Sfoglia il Catalogo feltrinelli038
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 4121-4140 di 10000 Articoli:
-
L' arte ormai perduta del dolce far niente
"Scriviamo proprio per uscire dal nostro corpo e dal posto in cui viviamo. Per essere un'altra persona. Io scrivo nella lingua di chi mi legge"""". Così Laferrière abbatte le barriere tra popoli, tra lettore e scrittore. E, come un Diderot contemporaneo, si concede il tempo di divagare sugli argomenti più disparati - il corpo e i cinque sensi, l'amore e la guerra, la musica e la pittura, la Storia - , ma soprattutto riflette sulla vita, perché l'arte del dolce far niente altro non è se non l'arte di vivere." -
La squadra spezzata. La Grande Ungheria di Puskás e la rivoluzione del 1956
Ha nove anni Gábor quando segue il padre allo stadio, a Budapest, anche se non c'è nessuna partita da vedere. Non ci sono nemmeno gli spalti, solo un prato sconnesso e imbiancato dalla calce, e un esercito di volontari che hanno risposto all'appello del Partito. Sono lì per posare le pietre del nuovo Népstadion, che ospiterà le evoluzioni di Puskás, Bozsik, Hidegkuti, Kocsis, Czibor e degli altri formidabili giocolieri dell'Aranycsapat, la nazionale magiara che umiliò due volte i maestri inglesi. La ""squadra d'oro"""" che subì una sola sconfitta in cinquanta partite, peccato che fosse la più attesa: la finale della Coppa Rimet del 1954. Non ci sarà una seconda occasione, perché di lì a due anni la Rivoluzione ungherese, repressa dai carri armati sovietici, finirà per spezzare quella squadra di campioni senza eredi. In un libro che è """"una serie di storie nella Storia"""", Bolognini riannoda i fili che legano le sorti della Grande Ungheria alle sanguinose giornate di Budapest, seguendole con gli occhi candidi di Gábor, che trepida davanti alla radio per """"il sacco di Wembley"""" e poi scende in strada con il proprio popolo per la libertà. Sentendosi anche lui, per un momento, come Nemecsek della via Pál, """"piccolo soldato avventuroso che sembrava aver rinnegato la causa e invece era stato il più fedele """" di tutti. Forse Gábor avrà tradito il Partito, ma non i suoi sogni. """"Vorrei dire che questo è un libro bello come un film,"""" scrive Gianni Mura nella prefazione """"ma sono troppo tifoso dei libri per dirlo""""."" -
Trentacinque secondi ancora. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria
Premio Speciale Librai Ali, nel contesto del Premio Letterario Sportivo Memo Geremia, edizione 2017rnrnCittà del Messico, 16 ottobre 1968. Due atleti con i pugni alzati, i guanti neri, la testa china, i corpi immobili sopra al podio. È la premiazione dei 200 metri, i due uomini sono Tommie Smith e John Carlos. Sul secondo gradino, anche lui con una spilla del Progetto olimpico per i diritti umani, c'è l'australiano Peter Norman. Una foto, tra le più celebri del Novecento, immortala quel gesto di protesta inatteso. «Mostrano sempre l'immagine. Ma non raccontano mai la storia» ricorderà un giorno Carlos. Perché da allora i nomi e i corpi dei tre protagonisti saranno sospinti «nelle sabbie mobili dell'oblio». Squalificati a vita dalle Olimpiadi, rimarranno soli a fronteggiare le minacce di morte e l'ostracismo dell'establishment. A mezzo secolo di distanza, Lorenzo Iervolino si incarica di ricostruire quella storia, di riempire quel vuoto. Muovendosi tra finzione letteraria e un attento lavoro di ricerca, ""Trentacinque secondi ancora"""" ripercorre la battaglia di Smith e Carlos dall'infanzia, segnata dalla segregazione razziale, fino alla gara della vita, per approdare al tardivo riscatto civile, politico e sportivo. Una battaglia che si salda alle inquietudini dell'America del secondo dopoguerra: i linciaggi e gli scioperi, Malcolm X e Martin Luther King, l'ascesa delle Black Panthers e l'attivismo del professor Harry Edwards, l'ispiratore della protesta. Che ci rammenta, ancora oggi, come una «vittoria finale» non sia possibile. Ogni generazione dovrà raccogliere il testimone lasciato da quei corridori."" -
Tokyo transit
Candidato al Premio Strega 2017rnPresentato da Raffaele Manica e Alessandro Piperno.rnrn«La Tokyo di Patriarca è una macchina nevrotica, un laboratorio di patologie, di apocalissi localizzate. Più che dall’esotico, la vertigine affiora dall’automatico – lo stile definitivo di questa città.» - Alessandro PipernornrnAlberto Roi e Thomas Asca si conoscono fin dai tempi dell'università. La loro è l'amicizia dei naufraghi, di chi è diventato maestro nell'ondeggiare senza risolversi. Ma in una Tokyo troppo nitida per poterne fraintendere la fine, e troppo disturbata per mettersi in salvo, c'è bisogno di appigli; anche solo per certificare d'essere persi. E allora Alberto si aggrappa a Motoko, dolente padrona di casa sull'orlo della vecchiezza e monaca delle inquietudini, mentre Thomas, dedito a un colto rapporto con la cocaina, si stordisce di lavoro portando a spasso turisti in astinenza d'emozioni. Accompagnando quattro businessmen americani nel gelo cauterizzato di una giornata di fine 2005, i due avviano la traduzione automatica di un viaggio che diventa transito, di una città che si fa confezione per le sue stigmate. Ne esce un'epopea caustica e bruciante, raccontata con una lingua iperbolica che abbatte a scudisciate i mulini a vento di una contemporaneità fieramente disperata. Perché i giapponesi, parafrasando Kafka, non sono altro che pensieri suicidi nella mente di Dio. -
Peperoncino
Ancora un riconoscimento per l’autore franco congolese, già vincitore del Prix Renaudot e finalista del Premio Strega Europeo: Peperoncino è stato selezionato nella long list del Man Booker International Prize 2017. Tokumisa Nzambe po Mose yamoyindo abotami namboka ya Bakoko è il nome che gli hanno dato all’orfanotrfio di Loango. Letteralmente: Rendiamo grazie a Dio, il Mosè nero è nato sulla terra degli antenati. Più tardi lo conosceranno tutti come Peperoncino. Siamo negli anni Sessanta, la Repubblica popolare del Congo si sta trasformando in un avamposto africano dell’Unione Sovietica.rnLa vita nell’orfanotrofio viene scandita dai surreali proclami di un direttore che scimmiotta il gergo rivoluzionario del nuovo presidente e Peperoncino approfitta della confusione generale per darsela a gambe. Solo e senza un posto dove andare, si unisce a una banda di ragazzi di strada fin quando non trova rifugio in casa di Mama Fiat 500 e dei suoi dieci figli. Tutto sembra procedere per il meglio ma un evento inaspettato turba la serenità della sua nuova famiglia. È troppo! Peperoncino perde la testa ed entra in uno stato di lucida follia che nessuno psichiatra o stregone sembra in grado di debellare… -
Requiem per un'ombra
Sal Puglise ha sessantatré anni. Alle spalle tanti fallimenti e il futuro non si prospetta certo migliore: pensione da fame, due o tre amici fidati, un pappagallo fissato con le telenovelas e una solitudine che gli si allarga davanti agli occhi. Sulla scrivania pochi casi, squallide fotocopie uno dell'altro. D'altronde il mestiere dell'investigatore privato non è più quello di una volta. Infedeltà coniugali, dipendenti assenteisti, qualche persona scomparsa. E poi la gente, che è sempre meno disposta ad accettare la verità, e ancora meno a pagarla. Ci vorrebbe un caso per chiudere in bellezza, un'occasione per fare un po' di soldi e sparire. Ed eccola l'occasione. Una rapina finita male, una brutta storia che ha riempito le prime pagine dei giornali. Puglise si tuffa subito nel lavoro, le cose si mettono bene, c'è tempo anche per cercare il fratello di Dalia, una cliente bella da mozzare il fiato e misteriosa il giusto. La sua Torino, però, non è più la Shangri-La del jazz, dove potevi incontrare Chet Baker al bancone dello Swing Club e farti offrire da bere, è una città diversa, spigolosa, ammorbidita solo a tratti da una malinconica nota blues. Forse in un altro mondo, forse nel migliore dei mondi possibili, tutto filerebbe liscio, ma non è certo li che abita Sal. -
L' uragano nero. Jonah Lomu, vita morte e mete di un All Black
Vincitore Premio Selezione 54° Bancarella Sport 2017rnSe ogni sport è una rappresentazione della guerra, il rugby è una guerra di conquista, il cui obiettivo è penetrare nel cuore della terra nemica. È anche un gioco dove l'imprevedibilità è congenita, anarchico come i rimbalzi del pallone. E uno sport animalesco ma soprattutto umano, perché il centro dell'azione è il pallone e non l'uomo. Per praticarlo ci vuole la forza del pugile e la maestria dell'orologiaio. Del rugby gli Ali Blacks incarnano lo spirito, la leggenda, la perfezione delle trame d'attacco. Tra loro un giorno spunta un ragazzone di origini tongane, un gigante che corre sfiorando l'erba come una gazzella. Si chiama Jonah Lomu, un «carro armato, ma veloce come una Ferrari». Al mondo si rivela nella Coppa in Sudafrica nel 1995. In semifinale, contro l'Inghilterra. La casa madre contro gli dèi di Ovalia. L'attesa e spezzata da un fax spedito all'albergo dei neozelandesi: «Ricordatevi che il rugby è un gioco di squadra. Perciò, tutti e quattordici passate la palla a lonah Lomu». Sembra uno scherzo, ma è una profezia. Lomu dominerà la sfida, seminando un senso d'impotenza nel campo avversario. La sua apparizione però è come la scia di una cometa: il suo fisico portentoso sarà tradito da una sindrome nefrosica, che finirà per prendersi anche la sua vita. Lomu, cresciuto tra i delinquenti di Auckland, salvato dal rugby, resterà nella storia dello sport come Senna o Jim Thorpe, atleti maledetti. O come Coppi, di cui era l'antitesi. «Coppi era un cirro bianco nel cielo azzurro. Lomu un nembo scuro che annuncia l'uragano». -
Il museo delle penultime cose
In un futuro non troppo lontano, tutti i sopravvissuti alle deportazioni nazifasciste sono ormai scomparsi e l'Italia è scossa da un rigurgito antisemita. In un clima ostile, Pacifico Lattes, giovane studioso del museo della Shoah di Roma, prepara un'importante mostra sugli ultimi superstiti ai campi di concentramento. Il suo minuzioso lavoro di archiviazione e conservazione però, svolto per anni dietro a una scrivania, sembra improvvisamente crollare di fronte alla notizia della possibile esistenza di un sopravvissuto ancora in vita: tra le mura di una casa di riposo di Tor Sapienza, infatti, ce Attilio Amati, novantottenne aspro e taciturno custode di un segreto all'apparenza inconcepibile. Dall'incontro tra Attilio e Pacifico, dapprima scettico nei confronti di un vecchio il cui nome non compare sulle liste dei deportati, inizia una ricerca difficile e ostinata, un confronto serrato che porterà entrambi a riconoscersi nella dolorosa esperienza dell'altro. Un gioco inestricabile di scambi e silenzi che nasconde una drammatica «scelta di Sophie», un terribile segreto legato alla travagliata esperienza del lager. -
Migrazioni-Migrations. La notte dei poeti afro-italiana. Ediz. bilingue
Sedici più sedici, omaggio al numero cosmico per gli yoruba, più uno diciassette, in ossequio al dio del caso. Sono i poeti italiani e nigeriani chiamati a raccolta da Wole Soyinka per costruire un ponte che dall'Africa conduce all'Europa, sulle tracce dei migranti del Mediterraneo. Parole che si intrecciano a immagini, perché senza immagine non c'è verità. Un omaggio a tutti coloro che solcano il mare in cerca di un futuro e in questo mare spesso trovano dimora eterna. Un'ode collettiva alla voce di quegli uomini, donne e bambini di cui nessuno riproduce l'eco. -
Le roi. Gloria e onta di Michel Platini
Leclaire ricostruisce tutta la storia di Michel «le Roi», l’artista dei calci piazzati convertito alla realpolitik e agli intrighi di palazzo.rnrnIl calcio, signore e signori, prima di essere un prodotto è un gioco. Il calcio prima di essere un mercato è uno sport. Il calcio prima di essere un business è uno spettacolo.rnrnIl 12 novembre 1987, al sorteggio per le qualificazioni di Italia 90, salgono sul palco due nuovi attori, in apparenza mal assortiti: un trentaduenne con i «riccioli romantici di un eroe di Visconti» e un signore che sembra il «notaio di provincia di un film tedesco». Sono Michel Platini e Sepp Blatter, la strana coppia che di lì a poco regnerà sul calcio mondiale. Fino al giorno in cui sarà tradita dalle rivalità e travolta dagli scandali, che impediranno al delfino di succedere al vecchio monarca sul trono della Fifa. Prima il Qatargate, che regala al piccolo emirato del Golfo i mondiali del 2022, poi la scoperta di una fattura sospetta di 1,8 milioni di euro pagata da Blatter a Platini. «Come Icaro, ogni volta che mi avvicino al sole, tutto brucia» dirà Michel, abituato a vedere la propria gloria offuscata da amarezze inattese, come nella notte mondiale di Siviglia o in quella tragica dell’Heysel. Con un lavoro investigativo degno di un Maigret, incrociando tra loro fatti accertati, ipotesi e interviste scomode, Leclaire ricostruisce tutta la storia di Michel «le Roi», l’artista dei calci piazzati convertito alla realpolitik e agli intrighi di palazzo, provando a districarne l’intreccio di genialità, ambizioni e reticenze, dagli esordi con la maglia dei bleus alle stagioni in bianconero, fino all’ultimo caso dei Panama Papers. Sarà stata la sua brama di vincere a bruciargli ancora una volta le ali? Una sola certezza rimane: un gol di Platini, parola di Zoff, «è sempre l’essenza del gol». -
Cielo rosso al mattino
Fra Cormac McCarthy e il Paul Thomas Anderson de Il Petroliere: un romanzo elegante, visionario e spietatornrn«Lynch ha una capacità unica nel costruire la frase, ereditato da scrittori come Cormac McCarthy, Sebastian Barry e Daniel Woodrell. Uno scrittore da seguire attentamente» - Colum McCannrn«Suntuoso e poetico, lo sto assaporando frase per frase» - Colm Tòibìn, Guardianrn«Una lettura compulsiva» - Irish TimesrnIrlanda, 1832. Il giovane Coll Coyle viene cacciato dalla fattoria in cui vive con la sua famiglia. Prima di andarsene, decide di parlare con Desmond Hamilton, il figlio del proprietario terriero. È un attimo fatale, e il confronto si trasforma in tragedia. Il cranio lacerato, gli occhi rigirati, il volto inespressivo: il corpo senza vita di Hamilton giace ai piedi del suo cavallo. A Coyle non resta altra scelta che fuggire, scappare il più lontano possibile. Le guardie del padrone, guidate da John Faller – «l’incarnazione del male razionale» – cominciano a inseguirlo, e la caccia all’uomo dà origine a scene d’inimmaginabile crudeltà. Spinto tra le paludose terre della Contea di Donegal, tra sentieri tortuosi e campi selvaggi, Coyle è costretto a rifugiarsi oltre il confine, fino a raggiungere l’America. Un viaggio estenuante, che sfiora via via le misere esistenze di una serie di personaggi disperati, messi a dura prova dalla fame e dalle atrocità di un’epidemia di colera. Cielo rosso al mattino è una storia che esplora il lato più malvagio dell’uomo, una sorta di epica del cacciatore e della preda che si muovono nelle asperità della natura. -
Non dite che non abbiamo niente
Finalista all’ottava edizione del Premio Bottari Lattes Grinzane, sezione “Il Germoglio” -rnFinalista del Man Booker Prize 2016 - rnVincitore dello Scotiabank Giller Prize 2016 - rnVincitore del Governor General’s Award 2016.rnrn""Una splendida scrittrice. Sono stupefatta dalla chiarezza e dalla facilità con cui scrive, e dalla sua purezza emotiva.""""rn- Alice Munrorn«Un dramma ricco di suspense» - Financial Timesrn«Una straordinaria e commovente rievocazione delle tragedie che hanno colpito la Cina del ’90.» - The Guardianrn«Thien scrive con la padronanza di un maestro d’orchestra che ritma il tempo della sinfonia armonizzando ogni singolo strumento musicale» - The New York TimesrnrnMarie è nata in Cina ma è cresciuta con la madre in Canada. Il padre le ha abbandonate due volte: la prima quando se n’è andato di casa, la seconda quando si è ucciso gettandosi dal nono piano di un grattacielo a Hong Kong. Siamo all’inizio degli anni Novanta, e i fatti della lontana Cina irrompono nella vita di Marie e della madre quando Ai-ming, fuggita dopo il massacro di piazza Tienanmen, bussa alla loro porta. È con il suo aiuto che Marie inizia a ricostruire la storia di suo padre, una storia ricca di idealismo rivoluzionario, di musica e di silenzio, in cui tre musicisti del Conservatorio di Shanghai - il timido e talentuoso compositore Sparrow, il prodigio del violino Zhuli e l’enigmatico pianista Jiang Kai – combattono nella Cina della Rivoluzione culturale per rimanere fedeli l’un l’altro e alla musica, a cui hanno consacrato la propria vita. Dalle affollate sale da tè nei primi giorni della Rivoluzione fino alle manifestazioni del 1989 a Pechino, seguendo le vicende di un misterioso taccuino passato di mano in mano durante gli anni di Mao, Madeleine Thien ha scritto un romanzo doloroso e fiero, che offre una riflessione di vasta portata sul ruolo della politica e dell’arte nella società."" -
Showboat, la vita di Kobe Bryant
Quando il figlio di Tellybean Bryant arrivò nella Nba, a diciott'anni, molti pensavano che fosse ancora immaturo, se non addirittura un bluff: un ragazzino viziato che voleva scimmiottare Jordan e usurparne lo scettro. Per qualcuno invece era l'erede designato. Nei playoff, nel momento più atteso, quel ragazzino scagliò quattro tiri maldestri e trascinò i suoi Lakers nel baratro. Fu il primo esame dell'educazione cestistica di Kobe Bryant, e da allora le critiche non 10 avrebbero più abbandonato. Dicevano che tirava troppo, che non giocava per la squadra, che era un «corpo estraneo». Eppure Bryant ha saputo costruirsi una carriera stellare, giocando ventanni con la stessa maglia, segnando 81 punti in una sola partita, vincendo cinque anelli e due ori olimpici. E col tempo ha dimostrato di essere «l'agonista più compulsivo nella storia del basket», disposto a fare il vuoto attorno a sé pur di conquistare il trono della Nba. Con la consueta eleganza, intrecciando statistiche, cronache sportive e interviste, Roland Lazenby ci offre un nuovo ritratto in chiaroscuro di un campione unico, raccontandoci le prodezze sul campo e gli enigmi dell'uomo: i conflitti con i genitori, il rapporto con la moglie («la nuova Yoko»), le accuse di violenza sessuale. Senza mai dimenticare la saga dei Lakers e le lotte per il potere tra Bryant e Shaquille O'Neal, che chiamava il rivale «Showboat» per irridere le sue smanie di protagonismo. Kobe preferiva «Black Mamba», come il rettile feroce di Kill Bill. -
Hurricane. Il miracoloso viaggio di Rubin Carter
Il 17 giugno 1966, due uomini di colore irrompono nel Lafayette Grill di Paterson, New Jersey, e cominciano a sparare sui presenti crivellandoli di colpi. Tre bianchi, una donna e due uomini, rimangono uccisi. «Una scena da Far West» dirà uno dei primi testimoni. «Il delitto più spregevole» nella storia della città, tuona invece il sindaco di Paterson. Quella stessa notte, sulla base di indizi e testimonianze contraddittorie, vengono fermati John Artis e Rubin Carter, detto «Hurricane», pugile afroamericano di ventinove anni, cranio rasato, amante della bella vita e degli abiti eleganti, già inviso alla comunità bianca. Con il suo arresto ha inizio una delle battaglie legali più note e controverse degli Stati Uniti. L'opinione pubblica liberal si schiera a favore di Carter, scendono in campo celebrità come Muhammad Ali e Bob Dylan, che a Hurricane dedicherà l'omonima ballata. Ma sarà la sua perseveranza, insieme all'aiuto inatteso di una piccola comune canadese, a decidere le sorti di Carter. Frutto di un capillare lavoro di ricerca, Hurricane abbraccia quarant'anni di storia americana segnati da tensioni razziali e violenze, in cui si dipana la vicenda giudiziaria e infine il «risveglio» spirituale di Carter. Come ha scritto Uspenskij, allievo di Gurdjieff, ogni uomo vive in una prigione - costruita sulla sua ignoranza e le sue illusioni - da cui mai potrà evadere senza l'aiuto degli altri. La libertà, come la conoscenza di sé, sono possibili solo «a un cerchio interno dell'umanità». -
Diario di uno scrittore in pigiama
La scrittura è un mestiere e il pigiama l'abito da lavoro. Lo strumento per eccellenza, invece, è la macchina da scrivere. Oltre naturalmente alle ventisei lettere dell'alfabeto e a una manciata di regole grammaticali. Con questi pochi mezzi, a disposizione di chiunque, sono stati scritti i più grandi capolavori della letteratura. Il problema è saperli utilizzare con maestria. Certo servono talento, esperienza e un insaziabile appetito per la lettura. ""Leggere, leggere, leggere"""" è infatti il primo e fondamentale consiglio che Laferrière dà agli aspiranti scrittori. A cui se ne aggiungono molti altri, in un manuale articolato in 182 lezioni, dove a suggerimenti più tecnici si mescolano i ricordi personali dell'autore e tante riflessioni su una passione antica, un'arte che è anche e soprattutto una """"festa intima"""" a cui tutti sono invitati."" -
Gustav sonata
È un'amicizia nata tra i banchi di scuola quella tra Gustav e Anton, in una piccola cittadina svizzera che ha accolto molti ebrei in fuga durante la Seconda guerra mondiale. Orfano di padre e unico compagno di una madre incattivita da cupi risentimenti, Gustav è un bambino di indole docile che trova in Anton e nella sua famiglia un nucleo affettivo capace di addolcire la quotidianità di un'infanzia senza innocenza. Geniale musicista, Anton sin da fanciullo mostra un'inclinazione autolesionista che lo consuma dall'interno. Per lui l'amico è un sostegno incrollabile, eppure non gli chiede mai nulla in cambio. Gli sviluppi imprevisti della loro relazione condizioneranno le vite di entrambi e quelle delle persone che gli sono vicine. ""Gustav Sonata"""" è un canto all'imperfezione e alla rilevanza degli opposti nella condizione umana, la storia di un amore inespresso e di relazioni condannate."" -
Vinca il peggiore. La più bella partita di basket della mia vita
Londra, primavera 2015. Un italiano che fa l'allenatore di basket per hobby e per passione ha portato una squadra di adolescenti, tra cui suo figlio, alla finale del campionato allievi, dove giocheranno contro avversari più forti e più alti, in una parola imbattibili. Ma nell'attesa di scendere in campo il coach si ricorda di una partita vista in tv, al bancone di un bar di New -York, il primo aprile di trent'anni prima, in un momento confuso della propria vita e in una città imbiancata da una nevicata fuori stagione. Una partita passata alla storia: Georgetown-Villanova, finale della Ncaa, il campionato universitario americano. Una sfida tra un gruppo di atleti magnifici, campioni in carica, già destinati ai professionisti della Nba, e una compagine di improbabili sfidanti destinati alla sconfitta. Tutti sono sicuri che il risultato sia già scritto. Ma il coach di Villanova, Rollie Massimino, figlio di un ciabattino siciliano e filosofo dell'arte di arrangiarsi, ha un piano: sfruttare le debolezze dei propri giocatori per addormentare la gara, provando a dimostrare che qualche volta Davide può battere Golia. Riuscirà la missione impossibile della Cenerentola del parquet? Guardando la partita, quell'italiano appollaiato sullo sgabello del bar capirà il proprio destino? E la lezione del passato servirà a qualcosa, trent'anni più tardi? ""Vinca il peggiore"""" e una dichiarazione d'amore alla pallacanestro, una sfida vissuta due volte, un sogno lungo quanto una notte di neve a New York."" -
Esperimento americano
Greg Marnier - Marny per gli amici - è a un punto morto: dopo la laurea a Yale e un dottorato in Storia a Oxford, quello che è riuscito a ottenere è una supplenza di nove mesi a Aberystwyth, un college sperduto in Galles. Una sera, alla rimpatriata per i dieci anni dalla laurea, rivede Robert James, il «dio greco» di Yale, ex compagno di corso diventato ricco lavorando nella finanza. A caccia di investimenti e di visibilità politica, nel vivo della prima campagna elettorale di Barack Obama, Robert ha appena acquistato a Detroit centinaia di proprietà abbandonate con lo scopo di creare un «modello Groupon di gentrificazione». Per farlo, ha bisogno di persone come Marny. Lusingato, Greg accetta di trasferirsi in Michigan e contribuire a riqualificare quella «zona di guerra in piena America». Ma l'entusiasmo dei pionieri si scontra presto con la rabbia dei vecchi abitanti, e le tensioni nella «nuova Jamestown» - risse tra vigilantes e locali, il ferimento di un ragazzo nero, il rapimento di un bambino - finiscono per riflettere le fragilità e le contraddizioni di un'intera nazione, come l'aumento delle disuguaglianze sociali e il declino del settore industriale. ""Esperimento americano"""" è un romanzo sugli Stati Uniti di oggi, il racconto impietoso di un paese dove anche l'iniziativa più utopica, votata a «un'idea filosofica della felicità», può celare gli interessi di un colosso come Goldman Sachs."" -
Iron towns. Città di ferro
Scandito da una successione di brevi fotogrammi che si alternano e si incastrano, lasciando al lettore il piacere di tenere le redini della storia, Iron Towns conferma definitivamente le doti di Cartwright come maestro di realismo psicologico.rnrn""Uno scrittore con un meraviglioso orecchio e una visione straordinariamente lucida della Gran Bretagna di oggi"""" - rnJonathan CoernrnrnSul corpo di Liam Corwen sono tatuati i protagonisti della storia del calcio, Eusébio, Van Basten, Ronaldo. Una storia nella quale ha rischiato di entrare anche lui, che appena maggiorenne esordì nella nazionale inglese, ma in campo non riuscì nemmeno a toccare palla. Così ora si ritrova a fare a sportellate in una squadra locale, l’Iron Towns Football Club, che naviga nei bassifondi della seconda divisione. E tra vecchie acciaierie arrugginite e cantieri navali dismessi, ritrova gli amici di un tempo: l’ex moglie Dee Dee, che lavora nel pub di famiglia e canta in una band di sole donne; Goldie, appena uscito di prigione, che vuole riavvicinarsi alla figlia; Mark, un formidabile attaccante alcolizzato e depresso. Vent’anni prima bramavano soldi, successo e matrimoni felici; ora si ritrovano in un’Inghilterra deindustrializzata e in declino, ridimensionati nelle ambizioni e nei sogni. Dopo Heartland e Il giorno perduto, Anthony Cartwright torna alla metafora calcistica per narrare mondi scomparsi e annichiliti, quelli di una solidarietà operaia ormai polverizzata e di un calcio sempre più estraneo al suo unico, legittimo proprietario: il pubblico. Mondi ricoperti da uno strato di cenere sollevata da incendi che non hanno mai smesso di bruciare.rnScandito da una successione di brevi fotogrammi che si alternano e si incastrano, lasciando al lettore il piacere di tenere le redini della storia, Iron Towns conferma definitivamente le doti di Cartwright come maestro di realismo psicologico, capace di scandagliare grazie alla sua prosa visionaria e precisa l’anima più profonda e oscura dell’Inghilterra contemporanea."" -
Acrosticini romani. Sapori tradizionali della cucina di Roma e del Lazio. Piatti tipici, vini e acque minerali
Acrosticini Romani realizza una sintesi fra poesia giocosa, ricette della cucina romana e acrostico in rima. L'Autore usa, con stile abile e gradevole, il gioco poetico dell'acrostico in modo che le iniziali dei versi, lette verticalmente, formino i nomi dei piatti, dei vini e delle acque minerali di Roma e del Lazio. Quest'opera gioiosamente divulgativa dà ampio risalto ad una tecnica quasi ""in via di estinzione"""" e che, in passato, era utilizzata prevalentemente per indovinelli, giochi di società, messaggi segreti. L'argomento prescelto è in sintonia con l'attuale esigenza di considerare cibo e bevande come un'importante e significativa espressione e risorsa della cultura del territorio.""