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Il resistente. Raffaello Renzacci 1956-2003
Entrato come operaio di linea alla Carrozzeria della Fiat Mirafiori nel '76 e iscrittosi subito alla Fiom, Raffaello Renzacci fu tra i maggiori protagonisti di quella stagione di lotte. Dopo quella che è passata alla storia come ""lotta dei 35 giorni"""" alla Fiat, si trovò nell'elenco dei cassintegrati insieme ad altre migliaia di tute blu. Animatore del coordinamento cassintegrati di Torino, l'azienda mise il veto al suo rientro in fabbrica. La sua vita, finita a soli 47 anni, è rappresentativa ed esemplare di una generazione che ha iniziato la partecipazione politica e sindacale negli anni Settanta, e che poi ha dovuto resistere al riflusso e ai licenziamenti di massa degli anni Ottanta e Novanta, attraversando le vicende politiche di Democrazia proletaria e Rifondazione comunista. Chi ha fatto parte di quella generazione non potrà non trovare nel racconto della vita di Raffaello molti spunti """"autobiografici"""". Raffaello Renzacci (1956-2003), metalmeccanico Fiom e poi dirigente della Cgil, ha collaborato con vari giornali e riviste e ha contribuito con due corposi saggi ai seguenti libri collettanei: """"L'altra faccia della Fiat. I protagonisti raccontano"""", Erre Emme, Bolsena 1990, e """"Cento... e uno anni di Fiat"""", Massari editore, Bolsena 2000."" -
Lavoro vivo
Questo libro nasce da un'idea della Fiom di Bologna. La motivazione che ha ispirato il sindacato metalmeccanico è stata quella di parlare del lavoro attraverso l'immaginazione di dieci autori e autrici di qualità. Dieci racconti che parlano di storie molto diverse tra loro. Spesso si intrecciano e si sovrappongono, come sul tema della sicurezza e delle morti sul lavoro che ricorre come sintomo di una lettura tragica della condizione lavorativa, di ieri e di oggi. Ma emerge in forme originali anche la narrazione del lavoro migrante e la sua presenza pervasiva nell'economia italiana, il ricordo del lavoro di inizio Novecento, con la tragedia che ha dato vita all'8 marzo, il confronto crudo e diretto con la figura simbolica del ""padrone"""", lo spettro dell'amianto, la precarietà come fonte di ricatto. Storie di lavoro e di rabbia, dietro le quali, come in ogni vita reale, fanno capolino sprazzi di solidarietà, cumuli di speranze, storie d'amore che accarezzano personaggi altrimenti atterriti. Dieci racconti che spezzano il silenzio sul lavoro reale, e fanno del """"lavoro vivo"""" il protagonista del libro. Come scrive Bruno Papignani, segretario Fiom di Bologna, nella postfazione: """"Gli autori di questi racconti si sono spesi, hanno prodotto qualcosa di bello e di utile: bello e utile anche per me, quindi; qualcosa che ti arriva addosso violento come un pugno nello stomaco, qualcosa che però, subito dopo, passato il dolore iniziale, si trasforma""""."" -
Nel baratro. I Palestinesi, l'occupazione israeliana, il Muro, il sequestro Arrigoni
La cronaca dei drammi quotidiani in Palestina è il rumore sordo, di fondo, della nostra contemporaneità. Michele Giorgio, con i suoi articoli, rompe quotidianamente il silenzio crescente intorno ad un popolo costretto a vivere da decenni sotto occupazione. Un'accurata selezione delle cronache, interviste, analisi e reportage restituisce in questo libro un'unica storia che va dal 2000 al 2012. Pur seguendo un criterio principalmente cronologico, il testo riesce a cogliere prospettive analitiche, spesso taciute, in merito allo scontro israelo-palestinese, non esclusivamente ideologico, ma ancor più politico, economico e sociale. E nel loro procedere, gli articoli conferiscono ad una realtà percepita spesso come molto lontana una connotazione di quotidianità e concretezza. Dalla ""passeggiata"""" di Ariel Sharon sulla spianata delle moschee di Gerusalemme, che sprigionò la scintilla della seconda Intifada nel 2000, alla - rioccupazione israeliana delle città autonome palestinesi; dalla condanna all'ergastolo del """"comandante dell'Intifada"""" Marwan Barghouti alla malattia """"misteriosa"""" che nel 2004 uccise Yasser Arafat; dall'ascesa di Hamas all'offensiva """"Piombo fuso"""". Fino al terribile e assurdo assassinio di Vittorio Arrigoni."" -
Pianeta indignato
L'indignazione che si è espressa negli scorsi anni in Egitto e Tunisia, in Grecia e in Spagna, a New York o a Oakland, con piazze occupate da migliaia, se non milioni, di giovani e di lavoratori, ha già ottenuto importanti successi. In Tunisia ed Egitto sono caduti regimi antichi mentre le proteste spagnole o quella di Occupy Wall Street hanno agito in profondità nell'immaginario collettivo e mediatico. Josep Maria Antentas e Esther Vivas, giovani ricercatori protagonisti del movimento spagnolo, vanno oltre il racconto delle dinamiche di piazza analizzando le caratteristiche sociali e politiche dei nuovi movimenti e delineandone i meccanismi di fondo che li hanno generati e li stanno facendo espandere in tutto il mondo. Una nuova generazione ha aperto un ciclo di lotte che non sarà passeggero. I movimenti attuali si presentano in forme molto diverse da quelle degli anni Sessanta e Settanta, sono più radicati socialmente rispetto ai ""no global"""" e sembrano privi di riferimenti organizzativi, culturali e ideologici. Ma tutto questo non ne riduce la radicalità nel delineare un'alternativa all'attuale sistema politico e ai modelli di democrazia rappresentativa che si trovano in crisi in tutto il mondo."" -
Sulla pelle dei rom. Il Piano Nomadi della giunta Alemanno
"Il nostro Piano Nomadi sarà una rivoluzione copernicana"""", disse nel 2008 il neo sindaco Gianni Alemanno; """"Un modello da esportare in tutta Europa"""" aggiunse il ministro dell'Interno Maroni. Questo libro-inchiesta svela i retroscena del Piano Nomadi di Roma: una spesa di 60 milioni di euro, quasi 500 azioni di sgombero, violazioni dei diritti umani, proliferazione degli insediamenti. Eppure è stato """"benedetto"""" dalla Chiesa, e si rivela un colossale affare per un ampio ventaglio di organizzazioni del terzo settore (cooperative di sinistra, associazioni di destra, mondo cattolico, enti pubblici ecc.). Dietro l'apparenza di """"progetto di inclusione sociale"""", si nasconde infatti l'""""azienda Piano Nomadi"""", prima produttrice a Roma di discriminazione, segregazione, violazione dei diritti umani. L'autore, con dettagliata precisione, elenca le cifre, le persone, le associazioni e gli interessi coinvolti, e racconta gli sgomberi e i soprusi con gli occhi di chi li ha vissuti e combattuti. Prefazione di Leonardo Piasere." -
Fidel e il Che. Affinità e divergenze tra i due leader della rivoluzione cubana
Tra Fidel e il Che si crea un rapporto privilegiato fin dalla rivoluzione. Guevara è l'unico che Castro tratta da pari a pari, e con cui sente il bisogno di discutere ogni decisione. Del resto Guevara, anche nel momento in cui lascia Cuba nel 1965 per le imprese in Congo e poi in Bolivia, ribadisce sempre la sua ammirazione per Fidel, verso cui si pone come discepolo. Eppure, dalla sua partenza si parla di conflitti e divergenze tra i due. Sicuramente Guevara aveva colto in anticipo le contraddizioni e le insidie dei ""paesi socialisti"""" e molti suoi scritti critici sull'Urss sono rimasti a lungo inediti a Cuba. Al fondo c'è una differenza tra i due che produce diverse conseguenze politiche: Guevara aveva un vero e proprio culto della verità, per Castro invece è una prerogativa del dirigente politico. Due stili che rivelano due concezioni diverse del rapporto tra democrazia e rivoluzione. L'autore segue contemporaneamente l'evoluzione di Fidel e quella del Che, e si domanda quale eredità i due rivoluzionari hanno lasciato nell'America Latina di oggi."" -
Elogio della politica profana
Nell'epoca delle spoliticizzazioni, in cui la politica viene annientata dal dispotismo del mercato e la democrazia sprofonda nel plebiscito sondaggistico, Bensaïd sente l'urgenza di ridefinire linguaggi, orizzonti e cultura in grado di rifondare la politica nella sua accezione più nobile, la ""politica profana"""". Stiamo attraversando una lunga transizione in cui le condizioni spaziali e temporali della politica sono profondamente mutate, l'antico ordine statuale vacilla ma non è abolito, il vecchio Stato sociale degenera in Stato sicuritario e disciplinare, e il popolo dei cittadini si disgrega in gruppi, comunità e tribù. Gli spazi vissuti e gli spazi di rappresentazione non si incontrano più, e lo stesso spazio dell'impresa si frantuma e si segmenta producendo scomposizioni senza ricomposizioni. Questa crisi d'orientamento rivitalizza dottrine religiose minacciando di rovesciare la logica di secolarizzazione tipica della """"modernità"""". La politica rischia allora di ricadere nel sacro, come abbiamo visto nelle prediche di coloro che hanno dipinto la """"guerra globale al terrorismo"""" come nuova guerra santa, e nella gestione tecnica dell'esistente che finisce per produrre i peggiori fenomeni di burocratizzazione e corruzione. Per rispondere a questa crisi della politica, l'autore non si accontenta delle proposte postmoderne che facendo l'apologia del """"liquido"""" contro il """"solido"""" rinunciano alle grandi narrazioni. Propone di riattualizzare il concetto gramsciano di """"egemonia""""..."" -
Mitocrazia. Storytelling e immaginario della sinistra
"Mitocrati di tutti i paesi, raccontiamoci delle storie!"""". È questo l'invito con cui si chiude l'originale testo di Citton che, analizzando il modo in cui una storia può orientare i comportamenti del pubblico, non si accontenta di denunciare come la società capitalista utilizzi i mass media per veicolare storie e miti che addormentano le coscienze. Al contrario individua la crisi della """"sinistra"""" proprio nell'incapacità di raccontare delle storie convincenti. Negli ultimi vent'anni infatti la """"destra"""" (autoritaria, neoliberale e xenofoba) è riuscita a diffondere un insieme relativamente coerente di storie, immagini, fatti di cronaca, paure che si alimentario reciprocamente all'interno di uno stesso """"immaginario di destra"""", tanto da aver colonizzato i discorsi di numerosi dirigenti di partito che si rivendicano di """"sinistra"""", oscurando nel senso comune oltre cento anni di epos dell'emancipazione legata al movimento operaio. Attingendo al pensiero filosofico di Spinoza, Tarde, Foucault e Deleuze, e discutendo di teoria letteraria con riferimenti a Eschilo, Diderot, Sun Ra e al collettivo Wu Ming, l'autore invita a cogliere la potenza emancipatrice del racconto. Non tanto per ricostruire un sistema di idee, coerente e totalizzante, bensì piuttosto un bricolage di immagini frammentarie, intuizioni vaghe, folli speranze e miti interrotti che prendano insieme la consistenza di un nuovo immaginario." -
L' amore degli insorti
Sono trascorsi quasi venticinque anni da quando Paolo Emilio Calvesi - oggi architetto di successo, con moglie e due figli - ha abbandonato il gruppo armato di estrema sinistra di cui era membro. Il suo nome non è mai finito in alcuna inchiesta, il che gli ha consentito di ricostruirsi una vita apparentemente ""normale"""". È convinto che il passato non possa ritornare ma un giorno inizia a ricevere lettere, regali, telefonate, provocazioni da una certa Sonia che dimostra di conoscere tutto di lui e di quell'altra vita. Calvesi si ritrova in un incubo, precipitando in una spirale che lo costringe a rivivere il passato tra sensi di colpa e un rispolverato orgoglio, e a rimettere in discussione il suo presente e il suo futuro. Il mistero di chi sia la persona che sta mettendo in atto questa """"persecuzione"""", produce un'inchiesta nella memoria del protagonista, che ripercorre un tratto di storia del nostro paese per troppo tempo rimossa. Ad un anno dalla scomparsa di Stefano Tassinari, questa nuova edizione del suo romanzo più importante, ci riporta in un'epoca che coinvolge la memoria individuale e collettiva della nostra storia recente, con uno stile profondo, intenso, appassionato ma al contempo lucido nel riordinare fatti e responsabilità."" -
Il romanzo poliziesco. Una storia sociale
Una storia sociale, politica e letteraria del genere ""giallo"""" o """"noir"""", a seconda del paese, che segue l'evoluzione storico politica dell'occidente lungo il Novecento. La descrizione dei vari generi, nei vari paesi, si mescola alla storia del capitalismo e delle lotte di classe individuate come strumenti di indagine e di interpretazione delle grandi svolte del genere. Dagli albori del poliziesco """"aristocratico"""", costruito attorno a omicidi avvenuti nel chiuso dei castelli inglesi, all'hard boiled di Dashiell Hammett e Raymond Chandler che si afferma negli Usa in seguito alla Grande depressione. E poi la nascita del giallo di spionaggio sull'onda della guerra fredda o la progressiva crescita del giallo storico con l'omaggio alla """"scuola italiana"""" di Umberto Eco ma anche alle eccezionali opere di Scerbanenco e Fruttero&Lucentini. A completare il libro la prefazione di Massimo Carlotto che, sulla scia della ricerca mandeliana, spiega il concetto di """"noir mediterraneo"""" che lo lega al romanzo francese di Jean Claude Izzo e a un filone ormai affermato anche nel nostro paese."" -
I due Marò. Tutto quello che non vi hanno detto
Il caso dei due marò italiani, accusati di aver ucciso due pescatori indiani, fatti rientrare in Italia e poi rispediti in India, si è trasformato nella peggiore debacle della diplomazia italiana. Le responsabilità politiche principali ricadono sulle spalle del titolare della politica estera, Giulio Terzi di Sant'Agata, non a caso poi dimessosi. Ma la vicenda si rivela torbida sin dagli inizi in una miscela di toni sensazionalistici contro l'India e ""informazione tossica"""". Matteo Miavaldi ricostruisce tutti i singoli passaggi di questa storia iniziata il 15 febbraio 2012 quando dalla Enrica Lexie, petroliera privata protetta dalla Marina militare italiana, partono i colpi che uccideranno Ajesh Binki (25 anni) e Valentine Jelastine (45), le vere vittime di questo affaire pasticciato. Da lì in poi, ci si imbatte in ricostruzioni inventate, notizie nascoste e non verificate, doppie versioni costruite dalla Farnesina e dalla stampa compiacente, un ruolo ambiguo della destra più estrema fino alla farsa politica, diplomatica e umana, dello scontro con il gigante indiano. Una vicenda che mette in mostra un'Italia debole e inetta dal punto di vista della politica internazionale ma che rivela anche il peso formidabile della campagna nazionalista promossa dalla destra e, soprattutto, il ruolo di un'informazione costruita su finzioni e quasi-verità."" -
Nuova rivista letteraria (2013). Vol. 7
Interventi di: Albertazzi, Arpaia, Badnjevic, Baliani, Becker, Bertoni, Cacucci, Caldiron, Ciarallo, Colangelo, Cutrufelli, Donati, Famiglietti, Fois, Giordano, Licari, Mercurio, Rigosi, Sebastiani, Tassinari, Vachino, Wu Ming. -
La Prima Internazionale. L'emancipazionei dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi
Nel momento in cui assistiamo alla profonda crisi della sinistra proveniente dal vecchio movimento operaio, questa ricerca storica indaga il luogo dove tutto ebbe inizio. Otto anni. La Prima Internazionale ebbe vita breve (1864-1872), ma attraversò un intenso periodo storico con al centro la Comune di Parigi. In questa rete internazionale che parlava esplicitamente di rivoluzione, si confrontarono soggettività eterogenee (dai sindacalisti inglesi agli artigiani francesi, passando per i comunisti tedeschi), pratiche politiche differenti (cooperativiste, sindacaliste, di mutuo soccorso) e le più grandi figure del movimento operaio, a partire da Marx e Bakunin. Ed è all'interno di questa dimensione plurale che si formarono le correnti di sinistra che hanno segnato il Novecento: marxiste, anarchiche e socialdemocratiche. L'Associazione internazionale dei lavoratori fu in primo luogo un tentativo inedito di organizzare in modo solidale i militanti operai decisi a inventare da soli il proprio futuro: ""L'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi"""". E di guidare una rivoluzione al contempo economica, sociale e politica senza che uno di questi aspetti prevalesse sugli altri. Fino a quando i dibattiti teorici si orienteranno su strade divergenti."" -
Come si esce dalla crisi. Per una nuova finanza pubblica e sociale
Dal 2007 la crisi non fa che peggiorare i suoi effetti economici e sociali, e i grandi economisti continuano a proporre come rimedio politiche di austerità, per poi scoprire che sono le stesse che l'hanno causata. In questo libro, 11 originali contributi di economisti e attivisti sociali, frutto di oltre due anni di confronti pubblici, analizzano e smontano le teorie del debito pubblico fuori controllo, identificano i passaggi essenziali per determinare una reale equità fiscale, scoprono i nessi finanza/lavoro, tematizzano le opzioni di riconversione ecologica della produzione e illuminano le pratiche di autogestione eco-produttiva, giungendo a proporre un'innovativa forma di finanza pubblica, in primis attraverso la riappropriazione sociale di Cassa Depositi e Prestiti. -
The Frontman. Bono (nel nome del potere)
Un pamphlet ironico e graffiante che lancia un vero e proprio atto di accusa al celebre cantante degli U2. Senza metterne in discussione i meriti musicali, ne attacca le modalità nell'uso politico del suo successo. Una biografia non convenzionale di Bono. -
#GeziPark. Coordinate di una rivolta
Gezi Park, un nome che nell'estate 2013 ha dominato per settimane le cronache globali, associato a immagini che mescolavano imponenti schieramenti di polizia, nuvole di lacrimogeni, volti insanguinati ma soprattutto folle festanti e accampamenti colorati. Dopo quella di Erdogan, del miracolo economico e della ""cool Istanbul"""" meta privilegiata del turismo internazionale, con Gezi il mondo ha scoperto anche la Turchia che si ribella e l'energia di un paese che reclama nuove forme di partecipazione e spazi di libertà. Da allora Gezi Park si è trasformato in un marchio, un'icona capace di suscitare interpretazioni inverosimili ma anche entusiasmi spericolati e che è divenuta fonte di ispirazione per altre mobilitazioni di portata globale. Questo volume collettivo, frutto del lavoro di un gruppo di autori che studiano la Turchia e che l'erba di Gezi l'hanno calpestata per davvero, si propone di offrire una cassetta degli attrezzi per ricostruire quanto successo per le strade di Istanbul e della Turchia. Una descrizione della rivolta da angolazioni differenti per comprendere anche le complessità spesso trascurate se non del tutto ignorate."" -
I tempi che corrono
In questo libro Angelo Ferracuti raccoglie i reportage scritti sul campo negli ultimi anni, spostandosi sui treni, in corriera o addirittura a piedi, in un non comune impegno per il racconto dal vero. Ne ""I tempi che corrono"""" l'autore racconta il mondo del lavoro con la voce dei protagonisti, quasi sempre lavoratori vittime della sopraffazione e del profitto, di cui aveva già dato prova nei suoi precedenti libri. E descrive i ritratti di alcuni intellettuali di oggi e di ieri come Fenoglio, Pasolini, Brecht, Luigi Di Ruscio, il musicista Charlie Haden o il fotografo Mario Dondero di cui è testimonianza la foto di copertina. Come ha scritto Massimo Raffaeli, """"la nettezza del segno e il ritmo incalzante, una partecipazione emotiva che mai si sottrae alla resa obiettiva dei fatti, iscrivono la pagina dello scrittore fermano nella costellazione degli scrittori più amati, da Sherwood Anderson e George Orwell a Ryszard Kapuscinski""""."" -
Nuova rivista letteraria (2013). Vol. 8
Questo numero include interventi di: Silvia Albertazzi, Bruno Arpaia, Pino Cacucci, Maria Calabrese, Salvatore Cannavò, Giuseppe Ciarallo, Alex Corlazzoli, Girolamo De Michele, Angelo Ferracuti, Franco Foschi, Agostino Giordano, Sara Honegger, Cristina Muccioli, Alberto Prunetti, Mirco Pieralisi, Giampiero Rigosi, Sergio Rotino, Alberto Sebastiani, Fabio Treves, Paolo Vachino, Massimo Vaggi, Emilio Varrà, Giancarlo Visitilli. -
Kirikù e la giraffa
Al villaggio sono comparse delle strane impronte. kirikù, incuriosito, le segue, ma... ad un tratto, si ritrova circondato dai feticci. È una trappola della strega Karabà! Kirikù trova scampo salendo su un'acacia, poi sulla testa di una giraffa. Ma la giraffa non sta certo ferma, e così comincia un lungo viaggio, che lo porterà fino ad un magnifico giardino segreto. Viaggiare è divertente, ma... come farà Kirikù a scendere dalla giraffa senza farsi catturare dai feticci? Fortunatamente, il nostro piccolo eroe ha mille risorse! Età di lettura: da 4 anni. -
Kirikù e il feticcio perduto
Al villaggio c'è gran festa: oggi è il giorno della birra nuova. Ma tutte le donne che la assaggiano, si ammalano una dopo l'altra: qualcuno ha messo nella giara della birra un terribile fiore velenoso! C'è solo una speranza di guarire le mamme del villaggio, ed è il raro fiore giallo che cresce nel territorio della strega Karabà. Chi sarà così coraggioso, così astuto da andare a raccoglierlo proprio davanti alla casa della strega, senza farsi catturare? Kirikù, naturalmente! Età di lettura: da 4 anni.