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Gli ipocriti
Manu ha quindici anni e mezzo, non è bella, si considera un po' sfigata, non si trucca, non porta minigonne e fa parte, insieme ai genitori, di un gruppo cattolico carismatico e intransigente che a volte le va stretto, ma è sempre meglio del mondo che c'è fuori. Manu non è come molte sue coetanee, che sanno cosa vogliono e come si fa a stare con i ragazzi. Lei no. Un pomeriggio apre un cassetto di suo padre e trova una confezione di preservativi. Comincia allora a spiarlo, scoprendo la sua vita segreta. Ecco com'è il vero mondo degli adulti. Manu smette di credere nelle parole vuote di don Ettore, negli insegnamenti finti di suo padre Amedeo, nelle impacciate dimostrazioni d'affetto della madre Sara, nel rovinoso tentativo d'amore con Sam. Meglio l'irriverenza della sorella Valeria o la superficialità simpatica e sgangherata della compagna di classe Linda. Soprattutto quando un evento imprevisto rimescola ulteriormente le carte. -
Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu
C'è da non crederci, eppure è successo e continua a succedere. La storia di Ion Cazacu, vittima innocente della violenza cieca del suo datore di lavoro, non è isolata. È accaduto che altri due operai kosovari nelle Marche siano stati uccisi da un impresario locale: il loro torto e quello di Cazacu era quello di pretendere di essere pagati, che fossero rispettati i loro contratti. Dario Fo da anni voleva raccontare questa storia che tanto aveva colpito anche Franca Rame: ora, con l'aiuto della figlia dell'operaio romeno, Florina, riesce a riportare alla memoria fatti di una violenza così spietata che sembra impossibile possano verificarsi. E ripetersi. Anche il marito di Florina, piastrellista come Ion, è oggi minacciato, anche lui è vittima di violenze e soprusi. Nella giungla del mercato del lavoro, soprattutto quello edile, non ci sono regole, vince chi ha più potere. E la nostra giustizia, come dimostra Florina, non riesce sempre a imporre la verità e il diritto. Siamo nella Lombardia dei ""masson"""" (i muratori degli antichi Comuni), la 'ndrangheta controlla il mercato del lavoro, il diritto è sospeso. La frode contributiva e fiscale è senza controlli. Chi ha la forza di opporsi alle mafie? Se la politica è assente, la tenacia e la caparbietà di Florina servono come modello per non rinunciare ad alzare la voce e a chiedere giustizia e verità."" -
La vita è bella
"La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza, per goderla in tutto il suo splendore."""" (Leon Trotsky) Gli scritti contenuti in questo libro sono tratti da volumi da tempo introvabili come Rivoluzione e vita quotidiana oppure le Lettere d'amore alla moglie che lo aveva abbandonato dopo aver scoperto la relazione con Frida Kahlo." -
La pazienza del nulla
"La pazienza del nulla"""" è il diario intimo di un uomo immerso nel silenzio del deserto per quattordici mesi. Un libro che parla a credenti e non credenti, giovani e meno giovani. Un libro che mette in discussione chiunque lo legga, che fa da ideale contraltare alla parola più usata e abusata del nostro tempo: """"nichilismo"""". In queste pagine l'esperienza del nulla diventa fatto positivo e addirittura decisivo. È l'occasione di un cambiamento radicale. Un vuoto che è anche pienezza di senso, la rappresentazione più autentica di ciò che Gesù intese con l'espressione """"Beati i poveri di spirito""""." -
Nuovo manuale minimo dell'attore
Molto più di un manuale, di una guida, di uno strumento. Una storia di vita e di passione. Questo nuovo libro, da anni in attesa di essere scritto e già pensato con la moglie Franca, vede ora finalmente la luce. Viene così mantenuta la promessa fatta dai due attori alle tantissime persone che attendevano la seconda puntata di ""Manuale minimo dell'attore"""", pubblicato nel 1987. Qui ci sono la vita e il teatro insieme, c'è l'Italia degli anni del dopoguerra e degli anni settanta, dilaniata dal terrorismo però spinta da una fortissima tensione ideale, motore di tutte le commedie che Franca e Dario portavano in scena nei teatri di periferia con enorme successo. Loro che a un certo punto erano stati espulsi dai teatri stabili, dalla radio e dalla televisione. Gli incontri e la collaborazione con Beckett, Strehler, Abbado, Sartre, la prima di """"Mistero buffo a Parigi"""" con un grammelot reinventato alla francese, le provocazioni in sala con gli attori sparsi tra il pubblico stupito e incredulo, i trucchi e i suggerimenti di Franca quando viene a mancare la battuta, le geniali trovate sceniche di allestimenti di spettacoli che portavano sul palco l'attualità evitando il didascalismo e l'ovvio. Infine il viaggio in Cina e la scoperta di quel teatro e delle contraddizioni di quella società. Quante storie, quanto vissuto, quanto teatro. E quante risate. Tra censure, sghignazzi e storie incredibili (quella volta che uno spettatore morì davvero dal ridere)."" -
Razza di zingaro
Lui è Johann Trollmann (1907-1943), pugile sinti nella Germania nazista, il più bravo di tutti, ma c'è un particolare: è uno zingaro. La vita di Johann comincia subito di corsa, da quando, bambino, scopre la boxe e sale sul ring portando con sé i valori e la tradizione della sua gente, e guadagnando strepitose vittorie, una più emozionante dell'altra, con il pubblico (soprattutto femminile) in visibilio. Ma uno zingaro non è come gli altri tedeschi: come può rappresentare la grande Germania alle Olimpiadi del 1928? Le strade del successo ben presto gli vengono sbarrate, il clima politico peggiora, il nazismo travolge tutto, anche la sua vita e quella della sua famiglia. Non importa che Johann sia il più bravo, il titolo di campione dei pesi mediomassimi gli verrà negato, nonostante la vittoria sul ring. Da quel momento la sua vita diventa impossibile: prima il divorzio cui è costretto per salvare la moglie e la figlia, poi la sterilizzazione, la guerra cui partecipa come soldato e infine il campo di concentramento e l'ultima sfida, quella decisiva, contro il kapò, che vincerà, e per questo sarà punito. Con la morte. Dario Fo, grazie a una ricerca di Paolo Cagna Ninchi, ancora una volta recupera una vicenda vera e dimenticata. Solo di recente la Germania ha riconosciuto il valore e l'autenticità di questa storia consegnando alla famiglia Trollmann la corona di campione dei pesi mediomassimi negata a Johann ottant'anni prima. -
Certi momenti
Quasi una vita, momento per momento, quelli più intensi che nel tempo acquistano ancora più vigore e ritornano in tutta la loro vividezza. Tanti incontri qui offerti nella forma del racconto, ognuno dei quali ha una luce, un'atmosfera e dei personaggi indimenticabili che hanno segnato soprattutto la giovinezza e l'adolescenza di Camilleri. Alcuni conosciuti negli anni più maturi, durante la sua carriera di regista teatrale e televisivo, molti altri sconosciuti, che ci riportano ai tempi del fascismo, della guerra, momenti segnati da storie che nei loro risvolti più umani e sinceri acquistano un tratto epico e la magia del ricordo assoluto perché unico nel costituire una tappa, una svolta nella formazione dello scrittore. L'anarchica, invincibile indifferenza di Antonio, insensibile ai richiami militari e agli orrori della guerra; la bellezza sorprendente dell'incontro con un vescovo libero nella mente e nel cuore; l'indelebile ricordo di quella notte di burrasca quando il padre di Camilleri andò a salvare l'eroico comandante Campanella, dato per disperso; il coraggio della “Sarduzza” e la determinazione nel difenderla dal tenente tedesco; l'ultimo saluto a “Foffa”, prostituta per necessità, sola nella vita e negli affetti. Intermezzati gli uni con gli altri ecco l'incontro con Primo Levi e i suoi silenzi, la stravaganza di Gadda e la suscettibilità di D'Arrigo, il franco scontro con Pasolini riguardo alla regia di una sua opera teatrale, poco prima della sua morte, l'impareggiabile bravura di Salvo Randone (senza dimenticare Elio Vittorini, Benedetto Croce e il quasi incontro con Antonio Tabucchi). Tra tanti personaggi si staglia un libro, quello più importante, ""La condizione umana"""" di André Malraux, la cui lettura fu decisiva nel far crollare la fede fascista di Camilleri."" -
Io, morto per dovere. La vera storia di Roberto Mancini, il poliziotto che ha scoperto la terra dei fuochi
Un uomo sapeva già tutto del disastro ambientale nella cosiddetta Terra dei fuochi. Vent'anni fa conosceva nomi e trame di un sistema criminale composto da una cricca affaristica in combutta con la feccia peggiore della malavita organizzata e con le eminenze grigie della massoneria. Aveva scritto un'informativa rimasta per anni chiusa in un cassetto e ritenuta non degna di approfondimenti, ha continuato il suo impegno depositando, nell'ultimo periodo della sua vita, un'altra informativa. Quest'uomo si chiamava Roberto Mancini, è morto il 30 aprile 2014, ucciso da un cancro. Sarà riconosciuto dal ministero dell'Interno come ""vittima del dovere"""". Un giovane poliziotto cresciuto tra le fila della sinistra extraparlamentare negli anni confusi e violenti della contestazione. Manifestazioni, picchetti, scontri di piazza, poi la scelta della divisa, per molti incomprensibile e spiazzante, per Mancini del tutto naturale. Una grande storia di passione, impegno e coraggio. Questo libro finalmente la racconta tessendo insieme con delicatezza e profondità le testimonianze dei colleghi e della famiglia (la moglie Monika, che ha collaborato alla stesura, la figlia Alessia, che aveva tredici anni quando il papà è morto), i documenti, oltre dieci anni di lavoro alla Criminalpol e la voce stessa di Mancini, che restituisce la sua verità e tutto il senso della sua battaglia umana e professionale. Una storia chiusa per anni nel silenzio e oggi riscoperta, oggetto di una fiction con Giuseppe Fiorello."" -
In missione. Agente Kasper. Una vita sotto copertura
Le missioni e i segreti inconfessabili di un agente sotto copertura. In Colombia è stato il comandante Carlos, pilota d'aereo infiltrato tra i narcos. In Cambogia, nome in codice Kasper. Uomo di Gladio, esperto di armi e arti marziali, ha incastrato narcotrafficanti e braccato terroristi. Sulle sue spalle anche 373 giorni d'inferno nel carcere cambogiano di Prey Sar e trent'anni di misteri. Cadute le sue mille maschere, per la prima volta Vincenzo Fenili decide di disobbedire a un ordine. Cham Hammer è la sua ultima sconvolgente missione contro l'oscura minaccia del terrorismo islamico che incombe su Roma. Un'intera esistenza al servizio del proprio paese, sacrificando tutto. Ora però troppe cose non tornano. I superiori vorrebbero comprare il suo silenzio, fargli chiudere gli occhi su una storia che riemerge dal passato e fa molta, troppa paura. Basterebbe accettare il compromesso per dimenticare tutto e ricominciare davvero, proprio adesso che Vincenzo ha così tanto da perdere: una moglie, una figlia, la sua vita finalmente normale. Ma se sei stato un agente sotto copertura, sarai un agente sotto copertura per sempre. Azione, tradimenti, ricatti, un racconto travolgente, tutto in prima persona, che cattura e trascina il lettore nel mondo opaco dello spionaggio internazionale per provare a delineare una volta per tutte il confine sottilissimo tra necessità e interesse, tra il bene e il male. O per scoprire che quel confine non esiste. -
Contro l'industria dei partiti
Che forza e rigore nelle parole che Ernesto Rossi scrisse sui partiti negli anni Cinquanta dalle colonne de ""il Mondo"""". Vale la pena davvero riproporle e farle leggere a tutti. Il male che oggi viene in superficie Rossi lo denunciava già allora con assoluta lucidità. I partiti come macchine di potere e basta, dove i soldi sono tutto, il programma niente. Chi ha i soldi più facilmente ricopre importanti funzioni nella macchina parlamentare e nelle istituzioni. Detta regole, favorisce accordi, tratta su tutto. I soldi non bastano, servono favori, vantaggi economici, posti di lavoro. Una denuncia netta contro i partiti di allora e un sistema che per forza di cose mette chi fa politica nella condizione di allearsi anche con le mafie e la criminalità. Più soldi, più voti, più potere. Questo libro propone gli articoli che Rossi scrisse specificamente sulla questione del finanziamento ai partiti e che non sono mai stati proposti da soli in un unico volume. Con un saggio di Paolo Flores d'Arcais."" -
E io pago
"Ci sono molte cose che possiamo imparare dal disastro di Roma. E chiedere che siano fatte, in tutta Italia per ridurre gli sprechi e i danni alla nostra vita."""" Daniele Frongia, presidente della Commissione per la spending review di Roma Capitale." -
Mio nipote nella giungla. Tutto ciò che lo attende (nel caso fosse onesto)
Soprattutto per un giovane, o per un neonato, il futuro è una muraglia altissima, apparentemente insuperabile, e la giungla in cui siamo precipitati sembra inestricabile: difficile trovare una direzione. A proteggere il novello Mowgli dalle insidie e dai pericoli non ci sarà nessuna pantera Bagheera, dovrà cavarsela da solo. Ma qualcosa per lui possiamo fare da qui, ora, senza aspettare: chiarirgli le idee, avviarlo o riavviarlo al coraggio e alla libertà di pensiero. E questo libro ci prova, cercando di accorciare le distanze tra noi abitanti di una palude maleodorante, certo italiana ma sempre più planetaria, e la ""vegetazione"""" minacciosa che attende i nostri nipoti. Acuto e tagliente come sempre, Beha questa volta racconta il presente per superarlo, per trovare le parole che non abbiamo più e quelle che non abbiamo ancora, sospesi tra un passato senza ricordi consapevoli e un avvenire pressoché indecifrabile. La salute come merce, la """"sindrome da cucina"""" che avanza, la desertificazione del sapere, il clima impazzito, la memoria truccata, la politica ma anche la Camorra e l'Isis, il """"fondamentalismo finanziario"""" del denaro, il messaggio evangelico tra banche, massonerie e mafie, la paura, l'amicizia, gli altri spariti dai nostri orizzonti... insomma la vita che siamo al tempo di Facebook, Instagram e Snapchat. """"Un oggi usurato ed estenuato, consumato ancor prima di esserci."""" Ecco qualche utensile per il nostro Mowgli e per noi che siamo qui. Senza illusioni ma con un afflato umano intergenerazionale che non spenga le fiammelle interiori di speranza."" -
Peccato originale. Conti segreti, verità nascoste, ricatti: il blocco di potere che ostacola la rivoluzione di Francesco
Dopo Vaticano Spa, Sua Santità, Via Crucis, tre inchieste che ci hanno introdotto nelle stanze e nei segreti più profondi del Vaticano, in questo nuovo libro Gianluigi Nuzzi ricompone, attraverso documenti inediti, carte riservate dall’archivio Ior e testimonianze sorprendenti, i tre fili rossi – quello del sangue, dei soldi e del sesso – che collegano e spiegano la fitta trama di scandali, dal pontificato di Paolo VI fino a oggirnrnUna ragnatela di storie dagli effetti devastanti, che hanno suscitato nel tempo interrogativi sempre rimasti senza risposta e che paralizzano ogni riforma di papa Francesco.rn L’autore ricostruisce finalmente molte verità che mancavano, a cominciare dal mistero della morte di papa Luciani e il suo incontro finora mai divulgato con Marcinkus; la trattativa riservata tra Vaticano e procura di Roma per chiudere il caso Emanuela Orlandi; i conti di cardinali, attori, politici presso lo Ior, tra operazioni milionarie, lingotti d’oro, fiumi di dollari e trame che portano al traffico internazionale di droga; l’evidenza di una lobby gay che condiziona pesantemente le scelte del Vaticano, tra violenze e pressioni perpetrate nei sacri palazzi e qui per la prima volta documentate. rnEcco il “fuori scena” di un blocco di potere per certi aspetti criminale, ramificato, che continua ad agire impunito, più forte di qualsiasi papa (Ratzinger è stato costretto alle dimissioni aprendo però la strada a Bergoglio), sempre capace di rigenerarsi, che ostacola con la forza del ricatto e dei privilegi ogni tentativo di riforma. -
Disobbedienza civile
Tre motivi per leggerlornrnPerché è un libro che non ti aspetti:rnuna meditazione sul dissenso, che parla però molto di consenso e propone una collocazione costituzionale dei gruppi di protesta.rnrnPerché Hannah Arendt racconta di Socrate, Thoreau e della Rivoluzione americana per tracciare la differenza che corre trarndisobbedienza civile e obiezione di coscienza.rnrnPerché è un piccolo, prezioso manifesto sulla partecipazione attiva, contro la dittatura dei politici e le prepotenze dei governi.rnrn“Chi sa di poter dissentire sa anche che, in qualche modo, quando non dissente esprime un tacito assenso.” - rnHannah Arendt -
Cedi la strada agli alberi. Poesie d'amore e di terra
Finalista alla XLIX edizione del Premio Vitaliano Brancati, categoria PoesiarnIl nuovo libro di Franco Arminio, le più belle poesie del poeta italiano più seguito sulla rete.rnrn“Franco Arminio è uno dei poeti più importanti di questo paese.” - rnRoberto Saviano, la Repubblica«""Cedi la strada agli alberi"""" è un libro di poesia importante. Lo è anche in quanto intollerabile. Come dev’esser la poesia nel suo attrito continuo con l’idea di poesia accettabile e addomesticabile in questa società dominata da astrazione e ideologia.» - Davide Rondoni, Avvenire«La poesia può avere un nucleo di verità autentica e per la sua radicalità ha una forte suggestione libertaria, eversiva, soprattutto quando arriva a tutti, come nel caso delle poesie di Franco Arminio.» - Lorenzo Fazio, ANSA«In questi versi dell’""""Entroterra degli occhi"""" di Franco Arminio c’è tutta la sua idea di poesia intesa come modo di vivere ribelle alla fatuità del ciarlare salottiero, cercando relazioni profonde con le persone. C’è il suo sguardo sul paesaggio, che ne coglie la bellezza quasi fosse un volto. Se la sua prosa è lirica, la sua poesia è narrativa, nel senso di itinerante, ha il respiro del passo, la “leggerezza” del viandante.» - Simona Maggiorelli, LeftFranco Arminio ha raccolto qui una parte della sua sterminata produzione in versi. Ma non è un’antologia, è un’opera antica e nuova, raffinata e popolare, un calibrato intreccio di passioni intime e passioni civili. rnLa prima sezione è un omaggio al paesaggio e ai paesi che Arminio racconta da anni nei suoi libri in prosa. La seconda ci presenta una serie di poesie amorose in cui spicca il suo acuto senso del corpo femminile. Dopo i testi intensi dedicati agli affetti familiari, le conclusioni sono affidate a una serie di riflessioni sulla poesia al tempo della Rete. rnI versi di Arminio sono lavorati a oltranza, con puntiglio e cura, con l’obiettivo di arrivare a una poesia semplice, diretta, senza aloni e commerci col mistero. La sua scrittura è una serena obiezione alle astrazioni e al gioco linguistico, una forma di attenzione a quello che c’è fuori, a partire dal corpo dell’autore, osservato come se fosse un corpo estraneo. L’azione cruciale è quella del guardare: “Io sono la parte invisibile / del mio sguardo”. """""" -
A ciascuno i suoi santi
Due cinquantenni che lavorano in televisione rne sono schiavi dei dati di ascolto. rnGenerazioni apparentemente distanti rnche si incontrano per caso e si rivelano a sorpresa simili. rnUn viaggio alla scoperta dell’Italia più segreta rne degli aspetti nascosti del nostro presente.rnUn’avventura lunga una settimana, una corsa a ostacoli rnverso un traguardo da cui dipende tutto il futuro.rnrn“Una storia intrigante e inquietante. Difficile non farsi prendere da questo romanzo. Perché ci siamo dentro anche noi.” - rnIlvo DiamantirnrnEnrica non è una ragazza qualunque. È avventata, vitale, imprevedibile. Senza certezze e senza paura. Ma ha un punto debole: tiene troppo al numero dei suoi follower.rnNemmeno Bruno Brunori è uno qualunque, è un volto di punta della televisione, tanto che ha forti speranze di condurre il prossimo festival di Sanremo.rnPerò anche lui ha un punto debole: il suo destino è legato indissolubilmente all’Auditel. Ma gli ascolti stanno crollando in maniera irreversibile.rnQuando Bruno capisce che dovrà dire addio ai suoi sogni e che perderà il lavoro, decide di manipolare i dati.rnCon la complicità di Pietro, un suo vecchio amico, riesce a mettere le mani sui segretissimi elenchi delle famiglie campione che con le loro scelte determinano il successo. I due si mettono in viaggio attraverso l’Italia a caccia di consensi. Hanno cinque giorni di tempo per salvarsi dal disastro. Vanno di casa in casa, di famiglia in famiglia, entrano in contatto con il ventre del paese. E incappano in Enrica, a cui la provincia va stretta, che per inquietudine si unirà a loro in quest’avventura dall’esito imprevedibile. E scoprirà a sue spese che nulla né in televisione né sul web è come appare.rnA ciascuno i suoi santi è un racconto on the road di un’Italia smarrita e vivace al tempo stesso. Franco Bernini ci accompagna in questo viaggio con uno sguardo a volte ironico, a volte amaro, sempre capace di stupirci. Un affresco spietato ma anche pieno di speranza. -
È normale... lo fanno tutti. Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori
Se l'illegalità diventa la regola. Un libro per conoscere il male endemico della corruzione che a tutti i livelli sta inquinando la nostra democrazia. Un ""non manuale"""" contro la normalizzazione del malaffare perché l'illegalità si nasconde nella quotidianità ed è presente ovunque, in famiglia, nella burocrazia statale, nello sport e nel lavoro. Un libro unico perché costruito tutto sulle conversazioni registrate (a volte esilaranti) di corrotti e corruttori tratte da inchieste giudiziarie e depositate in tribunale. Un libro rivelatore. Il costo sociale ed economico della corruzione dilagante è enorme ed è la causa principale della nostra crisi: prima di tutto dobbiamo esserne consapevoli per poter reagire e combatterla. La malattia è grave ma, come dimostra Corradino nella parte finale dedicata alle armi per prevenire la corruzione, le cure ci sono e dobbiamo trasmetterle ai giovani, la classe dirigente di domani."" -
Il cuore del potere. Il «Corriere della Sera» nel racconto di un suo storico giornalista
Una storia e una testimonianza. Di chi si è battuto per quarant’anni in difesa dell'indipendenza del giornale più famoso d'Italia, il giornale della borghesia illuminata, il giornale di Luigi Albertini e Luigi Einaudi, un giornale che veramente libero non è mai stato perché sempre al centro di appetiti economici e politici. Raffaele Fiengo, giornalista del ""Corriere"""" dagli anni Sessanta, di formazione liberale, ci offre la sua versione dei fatti attraverso le lotte che ha condotto con tenacia sempre dalla parte dei giornalisti per affermare i principi di una stampa libera. Una lotta dura, dai tempi eroici della direzione di Piero Ottone alla strisciante occupazione della P2 sotto Franco Di Bella fino ai disegni egemonici di Craxi e poi le indebite pressioni dei governi Berlusconi. Oggi gli attori sono cambiati ma con le interferenze del marketing e della nuova pubblicità, e l'invasione dei social network, il mestiere del giornalista è ancora più contrastato, anche al """"Corriere"""", da sempre """"istituzione di garanzia"""" in un'Italia esposta a continue onde emotive e a tensioni di ogni tipo. Se cade il """"Corriere"""" cade la democrazia. E questo libro lo dimostra. Come scrive Alexander Stille nell'introduzione, """"considerate le varie lotte avvenute per il controllo del 'Corriere', è un miracolo che da lì sia uscito tanto buon giornalismo, tanta informazione corretta, e ciò grazie agli sforzi di tanti giornalisti interessati soprattutto a fare bene il proprio lavoro""""."" -
Il senso della vita (secondo me)
Tre motivi per leggerlo: perché, a cento anni dalla morte di London, il suo vitalismo incontenibile rimane un monito a non darsi mai per vinti o sconfitti. Perché London ha riversato in questi scritti la critica instancabile a un sistema sociale che privilegia la competizione e il successo rendendo sempre più cupa, monotona e triste la vita. Perché la grinta, il talento, la passione di queste pagine sono una via di fuga dalla nostra solitudine digitale. -
Se hai sofferto puoi capire. Storia mia e della malattia che non posso svelare a nessuno
Spiazzante, ironica, sincera, una storia vera che commuove, diverte e fa riflettere.«La malattia del peccato senza peccato, attraverso la voce e la testa di un dodicenne.» - Concita dei Gregorio, La Repubblica“Mi hanno detto che non devo aver paura perché non cambierà nulla, ma ora che lo so devo fare attenzione, non devo dirlo a nessuno, perché la mia malattia spaventa più quelli che non ce l’hanno che quelli che ce l’hanno.” - Giovanni F., 12 annirnrnrn “Sì, ora ve lo dico, ma promettetemi che andrete avanti a leggere. Non fate scherzi. L’ho saputo da poco pure io, me l’ha detto mia mamma, perché è capitato, ma com’è andata lo leggerete più avanti. Dopo ha voluto parlarmi la psicologa e anche la dottoressa che mi conosce da quando sono nato (è parecchio seria la dottoressa ma anche parecchio simpatica e gentile). Mi chiamo Giovanni ho dodici anni (quasi tredici) e sono nato con l’Hiv. Non lo sa nessuno, a scuola, alla polisportiva, all’oratorio, ma ho un gruppo di amici che lo sanno eccome e mi hanno istruito come in una piccola confraternita (sì, Star Wars l’ho visto tutto). Poi c’è mia mamma (mi vergogno un po’ a dirlo ma sono sincero: amo mia mamma! wow, l’ho detto), mio papà che gli voglio bene anche se è impossibile batterlo a Fifa con la PlayStation (accidenti!), mia zia supercreativa e un po’ scombinata (adesso si offende, lo so!) che mi porta a teatro e allo yoga della risata. Ho un desiderio e mi hanno detto che questo libro potrebbe aiutarmi a realizzarlo: vorrei parlare della mia malattia perché il silenzio mi fa sentire un po’ solo (e a me la solitudine proprio non piace) e perché può aiutare anche chi non ce l’ha a non prendersela (questo me l’ha detto la dottoressa, eh). Allora buona lettura” Giovanni.