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La villa di Papacqua a Soriano nel Cimino. Gli Otia dei Madruzzo, Altemps, Albani, Chigi
La villa di Papacqua, luogo di delizie e di rigenerazione spirituale, è costruita nel 1561 su commissione del cardinale Cristoforo Madruzzo a Soriano nel Cimino; abitata poi dagli Altemps, è arricchita nel Settecento dal cardinale Annibale Albani, con un nuovo raffinato ""romitorio"""". Dopo i Chigi, nel 2005 la villa diviene proprietà del Comune di Soriano, che ne ha avviato il recupero."" -
Il mestiere di scrivere. Una scorribanda tra gli articoli di Tusciaweb
"Gli articoli più belli sono quelli che non abbiamo scritto... Eh sì, il lavoro sincopato di una redazione, che a tratti sono diventate due, ci ha spinto a scrivere il meno possibile. E non solo perché eravamo come il busy beaver, il castoro indaffarato della teoria della computabilità, ma anche per un certo rispetto dei lettori. Chi se ne frega di cosa pensano il direttore e il suo gruppo del mondo. Siamo abituati a dare un servizio fatto di notizie, di informazioni, di bit. E qualsiasi deroga deve essere più che giustificata. Per questa ragione, negli anni, gli articoli son radi. In ogni caso abbiamo ritenuto utile fare una scorribanda tra questi scritti e raccoglierli.""""" -
Eredità etrusca. Intorno al singolare caso della tomba monumentale di Grotte Scalina (Viterbo)
Riscoperta nel 1998, la tomba rupestre di Grotte Scalina è una delle più sfarzose tombe etrusche di età ellenistica oggi conosciute. Fatta costruire intorno al 320 a.C. da una facoltosa famiglia tarquiniese, la sua architettura sembra ispirarsi ai monumentali palazzi macedoni di Vergina e di Pella. La sua ampia sala di banchetto funebre è un unicum nel mondo mediterraneo coevo. Le due camere funerarie furono concepite secondo i principi rituali della cosmologia etrusca e furono adoperate fino al II secolo a.C. Dopo un periodo di abbandono, nell'alto Medioevo il sito sembra essere stato rioccupato da eremiti, poi verso la metà del XVI secolo la finta porta e la scala monumentale della tomba attirarono l'attenzione per la loro somiglianza con la Porta Santa e la Scala Santa del Giubileo romano. Ripulita, la tomba fu per circa tre secoli frequentata dai pellegrini che transitavano lungo la via Francigena. Questo volume offre i primi dati di sintesi degli scavi su questo eccezionale monumento, ed esplora diversi episodi di rivisitazione, dal Medioevo all'età moderna, dei luoghi etruschi negli attuali Lazio e Toscana attraverso il racconto di archeologi, storici e storici dell'arte. -
Le uve della Tuscia. Storia, arte, coltivazione
Il volume accoglie gli interventi di un incontro di Studi, organizzato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l'Agricoltura e le Foreste, la Natura e l'Energia (DAFNE) insieme all'ex Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali (DISBEC) dell'Università della Tuscia, Viterbo, e la collaborazione dell'Azienda Agraria dell'Ateneo, che si è svolto nella sede del Museo della Città e del Territorio di Vetralla il 26 ottobre 2013. Con questa giornata, dal titolo ""Viti/cultura. Viti/coltura. Le uve della Tuscia. Storia, Arte, Coltivazione"""", si è voluto creare un momento di confronto e conoscenza su un tema estremamente attuale che vede la competenza di due aree, l'umanistica e la scientifica, ben rappresentate nel nostro Ateneo e che spesso si trovano a collaborare su tematiche comuni."" -
Il borgo di Monterano. Caratteri identitari e prospettive di valorizzazione. Atti dell'incontro (Casale Monterano, 29 ottobre 2017)
Il volume raccoglie gli atti dell'incontro di studi svoltosi a Canale Monterano il 29 ottobre 2017 e la riproduzione dei pannelli esposti nella mostra ""L'antica Monterano"""". Dati conoscitivi e prospettive di ricerca: alcune idee di progetto, occasione nella quale Università, amministrazione comunale e studiosi si sono confrontati sulla realtà del borgo di Monterano, rilevandone i caratteri identitari e le valenze storiche, architettoniche e paesaggistiche. Ne emerge un quadro articolato e complesso, sintetizzato nei contributi qui presentati, che nell'osservare la realtà dei luoghi sotto diversificate angolature rivelano il sotteso strutturale e il portato dei valori di un luogo 'significato' e 'significante' e aprono altresì al tema della tutela, del recupero e della valorizzazione del sito."" -
I cicli pittorici di palazzo Mariotti-Franciosoni. Studi inediti e aggiornate considerazioni
La pubblicazione sui cicli pittorici di Palazzo Mariotti-Franciosoni, è il frutto del lavoro svolto dall'autore su uno dei monumenti meno conosciuti della città di Vetralla, un patrimonio da valorizzare, conservare e tutelare. -
La gloria e l'oblio. Pietro Canonica a Vetralla
Pietro Canonica (1869-1959) scultore, pittore, musico, compositore, uno dei più grandi artisti nel panorama internazionale del primo Novecento, ha soggiornato per molti anni a Vetralla, facendo della cittadina della Tuscia un luogo di riposo e di ispirazione. A Vetralla Canonica impianta uno studio e una fonderia dove realizza alcune importanti sculture in bronzo e splenditi dipinti che ritraggono il paesaggio. Il libro, mediante testimonianze e documenti inediti, riporta i tratti salienti della vita di Canonica a Vetralla sospesa fra momenti di gloria e periodi di oblio e ha la finalità di rivalutare la figura e valorizzare la presenza dell'artista a Vetralla. Con scritto di Stefania Fieno. Presentazione di Bianca Maria Santese. -
Il cane nero e altri racconti
Lo sguardo di un cane segue insistentemente il protagonista del primo racconto. Perché? Chi è questo cane? Infondati sospetti perseguitano Elisabetta, vittima ignara di un supplizio basato sul pretesto. E poi c'è una guardia carceraria che accompagna il condannato a morte durante le ore che lo separano dal patibolo. C'è l'ostinata impulsività che rincorre il brigante impegnato in continue, rocambolesche fughe... Il lettore noterà come, in ogni racconto, situazioni circostanziali o psicologiche corrono parallele ai personaggi, sul filo di una surreale inquietudine. Fino all'ultima storia, nella quale il senso dell'ironia non riesce proprio ad abbandonare un uomo colto da infarto. Umorismo che contribuirà a salvarlo: segno forse che l'autore, nonostante l'attitudine drammatica dei racconti che scrive, è in fondo un inguaribile ottimista. -
Primula Campomaggiore. Un'artista della Tuscia felice
«Primula ci racconta la terra in cui è nata e vissuta, ce la racconta con il suo paziente pennello e con infinita gioia come fosse la prima volta che la vede, come un trionfo di colori e luce simile a quello della Genesi, e così ce la mostra. Ma il paesaggio prediletto è anche immaginato come ""la favolosa terra"""" di cui scrive Esiodo»."" -
Rischia tutto dappertutto. Vol. 1
RischiaTuttoDappertutto: nome di battaglia di Dani Larsen, investigatore del paranormale. Insieme ai suoi amici affronta ogni tipo di avversario: uomini dai poteri straordinari e scienziati pazzi, alieni e mutanti. Attraverso le parole degli extraterrestri e dell'Ultimo Templare, passando per la Thule e i galassiani deviati, il nostro eroe scoprirà tutti i segreti dell'umanità: siamo creature serve degli Illuminati, alieni ostili giunti dallo spazio siderale. Questa è L'epopea di RischiaTuttoDappertutto e i suoi fantastici pards. -
Rischia tutto dappertutto. Vol. 2
RischiaTuttoDappertutto: nome di battaglia di Dani Larsen, investigatore del paranormale. Insieme ai suoi amici affronta ogni tipo di avversario: uomini dai poteri straordinari e scienziati pazzi, alieni e mutanti. Attraverso le parole degli extraterrestri e dell'Ultimo Templare, passando per la Thule e i galassiani deviati, il nostro eroe scoprirà tutti i segreti dell'umanità: siamo creature serve degli Illuminati, alieni ostili giunti dallo spazio siderale. Questa è L'epopea di RischiaTuttoDappertutto e i suoi fantastici pards. -
Lasciate in pace la mia terra. Vita e racconti di Nazzareno Battaglini
Il destino di Nazzareno Battaglini sembra essere inscritto nel suo nome. Nazzareno è un po' profeta, un po' guerriero. Del primo ha la capacità di persuasione, l'abilità nel comunicare, di prefigurare scenari, di lanciare ammonizioni e avvertimenti. Ma anche di indicare la strada della possibile salvezza. Del secondo il coraggio e l'indomita energia che mette al servizio del raggiungimento del proprio obiettivo. Che è quello di innescare una rivoluzione, detto senza mezzi termini. Riscattare l'agricoltura dai processi di natura industriale. Liberarla dalla chimica. Creare una coscienza diffusa in merito all'importanza e alla fragilità del suolo agricolo. Ripristinare il senso e il valore del rispetto della stagionalità. Educare a consumi consapevoli e responsabili. Argomenti che trovano in Nazzareno un fiero interprete e alfiere, e che da anni sono al centro dell'azione e delle politiche tanto di singoli attivisti quanto di movimenti capaci di orientare l'opinione pubblica, di plasmare stili di vita e di incidere, in qualche maniera e misura, sulle politiche di settore. -
Poesie in dialetto viterbese e in lingua italiana
Questo libro raccoglie l'intera produzione mecariniana in dialetto e in lingua italiana. La riproposizione delle poesie di Edilio Mecarini vuole contribuire al rinvigorimento e alla valorizzazione linguistica di un più alto sentimento - orgoglioso e cordiale al tempo stesso - di appartenenza all'identità linguistica viterbese e quindi di dignità civica. Mecarini incarna il profilo dell'artigiano-narratore, dell'uomo di consiglio, di colui che molto ha ascoltato e quelle stesse storie sa raccontare, sa convocare al momento giusto, sa far ""venire a cadenza"""". Come ogni bravo artigiano, egli la sa lunga e la sa raccontare. Luogo privilegiato di questo andirivieni di storie è la bottega. Che per Mecarini è la """"barbiereria"""", per riprendere il termine impegnato da Ostelvio Celestini, decano oggi della poesia dialettale viterbese e al tempo suo discepolo."" -
Vedute di Corchiano. François Marius Granet, Maximilien De Meuron, Ernst Fries e gli altri
Questo volume nasce da una scoperta casuale di un'opera di François Marius Granet, pittore francese del XIX secolo, intitolata Vue d'une rue de Corchiano près de Civita Castellana, conservata presso il museo del Louvre di Parigi, Dipartimento Arti Grafiche1. Nel quadro riconoscevo immediatamente uno scorcio del mio paese natale, Corchiano, denominato come Porta Vecchia. Da questa immagine nasceva il viaggio alla scoperta di Granet, un artista che mi avrebbe letteralmente stregato con la sua vita, le sue opere e l'intuizione che l'antico borgo viterbese potesse essere una meta conosciuta durante il Grand Tour. -
Maschere letali e altri racconti
Due uomini uccisi in circostanze analoghe scuotono l'entroterra della Sardegna. L'assassino sfigura le sue vittime lasciando sul volto delle riproduzioni di Mamuthones, la maschera tradizionale più diffusa sull'isola. Guidati dal maresciallo Gavino Melis, i carabinieri di Santa Maria de Forraxi non riescono a individuare quale mente si cela dietro quelle macabre esecuzioni. Il coraggioso comandante e i suoi uomini dovranno districarsi tra antichi rituali, codici d'onore e false piste per giungere alla risoluzione dell'enigma. Tutto ciò basterà per incastrare il misterioso killer? -
Le ricette di nonna Angelina
Le cento ricette di nonna Angelina appartengono alla civiltà contadina. Molte sono ancora in uso nella Tuscia, ma qualcuna, temo, è a rischio di estinzione. Per questo ho deciso di raccoglierle e diffonderle, perché non le dimentichi la gente di Vignanello e perché gli altri possano apprezzarne i pregi, tra i quali spicca il profumo del finocchio selvatico. Ho arricchito la raccolta con le ricette di altre ""nonne"""", che offrono interessanti varianti ai piatti della tradizione. Infine, ho annotato alcune proposte innovative di giovani cuochi di Vignanello, i quali, pur fedeli alla """"vecchia"""" cucina e attenti alla valorizzazione dei prodotti del territorio, sono impegnati nella ricerca di nuove vie di espressione gastronomica: un dolce stil novo."" -
Ostelvio Celestini. La léngua vitorbese
Era, questo dedicato alla poesia dialettale di Ostelvio Celestini (1934-2020), un libro necessario: perché di una tradizione il cui solco fu originariamente delineato (erano gli anni '30) da Enrico Canevari e poi a seguire - a partire dagli anni '60-'70, in un'Italia che freneticamente andava cambiando volto, smemorandosi delle proprie radici storico-culturali - da Emilio Maggini ed Edilio Mecarini (ciascuno dei tre dedicatario di una delle edizioni del concorso a premi La léngua vitorbese), Ostelvio ha rappresentato il naturale sviluppo e affinamento in termini di autocoscienza del fare e del pensare la poesia dialettale -
Aspetti linguistici delle varietà della Tuscia viterbese: sincronia e diacronia
Il volume descrive, attraverso l'analisi diacronica e sincronica di alcuni fenomeni linguistici, le varietà della Tuscia viterbese, difficili da inquadrare all'interno del quadro dialettologico italiano. Lo stretto legame con la Toscana, l'Umbria e Roma ha reso queste varietà dei sistemi linguistici inclini al mutamento linguistico, nei quali però persistono tratti originali e caratterizzanti. Nella parte relativa alla fonologia, l'analisi diacronica del fenomeno tipicamente fiorentino dell'anafonesi diventa una chiave per comprendere come si sono collocate nel tempo le varietà in questione. La parte dedicata al lessico si divide in due sezioni: una dedicata all'analisi delle parole riguardanti l'anatomia umana, del loro rapporto con le varietà linguistiche circostanti e con l'italiano. La seconda parte approfondisce quattro lessemi caratteristici della Tuscia (cotozzo 'nuca', cipiccia 'cispa', omicione 'umbelico', succica 'ascella') soffermandosi sulle varianti, le attestazioni antiche, la storia, la distribuzione geografica e l'etimologia. -
Quattro ragazzi. Storie di altri tempi
Due vicende parallele che prendono l'avvio dal particolare momento storico italiano rappresentato dagli anni Settanta del '900, e che finiranno con l'intrecciarsi. Gli attori sono due giovani poliziotti e due rivoluzionari, anch'essi anagraficamente ragazzi ma già gravati da enormi pesi esistenziali, a causa delle loro scelte estreme. Ernesto e Maurizio, Sergio e Gianfranco: tutti e quattro coinvolti nella fase crescente della violenza in Italia che tocca il suo apice negli anni Ottanta. Espressioni realistiche e sincere di una società che si manifesta in stretta alternanza dialettica, tra la voglia di miglioramento e riscatto di giovani provenienti da classi sociali considerate subalterne e, dall'altra parte, un idealismo esasperato che conduce alla presunzione ontologica, alla dannazione della crudeltà e del dolore. Ma Storelli non giudica, perché arrogarsi il diritto di esprimere giudizi equivarrebbe a giudicare la storia stessa: un'operazione di per sé antistorica, un tranello nel quale l'autore non cade, in quanto ogni uomo è in un modo o in un altro, figlio del proprio tempo. Pur essendo infatti molto al dentro dei fatti narrati, per aver vissuto in prima persona quegli anni caldi in qualità di Ispettore di Polizia, egli non indulge in convenzionalismi autobiografici, ma invece conduce tenacemente, fino al suo epilogo, una narrazione lucida, minimale e non moralistica, che nella sua essenzialità lascia una traccia nella coscienza del lettore. -
A noi vecchi non faranno niente. Dal diario di Giuseppina Piperno Grego
«Nell'imminenza dei suoi 73 anni Giuseppina Piperno sente il bisogno e avverte la necessità di consegnare ai suoi figli il racconto della propria vita, del trauma vissuto nella persecuzione e il 16 ottobre 1943 in una maniera diversa rispetto a quanto aveva loro sempre narrato negli anni precedenti. Non si tratta solo della circostanza di non avvertirli dell'esistenza di queste pagine, rinvenute dopo la sua morte, e della decisione di lasciarle loro dopo la propria scomparsa. Ma anche e soprattutto del fatto che esse nascono dalla nuova consapevolezza e sensazione di libertà della loro autrice. Una conquista, come lei stessa la definisce, che permette di esprimere fino in fondo (con le parole, lo stile e le scelte grafiche allo stesso tempo personali e tipiche di un diario) i sentimenti e le emozioni vissute, rivissute e continuamente presenti per lasciarne il ricordo anzitutto alle persone da lei generate.» (Tommaso Dell'Era)