Commedia, diversa in molti passaggi da quella finora comunemente letta. -
Contro Ulisse. Un eroe sotto accusa
Ulisse è il campione della ragione che trionfa in Occidente, l’eroe dell’intelligenza e dell’avventura. Ma la sua figura non è univoca nella tradizione antica. Le maschere del mito greco parlano di altre ragioni, di passioni irriducibili, di colpe che l’eroe non ha pagato. E di una giustizia che non si lascia iscrivere nella legge condivisa. Ulisse che calunnia; Ulisse, infido e vigliacco in battaglia; Ulisse che corrompe; Ulisse che tradisce; Ulisse che sacrifica una fanciulla affinché soffino venti favorevoli alla partenza da Troia; Ulisse che seduce e abbandona; Ulisse, il reduce, che fa strage di giovani a Itaca. Capitolo per capitolo, la luce tocca personaggi femminili e maschili – compagni di impresa in guerra e in viaggio, madri e figlie, padri e figli, dee e mortali. Nauplio, Teti, Aiace, Neottolemo, Ecuba, Polissena, Calipso, Nausica, Eupite – figure ai bordi della narrazione maggiore, travolte e stravolte nella loro vicenda mitica dal genio contorto di Ulisse. Dalle fonti antiche emergono le loro voci che, in concerto, compongono un grave atto d’accusa contro l’eroe. Nove personaggi del mito prendono la parola contro Ulisse, accusato di crimini e misfatti che la tradizione ha rimosso dalla memoria occidentale. Nel processo immaginario che vede Ulisse alla sbarra, il lettore è chiamato a giudicare le azioni di un eroe ambiguo, sempre in bilico tra astuzia, violenza e viltà. Con una premessa di Maria Grazia Ciani. -
Contra Dantem: tra antidantismo e indebite riappropriazioni. Atti del Convegno internazionale di Roma-Milano-Friburgo (16-17 novembre 2020)
Il Convegno di studi Contra Dantem: tra antidantismo e indebite riappropriazioni, organizzato da Coordinate dantesche, gruppo di ricerca interdisciplinare congiunto per le Università di Milano e di Friburgo, e dal Centro Pio Rajna, con la collaborazione della Casa di Dante in Roma, vuole proporre un'occasione di studio dell'opera di Dante e della sua tradizione nel corso dei secoli, dal Medioevo ai nostri giorni, valutando in particolare le posizioni antidantesche che si sono manifestate, con forme e in momenti diversi, nella storia. L'approccio dell'indagine è multidisciplinare, volto a osservare la diffusione dell'opera di Dante da prospettive e con metodi diversi. Il convegno è stato organizzato secondo una scansione cronologica in sessioni (sessione medievale, Quattro-Settecento, contemporanea). In particolare, nella sessione medievale, si porta l'attenzione sulle reazioni all'opera di Dante nella letteratura e nella società del Due-Trecento, avendo cura di mettere in evidenza la presa di posizione dei poeti contemporanei a Dante. La sessione dedicata al Quattro-Settecento offre una discussione delle acquisizioni consolidate e, dove possibile, una definizione dei modelli e degli anti-modelli letterari tra XVII e XVIII secolo. La sessione conclusiva del Convegno è dedicata all'anti-dantismo dell'età contemporanea e porta l'attenzione su fasi e momenti significativi di rilettura, adattamento, tradimento dell'opera di Dante (un caso per tutti, la lettura crociana). -
La vita nuova-Le rime
La pubblicazione della Vita Nova di Dante, a cura di Guglielmo Gorni, nel 1996, e delle Rime a cura di Domenico De Robertis (3 voll. in 5 tomi), nel 2002, provocò un terremoto nel mondo degli studi danteschi. Le maggiori tra le cosiddette ""Opere minori"""" del Poeta de La Divina Commedia venivano presentate in forma sconvolta rispetto all'assetto che aveva loro dato Michele Barbi agli inizi del secolo e che ‒ definitivamente fissato nella cosiddetta «Edizione del Centenario» del 1921 ‒ aveva di fatto dominato nella bibliografia critica internazionale per tutto il '900. Al di là di altri interventi sul testo, la Vita nuova, ritoccata già nel titolo, portata dai 42 capitoli di Barbi a 31 nuovi """"paragrafi"""" non comparabili con i primi; e con essa le Rime rivoluzionate nell'ordinamento barbiano, in un assetto del tutto estraneo a questo, portavano la conseguenza di rendere assai difficile o impraticabile la bibliografia pregressa. Dopo alcuni anni di incertezza, che ha disorientato gli studiosi e l'editoria dantesca, oscillante tra la """"forma"""" Barbi e quelle di Gorni e De Robertis, sembra che la prima si sia andata riaffermando, pur nella dovuta attenzione al contributo migliorativo dei testi portato dai nuovi editori. In tale direzione si muove questa edizione «Diamante», che ‒ maturata nell'àmbito della «Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante (NECOD)» promossa dal Centro Pio Rajna ‒ riporta alla disponibilità del grande pubblico una edizione attentamente riveduta, corredata di un essenziale ma puntuale apparato di note e contributi critici, la """"forma"""" Barbi delle due opere, alle quali di fatto non è mai mancato il consenso pieno di ogni lettore consapevole. L'edizione ripropone quella classica del compianto Andrea Battistini, riveduta, aggiornata, arricchita a cura di un giovane studioso che di quello ha assimilato la lezione."" -
Elisabetta Farnese. Duchessa di Parma, regina consorte di Spagna, matrona d'Europa
«Scaltra come una zingara»: così Alberoni definì Elisabetta Farnese (1692-1766) pensando alle sue doti politiche. Regina consorte tutt'altro che passiva e dietro le quinte, la sua figura si presta all'analisi dell'apporto muliebre alla realizzazione della sovranità monarchica europea, in sintonia con l'attenzione della più recente storiografia alla regalità femminile, al ruolo delle regine consorti, nonché all'influenza delle donne nella costruzione delle corti. Le vicende della Farnese vanno infatti ricollocate in un quadro di studi profondamente rinnovato negli ultimi decenni. In questa biografia si presta quindi attenzione alla formazione della futura regina di Spagna negli anni del tramonto degli antichi stati principeschi italiani, decadenti, ma con corti ancora vivaci e in grado di rappresentare dei modelli culturali e artistici. Proprio il destino della penisola italiana rappresenta il cuore della successiva politica internazionale della regina di Spagna. Si è voluto superare lo stereotipo della ""madre ambiziosa"""", per cogliere maggiormente i disegni complessivi di Elisabetta. La vita della regina di Spagna ha fatto i conti con i nodi internazionali che caratterizzarono il vecchio continente nella prima metà del Settecento: il conflitto a livello mondiale tra le potenze coloniali della Francia e dell'Inghilterra; la crisi e la resilienza dei paesi mediterranei; l'affermazione prima degli Asburgo di Vienna e l'emergere poi della Prussia come nucleo tedesco alternativo all'interno dell'Impero. È in questo quadro assai complesso che Elisabetta Farnese attuò un'attenta politica volta all'affermazione della dinastia. Fu soprattutto grazie al suo operare, energico e non sempre convenzionale, che nacquero numerose branche della famiglia dei Borbone, destinate a dominare con tratti assai comuni l'Europa della seconda metà del Settecento."" -
Roma prima di Roma. Miti e fondazioni della Città eterna
Asilo e rifugio per reietti, città promiscua, che cresce accogliendo gli stranieri e i vinti, concedendo la libertà agli schiavi, dove mescolare il sangue non è un tabù, ma una virtù: così appare Roma ai suoi albori attraverso i luoghi della memoria e i miti di fondazione. Lungi dall’essere motivo di imbarazzo, come avrebbero voluto i suoi nemici, questi racconti divennero la pietra angolare sulla quale i Romani costruirono la propria “identità” civile e politica. Molte sono le “Rome” che hanno preceduto quella di Romolo, eppure vi è una costante, una sorta di filo rosso che le unisce tutte: una costituzione “aperta”, che si esprime nella capacità di accogliere e integrare lo straniero. I miti delle origini insegnavano che la romanità non scorre nel sangue di chi la possiede, non è, dunque, un dato biologico, testimone di purezza, ma piuttosto un merito culturale, che si guadagna per mezzo delle virtù sociali, adottando valori e modelli di comportamento condivisi, rispettando il diritto, obbedendo alle leggi. Si poteva nascere Romani, ma, cosa ben più importante, lo si poteva diventare. -
Manfredi di Svevia
Di Manfredi di Svevia si ricorda soprattutto il celebre ritratto tracciato da Dante nel Purgatorio (“biondo era, bello e di gentile aspetto”), mentre la sua esperienza quale re di Sicilia (1258-1266) è da molti considerata una semplice appendice minore del grande regno del padre, Federico II. Schiacciato fra il poeta e l’imperatore, Manfredi è stato spesso ridotto a un’immaginetta oleografica, ritratto come il bel giovane morto troppo presto e vittima di una sorte ingiusta e delle trame dei papi e di Carlo d’Angiò. In tal modo, però, non si rende giustizia a una figura ben più complessa e sfaccettata, in grado di scalare il trono partendo dalla posizione di figlio illegittimo e di giungere, per qualche anno, a essere uno dei sovrani più potenti del Mediterraneo. Questo libro vuole ricostruire i molti volti di un uomo che fu amante della filosofia e della musica e spietato persecutore dei propri nemici, protagonista di un’ascesa conquistata con abilità e cinismo e abilissimo promotore della propria immagine, custode del ricordo della grandezza paterna e complice degli abusi degli zii materni. Comunque, uno dei grandi protagonisti della vita europea del Duecento. -
Nella terra del genio. Il Rinascimento, un fenomeno italiano
Il Medioevo non fu affatto un’età oscura, eppure esso apparve squallido e obsoleto a un gruppo di spiriti visionari e insoddisfatti, che nell’Italia del primo Quattrocento sentirono il bisogno di lasciarsi il passato alle spalle e inaugurare un’epoca di creatività senza precedenti. Sostenitori di una missione al tempo stesso culturale e civile, costoro non esitarono a buttare all’aria un intero assetto di valori, tradizioni e idee, giudicandolo al tramonto. Fu grazie a questo atto di ribellione che prese vita il Rinascimento. Ma in che modo sopraggiunse tale svolta? Quali furono i fattori che innescarono il cambiamento? E perché esso nacque proprio in Italia, e non altrove? Contributi provenienti da epoche e culture diverse confluirono nel grande mito della “renovatio” universale, che indusse i suoi adepti a osare il salto verso l’impensabile. Il presente libro conduce il lettore fra i sentieri esplorativi di un emozionante movimento di risveglio: un’avventura dello spirito grandiosa, raccontata attraverso l’esame delle cause, delle condizioni e degli elementi che resero possibile il «miracolo» rinascimentale. -
Lincoln
Da sempre considerato il più grande presidente della storia degli Stati Uniti e mitizzato come ‘emancipatore’ degli schiavi, Lincoln è una figura storica affascinante, ma spesso sfuggente, dal carattere inquieto e tormentato, che si può capire pienamente solo inserendolo nel suo contesto storico. Nato e cresciuto agli inizi dell’Ottocento in una famiglia povera di pionieri, Lincoln sembrò incarnare il mito americano del self-made man, riuscendo a diventare un avvocato di grido nell’Illinois in un momento in cui la nazione statunitense diventava sempre più ricca e potente ed allo stesso tempo sempre più lacerata dai contrasti scaturiti dall’industrializzazione incipiente nel Nord e dall’espansione della schiavitù nel Sud. Successivamente, Lincoln scalò i gradini del potere politico fino a diventare Presidente, mentre la grande lotta tra la libertà e la schiavitù divenne il punto centrale della vita politica, sociale ed economica degli Stati Uniti e provocò infine la Guerra Civile (1861-1865), che costituì il momento centrale del processo di formazione della nazione statunitense. A questo processo, Lincoln diede un contributo fondamentale e indelebile, riunificando il paese al prezzo di centinaia di migliaia di morti e mantenendo in vita gli ideali della repubblica democratica americana, creando, quindi, le basi della futura egemonia statunitense nel mondo contemporaneo. Non solo, con la sua legislazione a favore dell’emancipazione, Lincoln diede un contributo decisivo anche alla creazione di un mondo nel quale la libertà è ora riconosciuta come un diritto fondamentale e la schiavitù è considerata illegale. -
Opere attribuite a Pietro Aretino
Sebbene Pietro Aretino abbia affrontato generi letterari differenti nel corso della propria esistenza, opere ""erotiche"""" come i Sonetti lussuriosi (1525), il Ragionamento (1534) e il Dialogo (1536) hanno costituito a lungo gli scritti più rappresentativi, complici le parole dei detrattori, una tradizione storiografica miope e una oggettiva fortuna editoriale di questi famigerati testi. Imitato già in vita, Aretino aveva raggiunto uno stile che rappresentava un modello, anche per la produzione licenziosa, come suggeriscono gli scritti di alcuni suoi """"protetti"""". La messa all'Indice ha contribuito ad alimentare la sua fama di autore scandaloso: soprattutto dopo la morte dello scrittore, furono realizzate opere di natura erotica, in prosa e in versi, spesso clandestine e talvolta di fattura modesta, che correvano sotto il suo nome. In Francia il termine Arétin, tra il XVII e XVIII secolo, designò perfino un genere letterario, naturalmente legato alla pornografia. Quello del Flagello de' principi è senz'altro un unicum nella nostra letteratura: nessun autore può vantare un numero così elevato di opere attribuite nel corso dei secoli. Nel volume, oltre a essere illustrati alcuni punti nodali di questo singolare caso letterario, sono pubblicate criticamente La tariffa delle puttane di Vinegia, il Ragionamento del Zoppino, il Dialogo intitulato la Cortigiana (meglio conosciuto come il Dialogo di Maddalena e Giulia o La puttana errante) e i Dubbi amorosi: si tratta delle quattro opere più fortunate e significative assegnate – infondatamente – ad Aretino, che, nell'arco di meno di un secolo, consacrano il suo nome come quello dello scrittore erotico per eccellenza. Opere che, tradotte, riprodotte e imitate, in maniera straordinaria e inaspettata apriranno la strada alla produzione licenziosa e libertina del Seicento e del Settecento, in Italia e in Europa. Premessa di Paolo Procaccioli."" -
Dissolute e maledette. Donne straordinarie del mondo antico
Combattenti e condottiere, regine e influenti consigliere, alle donne che raggiungono le vette del potere nelle società antiche non sono perdonati forza, carattere e talento. Quando una donna esercita funzioni che, per millenni, sono state di esclusivo appannaggio maschile, la macchina della diffamazione la colpisce, perché il successo femminile suscita diffidenza e invidia. Dotate di fascino, carisma e di prorompente vitalità, queste figure fuori dall’ordinario ci appaiono come protagoniste indiscusse in un mondo che fu loro ostile. Un mondo di cui conquistarono la ribalta, muovendosi impunemente nello spazio pubblico al di là di angusti stereotipi di genere. Ma la condanna della storiografia maschilista fu senza appello: hanno le mani lorde di sangue, praticano l’adulterio e l’incesto, esercitano le arti delle cortigiane o, addirittura, delle professioniste da strada. Diffamate e denigrate, queste donne dell’età antica rappresentano un esempio di coraggio, tenacia e intelligenza dall’immenso valore umano. -
Excalibur. La spada nella roccia tra mito e storia
La spada nella roccia è il simbolo per eccellenza della leggenda di re Artú. Eppure la storia del prodigio che consacra il giovane sovrano «per grazia di Dio» – entrata nell’immaginario collettivo fino a confondersi con la leggenda di Excalibur – non figura nei testi piú antichi che raccontano le imprese del mitico re e dei suoi cavalieri ed è attestata per la prima volta solo nel Merlin di Robert de Boron, un’opera scritta intorno al 1200 la cui fonte di ispirazione era rimasta fino ad oggi sconosciuta. Questa indagine prende le mosse da un confronto fra il celebre episodio arturiano e un racconto molto piú antico, incentrato su un pastorale infisso in una pietra tombale, che risale al tempo di Edoardo il Confessore, re d’Inghilterra e santo. Dai romanzi cortesi alle saghe nordiche emergeranno numerose storie di elezione che hanno per protagonisti giovani di stirpe regale in cerca di legittimazione, pronti a sfidare anche le forze oltremondane per conquistare magnifiche spade e completare la loro iniziazione eroica. Sarà cosí ricostruita una fitta trama di rimandi che restituirà uno scenario tanto piú attendibile quanto piú intricato, utile a gettare nuova luce sulla genesi di uno degli episodi piú celebri di tutta la letteratura medievale. -
Il regno del più forte. La lunga contesa per l'Impero di Alessandro Magno (IV-III sec. A.C.)
Babilonia, giugno 323 a.C. La morte di Alessandro Magno gettarnlo scompiglio tra i Macedoni: chi dovrà succedere al trono di unorndei piú vasti imperi della storia se i due eredi legittimi sono un figliornche deve ancora nascere e un fratellastro affetto da un ritardornmentale? Si diffonde addirittura la voce che in punto di morternil sovrano abbia detto che lascerà il suo regno al migliorerndei suoi generali. La competizione per l’eredità di Alessandro innescarnuna lotta di potere senza esclusione di colpi aprendo di fatto l’etàrndei Diadochi, i Successori di Alessandro che dopo decenni di conflittirndaranno vita ai regni ellenistici. L’autore esplora le dinamiche in giocornin questo periodo mostrando come lo scenario geopolitico emersorndalle guerre sia stato plasmato dall’interazione dei fattori di forzarne debolezza. Quello dei Diadochi è infatti un mondo precario in cuirnil potere va continuamente confermato, gli equilibri delle forzerne i ruoli sociali si ribaltano in modo improvviso trasformando i fortirnin deboli e viceversa. -
Scrivere sui libri. Breve guida al libro a stampa postillato
Cos’è un postillato e da dove giunge l’interesse degli ultimi decenni per l’affascinante universo dei libri a stampa con note manoscritte? A lungo considerati alla stregua di libri deturpati, i postillati hanno conosciuto nei secoli alterne fortune. Interventi manoscritti e segni di lettura aprono ora nuove prospettive non soltanto per la storia del libro ma anche per gli studi filologico-letterari. Con i postillati è il lettore a prendere la scena, colto nell’atto di dialogare con il testo e di appropriarsi del manufatto che lo trasmette, facendo sovente del libro il supporto per divagazioni e integrazioni. Possono questi interventi ricondursi a una qualche forma di tipologia descrittiva che ne aiuti il rilevamento? Il volume offre una riflessione aggiornata accompagnata da un’ampia casistica esemplificativa che spazia dalle dichiarazioni di possesso ai marginalia di commento, dagli interventi censori alle divagazioni di chi esercitò nei secoli la pratica di scrivere sui libri. -
Cadenza d'inganno
Cadenza d'inganno (in prima edizione ne11975) è il secondo libro di versi di Giovanni Raboni (Milano 1932-Fontanellato, Parma, 2004), la cui strenua attività di poeta e traduttore, critico militante e giornalista ne fa una delle figure di maggior rilievo del secondo Novecento italiano. Nella scrittura raboniana Cadenza d'inganno (che raccoglie poesie del periodo 1957-1974) segna una svolta, avviando un'emersione del-l'io lirico foriera di futuri sviluppi. Tra dispersione e struttura, un montaggio paradossale articola enigmatici frammenti esperienziali alla convergenza di storia individuale e collettiva. L'eros, che qui si affianca inedito al lutto per la madre, inaugura un ""vero"""" dialogo con il tu e apre la poetica oggettuale ad una poesia di relazioni, spingendo l'io a confrontarsi dall'interno con la peste di una dimensione pubblica che incombe minacciosa sul privato. Alla strage di Piazza Fontana, alla morte di Pinelli e Feltrinelli, risponde lo sdegno etico e civile di una voce che parla dentro la storia. Nel titolo musicale, una strategia di depistaggio che fa fronte a nuove esigenze, compresa la crisi di dicibilità che revoca in dubbio la possibilità stessa della parola di leggere il reale. Di Cadenza d'inganno il volume presenta per la prima volta l'edizione critica e annotata. La nota filologica, sulla base di recenti acquisizioni, correda il testo critico di apparati variantistici e tavole di concordanza, che aprono inedite prospettive sull'usus scribendi raboniano. Il commento ai testi propone linee di lettura che si valgono di una puntuale descrizione linguistica retorica metrica, con particolare attenzione al dialogo intertestuale. L'introduzione, situando il libro nel dibattito culturale degli anni Sessanta e Settanta, ne indaga temi e coerenza testuale, struttura e strategia poetica. Completano il volume la prefazione di Giancarlo Alfano e due interviste rilasciate dall'autore, l'una alla curatrice nel 2002-2003, l'altra (inedita) a Sereni nel 1976. Prefazione di Giancarlo Alfano."" -
Filippo II di Macedonia
Chi era il padre di Alessandro Magno e perché è sbagliato sottovalutarlo. Scrivere di Filippo II di Macedonia significa imbattersi nel confronto, spesso penalizzante, con Alessandro Magno, la cui vita fu più nota e avventurosa. Se l’accostamento tra padre e figlio, già presente nei testi antichi, è di per sé fuorviante, legittima invece è la domanda: Alessandro avrebbe mai potuto compiere la sua straordinaria impresa in Asia senza l’apporto fondamentale di chi la preparò? Questa non è una biografia tradizionale. Unitamente al racconto di vicende private e imprese militari, pone infatti in evidenza la capacità di Filippo di costruire, direttamente o attraverso gli intellettuali che lo sostenevano, un registro comunicativo efficace, poggiandolo sia sulla strumentalizzazione di messaggi religiosi, adattati e riproposti in funzione di circostanze e destinatari, sia su un’accorta narrazione della storia, adeguatamente depurata degli elementi sfavorevoli. Il libro mette in luce poi l’abilità del sovrano nell’intessere rapporti con uomini e comunità, servendosi di un’accorta strategia matrimoniale, di promesse, denaro e inganni, senza dimenticarne la sua scelta, a dir poco astuta e lungimirante, di non umiliare gli Ateniesi dopo averli vinti in battaglia, consapevole che solo così dall’odio sarebbe germogliata salda benevolenza. Un Filippo, tanti Filippo, dunque. Accanto al re, sposo di sette mogli, il formidabile comandante militare. Accanto all’ingannatore, il personaggio attento a promuovere e tutelare la sua immagine. Accanto al soldato, costantemente in prima fila, il mecenate, legato alle principali scuole ateniesi, e circondato da intellettuali di fama. -
Immaginare la Commedia
Nell'ambito delle celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante, il gruppo di ricerca IDP2.o dell'Università della Campania «Luigi Vanvitelli» ha organizzato un ciclo di seminari internazionali (2020-2021), i cui risultati sono confluiti in questo volume. I saggi, di studiosi italiani e stranieri, offrono una ricognizione su ricerche in corso, in particolare legate ai diversi aspetti della secolare ricezione del Poema. Con un approccio spiccatamente multidisciplinare — dal piano codicologico e paleografico a quello filologico e storico-artistico, non senza una marcata attenzione al dato digitale —, si punta a ""immaginare"""" la Commedia, ovvero a (ri)concepire il Poema mediante molteplici piani di interpretazione. I contributi sono organizzati in cinque sezioni tematiche e cronologiche, ove si discutono problemi di iconografia, storia della tradizione manoscritta, esegesi antica e moderna, con un'intera sezione, l'ultima, dedicata alle più recenti novità sulla """"multimedialità dantesca""""."" -
I diritti della filologia (e i doveri dell'interprete)
L’ermeneutica tende oggi a incoraggiare l’arbitrio del lettore, negando ai testi letterari un senso univoco e predicando una libertà illimitata nella interpretazione. Occorre invece impegnarsi, grazie a un uso sapiente della Filologia, nella verifica del senso oggettivamente depositato nei testi. Solo il rispetto di regole interpretative rigorose può impedire gli abusi di un’esegesi senza freni e restituire alla comunicazione letteraria il valore di una conoscenza condivisa.