Sfoglia il Catalogo feltrinelli031
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 1281-1300 di 10000 Articoli:
-
Io sarò con te
Mosè è un uomo povero, mite, umile; un uomo strettamente legato alla terra, da cui proviene. Eppure a quest'uomo Dio ha parlato ""bocca a bocca"""", cioè a viva voce, come accade in un dialogo tra due persone. Qui troviamo il tratto forse più originale di Mosè: non solo come tutti i figli di Israele, si è posto in ascolto di Dio, di quel Dio che parla e non si vede, ma questo suo ascolto è maturato in un dialogo. Se ci chiediamo dove questo è avvenuto, il libro dell'Esodo ci rimanda al deserto, all'Oreb, dove Mosè, in un roveto che brucia e non si consuma, ha udito per la prima volta la voce di Dio."" -
Nel deserto del Giura
La vita dei Padri del Giura con il suo titolo completo: Vita o Regola dei Santi Padri Romano, Lupicino ed Eugendo, abati dei monasteri del Giura è l'opera di un autore anonimo. Un'attenta lettura del testo porta, comunque, a diverse tracce dell'autore. Il biografo scrive con una buona conoscenza del luogo, delle condizioni di vita e delle particolari vicende del suo oggetto. Ciò porta alla conclusione che lui stesso abbia vissuto in uno dei monasteri del Giura. Il suo scritto, poco dopo la morte dell'abate Eugendo, si può collocare intorno al 520. Il tempo del racconto delle tre vite degli Abati copre un periodo di quasi 90 anni (Romano si ritirò nel Giura intorno al 453), dei quali gli ultimi 30 sono stati vissuti anche dall'autore. La compattezza di una comunità monastica, unita alla preoccupazione per la fedeltà ai primi periodi, consente di attribuire un elevato grado di credibilità a quanto scrive l'autore il quale, come agiografo, lo fa per edificare oltre che per informare. L'autore certamente conosceva i più importanti testi monastici, come la Vita Antonii di Atanasio nella sua forma latina, la Vita Martini di Sulpicio Severo, l'Historia monachorum nella versione di Rufino e altre serie di scritti della tradizione dei padri. Nel suo modo di scrivere l'autore rivela una buona capacità letteraria cosicché la Vita patrum jurensium è testimonianza della latinità del 6° secolo ed anche dell'educazione monastica del suo tempo. -
Esempi e parole dei santi padri teofori. Vol. 4
Con questo quarto volume ha termine la raccolta che il monaco Paolo Evergetis ha approntato per la sua comunità monastica. Nell'intento di formare i suoi monaci nel vero spirito cristiano e monastico, l'autore ha raccolto testi dei santi Padri che hanno illustrato il cammino ascetico e spirituale di generazioni di monaci. In questo volume l'autore, consapevole del valore del suo insegnamento, presenta diversi argomenti che toccano nel profondo la vita del cristiano. Egli tratta dell'argomento dell'elemosina, della preghiera, del sacerdozio - che illustra con ampiezza di testi -, dei sacramenti, della Comunione frequente. Nel volume sono presenti anche argomenti che riguardano l'insegnamento catechetico, e la cura che bisogna avere per i deboli. Consegnando alle stampe questo quarto volume, si completa un percorso ricco di spunti per tutti coloro che, attratti dalla spiritualità dei Padri, vengono arricchiti nel proprio percorso di crescita cristiana. -
Paisij Velickovskij
Paisij Velickovskij nacque nel 1722 a Poltava e si chiamava Pëtr. Sua madre era ebrea e ciò lo rende unico nel panorama dei santi russi. Si iscrisse all'accademia teologica di Kiev ma non vi rimase a lungo. A lui interessava la mistica e un'unione più profonda con Dio. Perciò, per diverso tempo fece il giro di diversi monasteri in Ucraina e Moldavia ma senza trovare quel che andava cercando. Alla fine andò a stare sul Monte Athos, in Grecia, dove intendeva imparare la pratica dell'esicasmo (la cosiddetta ""preghiera del cuore""""). Qui nel 1750 prese i voti monastici col nome religioso di Paisij. Col tempo si radunò attorno a lui una comunità di discepoli, i quali si diedero alla raccolta, trascrizione e, quando serviva, traduzione dei trattati ascetici dell'Egitto, la Siria, la Palestina e Bisanzio. Nel 1758 Paisij venne ordinato sacerdote e superiore dell'eremo che si era creato. In seguito, con i suoi monaci, si trasferì in Moldavia, dove il gruppo dimorò in diversi monasteri, fermandosi alla fine a Neam qui il santo morì, all'età di 71 anni, nel 1794. Di Neam era stato archimandrita (superiore) e fu lui a ripristinare lo """"starcestvo"""" (gli """"starcy"""" erano monaci direttori spirituali), poi continuato dai famosi monaci di Optina."" -
Conoscere Benedetto
Il volume del p. abate Pierre Miquel vuole essere una presentazione della vita monastica secondo il pensiero di san Benedetto. Ma il testo non è riservato solo alla piccola schiera dei monaci; nel pensiero dell'Autore esso può servire anche ai laici cristiani per avere una migliore consapevolezza del ruolo dei monaci nella chiesa attuale. L'autore delinea la fisionomia e la spiritualità di san Benedetto, il suo carattere, e passa in rassegna i temi maggiori della Regola così che viene messo in rilievo il pensiero del suo autore. La Bibbia costituisce la base dei temi presenti nella Regola di san Benedetto, ispirandosi liberamente alle tradizioni dell'Oriente e dell'Occidente. Abbiamo qui una riflessione sul monachesimo secondo san Benedetto, sia attraverso la sua Regola che i temi a lui cari. La lettura del volume è proficua per conoscere e approfondire la figura di san Benedetto e il suo messaggio. -
Sinai, dove fiorisce il deserto
Il tentativo di sintesi, qui offerto, si basa sulla storia e sugli autori sinaiti: per la storia, è stato fatto un lavoro di ricerca delle varie fonti attualmente accessibili, riportando i testi conosciuti, mentre per gli autori è stata posta l'attenzione soprattutto sui loro scritti, con l'intento di metterne in luce le caratteristiche proprie. Se il tentativo è riuscito, come mi auguro, acquista un po' di luce anche questo angolo di mondo, dove Dio è sceso a parlare con l'uomo e l'uomo, pur avendo visto Dio, non è morto (cfr. Es 33, 20). Gli studi sul monachesimo sinaita non sono molti; anche le fonti ne parlano poco e in modo molto frammentario. Mi è sembrato perciò utile il tentativo di raccogliere le diverse fonti e i vari studi su tale argomento e offrirne una sintesi. L'ambito in cui si sviluppa questa ricerca è limitato alle tre zone più conosciute della penisola sinaita: Faran, Raito e il Monte Sinai, mentre il periodo studiato è ristretto ai primi secoli. -
«Non mi vergogno del Vangelo». Omelie scelte
Presentiamo di San Basilio quindici omelie, sufficienti a conoscere la sua fede nel Signore e nella sua parola. Sono il frutto di una seria formazione retorica e di una ""carità pastorale"""" che sa mettersi in sintonia con chi ascolta: sia con la gente comune che frequenta la chiesa, sia con i suoi presbiteri, sia con chi conduce vita ascetica nei monasteri da lui fondati e seguiti con continua, instancabile sollecitudine."" -
Mi hai cercato e trovato, Signore
La scelta del titolo, in coerenza col pensiero dell'autore, conferma il primato di Dio nel cammino del cristiano: l'uomo è da Dio cercato e trovato, perché da sempre amato. Non è infatti l'uomo che prende l'iniziativa di andare incontro a Dio, bensì è Dio che, entrando nella storia dell'uomo, gli rivela il suo amore, cercandolo e trovandolo. -
Editoria libraria in Italia dal Settecento a oggi. Bibliografia 1980-1998
Questa 'Bibliografia' raccoglie più di 5500 segnalazioni librarie relative a monografie, cataloghi storici, atti di convegni, saggi in volume, articoli di riviste e recensioni. Il tutto articolato secondo un impianto tematico pensato come una sintetica mappatura dei principali snodi del sistema editoriale. Le undici categorie in cui le voci sono raccolte disegnano infatti un percorso ideale del libro. Punto di partenza 'Cataloghi e strumenti', punto di arrivo 'Legislazione e normative' e 'Recensioni', passando attraverso una sezione storica-metodologica, i capitoli dedicati all'analisi storica, economica e tecnico-produttiva dell'impresa editoriale e al processo di trasformazione del testo al libro fino alla sua diffusione. -
Paola Masino. Ediz. francese
La collana Scrittrici e intellettuali del Novecento offre al pubblico europeo i risultati delle ricerche e del lavoro svolto negli archivi personali di scrittrici contemporanee attraverso monografie e cataloghi di mostre: percorsi nella biografia, nella scrittura, nell’iconografia che ricostruiscono criticamente l’esperienza storica e creativa delle autrici e ne mantengono quell’eredità che esse stesse affidarono alle loro carte e consapevolmente tramandarono alle generazioni future.rnrnPaola Masino (Pisa 1908 — Roma 1989), toscana di nascita ma romana di adozione, è autrice di racconti ( Decadenza della morte, 1931; Racconto grosso e altri, 1941), di romanzi ( Monte Ignoso, 1931; Periferia, 1933; Nascita e morte della massaia, 1945), di liriche ( Poesie, 1947). Intellettuale eclettica inserita in una dimensione europea, legata ai grandi artisti del Novecento in un rapporto di amicizia e di confronto culturale, compose libretti d’opera, collaborò intensamente con giornali, riviste e programmi culturali radiofonici, tradusse dal francese. La sua opera, sulla quale la critica si è impegnata solo occasionalmente, si rivela ora appieno alla luce dello straordinario ma finora sconosciuto apporto del suo archivio personale, che consente di riscoprire la sua scrittura, surreale e densa, originalmente moderna, ironicamente beffarda eppure intrisa di un sentimento costante della morte. -
Paola Masino
I saggi qui raccolti, che proseguono e arricchiscono il confronto tra studiose di diversa nazionalità e formazione avviato con la giornata di studi tenutasi a Roma nel giugno 2013 nell'ambito del progetto ""Scrittrici e intellettuali del Novecento"""", nascono dall'intento di offrire un ritratto a più voci della scrittrice, analizzandone la figura e l'opera secondo una prospettiva plurale che incrocia discipline, competenze e metodologie diverse. Questa ricognizione attraversa le forme della scrittura, dalla lingua alle molteplici declinazioni del genere fantastico e della forma breve, dalla poesia, che chiude la parabola creativa """"in pubblico"""" di Paola Masino e che non era mai stata organicamente studiata prima d'ora, fino ai libretti d'opera; ripercorre la storia della fortuna editoriale e della ricezione critica delle sue opere in Italia e all'estero; documenta l'impegno intellettuale e politico di questa scrittrice singolare, e per molti versi solitaria, tra la Parigi degli anni venti e la Roma fascista e dell'immediato dopoguerra, ricostruendo intorno alla sua figura una rete fittissima di relazioni professionali e private. Chiudono il volume uno scambio epistolare inedito, breve ma di grande rilievo, tra Paola Masino e Massimo Bontempelli, proveniente dall'archivio privato dello scrittore conservato presso il Getty Research institute di Los Angeles, e una bibliografia aggiornata degli scritti e della critica masiniana, che insieme ai saggi si offrono come un utile strumento di lavoro."" -
L' infaticabile ODB
«Davvero infaticabile, Oreste del Buono: per tutta la sua vita, intensa e generosa, si è dedicato a escursioni temerarie nel campo aperto della letterarietà più avventurosa, inoltrandosi in terreni poco o pochissimo frequentati. L'irrequietezza immedicabile, la leggendaria curiosità, il gusto per le divagazioni fantasiose, l'amore per le invenzioni narrative più estrose, persino la serie di dissidi contrasti e conflitti, se certo testimoniano un tratto caratteriale, ancor più documentano l'operosità frenetica di chi, fuori dalla tana del veteroumanesimo, combatte quotidianamente dentro il vortice contraddittorio della modernità culturale, in bilico fra resistenze passatiste e aperture dilettantesche. Una vera talpa metropolitana, che scava ed esplora, ogni tanto si interra per poi spuntare vigile e lungimirante in una zona poco illuminata: a sorreggerne l'energia produttiva era il rifiuto radicale di tutto ciò che apparteneva alla ""società letteraria"""", articolata nei suoi molteplici gruppi: accademici o eruditi, sperimentali o neoavanguardisti, cultori di illustri memorie o promotori velleitari di """"spiriti radicaleggianti"""". Erano la spocchia e lo snobismo ostentati da chi vantava l'appartenenza a una zona di """"disfinzione"""" a far esplodere in del Buono l'insofferenza e il gusto della sfida. Che il culmine delle avventure immaginose più sbrigliate e anticonformiste venga raggiunto con la direzione di """"Linus"""" lo attesta, con icastica efficacia, la sigla di massima e indiscussa autorialità, OdB.» Un primo sguardo complessivo su una figura che ha ancora molto da raccontare."" -
Lettere all'editore. Alba de Céspedes e Gianna Manzini, autrici Mondadori
Quale riflessione sul proprio essere donne, intellettuali, scrittrici portano avanti Alba de Céspedes e Gianna Manzini, una volta entrate nel catalogo di uno dei maggiori editori italiani? Quale elaborazione poetica maturano, anche nel dialogo e nel confronto con il loro editore, negli anni dell'affermazione del genere romanzo e del consolidamento di un nuovo pubblico? Sono alcune delle domande che hanno animato la lettura critica della corrispondenza editoriale intercorsa fra Mondadori, da una parte, e de Céspedes e Manzini, dall'altra. Una corrispondenza attraverso la quale si ripercorrono le complesse dinamiche del rapporto maschile-femminile, nel quadro di un mondo editoriale e culturale ancora declinato esclusivamente al maschile. Con i loro profili così diversi, la scrittura ricercata di Manzini e i romanzi di successo di de Céspedes stanno quasi a rappresentare le diverse anime della Mondadori, e a incarnare tutta una generazione di letterate, adulta negli anni del fascismo e della guerra e matura in quell'Italia repubblicana in cui avanza il riconoscimento dei diritti civili delle donne. Riunite per la prima volta in un discorso critico unitario, segnato da «colleganza e affetto», al pari della loro relazione, così come sono riunite, oggi, le loro carte, conservate presso Fondazione Mondadori, vicine all'archivio del loro editore, quasi a tirare le fila di un lungo, ininterrotto dialogo. -
Nel golfo irrequieto. La narrativa di Piero Chiara
Ancora non si è spenta l'eco degli strepitosi successi che dal Piatto piange in poi hanno trasformato un oscuro ex cancelliere, nato sulle rive del Lago Maggiore, in un autore di punta della Mondadori; ma è giunto il tempo di allestire un bilancio equilibrato dell'opera narrativa di Piero Chiara, ben più complessa e sfaccettata di quanto in genere si ritenga. È ciò che offrono gli studi raccolti in questo volume. Chiara è uno di quei rari scrittori che cercano le proprie perle nella polvere della strada. Ogni sua pagina lievita dalla medesima base: un'indomabile curiosità per le vite degli altri, guidata dalla convinzione che qualunque esistenza - sfregando il punto giusto - possa sprigionare scintille. Riesce così a concentrarsi sui casi di uomini comuni, della minima borghesia di provincia con un'ironia sorniona e comprensiva, senza scivolare nel populismo, nell'idillio o nel disprezzo. Per questo la Luino di Chiara, così poco oleografica, ha così tanto da insegnare a un'epoca in cui dilaga la nostalgia verso le piccole patrie perdute. -
Ritratti grafici
Nato dall'esperienza del Festival MOSTRO - Graphic Design Camp Milano, ""Ritratti grafici"""" è un volume che intende rappresentare un quadro (necessariamente parziale) di una comunità, quella dei graphic designer in Italia, e allo stesso tempo costruire uno spazio di dibattito tra diverse scuole di pensiero, uno scambio di idee e di confronto tra posizioni e linguaggi differenti. Attraverso la curatela di Maria Angela Di Pierro e Marco Sammicheli, la testimonianza di voci autorevoli come Stefano Salis e Andrea Amichetti, e il coinvolgimento di docenti e formatori, critici e operatori del settore, il libro ripercorre la storia della professione e i cambiamenti intervenuti nella formazione del graphic designer, che dalle tipografie e dalle aziende si è spostata nelle scuole e nelle università ed è oggi alle prese con le sfide di un quotidiano in cui innovazione tecnologica e mutamenti sociali corrono veloci. La riflessione si concentra poi sul sistema culturale e associativo intorno alla figura del grafico, sul rapporto tra progettazione grafica ed editoria libraria e sui caratteri distintivi della mission dell'art director. Nella seconda parte, dieci studi grafici italiani si raccontano in altrettanti autoritratti, mettendo a fuoco la loro storia e il loro assetto attuale, le metodologie di lavoro e il rapporto con la committenza, il lavoro di ricerca e i maestri da cui traggono ispirazione, il tutto corredato da consigli bibliografici rivolti al giovane che si affaccia oggi alla professione e da un portfolio iconografico dei loro progetti più rappresentativi."" -
Dear Mr. Mondadori. La narrativa americana nel catalogo Mondadori 1930-1968
Fra gli anni trenta e la fine degli anni sessanta, il catalogo Mondadori accoglie un amplissimo ventaglio di titoli di narrativa americana firmati da Nobel, nomi di passata, presente o futura canonizzazione letteraria, autori e autrici di bestseller e/o longseller. Tradotti e pubblicati da Mondadori tra il fascismo e gli anni del boom, titoli quali La buona terra, Addio alle armi, Via col vento, La valle dell'Eden, Che ve ne sembra dell'America? catturano e plasmano non solo i gusti del pubblico di lettori e lettrici ma anche quelli degli intellettuali-scrittori-traduttori che ne promuovono l'uscita mediante pareri editoriali, consulenze, traduzioni, revisioni. Alla storia della nascita, americana, e della rinascita, italiana, di questi titoli e della loro traiettoria critica e commerciale guarda ""Dear Mr. Mondadori"""", un libro che raccoglie e scandaglia i documenti archivistici conservati presso Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e li contestualizza all'interno della vicenda editoriale dei maggiori scrittori statunitensi nel catalogo milanese. Dalle carte mondadoriane - corrispondenze tra editore e autori/autrici, pareri, contratti, resoconti commerciali, tirature, comunicati stampa - emerge una storia della letteratura americana tradotta in Italia mai raccontata prima. Una storia restituita attraverso undici vicende d'autore e una rete transnazionale di relazioni editoriali e umane."" -
«Gli editori sono dei gran noiosi». Casi e vicende dei romanzi di Jean Genet tra Francia e Italia
Questo libro racconta la storia rocambolesca e tormentata delle edizioni dell’opera narrativa di Jean Genet, «Ladro di stile», come recita il bel titolo dell’edizione italiana della biografia di Edmund White. Genet riesce a pubblicare i suoi romanzi in gran segreto e considera i suoi primi editori dei «gran noiosi»: non volevano infatti che il proprio marchio comparisse al fianco di un autore che aveva fatto del crimine e dell’omosessualità un progetto di vita letteraria. Dalla pubblicazione clandestina dedicata ai souscripteurs al raggiungimento del grande pubblico, il prezzo da pagare è la censura. Grazie allo studio rigoroso delle prime edizioni e del materiale d’archivio conservato in Fondazione Mondadori, Federico Sacco ci accompagna in un viaggio testuale tra i più affascinanti del Novecento, tra prigioni francesi e redazioni italiane, in compagnia di Sartre, Cocteau, e gran parte dell’intellettualità francese degli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso. Conclude il libro un’intervista a Dario Gibelli, principale traduttore italiano dell’opera, che ha contribuito alla prima edizione “integrale” dei suoi romanzi pubblicati negli anni novanta dal Saggiatore, che li propone in questa veste ancora prima di Gallimard. -
Ostinata bellezza. Anita Klinz, la prima art director italiana
La ricostruzione della vicenda personale e professionale di Anita Klinz, prima art director italiana. I diari privati e i documenti di lavoro, ad oggi inediti, ci restituiscono una figura di grande spessore culturale, estremamente conscia del valore del proprio lavoro. Dai numerosi successi degli anni sessanta alla fine repentina della straordinaria vicenda umana e culturale del Saggiatore, che l'aveva vista tra i protagonisti, fino all'isolamento a Giannutri e poi al lungo tempo del silenzio. Un silenzio cui queste pagine cercano di trovare una conclusione, riportando la figura di questa progettista nell'empireo dei grandi, come mostrano chiaramente le immagini dei suoi progetti. I circa vent'anni di stabile presenza di Anita Klinz come direttore artistico all'interno della Mondadori e poi del Saggiatore delineano una stagione unica, mai più replicata e poco studiata, della grafica italiana e non solo. Né prima, né dopo, un editore così grande riuscirà a produrre un'immensa quantità di titoli e collane mantenendo una chiara idea di identità, pur in una grandissima varietà di registri e di toni di voce. Klinz delinea questa identità nella limpida idea che un'azienda culturale debba avere in primo luogo rispetto per i suoi contenuti, testi e immagini, e non ultimo per l'oggetto libro, che di volta in volta lei declina con amore e perizia, sia che si parli la lingua semplice ed economica degli «Oscar Mondadori», sia quella elegante dei libri d'arte del Saggiatore. -
Il romanzo, «la stessa mia vita» Carteggio editoriale Buzzati-Mondadori (1940-1972)
La corrispondenza editoriale di Dino Buzzati con la Mondadori (Arnoldo, il figlio Alberto, Vittorio Sereni allorché ne divenne figura di spicco), conservata in massima parte in Fondazione Mondadori e qui raccolta per la prima volta nella sua attuale interezza, copre una parabola cronologica trentennale: dall'estate del 1940, quando venne distribuito il ""Deserto dei Tartari"""", fino alla pubblicazione dell'ultima silloge narrativa, """"Le notti difficili"""", che vide la luce nell'autunno del 1971, alle soglie della scomparsa del narratore. Le testimonianze epistolari investono un'ampia gamma di questioni (proprietà delle opere, prime edizioni, ristampe, formati e copertine), ma non mancano - anzi, emergono a volte in tutta la loro profondità o urgenza - riflessioni sulla scrittura e i suoi nodi, elementi di poetica narrativa o di politica editoriale, confessioni, sfoghi e sussulti psicologici da cui esce arricchito, recuperando energia e completezza, il dialogo che tradizionalmente intrecciano un autore e il suo editore di fiducia. Ne scaturisce, di conseguenza, un profilo non consueto e in una certa misura inedito del romanziere bellunese, così come è effettuato un sondaggio fra le abitudini operative della casa editrice verso gli autori del proprio catalogo."" -
Gli anni al «Corriere». Diario 1951-1955
Tra il 6 febbraio 1951 e il 25 maggio 1955, nel cuore dei cinque anni e otto mesi trascorsi in via Solferino come redattore ordinario del «Corriere della Sera», Paolo Murialdi tenne un diario. Vi annotò commenti, chiacchiere, indiscrezioni su protagonisti della politica e del giornalismo, della finanza e dell'industria, dell'aristocrazia e della cultura, dello spettacolo e dello sport. Vi registrò i grandi eventi nazionali e internazionali, i fatti più rilevanti o curiosi dell'attualità, i piccoli casi della cronaca e del costume. Vi appuntò anche vicende e riflessioni di carattere più personale, parlando dei propri viaggi, dei propri gusti, delle curiosità e degli interessi per la letteratura, la storia, le arti figurative, il cinema, il teatro, il melodramma, la musica classica, il jazz... Ma vi fissò soprattutto, nel disarmante resoconto di piccolezze e meschinità che scandivano la vita del giornale diretto da Guglielmo Emanuel e, poi, da Mario Missiroli, le ragioni di un'insoddisfazione, insieme umana e professionale, che nella primavera 1956 lo avrebbe spinto a tentare l'avventura del «Giorno».