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Tracce. Pagine di filosofia Interculturale
Le azioni umane non vanno derise, né compiante, né detestate, ma vanno solo e piuttosto comprese: le celebri parole di Baruch Spinoza invitano all'intelligere come passione autentica della ragione. Esse riprendono forza entro una configurazione storica nella quale, a fronte della crisi acclarata del progetto della modernità - eurocentrico, tecnocratico, colonialista - e delle pulsioni telluriche che scuotono l'arcipelago della globalità, la necessità di una misura razionale si fa necessità di sopravvivenza. Dell'altro che viene imperiosamente avanti, dei nuovi asiacentrismi, del tumulto africano, delle ondate migratorie, le società occidentali poco sanno e molto temono: fino a tentare esportazioni improvvide della sua creatura più preziosa e irrinunciabile, la democrazia, che hanno finito per alimentare i fuochi speculari e minacciosi - e altrettanto tragicamente equivoci - dell'occidentalismo. D'altro lato, la chiusura a riccio nei bastioni illusori delle identità è il segno più manifesto della possibile, lungo questa via retriva, decadenza europea. A fronte di queste dismisure, altro non rimane che la fatica diuturna e sorvegliata della mediazione. L'importanza della mediazione linguistica e interculturale cresce a misura dei tanti generi di frontiera che, paradossalmente, l'era globale moltiplica vorticosamente. L'incontro o, purtroppo, lo scontro costituiscono già e comunque una condizione nuova, in cui identità e alterità si ridefiniscono, in cui il possesso si riformula il più delle volte in arroccamento, chiusura indifferente, rivendicazione polemica. A questo impulso alla chiusura che, si badi, non è affatto tendenza di cui l'Europa ha l'esclusiva, ma è anch'essa dura esperienza globale, la mediazione non può però rispondere in forma di negoziato acritico. Se la mediazione è un intelligere civile, non può prescindere da un orizzonte di valori e di questioni che definiscono un terreno comune, di portata tendenzialmente universale, di congenita plasticità: è il terreno dei diritti civili, dei diritti linguistici, del diritto all'istruzione, dell'educazione alla diversità, dell'alfabetizzazione culturale reciproca, della tolleranza, della giustizia distributiva; è il terreno delle grandi questioni comuni, dell'ecologia politica, del dominio del capitale finanziario, della sperequazione nella disponibilità delle risorse, del welfare. In tempi di quella che un filosofo camerunense ha chiamato ""politique de l'inimitié"""", la vite e l'olmo, simbolo classico dell'amicizia, sono le piante che in questo terreno vorremmo far crescere."" -
Treny. Treni lamenti
«Con Treny di Jan Kochanowski (1530-1584) il Rinascimento polacco e tutta la poesia slava pre-moderna conseguono il loro capolavoro. In un breve ciclo di 19 componimenti elegiaci di vario metro e misura è racchiuso un universo di pensiero, tutta la crisi dell'uomo rinascimentale che - posto di fronte al male e al dolore assoluti per la morte di una bambina men che treenne - tenta una ricostruzione della perduta armonia del mondo, e della propria stessa identità, dignità e integrità umana e paterna. E nel 'sogno', cioè nella poesia, ci riesce» (dall'Introduzione di Luigi Marinelli). In questa edizione, oltre al testo originale in polacco, si può leggere la traduzione dei Treny rimasta fin qui inedita, a opera di Umberto Norsa, della quale viene pubblicata in appendice anche la scansione del manoscritto, e viene riproposta anche la versione di Enrico Damiani, già pubblicata nel 1926 e, in una ""nuova edizione ampliata e riveduta"""", da I.p.E.O. nel 1930. Completa il volume un ricco apparato di note utile, assieme alla doppia introduzione di Luigi Marinelli, per la migliore collocazione del capolavoro kochanowskiano nel contesto del Rinascimento europeo e della traduzione di poesia."" -
La malattia per la morte
Nella Malattia per la morte Kierkegaard, con lo pseudonimo di Anti-Climacus, espone la storia dell'esperienza che la coscienza compie, in una successione di figure in cui questa si trova alle prese con negazioni sempre più intense di sé, nelle quali viene a manifestarsi, nei loro gradi massimi, il consapevole perseguimento di una distruzione di sé in ciò che essa è in quanto posta da Dio, il quale costituisce il fondamento dell'io. L'opera è divisa in due parti: nella prima parte si afferma che l'uomo è mortalmente malato, e che tale malattia, la quale spinge l'io a volersi comprendere prescindendo dalla sua relazione con Dio, è disperazione. Nella seconda, si afferma che la disperazione è peccato quando l'io persiste nella sua condizione di disperazione pur possedendo l'idea di Dio - vale a dire, quando l'io è determinato a volersi disfare della sua relazione costitutiva con Dio, che è il fondamento dell'io, nonostante sia a conoscenza della salvezza offerta da Dio all'uomo. La disperazione e il peccato risultano così una negazione e una distruzione impotenti di sé: poiché per esse è impossibile compiere ciò che vogliono, ossia distruggere l'io in ciò che questo è in quanto posto da Dio. Il testo è accompagnato da un ampio commento di Massimiliano Bavieri. -
Crisi della democrazia e democrazie in crisi in Grecia e a Roma. Per il 550° anniversario della nascita di Niccolò Machiavelli
Nel 550° anniversario della nascita di Niccolò Machiavelli, Giuseppe Mariotta ha organizzato un incontro di antichisti. L’antichità classica, infatti, è punto di riferimento costante e imprescindibile della visione storica e politica dell’autore rinascimentale. Se enorme è il debito della cultura moderna nei confronti del Segretario fiorentino, altrettanto rilevante è il debito di quest’ultimo nei confronti degli scrittori latini e greci, senza l’apporto dei quali certamente non avrebbero mai visto la luce i suoi capolavori. Considerando la peculiare connessione che Machiavelli stabilisce tra lotte civili, idea di libertà e istituzioni repubblicane, si è pensato di discutere della crisi della democrazia nel mondo antico, tematica attuale che invita a ripensare il presente, meditando sugli squilibri, le difficoltà e le tensioni che pervadono le democrazie odierne. Nel volume si riportano i contributi di Giorgio Bonamente, Umberto Bultrighini, Elisabetta Dimauro, Augusto Guida, Salvo Micciché, Rosalba Panvini, Giovanni Salanitro, Anna Maria Seminara, Mario Tropea. Giuseppe Mariotta ha scritto la Prefazione. -
«Per lo fine di maravigliare». Le espressioni della poesia nella poetica di Francesco Patrizi
«Per lo fine di maravigliare» è, per Patrizi, il fine universale di ogni poesia e il compito fondamentale del poeta che con la sua straordinaria capacità creativa riesce a operare meraviglie e a far maravigliare, giacché il far maravigliare, lo stupire, è il vero e proprio fine dell’arte poetica. Il mirabile costituisce l’essenza della poesia e il fine universale intrinseco della stessa poesia. La teorizzazione del tema del mirabile, della maraviglia, del meraviglioso, irriducibile in certi schemi di rigide norme, è a fondamento della proposta patriziana di affrontare in modo nuovo il problema della formulazione di un’arte poetica attraverso l’elaborazione di un nuovo linguaggio poetico. I saggi riuniti nel presente volume riprendono le principali istanze teoriche del discorso che Patrizi, in linea con l’indirizzo neoplatonico che si protrae nel tardo Cinquecento, elabora intorno alla poesia intesa come l’espressione libera e creativa di un ‘furore’ divino che muove il poeta a recepire e a creare il meraviglioso. -
La rosa dei miei deserti. Ediz. italiana e russa
Ponte fra due culture e due vissuti, ma non solo. Perché Ioulia Makarova-Liakh, con la sua raccolta di poesie ""La rosa dei miei deserti"""", è molto altro. Verso dopo verso, con questa pubblicazione l+'autrice ci conduce per mano in un susseguirsi di sentimenti figli delle esperienze, della memoria, della lotta contro le difficoltà grandi e piccole: quelle nate sia dagli scogli del quotidiano che dai grandi eventi storici come la pandemia, la rottura dell'assedio della natia Leningrado, oggi San Pietroburgo, la strage di Odessa... È testimonianza vivente della figlia di un grande paese, che ha trovato una nuova casa in Italia e che porta in sé le radici dell'uno e le foglie dell'altro, come un albero capace di sintetizzare perfettamente le rispettive storie e culture."" -
Dostoevskij e l'eroe solitario
Al centro dell’universo narrativo di Dostoevskij c’è sempre l’uomo, nella sua miseria e nel suo splendore, nella sua unicità e nella sua universalità. L’uomo con i suoi dubbi e le sue convinzioni, le piccolezze e le smisurate passioni, gli affanni e le idee grandiose, le paure e i raptus, i sogni e le fantasticherie. L’uomo e tutta la gamma di interrogativi maledetti – di natura etica, esistenziale, religiosa, sociale, politica – a cui non è possibile trovare una risposta. L’uomo e la sua solitudine. Lo stato d’animo degli eroi solitari è cruciale per lo sviluppo delle opere di cui sono protagonisti. Il primo saggio si sofferma sul solipsismo di questi eroi, sulla loro stravaganza, sulla genesi della solitudine e le strategie di fuga mentale, su conseguenze estreme come lo sdoppiamento dell’identità. Traccia un paradigma dello sviluppo del motivo dell’eroe solitario e ne individua il culmine in un’azione dirompente che dovrebbe spezzare le catene della solitudine, ma che quasi sempre non sortisce l’effetto sperato. Il secondo saggio individua nell’Idiota un percorso narrativo di tipo onirico, il terzo analizza il modo in cui Dostoevskij si sottrae alle convenzioni letterarie. -
Dante e il poema dell'acqua
Con Dante e il poema dell'acqua Giampiero Marano aggiunge un nuovo e decisivo tassello a un lungo lavoro di rilettura critica - condotta secondo la fertile quanto inedita prospettiva schiusa dalla philosophia perennis - della storia della letteratura italiana. Questo breve ma denso saggio muove dal presupposto che Dante, in quanto erede dell'antica sapienza mediterranea, sia da annoverare fra i ""maestri di verità"""" di ogni tempo. Del resto, tutta la grande poesia, come quella della Commedia, non essendo riducibile a mera espressione estetica e sentimentale di una soggettività, contiene anche una rivelazione, il dono e la visione di una conoscenza profonda dell'uomo e dell'universo. Le molteplici, metamorfiche configurazioni che il simbolismo dell'acqua viene ad assumere nel poema dantesco vengono qui esplorate con estremo rigore filologico, nulla concedendo a discutibili interpretazioni modernizzanti (di tipo psicanalitico, per esempio). Esse, infatti, tendono a eludere il problema di ricostruire adeguatamente un clima e una temperie spirituale molto lontani dalla nostra mentalità, che sono quelli propri di una civiltà """"tradizionale"""" nel senso guénoniano del termine."" -
Napoli: una lingua fantastica e artisti geniali. Ediz. italiana e russa
Il libro ""Napoli: una lingua fantastica e artisti geniali"""" è una presentazione degli artisti e della cultura napoletana particolarmente originale e interessante. Bella l’idea di presentare Napoli e la sua lingua tramite le interviste di artisti e studiosi napoletani. Pasolini diceva che Napoli è la città meno americanizzata d’Europa, l’ultima tribù d’Italia e aveva ragione: Napoli conserva ancora tradizioni, riti, usanze e sembra non volerle perdere. È affascinante scoprire che in napoletano sono tradotti Shakespeare, l’Achmatova, Poliziano, i classici latini con Gianni Lamagna, Davide Iodice, Rosanna Bazzano e che esiste un vocabolario attentamente curato dal prof. Claudio Pennino. Ho scoperto il grande amore dei napoletani per la cultura russa che fanno dire a Mauro Di Domenico che non si può diventare musicista senza conoscere i musicisti russi o a Rosanna Bazzano che è rimasta affascinata dalla grande forza interiore dell’Achmatova a cui si sente caratterialmente affine e pervasa dalle sue parole e delle sue emozioni come fossero sue stesse e di conseguenza a esprimerle nella mia lingua, una sorta di possessione."" -
Omaggio a Gianni Rodari. Il teatro ragazzi, la città ieri, oggi, domani
Questo volume si caratterizza come un omaggio a Gianni Rodari, con cui, lo studioso che lo ha curato, 46 anni orsono, nel 1975, ha collaborato alla Spezia per la nascita e la realizzazione della fiaba teatrale per bambini “La storia di tutte le storie”. Questa fiaba, rappresentata per la prima volta alla Spezia e ancora oggi in cartellone nei teatri di molte città italiane, è riconosciuta come la miglior opera teatrale per ragazzi prodotta nel nostro Paese. Il volume comprende scritti che spaziano dalla psicologia sociale, dalla psicologia dello sviluppo e dell’educazione, a spartiti musicali antichi mai editati, a una nuova fiaba teatrale rodariana, a filastrocche, a proposte di nuove immagini, di racconti, di giochi, a testimonianze di allora, a ricordi nonché a nuove esperienze didattiche. Venticinque coautori, bambini e adulti con differenti professionalità, affrontano argomenti diversi, con riferimenti sia teorici, sia esperienziali, inerenti l’infanzia, il suo sviluppo, la sua educazione in una città. -
Il culto dei santi e le feste popolari nella Terraferma veneta. L'inchiesta del Senato veneziano (1772-1773)
Fino all'inizio del XX secolo la presenza dei santi nella vita quotidiana delle città e delle campagne era pervasiva e occupava tanto lo spazio spirituale che quello fisico. Le chiese ne conservavano le relique, ne esibivano le effigi pittoriche e scultoree; le loro feste strutturavano il calendario agricolo e scandivano ogni momento della vita personale e collettiva. Ogni collettività aveva nel culto dei santi, uno degli elementi fondanti della propria appartenenza e identità. Di qui il moltiplicarsi delle feste religiose popolari che nella seconda metà del Settecento, nel territorio della Repubblica veneta, erano diventate così numerose da essere pregiudizievoli sia dal punto di vista economico, per la sostanziosa riduzione dei giorni lavorativi, sia dal punto di vista morale e dell'ordine sociale per le pratiche di malcostume connesse alle celebrazioni sfrenate che le accompagnavano. Fu questa la ragione che spinse la Serenissima a elaborare un progetto di drastica riduzione delle feste popolari, attuabile soltanto dopo che esse fossero state scrupolosamente censite a cura degli stessi parroci. Il censimento fu effettuato nel biennio 1772-1773 e produsse la mole di relazioni inviate dai parroci al Senato raccolte in questo volume. Esse danno conto della tipologia, delle origini, dei riti e degli eccessi che accompagnavano queste manifestazioni, fornendo un quadro vivo della religiosità popolare nel territorio della Repubblica, dal Veneto al Friuli, fino a Bergamo e Brescia. -
Scarpe. Dal sandalo antico alla calzatura d'alta moda. Ediz. illustrata
Dal sandalo antico alle impossibili pianelle delle cortigiane del Cinquecento, dallo scarpone militare alle performanti calzature sportive, dai vertiginosi tacchi a spillo del Novecento ai più esclusivi modelli griffati dei nostri giorni. Il libro, scritto da alcuni fra i migliori specialisti di storia della moda e del costume, illustra sia l'evolversi dei modelli delle calzature nelle società occidentali e orientali antiche e moderne, sia il mutare dei significati culturali in funzione del loro uso e dei diversi fruitori, con un'attenzione particolare alle valenze simboliche e psicologiche da sempre connesse alla forma e al colore delle calzature. Un viaggio nell'affascinante universo della scarpa accompagnato da 278 immagini a colori fornite dai maggiori musei del mondo e dalle griffes di moda più famose. -
Schegge di sapienza, frammenti di saggezza, e un po' di follia
"La promessa di questo libro è che la sapiente saggezza, condita con un pizzico di follia, conduce a questa soluzione: si può quasi certamente vivere la vita piacevolmente, librandosi sul mondo della colpa, del sacrificio, del risentimento, della sofferenza, della rabbia e della paura, sospinti dal flusso vitale nel godimento, ad un tempo lieve e intenso, di tutte le cose, di tutti gli incontri, festosamente, custodendo il ritmo, il gioco e il gusto. E venga pure la morte. Il libro è la realizzazione di un modello culturale che si è sempre più affermato nella mia mente, quello di uno scambio, di un dialogo costruttivo e generativo su essenziali problemi sociologici, filosofici e psicoanalitici, insomma su essenziali problemi esistenziali della nostra epoca, sì da pervenire allo sviluppo di nuovi ideali che vadano oltre, che trascendano quelli che sono celebrati nell'attuale società postmodernista e intersoggettivista da me ridefinita società di Gesù bambino, ma anche di quelli che hanno sostenuto la struttura delle società del passato, del matriarcato e del patriarcato. Terminerò con un motto del grande filosofo greco Eraclito, che mi auguro si addica anche al mio libro: """"Entrate, o forestieri, anche qui sono gli Dei!"""". (Dall'introduzione dell'Autore)" -
Il generale
"Perché tirar fuori dall'oblio il generale Mario Roatta? Per la sua modernità di uomo dell'ombra, di militare intessuto di grandi qualità diplomatiche, di uomo che incarnava perfettamente una mistura di duplicità e spietatezza. Demoniaco? Ne sapeva una più del diavolo. E riuscito a farsi dimenticare persino dalla storiografia, un po' come se si fosse nascosto in una delle tante caverne insondabili della storia recente del nostro paese. Le caverne degli anni Trenta e Quaranta, dove gli storici, spesso politicizzati, esitano a penetrare. Preferiscono mandare avanti i giornalisti per poi accusarli di appropriazione indebita. Questo non è un libro di storia, ma per dirla alla francese un récit, storia narrata o parlata. Per definirlo in modo più chiaro: novel. ... Quanti libri sono stati scritti su Roatta? Dei veri libri sulla sua vita? Nessuno. E riuscito a sfuggire a un giudizio anche dopo vicende che avrebbero dovuto inchiodarlo: l'assassinio dei fratelli Rosselli di Giustizia e Libertà, la persecuzione malvagia e ostinata di antifascisti, i sabotaggi e le operazioni a dir poco spregiudicate durante la guerra d'Etiopia e la guerra di Spagna, la sconfitta annunciata e inevitabile di Guadalajara (la prima sconfitta del fascismo), i massacri nello stile moderno della purificazione etnica di partigiani e civili in Croazia nel 1942 perché così esigeva il rigore di un'occupazione militare, il suo cinismo programmato prima e dopo l'8 settembre..."""" (Dalla prefazione di Ulderico Munzi)" -
Il sorriso. Sorrisi di dèi, sorrisi di uomini
Il sorriso vero è l'espressione della gioia, della felicità o del piacere resa manifesta dal distendersi del volto e dalla luminosità dello sguardo, come spiega Christian de Bartillat. Il sorriso quindi può manifestarsi anche a fior di labbra, e comunque esprime sempre un'emozione che si trasferisce da colui che sorride a colui cui il sorriso è diretto. È questo l'oggetto di questo studio: non un libro sul ridere o sulla risata, ma sul sorriso, in tutta la sua ricchezza di espressioni e di valenze, psicologiche e spirituali, umane e divine. E poiché sono gli artisti i più sensibili interpreti dei moti dell'animo da cui originano i sorrisi, il tema è stato sviluppato attraverso un'ampia ricognizione delle immagini di sorrisi prodotti dai maggiori artisti e poeti delle civiltà occidentali e orientali, antiche e moderne: sorrisi sereni e allegri, nostalgici e tristi, spiritosi e ironici, amorosi o amari; e talora beffardi, sarcastici, sprezzanti, dissimulati, lascivi e diabolici. Un libro che è una storia, illustrata con 47 tavole a colori e 13 in bianco e nero, e un'antologia capace di far comprendere le mille sfumature del sorriso. Nell'intenzione dell'autore inoltre il libro risponde anche alla finalità terapeutica di giovare alla salute spirituale e fisica dei lettori aiutandoli a recuperare la pratica quotidiana del sorriso. Il penultimo capitolo è dedicato alla risata salutarmente contagiosa degli attori comici e dei clown alla maniera del grande Kinou e di Patch Adams. -
La gloria del mais. E altri scritti sull'alimentazione veneta
La polenta, riscoperta oggi come cibo identitario da gastronomi e cultori della tradizione, fu per molti secoli elemento fondamentale, se non quasi esclusivo, nella dieta delle classi rurali, per cui la storia del mais costituisce un capitolo fondamentale della storia dell'alimentazione e della storia della società. La monografìa di Luigi Messedaglia (1872-1953) sull'origine e la diffusione in Europa e in Italia del granoturco, che costituisce la sezione principale di questo volume, è uno tra gli studi più ampi e fondati prodotti sull'argomento. Un racconto che parte da lontano e percorre più di cinque secoli di storia: dalle prime testimonianze del mais nell'antica America, al suo arrivo nel mondo occidentale portatevi da Cristoforo Colombo, agli esperimenti di coltivazione in Castiglia nel 1498, alla diffusione massiccia in area padana, a partire dalla Bassa veronese e dal Polesine rodigino verso il 1550, fino all'epopea otto-novecentesca della coltivazione e del consumo del granoturco dalla Lombardia alla Sicilia. Il racconto non trascura anche esplorazioni curiose, come quella relativa alla varietà dei nomi, alle omonimie, alle favole e alle fantasticherie sul mais; né indagini di carattere sociale e medico sulle diete alimentari dei contadini legate al consumo di questo e di altri cereali e legumi. -
Manuale
"Manuale può significare, genericamente, Handbucb, repertorio pratico di nozioni, ma anche Lehrbuch o, meglio e con Epitteto e giù sino a Erasmo e a Henry More, Enchiridion, silloge d'ammaestramenti: e sembra rispecchiare un impianto siffatto, il libretto di Corrado, che, apparentemente, dipana un discorso di suggerimenti, consigli, precetti intorno alle pratiche del mondo e dell'arte, e ai comportamenti da adottare in coerenza. Manuale, dunque, come Enchiridion o, invece - o anche - un'altra cosa: un amabile imbroglio di Corrado cui il gusto per il gioco intellettuale non fa certo difetto? L'autore, in realtà, nel dispensare avvisi, lumi, esortazioni, sotterfugi, acciò che nulla sia trascurato che """"possa rendere grande"""" il ventenne immaginario al quale si rivolge e delle cui sorti si fa cura, dipana situazioni, occasioni, contingenze, temperie che, via via, e per trasparenze mobili, avverti essere il racconto frastagliato di un'esperienza già vissuta e, insomma, di una storia di formazione, quella stessa di chi ce lo consegna, laddove la tecnica narrativa risulta sostituita dalla scansione descrittiva di situazioni morali"""". (Dal testo introduttivo di Lionello Puppi)" -
La parte oscura di noi stessi. Una storia dei perversi
Dove comincia la perversione e chi sono i perversi? Il libro risponde a questa domanda combinando l'analisi della nozione di perversione con i ritratti delle figure più emblematiche dei perversi dall'età medievale ai nostri giorni. Nel corso di questa finora sconosciuta storia delle idee e dei comportamenti il lettore si imbatterà quindi in personaggi noti e in alcuni insospettabili: da Gilles de Rais - compagno d'armi di Giovanna d'Arco - il più grande pervertito criminale del Medioevo ai flagellanti; da alcune sante e mistiche famose come Caterina da Siena e Margherita Maria Alacoque al marchese de Sade; da Rudolf Hòss, moralista e massacratore di ebrei, al medico Josef Mengele, stupratore di bambini, esibizionista, voyeur e autore di macabri esperimenti sui prigionieri dei lager nazisti. -
Cara filosofia. Lettere di un giovane filosofo ai grandi maestri
Alexandre Jollien, attraverso una serie di lettere a Severino Boezio, Epicuro, Erasmo da Rotterdam, Spinoza, Schopenhauer, Etty Hillesum, cioè a coloro che l'hanno aiutato a superare l'angoscia dell'handicap e a costruire se stesso, intercalate da altre lettere indirizzate alla Filosofia, alla Follia e alla Morte, racconta il suo itinerario intellettuale e conduce il lettore a riflettere su se stesso e sul rapporto con gli altri e il mondo. -
Ricordanze 1938-1945
"Queste Ricordanze sono un romanzo di formazione. La scena è il 'piccolo mondo antico' di una città che sembra uscita dalle pagine dei due migliori romanzi di Guido Piovene. Vi sono i notabili, i prelati, i gerarchi, gli intellettuali, le dinastie nobiliari e borghesi. Vi è soprattutto il clima del regime, uno sgradevole miscuglio di gelosie, ambizioni, ipocrisie, sotterfugi..."""". (Dalla Presentazione di Sergio Romano)."