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Persefone. Variazioni sul mito
Una fanciulla di stirpe divina, figlia di Zeus e Demetra, gioca tra i fiori nei verdi prati di Enna. All'improvviso si spalanca la terra e un essere sconosciuto emerge da ignoti recessi: è il fratello di Zeus, anch'esso un dio, ma dio degli inferi cui è toccato in sorte di regnare sui morti, confinato nelle tenebre eterne. È la favola della vita e della morte, fissata fin dai primordi nel gesto violento con cui Plutone afferra Persefone, nel terrore della fanciulla che distoglie da lui lo sguardo e il volto, nella disperazione della madre Demetra per una perdita che intuisce definitiva, irrimediabile. Il rifiuto di morire è al centro di questa leggenda, appena mitigato dalla mediazione di un tempo diviso (metà dell'anno tra i vivi e l'altra metà tra i morti; così Omero, Ovidio, Claudiano), dal tentativo di addolcire l'immagine di Plutone ipotizzando un legame di amore-passione condiviso con la sposa rapita (Marino) - ma sostanzialmente tendente sempre più al pessimismo e alla negazione di fronte al fato irreversibile (Goethe, Swinburne, Tennyson, Ritsos). Così Persefone, simbolo eterno della fragilità umana, rimane per sempre al limite, sospesa nella ambigua zona di confine che separa la ridente prateria siciliana dai terrificanti abissi del nulla. -
La pagina saltata della storia
A metà degli anni ottanta avvengono importanti cambiamenti sulla scena internazionale che toccano la sicurezza e la proiezione dell'Italia nel mondo. Si cominciano inoltre a intravedere i prodromi di una incipiente implosione dell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia. In molte delle vicende che raffigurano una situazione solo apparentemente prigioniera della contrapposizione Est-Ovest, gioca un ruolo importante la politica estera del Governo Craxi. Due stretti collaboratori di Bettino Craxi, Gennaro Acquaviva e Antonio Badini, hanno deciso in quest'opera di gettare nuova luce su fatti e atti sui quali la storiografia italiana ha taciuto. Eppure gran parte degli anni ottanta fu un periodo importante per la nostra diplomazia, che riuscì ad abolire il G5, avviò il processo di unificazione europea, tenne testa alle grossolane intimidazioni del Cremlino, indusse la Casa Bianca a un dialogo serrato e a installare la linea rossa con Palazzo Chigi, mise in rilievo l'inesorabile logoramento dell'impero sovietico e tentò, insieme a Giordania, Egitto, Algeria e Arabia Saudita, di restituire una speranza di pace giusta e duratura al tormentato scacchiere mediorientale. -
I titoli dei «Canti» e altri studi leopardiani
Nella varietà dei modi dell'approccio critico (ricostruzione genetica, analisi lessicale, lettura del testo ecc.) permangono identiche in questa raccolta le linee direttive che caratterizzano i saggi leopardiani di Blasucci: l'attenzione alla concreta organizzazione tematico-linguistica dei testi; l'individuazione del nucleo conoscitivo che è al fondo di ciascuno di essi. Quest'ultimo assunto, evidente nell'esame dei testi satirici (""Tra ideologia e satira"""" è il titolo della seconda sezione di questo volume), è non meno presente, anche se meno isolabile dall'analisi poetica, nell'esame dei testi più propriamente lirici (""""Dalla parte dei Canti""""), per i quali l'autore preferisce parlare appunto di una """"carica conoscitiva"""", più che, convenzionalmente, di un """"contenuto di pensiero""""."" -
Il filo del male
1958, Trieste. In un condominio di lusso viene trovato il corpo straziato di una bambina. È la figlia del sindaco e l'inchiesta si intreccia con il conflitto per il potere in città. Nell'umido marzo triestino che resiste alla primavera, è inviato a risolvere il caso il tenente-colonnello Augusto Trani che, rinnegando il padre ebreo e gerarca fascista, era partito da Trieste prima della guerra. Trani non è un investigatore, è un soldato. Dopo avere sperimentato l'orrore della guerra, deve confrontarsi con quello della pace. Il filo del male che sembrava potersi spezzare si srotola ancora dalle stanze del potere. Rivela il legame che unisce le generazioni. Un poliziesco poco convenzionale che combina uno sfondo senza concessioni al pittoresco con un intreccio avvincente e visionario. Il racconto dell'inchiesta riserva sorprese continue. La verità sembra sfuggire anche dopo l'identificazione del colpevole: risolvere il caso della bambina infatti significherà decifrare il mistero della città. -
L' uomo immobile
Il protagonista è immobile, sembra privo di coscienza, è inerte, ma questo è un romanzo pieno di vita, quella che sta per nascere, quella che agita i pensieri di chi sembra non poter pensare... ""L'uomo immobile"""" è una storia d'amore ai confini tra la vita e la morte, ma anche una riflessione su un tema di controversa e scottante attualità. L'autrice si è ispirata a un fatto vero raccontatole da un primario neurologo, direttore scientifico di un istituto che accoglie pazienti in stato vegetativo. Dieci anni fa diventò un breve racconto, sviluppato e approfondito ora in questo romanzo che è anche una inaspettata fonte di conoscenza su un tema così attuale. Un libro che riesce a coniugare le emozioni con le informazioni, alcune forse sorprendenti, ma tutte verificabili: i rimandi scientifici che si possono trovare in queste pagine sono stati vagliati da esperti clinici del settore, che hanno considerato qualche imperfezione nel """"protocollo ospedaliero"""" ininfluente per l'attendibilità del percorso clinico, tanto da approvare e affiancare con convinzione le tesi che l'autrice interseca nella più classica storia d'amore fra lui, lei e l'altra..."" -
L' uomo Gesù. La storia vera di Gesù di Nazaret
Paul Verhoeven fin dall'infanzia ha provato per la figura di Gesù Cristo un fascino che non escludeva dubbi e domande cruciali. Se nei suoi film ha esplorato le zone oscure della società e della psiche, lo stesso atteggiamento ha adottato nella stesura del suo primo libro. Chi fu realmente Gesù di Nazaret? Quale fu la sua vita, e che cosa arrivò a rappresentare? Queste sono le domande che si pone l'autore. Nel corso di duemila anni, la realtà di questo straordinario personaggio è passata attraverso la coloritura dei racconti mirabili, degli atti di fede, dei miracoli, che hanno finito per ridurlo a poco più di un'icona rassegnata e dolente. Niente di più lontano dall'immagine del Cristo proposto da Verhoeven. Verhoeven punta l'obiettivo su particolari trascurati dell'uomo Gesù, fornendoci il seducente ritratto di un Gesù affabulatore, brillante e appassionato, ribelle e provocatore, per molti aspetti assai contraddittorio. Il suo è l'approccio coraggioso e critico del libero pensatore, che non può fare a meno di porre domande. Fu Gesù a scegliere i suoi dodici apostoli? Credeva realmente di dover morire? E cosa è avvenuto davvero al suo corpo? Le risposte di Verhoeven riescono a rendere ""L'uomo Gesù"""" un libro assolutamente originale e provocatorio."" -
Teodoro Wolf Ferrari. La modernità del paesaggio. Catalogo della mostra (Conegliano, 2 febbraio-24 giugno 2018). Ediz. a colori
La mostra ""Teodoro Wolf Ferrari. La modernità del paesaggio"""" presenta un'importante riflessione dedicata al pittore veneziano Teodoro Wolf Ferrari, che fa luce su alcuni aspetti fondamentali, ma ancora da approfondire, della storia dell'arte italiana tra XIX e XX secolo. Wolf Ferrari, veneziano, classe 1878, ha saputo assimilare e interpretare gli stimoli migliori della cultura secessionista di inizio '900 trasferendoli a Venezia, animata in quegli anni dalle esperienze fondamentali della Biennale e di Ca' Pesaro, cui prese attivamente parte. Vengono riunite assieme per la prima volta, in un percorso del tutto inedito, oltre 70 opere, tra le quali dipinti, acquarelli, pannelli decorativi, vetrate, studi per cartoline. Il catalogo racconta le 7 sezioni che abbracciano vari momenti ed esperienze, ripercorrendo l'intera produzione di Wolf Ferrari, attraverso un importante confronto non solo con alcuni dei giovani capesarini, ma anche con autori quali Otto Vermehren e Mario de Maria. A testimonianza del contributo critico vengono identificate le linee guida del linguaggio e della poetica dell'autore, rintracciabili in almeno tre direttive principali: la fantasiosa e inquietante simbologia böckliniana; il sintetismo di Pont-Aven attraverso il dialogo con l'ambiente di Ca' Pesaro; la componente secessionista e più marcatamente klimtiana."" -
Drammi seri per musica
Le numerose edizioni settecentesche che s'intersecano l'una con l'altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell'impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell'edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all'ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall'autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l'evoluzione della singola opera fino al momento in cui l'autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell'interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna. -
Un ramo già fiorito. Lettere a Remo Fasani
Non si chiama ancora Cristina Campo la giovane donna che, tra il 1951 e il 1954, tiene una fitta corrispondenza epistolare con il poeta e dantista italo-svizzero Remo Fasani: nomi, opere e destino sono, allora, in fase nascente, e qui se ne scopre lo splendore di temi e scoperte, nell'elezione, per entrambi definitiva, della ricerca della bellezza e della verità. Vittoria Guerrini incontra Remo Fasani a Firenze: nasce un'amicizia che s'incentra sulla condivisione di letture, opere d'arte, musica, istanti di vita, scritti, poesie e immagini. ""Non mi sento mai così radicata nella mia terra come vedendola negli occhi di questo svizzero"""", scriverà qualche anno dopo Cristina Campo ad un'amica."" -
Baby killer. Storia dei ragazzi d'onore di Gela
Erano tutti ragazzini. Tutti tra i tredici e i sedici anni. Tutti o quasi cresciuti in ambienti malavitosi. Tutti con un destino già segnato. Tutti avrebbero dovuto sedere ancora tra i banchi di scuola e invece, tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, diventano il braccio armato della ""Stidda"""", l'organizzazione criminale nata da una costola di Cosa Nostra e diventata in pochissimo tempo la """"padrona"""" della parte meridionale dell'isola grazie al traffico di droga, alle estorsioni e alle esecuzioni spietate. Nel libro si incrociano le loro storie e le loro confessioni davanti a un tribunale dove raccontano in un crescendo di violenza, che forse non ha eguali, come si sviluppò la Stidda. Due di loro già a 14 anni vengono cooptati dalla cosca prima per attentati incendiari e poi per uccidere i nemici del clan, i commercianti che non si piegavano al pizzo e uomini delle forze dell'ordine. Nel caso di uno, per esempio, c'è un episodio terribile: per il tredicesimo compleanno il padre gli regala la prima pistola, commissionandogli anche il primo omicidio. Sullo sfondo una Sicilia quasi da girone infernale."" -
Hermann. Un ebreo tedesco nella Roma del dopoguerra
Hermann è un ebreo tedesco, di formazione rabbinica, un intellettuale, amante della musica e dell'arte italiana. Dopo una permanenza in America durante la Guerra, fa ritorno in Italia con l'illusione di ritrovare una fanciulla della quale si era invaghito. Deluso dall'incontro con la persona dei suoi sogni, incapace di adeguarsi a un'Italia sconfitta e impoverita, decide di dedicarsi all'istruzione delle classi povere degli ebrei romani. Nel corso di questi tentativi crede di aver trovato l'amore vero. Un'esistenza alla ricerca di una vita affettiva e intellettuale quasi sospesa fra un passato che non torna più e un futuro carico di valori nuovi nei quali il protagonista della storia non riesce a ritrovarsi. -
Il cinema di Pedro Almodóvar. Dal postmoderno al contemporaneo
Dai primi lungometraggi agli ""Abbracci spezzati"""", il volume ripercorre l'intera produzione cinematografica di Pedro Almodóvar. In quasi trent'anni di attività artistica il regista è riuscito a portare all'attenzione del pubblico internazionale il proprio personalissimo universo creativo. Tanto da imporre l""""'Almodóvar's touch"""" come cifra stilistica ormai riconosciuta a livello globale. La storia di successo di un autore partito da condizioni di assoluta marginalità diventa tuttavia tanto più interessante quanto meno il regista spagnolo viene ingessato nelle vesti di un preteso """"classico"""" del cinema. Molto più stimolante è guardare alla sua produzione artistica come a un magmatico flusso di visioni e di pulsioni che incrocia il grande mutamento intervenuto a cavallo fra i due secoli nel nostro mondo morale e sentimentale. Un fiume dal percorso spesso oscuro, ma misteriosamente collegato alle vicende della contemporaneità. E a tale collegamento che è interessato in primo luogo questo libro."" -
Patrie visioni. Saggi sul cinema italiano 1930-1980
I saggi di Lino Micciché qui raccolti riguardano tutti lo stesso argomento, il cinema italiano, e nascono tutti da circostanze identiche, in quanto sono tratti da libri collettanei, molti dei quali curati dallo stesso Micciché, dove venivano pubblicate le relazioni tenute in convegni organizzati, come iniziative collaterali, dalla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, allora da lui diretta, per analizzare, discutere, revisionare criticamente periodi o episodi particolari della storia della nostra cinematografia. Questi saggi sono dunque frutto, principalmente, del critico, ma pure, e insieme, dell'operatore culturale: in essi vi è ripetutamente traccia delle sue competenze ed esperienze nei diversi ambiti cinematografici, quelli riguardanti, oltre il linguaggio e l'arte filmica, l'economia, la politica, le istituzioni del cinema. E naturalmente vi è anche tutta una serie di rimandi ai diversi contesti (culturale, sociale, storico) che in qualche misura hanno condizionato l'ispirazione e la realizzazione delle opere filmiche esaminate, e che in queste hanno trovato espressione e giudizio. -
Canzoni della giovinezza perduta
Un giovane alla moda costretto a fare il cameriere in un cafonissimo matrimonificio dove viene scoperto dalla ricca ragazza che sta corteggiando. L'inesperto medico romano spedito in un paesaccio del Meridione che insieme all'amore troverà una nuova e assai inquietante famiglia. L'ambizioso pittore che, finalmente sul punto di diventare famoso, scopre il critico che doveva lanciarlo in fin di vita. E ancora il rocker venditore di pentole Continental che il destino fa finire tra le braccia della ""donna più bella del mondo"""" rendendolo intanto impotente come l'aspirante scrittore, suo amico, rivelerà nel romanzo d'esordio, zeppo di altri imbarazzanti segreti. Questi e altri ancora i protagonisti di """"Canzoni della giovinezza perduta"""" che, rincorrendosi di racconto in racconto, danno vita a un travolgente romanzo sul fondale di una provincia del Sud dagli orizzonti mai così vasti e luminosi. Grazie a loro, alle loro storie intessute di illusioni e inganni, avventure e sogni, comiche acrobazie sessuali e tragici equivoci del cuore, Gaetano Cappelli evoca, come in una struggente canzone, quel particolare momento della vita di ognuno che coincide con il sospirato debutto nel mondo del lavoro e la malinconica fine della giovinezza."" -
Roberto Pane tra storia e restauro. Architettura, città, paesaggio
"A circa ent'anni dalla scomparsa di Roberto Pane e dalla pubblicazione di una raccolta di suoi saggi è sembrato doveroso rendere omaggio con un convegno, di cui qui si pubblicano gli atti, a un maestro che ci ha insegnato che «la cultura non può difendere e conservare la propria autenticità se non affermando una sua politica; e che questa politica non può essere quella del potere, poiché le spetta il compito - e insieme il coraggio - di essere critica intransigente ed autonoma a qualsiasi potere». Nel volume si ritrovano riflessioni, condotte da studiosi appartenenti a più generazioni, su temi fondativi nel pensiero di Roberto Pane ma anche su questioni finora meno esplorate e pur meritevoli di ulteriori approfondimenti. Dai saggi emerge come i numerosi relatori del convegno abbiano stabilito una dialettica con i più remoti saggi di Pane e con quanto già pubblicato in merito alla sua riflessione, apportando ulteriori e diverse interpretazioni; tutto ciò allo scopo di cogliere quanto, del lavoro profuso dal maestro, possa oggi essere ancora oggetto di continuità e di estensione, sia pure problematica."""" (S. Casiello)" -
L' America del progresso. Un secolo di sinistra americana da Roosevelt a Obama
Una storia di passioni e di idee che ha attraversato le diverse stagioni del ventesimo secolo, dal populismo di inizio Novecento fino al clintonismo degli anni novanta. Una narrazione non accademica che ricostruisce il filo di storie di uomini e idee, voti e militanza, lungo il quale Barack Obama non è più un fenomeno a sorpresa ma il punto d'arrivo di un secolo di politica. Guardando anche alle più recenti difficoltà dell'amministrazione Obama, John Podestà fornisce al lettore italiano una chiave di lettura della politica americana originale e lontana dalle banalizzazioni. -
Ho visto morire il comunismo
Renzo Foa è stato un lucido osservatore della realtà impegnato nella costante ricerca della verità. Una ricerca che lo ha condotto gradatamente dalla critica - maturata attraverso l'esperienza di corrispondente dai paesi del ""comunismo reale"""" - alla rottura con """"l'Unità"""" e al distacco totale nei confronti del partito e dell'ideologia, fino a quella """"traversata nel deserto"""" che è stata la sua vicenda umana e professionale degli ultimi anni. """"Ho visto morire il comunismo"""" raccoglie alcuni scritti che segnano le tappe fondamentali del percorso di Foa: le riflessioni sul Vietnam e la Cambogia, dopo gli anni dei grandi reportage in Estremo Oriente, quando la politica estera era divenuta per lui mestiere e passione; gli incontri con Gorbaciov, Dubcek, Jaruzelski e Mario Chanes; i ritratti delle sue """"cattive compagnie"""": Patrice Lumumba e Margarete Buber-Neumann, Viktor Kravcenko e Arthur Koestler, Ronald Reagan e Karol Wojtyla, personalità molto diverse tra loro ma accomunate dalla ribellione al conformismo e dall'attaccamento alla libertà. Queste pagine di storia, raccontate con una rara onestà intellettuale, ci restituiscono l'essenza della ticetca di Renzo Foa, """"un uomo del suo tempo lo definisce Lucetta Scataffia nell'introduzione - uno di quei giovani che hanno creduto che con la politica si potesse risolvere tutto; per questo si può considerare la sua vita come emblematica, attraversata com'è dal dramma delle ideologie del Novecento"""". Introduzione di Lucetta Scaraffia."" -
La duchessa di Amalfi. Testo inglese a fronte
Tragedia tra le più fosche e dolenti del teatro giacomiano, ""La duchessa di Amalfi"""" è una storia di potere e sopraffazione, di inganni crudeli e violenza efferata, ambientata in una Italia rinascimentale immorale e corrotta in cui si agitano, tra orrore e pietà, fantasie allucinate e inconfessabili desideri. Ma è, soprattutto, la storia di una donna coraggiosa, vedova trasgressiva e vigorosamente sensuale, che non esita a porre la passione privata al di sopra delle ragioni della politica, della conservazione della stirpe e del patrimonio. Un grande personaggio femminile perché anche intensamente materno, che partorisce di fatto """"in scena"""" (unicum nel teatro dell'epoca) a testimonianza della sua indomita vitalità. Attorno a lei si muovono, sinistre e ambigue, le figure maschili del potere e dell'inganno: i fratelli tiranni, e Bosola, 'villain' introverso e sardonico 'malcontento' che, in un sottile gioco metateatrale, osserva il suo duplice ruolo di protagonista e di attore di un dramma di cui non ha compreso appieno la prismatica essenza."" -
LA guerra delle moschee. L'Europa e la sfida del pluralismo religioso
Nel dibattito politico europeo, la parola moschea sta per islam, e l'islam spesso evoca l'Altro, il Nemico. E un trasferimento di significati che rivela tutta la difficoltà dei paesi europei nella transizione verso il pluralismo religioso. L'islam è ormai dentro lo spazio pubblico, oggetto di dibattito e di conflitto culturale e politico, come ha dimostrato il referendum svizzero contro i minareti del novembre del 2009, e come mostrano tante polemiche intorno alle moschee che attraversano l'Europa, dalla Svezia all'Italia. Questo libro colma un vuoto e offre per la prima volta un quadro dettagliato delle moschee in Europa e un'analisi comparativa della presenza musulmana, paese per paese. E uno strumento indispensabile per conoscere un tema spesso citato in modo approssimativo, per uscire dagli estremismi inconcludenti, per trovare soluzioni all'altezza di un'Europa lungimirante e pluralistica, capace di far valere sia la libertà di culto che le garanzie di sicurezza, e per capire qual è davvero la posta in gioco, per il presente e per il futuro. -
L' alternativa liberale. Malagodi e l'opposizione al centrosinistra
L'avvento del centrosinistra, con l'esclusione dei liberali dal governo, sancì nei primi anni sessanta del Novecento il distacco della Repubblica italiana dalla tradizione dello Stato nazionale prefascista. Al tempo stesso segnò il definitivo affermarsi dei partiti quali attori principali sulla scena pubblica italiana e avviò il progressivo scivolamento verso sinistra che avrebbe portato alle dinamiche consociative degli anni settanta e al prevalere delle ragioni della politica su quelle del mercato. Giovanni Orsina affronta la storia politica del decennio 1953-1963 basandosi sulle carte, finora mai utilizzate, del ricchissimo archivio di Giovanni Malagodi, per riconsiderare quell'""alternativa liberale"""" che puntava a trasformare l'Italia in un terreno favorevole allo sviluppo ordinato e democratico dei talenti individuali, contrapponendosi fermamente a ogni tentazione autoritaria, clericale, totalitaria, ma anche partitocratica e clientelare. Questo libro getta una luce nuova sugli avvenimenti di quegli anni e propone un'interpretazione originale del sistema politico italiano, osservando per la prima volta la storia repubblicana dalla parte dei liberali, ossia di chi dagli anni sessanta uscì sconfitto.""