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Elogio della pigrizia
"No, non è correndo, non è nel tumulto delle folle e nella calca di cento cose scompigliate che la bellezza si schiude e si riconosce. La solitudine, il silenzio, il riposo sono necessari ad ogni nascita; se talvolta un pensiero o un capolavoro scaturisce in un lampo, è perché l'ha preceduto una lunga incubazione di vagabondaggio ozioso». In questo breve testo degli anni Trenta, Jacques Leclercq celebra le dolcezze e le virtù dell'indolenza e della lentezza, fondamentali per poter pensare, ammirare e rendere la nostra vita propriamente umana." -
La donna nel giardino. Che cosa Eva avrebbe potuto rispondere al serpente
«La donna nel giardino rende familiari molti aspetti della condizione umana descrivendoli e affidando ad alcune parole-chiave il compito di comunicare ogni loro sfumatura. Solitudine, desiderio, mancanza, limite, smarrimento, legame, relazione acquistano uno spessore diverso. Esprimono tutta l'umanità dell'umano» - Giovanni Santambrogio, Il Domenicale del Sole 24OreNel racconto della Genesi il serpente mette in campo una precisa strategia e usa astutamente il linguaggio per condurre Eva sul proprio terreno. Ed Eva risponde. Avrebbe potuto farlo in un altro modo? E cosa avrebbe potuto dire? Quando si decide, quando si è soli nel decidere, non bisognerebbe mai perdere di vista quei legami che ci costituiscono proprio in quanto soggetti capaci di decidere. Il serpente non solo separa l'albero della Conoscenza da quello della Vita, ma separa anche (per opporli) Eva da Dio ed Eva da Adamo. La donna è dunque sola di fronte alla proposta di diventare come Dio. La scena non potrebbe essere più drammatica. -
Consigli ai medici. Testo latino a fronte
La metafora medica ricorre di frequente nei testi di Seneca, la cui riflessione si muove secondo la distinzione tradizionale che accostava alla chirurgia altri due specifici settori di ricerca: la dietetica e la farmaceutica. ""Cibo e cura"""" e """"cibo e malattia"""" sono del resto due binomi tipici della riflessione ippocratica. L'opera del medico avviene tuttavia nell'orizzonte più ampio della precarietà della salute e della finitezza della condizione umana. Talvolta, di fronte al male, neppure il dottore basta perché «la salute del corpo è temporanea e il medico, anche se la restituisce, non la può garantire». In questo modo riaffiora un'altra qualità del medico, quella di essere filosofo, poiché riflette sulla condizione umana e la sua fragilità, adotta sobrietà e temperanza e considera la malattia sempre a partire dall'uomo."" -
Le guardie del papa. La Guardia Svizzera Pontificia
Da oltre 500 anni la Guardia svizzera protegge i papi e il Vaticano. Seguendo l'ingresso nella Guardia di una giovane recluta, questo libro a fumetti per adulti e ragazzi, ripercorre la storia, la vita e le regole di uno degli eserciti più piccoli del mondo. Tutto è iniziato nel 1506, quando Giulio Il ha istituto il corpo dei soldati pontifici, che oggi vestono un abito ispirato ad un affresco di Raffaello. -
Le stelle in cammino
«L'amore, come passione, non ha un carattere determinato: nel superbo diventa esigente e tirannico, nel sensuale diventa bizzarro e incostante, nell'egoista diventa materiale e volgare, nel geloso diventa cupo e sospettoso, nel sensibile diventa timido e delicato». Nei primi anni Sessanta, David Maria Turoldo sta ideando una trilogia di film sul Friuli. Per mettere nero su bianco la sceneggiatura recluta un giovane che scrive a macchina velocemente. Si chiama Carlo Santunione: ha terminato il noviziato e ha fatto la professione solenne per diventare religioso. Il loro accordo di collaborazione deve rimanere segreto perché il Sant'Uffizio tiene Turoldo sotto osservazione.Come compenso, il giovane chiede di poter trascrivere di tanto in tanto commenti alla liturgia che il poeta friulano detta all'impronta con «quelle braccione che remavano nel vuoto della stanza» e «quel vocione che violentava il silenzio». Quelle parole che «vibravano di sublime teologia calata nella realtà della vita», rimaste inedite per oltre mezzo secolo, vengono ora riproposte in forma integrale. -
La polvere e il soffio-La fragilità dell'uomo-Debolezza e onnipotenza
Ci sono cose che abbiamo sempre sotto gli occhi, ma il loro valore si rivela solo quando le perdiamo, quando tocchiamo con mano l'evaporare progressivo del senso dio comunità. Di fronte ai terremoti e alle catastrofi naturali ci interroghiamo su Dio, ma dovremmo chiederci dov'è l'uomo, in che modo si confronta con la sua fragilità e dove si è rifugiata la sua responsabilità. Anche Dio, del resto, è fragile, debole e indifeso. Perché ama. E l'amore rende vulnerabili. Il Dio debole è il Dio crocifisso che costituisce, insieme alla resurrezione, il cuore della rivelazione cristiana. -
Il mistero del Natale
«Quando i giorni si fanno sempre più corti, quando in un normale inverno incominciano a cadere i primi fiocchi di neve, allora, timidi e lievi, fanno capolino anche i primi pensieri di Natale. La sola parola sa di incanto, un incanto a cui, si può dire, nessun cuore può sottrarsi. Anche gli uomini di altra fede e quelli che non ne hanno affatto, per i quali la vecchia storia del Bambino di Betlemme non significa niente, fanno preparativi per la festa e pensano a come poter accendere qua e là un raggio di gioia. Per settimane e mesi scende su tutta la terra come una calda corrente d'amore. Una festa di amore e di gioia: ecco la stella, alla quale tutti mirano nei primi mesi dell'inverno». -
La voce del silenzio
Il profeta Elia sale sul monte Sinai per incontrare Dio. Immagina che il suo Signore sia nel fulmine incandescente, nel terremoto che fa sommuovere la terra, nella tempesta, nel vento che spacca la roccia. Ma Dio non è in questi eventi fragorosi e si manifesta nella ""voce di un silenzio sottile"""". Egli è nell'annullamento della parola, nella poesia che ha bisogno di spazi bianchi perché, come ha scritto Pascal, """"nella fede, come nell'amore, i silenzi sono più eloquenti delle parole""""."" -
L' allegria
Siamo fatti di parole e se le parole restano impantanate nella tristezza la vita si oscura e il tempo diventa nemico. Le parole sono ponti tra diversi per comunicare vita, per scambiarsi doni, esperienze, storie, per consegnare all'Alto gli uomini e al basso il futuro di un cielo. Questa riflessione di Gennaro Matino ricolloca l'allegria al centro dell'annuncio cristiano e contrasta il tempo in cui agli uomini, costretti dal verbo della paura, era vietato essere felici, gioire delle semplici gioie quotidiane, ridere per il solo gusto di condividere gioia. -
Il rovescio del Vangelo
Lo charme del Rabbì di Nazaret filtra da ogni pagina dei Vangeli, restando inafferrabile. Come accostarsi allora alla patina di luce che ovunque lo accompagna? Questa domanda dà l’avvio all’avventura di queste pagine: osare leggere il Vangelo «al rovescio», a partire cioè dalla prospettiva di coloro che lo hanno incontrato. Come sarà stato guardato Gesù da Giuseppe, Maria, il Battista, la peccatrice di Magdala, Giuda, Pietro, Caifa, Anna, Pilato ed Erode? Un racconto fra le righe dei Vangeli e sulla loro soglia, come un invito a entrare. -
La speranza di Giobbe
«Giobbe non spera di avere risposte alle sue domande, ma di vedere Dio, di incontrarlo, perché questo vuol dire trovare le risposte. Continuare a cercare le risposte a livello razionale non porterà a una soluzione, la vera risposta è nell'ordine esistenziale, non nell'ordine teoretico o filosofico. Finché non vedrà Dio non avrà risposte, ma quando vedrà Dio le domande cadranno». -
Lettera di un vescovo a don Milani
Don Lorenzo Milani non era tenero con i vescovi. Era un «obbediente scomodo» per il quale la virtù non consisteva nell'acquiescenza e neppure nella rassegnazione o nell'accettazione passiva. Era invece libertà di parola, correzione filiale, dissenso leale e aperto, nella caparbia volontà di rimanere dentro la Chiesa e vedersi riconoscere dai superiori. Nient'altro ha fatto soffrire tanto don Milani quanto l'indifferenza, il sospetto e l'ostilità che percepiva da parte della Curia fiorentina e in parte anche dal suo vescovo. D'altronde non era certamente semplice fare i conti con un carattere forte come quello di don Milani, dotato di un linguaggio tagliente e provocatorio e di una personalità allergica a ogni compromesso. -
Le sei parole di Maria
Nel corso della sua esistenza Maria avrà certamente parlato tante volte, ma i vangeli canonici riferiscono solo sei circostanze in cui ha preso la parola. Il dato non è senza significato. È nota la tradizione cristiana cresciuta attorno alle «sette parole» che Gesù ha pronunciato sulla croce. Sono infatti numerosi gli scrittori ecclesiastici che lungo i secoli le hanno meditate, elaborando una ricchissima dottrina teologica e spirituale, mistica e ascetica. Le «parole di Maria», invece, non pare abbiano ricevuto alcuna specifica attenzione. E ciò sorprende, tanto più se si considera il fatto che esse risultano essere proprio sei, un numero simbolico, e pertanto, come tale, da «scavare» nel suo significato più profondo. -
Giuda il traditore
Nella tumultuosa storia delle sue interpretazioni e dei suoi effetti - soprattutto delle sue riprese letterarie e filmiche - Giuda Iscariota oscilla in un pendolo perenne. La sua figura è sospesa tra facili esecrazioni e improbabili riabilitazioni, spesso e volentieri ambedue condite in salsa deterministica, così da farne comunque un «predestinato al tradimento e alla dannazione», un dannato infame da maledire, piuttosto che da esaltare, fino ad attribuire al suo gesto un valore perfino ascetico, eroico, in quanto avrebbe reso possibile da parte di Gesù l'attuazione del piano di salvezza predisposto da Dio. Il mistero del traditore resta quello di un inspiegabile «peccato più grande» a confronto con quello di Pilato. E, tuttavia, in questa sua oscura enormità, è pur sempre un più piccolo frammento entro il mistero della sempre «più grande» rivelazione cristologica del Padre, culminante nel Figlio dell'uomo esaltato sulla croce, cui «volgeranno lo sguardo coloro che lo hanno trafitto». -
L' uomo dei dolori
Il dolore che viene rappresentato nella Via Crucis è fortemente implicato con l'iniquità poiché è il giusto che muore a causa del male inflittogli da altri uomini. La Via dolorosa è dunque un'allegoria della nostra condizione e la potenza del messaggio cristiano non si limita a premiare il giusto, ma a perdonare e trasformare il cattivo. Gesù non ha tolto il dolore dal mondo uccidendo il colpevole, ma ha mostrato agli uomini l'iniquità mostrandosi come vittima innocente. Così Gesù manifesta il divino che c'è nell'uomo. In questo senso, anche senza risurrezione, il cristianesimo resta paradossale e anche un non credente si può sentire cristiano. -
Il cielo come una tenda
«Più che un saggio questo libro è una ""raccolta"""", una breve galleria di quindici parole esplorate nel loro significato, un piccolo alfabeto, un primo lessico molto limitato quanto ricco, che permette di assaporare e intuire la profonda cultura dell'autore. Il fatto è che Valzania è uno di quegli scrittori """"alla Chesterton"""" (uno dei pochi autori citati nel saggio) o come Borges, che sarebbe capace di conversare con il lettore praticamente su tutto donandogli sempre un lieto nutrimento» (Andrea Monda)."" -
La messa di tutti
«Mentre in Italia veniva dichiarato il confinamento a causa della pandemia di Covid-19, mi recavo dal mio convento parigino a Lussemburgo, dove insegno e faccio ricerca. In quel frangente tutte le frontiere d'Europa sono state chiuse e mi sono ritrovato nel Seminario Maggiore, in solitudine. La prospettiva spirituale che mi sono dato è stata di vivere questo tempo nella meditazione, nella preghiera, nel lavoro quotidiano, evitando l'isolamento intellettuale e spirituale. Non potendo predicare in una chiesa, l'ho fatto ""in digitale"""", in forma telematica, e questo libro raccoglie alcune delle riflessioni di quei giorni»"" -
La turba dei risorti
«Lazzaro, vieni fuori! Vieni fuori dalla tua ombra, vieni fuori dal cavo della tua tristezza, vieni fuori dalle caverne della morte, vieni fuori a vivere, quale che sia la modulazione della vita, non importa che sia questa o un'altra. Venite fuori anche voi. Formiamo una turba non di oppressi, non di affaticati, non di afflitti, ma formiamo la turba dei risorti». -
I pensieri della notte
«Tutto è iniziato quasi per caso. Durante il lockdown ogni sera recitavo la compieta camminando sul terrazzo che dà sul sagrato della mia chiesa; una vera fortuna in quei giorni. Una sera mi sono accorto che c'era un uomo che stava ritto, davanti al cancello del sagrato, con le mani levate in preghiera, guardando il portale della chiesa. Proprio in quel momento recitavo il salmo che dice: ""Voi che state nella casa del Signore, durante le notti. Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore (Sal 134,1-2)"""". C'è una preghiera che avviene fuori dal tempio, o sulla sua soglia, ogni sera; una preghiera di uomini e donne sconosciuti, ma che levano le loro mani verso il Signore»."" -
Le sette parole di Maria
Solo in sedici versetti dei Vangeli Maria parla in modo esplicito. Si tratta in tutto di 154 parole greche (compresi gli articoli, i pronomi, le particelle) delle quali ben 102 occupate dall'inno del Magnificat. Se stiamo al dettato testuale, le frasi che Maria pronuncia sono sei: due all'annunciazione dell'angelo Gabriele; una più vasta nella visita ad Elisabetta; una nel tempio di Gerusalemme davanti al figlio dodicenne in compagnia dei dottori della Legge; due, infine a Cana durante le nozze. Eppure un altro episodio si aggiunge a questo elenco. Dal Golgota, Gesù morente interpella direttamente sua Madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Maria, in questo caso, tace, ma il suo è un silenzio eloquente, un «sì» muto ma efficace, la sua settima, estrema parola, tacita ma decisiva perché la introduce in una nuova maternità.