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Di mestiere faccio il paesologo. DVD. Con libro
"L'Italia crede falsamente di essere nazione di città. È invece nazione di paesi. E nei paesi c'è l'anima nascosta, ci sono i talenti depressi, le solitudini autentiche, i vuoti dell'emigrazione, la vita che resiste sperando che l'identico prima o poi muti. Franco Arminio, poeta vero, ha indagato i paesi, ma sopratutto ha raccontato le vite di paese, laddove tutto vive come se dovesse ancora compiersi ed è già - invece - tutto compiuto. Franco Arminio scrive di un'Italia perduta trovandone frammenti di luce. Un'Italia di paese spesso rassegnata, ma da cui tutto può partire. Anzi, o partirà dai paesi un nuovo percorso o non partirà mai."""" (Roberto Saviano)" -
L' attesa. Con DVD
Marco De Angeli e Antonio Di Trapani collaborano dal 2003: oltre alla sceneggiatura de ""L'attesa"""", realizzato i cortometraggi """"Il cuore sospeso"""" e """"Voci di rugiada"""" e il loro primo lungometraggio """"Tarda estate"""" (2010)."" -
La donna a una dimensione. Dalla donna-oggetto alla donna-merce
Se guardiamo al ritratto-tipo della femminilità attuale, per una donna l'apice della realizzazione risiederebbe nel possesso di costose borsette, di un vibratore, di un appartamento e di un uomo - senz'altro in quest'ordine. Come siamo arrivati a questo punto? I desideri veicolati dai movimenti di liberazione delle donne del secolo scorso si sono forse realizzati nel paradiso commerciale di vizietti autocompiaciuti, orecchini col coniglietto di Playboy e cerette inguinali? Che l'apice della supposta emancipazione delle donne possa perfettamente coincidere con il consumismo è un triste indice della miseria politica della nostra epoca. Ma il femminismo contemporaneo, soprattutto nelle sue formulazioni americane non sembra affatto preoccupato del passaggio dalla donna-oggetto alla donna-merce. Oggi il «femminismo» sembra essere ovunque: pretesto per vendere di tutto, dai sex toys alle scarpe di lusso fino, ovviamente, alla vendita di sé. Ma com'è possibile che il femminismo sia diventato un discorso egemonico perfettamente integrato alle esigenze del mercato? Come se ne sono impadroniti i vecchi nemici? Prendendo spunto dal cinema, dalla filosofia, dall'attualità, dalla politica, dalla pornografia e dalle lotte delle donne di ieri e di oggi, il libro mostra che questa nuova forma di «unidimensionalità» non è per le donne necessariamente un destino, e che la battaglia femminista sta davanti a noi e non dietro di noi. -
Liberamilano seguito da Una mattina ci siam svegliati
"Una mattina ci siam svegliati"""": 25 aprile 1994, la sconfìtta. Un mese dopo le elezioni che portano Berlusconi e la destra al governo in Italia, il """"popolo della sinistra"""" reagisce allo smarrimento e alla frustrazione celebrando con una grande manifestazione nazionale a Milano l'anniversario della Liberazione. Radio Popolare racconta in una gigantesca diretta tutte le fasi dell'avvenimento. Da questo magmatico flusso sonoro, rielaborando e rimontando il linguaggio radiofonico nella pagina scritta, Balestrini mette in scena una partitura di voci in cui resoconti di cronisti, telefonate di ascoltatori, commenti in studio, interviste volanti, memorie di vecchi partigiani, dialoghi con studenti arrivati da ogni città si fondono in un'incalzante narrazione corale. """"Liberamilano"""": 30 maggio 2011, la vittoria. Dopo 18 anni l'amministrazione della città di Milano viene riconquistata da una coalizione di sinistra guidata da Giuliano Pisapia. Le elezioni sono seguite e trasmesse in diretta dalla stessa Radio Popolare. A questo secondo storico appuntamento politico milanese non manca Balestrini che, con il suo singolare metodo letterario del montaggio di linguaggi preesistenti, riesce a narrare l'enorme carico di emozioni e felicità collettive condensate in un sentimento di liberazione. Un """"romanzo in due fasi"""" che segna l'ascesa e il declino del potere berlusconiano." -
Debiti illegittimi e diritto all'insolvenza. Quando sono le banche a dettare le politiche pubbliche
La spesa pubblica per gli interessi sul debito rende possibile un enorme trasferimento di ricchezza verso banche e fondi finanziari di investimento, a scapito dei redditi da lavoro. Ma l'indebitamento dei governi è anche un'arma per accelerare la messa in pratica di misure di privatizzazione e precarizzazione tipiche del capitalismo liberalizzato, finanziarizzato e globalizzato. Un documento dell'Fmi del novembre 2010 lo dice chiaramente: ""le pressioni dei mercati potrebbero riuscire lì dove altri approcci hanno fallito"""". I terribili colpi inferti a lavoratori e a giovani in Grecia e in Portogallo confermano che questo avvertimento va preso sul serio. La """"crisi del debito"""" degli Stati nasconde in modo sempre meno efficace una profonda crisi bancaria. I governi, che non hanno tassato patrimoni e capitali e che non hanno contrastato l'evasione verso i paradisi fiscali, si ritrovano oggi pesantemente indebitati nei confronti dei fondi di investimento stranieri, ma soprattutto nei confronti delle banche europee. Queste ultime hanno bilanci fragili. Hanno creato troppo credito rispetto ai depositi e ai fondi propri. Nell'autunno del 2008 sono state salvate e oggi tornano a chiederlo una seconda volta. A fronte di questo, le politiche di rigore di bilancio e di riduzione dei salari richieste da Unione europea, Bce e Fmi fanno affondare l'Europa nella recessione. Occorre dunque porre contestualmente due problemi: l'annullamento del debito pubblico e la trasformazione del sistema bancario."" -
La libera ricerca di Cesare Bermani. Culture altre e mondo popolare nelle opere di un protagonista della storia militante
Cesare Bermani, tra i fondatori dell'Istituto Ernesto de Martino, è stato tra i primi ricercatori a utilizzare a fini storici e antropologici ""fonti popolari"""" quali le narrazioni orali e i canti sociali. Questo libro raccoglie gli scritti di numerosi studiosi che, in un convegno dedicato all'importante figura di Cesare Bermani per la ricerca storica e sociale del Novecento italiano, hanno analizzato da diversi punti di vista il ricco e originale repertorio delle sue opere."" -
Il ghiaccio era sottile. Per una storia dell'Autonomia a
Nel turbinio dei sommovimenti sociali e politici degli anni Settanta, l'Autonomia è riuscita a mettere insieme Marx con l'antipsichiatria, la Comune di Parigi con la controcultura, il dadaismo con l'insurrezionalismo, l'operaismo con il femminismo e molto altro con molto altro ancora. Ma, soprattutto, nel suo agire l'Autonomia ha rappresentato una discontinuità profonda con le pratiche del Movimento operaio ufficiale. Essa non è stata un'organizzazione, bensì una molteplicità che si organizzava a partire da dove viveva, da dove lavorava o studiava. Nell'Autonomia hanno infatti convissuto tante specifiche autonomie: degli operai, degli studenti, delle donne, degli omosessuali, dei prigionieri, di chiunque scelse - a partire dalle proprie contraddizioni - la via della lotta contro il lavoro salariato e lo Stato, la via della sovversione della vita. Se il Movimento degli anni Settanta finì per soccombere alle forze congiunte della macchina statale e del Partito comunista, la storia dell'Autonomia è quella di un'avventura rivoluzionaria la cui incandescenza è più che mai attuale. -
Pixel. La realtà oltre lo schermo dei media
"Quanta fiducia nelle notizie resta nei lettori di giornali, nei teleutenti, nei frequentatori della rete? Da alcuni anni, in un lasso di tempo che è coinciso con la progressiva eclissi delle grandi visioni del mondo, sembra di essere, insieme, pieni e vuoti. C'è una ridondanza di notizie (pieno) che ha come effetto una sorta di indifferenza (vuoto), tanto che forse abbiamo persino perso interesse per la loro verificabilità. Che cosa succede oltre la cortina sgranata dei pixel? Si ha la sensazione che là, """"oltre"""", si sia fatto molto sottile il confine tra informazione corretta e informazione di basso profilo e contenuto, mentre dilagano noninformazione e chiacchiera, pseudo-notizie e fiction. A volte sembra che tutt'insieme queste zoomorfie mediatiche costituiscano un'unica grande bolla in cui il fruitore viene inghiottito, si perde e si assuefa all'indistinzione tra realtà e costruzione manipolatoria di una realtà parallela (se non più decisamente: invenzione). Oggi sembra necessario porre con forza il tema di un codice della notizia che stabilisca quale sia una notizia e quale non lo sia. Questo discorso vale sia per i media tradizionali, sia per quelli nuovi ed emergenti, ma dovrebbe interessare soprattutto le persone in carne e ossa che adoperano i media come voce critica e libera da condizionamenti. Bisogna fare luce sugli angoli bui di inerzia e assuefazione che l'impero delle emozioni mediatiche crea in tutti noi, non soltanto nei patiti dei reality o nei lettori/spettatori..." -
Slot art machine. Il grande business dell'arte contemporanea
Il sistema dell'arte, per come è venuto configurandosi negli ultimi decenni, somiglia a una slot machine. Cioè a una macchina per fare soldi imbrogliando la gente e premiando di tanto in tanto qualcuno, e conservando così l'illusione di facili guadagni. Nel caso del sistema dell'arte, la macchina è truccata due volte, la prima come tutte le slot machine, la seconda perché i soldi non vengono distribuiti a caso ma solo ad alcuni giocatori, gli stessi che l'hanno costruita: mercanti, case d'asta internazionali, musei, collezionisti professionali, banche, cordate di affaristi, curatori e artisti manager. Questo libro smonta e ricostruisce questo complicato dispositivo, mostrandone la vera natura e la distorta influenza esercitata su uno dei settori più significativi della creatività umana. L'arte, anziché espressione di una libera ricerca estetica, diventa una merce dalla quale il sistema cerca di spremere il massimo profitto. Una forma particolare di merce che possiede un unico valore, quello di scambio. E così l'acquisto dell'opera di un autore affermato diventa un'operazione simile a un investimento in borsa. I collezionisti diventano speculatori e il pubblico è sottoposto a un sistematico lavaggio del cervello che tende ad accreditare quello che resta di un'arte ormai fredda, cinica, ripetitiva e autoreferenziale. Business, tecnica, comunicazione, marketing sono i nuovi protagonisti dell'arte del XXI secolo... -
Le polaroid di Moro
Ci sono immagini che persistono a lungo nella memoria individuale e collettiva. Immagini che segnano un'epoca, trascendendo le intenzioni e le finalità dei loro autori per vivere un'esistenza altra, legata al loro uso e riuso mediático. Così è accaduto alle due polaroid di Aldo Moro scattate durante il suo sequestro da parte delle Brigate rosse nel 1978. Foto entrate immediatamente nel circuito informativo internazionale, scatenando reazioni contrastanti sul piano politico, culturale, estetico. Nella prima sezione del libro viene narrato e analizzato il contesto storico, politico e sociale nel quale si è svolto l'evento, il progetto brigatista e i documenti strategici di ""attacco al cuore dello Stato"""", la preparazione e lo svolgimento dell'azione militare, il trasporto di Moro nella """"prigione del popolo"""", gli scatti della prima e della seconda polaroid e la loro diffusione ai giornali. Lo shock comunicativo determinato dalle immagini e l'ampio dibattito che esse suscitarono sui media e tra intellettuali e accademici. La seconda sezione è dedicata all'analisi delle interpretazioni artistiche ed estetiche delle due polaroid con contributi di sociologi, semiologi, esperti di comunicazione visiva, storici dell'arte e fotografi."" -
Faccia al muro
"La si rispetta, in prigione, la passione oscura. A volte qui è così densa da poterla toccare. Parlo di quel recluso che fissa il soffitto nell'attesa che il rumore secco dell'acciaio contro l'acciaio arrivi ad annunciargli una visita, gli dia un segno di vita. Parlo anche del fischiettio ripetuto, ritornello incessante di una canzone; della foto di una donna incollata vicino al cuscino, del gettarsi voraci sul cibo, tanto per riempire il vuoto con qualcosa di concreto; di occhi senza sguardo; di parole evase e immediatamente riprese con un sospiro; di lei che viene al colloquio in compagnia di un altro e di me che sorrido a entrambi; del gatto che ormai fa le fusa su ginocchia altrui; e ancora di me, che mi rifletto in tutto questo; di una domanda sospesa nell'aria e della sua risposta idiota; dell'ennesima richiesta rifiutata; del sorriso dimenticato di una moglie; di una rabbia esibita e di un pianto dissimulato male; di una lettera riletta al contrario; di un tatuaggio bruciato con la sigaretta; di un dolce che passa da una cella all'altra e delle mani avide che lo aspettano al varco; di una discussione violenta che finisce in una risata; di un sussurro che odora di morte; di uno spazzolino da denti a cui le guardie hanno rasato le setole e di Zeca che ne ha ricostituito il manico con della plastica fusa; della gloria di essere infelice come nessun altro; del sonno, elemento prezioso; di tutto quello che è sempre altrove; delle storie di libertà mai vissute.""""" -
Rousseau e gli altri. Teoria e critica della democrazia tra Sette e Novecento
Il 2012 è un anniversario perfetto. Rousseau nacque nel 1712 e 250 anni ci separano dalla pubblicazione di opere che l'hanno reso celeberrimo. Ma perché oggi rileggere in particolare il ""Contratto sociale""""? Perché dalle sue pagine si sprigiona, insieme a una teoria radicale della democrazia, una critica attualissima della società borghese, incentrata sulla lotta contro i particolarismi. La modernità è sorta nel nome della libertà, dell'uguaglianza, della fraternità. Sappiamo com'è andata a finire. Nella sua battaglia per la giustizia sociale, Rousseau incontra Marx. Sussiste, tra loro, una prossimità intuitiva, che coinvolge i presupposti stessi della critica. Entrambi colgono la radice della violenza borghese nell'appropriazione privata di ciò che è comune, e nell'insieme dei rapporti di dominio che ne discende. La loro riflessione coglie dunque un punto ancora oggi, con ogni evidenza, essenziale. E qui si dà un paradosso. Uomini del Sette e dell'Ottocento lessero lucidamente processi allora in embrione, che ai nostri giorni squadernano effetti devastanti. Ma oggi tali processi sono perlopiù misconosciuti. Per questo è tempo di tornare a Rousseau. """"Ben lontano dalle idee comuni"""", come egli scrive, il """"Contratto sociale"""" offre strumenti formidabili per la ricostruzione di un pensiero critico."" -
Cuoche ribelli: La cucina impudica-La cuoca di Buenaventura Durruti-La cuoca rossa
"La cucina impudica"""", """"La cuoca di Buenaventura Durruti"""", """"La cuoca rossa"""" sono tre """"diari"""", redatti rispettivamente a Parigi a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso; a Barcellona durante la guerra civile spagnola; al Bauhaus tedesco durante la Repubblica di Weimar. Le autrici sono una cocotte parigina, una militante anarchica della Colonna Durruti, un'allieva della scuola d'arte tedesca e membro di una cellula spartachista. Nei tre """"diari"""" le autrici restano anonime, pur rivelando molto altro della propria biografia, della propria cultura, della propria vita. Alternano aneddoti e ricordi; riferiscono di discussioni e pettegolezzi, di incontri amorosi e relazioni politiche, di balli mascherati e azioni di sabotaggio, di letture poetiche e lezioni sul colore, di vernissage e volantinaggi, di concerti mondani e scampagnate; passano al vaglio opere letterarie e teorie sociali; accennano a incontri con musicisti, pittori, scrittori, commediografi, registi, rivoluzionari di varia fama; e tra un tassello di vita e un altro trascrivono una ricetta. Ed è appunto al genere del """"ricettario"""" che appartiene la prosa delle tre cuoche. Un ricettario del Novecento europeo, che tra liste di ingredienti, metodi di cottura, salse, condimenti, laccature e guarnizioni parla la lingua dalla quale proviene: quella del desiderio di libertà e di godimento. Perché questo dimostrano i """"diari"""" delle tre anonime." -
Da leccarsi i baffi. Memorabili viaggi in Italia alla scoperta del cibo e del vino genuino
"Da leccarsi i baffi"""" è un'antologia di scritti di Mario Soldati; una raccolta di racconti, appunti, dialoghi su vino, cibo, olio (e acqua), in un viaggio dentro l'Italia, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, con una puntata in un ristorante italiano di Chicago. Un viaggio che dura decenni, ricco di aneddoti e di colore, costellato da una miriade di ritratti di vignaioli e di osti, attraverso paesaggi agresti che sembrano usciti da una tela del Quattrocento. Soldati ama l'umanità civile, semplice, operosa, che dalla terra tira fuori prodotti genuini. Ama l'osteria col campo di bocce, il produttore di vino schietto, l'olivicultore che fa l'olio con le proprie olive. Grande, affabile conversatore, Soldati mette il suo io al centro di brevi racconti e note, di flash diaristici e memorialistici, e facendo perno su quello ruota intorno lo sguardo curioso, accogliendo stuoli di personaggi famosi e ignoti: contadini, principi, operai, industriali, artisti. Attraverso la descrizione anche minuta di cibi e vini che quell'Italia variegata produce e consuma, i racconti di Soldati si rivelano uno straordinario reportage su un paese colto nel momento di trapasso verso la modernizzazione selvaggia del consumismo. Soldati, dietro il fumo del suo immancabile sigaro tenuto stretto tra i denti, da sotto i baffi sornioni, preferisce rischiararci con le testimonianze vive di un'Italia del gusto, materiale e intellettuale, che, anche se odora di passato, avrebbe tutta la forza di indicare un'alternativa per il futuro." -
Nel ventre della bestia
La storia di questo libro inizia con l'amicizia tra Abbott e il romanziere Norman Mailer, alla fine degli anni Settanta, quando Abbott si trova in prigione nello Utah per rapina a mano armata e durante la detenzione uccide un altro carcerato. Nasce una corrispondenza con Mailer che assume fin da subito un tono letterario e che viene pubblicata sulla prestigiosa rivista ""New York Review of Books"""", riscontrando un enorme successo di pubblico. Ne segue la pubblicazione del libro """"Nel ventre della bestia"""" che diventa un best seller. Successo e clamore consentono ad Abbott di ottenere la libertà condizionata. Rimesso in libertà nell'81, si stabilisce a Greenwich, il quartiere radical di New York, e diventa il beniamino della high society. Ma a placarlo non bastano né la fama né i soldi. Sei settimane dopo il suo rilascio, in un alterco davanti a un ristorante, pugnala a morte un cameriere di 22 anni. Arrestato di nuovo, Abbott viene condannato ad altri 15 anni di prigione e a pagare oltre 7 milioni e mezzo di dollari ai familiari della vittima. Nel febbraio del 2002, a 58 anni, si suicida impiccandosi alle sbarre della sua cella."" -
Teoria del drone. Principi filosofici del diritto di uccidere
"Se la 'guerra dei droni' non è più esattamente una guerra, a quale 'stadio della violenza' corrisponde? Il tentativo di sradicamento di ogni reciprocità nell'esposizione alla violenza nelle ostilità riconfigura non solo la condotta materiale della violenza armata, tecnicamente, tatticamente, psichicamente, ma anche i principi tradizionali di un ethos militare ufficialmente fondato sul coraggio e lo spirito di sacrificio. Considerato con il metro delle categorie classiche, il drone apparirebbe come l'arma del vigliacco. Ciò non impedisce ai suoi difensori di proclamarla l'arma più etica che l'umanità abbia mai conosciuto. Operare questa conversione morale, questa trasmutazione dei valori è il compito al quale si dedicano oggi i filosofi che operano nel piccolo campo dell'etica militare. Il drone, dicono, è l'arma umanitaria per eccellenza. Il loro lavoro discorsivo è essenziale per garantire l'accettabilità sociale e politica di quest'arma. In questi discorsi di legittimazione, gli 'elementi linguistici' tipici dei mercanti d'armi e dei portavoce delle forze armate vengono riciclati, attraverso rozzi processi di alchimia discorsiva, in principi orientativi di una filosofia etica di nuovo genere - una 'necroetica', della quale è urgente fare la critica. Ma l'offensiva avanza anche, e forse soprattutto, sul terreno della teoria giuridica. La 'guerra senza rischio', della quale il drone costituisce senza dubbio lo strumento più compiuto, mette in crisi i principi metagiuridici.""""" -
I muri del lungo '68. Manifesti e comunicazione politica in Italia
Dalla fine degli anni Sessanta, con l'onda lunga del '68 italiano, il manifesto è stato uno dei principali strumenti della comunicazione politica. Nel vivo di quelle mobilitazioni conobbe una vera e propria rinascita, sia nel linguaggio grafico che nei modelli d'informazione e agitazione. Questo libro svolge un'analisi dei codici comunicativi che i diversi partiti e movimenti italiani utilizzarono nei loro manifesti. La grafica politica si rinnovò anche sulla base degli stimoli e degli impulsi che provenivano da altri paesi, dai manifesti del Maggio parigino a quelli latinoamericani, dai disegni underground statunitensi ai grandi cartelloni della Cina maoista. Sperimentazioni grafiche che si intrecciarono a cliché più consueti, recuperati dall'iconografia del movimento operaio. Il confronto tra i manifesti italiani e quelli esteri e tra manifesti di differenti organizzazioni, più o meno distanti dai movimenti, mostra come il linguaggio della rivolta abbia influenzato l'immaginario politico nel suo complesso e le sue rappresentazioni iconiche, sconvolgendo anche la grafica dei partiti istituzionali. Nei primissimi anni Ottanta, con il declinare dei movimenti e il ritorno della politica nei luoghi istituzionali, il ruolo di questo medium declinò e la pervasività della televisione lo rese progressivamente marginale o, per lo meno, ne cambiò profondamente la funzione. -
Un' idea di libertà. San Vittore '79-Rebibbia '82
"Paura dell'ignoto? Paura dell'autorità? Della violenza potente dello Stato? Mostruosità del deterrente di violenza della divisa sulla persona nuda? Non so. Forse tutto ciò investe il concetto di sicurezza: ciò che all'esterno del carcere è introiettato nelle regole e nei rapporti sociali che rendono 'sicura' la vita quotidiana. Il carcere è sottrazione totale del concetto di 'sicurezza'. Non si dà contratto. Non si danno punti di fuga. Forma di dominio allo stato puro, non mediato da finalità produttive, né culturali, né di consumo. La reazione emotiva si attenua solo quando, dopo lungo tempo, lo stimolo esterno viene introiettato nella quotidianità. Come un evento 'normale', come la battitura delle sbarre quando inizia a far parte di un paesaggio conosciuto, a suo modo rassicurante. Così mi appresto a desiderare l'introiezione del paesaggio umano, sonoro e dello spazio coatto come normalità. Si desidera - perversione totale dell'istinto di sopravvivenza! -l'annullamento di sé, il non provare emozioni; poiché le emozioni sono comunque dominate dal panico, dalle necessità di difesa, dallo stato di allarme. Forse qui si verifica allo stato puro, entro un rapporto sociale non mediato dalle istituzioni e dal lavoro, ciò che in altre istituzioni avvolge il rapporto di dominio e di annientamento in forme più complesse e accattivanti..."""" Prefazione di Alberto Asor Rosa. Postfazione di Rossana Rossanda." -
Andare ai resti. Banditi, rapinatori, guerriglieri nell'Italia degli anni Settanta
Sul finire degli anni Sessanta si materializzano in Italia, nell'area del triangolo industriale e sullo sfondo del lavoro di fabbrica, gang giovanili che evolvono rapidamente in temibili ""batterie"""" di rapinatori. La linea di condotta dei banditi metropolitani è tutt'altro che estranea ai modelli culturali dei quartieri operai e il loro stile esistenziale assolutizza quell'impazienza e assenza di mediazione che caratterizzerà le generazioni degli anni Settanta. Nel gergo pokeristico """"andare ai resti"""" significa giocarsi tutto: in questo modo i rapinatori ostentano l'imbocco di una strada senza ritorno, una """"visione del mondo"""" fatta propria per oltre un decennio dalla """"meglio gioventù"""" e formata attraverso la rielaborazione esistenziale dell'immaginario della ribellione. Tra le molte anomalie, rispetto alla criminalità tradizionale, vi è il ruolo delle donne. In un'epoca in cui, anche negli ambienti politici più radicali, le donne sono, nella migliore delle ipotesi, gli angeli del ciclostile, le donne/bandite conquistano un'autonomia decisionale e operativa scomoda sia per il conservatorismo borghese che per il progressismo femminista. Inevitabilmente, quando non muoiono in uno dei tanti conflitti a fuoco, per le donne e gli uomini delle """"batterie"""" il carcere diventa un passaggio obbligato. Qui la loro utopia incontra quella dei militanti rivoluzionari, e in carcere le affinità elettive finiranno col riconoscersi..."" -
Differenze italiane. Politica e filosofia: mappe e sconfinamenti
I saggi raccolti in questo volume rappresentano una prima panoramica sul dibattito internazionale emerso dalla proposta di pensare una Italian Theory come orizzonte entro cui riflettere su autori e categorie che caratterizzano il pensiero filosofico e politico italiano. Non c'è, qui, la pretesa di rinchiudere il pensiero italiano all'interno dei confini pacificati e condivisi di una ""teoria"""", si tratta piuttosto di verificarne la sua implicita istanza politica. Come infatti dimostrano i contributi di questo volume, la cosiddetta Italian Theory è tutt'altro che una teoria in grado di neutralizzare le discordanze e gli antagonismi; è invece un campo di tensione dove sono proprio le differenze e i conflitti a mapparne e delinearne il territorio. Territorio, dunque, anch'esso irriducibile a confini - siano questi quelli di una presunta """"italianità"""" o della """"teoria"""" ma che è costantemente segnato da """"sconfinamenti"""" o percorso da vettori di """"deterritorializzazione"""". L'intento di """"Differenze italiane"""" è soprattutto quello di rappresentare l'apertura di un discorso, le cui frontiere sono tutt'altro che prestabilite, ma che comincia a costituirsi come una """"rete"""" senza un centro di emanazione, capace di riannodarsi ovunque se ne presenti l'occasione.""