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Segui la cenere
Giovanni Valenti è un giovane uomo che sta per diventare padre. Il suo futuro e quello di Amanda, la sua compagna, sarebbe luminoso se solo potessero liberarsi di un cono d'ombra che pesa su di loro da molti anni. Quelli in cui, insieme ai gemelli Marino, amici fraterni e soci fidati, hanno costellato le proprie vite di azioni criminali a catena, intrecciatesi presto con Cosa nostra e insanguinate da vendette che li hanno macchiati di ben quattro omicidi. Al Villaggio Santa Rosalia di Palermo infatti, negli anni '70, i ragazzi avevano messo su il ""quartetto fantasia"""" inizialmente con Nicola, fratellastro di Amanda, ucciso poi a quattro mani da mafia e stato - prima per racimolare quel poco che bastava a sollevarli dalla miseria della loro vita di strada, per passare poi a colpi milionari, che inevitabilmente li hanno condotti al cospetto delle mafie, nella persona di Enzuccio """"la belva"""". Giunti al 1986, anno in cui ha inizio l'ultima parte della loro storia, la serie di omicidi-vendetta pretende il passaggio conclusivo. Il """"quartetto fantasia"""", con Amanda al posto di Nicola, si prepara per un'ennesima impresa criminale da realizzare in Nord Europa. Cresce la posta, crescono le difficoltà e i ragazzi conosceranno nuove parole: delusione, abbandono, tradimento. Che li porteranno a quell'ultimo anello mancante."" -
Pio La Torre. Una vita contro la mafia e i poteri forti
Un combattente sempre in prima linea che incarna i valori della giustizia sociale, della legalità, della convivenza civile e della pace tra i popoli: questa è stata l'esperienza umana e politica del sindacalista palermitano Pio La Torre. Per la prima volta, un libro racconta a bambini e ragazzi i suoi ideali e il suo impegno civile e sociale, facendone un esempio vivo e vero di cambiamento. Età di lettura: da 10 anni. -
Miseria e nobiltà in Sicilia. Vite di aristocratici eccentrici e poveri talentuosi
Nel corso dei secoli la Sicilia ha generato una galleria di personaggi fuori dal comune, tante volte stravaganti, comunque creativi, spesso precursori in diversi campi. Il lavoro di Antonino Cangemi, assumendo la varietà di tale panoramica, propone due curiose linee guida: aristocratici eccentrici, da una parte, poveri talentuosi, dall'altra. Il barone Pisani, ad esempio, nell'Ottocento sperimentava pratiche terapeutiche basate sulla dignità umana dei ""matti"""", che si sarebbero affermate solo un secolo dopo con Basaglia. O la spavalda cortigiana Macalda di Scaletta, a suo modo femminista ante litteram al tempo dei Vespri. E che dire dei primati raggiunti dai meno abbienti: come nel caso di Francesco Procopio dei Coltelli, che nel '600 fondava a Parigi la prima gelateria della storia, il Café Le Procope. O Nick la Rocca, emigrato negli Stati Uniti da Salaparuta (Tp), che agli albori del '900 incideva il primo disco di jazz. E ancora Petru Fudduni, che nel rione del Capo sfidava tutti improvvisando rime irriverenti. Così come quando si scopre l'ennesimo angolo di Paradiso nascosto in Sicilia, ugualmente leggendo queste pagine la sensazione sarà di non sapere mai abbastanza dei nativi di quest'isola, in cui tutti vogliono vivere e da cui tutti vogliono scappare, dove la bellezza confina spesso con l'indecenza."" -
Tina Modotti. Fuoco che non muore
Roma, 1943. Su un tram affollato diretto alla stazione Termini salgono due soldati tedeschi della Wermacht. Spezzano l'improvviso silenzio interrogando una ragazza, con gli occhi da gatta e dall'aspetto selvaggio; vogliono sapere cosa contiene la vecchia valigia che ha con sé. La giovane nota lo sguardo attento di una donna sui cinquant'anni, di una bellezza malinconica ma luminosa, che segue la scena con apprensione"". Da questo momento Elsa e Tina iniziano a conoscersi, costruendo una solida amicizia, basata su un'affinità istintiva e intellettuale, e sul comune senso di ribellione rispetto all'ambito politico, alle convenzioni e alle questioni di genere del tempo. Sarebbe, del resto, potuta andare diversamente se Tina Modotti ed Elsa Morante, grandi figure della fotografia e della letteratura, si fossero davvero conosciute? Gabriella Ebano ha immaginato questo incontro, tutt'altro che impossibile, per concedere altro tempo e altro spazio a Tina Modotti, che dedicò tutta la sua esistenza agli oppressi e agli emarginati, tramite la militanza politica e il suo talento artistico, dimostrando di avere dentro una passione irriducibile prima di finire prematuramente la sua vita. Le fitte conversazioni e le intime confessioni tra le due amiche - durante le quali emergeranno altre figure di artisti, intellettuali e leader politici del tempo - hanno per sfondo la città eterna, una Roma in bianco e nero che le accompagna negli scatti della stessa autrice. Prefazione di Giuliana Scimé."" -
Donne disobbedienti
Ester Rizzo, scrittrice impegnata nell'ambito delle tematiche femminili, torna alle stampe riunendo in questo lavoro di ricerca alcune tra le figure che si sono distinte per la loro disobbedienza. Dalle donne contro le guerre, di tutti i tempi e di tutti i territori, alle disobbedienti indiane, in sari rosa, al fianco di Sampat Pal. Dalle italiane che cambiarono le leggi, come Rosa Oliva, alle monache forzate, che decisero di sovvertire il destino che altri avevano deciso per loro. Da suor Cecilia Basarocco, antesignana dell'opera di Medici senza Frontiere, a Malalai Joya, politica afgana che, a causa delle sue denunce, è costretta ancora oggi a vivere braccata. Disobbedienti sono state le madri, le mogli e le figlie che si sono dissociate dalle leggi feroci della 'ndrangheta, che hanno denunciato, collaborando con la giustizia. Le figure qui raccontate hanno contribuito al percorso dell'emancipazione femminile, hanno alzato la voce anche per quelle costrette al silenzio. Donne disobbedienti che infrangono le norme di un universo maschilista e patriarcale, che scardinano stereotipi che le vorrebbero sottomesse, che di fronte a leggi ingiuste impongono quelle dell'umanità e della fratellanza tra gli essere umani, di qualsiasi sesso. -
La lezione dell'elefante
Dopo il della graphic novel ""Salvezza"""", Marco Rizzo firma un romanzo su guerra e immigrazione. La narrazione prende spunto da esperienze vere di richiedenti asilo ed è ricca di dettagli storici. Il protagonista è Sekou, tredicenne di Timbuctu appassionato di libri, la cui vita viene sconvolta dalla guerra civile scoppiata in Mali nel 2012 e dall'imposizione della sharia da parte degli jihadisti. Durante gli scontri muore il padre di Sekou, mentre il fratello Ousmane, prima, e Sekou, dopo, fuggono in Italia. Segue così il doloroso cammino attraverso il Sahara, l'arrivo in Libia, la permanenza in una prigione, il viaggio in mare a bordo di un barcone e infine l'arrivo in un centro di accoglienza in Sicilia. Ripercorrendo l'avventurosa vita di Seikou, Rizzo racconta la guerra civile maliana, l'estremismo jihadista e la sharia, l'emergenza umanitaria in Africa, l'immigrazione in Italia e i legami con la Libia. Ma anche l'amore per i libri come strumento di emancipazione, memoria e testimonianza."" -
Un sogno di libertà. Fiabe e racconti
Cosa c'è di più affascinante e misterioso di un sogno? È con questo suggerimento che sono chiamati a misurarsi i 25 autori scelti e coordinati da Licia A. Callari. Nei micro-racconti che compongono la raccolta, personaggi fantasiosi animano regni immaginari e città fantastiche, vivono realtà irreali, affrontano situazioni bizzarre: niente è proibito nel magico mondo dell'onirico. 25 personalità di spicco della cultura siciliana in una delicata antologia di ""storie immaginate"""" i cui ricavati andranno a Libera contro le mafie."" -
Suca. Storia e usi di una parola
L'origine della parola siciliana suca è rintracciabile nel verbo sucari 'succhiare', con un valore originariamente triviale. Ma, nel tempo, ""l'imperativo palermitano"""" ha sviluppato una miriade di significati e usi figurati che si sono via via affermati in ambiti comunicativi diversi dal dialetto: nell'italiano colloquiale come nell'italiano giovanile, nelle scritture esposte come nei social, nei mass media come nel linguaggio delle tifoserie calcistiche. E, piano piano, ha perfino cambiato forma passando da SUCA a 800A e dimostrandosi capace di trasformarsi ancora, fino a diventare 751A. Oggi, suca e le varie espressioni in cui ricorre si usano per negare qualcosa o per esprimere una certa contrarietà nei confronti di una richiesta, una situazione, una """"verità"""", ma questa contrarietà procede per gradi: può essere più forte o più attenuata a seconda che con essa si voglia comunicare rabbia o sfida, un sentimento di scherno oppure di dispetto. A Palermo, dove l'imperativo è nato, continua a reinventarsi, con nuove soluzioni grafiche e nuovi sensi figurati, trovando anche applicazioni nell'arte e nell'ambito di un costituendo Made in Sicily. Con un glossario di Kevin De Vecchis. Foto dell'opera di Giuseppe Mazzola."" -
Scrivere di mafia
Nato al termine della residenza letteraria ""Scrivere di mafie"""", in cui sei scrittori e giornalisti under 35 da tutta Italia - Vincenzo Cascone, Sophie Fiesoli, Davide Guarcello, Francesca Maruccia, Lorenzo Ongaro, Giulia Eleonora Zeno - hanno trascorso due settimane in Sicilia visitando i luoghi-cardine della lotta alla mafia e confrontandosi con chi ha dedicato la propria vita ad opporsi alla violenza mafiosa, il libro è una raccolta in cui gli autori, con toni diversi e scegliendo modalità narrative proprie, si confrontano con la dura realtà della mafia."" -
Un uomo, un medico
L'autobiografia del medico siciliano Giuseppe Iacono, (scritta a quattro mani con la giornalista Maristella Panepinta),che da un piccolo paese dell'agrigentino e da una famiglia di umilissime condizioni è diventato uno dei più grandi specialisti di gastroenterologia pediatrica in Italia e all'estero. Uno spaccato di vita che restituisce 50 anni di storia siciliana e italiana. Un esempio illuminante di ascensore sociale. Prefazione di Rossano Bartoli. -
Mafia: singolare, femminile
In un contemporaneo inferno di Sicilia le voci di un tragicomico matriarcato si sovrappongono senza genesi, senza salvezza, senza perdono. Donne di mafia, altra metà del cielo di Cosa nostra che, pur non portando nomi tristemente noti, escono dalle carte processuali con l'urgenza di narrare, mediante spontanea teatralità, una condizione esistenziale in rapporto con il lutto dell'assenza. Echi di una costellazione violenta confessano, nell'arida prateria della scena, l'irreversibile scacco della loro anima. Monologhi intensi che portano in scena storie al femminile, poco conosciute che, tuttavia, per la loro intensità e, soprattutto, per la loro ""normalità"""", finiscono per descrivere i prototipi delle donne di mafia. Il filo rosso che unisce i monologhi è costituito dalla voce del magistrato donna, la quale, per il suo lavoro le """"ha conosciute"""", incontrandole nei verbali, nelle aule di udienza, nelle sale colloquio dei penitenziari, nelle intercettazioni. Prefazione di Rosy Bindi."" -
La terrazza della noce. Ricordi di vita con Leonardo Sciascia
A trent'anni dalla scomparsa di Leonardo Sciascia, il grande scrittore viene qui ricordato in maniera intima e personale da Gaspare Agnello, ""allora un giovane tutto preso da ideali di giustizia, libertà e progresso"""" che fu tra i fondatori del Premio letterario Racalmare Città di Grotte, presieduto dallo stesso Sciascia. """"La terrazza della Noce"""" racconta il grande scrittore agrigentino di un punto di vista personalissimo, ancorché privilegiato. Su quella terrazza - quella della grande casa in campagna di Sciascia - Agnello ha trascorso molti pomeriggi d'estate, condividendo con lui momenti d'intimità, intense discussioni letterarie e politiche, e il privilegio di sedergli accanto. Prefazione di Matteo Collura."" -
I carnefici di Sicilia. Chi erano e come vivevano i boia nell'Ottocento
Il mondo visto con gli occhi dei carnefici siciliani dell'Ottocento: questo è lo straordinario spaccato storico, sociale, culturale che Salvatore Mugno offre ai lettori; una prospettiva totalmente inedita, sia nella storiografia che nell'aneddotica sulla Sicilia. Un'analisi precisa e attenta, che si rivolge a tutto ciò che caratterizzava la vita di coloro che per lavoro eseguivano le condanne a morte: dall'identità dei boia alle modalità di reclutamento, dal tenore di vita alle normative che regolavano la loro attività, passando per abbigliamento, contesto familiare, disagi e aspirazioni, pietà e orgoglio, orrore e ripugnanza. -
Io, Felicia. Conversazioni con la madre di Peppino Impastato
Nell'estate del 2002 Felicia Bartolotta, la madre di Peppino Impastato, si racconta a due giovani attivisti, Angelo Sicilia e Mari Albanese, tra gli animatori del primo Forum Sociale Antimafia di Cinisi. Sono conversazioni intime e toccanti: ""Mamma Felicia"""" racconta del suo passato, del rapporto conflittuale col marito, del grande amore per suo figlio Peppino, della sua scelta, alla morte violenta di quest'ultimo, di aprire le porte della sua casa a tutti i giovani, per coltivare la memoria e spargere semi di consapevolezza per il futuro. Nelle parole di Felicia, che appoggiò e sostenne suo figlio nel suo opporsi alla mafia, trovano posto la voglia di giustizia di una donna indomita e insieme la tenerezza di una madre che ricorda aneddoti dell'infanzia di Peppino, della sua giovinezza dedita alla militanza politica, della sua tragica fine. Felicia racconta la sua paura, i suoi timori, il suo dolore, ma con lo sguardo al futuro e alle nuove generazioni: le sue parole diventano prassi, agire quotidiano, dialogo incessante, ma soprattutto un messaggio attualissimo di speranza per il futuro."" -
I martiri dell'America Latina difensori della Terra
La crisi ambientale e climatica minaccia la Terra; ogni giorno, attivisti in tutto il mondo si battono per proteggerla, scontrandosi con gli interessi economici legati allo sfruttamento delle risorse e con la corruzione, e mettendo a rischio la propria vita. Nel 2019, più di 200 persone sono state assassinate perché si dedicavano alla difesa della Terra e della natura: la maggior parte di questi omicidi è avvenuta in America Latina. A Colombia, Brasile, Messico, Honduras, Guatemala, Venezuela e Nicaragua spetta infatti un triste primato: quello di Stati in cui si sono sacrificate più vite nella difesa del nostro pianeta. Salvatore Inguì racconta l'esperienza di ventitrè ""martiri"""", donne e uomini semplici che non hanno esitato a combattere in prima linea per il bene collettivo. Non storie di morte, ma colme di vita, di impegno, sprone ed esempio per ognuno di noi. Le narrazioni sono state raccolte attraverso l'incontro con le persone e le organizzazioni che fanno parte di ALAS - América Latina Alternativa Social, la rete transnazionale promossa da Libera."" -
Le mie afriche
"In Italia come in Congo, in Sicilia come nel Likouala, a Palermo come a Enyellé. È così che, nonostante tutto, continuo a sentirmi cittadino di questo immenso e straordinario pianeta."""" In poche righe e con il consueto, e autentico, trasporto Sergio Infuso racchiude il senso e il contenuto di questo volume, Le mie Afriche: """"grandi contraddizioni, comunità in lotta contro soprusi e sofferenze, umanità che non si arrende-. E ancora una volta le sue parole sono la via più breve per raggiungere il lettore, che tra queste pagine vedrà l'Autore attraversare l'Italia dal nord al sud, e da lì spingersi ancora più a sud, fino a lambire le rive del fiume Congo, insieme al gruppo di medici, antropologi e religiosi con i quali ha condiviso l'esperienza di una delle missioni umanitarie di """"Ali per Volare"""" Onlus. L'esperienza africana scorre tra le pagine come una pellicola cinematografica a colori accesi, tutto è intenso: il lavoro con l'ambulatorio medico da un villaggio all'altro, l'impatto con la natura, gli occhi di bambine e bambini che ha visto sorridere o piangere. Sono trascorsi quasi dieci anni, e Sergio ha continuato a salire e scendere da un aereo o da un'auto per raggiungere donne e uomini di tutte le età con cui ha tessuto progetti di impegno sociale e civile, anche attraverso la narrazione della sua storia personale." -
Né luna né santi
Innocenzo Misseri, meglio noto come padre Nuccenzio, arciprete di Torrebruna, provincia di Palermo, viene ucciso davanti a casa sua, una sera primaverile del 1920. Tra lo sgomento dei parrocchiani emerge che il religioso, nelle sue ultime ore di vita, avrebbe riconosciuto come esecutore il giovane bracciante Stefano Piscopo. Ma la comunità stenta a credere che possa trattarsi del vero assassino. A interessarsi al caso anche il ferroviere Francesco Marretta, impiegato nella stazione locale, che conosce molto bene sia Stefano che il territorio in cui sono cresciuti. Torrebruna non è nuova ai misfatti né alle perdite, lo scopriamo man mano che Francesco sgrana le pagine del suo diario, che si aprono come scene in teatro: la sala del barbiere, l'interno giorno tra sarta e apprendista, i nudi scalini sotto casa sono tutte occasioni di passaparola che alimentano le ipotesi sul ""chi"""" e sul """"perché"""" che gravano sulla morte dell'arciprete. A chi potrebbe avere """"dato fastidio""""? L'ago non può che oscillare tra la vendetta personale e la """"nuova mafia"""". Francesco delinea così la fisionomia di una società dominata dal latifondo, falcidiata dall'emigrazione oceanica, dall'epidemia di spagnola e dalla Grande guerra, in un momento storico in cui - per dirla con Tommaso Bordonaro - """"la genti moriva accatastrofi"""". Compresi i preti. Prefazione di Nicola Grato. Postfazione di Bernardo Puleio."" -
Raccontare Sciascia
Con ""Il giorno della civetta"""", Leonardo Sciascia è stato il primo autore a parlare di mafia in un romanzo; ma lo scrittore di Racalmuto fu molto più di questo; nelle sue opere trovano spazio i temi chiave della sicilianità e le questioni universali dell'uomo: l'essere, la morte, la memoria, l'oltre. Il suo sguardo lucido sul mondo offre ancora oggi, a cento anni dalla sua nascita, interessanti spunti per la lettura del Contemporaneo. Gli autori analizzano gli aspetti salienti, meno conosciuti, curiosi che riguardano la vita di Sciascia e la sua vasta produzione. Il testo è articolato su grandi temi - la scuola, la mafia, la fede, il cinema, il teatro, la giustizia, le feste, i viaggi, la religiosità, la pittura, la fotografia, le speranze e i sogni dei siciliani - per fornire a tutti coloro che non lo conoscono, a cominciare dai ragazzi delle scuole, una chiave d'accesso all'opera dello scrittore, e insieme per offrire una grande quantità di spunti, aneddoti e rarità che ingolosiranno gli appassionati di Sciascia. Il testo contiene un QR Code per scaricare il """"Tema di Regalpetra"""", brano inedito di Giuseppe Maurizio Piscopo che costituisce la colonna sonora del libro."" -
Non posso salvarmi da solo. Jacon, storia di un partigiano
"Non posso salvarmi da solo"""". Con queste parole il partigiano ventenne originario di Isnello Giovanni Ortoleva, nome di battaglia Jacon, rifiutò l'aiuto di un comandante fascista che, in nome della provenienza dallo stesso paese, gli proponeva di indossare la camicia di nera e sfuggire alla fucilazione. Non ebbe dubbi: preferì scegliere la coerenza, l'istinto di onore e di solidarietà umana e morì, dopo una notte di torture, insieme ad altri diciannove partigiani, nell'eccidio di Salussola in provincia di Biella. Era il 9 marzo 1945. La storia del giovane partigiano diventa l'emblema di quella di tutti coloro che, da ogni parte d'Italia, scelsero con fermezza di stare dalla parte della giustizia sociale. Nel ricostruire il contesto e narrare della Resistenza Italiana, viene data voce anche a vicende e personaggi che rimasero ai margini della Storia, come la rivolta anti-tedesca sull'Etna, il professore guerrigliero Antonio Canepa e il Patto della montagna sulle Prealpi biellesi, che aprì le porte ai diritti sul lavoro delle donne in piena guerra e la cui firma sarà poi estesa in tutta Italia. Prefazione di Enrico Pagano." -
Il labirinto delle perdute
Dalle pacifiste toscane della prima guerra mondiale alle pescatrici delle Eolie, dalle donne della Rivoluzione francese con i loro cahiers de doleance a Gertrude Bell, madre dell'Iraq, passando per le centinaia di ""streghe"""" crudelmente uccise nell'Europa dell'Era Moderna: l'elenco delle """"donne perdute"""" è dolorosamente lungo e attraversa i secoli. Donne cancellate perché oltraggiate dagli stupri commessi dai soldati di tutti gli eserciti, dai vincitori e dai vinti: dalle """"mutilate morali"""" della Prima guerra mondiale alle vittime delle cosiddette marocchinate della Seconda; donne """"perdute"""" perché """"senza onore"""", come le prostitute dei Casini di Guerra, le Veneri Vaganti e le """"Puttane antifasciste"""": a tutte loro, donne che hanno subito un destino violento e immeritato, che sono state private perfino della memoria, Ester Rizzo restituisce visibilità e conoscenza, come gesto di civiltà e di opposizione al patriarcato.""