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Capitoli burleschi. Ediz. critica
Composti negli anni Trenta del Cinquecento, verosimilmente ante 1537, i sei capitoli burleschi di Benedetto Varchi (1503-1565) costituiscono un oggetto testuale di grande rilevanza: tutti appartenenti al genere dell’elogio paradossale (col suo pendant, il biasimo paradossale) e quasi tutti dedicati alla lode di cibi, questi ternari documentano insieme la produzione giovanile del letterato fiorentino e la primissima diffusione della “maniera” comica inaugurata da Francesco Berni al di fuori della cerchia romana dei suoi primi cultori, i cosiddetti “Vignaiuoli”. Unitamente alla straordinaria ricchezza lessicale e paremiografica e alla notevole creatività sintattica, i capitoli burleschi di Varchi si segnalano per la densitaàdei contenuti poetologici e ideologici, che arrivano ad abbracciare il pensiero religioso di Erasmo, fornendo cosi una nuova, interessante testimonianza della sua prima ricezione in Italia. La presente edizione offre per la prima volta un testo dei capitoli criticamente fondato, sulla base della ricognizione dell’intera tradizione manoscritta e a stampa, illustrata e discussa nel dettaglio nella Nota ai testi. In apertura del volume, l’Introduzione si incarica di precisare, incrociando dati ricavabili dai testi e informazioni provenienti dall’epistolario varchiano, la datazione dei capitoli, mettendone cosi in luce la precocità rispetto alla (pressoché coeva) esperienza romana; e di ricollocarli nel quadro della variegata produzione poetica dell’autore. Al commento e demandato invece il compito di illustrare non solo l’intertestualità propriamente bernesca dei capitoli, che risultano partecipare appieno della dimensione “corale” di questa poesia, ma anche lo stretto rapporto che essi intrattengono con la tradizione comica fiorentina quattro e primo-cinquecentesca, a cominciare da Burchiello e Luigi Pulci. -
P. Putin e putinismo in guerra
Il 24 febbraio 2022 Vladimir Putin ha invaso l'Ucraina, scatenando una guerra di cui nessuno avrebbe potuto prevedere gli effetti. Con un azzardo bellico destinato a generare altri conflitti, il leader russo ha messo mano al progetto imperiale di riunificare le tre Russie (con Ucraina e Bielorussia), cercando un contrappeso alla storica sconfitta del 2014, quando Kiev era uscita definitivamente dall'orbita moscovita. Putin ha lanciato una sfida all'ordine mondiale a guida americana, nella dichiarata convinzione che “l'amicizia senza limiti con la Cina” darà alla Federazione il ruolo di attore primario nei nuovi equilibri mondiali. La guerra in Ucraina viene da lontano e lontano dall'Europa il capo del Cremlino ha spinto il suo Paese, ma dove sta andando il mondo? Per rispondere è necessario decifrare la psicologia del potere moscovita, il sistema che ne blinda l'azione con automatismi autoritari, l'ideologia che ne promuove i valori: il putinismo. È quanto prova a fare questo libro, guardando la Russia dall'interno, mentre la guerra in Ucraina getta il mondo in un lungo e duraturo scontro per la riorganizzazione degli assetti globali. -
Los Índices del Cardenal Quiroga (1583-1584). Agentes, elaboración, censuras
Il libro riunisce gli studi di dieci specialisti di vari ambiti disciplinari (letteratura spagnola, letteratura italiana, storia moderna, bibliografia, storia del libro e della lettura, storia della cultura e delle idee), che hanno approfondito l'analisi dei due Indici promossi dall'Inquisitore Generale, Gaspar de Quiroga (Madrigal de las Altas Torres 1512-Madrid 1594). Il volume si apre con un contributo del massimo esperto mondiale di Indici di libri proibiti cinquecenteschi, Jesús Martínez de Bujanda, coordinatore di una monumentale opera sul tema. Seguono diversi lavori sul contesto politico e culturale in cui maturò il progetto del cardinale Quiroga. Se ne è delineato in primis un minuzioso profilo biografico, nel contesto dei gruppi di potere e delle fazioni cortigiane in lotta per la conquista del favore reale. Si è indagato, quindi, sugli agenti che collaborarono alla stesura dell'Index librorum prohibitorum (1583) e dell'Index librorum expurgatorum (1584), prestando particolare attenzione alle figure del maestro Sancho e di Juan de Mariana. Oggetto di esame sono stati, poi, il tortuoso processo di elaborazione e accidentato iter di stampa di entrambi i cataloghi, nonché la loro struttura e intrinseche contraddizioni (messe in evidenza dallo studio del ""caso Propalladia""""), la loro censura sia di certa letteratura italiana che di alcuni testi scientifici di area eterodossa, e infine la loro ricezione in Italia, esplorata alla luce dell'assimilazione delle proposte quiroghiane nella Bibliotheca selecta del Possevino. Degna di nota l'accurata e innovativa ricostruzione delle varie fasi preparatorie dei due Indici, illustrata dalla pubblicazione di una serie di documenti finora inediti."" -
La figlia della Vittoria. Vita, corte e relazioni di Giovanna d'Austria
Quella di Giovanna d'Austria non è una storia unica, ma una moltitudine di storie che si dispiegano a cavallo di due secoli. La sua vicenda si intreccia con quella dei maggiori protagonisti del Seicento attraversando luoghi e memorie differenti. Giovanna fu un'illegittima di sangue reale - nacque a Napoli all'indomani della battaglia di Lepanto, la grande vittoria della monarchia contro il Turco - che portava il nome di suo padre, Giovanni d'Austria, figlio illegittimo dell'imperatore Carlo V. Fu allevata da principessa ma all'interno di una complicata geografia di luoghi: prima all'Aquila e dopo nel monastero napoletano di Santa Chiara, simbolo di un destino che Giovanna rifiutò fermamente allo scopo di affermare il proprio status di principessa di casa d'Austria. Fu tale capacità di autodeterminazione a farle guadagnare la possibilità di una vita diversa. Giunse così in Sicilia per sposare un membro dell'aristocrazia dell'isola, dove creò una delle corti più apprezzate per le magnifiche imprese culturali. Ma dopo poco più di vent'anni, complice il destino avverso, ritornò definitivamente all'ombra del Vesuvio, divenendo punto di congiunzione di tante storie e di molte traiettorie ideali che congiunsero Napoli alla Sicilia, e la Sicilia a Madrid. -
L'invenzione della Repubblica. Storia e politica a Firenze (XV-XVI secolo)
I saggi raccolti in questo volume analizzano l’intreccio tra scrittura della storia e discorso politico a Firenze tra Quattro e Cinquecento, conseguente alla rifondazione retorica del sapere promossa dall’Umanesimo. Solo concependo la storiografia come una pratica autoriale – che non si limita a raccogliere dati, ma li seleziona e li interpreta – fu possibile riorganizzare le forme di razionalizzazione e legittimazione della vita civile su basi storiche. Le origini romane della repubblica fiorentina diventarono così il punto di appoggio per strategie molteplici di intervento nel presente politico di Firenze, riletto analogicamente alla luce del passato di Roma. Il percorso proposto, che parte da Leonardo Bruni per arrivare al definitivo tramonto delle sperimentazioni repubblicane con l’avvento del Granducato, mostra efficacemente come l’idea che il sapere politico fosse indissociabile da quello storico consentisse di veicolare allo stesso tempo elementi di continuità e discontinuità nelle forme di autorappresentazione (e autopromozione) delle istituzioni fiorentine. Continuità nel riuso delle fonti come elemento strutturante della riflessione politica; discontinuità nei movimenti sul canone degli Antichi per dar conto di movimenti della vita istituzionale, delle crisi e dei mutamenti di stato che caratterizzarono la parabola repubblicana di Firenze. Ne emerge un quadro di grande stabilità nell’intendere le antiche historiae come linguaggio eminente della politica. Anche di fronte alle svolte e alle fratture con cui dovette fare i conti la generazione di autori che si trovò a scrivere le storie fiorentine negli anni delle guerre d’Italia (da Rucellai a Nardi, passando per i più celebri Machiavelli e Guicciardini) è possibile registrare una sostanziale tenuta metodologica, ancora ben visibile nella tradizione tardo-rinascimentale, tipicamente fiorentina e toscana, del tacitismo politico. -
Nuova edizione commentata delle opere di Dante. Con Bibliografia citata in forma abbreviata (anticipazione provvisoria dal tomo IV).. Vol. 6/1: La Divina Commedia. Inferno
Avvicinandosi alla conclusione, dopo i 9 tomi già pubblicati, la NECOD dà inizio alla pubblicazione del volume più atteso: il VI, riservato a La Divina Commedia, che è l'unico di un'opera unitaria articolato in più tomi, resi necessari dall'ampiezza e dalla complessità dell'opera stessa; per cui sono statiti previstiti 3 tomi distinti, riservatiti ciascuno per intero a una cantica ‒ Inferno, Purgatorio, Paradiso ‒, e un quarto tomo, in 2 partiti, per tutti i cosiddetti ""paratesti"""": Introduzione, Bibliografia generale, Nota al testo e Apparato delle varianti, Disegno della Divina Commedia, Indici vari, Dizionario della Divina Commedia. Esce ora il primo tomo, l'edizione integrale dell'Inferno, di cui nel settembre 2021, imposta dalla necessità di far coincidere l'annuncio con la data attesa del Settecentenario dantesco: 13-14 settembre 2021, è stata anticipata una """"Edizione esemplare"""". I tomi successivi ‒ Purgatorio e Paradiso, in avanzata preparazione ‒, sono previstiti in uscita a 12/18 mesi l'uno dall'altro. Seguirà poi il quarto tomo con tutti i """"paratesti"""" sopra indicatiti, che nel loro complesso offriranno un'edizione de La Divina Commedia quale per ampiezza di documentazione, novità testuale e di interpretazione, non meno che la ricchezza e la varietà degli strumenti di ricerca e interpretazione del testo, non ha precedenti nei 700 anni di storia della critica dantesca: e sarà un ausilio prezioso imprescindibile in ogni futura ricerca sul poema di Dante."" -
Caligola
Il giovane Gaio Giulio Cesare Germanico, meglio conosciuto come Caligola, ha avuto un breve regno come imperatore di Roma, poco meno di quattro anni, ma è passato alla Storia come un tiranno pazzo e crudele. La figura di Caligola è una di quelle tra gli imperatori romani che maggiormente sopravvivono ancor oggi, anche perché il suo principato fu da sempre percepito come una vera e propria parabola dell'abuso di potere e della tirannia senza freni e limiti. Sulla scia della storiografia degli ultimi anni, che mette in discussione il ritratto parossisticamente negativo di Caligola trasmesso dagli autori antichi, questo volume delinea la sua complessa personalità, affrancando – almeno in parte – l'immagine di un principe ritenuto folle, cercando di individuare un disegno politico coerente nei quasi quattro anni del suo principato. Caligola, pur non essendo pazzo, stando al racconto delle fonti, presenta il profilo di uno psicopatico nel senso clinico del termine: egli era a tal punto preso dal senso della propria preminenza da non sentire alcuna responsabilità morale e nessun freno. Questa cieca furia era probabilmente il risultato delle tragiche esperienze vissute nella prima giovinezza e del brusco passaggio da un anonimato trascorso in una sorta di carcere dorato alla corte di Tiberio a quello di princeps dell'Impero romano, con un potere pressoché illimitato, che nel breve volgere di pochi mesi lo portò a una visione del mondo totalmente egocentrica. Il principato di Caligola rappresentò la palese dimostrazione che l'assetto istituzionale creato da Augusto rischiava di degenerare in potere assolutistico dinnanzi ad un princeps dalle tendenze dispotiche. -
Le impronte del socco. Saggio sul teatro comico di Alfieri
Sul finire dell'Epoca Terza della Vita, Vittorio Alfieri scrive di aver fatto il suo « burlesco ingresso in Parnasso col socco e coturno ad un tempo ». Erano state infatti una tragedia e una commedia a essa legata, rispettivamente l'Antonio e Cleopatra e I poeti, a sancire l'inizio di una parabola che avrebbe portato alla stesura di alcune delle maggiori tragedie della tradizione letteraria italiana come di una serie di trattati di rilevanza europea. Al genere commedia, però, Alfieri sarebbe tornato solo in tarda età, portando a parziale compimento un progetto a lungo ponderato di sei Commedie, dissacranti nei riguardi delle manifestazioni del potere (L'Uno, I Pochi, I Troppi) come della decadenza morale e dei costumi (La Finestrina, Il Divorzio) e non di meno ancora capaci di proposte costruttive sui piani dell'etica e della politica (L'Antidoto). Ma che cosa rappresenta, all'interno del sistema letterario alfieriano, il nuovo approdo alla commedia? E quali sono le sue caratteristiche? Questo libro intende seguire le orme che Alfieri lascia col suo socco, la calzatura propria degli antichi attori comici, offrendo una sintesi interpretativa di queste ultime frecce scagliate contro gli inediti, grotteschi volti della tirannide: pertanto, il lavoro traccia un profilo storico e ideologico delle sei Commedie, analizzandone le specifiche formali e rilevando i legami che intrattengono con le precedenti esperienze comiche dell'autore. Incrociando intenzioni satiriche, riflessione sul teatro e proposta politica, si percorrono le molteplici vie della commedia alfieriana, considerata non come l'esito mediocre di uno scrittore che ha esaurito l'ispirazione, né lo sfogatoio di un reazionario incattivito, bensí in quanto contributo alla sperimentazione sulle forme del riso di un drammaturgo che critica il suo tempo ma che, guardandosi allo specchio, riesce anche a ironizzare sulle sue contraddizioni e ossessioni. -
Le forme del racconto. Tre percorsi del poema in ottave tra XVI e XVIII secolo
Il presente volume è il risultato di dieci anni di studi sulla tradizione del poema in ottave in Italia. È composto da nove saggi suddivisi in tre percorsi. Il primo si incentra sulla creazione del genere eroicomico da parte di Alessandro Tassoni, con studi sulla Secchia rapita e sull’Oceano. Il secondo affronta tre questioni attraverso l’analisi di altrettanti poemi pubblicati tra XVI e XVII secolo: la traduzione di un’opera di età classica in ottava rima, il racconto odeporico, e il rispetto del verosimile rispettivamente ne La battaglia de i topi e delle rane di Lodovico Dolce, ne La vittoria della Lega di Tommaso Costo e nella Roccella espugnata di Francesco Bracciolini. L’ultimo percorso si occupa della fondazione e dello sviluppo di una tradizione di poemi in ottave in napoletano tra XVII e XVIII secolo, analizzando alcuni casi di studio: tre opere di Giulio Cesare Cortese, la traduzione della Batracomiomachia di Nunziante Pagano e quella della Gerusalemme liberata di Gabriele Fasano. Alcuni temi di ricerca sono toccati in più parti del volume, come i caratteri della poesia eroicomica, le soluzioni approntate per la traduzione di un classico, il rispetto del verosimile, la gestione del modello dell’Odissea nel poema di viaggio. Il trait-d’union trasversale a tutti gli studi è il riuso dei modelli ariostesco e tassiano in poemi distanti tra loro per cronologia, luogo di produzione, intenti, codice linguistico e registro stilistico usati. Il risultato è una sorta di geografia e storia della tradizione minore del genere epico-cavalleresco ed eroicomico italiano, che si muove tra Modena, Roma, Venezia e Napoli, tra gli anni ’70 del Cinquecento e la metà del Settecento. -
La biblioteca manoscritta greca di Achille Stazio
Nel cuore della Roma rinascimentale della seconda metà del Cinquecento si colloca la fase piú matura dell’operato dell’umanista portoghese Achille Stazio (Aquiles Estaço, Vidigueira 1524-Roma 1581). Impegnato nelle attività editoriali e propagandistiche ispirate dai dettami tridentini e in particolare nell’edizione dei testi dei Padri della Chiesa greca, Stazio allestí una delle maggiori biblioteche private romane del tempo, di particolare rilievo per mole e valore intellettuale. L’imponente raccolta libraria di circa duemila titoli tra manoscritti e stampati venne donata in eredità alla neoistituita Congregazione dell’Oratorio di Roma e rappresenta il nucleo fondativo della biblioteca della comunità filippina. All’interno di questa istituzione il lascito staziano finí per confondersi con quelli di altri eruditi e benefattori per passare infine, senza soluzione di continuità, all’attuale Biblioteca Vallicelliana di Roma. In linea con il rinnovato interesse da parte della comunità scientifica verso vari aspetti della poliedrica figura dell’umanista, il lavoro mira alla ricostruzione di una parte della biblioteca di Achille Stazio, ossia quella manoscritta di lingua greca. Muovendo dagli indizi di natura materiale desumibili dai codici vallicelliani, confrontati con i dati reperibili da fonti di natura differente – in primis storica, archivistica e biblioteconomica –, l’indagine si propone come base per ulteriori ricerche dedicate a Stazio e contribuisce, per mezzo del caso di studio del lusitano, a gettar lumi sull’intricato mondo degli eruditi rinascimentali. -
Autoritratto (Poesie 1990-2012)
Pont Neuf: ""E cosa importa si porti vino a un tavolo dove non se ne beve solo lettere scriviamo e malaccorte ma vere come il bere del mattino o nebbia la nebbia che si porta altrove le parole - ma lo fa piano - come a notte la tua mano cioè quel posto dove riposo e amo e solo lettere scriviamo e malaccorte o notte - ma le scriviamo forte cosi a lungo io t'ho aspettata fino al che saremo un'altra cosa o quella semplice che non sappiamo - carezza senza morte - sul Pont Neuf la luce nella neve era rosa""""."" -
Lettere al cuore... La magia del silenzio
Adagiarsi sulla sabbia e osservare le onde; sentirle come pelle attaccata alle ossa, percepirle come le movenze del viso e del corpo. Avere la consapevolezza che oltre la superficie c'è la profondità del mare. Secondo alcune leggende il mare è la dimora di tutti i sogni infranti, delle lacrime versate, dei ricordi. Tuttavia, in questa raccolta di pensieri e meditazioni spirituali, l'autrice si lascia guidare dal moto riflessivo interiore e vuole rintracciare in quei riverberi d'acqua, così come nell'animo umano, la limpidezza dei sogni che si realizzeranno e dei sentimenti più gioiosi. Quando si siede sulla riva, sa che le fluttuazioni superficiali sono solo la pelle di quella immensa distesa azzurra, e che le profondità ne trattengono l'anima, nello stesso modo in cui uno sguardo e un sorriso celano la natura incorporea delle persone vicine. Da li si apre il suo cammino. -
Luna di miele e altri racconti
"Luna di miele e altri racconti"""" è una raccolta di dieci racconti concepiti sin dall'inizio come un corpus """"variatamente omogeneo"""", nel senso che, pur nella difformità degli stili narrativi e delle voci narranti, le storie sono tutte incentrate su un unico tema: la difficoltà di essere all'altezza del proprio ruolo e delle proprie responsabilità. I protagonisti di queste storie sono tutti sui trent'anni, uomini e donne che si trovano ad affrontare le sfide che la vita propone loro ogni giorno. L'autore percepisce la società moderna come un intricato meccanismo che regola l'esistenza degli individui costringendoli al ruolo di entità in bilico, non riuscendo a creare categorie che li racchiudano e inquadrino con sufficiente precisione. I giovani potrebbero essere una risorsa, ma spesso sono costretti ad accontentarsi di situazioni lavorative provvisorie; potrebbero creare nuove famiglie, ma sono ostacolati da ingranaggi di compensi incerti, che vanno conciliati con l'incombere dell'affitto a fine mese. Questi antieroi sono vittime di un precariato che è prima di tutto psicologico, sono addestrati alla fugacità, alla transitorietà; ogni impresa è destinata a una conclusione prossima, a essere sostituita da qualcos'altro e poi da qualcos'altro ancora: vale per il nuovo iPhone così come per una storia d'amore o per un sogno. Ecco quali sono i demoni contro cui i protagonisti si ritrovano a lottare." -
Istanti e secoli
"Istanti e secoli"""" è una raccolta di haiku, elaborati in versi piani, secondo lo schema metrico tradizionale del genere; tuttavia il loro tema non è sempre aderente al consueto oggetto del componimento giapponese, la contemplazione della natura. L'autore, infatti, combina frammenti di esistenza vissuta e registrata ad astrazioni del pensiero, riflessioni e giochi di parole, che sono più vicini ai modelli dell'epigramma, dell'aforisma e della sentenza morale. La mutua contaminazione, tra le """"leggi"""" che regolano la scrittura dell'haiku e la personalità poetica dell'autore, defluisce in una raccolta di figurazioni d'impattante intensità. Il lessico è essenziale e privo di ornamenti superflui, più che volto alle suggestioni sonore e alla musicalità, ed è il risultato di una ricerca di vocaboli di connaturata semplicità e chiarezza." -
Il Gargano sotto i riflettori
Rapporto connaturato e durevole è quello che intercorre tra il Gargano e l'arte cinematografica. La terra garganica è terra di trascendentalismo paesaggistico; sospesa tra arcaico e moderno, reca in sé atomi di universalità fisico-temporale. E questo suo aspetto a farne il set ideale per la rappresentazione di terre ""altre"""": infatti molte sono le possibilità sceniche del promontorio, fino a rappresentare se stesso in film e documentari che ne esaltano l'essenza poliedrica e intrisa di remoti costumi etico-sociali, profumi, sapori. L'autrice raccoglie in quest'opera le fila della trama storico-artistica tra la sua terra d'adozione e la Settima Arte componendo, a seguito di una ricerca appassionata e approfondita, una piccola 'enciclopedia' cinematografica del Gargano: tutte le pellicole realizzate sul promontorio sono qui raccontate da un punto di vista tecnico-formale, ma altresì nella loro accezione simbolica e nell'imprescindibile valore letterario che le permea. Un compendio esaustivo e concettuale, ricco di curiosità, una guida accurata che trascende il mero tecnicismo in favore di un'interpretazione artistica e letteraria del rapporto tra cinema e luogo."" -
L' altra metà del mondo
Venezia, 1628. Jacopo Bon, veneziano originario di Maser, scrive una lunga lettera allo stampatore Francesco Baba. Baba ha appena pubblicato il libro del nobile romano Pietro Della Valle, detto il Pellegrino, che racconta il suo viaggio in Oriente durato dodici anni. Nasce da qui lo spunto per Jacopo a raccontare la sua, di storia, altrettanto avventurosa e appassionante. Arrivato a Venezia al seguito del potente politico Marcantonio Barbaro, se ne innamora subito. La Serenissima, allora all'apice della ricchezza, aveva il fascino delle capitali e le possibilità di aprirsi verso sconfinati orizzonti. Ma Jacopo viene anche travolto dal richiamo irresistibile dell'Oriente: così, parte e dopo un lungo viaggio arriva in Persia. Raggiunge le strade di una capitale altrettanto ricca e potente, Isfahan, ci mostra la cultura orientale in tutta la sua grandiosità, con uno sguardo particolare all'architettura, ai materiali e alle forme nei quali la società si muove secondo le proprie usanze e tradizioni, all'arte secolare della decorazione. E in questo racconto all'interno di un altro racconto, attraverso lo sguardo appassionato di Jacopo Bon (che coincide con quello di Carlo Nardi), vengono svelate le mille anime delle due città, di due culture differenti messe a confronto attraverso ciò che solo il viaggiare può suscitare, quel viaggiare che ""è entusiasmo, è scoramento, è noia, è ripensamento, è desiderio di altrove, è illuminazione e rivelazione""""."" -
Chi mi ha ucciso?
Diciannove personaggi, uomini e donne, di età e provenienza diverse, si ritrovano in una misteriosa villa settecentesca, situata in un luogo indefinito; sono stati invitati a trascorrervi un breve soggiorno da un chimerico personaggio: ""L'Autore"""". Nessuno di loro è riuscito a rifiutare l'invito, pur non conoscendone il motivo. Ma prima della cena rivelatrice di verità annunciate, in un clima ai confini della realtà, un delitto oscuro sconvolge le esistenze di tutti e provoca drammatici interrogativi. Saranno il maresciallo Luigi Braschi e il suo amico giornalista Giorgio Catanese a condurre le indagini, mentre gli altri personaggi intrecciano trame d'amore e di risentimento: una lotta per la verità, che porta alla consapevolezza dell'inconsistenza e della mancanza di senso di ogni rigida distinzione tra realtà e irrealtà, e in generale tra piani dimensionali diversi (la villa stessa sembra essere una sorta di """"stargate"""" tra universi paralleli)."" -
Umano. Viaggio nella storia dell'uomo tra natura e cultura
"'Io propendo per una inclinazione generale di tutto il genere umano, un desiderio perfetto e insoddisfatto di sempre maggiore potere, che cessa soltanto con la morte.' Dalle parole di Hobbes prende il via l'indagine sull'uomo, il cui obiettivo è l'apertura di una nuova via, attraverso la quale far emergere una conoscenza più profonda dell'essere umano. L'indagine si sviluppa sia sul piano culturale che su quello biologico, essendo due profili attraverso cui è dato conoscere la natura umana, estremamente duttile e versatile. Due proprietà che, pur appartenendo all'insieme degli organismi viventi, sono di estremo dinamismo nell'essere umano e lo caratterizzano nelle sue molteplici proiezioni culturali, dove lo spazio e il tempo assumono valore soggettivo ed il desiderio si confonde con il bisogno; proiezioni delle quali noi siamo parte attiva. L'essere umano è, infatti, in grado di immergere il pensiero nelle molteplici manifestazioni culturali, le quali, in analogia a stanze del medesimo edificio che l'umanità ha costruito, conservano quei beni preziosi acquisiti all'alba della presenza umana sulla Terra."""" (Roberto Compagnucci)" -
L'orrore invisibile
Una densa nebbia di mistero aleggia sulla cittadina di Porto Sant'Elena, nelle Marche. Il paese, a confine tra la solidità della terra ferma e l'inquietante profondità del mare, confine incerto tra realtà e sogno, è scenario di bizzarri accadimenti, orribili alle volte. La fonte di ogni male sembra essere una vecchia casa abbandonata che gli abitanti del luogo chiamano ""casa degli orrori"""" e nella quale hanno vietato l'accesso ai propri figli in maniera categorica. Ma l'età dell'adolescenza è età di trasgressione, così alcuni studenti del Liceo Lovecraft, violano il divieto e la scuola viene trascinata in una spirale di macabri e inspiegabili fatti. Il preside Oscar Addazi e lo psichiatra Augusto De Nardis cercheranno di svelare l'arcano e di riportare l'ordine nel liceo e nelle famiglie di Porto Sant'Elena, ma s'intuisce sin dai primi tentativi che la missione non è per nulla agevole; persino la più illuminata delle menti rischia di offuscarsi nella lotta contro l'ignoto. Un racconto romanzato che rasenta il grottesco, un thriller che valica i limiti del genere letterario cui appartiene: l'autore lambisce l'intera storia con note di sarcasmo, spesso volutamente sfacciato, e scene di assurda ironia, che conferiscono alla narrazione un carattere tragicomico e di critica socio-culturale."" -
Vero nella notte
Titolare di una piccola libreria indipendente, avviata dopo un lungo e deludente percorso lavorativo compiuto nell'ambito di varie imprese, Luca Grimaldi combatte da molti anni la sua battaglia per la sopravvivenza in un settore notoriamente difficile, ma in cui è sempre riuscito a destreggiarsi con discreta fortuna. A mettere in crisi il sistema che ha con grande fatica costruito, un sensibile incremento dei costi di locazione; e il timore di vedere vanificati gli sforzi di tanti anni di lavoro lo induce ad associare alla sua attività un'altra persona, che in cambio di un decisivo contributo economico ne stravolgerà però la fisionomia, generando in lui amarezza e frustrazione. In questo complesso scenario, durante un breve soggiorno al mare con la giovane fidanzata Laura, Luca Grimaldi si renderà protagonista di un evento destinato a cambiare per sempre la sua vita. Entrato casualmente in contatto con un importante personaggio della finanza internazionale, verrà proiettato in un mondo lontanissimo da quello in cui ha sempre vissuto. In quel contesto, per molti versi allettante, ma che non collima con il suo modo d'essere, Luca si troverà coinvolto in una situazione dominata da ingentissimi interessi e in cui il pericolo è in agguato. Ne uscirà duramente provato; ad attenderlo, nuovi tormenti e insicurezze.