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Dentro il palco
Il Teatro dei segreti è un locale di Burlesque e mentre le artiste mostrano la loro pelle sul palcoscenico strani avvenimenti porteranno Batraco, il direttore artistico, nello sconosciuto sotterraneo svelando ben più di quanto pensava. È una storia di rivelazioni: sul bisogno di seguire e accettare la propria natura e riuscire ad accogliere l'inaspettato. -
Oltre il buio
I piani di Giulia per i festeggiamenti dei suoi diciott'anni cambiano all'improvviso quando una tragedia sconvolge completamente la sua vita costringendola a trascorrere il giorno del suo compleanno in un pianto disperato davanti a due fredde tombe. La sua vita cambia di colpo: dolore, rabbia e sconforto si impossessano del suo animo, cerca risposte che non trova, prova soluzioni per star meglio che non funzionano, evita chiunque cerchi di aiutarla. Suo unico appiglio alla vita sarà un gruppo di persone che come lei fanno fatica a superare il lutto e, soprattutto, la relazione con un misterioso ragazzo. -
I due mondi
"Mi chiamo Aki e sono un piccolo demone volpe. Una creatura magica, fra le tante che abitano questo mondo. Sono dotato di un enorme forza demoniaca e con essa sono capace di compiere atroci realtà. Il mio destino era segnato, un giorno mi sarei trasformato nel temibile Demone volpe a nove code che risiede nascosto dentro me, e dopo aver perso la ragione spargendo razzie di qua e di là, la mia esistenza sarebbe finita. Ma qualcosa cambiò quando conobbi Yukari, una principessa dagli Angelici poteri, restandole accanto, mutando nella mia forma umana, io me ne innamorai. Incombenti forze Demoniache minacciarono, presto, la quiete del nostro mondo. Ma io, che scappai da ciò che ero per tutta una vita, adesso sapevo chi volevo proteggere, ero pronto a combattere!""""" -
Il salice e l'alloro
Il ricordo rassicurante delle persone care, gli affetti vissuti in maniera viscerale e il dolore per un distacco o una perdita, voluti o non voluti, sono motivi che ritornano spesso. Le voci di chi ha popolato la nostra esistenza sembrano non andarsene mai davvero, cosi come certe tracce profonde di un sentimento fatto a pezzi parlano di un cambiamento inevitabile. Si alternano cosi serenità contemplativa e inquietudine sismica nella ricerca della propria identità più intima e profonda. Le ispirazioni nascono spesso durante un viaggio. -
Poesie 2018
«Dedico queste poesie a una donna che effettivamente non c'è, non è tangibile, ma è sempre un mio pensiero ricorrente, quasi un desiderio irraggiungibile. Ho notato negli anni che tutte queste poesie che pubblico mi rilassano e mi riempiono il cuore di atti di gentilezza. Contrariamente a quanto si pensi, non mancano momenti di buio, infatti per una poesia scaturita dalla mia mente e dal mio cuore, c'è sempre un periodo cupo e distruttivo che mi aspetta dopo la creatività. Spero di far cosa gradita, di far breccia nel cuore di quelle persone granitiche, che non credono a niente se non a quello che hanno nella loro testolina, dalle vedute chiuse e col paraocchi, chissà un giorno capiranno il dolore che causano alla società.» (Domenico Scaringi) -
Memoria di ragazza
Vincitore del Premio Stendhal 2018 per la miglior traduzione dal francese.rnMemoria di ragazza, potentissima riflessione sulla scrittura e su un’epoca cruciale dell’esistenza, è il romanzo, proibito e inconfessabile, che l’autrice ha inseguito per tutta la vita.rn«Annie Ernaux è il nome di un puzzle i cui pezzi formano ormai, libro dopo libro, una delle opere letterarie più importanti dei nostri tempi.» - Le Nouvel Observateurrn«Tutti dovrebbero leggere qualsiasi cosa che porti il nome di Annie Ernaux scritto sopra.» - Il Fogliorn«""Dimentico solo il pudore"""". È questo l’inno di Memoria di ragazza, il libro che ha stordito la Francia e che esce in Italia con una traduzione magnifica di Lorenzo Flabbi, rivelando quanto possa essere implacabile la letteratura.» - La Lettura, Corriere della SerarnrnrnEstate 1958. Per la prima volta lontana dalla famiglia, educatrice in una colonia di vacanze, una diciottenne scopre se stessa: l'amore, il sesso, il giudizio degli altri, la fatica di essere giovani, la sete di libertà. Tra la luce delle foto di quel tempo e il buio dei ricordi rifiutati, Annie Ernaux rivive l'età di passaggio che la trasformò in donna e in scrittrice, interrogandosi sui pensieri, le aspettative, le ritrosie (senza tralasciare i disturbi alimentari e le angosce della fertilità) della «ragazza del '58». In pagine piene di inquietudini e dolori segreti, traboccanti di slanci e di canzoni - l'«esperanto dell'amore» -, è la vergogna del passato a generare la memoria, rivelandosi inaspettato dono, irrinunciabile arma in quella «colluttazione con il reale» che è al cuore dell'impresa letteraria di Ernaux. """"Memoria di ragazza"""", potentissima riflessione sulla scrittura e su un'epoca cruciale dell'esistenza, è il romanzo, proibito e inconfessabile, che l'autrice ha inseguito per tutta la vita."" -
Il romanzo dei Tui
È in una Cina immaginaria che Brecht decise di trasporre narrativamente, con divertito coraggio, i tempi oscuri e turbolenti in cui la Storia gli diede in sorte di vivere. Cominciato durante l'esilio e rimasto frammentario dopo oltre un decennio di lavoro, ""Il romanzo dei tui"""" è una satira feroce degli intellettuali che affittano a cottimo al migliore offerente il proprio ingegno: i """"tui"""". Dal mare dell'imbecillità umana emerge qui un arcipelago di aneddoti, storielle, parabole e corrosivi esercizi di umorismo che mettono alla berlina tutti i grandi ideologi dell'Occidente e forniscono anche una diagnosi inaspettata e spiazzante dell'ascesa di Hitler. Un geniale e comico breviario sul cattivo uso dell'intelletto che zigzaga tra apologhi memorabili, trattati stravaganti (compreso uno sull'arte del leccapiedi) e racconti arguti, consegnandoci una requisitoria serrata e farsesca contro ogni pensiero fumoso e servile. Un tesoro di caustica comicità proposto per la prima volta al pubblico italiano."" -
Proprietà perduta
Dal 28 al 30 giugno 1979 a Castelporziano, su un palco precariamente issato sulla sabbia, va in scena - complice il geniale assessore Renato Nicolini - il Festival internazionale dei poeti. Franco Cordelli ne è l'ideatore insieme a Simone Carella e Ulisse Benedetti, anime di un teatro dell'underground romano, il Beat 72. Insieme agli italiani, da Antonio Porta ad Amelia Rosselli, da Dario Bellezza a Valentino Zeichen, arrivano poeti da tutto il mondo, da Amiri Baraka ad Allen Ginsberg e William Burroughs, da Evgenij Evtusenko a Marcelin Pleynet, da Erich Fried a David Gascoyne. I mille spettatori della prima sera, la terza sono trentamila. La poesia, da stanza separata per anime elette, d'improvviso si fa moda, fenomeno di costume, isteria collettiva. Scoprono di dover salire sul palco, quei tutti, bisognosi di ""esprimersi"""". Il successo non modifica l'impianto di quello che Cordelli ha concepito come esperimento di """"avanguardia per le masse"""": un gesto concettuale che l'anno dopo viene replicato - nello spazio antitetico di Piazza di Siena, a Villa Borghese - per paradossalmente dimostrarne l'irripetibilità. Durante la preparazione del secondo festival mette mano, Cordelli, a un testo che scrive in preda a una specie di raptus (anche se lo pubblicherà per Guanda solo nell'83). """"Proprietà perduta"""" è insieme il diario-reportage dei due Festival ma soprattutto quello che definisce un """"romanzo con i poeti"""", nel quale il primo dei personaggi è quello che dice """"io""""."" -
Io in te cerco la vita. Lettere di una donna innamorata della libertà
Prodigio di libertà e indipendenza, Anna Kuliscioff ha attraversato da protagonista tre decenni della vita politica europea dando un incalcolabile contributo nelle battaglie per i diritti delle donne e dei lavoratori. Rivoluzionaria e libertaria nelle relazioni amorose come nelle rivendicazioni politiche, Kuliscioff ci ha lasciato alcune delle più intense lettere del Novecento italiano. Riscopriamo così la vita di una donna che fu cittadina di un futuro al quale, ancora oggi, dobbiamo aspirare. -
Gilgi, una di noi
Gilgi è una ragazza allegra e indipendente, cresciuta in una famiglia borghese, tra mobili che sanno di vecchio e idee di un'epoca ormai superata. Rappresenta un esempio limpido e scanzonato di quella che i giornali del suo tempo definiscono la «nuova donna». Quando non lavora come segretaria e dattilografa, ascolta il jazz, fantastica sul futuro, ama flirtare e divertirsi in compagnia di amici come Pit, che pontifica sul socialismo, e Olga, che è affascinante e non ha paura di esserlo. La sua esistenza, sempre scorsa sui binari di una rigorosa e sognante autodisciplina, deraglia però quando conosce Martin, uno scrittore bohémien capace di scuoterne le certezze costringendola ad affrontare i paradossi e i contrappassi dell'autonomia in un mondo di uomini. L'incontro con l'amore innesca infatti una vitale sfida per difendere la propria libertà, che sfocia in un finale vertiginoso e sorprendente. Una protagonista memorabile per un romanzo ilare e sensuale, che per la sua sfacciata modernità venne messo al rogo dai nazisti. Un gioiello di stile che racconta con leggerezza e ironia una donna alla tumultuosa ricerca di una sottile, ingorda, dirompente felicità. -
L' illettore. Una confessione
«In una società in cui tutti cercano di piacere a se stessi e agli altri, solo Hermann Burger ha portato al capolavoro l'arte di essere insoddisfatti di sé.» - Peter Sloterdijkrn«Tradurre un concetto astratto come la Letteratura Universale in una furia sperimentale brillantemente efficace: questa la scommessa di Herman Burger.» - Alias, il manifestornrnrnrnRinchiuso in una misteriosa e metafisica gattabuia, un uomo, affetto da uno strano morbo che gli impedisce di leggere i libri e di decifrare i segni del mondo, cerca la guarigione nel rapporto epistolare con una radiosa principessa, vestale dei classici letterari di ogni tempo. In sette vertiginose missive l'«illettore» racconta la propria vita come una «morte apparente». La narrazione, pagina dopo pagina, si trasforma in terapia per riaffacciarsi alla speranza e all'immaginazione, un percorso capace di regalargli infine l'euforia della convalescenza. Libro ossessionato dai libri, corso intensivo per lettori convulsi e dissennati, questo romanzo è un viaggio all'interno di una miniera oscura, ricca di frasi e immagini lucenti, sfaccettate ed enigmatiche come pietre preziose. Allucinato esperimento su «quanto in là si possa andare nello spingersi troppo in là», la confessione di Burger è anche - come rivela il breve saggio autobiografico che chiude il volume - il documento unico di un'esperienza di depressione clinica, un ironico «tentativo di sopravvivenza in prosa» scritto contro l'oblio: «Lo scrittore non dimentica mai, serba rancore in eterno». -
Il brady
Jacques Thorens, al suo esordio letterario con Il Brady, una sorta di romanzo di un luogo. Il Brady è un cinema di quartiere a Parigi, che proietta pellicole di infima qualità, attingendo al kung fu, allo splatter, agli spaghetti western girati peggio.rnrnrn«In circa 340 pagine si dispiegano sacro e profano, il sublime dell'arte e il prosaico di un'umanità diseredata, abbruttita dalle notti in bianco o dai vizi, emarginata dalla società, ingrigita dalla penuria e abbattuta dalle sconfitte di una lotta quotidiana con la propria sopravvivenza.» - Huffigton Postrn«Scrivere di un cinema per parlare del cinema.» - Film Tvrn«Questa storia si ispira a fatti reali. Tutto ciò che potrà sembrarvi eccessivo o inverosimile è autentico.»rnrnC'era una volta un cinema a Parigi che non assomigliava a nessun altro. Sullo schermo proiettava i bassifondi della cinematografia mondiale (dalle pellicole di kung fu agli splatter, dagli spaghetti western alla cosiddetta serie Z), mentre in sala ospitava una varissima umanità di incantevoli falliti e dignitosi esclusi: il Brady, luogo balordo, sgangherato, irriducibile, una quinta di romanzo che ha avuto la faccia tosta di esistere per davvero. Di questo luogo, Jacques Thorens offre una «biografia» divertita, canagliesca e struggente, narrando un'epopea della marginalità, del kitsch e dello scialo, costellata di momenti paradossali (come quando ""Harry Potter"""" viene programmato assieme a """"Schiava di Satana""""...), di personaggi memorabili e di capitoli ricorrenti che celebrano la contorta ingegnosità di produttori e titolisti (con perle come """"Zorro e i tre moschettieri"""" o """"C'è Sartana... vendi la pistola e comprati la bara!""""). La romanzesca storia vera di un cinema mecca dei cinefili e corte dei miracoli, dove - tra b-movie e amori mercenari - gli sketch esilaranti, le avventure a perdifiato e i sogni più sfrenati escono dallo schermo per sedersi tra gli spettatori."" -
Animazioni e incantamenti. Ediz. illustrata
"Il chiodo in testa"""", """"La bottega dei mimi"""" e altri testi sul teatro e sulle immaginirn«Gianni Celati per quasi quarant'anni è stato un prezioso sismografo, registrando in anticipo i sommovimenti che attraversavano la cultura e la società italiana.» - La Repubblicarn«In """"Animazioni e incantamenti"""" si documenta il rapporto con il fotografo Gajani e il piacere di sperimentare da parte di un intellettuale fuori dagli schemi» - L'Unitàrnrnrn""""Animazioni e incantamenti"""" si apre con """"Il chiodo in testa La bottega dei mimi"""", uno stralunato romanzo epistolare dalla forte componente erotica e una serie di (pseudo) didascalie """"teatrali"""" a corredo di azioni mimiche Due testi mai più riproposti dal 1974 e dal 1977 - quando vennero pubblicati da una raffinata sigla di edizioni d'arte, la Nuova Foglio Editrice di Poi lenza -, due «oggetti soffici» impossibili da circoscrivere e definire (fotofarse? mimoromanzi?) e sostanziati del rapporto - obliquo, instabile, appunto «soffice» - fra le parole di Celati e le immagini di Carlo Gajani, che precedette Luigi Ghirri quale mentore del narratore nell'intersezione fra scrittura letteraria e immagine fotografica. In essi mai luna si fa didascalia, né l'altra illustrazione, vivendo invece di un felice rapporto di insubordinazione reciproca. Seguono, nel volume, un'ampia scelta di scritti, mai raccolti in precedenza, che Celati ha dedicato in un lungo arco di tempo (dal 1966 al 2005) alle immagini dell'arte e della fotografia, compresi alcuni dei bellissimi testi su Ghirri degli anni Ottanta e Novanta: a documentare un sodalizio celebrato e ormai storicizzato. Al di là del loro intrinseco valore, questi saggi - sul «parlato come spettacolo», il riso giullaresco, l'identità in maschera: «animazioni» sceniche e «incantamenti» contemplativi - sono con ogni probabilità i più importanti per capire un'avventura come quella di Celati che, sempre più, ci appare decisiva per il nostro presente e in cui gioca un ruolo cruciale - anche prima della """"svolta"""" che lo ha portato negli ultimi anni a prediligere il racconto filmico rispetto a quello letterario - il pensiero sulle immagini e sul teatro. Nella materia visiva dei due iconotesti degli anni Settanta, come nella partitura concettuale degli scritti precedenti e successivi, ricorre la metafora teatrale. E il concerto fra scrittura e immagine è davvero un «teatro naturale» che - come quello di Oklahoma per Karl Rossmann, il profugo messo in scena da Kafka in America - ci propone, oggi come allora, un'ambigua quanto suggestiva ipotesi di salvezza." -
Materia prima
Materia prima racconta gli slanci e i passi falsi di una picaresca vocazione alla scrittura e alla rivolta. rn«Malinconico, divertente, cinico e profondamente autentico: è il miglior romanzo sugli anni Settanta che abbia mai letto.» - Barry Milesrn«Materiale grezzo, sporco e tagliente, ma purissimo come petrolio o diamante, al lettore la scelta.» - La Stamparn«Questo romanzo non somiglia a niente che abbiate già letto...» - Internazionalern«Con toni picareschi, Fauser descrive un itinerario in cui spesso le avventure prevedono viaggi oltre le porte della percezione.» - il manifestornrnrnHarry Gelb ha sete. Sete di vita, di intensità, di gloria. Una sete inestinguibile. Per placarla viaggia, si droga, beve e, soprattutto, scrive. Va alla ricerca di estasi ed esperienze, ossia della «materia prima» dalla quale trarre i romanzi e le poesie con cui è determinato a entrare nella storia della letteratura. Il fiume in piena dei fermenti europei degli anni Sessanta e Settanta lo sballottola tra Istanbul, Berlino e Francoforte tracciando le spire di una gioiosa catastrofe: un incessante vagabondare tra case occupate, lavori precari, assemblee del movimento studentesco e scalcagnate redazioni letterarie. Sempre a rotta di collo, con come unici porti franchi il bancone di una bettola, l'abbraccio di un amore corsaro, i tasti di una macchina da scrivere. Inseguendo Dostoevskij, Fallada e la Beat Generation, l'«outsider tra gli outsider» Jo?rg Fauser descrive, con uno stile inconfondibile fin dalla prima riga, anno dopo anno, sbronza dopo sbronza, le passioni e i tradimenti di un'intera utopia sociale. Sarcastica anatomia dell'irrequietezza e della dipendenza, ""Materia prima"""" racconta gli slanci e i passi falsi di una picaresca vocazione alla scrittura e alla rivolta."" -
Il fiato dello spettatore e altri scritti sul teatro (1966-1984)
Ma certo, l’asso di briscola non ce l’ho: né credo che sia mai funzione della critica tirar fuori gli assi di briscola. Ma ho abbastanza idea di come si danno le carte, del barare e altro.rn«Un libro bello perché è come un grande racconto che restituisce una memoria intelligente, spesso ironica, con temi come il rapporto con i classici, l'avanguardia, la piazza. E con la convinzione che il teatro sia un'arte sociale.» - Robinson, Repubblicarn«Pagliarani fu cronista teatrale d’eccezione per due motivi. Il primo è che erano quelli gli anni in cui il teatro si rinnovò profondamente, uscendo dagli spazi istituzionali. Il secondo è che Pagliarani rivoluzionò l’ingessata retorica delle recensioni teatrali, trasfondendo la propria personale poetica in una ermeneutica teatrale incentrata sul rapporto tra attori e spettatori.» - Il Mattinornrnrnrn«'A teatro è il fiato dello spettatore che dà fiato all'attore. Lo so per via che ogni tanto recito versi: io vario, essi variano, in funzione di chi ascolta, e viceversa.' Così scrive Elio Pagliarani nel 'Teatro come verifica': il primo dei saggi e articoli una cui scelta ordinò, nel '72, col titolo appunto 'Il fiato dello spettatore' (scelta qui ampliata e proseguita sino al termine della sua attività di critico teatrale, nell'84, grazie a un approfondito scavo bibliografico). Un'interazione da sempre presupposta dal teatro, certo, ma che per Pagliarani è solo un aspetto di quello che più gli interessa: 'la socialità dell'arte come capacità di provocazione immediata'. In quegli anni, più radicalmente, 'intervento del pubblico come elemento costitutivo dello spettacolo' (per esempio col Living Theatre) e annullamento, dunque, della separatezza sacerdotale tra il performer solo al comando e un'audience passiva e gastronomica: in una fusione simile, invece, al 'ritmo corale' dei 'braccianti del mare' evocato dal poeta nella Ballata di Rudi. L'incontro di Pagliarani col teatro non fa che dar seguito, infatti, alla componente pubblica, cioè sociale, di una parola, come la sua, da sempre declamata sulla strada prima che sulla scena. Una parola in 3D, già 'spettacolo come quei libri per l'infanzia, che oggi diremmo in qualche modo pop, donde salta fuori un bosco un castello i sette nani, a ogni pagina'. Assistiamo allora all'incontro fra i numi di Brecht e Artaud in un teatro che fa appello insieme all'intelletto e ai sensi: quello che si potè vedere, sulle scene italiane, nei mitici Sessanta e Settanta. Le 'cronache' teatrali di Pagliarani, come le chiama con un termine a lui caro, restano oggi non solo la testimonianza più appassionata di quelle stagioni, ma anche la «cronaca» più fedele, ancorché o proprio in quanto frammentaria, di un tempo che volle sfidare le convenzioni e le convenienze di sempre per 'tirare su la schiena', una buona volta. E proporsi, in tutti i sensi, all'aperto."" (A.C.)"" -
La vita comincia ogni giorno. Lettere di saggezza e commozione
Armato della mitezza degli inflessibili, un grande poeta insegna a guardare il mondo come fosse il primo giorno della creazione, e ad affrontare le difficoltà come occasioni per scoprire se stessi. Le lettere di Rainer M. Rilke sono tesori di ambiziosa saggezza, straboccano di quotidiana audacia e contengono le altissime riflessioni maturate da un uomo che seppe richiedere alla vita la misura della perfezione. -
Guerra. Ediz. integrale
L’orma, dopo oltre settant’anni di oblio editoriale, lo ripropone nella mirabile versione dello scrittore e reduce Paolo Monelli, che trasformò la pratica della traduzione in opera di testimonianza.rn«Un libro che racconta la guerra così com’è. Semplice, impietoso, essenziale. Da solo vale più di ogni atto d’accusa.» - Die literarische WeltrnrnrnEsiste una lingua per parlare della guerra? Uno stile per descriverla senza mai, neanche involontariamente, glorificarla? A una simile domanda etica il reduce Ludwig Renn rispose nel 1928 scrivendo questo romanzo autobiografico in cui riuscì a narrare con coinvolgente realismo tutta la cruda e impoetica verità del conflitto bellico, visto ad altezza di soldato semplice. Partito per la Grande guerra imbevuto di nazionalismo e, come tanti giovani entusiasti, convinto che la vittoria arriderà ai tedeschi in un lampo, l'appuntato Renn rimane presto traumatizzato dalla brutalità delle battaglie e dall'abbrutimento nelle trincee e, dieci anni dopo, racconta il proprio vissuto in un resoconto di sconvolgente concretezza. Capolavoro di oggettività, diretto e velocissimo, ""Guerra"""" fu salutato come il grande libro pacifista del suo tempo insieme a """"Niente di nuovo sul fronte occidentale"""" di Remarque e divenne subito un best seller internazionale. L'orma, dopo oltre settant'anni di oblio editoriale, lo ripropone nella mirabile versione dello scrittore e reduce Paolo Monelli, che trasformò la pratica della traduzione in opera di testimonianza."" -
La riva delle Sirti
Esiste un classico di coinvolgente bellezza, un libro essenziale, un romanzo perfetto che è rimasto pressoché ignorato dalle lettere italiane, e che ha invece marchiato a fuoco il Novecento francese: ""La riva delle Sirti"""" di Julien Gracq.rn«La riva delle Sirti è un romanzo difficile e affascinante che esibisce le stimmate del capolavoro.» - il manifestorn«Leggere Gracq apre lo spirito, costringe all'intelligenza.» - Internazionalern«La geografia fantastica inventata dai grandi scrittori non ha forse mai avuto una più alta collocazione di quanta ne abbia trovata in un mondo misterioso, lontano eppure vicino, remoto eppure prossimo, nascosto eppure riconoscibile, come è Orsenna.» - Robinson, Repubblicarn""""E poi, di tanto in tanto, su quell’intenerimento melanconico, scivolava come un colpo di vento vivo e allarmante in una notte tepida quella conturbante parola: “la guerra”, e i colori così puri del paesaggio che mi circondava prendevano una quasi impercettibile sfumatura di temporale.""""rnrnEsiste un classico di coinvolgente bellezza, un libro essenziale, un romanzo perfetto che è rimasto pressoché ignorato dalle lettere italiane, e che ha invece marchiato a fuoco il Novecento francese: """"La riva delle Sirti"""" di Julien Gracq, opera che tra Storia e mito racconta la decadenza e la rovina di un'intera civiltà. Una guerra ormai sopita, eppure mai ufficialmente conclusa, tiene in scacco da trecento anni la fittizia repubblica di Orsenna, ricca di tradizioni e povera di futuro. L'attesa - questa paralisi della speranza - consuma la vita di Aldo, un giovane dell'aristocrazia cittadina piombato dagli agi e dalla spensieratezza della capitale alle sperdute e silenti lande di una sonnecchiante frontiera. Julien Gracq racconta il dolce perdersi di una vita e il lento naufragare di un popolo, descrive i costumi, i palazzi e le leggende di un Paese immaginario, dipingendo con insuperabile maestria le vedute di un paesaggio avvolto in una «fantasmagoria di brume» da cui emergono le figure solide, nitide, del capitano Marino, dell'ufficiale Fabrizio, della splendida Vanessa, e anche - paradossalmente - del minaccioso e mai avvistato nemico d'oltremare. In un'atmosfera metafisica - come sospesa tra Il deserto dei Tartari, la sontuosità di Proust e la vastità di Conrad - l'assurdo e il misterioso si accendono inaspettatamente dando vita alle fiammeggianti «verità intellettive» che puntellano questa avventurosa metafora dell'esistenza in cui ogni frase è intrecciata come i fili di un arazzo, ogni parola è potente, centellinabile come un liquore raro, dal fascino indiscutibile. «E poi, di tanto in tanto, su quell'intenerimento melanconico, scivolava come un colpo di vento vivo e allarmante in una notte tepida quella conturbante parola:""""la guerra"""", e i colori così puri del paesaggio che mi circondava prendevano una quasi impercettibile sfumatura di temporale»."" -
Canzone d'amore da un tempo difficile
In questo romanzo lirico, ritmato da uno stile elettrico e saettante che lascia senza fiato, un giovanissimo poeta, ricalcando la propria stessa esperienza, ha saputo consegnarci l’affresco di un’adolescenza intransigente.rn«Schernikau scrive un deflagrante romanzo che, come un grido, è urgente e disperato e ha fretta.» - il Venerdì di Repubblicarn«Con delicatezza e allo stesso tempo con la carica corrosiva e anticonvenzionale... una prosa interrogante e persino inquisitoria nei confronti delle convenzioni sociali della Ddr.» - il manifestorn«Grazie a L'orma editore possiamo leggere quel debutto che nel 1980 aveva tanto colpito il pubblico tedesco, per la maturità, l'arguzia e la lucidità politica con cui un adolescente dell'epoca parlava dell'attrazione per il suo medesimo sesso, affidando alla letteratura il racconto di un coming out.» - Vanity FairrnrnrnUn liceo come tanti in una provincia addormentata, alla fine degli anni Settanta. Tutto è conforme alla norma, tranne un ragazzo vulcanico che trasforma i temi in pamphlet, le interrogazioni in comizi, la vita in uno sfavillante spettacolo di provocazioni. Anche i suoi amori creano scandalo, non solo perché omoerotici, ma soprattutto perché b. è allergico a ogni forma di ipocrisia. Quando si innamora di un compagno di classe, il mondo che lo circonda cercherà di domare la sua diversità, riuscendo però solo a rendere ancora più insopprimibile la spinta verso quella forma preziosa di liberazione che è la conquista di un'identità rivendicata. In questo romanzo lirico, ritmato da uno stile elettrico e saettante, un giovanissimo poeta, ricalcando la propria stessa esperienza, ha saputo consegnarci l'affresco di un'adolescenza intransigente, pronta ad affrontare a viso aperto lo sconquasso del sesso, il tradimento degli adulti e la stagione irripetibile degli anni di scuola sempre in bilico tra la meschinità del branco e il miracolo degli amici. Un piccolo classico segreto che vibra della forza, scabra e a tratti indecente, della tenerezza. -
La chiara fontana
"La chiara fontana"""" narra l'arte di un'epoca, la forza dei sensi e l'esultanza del corpo. Luglio 1873: il grande pittore realista Gustave Courbet - autore della famigerata """"Origine del mondo"""" al centro di mille scandali - inizia il suo esilio in Svizzera. È stato tra i protagonisti dell'irripetibile stagione della Comune di Parigi e ha contribuito all'abbattimento della colonna Vendôme, simbolo del più tronfio imperialismo. Condannato a risarcire i danni e a scontare sei mesi di galera in una Francia insanguinata dalla reazione, Courbet ha scelto la fuga, ossia la libertà. E proprio come «la conseguenza di una libertà» David Bosc racconta gli ultimi quattro anni di vita di questo colosso della pittura, una libertà che è «dovere di governare se stessi» e coincide con le gioie, pure e contagiose, dell'arte e della Natura."