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Rivista Linus. Luglio 2018
Pubblicata per la prima volta nel 1965, Linus è la prima rivista italiana interamente dedicata al mondo dei fumetti.rnrnIl primo direttore fu Giovanni Gandini, che portò in Italia le strisce di Peanuts, Popeye, Li'l Abner, Bristow, Dick Tracy e pubblicò per la prima volta personaggi italiani come Valentina di Guido Crepax. Con il tempo l’interesse del magazine si estese ad altri ambiti: società, politica, mass media e letteratura. Negli anni hanno collaborato con la rivista grandi intellettuali italiani, nomi del calibro di Umberto Eco ed Elio Vittorini con interventi e strisce satiriche come quelle di Altan, Alfredo Chiappori, Sergio Staino, Ellekappa, Angese, Vauro, Bruno D'Alfonso. Nel 1972 Giovanni Gandini venne sostituito dall’intellettuale, giornalista e scrittore Oreste del Buono. In seguito a un periodo di crisi, a maggio e giugno 2013 la rivista non venne pubblicata. Ma ritornò sugli scaffali a luglio dello stesso anno sotto il marchio Baldini & Castoldi. -
Rivista Linus. Agosto 2018
Pubblicata per la prima volta nel 1965, Linus è la prima rivista italiana interamente dedicata al mondo dei fumetti.rnrnIl primo direttore fu Giovanni Gandini, che portò in Italia le strisce di Peanuts, Popeye, Li'l Abner, Bristow, Dick Tracy e pubblicò per la prima volta personaggi italiani come Valentina di Guido Crepax. Con il tempo l’interesse del magazine si estese ad altri ambiti: società, politica, mass media e letteratura. Negli anni hanno collaborato con la rivista grandi intellettuali italiani, nomi del calibro di Umberto Eco ed Elio Vittorini con interventi e strisce satiriche come quelle di Altan, Alfredo Chiappori, Sergio Staino, Ellekappa, Angese, Vauro, Bruno D'Alfonso. Nel 1972 Giovanni Gandini venne sostituito dall’intellettuale, giornalista e scrittore Oreste del Buono. In seguito a un periodo di crisi, a maggio e giugno 2013 la rivista non venne pubblicata. Ma ritornò sugli scaffali a luglio dello stesso anno sotto il marchio Baldini & Castoldi. -
Rivista Linus. Settembre 2018
Pubblicata per la prima volta nel 1965, Linus è la prima rivista italiana interamente dedicata al mondo dei fumetti.rnrnIl primo direttore fu Giovanni Gandini, che portò in Italia le strisce di Peanuts, Popeye, Li'l Abner, Bristow, Dick Tracy e pubblicò per la prima volta personaggi italiani come Valentina di Guido Crepax. Con il tempo l’interesse del magazine si estese ad altri ambiti: società, politica, mass media e letteratura. Negli anni hanno collaborato con la rivista grandi intellettuali italiani, nomi del calibro di Umberto Eco ed Elio Vittorini con interventi e strisce satiriche come quelle di Altan, Alfredo Chiappori, Sergio Staino, Ellekappa, Angese, Vauro, Bruno D'Alfonso. Nel 1972 Giovanni Gandini venne sostituito dall’intellettuale, giornalista e scrittore Oreste del Buono. In seguito a un periodo di crisi, a maggio e giugno 2013 la rivista non venne pubblicata. Ma ritornò sugli scaffali a luglio dello stesso anno sotto il marchio Baldini & Castoldi. -
Rivista Linus. Ottobre 2018
Pubblicata per la prima volta nel 1965, Linus è la prima rivista italiana interamente dedicata al mondo dei fumetti.rnrnIl primo direttore fu Giovanni Gandini, che portò in Italia le strisce di Peanuts, Popeye, Li'l Abner, Bristow, Dick Tracy e pubblicò per la prima volta personaggi italiani come Valentina di Guido Crepax. Con il tempo l’interesse del magazine si estese ad altri ambiti: società, politica, mass media e letteratura. Negli anni hanno collaborato con la rivista grandi intellettuali italiani, nomi del calibro di Umberto Eco ed Elio Vittorini con interventi e strisce satiriche come quelle di Altan, Alfredo Chiappori, Sergio Staino, Ellekappa, Angese, Vauro, Bruno D'Alfonso. Nel 1972 Giovanni Gandini venne sostituito dall’intellettuale, giornalista e scrittore Oreste del Buono. In seguito a un periodo di crisi, a maggio e giugno 2013 la rivista non venne pubblicata. Ma ritornò sugli scaffali a luglio dello stesso anno sotto il marchio Baldini & Castoldi. -
Rivista Linus. Novembre 2018
Pubblicata per la prima volta nel 1965, Linus è la prima rivista italiana interamente dedicata al mondo dei fumetti.rnrnIl primo direttore fu Giovanni Gandini, che portò in Italia le strisce di Peanuts, Popeye, Li'l Abner, Bristow, Dick Tracy e pubblicò per la prima volta personaggi italiani come Valentina di Guido Crepax. Con il tempo l’interesse del magazine si estese ad altri ambiti: società, politica, mass media e letteratura. Negli anni hanno collaborato con la rivista grandi intellettuali italiani, nomi del calibro di Umberto Eco ed Elio Vittorini con interventi e strisce satiriche come quelle di Altan, Alfredo Chiappori, Sergio Staino, Ellekappa, Angese, Vauro, Bruno D'Alfonso. Nel 1972 Giovanni Gandini venne sostituito dall’intellettuale, giornalista e scrittore Oreste del Buono. In seguito a un periodo di crisi, a maggio e giugno 2013 la rivista non venne pubblicata. Ma ritornò sugli scaffali a luglio dello stesso anno sotto il marchio Baldini & Castoldi. -
Rivista Linus. Dicembre 2018
Pubblicata per la prima volta nel 1965, Linus è la prima rivista italiana interamente dedicata al mondo dei fumetti.rnrnIl primo direttore fu Giovanni Gandini, che portò in Italia le strisce di Peanuts, Popeye, Li'l Abner, Bristow, Dick Tracy e pubblicò per la prima volta personaggi italiani come Valentina di Guido Crepax. Con il tempo l’interesse del magazine si estese ad altri ambiti: società, politica, mass media e letteratura. Negli anni hanno collaborato con la rivista grandi intellettuali italiani, nomi del calibro di Umberto Eco ed Elio Vittorini con interventi e strisce satiriche come quelle di Altan, Alfredo Chiappori, Sergio Staino, Ellekappa, Angese, Vauro, Bruno D'Alfonso. Nel 1972 Giovanni Gandini venne sostituito dall’intellettuale, giornalista e scrittore Oreste del Buono. In seguito a un periodo di crisi, a maggio e giugno 2013 la rivista non venne pubblicata. Ma ritornò sugli scaffali a luglio dello stesso anno sotto il marchio Baldini & Castoldi. -
Tirar mattina
A vent’anni dalla morte, ripubblicare il capolavoro di Umberto Simonetta offre l’occasione per scoprire o recuperare la vena comica e satirica, ma anche malinconica e amara di un appassionato narratore della nostra storia.rn«Fondamentale, in Tirar mattina, è Milano, trama tessuto e midollo del romanzo.» - Giorgio Vasta, Robinson – la Repubblicarn«Simonetta mette da parte ritegno e mestiere per consegnarci il ritratto più pungente e concreto possibile di uno sbandato cittadino, per capovolgere e parodiare il tema di tanta narrativa americana (il tema, tanto per stare agli ultimi esempi, de Il giovane Holden di Salinger e di Corri, coniglio di Updike), e cioè il mito dell’evasione. Il suo Aldo ha tentato di evadere dal disordine nell’ordine, ma ritorna all’ovile: e proprio a questo ritorno dobbiamo un testo amaro e saporoso, una lettura interessante.» - Oreste del BuonornrnrnrnTirar mattina racconta di Aldino che all’alba dei suoi trentatré anni ha deciso di mettere la testa a posto trovando finalmente un lavoro, proprio lui che finora si è arrabattato con mille lavori diversi, il più delle volte discutibili, riuscendo a scampare la vita da operaio come suo padre. Ma prima di cominciare la sua nuova vita da uomo adulto e responsabile, vuole festeggiare e decide di farsi un ultimo bicchiere e poi a nanna, o meglio a slòffen. Ma quei bicchieri diventeranno parecchi e Aldino, che è un animale notturno, non ce la farà a sottrarsi agli incontri che Milano, bella come non mai in questo romanzo, gli offrirà, finendo immancabilmente per tirar mattina.rnÈ Aldino stesso a raccontarci di questa ultima notte e lo fa con uno slang a metà tra il dialetto meneghino e il gergo della strada fondendo tutto in un flusso di coscienza miscelando passato e presente con superba maestria in quello che, a oltre cinquant’anni di distanza, ha ancora tutta la freschezza di un classico modernissimo e senza tempo.rnAldino si trova a vivere un’epoca di passaggio, esattamente come di passaggio si sente lui, in bilico tra giovinezza ed età adulta, testimone consapevole di una Milano che fu, con i suoi bar in cui era possibile rifugiarsi a ogni ora del giorno e della notte. L’ultima notte di libertà è una notte sfrenata, in cui si intuisce che la società sta cambiando, che il boom sta arrivando, che le illusioni ubriacano e che le disillusioni sono lì pronte dietro la porta, a mordere l’esistenza. -
Magnifici malfattori. Storia illustrata dei briganti toscani. Edizione con fumetto
Storia illustrata dei briganti toscani. Tavole illustrate di Francesco Rubino. Con testi storici di Fausto Vitaliano. Questa edizione in brossura comprende il fumetto ""Vita e morte del brigante Federigo Bobini detto Gnicche"""", con sceneggiatura di Francesco Guccini e disegni di Francesco Rubino.rnrnLungo l’arco degli anni l’attenzione e l’amore di Francesco Guccini per i briganti dell’Appennino tosco-emiliano non è mai venuta meno ed è passata dentro le pagine dei romanzi scritti con Loriano Macchiavelli (Lo spirito e altri briganti e Appennino di sangue) e più in generale nella tonalità leggendaria che informa di sé i suoi personaggi ribelli.rnIn questo libro torna Gnicche, e insieme a lui si fanno Avanti altre figure mitiche come Domenico Tiburzi detto Domenichino, Tommaso Bartolomei detto Barbanera ed Enrico Stoppa detto Righetto.rnOgni brigante ha avuto la sua storia, la sua leggenda, la sua canzone. Non c’è «malfattore» (con questo appellativo venivano segnalati i briganti) che non abbia lavorato nella immaginazione popolare destando desideri di rivolta e di lotta per la libertà.rnrnAnsuini e Menichetti, Baicche, Barbanera, Basilocco, Fioravanti, Gnicche, l’Orcino, Antonio Ranucci, Sagresto, Enrico Stoppa (Righetto), Domenico Tiburzi. Erano briganti, assassini, malfattori. I loro nomi comparivano sugli annunci di arresti ed esecuzioni. E quegli stessi nomi, caldi della fierezza di chi li voleva ricordare, sono in ballate e canzoni rimaste nella tradizione polare. Per Guccini e Rubino, Gnicche è stato l’apristrada. Dietro di lui tutti i briganti della Toscana, che qui disegnano una mappa leggendaria della rivolta e della lotta contro l’autorità"" -
La ragazza che voleva diventare una geisha
Un'originale e dettagliata incursione nella cultura giapponese e, al contempo, una riflessione sulla ricerca della propria identità, sulla realizzazione di sé e sul destino: perché viaggiare è sempre un po' fare i conti con se stessi.rnrnQuando Thad incontra Pam, l'amore è inevitabile. Lui è un po' sognatore e un po' ribelle: da bambino ha letto la storia di Musashi di Eiji Yoshikawa e così si considera un samurai della Bretagna. Lei, dal canto suo, ha deciso di diventare una geisha: si veste da geisha, vive come una geisha e gestisce un negozio di bonsai sulla Rive Gauche a Parigi. Entrambi nel Giappone e nelle tradizioni del mondo fluttuante vedono un'altra vita, una salvezza dalla propria infelicità: per questo amarsi e stare insieme sarà come sognare che tutto sia vero. Chi si rifugia nei sogni, però, spesso ha paura di vivere. Ed è per paura che Thad, una mattina, esce da casa di Pam e l'abbandona per sempre, partendo per il Giappone alla ricerca di se stesso. Ma può la geisha della Rive Gauche vivere senza il suo samurai? -
Fuoco resta con me
I sogni, le paure, il desiderio d'amore, ma anche la cattiveria dei coetanei, il cyberbullismo, le difficoltà nel rapporto con gli adulti: Fuoco resta con me ci porta nel viaggio intenso, emozionante e a volte terribile per diventare grandi.rnrn""Due giorni insieme e mi sembrava già che fossimo sorelle. Non si può quantificare l'affetto col metro del tempo. Mai a nessun'amica ho voluto tanto bene. Proprio quando penso che sono caduta in un buco nero, che siamo state sconfitte, che la paura m,i sta per ingoiare, ecco: allora succede l'inaspettato.""""rnrnSatine è bellissima, popolare, sportiva, vincente, e sta insieme a Nico, il più desiderato del liceo. Ma dentro di sé comincia a sentire che non può fidarsi davvero di nessuno: non del suo ragazzo, non della sua presunta migliore amica e certamente non di sua madre, sempre pronta a giudicarla. Carola è introversa, sognatrice, emotiva, e fa di tutto per passare inosservata. Il suo unico amico è sempre stato suo padre, ma adesso lei ha un segreto troppo grande, inconfessabile, che la sta allontanando anche da lui. Due così non sono mai state amiche, e non potranno mai esserlo, giusto? Invece, in una notte di inizio estate, mentre i loro compagni si scatenano per festeggiare la fine della scuola, succede qualcosa che cambia le vite di Carola e Satine per sempre. All'improvviso, le due ragazze si ritrovano complici e alleate: non possono e non vogliono tornare a casa, davanti a loro c'è solo la fuga. Comincia così un'incredibile avventura on the road che le porta a mettere in gioco e in discussione tutto quello che hanno e che credevano di essere. Dietro un'apparente sicurezza possono nascondersi dolcezza e fragilità; un aspetto anonimo può mascherare un'anima forte e luminosa; la vera amicizia, quella più forte di ogni cosa, può nascere nelle situazioni più inaspettate. I sogni, le paure, il desiderio d'amore, ma anche la cattiveria dei coetanei, il cyberbullismo, le difficoltà nel rapporto con gli adulti: insieme alle sue indimenticabili protagoniste, """"Fuoco resta con me"""" ci porta nel viaggio intenso, emozionante e a volte terribile per diventare grandi."" -
Volpe
Jennifer non ama attirare l'attenzione su di sé, le piace la solitudine e vuole solo essere lasciata in pace a suonare la sua musica. Ma una nuova amicizia la costringe a uscire dal guscio e a scoprire un nuovo modo di stare al mondo.rnrn""Mi gira la testa mentre ripenso a poco fa. Io e Markus Anderson ci siamo baciati. Ma in quale universo è realizzabile una cosa del genere? Non nel mio. Non nel suo.""""rnrnLei ha sedici anni, è un'anima schiva e solitaria e ha i capelli rosso fuoco: per questo, a scuola, tutti la chiamano Volpe. Lui è Markus, il più bello e carismatico della classe, quello che eccelle negli sport, pieno di ragazze, sempre al centro dell'attenzione. Lei vive in una fattoria, lui in una villa degna di un vip. Lei ama la musica country pop di Taylor Swift, lui il rock. Volpe e Markus sembrano davvero il giorno e la notte. Eppure, all'improvviso tutto cambia: a scuola arrivano Abby e il professor Johnson e per Volpe inizia una vita nuova; per la prima volta sarà costretta a mettersi in gioco e a fare i conti con la sua passione segreta per la musica, mentre il suo universo e quello di Markus entreranno in rotta di collisione. Faranno scintille? Tra amicizie complici, feste musicali, rivalità e rimescolii del cuore, Volpe scoprirà l'importanza di essere se stessa e di far parlare la voce dell'anima, a qualunque costo. E finalmente nascondersi non sarà più necessario."" -
Otto giorni in Niger. Un diario a due voci
Nell’inverno del 2017 Edoardo Albinati e Francesca d’Aloja si uniscono a una missione dell’UNHCR in Niger, nel cuore dell’Africa. Otto giorni, poco più di una settimana – e due sguardi, due voci, per cercare di capire e raccontare cosa succede in quel crocevia dove passano profughi e armi, migranti e uranio, mentre il deserto avanza e l’acqua scarseggia sempre più.rnIl Niger è uno dei Paesi più poveri al mondo, ma pronto ad accogliere un numero impressionante di rifugiati dal Mali e dalla Nigeria, senza contare gli sfollati interni. Del fiume di denaro occidentale versato per combattere i nostri incubi, cioè migranti e terroristi, la gente del posto non vede che l’ombra. La miseria è onnipresente come la sabbia rossa e metafisica che copre ogni cosa. Eppure proprio qui viene offerto asilo e protezione alle donne liberate dalle carceri libiche, e ai bambini eritrei senza famiglia – «messaggi in bottiglia abbandonati alle onde».rnSenza lasciarsi condizionare da alcuna idea preconcetta, Albinati e d’Aloja scoprono sul campo la sorprendente serenità delle genti di fronte agli orrori, la disponibilità verso gli altri e la gioia autentica di aiutare. Negli ultimi anni, innumerevoli immagini hanno documentato i drammi del Mediterraneo. Questo diario a quattro mani si spinge più in là, verso l’origine di tutto, il luogo dove ha inizio l’avventura, e con parole semplici e impressioni immediate ci consegna il resoconto di un viaggio breve ma intenso, sconcertante e duro, alle radici di ciò che forse stiamo perdendo, noi come esseri umani e Stati civili. -
A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta
Vincitrice del Premio Estense 2018rnrnUna testimonianza puntuale, incalzante, senza respiro, che non dimentica mai la sua dimensione di donna, di madre e di moglie contesa alla serenità famigliarernrn«La storia vera di una giornalista che ha denunciato i clan di Ostia e vive sotto scorta.» – Corriere della SerarnrnSiamo a Ostia, nel 2013, e tra gli abitanti di quei palazzi c'è anche Federica Angeli, cronista di nera per le pagine romane di «la Repubblica», che in quella periferia è nata e cresciuta. Da tempo si occupa dei clan locali e ha subìto gravi minacce. Sa quindi come è fatta la paura, ma crede che l'altra faccia della paura sia il coraggio. Se i vicini rientrano obbedienti al comando del boss, lei decide di denunciare ciò che ha visto. Dal giorno dopo la sua vita è stravolta: per la sua incolumità le è assegnata una scorta, eppure nessuna intimidazione fa vacillare la sua fede in un noi con cui condividere la lotta per la legalità. La storia giudiziaria di cui è protagonista fino alle più recenti sentenze ci parla di una possibile seppur faticosa vittoria, confermando che tutti insieme possiamo alzare la testa e cambiare in meglio. Federica Angeli ha ottenuto questa vittoria con l'unica arma che possiede, la penna, e in queste pagine ci racconta le tappe di una vera e propria sfida alla malavita, nel solco di un giornalismo nobile, illuminato di etica civile, che non compiace mai null'altro che la verità, con una coerenza a tratti severa. In un susseguirsi di colpi di scena, viviamo con lei le sue paure, a tratti la disperazione e i momenti di solitudine. La sua testimonianza puntuale, incalzante, senza respiro non dimentica mai la sua dimensione di donna, di madre e di moglie contesa alla serenità famigliare. Una serenità che, ispirata dalla ""Vita è bella"""" di Benigni, Federica Angeli riesce magicamente a preservare, coinvolgendo i figli in un gioco alla guerra. I diritti di questo libro sono stati acquistati dal regista Claudio Bonivento che trasformerà l'incredibile storia di Federica Angeli in un film."" -
Primo, cittadino. Perché l'Italia deve (ri)partire dai sindaci
Un saggio da uno dei sindaci più amati d'Italia, per spiegare perché la figura del primo cittadino avrà un'importanza sempre maggiore.rnrnDa sempre nell'immaginario collettivo, di grandi e bambini, il sindaco è il politico a cui si fa riferimento per tutto, quello chiamato a risolvere ogni problema della comunità in cui viviamo. Ormai sono passati 25 anni da quando, nel giugno 1993, fu istituita l'elezione diretta del sindaco, che da allora è il vero raccordo fra l'elettorato e il governo centrale, colui che cerca di mediare tra le forze opposte per il bene della sua città. Il proprio sindaco lo si ama o lo si odia, ma in ogni caso su di lui si può misurare concretamente la distanza fra le promesse e le cose fatte. E di certo quella del sindaco incarna la vera gavetta della politica, quella del mettersi al servizio degli altri. In questo saggio, sorta di diario personale, uno dei sindaci più amati d'Italia (secondo il monitoraggio di Index Research che ogni anno stila la classifica dei 38 sindaci più apprezzati) spiega perché la figura del primo cittadino avrà un'importanza sempre maggiore, restituendo alla gente la fiducia nella politica in un momento in cui invece sembra sempre più forte il desiderio di disimpegno, se non addirittura di vero e proprio rifiuto. Attraverso la sua esperienza sul campo e il confronto con altri undici «colleghi» di diversa estrazione politica e geografica (da Albertini a Rutelli, da De Magistris a Bassolino e Pizzarotti, per dirne solo alcuni) Matteo Ricci scrive un resoconto caldo e partecipato della sua Pesaro e dell'Italia degli ultimi cinque anni. E spiega perché quella del sindaco è l'istituzione democratica fondamentale per far tornare la passione politica ai cittadini, partendo dai più giovani. -
L' istituzione negata
«Noi neghiamo dialetticamente il nostro mandato sociale che ci richiederebbe di considerare il malato come un non-uomo e, negandolo, neghiamo il malato come non-uomo. Noi neghiamo la disumanizzazione del malato come risultato ultimo della malattia, imputandone il livello di distruzione alle violenze dell asilo, dell'istituto, delle sue mortificazioni e imposizioni; che ci rimandano poi alla violenza, alla prevaricazione, alle mortificazioni su cui si fonda il nostro sistema sociale.» La grande lotta di Franco Basaglia comincia con un «no» totale, spalancando le porte su un'istituzione, una scienza e una società che mostrano il loro volto denudato nelle sue vergogne più nascoste. -
Che cos'è la psichiatria?
«Il punto che mi pare renda di grande attualità la ristampa - ora che si conferma un diverso trattamento della sofferenza mentale - di un volume in cui i problemi della chiusura, dell'apertura, del significato dell'istituzione, del lavoro, dei farmaci, della terapeuticità dei rapporti, del rischio della libertà del malato come primo elemento di riduzione del potere del medico, rimbalzano di discussione in discussione nelle assemblee di reparto, in quelle di comunità, nelle riunioni dei medici e degli infermieri, nelle analisi degli operatori che già prevedono di dover via via ""distruggere l'equilibrio raggiunto per uscire da quello che può diventare un nuovo sistema chiuso""""...» Dalla prefazione di Franca Ongaro Basaglia che ha curato nel 1997 questa ristampa, a trent'anni da """"Che cos'è la psichiatria?"""" ovvero dall'avvio dell'esperienza di Gorizia. Parole allora nuove nel mondo oscuro dove la follia stava rinchiusa, mondo soprattutto di miseria, violenza e soprusi."" -
Crimini di pace. Ricerche sugli intellettuali e sui tecnici come addetti all'oppressione
Le testimonianze raccolte in questo libro, curato da Franco Basaglia e sua moglie Franca Ongaro e pubblicato per la prima volta nel 1975, costituiscono una sorta di ricerca a più voci sul ruolo dell'intellettuale e del tecnico come custodi di istituzioni violente. Attraverso l'approfondimento della funzione che regge le diverse ideologie scientifiche (la psichiatria, la storiografia, la psicologia, la sociologia, la criminologia, la medicina), questi contributi vogliono risalire alla funzione dell'ideologia quale strumento di conservazione del nostro sistema sociale. -
La maggioranza deviante. L'ideologia del controllo sociale totale
«La popolazione moderna - scrive lo psichiatra americano Jurgen Ruesch citato in questo libro - è formata da un gruppo centrale che comprende governo, industria, finanza, scienza, ingegneria, esercito e istruzione. Attorno a questo nucleo ruota un cerchio di consumatori di beni e servizi. Alla periferia si trovano poi i marginali che non hanno alcuna funzione significativa nella nostra società...» Il problema del drop out, del deviante, di colui che non vuole inserirsi o che non può inserirsi, del misfit al quale l'abito sociale va troppo stretto, si dilata dunque fino al paradosso di una sorta di devianza universale. Questo problema e l'ideologia che lo governa costituiscono il tema del presente volume, pubblicato per la prima volta nel 1971. -
Il fiore pungente. Il prete che si è scoperto uomo
Un prete di strada, una coscienza critica fuori e dentro la Chiesa, il fondatore dì una comunità sempre aperta all'accoglienza degli ultimi, gli stessi cantati dal suo amico Fabrizio De André. Don Andrea Gallo è «un prete che si è scoperto uomo» e in questo libro racconta a Fabia Binci e Paolo Masi la sua vita, le sue idee, il suo mondo, animato dallo spirito più autentico del Vangelo ma anche attento a far sì che l'insegnamento di Cristo, un uomo che si fece ultimo tra gli ultimi, sia sempre calato nella realtà quotidiana. Dall'esperienza come missionario in Brasile a quella come cappellano del carcere minorile di Genova, dall'uscita dalla congregazione salesiana alla fondazione della Comunità di S. Benedetto al Porto, un luogo in cui «dopo tanti anni, la porta è sempre aperta». E poi la visione intransigente nei confronti della politica e della società, i maestri che hanno segnato il suo percorso (Don Bosco, Dom Hélder Camara, Papa Giovanni XXIII, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira ma anche Che Guevara e Gandhi) e, soprattutto, tutti quegli esseri umani che, anche se non lasceranno tracce del loro passaggio nella Storia, incontrando Don Gallo si sono sentiti amati su questa terra, «alcuni forse per un attimo, altri per un periodo più lungo, alcuni per tutta la vita». -
Il romanzo del «vecio»
«Secondo me il massimo del divertimento, non della goduria, è giocar bene, meritare di vincere e vincere.»rnrn«Bearzot ha sempre interpretato il suo ruolo con grande rigore e non occorreva entrare nello spogliatoio azzurro per capire che razza di rapporto ci fosse tra allenatore e giocatori, quale entusiasmo e quale grado di dedizione fosse capace di smuovere quel friulano tutto d'un pezzo. Un bell'esemplare davvero, il vecchio Bearzot, di razza purissima» – Indro MontanellirnrnLui, Bearzot, classe 1927, oggi avrebbe 90 anni. Per tutti era il «vecio», come lo aveva soprannominato Giovanni Arpino. Ci sono persone, nel mondo dello sport come nella vita, di cui è impossibile non sentire la mancanza. Enzo Bearzot è una di queste. In molti possono limitarne il ricordo, indelebile, a quando, allenatore della Nazionale italiana, sollevò la Coppa del mondo al Santiago Bernabeu, la sera dell'11 luglio 1982, quando gli Azzurri vinsero un Mondiale contro tutto e tutti. Ma per scoprire molto altro non resta che leggere il libro che Gigi Garanzini gli ha dedicato. In una lunga intervista è Bearzot stesso a parlarci del giocatore che è stato e dell'allenatore che è diventato. Si va dall'infanzia in Friuli agli studi classici dai Gesuiti. Poi Milano, la maglia dell'Inter, Luisa, la donna conosciuta sul tram numero 3 che diventerà sua moglie. La cessione inaspettata al Catania. L'arrivo al Torino, squadra che gli rimarrà per sempre nel cuore. I primi passi come allenatore sulla panchina della Primavera granata sotto l'ala di Nereo Rocco fino alle prime esperienze in Federcalcio e l'approdo in Nazionale. La sua Nazionale. Uomini scelti da lui, contestati dai tifosi, alcuni per l'età avanzata, altri fuori allenamento e marchiati dallo scandalo del calcioscommesse, ma tutti uomini in cui il patriarca, il vecio, credeva. E che non lo hanno deluso, regalando a lui e a tutti noi quella Coppa sollevata da Zoff e applaudita da Pertini. Prefazione di Indro Montanelli.