Sfoglia il Catalogo ibs002
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 3621-3640 di 10000 Articoli:
-
La donna alla finestra
Diabolico, potente e pieno di colpi di scena, La donna alla finestra è un thriller psicologico sofisticato e magistrale, degno del miglior Hitchcock.rn«Eccezionale. Un thriller contemporaneo ma con un retrogusto da vecchio film noir» - Stephen KingrnAnna Fox vive rinchiusa nella sua casa di New York e la sola idea di mettere piede fuori dalla porta rischia di provocarle un attacco di panico. Passa le sue giornate vagando da una stanza all'altra con un bicchiere di Pinot in mano, chattando con uomini sconosciuti, guardando vecchi film noir - la sua passione - e soprattutto... spiando i vicini con l'aiuto della sua Nikon D5500. Nel mirino ora ci sono i Russell, che da poco si sono trasferiti nella villetta al lato opposto del parco. Una madre, un padre e un ragazzino adolescente: la famiglia perfetta, quella che Anna rivorrebbe con sé. Una notte però alla finestra dei Russell, Anna assiste a qualcosa di terribile, qualcosa di così sconvolgente che sgretolerà il suo fragile equilibrio e metterà a nudo la verità che ha sepolto per mesi. Ma il giorno dopo un dubbio spaventoso si insinua nella sua mente: la scena che ha visto è reale o frutto della sua immaginazione? Qualcuno è davvero in pericolo o a terrorizzarla è solo la sua paranoia? -
Diana e la Tuda
"In 'Diana e la Tuda' ho voluto riprendere gli elementi fondamentali del mio teatro: la vita è una tragedia immanente in quanto deve ubbidire a due necessità opposte, quella del movimento e quella della forma. Questa tragedia immanente della vita io ho voluto rendere attraverso la vicenda di due scultori e di una modella, la Tuda"""". Così nel 1926 Pirandello presentava la tragedia dedicata a Marta Abba, sua prima interprete. Segnata fin dalla genesi dal rapporto del Maestro con la giovane attrice, """"Diana e la Tuda"""" reinterpreta e rovescia il mito di Pigmalione: al centro della vicenda c'è l'ossessione di un artista che sta scolpendo una Diana cacciatrice, e la sua folle ricerca della perfezione artistica. Ma il sogno della perfezione, irraggiungibile nella vita come nell'arte, si infrangerà contro un tragico destino..." -
Obscura. Tutti i racconti
«E se guarderai a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà dentro di te.»rnrn«Poe ha fatto qualcosa che a nessuno era mai riuscito o sarebbe potuto riuscire. A lui dobbiamo il moderno racconto dell'orrore nella sua ultima e perfetta espressione.» – H.P. LovecraftrnrnNei suoi perfetti racconti Edgar Allan Poe ci ha rivelato il volto oscuro della modernità. Come scrisse di lui H.P. Lovecraft, altro grande maestro del terrore, Poe «ha visto con chiarezza che tutte le fasi della vita e del pensiero sono materia altrettanto fertile per l'artista, ma essendo un temperamento incline al macabro e al bizzarro, ha deciso di farsi interprete di quei formidabili sentimenti». Poe ha sentito che il motivo dominante del nostro tempo è l'angoscia, e di questa consapevolezza ha fatto il cuore dei suoi racconti del terrore: un dramma profondo che va oltre la pena della quotidianità, ma riguarda gli strati più antichi dell'anima. Le visioni più agghiaccianti, gli incubi più orrorifici si trasformano sotto la sua penna in un tripudio di immagini, in una febbre creativa, in un arabesco linguistico continuo. Un'opera, la sua, attraversata dal senso dello stupore e da un'intelligenza logica e glaciale, da una lucidità paradossale costantemente spinta all'estremo. Con un fumetto di Umberto Perotto. -
Storia della pirateria
Come'erano fatte le navi pirata? Cosa indossavano i bucanieri? È vero che infliggevano tremende torture ai nemici catturati? A queste e a tante altre domande risponde questo volume, una storia della pirateria nella sua epoca d'oro, dal XVI al XVII secolo. Un libro ricco di aneddoti e atmosfera, corredato da numerose cartine, che racconta la vera storia di personaggi leggendari come Barbanera, Morgan o il capitano Kidd, comuni, e che ci sorprende svelando l'esistenza di coraggiose donne pirata o descrivendo minuziosamente lo stile e le severissime regole di vita di questi fuorilegge. -
Diabolik. Visto da Sergio Zaniboni
La vita di Sergio Zaniboni è indissolubilmente legata alla figura di Diabolik. E viceversa.rnrnSergio Zaniboni è entrato nello staff di «Diabolik» nel 1969, e non se n'è più allontanato. Il Maestro è scomparso nell'estate del 2017, ma la traccia che ha lasciato nella storia del Re del Terrore è indelebile. Traccia che questo volume vuole ripercorrere, pagina dopo pagina, illustrazione dopo illustrazione. -
La poesia è un unicorno (quando arriva spacca)
"Permetti all'onda di portarti via. Cogli conchiglie e fanne poesia"""".rnCome l'unicorno, animale mitologico piccolo ma invincibile, la poesia è dotata di poteri magici. Ci fa piangere e ridere, ci fa stupire e volare. La si trova ovunque, soprattutto quando e dove non te l'aspetti: sui muri dei bagni della stazione Termini, in bocca al venditore di olive taggiasche del mercato rionale, nel circolo della bocciofila. Nonostante i molti pregiudizi che la vogliono polverosa e antica, talvolta oscura e incomprensibile, la poesia è viva, e anarchica. Non sempre è come uno se la immagina, e spesso fa arrabbiare, mette in crisi, turba, provoca. È amata dalle donne e dagli uomini, dai giovani e dai vecchi. La invocano poeti raffinati, giornalisti di cronaca rosa e nera, ragazzini in scimmia ormonale, aspiranti suicidi. Centrale o marginale nell'intera storia dell'umanità, non ha mai smesso di trasformare il presente, di fare apparire nel mondo cose che prima non c'erano, di anticipare e svelare il futuro rendendo concreto l'indicibile. Insomma, di cambiare il nostro sguardo. Tutti ne parlano, pochi la riconoscono. Si offre e si nega, ed è spesso vittima di enormi fraintendimenti, ma un fatto è certo: quando se ne è toccati qualcosa in noi muta per sempre. Questo libro ci indica dove cercarla, come riconoscerla, e i tanti modi per usarla: per conquistare la propria bella (lirica amorosa) o protestare contro i potenti (poesia civile), per celebrare il proprio ombelico (lirica) o fare divertire un bambino (filastrocca), per mandare a monte un matrimonio sbagliato (invettiva) o cantare l'universo (laude). Rendendo però sempre le nostre vite più ricche, più sensate, più profonde." -
Ho trovato la mia tribù
Quando il dolore è un percorso d'amore.rnCome si può sopravvivere ai capricci di cinque figli, che a turno hanno fame, sonno, problemi scolastici, crisi di gelosia, le scarpe sempre slacciate? A un cane con la dermatite e a una montagna di panni da lavare? E, soprattutto, come si può sopportare l'ininterrotto andirivieni delle infermiere nel corridoio di casa e gli sguardi di compatimento di chi sa (ma pare non voler capire) che, nella stanza accanto, tuo marito sta morendo? Ruth Fitzmaurice la risposta non ce l'ha. Non sa come possa continuare a superare difficoltà e amarezza quotidiane, eppure desidera raccontare una storia, la sua storia, che ha la forza straordinaria della verità e dell'amore, mescolando i ricordi della sua vita felice «di prima», quando ancora non era stata diagnosticata a Simon la malattia del motoneurone, con le sue giornate impegnative «del dopo», quando è diventata moglie, mamma, amica e (suo malgrado) infermiera. «Mi innamorai delle mani danzanti di Simon, e adesso non si muovono più. Le sue mani hanno smesso di ballare per sempre, ma le amo lo stesso. Le massaggio, le stringo, le adagio sui cuscini. Posso ancora assaporare la profondità dei suoi occhi, ma la danza di quelle mani mi manca da impazzire» confessa. La ripetitività dei gesti amorevoli e strazianti di chi accudisce un malato terminale è interrotta ogni tanto dallo sguardo a un albero «speciale», da un caffè gustato in solitudine in giardino e, soprattutto, da una nuotata in mare, unico momento in cui i suoi pensieri diventano finalmente liberi e leggeri. Ma a spezzare davvero la routine soffocante sono le persone che trova ogni giorno accanto a sé: Marian dagli occhi che ridono, Aifric, saggia e imperturbabile, Michelle la guerriera, e naturalmente i figli, che le permettono di guardare in faccia il dolore e, insieme, di continuare ad amare la vita, nonostante tutto. È questa la tribù che si è radunata per starle vicino e per darle modo di stare, a sua volta, vicino a Simon fino all'ultimo istante. Attraverso la scrittura Ruth riesce a raccontare di sé ciò che neppure lei stessa, prima, avrebbe potuto immaginare: la paura di cedere al dolore, la tentazione di fuggire e di sottrarsi al destino, ma anche la scoperta di essere una donna forte, di quelle che sanno chiedere e ricevere aiuto. E quando si arriva d'un fiato all'ultima pagina di questo memoir davvero unico si ha l'impressione non solo che Ruth abbia trovato la sua tribù, ma che sarebbe davvero bello se ognuno di noi, in modi e per bisogni diversi, trovasse la propria. -
Io, figlio di mio figlio
Quello che il genitore di un autistico non racconterà mairn""Noi siamo figli dei nostri figli autistici e insieme vi mostriamo l'esempio di come i """"cervelli ribelli"""" possono essere lo stimolo fantasioso ad aprirsi al nuovo e all'originale in una società imprigionata nella gabbia dei propri pregiudizi.""""rn«Possibile che non l'hai ancora capito? Anche tu sei un autistico!» La frase detta quasi come un'ovvietà da una giovane neuropsichiatra a Gianluca Nicoletti, padre di Tommy - un ragazzone autistico di vent'anni con una capacità espressiva limitata all'universo di un bimbo di tre -, è di quelle che hanno il potere di cambiare una vita. Anche perché confermata ufficialmente dai risultati di test mirati e dalla successiva diagnosi, clinicamente precisa e inequivocabile: sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro dell'autismo associato spesso, come in questo caso, a un alto quoziente intellettivo. Alla luce di tale sconvolgente consapevolezza, tutto assume contorni diversi e muta bruscamente di segno. Il presente, che, vissuto nell'impegno totalizzante di procurare a Tommy la massima felicità possibile e di immaginare un futuro decente per lui quando sarà solo, si arricchisce ora di nuovi significati, perché la scoperta della comune neurodiversità tra padre e figlio rischiara e rafforza la visceralità di un legame in cui non è più così chiaro chi dei due dà o riceve aiuto. Il passato, come dimostra la spietata autoanalisi con cui Nicoletti rivisita e reinterpreta in chiave «autistica», senza ipocrisia né falsi pudori, le fasi cruciali della propria esistenza: l'infanzia solitaria, il tormentato rapporto con la famiglia, i successi e i fallimenti professionali, le relazioni sentimentali, la paternità, i tic e le idiosincrasie personali, ritrovando in ognuna il filo rosso di un'incolmabile distanza dai valori e dai comportamenti della maggioranza neurotipica. E soprattutto il futuro, che, tra relazioni mediate da strumenti digitali e abbattimento di strutture affettive tradizionali e rassicuranti, sembra destinato a fare degli autistici ad alto funzionamento l'avanguardia più credibile di un prossimo salto evolutivo rispetto alla socialità. Io, figlio di mio figlio è un'appassionata e coraggiosa autoriflessione rivolta in particolare, anche se non solo, ai genitori di ragazzi autistici, che Nicoletti ha fatto uscire dall'ombra e dall'isolamento con il docufilm """"Tommy e gli altri"""", trasmesso con successo in televisione, e che ora invita a scoprire e a rivendicare con orgoglio la propria neurodiversità."" -
Il tuo metabolismo. L'utilità della dieta nella prevenzione e cura del cancro
Antonio Moschetta, ordinario di Medicina interna, dedica la propria attenzione ai meccanismi biologici attraverso cui una cattiva alimentazione può contribuire a generare tessuto adiposo in eccesso e a «nutrire» le cellule tumorali.rnrn Migliorare il proprio stile di vita facendo più movimento e adottando una dieta più salutare sta fortunatamente diventando una priorità per un numero sempre crescente di persone, spesso motivate dal desiderio di raggiungere una buona forma fisica o, semplicemente, di liberarsi di qualche chilo di troppo. Molti non sanno, però, che oltre a rappresentare un'antiestetica zavorra, un girovita debordante potrebbe anche essere indice di una condizione che va sotto il nome di «sindrome metabolica», non una malattia nel significato classico della parola, ma un insieme di disturbi - quali ipertensione, iperglicemia, valori troppo bassi di colesterolo «buono», trigliceridi alti e, appunto, accumulo di grasso addominale - che aumentano il rischio di contrarre determinate patologie, soprattutto di tipo cardiovascolare e oncologico. È proprio a questa sindrome, tanto più insidiosa in quanto apparentemente asintomatica, che Antonio Moschetta, ordinario di Medicina interna, dedica la propria attenzione, e in particolare ai meccanismi biologici attraverso cui una cattiva alimentazione può contribuire a generare tessuto adiposo in eccesso e a «nutrire» le cellule tumorali. Studi clinici recenti hanno infatti dimostrato che le persone con una circonferenza addominale superiore al metro non solo hanno maggiori probabilità di sviluppare un tumore, ma sono anche più resistenti alle terapie standard. Il tuo metabolismo si propone quindi di spiegare, con rigore scientifico ma in modo chiaro ed efficace, come il cibo riesca a «dialogare» con il corpo attraverso il DNA, e dunque in un linguaggio specifico, diverso da individuo a individuo. Grazie alla conoscenza di questi processi, ciascuno potrà cambiare il proprio personale rapporto con il cibo. «Perché» sottolinea Moschetta «sebbene non esistano certezze, alla parola ""rischio"""" è comunque legata la parola """"speranza"""": c'è sempre un momento in cui si può tornare indietro, invertire la tendenza negativa e correggere le cattive abitudini, adottando stili di vita che, se da soli non possono certo rappresentare una cura per le patologie più gravi, sono ancora il miglior strumento di prevenzione di cui ciascuno può disporre ogni giorno.»"" -
Disegnare con gli alberi. Storie di giardini
"Create giardini per diffondere felicità."""" - detto birmanorn«Degli anni speciali dell'infanzia, quando trascorrevo le estati sul lago o in campagna, conservo ancora l'immagine dei faggi secolari piantati dal bisnonno e il profumo dei prati falciati. Lì ho imparato a distinguere un rododendro da un'azalea, come si pota una siepe, come si semina nel semenzaio, quando è tempo di riparare i vasi nella serra, come si rastrella la ghiaia. Lì ho vissuto i primi momenti di libertà totale.» Animato da questo amore precoce e mai tradito per la natura, l'architetto paesaggista Marco Bay ha scelto di dedicare la propria vita alla creazione di giardini, arricchendo piazze e cortili, case di campagna e palazzi di varie regioni italiane con gli innumerevoli cromatismi del mondo vegetale. Anziché sulla carta, infatti, Bay preferisce disegnare sulla terra, affrontando la grande sfida di tracciare segni che, in perfetta sintonia con il panorama, contribuiscano a completarlo e valorizzarlo, suscitando emozioni forti e rigeneranti in chi godrà della sua vista. L'apparente semplicità e naturalezza dei suoi sorprendenti progetti - fra i più noti, l'Hangar Bicocca e le aiuole di palme in piazza Duomo a Milano - è in realtà il frutto di un'incessante ricerca illuminata da alcune idee guida: imparare a «vedere» il paesaggio che ci circonda, capire la natura del terreno e interpretare i bisogni di ogni pianta affinché possa crescere sana e robusta anche in un habitat fortemente antropizzato. Disegnare con gli alberi racconta la meravigliosa «fatica» di immaginare e costruire spazi verdi in luoghi dove il verde è trascurato, oltraggiato, bandito, e insegna a giocare con piante e fiori, e a scegliere e combinare, nell'infinita varietà delle loro forme, sfumature e trasparenze, quelli più adatti a esprimere la propria personale idea di armonia. Dalla magia del momento in cui l'idea progettuale viene concepita fino alla messa a dimora delle piante scelte con cura nei vivai, passando per lo studio scenografico del giusto contrappunto di luci e ombre, queste pagine, impreziosite da disegni dell'autore, testimoniano di un processo creativo del tutto particolare: la genesi di opere d'arte viventi, destinate a cambiare e a rinnovarsi - come gli esseri umani - giorno dopo giorno e stagione dopo stagione." -
L'arte italiana in quindici weekend e mezzo
La felice penna di Flavio Caroli ci indica la via per comprendere appieno il patrimonio artistico italiano, nella convinzione che i capolavori sono il riassunto dei pensieri più profondi di un'epoca storica, e costituiscono «l'apertura visionaria verso il tempo che verrà».rnrn Flavio Caroli è uno storico dell'arte dalle indiscusse capacità narrative. In questo saggio che diventa un romanzo, dialoga con un'amica di lunga data accompagnandola per quindici weekend e mezzo alla scoperta di grandi artisti, monumenti universalmente noti e gioielli nascosti (scelti dopo una oculatissima scrematura) nei luoghi nevralgici dell'arte italiana. Passeggiando per le vie dei centri storici o raggiungendo musei fuoriporta, ci presenta in un racconto ricco di immagini protagonisti come Andrea Mantegna, che si può incontrare nella basilica di Sant'Andrea, a Mantova, non solo attraverso le sue opere ma anche sotto forma di un busto scolpito posto nella Cappella funeraria, e promette: «Si innamorerà dello sguardo lontano di chi vede la grandezza del passato, e subito dopo ne percepisce la caducità e la cenere, e non può che rifugiarsi nella melanconia, e dar vita, con quella, agli unici antidoti concessi agli umani, che sono l'arte e la bellezza». A Venezia, dopo una sosta allo storico Harry's Bar, ci propone l'incontro con Giovanni Bellini alle Gallerie dell'Accademia: «La linea belliniana incontra la linea introspettiva dell'arte occidentale, con una carta in più, risolutiva: la luce come elemento realistico, drammatico e drammatizzante». Ai grandi artisti e alle loro imprescindibili opere affianca aneddoti poco noti, come l'importanza della Cascina Pozzobonelli di Milano, senza la quale il Castello Sforzesco non sarebbe come lo vediamo oggi. Un graffito presente nel portico mostra infatti l'aspetto originario del castello, con la Torre del Filarete, crollata nel 1521: fu su questa immagine che l'architetto Luca Beltrami si basò per ricostruire la torre fra il 1892 e il 1905. Un percorso nella storia dell'arte che si fa via via racconto personale: «Ricordi quando io ero poco più che un ragazzo, e tu mi sgridavi perché - a tuo dire - perdevo tempo con gli artisti, invece di occuparmi di te?». Oggi le opere di alcuni di quegli artisti, gli avanguardisti degli anni Sessanta appartenenti alla corrente dell'Arte Povera, sono raccolte al Castello di Rivoli, cui dedicare un ultimo, mezzo weekend: «Incontrerai le grandi metafore insite nell'occupazione dello spazio: metafore legate al naufragio della civiltà classica in Jannis Kounellis; metafore della socialità in Luciano Fabro; metafore dell'infinita ambiguità dei linguaggi che generano l'immagine figurativa in Giulio Paolini». -
Grazie per quello che avete fatto. Storia di militari e del loro ritorno a casa
Una storia di militari e del loro ritorno a casarnrn«Un libro fondamentale.» - The New York Times Reviewrn""La guerra in fondo era quella. Non era vincere. Non era perdere. Niente di così grandioso. Era solo il tentativo di tornare a casa.""""rnDa un conflitto all'altro. Due milioni di americani sono stati mandati a combattere in Iraq e in Afghanistan. Ora che sono tornati, quasi tutti dicono di sentirsi bene. Vanno avanti con le loro vite, mentre il ricordo della guerra sbiadisce lentamente. Ma poi ci sono gli altri, quelli per cui la guerra non è mai finita. Si calcola che di questi due milioni una percentuale tra il 20 e il 30 per cento sia rientrata con un disturbo da stress post-traumatico, cioè un problema mentale provocato dall'aver vissuto situazioni belliche particolarmente intense o drammatiche, una ferita psicologica anziché fisica. E le conseguenze sono depressione, ansia, insonnia, incubi, disturbi della memoria, cambiamenti di personalità, pensieri suicidi. Ovvero: esistenze spezzate, relazioni in frantumi, tutto un mondo da tenere insieme, con fatica, spesso in solitudine. Cinquecentomila veterani mentalmente feriti, un numero impressionante, una percentuale più alta rispetto ai conflitti precedenti. Ma come afferrare le vere dimensioni di questo numero, e tutte le sue implicazioni, in un paese che ha prestato così poca attenzione a quelle due guerre? Per rispondere a questa domanda David Finkel, giornalista del «Washington Post» e vincitore del premio Putitzer nel 2006, in """"Grazie per quello che avete fatto"""" ha scelto di raccontare le storie di alcuni reduci e dei loro familiari. Storie come quella del «grande sergente» Adam Schumann, che ha lasciato l'esercito ma continua a vivere circondato dai fantasmi dei compagni rimasti sul terreno in Iraq; o quella di Tausolo Aieti, un eroe agli occhi di molti, perseguitato dall'incubo ricorrente di non essere riuscito a mettere in salvo il suo amico; oppure quella di Nic DeNinno, che non può dimenticare l'uomo del suo plotone arso vivo in un blindato; o di Danny Holmes, tornato a casa con in tasca un congedo onorevole e lanciatosi dalle scale con una corda intorno al collo. Storie che si intrecciano inevitabilmente a quelle delle loro compagne: donne che controllano farmaci e pregano che domani vada meglio, che si chiedono come faranno a pagare le bollette e a crescere i figli, che giorno dopo giorno vedono sgretolarsi quello che resta dell'amore, del coraggio, della forza, della compassione. Sono storie di ferite mai rimarginate, di vite in bilico tra speranza e naufragio, di tentativi commoventi e tenaci di darsi un'altra possibilità. Di non pagare, da soli, tutto il prezzo della guerra."" -
Nutrire il cervello. Tutti gli alimenti che ti rendono più intelligente
Tutti gli alimenti che ti rendono più intelligente.rn""Così come per dimagrire o fare triathlon bisogna adottare un regime alimentare adeguato, se vogliamo conservare e migliorare le nostre facoltà cognitive dobbiamo fare attenzione a ciò che mettiamo nel piatto...""""rnAutorevoli studi scientifici hanno da tempo appurato che nell'insorgenza di numerose malattie neurodegenerative, come la demenza precoce o senile, il ruolo della genetica è assai meno significativo di quanto si pensasse: per la grande maggioranza della popolazione, infatti, molto più rilevanti come fattori di rischio sono svariate patologie e lo stile di vita, comprese quindi le abitudini alimentari. Ma se il benefico effetto di una corretta alimentazione sullo stato di salute psicofisica generale è ormai un dato acquisito, ancora poco noti sono i suoi specifici influssi sull'attività cerebrale. Per colmare tale lacuna, la neuroscienziata e nutrizionista Lisa Mosconi ha elaborato i risultati delle più recenti ricerche nel campo della prevenzione dell'Alzheimer, giungendo a sfatare molti luoghi comuni sui cibi che fanno bene (o male) al cervello e a proporre un percorso alimentare innovativo che, oltre a migliorare le performance cognitive, riduce il rischio di cardiopatie, diabete e disfunzioni metaboliche. In un linguaggio semplice ed empatico, l'autrice espone le tre «mosse» vincenti per massimizzare l'energia cerebrale e ritardare il più possibile il deterioramento delle facoltà cognitive: 1) capire di quali nutrienti necessitano le cellule cerebrali, 2) scoprire quali cibi ne contengano la maggiore quantità e 3) osservare alcune raccomandazioni elementari. E se anche in questa dieta ad hoc per il cervello sono presenti ovviamente divieti e limitazioni, non mancano le piacevoli sorprese, come l'opportunità di esplorare nuove combinazioni di sapori grazie a una serie di ricette che spiegano come cucinare piatti gustosi e leggeri, o il ricchissimo test, articolato in 80 domande, che consente a ogni lettore di verificare quanto il proprio stile alimentare sia lontano da quello ideale e prendere i dovuti provvedimenti. Perché, una volta resi consapevoli da queste pagine dell'importanza della posta in gioco - potenziare le capacità mentali nel lungo periodo, minimizzare i vuoti di memoria, prevenire il declino cognitivo, ridurre il rischio di Alzheimer -, le rinunce a tavola non verranno vissute come dolorosi sacrifici, ma come uno dei modi più concreti e adulti di volersi bene."" -
È tutto nella tua testa. Il misterioso mondo delle malattie psicosomatiche
Isteria, nevrastenia, pazzia, persino stregoneria. Quante sono le etichette che nel corso dei secoli sono state apposte ai malati che soffrivano di disturbi fisici inspiegabili? Quali sono state le diagnosi, quali le cure? rnrnE rispetto al passato, rispetto cioè a definizioni e trattamenti terapeutici talvolta fantasiosi, quali passi avanti sono stati fatti? Suzanne O'Sullivan, primario di neurologia e responsabile di un centro per la cura dell'epilessia a Londra, a questa domanda risponde con assoluta certezza: nessuno. Intorno alle disabilità provocate da fattori psicologici permane un'aura di mistero e diffidenza che mina alla base qualunque tentativo di fornire aiuto concreto ai pazienti che ne soffrono. È tutto nella tua testa è il contributo della dottoressa O'Sullivan, che con critica lucidità ripercorre la propria esperienza professionale a contatto con i pazienti affetti da disturbi psicosomatici, raccontandone le storie, le vite, la disperata ricerca di una risposta che spieghi l'origine dei loro sintomi invalidanti. Incontriamo così Pauline, malata da quando aveva quindici anni e che, con le gambe paralizzate e crisi convulsive che la scuotono, a un decennio di distanza ancora non sa quale patologia l'abbia colpita. E poi c'è Matthew, convinto di soffrire di sclerosi multipla, ma le cui analisi cliniche sono impeccabili. E Yvonne, inspiegabilmente cieca. E Rachel, ex ballerina costretta sulla sedia a rotelle. Persone diverse, con vissuti e percorsi differenti. Proprio come i sintomi fisici che le affliggono. Eppure, al di là della loro eterogeneità, di queste patologie si può intravedere il tratto che le accomuna, e cioè il fatto di essere la manifestazione di un disagio psichico, di un malessere profondo generalmente rimosso a cui la somatizzazione «dà corpo» e visibilità rendendolo pertanto accettabile agli occhi dei pazienti e dei loro familiari. Perché in fondo di questo si tratta: della paura con cui ancora oggi si guarda ai disturbi psichiatrici, della diffidenza che circonda coloro che ne soffrono, della vergogna e dell'umiliazione che spesso li accompagna. Del silenzio che li avvolge. Con questo libro, che intreccia le storie dei pazienti con quella medica delle affezioni psicosomatiche, dai primi studi sull'isteria condotti da Jean-Martin Charcot alla fine dell'Ottocento ai tentativi freudiani di curarla attraverso l'ipnosi, Suzanne O'Sullivan cerca di scuotere le coscienze e modificare una mentalità assai diffusa. Per accettare la realtà dei disturbi psicosomatici, e riservare a chi ne soffre la dignità che merita, dobbiamo quindi riconoscere il potere straordinario che la mente ha sul corpo: se può farci piangere dal ridere, perché non dovrebbe essere capace di manifestazioni anche più estreme? -
Bersaglio mobile. Il ruolo del sistema immunitario nella lotta al cancro
Attraverso storie di vita ed esperienze di laboratorio, Alberto Mantovani racconta il complesso mondo del cancro e le varie fasi della guerra condotta da secoli dalla medicina per debellarlo.rnrn""Il sogno dei padri della medicina, agli inizi del Novecento, era sconfiggere il cancro utilizzando le nostre difese naturali, ovvero le armi del sistema immunitario. Oggi, questo sogno è realtà."""" rnNell'immaginario collettivo e nel vissuto di molti, nonostante i progressi della ricerca medica, grazie ai quali sta diventando sempre più curabile, il cancro continua a fare paura. Tanto da essere spesso definito il male del secolo, se non del millennio. E bastano pochi numeri a spiegare perché: solo in Italia, 500 morti e 1000 nuovi casi ogni giorno, più o meno equamente divisi tra uomini e donne, e degli attuali circa 3 milioni di pazienti affetti da cancro, circa il 60% sopravvive a cinque anni dalla diagnosi. Ma cos'è un tumore e come si forma? Perché ci ammaliamo? Quali sono le terapie più efficaci nella lotta contro una malattia estremamente difficile da contrastare perché, come un bersaglio mobile, evolve e si trasforma per resistere alle terapie? E quali sono le nuove frontiere della ricerca oncologica? Attraverso storie di vita ed esperienze di laboratorio, Alberto Mantovani racconta il complesso mondo del cancro e le varie fasi della guerra condotta da secoli dalla medicina per debellarlo, una straordinaria avventura fatta di alti e bassi, di successi e momenti bui, ma caratterizzata da costanti progressi nella conoscenza, nella diagnosi e nella terapia. In questo scenario, agli approcci di cura tradizionali come la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia e le terapie mirate, che pure hanno dato notevoli risultati, si affianca oggi l'immunoterapia. Sono infatti numerose le armi del sistema immunitario (come gli anticorpi, i vaccini e le cellule stesse dell'immunità) usate con successo nella lotta al cancro e nella prevenzione, tanto che l'immunoterapia sta cambiando e sempre più cambierà la storia naturale di molti tipi di tumore. Coronando così il sogno dei padri della medicina d'inizio Novecento di sconfiggere il cancro utilizzando le nostre difese naturali. Ma se l'obiettivo dichiarato dell'autore è condividere le sue conoscenze su un argomento di così ampio interesse, la sua «ambiziosa speranza» è quella di «riuscire a fornire al lettore gli strumenti per """"autoimmunizzarsi"""" nei confronti di tutte quelle """"fake news"""" che riguardano cure o tecniche di prevenzione del cancro tanto miracolose quanto prive di ogni fondamento scientifico. E che, travestite da false speranze, creano solo amare illusioni»."" -
Zitta! Le parole per fare pace con la storia da cui veniamo
Un romanzo «terapeutico» che aiuta chi ha vissuto relazioni disfunzionali a trovare una nuova coscienza di sé e del proprio stile relazionale. rn""Non a tutti è successo di essere amati, curati e accuditi in modo generoso e disponibile, quando eravamo bambini. Purtroppo questo fatto non è modificabile. Il passato non si cambia. Ciò che però possiamo cambiare è il nostro presente e il nostro futuro. Se prendiamo consapevolezza del buio che ha abitato una parte della nostra vita, allora potremo trasformare questa consapevolezza in luce.""""rnrn «Noi siamo relazioni.» Quanto le relazioni, soprattutto quelle primarie, possono segnare la nostra vita personale e di coppia? Quanto possiamo invece liberarci del passato imparando a rapportarci con gli altri in modo sano e corretto? Tra le relazioni d'amore, quella con la figura materna risulta fondamentale. Se la madre non è in grado di fornirci un amore e un sostegno che vadano oltre il semplice accudimento, è probabile che tutta la nostra vita verrà segnata da una ferita originaria che condizionerà il nostro futuro. Questo è quanto accade a Angela, la protagonista di Zitta! Da sempre Angela avverte un rifiuto da parte della madre – che già alla nascita sceglie di non allattarla –, incapace com'è di stabilire un rapporto positivo con questa figlia, così diversa da lei, che vada oltre la critica dei suoi comportamenti e il confronto continuo con la sorella, mite e laboriosa. Questo trauma mai ricomposto la porterà, nonostante l'affetto che prova verso i suoi fratelli più piccoli, ad allontanarsi presto dalla casa dei genitori. Ed è solo l'inizio: la storia di Angela è una storia di fughe, soprattutto da chi cerca di amarla. Fuga dal primo innamorato, fuga, emotiva se non fisica, dal marito Alfredo, che non riesce a coglierne la complessità. Ma non sempre una ferita d'amore all'origine porta a risultati così catastrofici. Anche Chiara, la figlia di Angela, è cresciuta da una madre dal comportamento ambivalente, eppure si mostrerà più adulta di quei due genitori rimasti prigionieri del passato e ingessati in ruoli di cui non riescono a liberarsi. Fino a un evento tragico che rimetterà tutto in gioco e costringerà i protagonisti a una riflessione sulle proprie relazioni, per giungere a un finale imprevedibile. Questo romanzo, che richiama la «teoria dell'attaccamento» di John Bowlby, ci aiuta a capire come funzioniamo nelle relazioni della nostra storia personale. Ogni capitolo infatti è seguito da un approfondimento che trae spunto da una parola chiave relativa al capitolo stesso e che ci guida verso quelle domande che ci fanno riflettere e fanno luce sulla nostra esperienza personale. Un romanzo «terapeutico» che aiuta chi ha vissuto relazioni disfunzionali a trovare una nuova coscienza di sé e del proprio stile relazionale."" -
Vivere la vita giusta. Una guida per trovare se stessi e aiutare a crescere i propri figli
Un libro per ripensare al modo di crescere i nostri figli, per ritrovare la gioia di farlo, e per ridefinire il ruolo della famiglia e della comunità al fine di migliorare la qualità della loro vita e della nostra.rnrnIn una società ideale ogni individuo potrebbe condurre una vita giusta. Saprebbe come soddisfare i propri bisogni, seguire le proprie inclinazioni ed esprimere la propria individualità. Si sentirebbe protetto e al sicuro all'interno della comunità e vedrebbe appagato il desiderio di riconoscimento sociale. Sotto ogni aspetto, la sua sarebbe un'esistenza piena e consapevole. Purtroppo questo paradiso in terra ancora non esiste. I progressi scientifici, tecnologici ed economici che hanno assicurato all'Occidente un diffuso benessere, un elevato sistema educativo, un'incredibile aspettativa di vita e una pace mai conosciuta prima non sono stati in grado di dare risposta alla generale insoddisfazione e al diffuso senso di disagio e di inadeguatezza. Anzi. Una società e un sistema economico anonimi e complessi come quelli attuali, caratterizzati dalla precarietà e dalla competizione, dall'assenza di relazioni sociali solide e durevoli, dal dissolversi di valori identitari e condivisi, non possono che esasperare il senso di insicurezza, di fallimento, di mancata realizzazione di sé. Partendo da questa analisi non certo ottimistica, oltre che da una trentennale ricerca condotta in qualità di pediatra all'ospedale di Zurigo, in Vivere la vita giusta Remo Largo ci invita a «pensare l'impossibile», cioè a rimodellare su altre basi il nostro rapporto con l'ambiente, la società e l'economia. Il «principio di compatibilità», sostiene Largo, è la chiave per ristabilire l'armonia tra l'essere umano – il bambino in particolare – e il mondo che lo circonda. Crescere un figlio secondo questo principio significa rinunciare alle prospettive irrealistiche e spesso frustranti del successo a ogni costo, delle prestazioni vincenti, dei risultati migliori o dello status sociale più elevato, per entrare invece in sintonia con lui, riconoscerne i limiti e le debolezze, e al tempo stesso valorizzarne i punti di forza, potenziarne le capacità, esaltarne le attitudini. In altre parole: aiutarlo a esprimere le esigenze più vere e profonde, a vivere la propria individualità, a essere se stesso, garantendogli così quel benessere psicofisico indispensabile per crescere in armonia con l'ambiente e aspirare a un'esistenza autentica. Spaziando dalla teoria darwiniana dell'evoluzione alla neurobiologia, dalla genetica alla linguistica e alla sociologia, «Vivere la vita giusta» si rivela un libro sorprendente e affascinante, una straordinaria opportunità di ripensare al modo di crescere i nostri figli, di ritrovare la gioia di farlo, di ridefinire il ruolo della famiglia e della comunità al fine di migliorare la qualità della loro e della nostra vita. -
I figli della mezzanotte
Vincitore del Man Booker Prize 1981«È privilegio e maledizione dei bambini della mezzanotte essere insieme signori e vittime dei propri tempi, rinunciare alla privacy e lasciarsi risucchiare nel vortice annientante delle moltitudini e non poter mai vivere o morire in pace.»I ""figli della mezzanotte"""" sono i bambini nati il 15 agosto 1947, allo scoccare della mezzanotte: il momento, cioè, in cui l'India proclamò la propria indipendenza. Possiedono tutti doti straordinarie: forza erculea, capacità di diventare invisibili e di viaggiare nel tempo, bellezza soprannaturale. Ma nessuno è capace di penetrare nel cuore e nella mente degli uomini come Saleem Sinai, il protagonista di questo romanzo che, ormai in punto di morte, racconta la propria tragicomica storia; una vicenda surreale attorno a cui si dipana una grandiosa saga familiare, un magnifico canto corale sullo sfondo della storia dell'India del Ventesimo secolo."" -
Io sono il fuoco
Una riflessione disarmante sul male e sulla fede, condotta con uno sguardo lucido ed empatico.rnHo deciso di vivere, e credo che questo sia il mio più grande successo, forse l'unicornrnQuando abbandona la Germania per fuggire a New York, Baldur Cranach ha perso quasi tutto: la moglie, la guerra e la dignità. Colto e disilluso, ammette candidamente di essere sempre stato un pavido che ha cercato solo il proprio tornaconto: è così che, quasi senza accorgersene, si è ritrovato dalla parte dei nazisti. Sua moglie Hildegard, la donna che ha amato con passione e dedizione, era una fervente sostenitrice del Führer e il suo entusiasmo lo ha sempre contagiato. Ma almeno lei ha avuto ""la fortuna di scomparire prima della disfatta"""", prima che la loro città, Norimberga, venisse devastata dai liberatori. Baldur, invece, cerca rifugio proprio a New York, la città dei vincitori, dove possiede un palazzo che uno zio gli ha lasciato in eredità. Ed è proprio in quel luogo privo di storia, nella massa senza identità che vi brulica inesausta, che può finalmente nascondersi, trovare il conforto dell'invisibilità. C'è solo una cosa in grado di farlo riemergere a forza dal bozzolo di mediocrità e disprezzo in cui si è rifugiato: un nuovo amore. La sua rinascita porta il nome di Sinead, e l'incontro con questa ragazza irlandese - libera, ferita, ma ancora capace di credere in qualcosa - è destinato a sconvolgere la sua intera visione del mondo."" -
Morning star. La guerra del mietitore. Red Rising
Un viaggio impetuoso tra battaglie spaziali epiche, duelli all'ultimo sangue, risate e lacrime, amicizia e violenza.rn""Scateni pure tutto il male di cui è capace. Io sono il Mietitore. Conosco la sofferenza. Conosco le tenebre. Questa non è la fine.""""rnL'oscurità ha vinto. Prigioniero, torturato, ridotto a un fantasma divorato dalla follia, Darrow il Mietitore - l'intrepido Rosso che è riuscito a infiltrarsi tra i tirannici Oro per rovesciare il loro dominio sui vari colorì che abitano l'universo - è stato scoperto dalla Sovrana. Il crudele Sciacallo può ora braccare e schiacciare i ribelli, senza freni e senza pietà. Tutto sembra perduto. Eppure, chi come il Mietitore è cresciuto all'inferno può ancora trovare la forza di risorgere dalle tenebre e scoprire che la piccola fiaccola della rivolta è adesso diventata un incendio e molti altri sono pronti a sognare e combattere con lui. Dalle prigioni di Marte alle lande ghiacciate delle Valchirie, dai bassifondi orbitali di Phobos alle sabbie sulfuree di Io, fino al palazzo stesso della Sovrana - in cui il tradimento e la speranza si nascondono dove nessuno si aspetterebbe - seguiamo il Mietitore e i suoi amici in un'odissea imprevedibile, tra dittatori che si credono dèi e uomini comuni che sanno diventare eroi. Nel terzo capitolo della serie """"Red Rising"""" Pierce Brown trascina il lettore in un viaggio impetuoso tra battaglie spaziali epiche, duelli all'ultimo sangue, risate e lacrime, amicizia e violenza, dove una canzone può cambiare il destino di mondi interi, l'amore di un singolo diventare il coraggio di molti.""