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Dove il bosco si fa macchia. Storia del brigante Baicche di Murlo
Negli ultimi anni dell'Ottocento un giovane calzolaio di Casciano di Murlo, noto a tutti come Baicche, si macchia di un delitto passionale e per sfuggire alla pena si dà latitante. Le sue vicende si spostano dal senese alla Maremma - dove incontra altri famigerati briganti quali Tiburzi e Fioravanti - attraverso le allora remote campagne della Val d'Orcia. Numerosi documenti come processi penali, testimonianze, verbali, corrispondenza tra autorità e articoli di giornali dell'epoca permettono di ricostruire con esattezza di particolari l'intera vicenda di Baicche durante i cinque anni in cui riesce a mantenersi nella macchia vivendo di estorsioni ai danni di ricchi possidenti e trovando ricovero presso poveri mezzadri e operai, spesso disposti ad aiutarlo in cambio di qualche favore. A metà tra documento storico e romanzo, le avventure giudiziarie e personali di Baicche vengono seguite fino alla fine attraverso i numerosi risvolti, colpi di scena e dubbi irrisolti che hanno movimentato un breve periodo della nostra storia così lontano ma anche così recente. -
Tecnorama. Prospettive future sostenibili
“Tecnorama” è un cocktail, da servire molto fresco, in cui lo sviluppo delle tecnologie si miscela con prospettive di sostenibilità e considerazioni etiche, in un continuo divenire di gusti e saperi. “Tecnorama” è una raccolta di scritti sulle tecnologie che popolano il nostro quotidiano. In questo libro vengono analizzati vari contesti interattivi persone-tecnologie mettendone in evidenza vantaggi, problemi, possibili sviluppi e tante contraddizioni. “Tecnorama” è un libro scritto da studenti per studenti, un progetto di autodidattica evolutiva in cui chi studia scrive quello che vuole imparare -
Bolsena. La singolare storia della Parrocchia del SS. Salvatore in Castello e l'abate Giuseppe Cozza-Luzi
Quella che Giuseppe Baldacchini e Collaboratori ci raccontano in questo volume, con particolare maestria e dovizia di particolari, è una storia ""molto complessa e ricca di episodi salienti"""" che si dipana tra i Monti Volsini e i Castelli Romani, che vede coinvolti ecclesiastici e laici, religiosi e artisti, e che mette a confronto, rilevandone le somiglianze, gli elementi e gli stili architettonici, la chiesa del SS. Redentore della Rocca di Bolsena e quella di Santa Maria a Grottaferrata."" -
Se così doveva essere
"il senso delle cose non è quello che ci arrabbattiamo a dargli, ma quelle che le cose, solo per il fatto che succedono, già in sé hanno. È la vita stessa che ci parla, e quello che ci capita è proprio quello che ci vuole dire; ed è abbastanza""""." -
Mise en place. Il rito e l'eleganza. L'arte di apparecchiare la tavola dalle origini ai tempi moderni
Questo testo nasce dalla volontà e dall'esigenza di far comprendere agli allievi come la preparazione della tavola sia una vera e propria arte che può essere costantemente affinata. Una tavola apparecchiata con stile, infatti, richiede una cura e un'attenzione cui dedicarsi con la stessa passione con cui si sceglie il menu e si preparano i cibi. È importante godere del momento della preparazione, prendendosi tutto il tempo necessario e rispettando alcune semplici regole, per rendere tutto perfetto. Una tavola elegante è anzitutto una tavola semplice, attorno alla quale gli ospiti possano sedersi comodamente, avendo a disposizione tutto quello che serve per gustare un buon pranzo, sentendosi a proprio agio. -
Grosseto. Architetture e paesaggio
"Ci avvicinavamo ora alla città... e il paesaggio assumeva a poco a poco un aspetto più gradevole, se mi è permesso dirlo, più civilizzato. Certo, anche qui gli ampi pascoli, i rari campi di cereali, la mancanza di abitazioni e gli ulivi abbandonati facevano pensare al terribile dominio delle esalazioni mortali, ma il suolo è verde e fiorito, la strada costeggiata da entrambi i lati da alberi, che splendono nel pieno rigoglio del primo fogliame primaverile. Presto emergono dalla pianura i bastioni della città, coperti di viali trasformati in passeggiate. Costava fatica immaginarsi che questo luogo ameno, come adagiato in un verde fresco, fosse uno dei più malfamati della penisola."""" (Otto Speyer)" -
Acqua piena di acqua
Un morso aguzzo di sudore è la sveglia che una mattina presto scuote la giovane Anna dal sonno inquieto del presentimento e la sbalza direttamente in un set, angosciante, fermando lo scorrere del tempo. Nel fondo scale del suo condominio si sta consumando la morte enigmatica di una donna già morta e impaludata, sua madre Letizia. Decesso improvviso o annunciato? Il dramma irrisolto di questa scomparsa provoca nella ventenne, proprio alle soglie del suo matrimonio, un abisso di dolore che la farà restare, come già accaduto per sua madre, avvitata in un turbine di acqua piena di acqua tinta di pece. Letizia, Anna e Lodovica, nonna, madre e figlia, tre generazioni di donne che la corrente di un fiume trascina lungo un nastro che si srotola nelle anse, nelle secche e nelle cascate del fiume stesso. -
Occhio alla penna. Memorie antiche e versi in libera uscita
Che fosse un politico lo sapevano tutti a Casteldelpiano. Anche che fosse un ottimo dirigente societario. Tutti lo conoscevano come presidente della Filarmonica Rossini, grande tifoso della Neania e contradaiolo sfegatato del Monumento. Ma che fosse ispirato dal sacro fuoco della poesia e artista dell'affabulazione, non molti lo sapevano, in verità. Invece è così. Rio Tonelli poeta lo è. Con una gamma cromatica che va dall'ironia, alla battuta saporita, alla delicatezza del sentimento, alla stilettata inaspettata. Scrive poesie e racconta una storia di paese. Quella della sua gente e la sua, di storia. -
Laudato si'. Conversazioni sull'enciclica di papa Francesco 2015-2016
"C'è molto della crisi del presente / nell'Enciclica Laudato Si' «sulla cura della casa comune» di Papa Francesco. Prima di tutto nel riconoscere la «radice umana della crisi ecologica», dal degrado ambientale all'inquinamento del pianeta, dal surriscaldamento allo sfruttamento intensivo delle terre, dallo spreco delle risorse idriche alla dissipazione della biodiversità naturale. Poi nel constatare che il patrimonio della terra, intesa come «casa comune» dell'umanità, non può essere riferito solo all'ambiente: perché non esiste solo un'ecologia ambientale, ma anche un'ecologia sociale ed economica, un'ecologia della vita quotidiana, un'ecologia umana, un'ecologia morale, un'ecologia culturale."""" """"Sono molte le suggestioni che il FAI, nel realizzare la sua missione, ieri come oggi e soprattutto domani, ritrova nelle parole della Laudato Si'. In particolare quando Papa Francesco ricorda che insieme al «patrimonio naturale» c'è anche un «patrimonio storico, artistico e culturale ugualmente minacciato», e ancora di più quando non dimentica la «varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti». Così è nato il progetto di questa discussione, una serie di conversazioni che, raccolte in questo libro, ora, un anno dopo, documentano un dibattito che si è sviluppato per qualche mese sulle pagine virtuali del sito www.fondoambiente.it subito dopo la promulgazione della Laudato Si', il 18 giugno del 2015.""""" -
Papamusc'
Nessuno nella piazzetta. Nessuno alla fontana quasi secca. Nessuno dietro le finestre [...]. Solo le teste scolpite agli stipiti delle porte, mostri barbuti a sorreggere i balconi, le ringhiere in ferro battuto, leoni, serpenti, meduse con la lingua in fuori, teste di sirene, polene, come fossero navi mancate le case, navi in un mare bianco. E sempre le lenzuola a far rumore, a sbattere nel vento, ad asciugarsi, e in alto, nel fazzoletto d'azzurro che disegnavano i tetti, una striscia d'aereo a dividere il cielo"". È la festa di S. Antonio, il santo delle cose dimenticate. Nelle intricate vie bianche di un paese del Sud dominato dalla sagoma solenne della torre del castello improvvisamente scende il silenzio e tutti scompaiono. La giovane Grazia cerca una spiegazione all'insolito deserto. In un'atmosfera di magico mistero, tra piante che curano, uova che predicono il futuro, abiti rossi, tremende richieste di morte e ossa di popoli antichi, la voce narrante dello sfuggente Papamusc dipana i fili che legano le vite di vari personaggi: le guaritrici di vicolo Vecchio, i tossici della villa comunale, una nobildonna e un capostazione, un bizzarro rigattiere, l'attempata signorina a guardia di una biblioteca abbandonata. Un viaggio tra modernità e tradizione, tra oblio e memoria."" -
Fino a Cahors
"Fino a Cahors"""" è un titolo semanticamente intenso (Fino è il cognome ma è anche l' avverbio di moto a luogo relativo al dove i Fino, famiglia di migranti irpini, si sono spinti nel loro espatrio contadino), e apre lo scritto autobiografico di una donna nata e registrata all'anagrafe francese come Ginette Marie; il cui nome fu adattato all'italiano Ginetta Maria dopo il trasferimento a Bologna. Lo stesso nome proprio è semanticamente complesso. Ginetta Maria nata Ginette Marie Fino. La """"doppia assenza"""" dei migranti si insinua anche nei nomi. Il libro parla di emigrazione contadina in Francia, parla di famiglie del sud, di sottomissione e violenza sulle donne, di povertà, e di storie bambine e adolescenti. Parla di una famiglia composta da papà Giosino e da mamma Maria, da fratelli e sorelle, amici e vicini, che - negli anni della sua nascita - ha ricevuto una forte impronta dalla provincia francese. Per 157 volte in queste pagine l'autrice chiama sua madre """"maman"""", e la sua madrina di battesimo, Jeannette Richard, per 14 volte """"marraine"""". """"Fino a Cahors"""" è storia di una infanzia francese che sfuma, piena di nostalgia, in una adolescenza italiana, dopo il ritorno in Italia ma non nella terra di origine." -
Come altalena su alte vette
La passione per il cuore dell'uomo, la concretezza dell'attività sindacale che tutti i giorni la porta a confrontarsi con i problemi delle persone, l'incontro profondo con se stessa e con l'essenza di un'umanità forte e traballante al contempo, ha fatto sì che nascesse questo libro. La raccolta di poesie rappresenta il cammino di un'anima con i dolori, le gioie, le paure, le speranze vissute e assaporate in modo che possano divenire fedeli compagne di cammino. -
La fabbrica del palazzo Riario a Castiglione d'Orcia. Persone mestieri lavori 1607-1610
"Dobbiamo apprezzare particolarmente il lavoro di Marco Pistoi, non solo per la ricomposizione di una vicenda architettonica, storica ed archeologica di un monumento a noi caro - sul quale si modella la nostra vita di abitanti e, alla fine, la percezione stessa dell'idea di storia e geografia -, ma per la connessione che si istituisce fra storia antica e moderna. Siamo, dunque, particolarmente grati all'autore, che ci mostra precisamente un aspetto delle relazioni che legano il presente a un passato che non ci è mai troppo lontano, o comunque mai estraneo. L'idea, infatti, che le attività economiche che danno senso alla nostra comunità o la caratterizzano, siano ancora fortemente (necessariamente) legate alla storia è un contributo fondamentale alla conoscenza del luogo e, nello stesso tempo, un invito alla ricerca e allo studio tout court. E di queste c'è oggi, particolarmente bisogno."""" (Dalla Prefazione)." -
Maremmans a tavola. Piatti dimenticati della nostra terra. Ediz. bilingue
La cultura enogastronomica di un territorio e della sua gente è legata all'orografia del territorio, alla sua idrografia, alla sua geologia, al suo clima: l'enogastronomia ci racconta la geografia. Ma essa racconta anche il nostro passato, l'economia e la fatica del vivere di una comunità, rappresenta la nostra memoria collettiva. -
La grande guerra vista dagli storici delle forze armate. Atti del Convegno di Studi (Castelnuovo di Garfagnana, 26 settembre 2015)
La Banca dell'Identità e della Memoria da oltre un decennio è impegnata per il recupero della memoria del territorio, da conservare e far conoscere, perché non vada perduto il patrimonio di testimonianze, immagini e documenti che racconta la storia della Garfagnana. Questo volume ci riporta ai tragici eventi della Prima Guerra Mondiale. La Garfagnana non ha vissuto gli eventi bellici sul proprio territorio, ma ha dato un forte ""contributo"""" come ci ricordano le lapidi poste a memoria dei caduti in ogni paese. Gli atti contenuti sono una ricostruzione fatta da coloro che sono gli attuali custodi degli archivi delle nostre Forze Armate, un prezioso contributo di immagini e documenti per conoscere questo evento storico."" -
La miniera scomparsa
La conoscevi, la vedevi da lontano, grigia e fumosa. Lì si nascondeva la paura. Restano nella memoria degli ultimi testimoni di quell'epoca il lugubre suono della sirena che annunciava ""La Disgrazia''. E l'acre odore del fumo del carbone, incisi nella mente e nelle orecchie. Che nessuna penna, riuscirà mai a descrivere .Ma insieme alla paura anche le amicizie, i bei ricordi, la gente allegra dei paesi, le feste da ballo, la scintillante striscia del mare in una lontananza immaginaria, dove termina l'immensa pianura."" -
Il grande museo di Sorano
"Sorano non ha trucchi. Ha una bellezza selvatica, rurale. Affacciatevi a un balzoletto, al musetto, alle spalle del palazzo comunale. Questa è la Maremma. La Maremma dei tufi. L'orizzonte ondeggiante di boschi di querce e cerri che nascondono pianori un tempo abitati da gente delle grotte. Il precipizio del canyon. I massicci di tufo traforati da mille opere dell'uomo. Finestre aperte nella roccia""""." -
Vetulonia. La Domus dei Dolia. Archeologiae Itinera. Vol. 1
[...] che le indagini archeologiche possano proseguire e che sia possibile, facendo convergere le forze di tutti gli enti interessati, valorizzare in maniera adeguata questa nuova scoperta secondo un progetto di musealizzazione all'aperto innovativo che riesca a suggerire al pubblico un'idea della vita a Vetulonia in età ellenistica. -
Arcidosso Novecento. Le immagini
Un grande lavoro dei curatori fatto spontaneamente, per passione pura, per amore nei confronti della comunità di Arcidosso. Una ricerca durata un decennio che ha portato alla raccolta di circa 7000 fotografie. Quattrocento pagine in cui scorrono 70 anni di vita arcidossina, persone e luoghi del paese nei momenti pubblici e privati, delle feste e delle celebrazioni, del lavoro, della scuola, dello sport, della cultura; gli eventi, le processioni, i carri del carnevale. La raccolta ha raggiunto l'obiettivo di fissare nella memoria collettiva un mondo che non esiste più e che è ancora frequentabile proprio grazie e questo sforzo passionale esule da metagrafie improbabili. Un mondo che si è messo in posa davanti all'obbiettivo di fotografi acerbi o improvvisati, ma consci di fermare sequenze ora indimenticabili. Infatti la fotografia non ruba affatto l'anima, come nella superstizione più bassa, ma la restituisce alla comunità in tutta la sua presenza umana. Non ci resta che scorrere le pagine, come un video, alla ricerca di sguardi perduti che ancora sanno penetrare il nostro cuore. -
Raffaello Ricci. Un garibaldino al Tufolino
"Raffaello Ricci, dal Tufolino, è un personaggio speciale: un sognatore in gioventù, un uomo che poi saprà dare gambe ai propri sogni e lustro al nostro paese. In questo libretto - un'altra piccola antologia delle memorie di Roccatederighi - Simonetta, Mauro, Riccardo e il pronipote omonimo, ne narrano la vita, contestualizzandone le azioni. Sono anni in cui al nome di Raffaello Ricci (che sarà anche sindaco di Roccastrada per tre mandati) si accompagna la speranza di miglioramento da parte di un'intera comunità. E poi c'è spazio per una riflessione: alla Rocca, già nel 1883, alla posa della lapide dedicata a Garibaldi e ai volontari rocchigiani nelle varie spedizioni, sventolano i vessilli di Misericordia, Società Operaia e Filarmonica, associazioni che in tempi e modi diversi hanno conosciuto il Ricci come protagonista. Oggi quei semi gettati quasi 150 anni fa hanno prodotto sodalizi in cui i rocchigiani continuano a impegnarsi, divertirsi, fare solidarietà. Il libro - così avrebbe voluto Raffaello Ricci - è un omaggio a tutti loro."""" (Gabriele Baldanzi)."