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Rock progressivo italiano. La storia, i concerti, i protagonisti
Il rock progressivo è stato una forma di espressione di musica popolare che non si è mai rinchiusa negli stereotipi della forma canzone, ricercando piuttosto in ogni direzione i linguaggi musicali più disparati. Qualche volta poteva trattarsi di quello classico, altre volte di quello jazz, della musica tradizionale o della musica etnica, riuscendo comunque sempre a creare originali commistioni. Il rock progressivo ha rappresentato cioè il desiderio di uscire da forme musicali convenzionali nell'ambito della musica popolare. La magnifica stagione del rock progressivo italiano degli anni Settanta raccontata attraverso testimonianze e interviste dei suoi protagonisti: Premiata Forneria Marconi, Le Orme, il Banco del Mutuo Soccorso, gli Osanna, gli Area, la Formula 3, Perigeo, Balletto di Bronzo, Luis Bacalov, Alan Sorrenti e altre straordinarie band. L'opera è corredata da apparati (discografie, rarografie) che formano uno strumento prezioso per i collezionisti e gli esperti più esigenti. Un saggio che agli appassionati fa rivivere la magia della colonna sonora degli anni Settanta mentre ai giovani e ai neofiti offre la possibilità di scoprire una musica che ha segnato un'epoca. -
Il '68 sociale, politico, culturale
"Ecco un altro anniversario. Dopo il 2017 che ci ha ricordato la rivoluzione d'ottobre e il movimento del '77 nelle università italiane, è la volta di ricordare i cinquant'anni dal fatidico 1968. C'eravamo? Sì, c'eravamo, mezzi partecipanti e mezzi spettatori, perché la nostra generazione aveva iniziato prima, sei-sette anni prima o anche dieci, quando la rivolta di Ungheria aveva cominciato a spargere qualche dubbio sul rapporto tra classe operaia e comunismo.""""" -
L' anima in giardino. Arti e poetiche del «genius loci»
Ogni giorno dei luoghi scompaiono. Angoli di mondo, creati dall'uomo o dalla natura, impregnati di un senso che percepiamo senza riuscire a catturarlo. Per i Romani, ogni spazio era abitato da una divinità minore e il massimo pericolo stava nell'abitare luoghi privi di spirito, dunque di anima. Oggi i luoghi sono rari: banalizzati, spazi funzionali e privi di affetti. Con la perdita del senso del luogo, l'uomo si separa sempre di più dal mondo. Il giardino, sia esso antico o moderno, principesco o operaio, utile o di piacere, nascosto o pubblico, è un laboratorio. Da sempre, gli umani vi sperimentano un modo per stare sulla terra, tra natura e cultura. C'è stato un tempo in cui vi condensavano sogni di bellezza ideale e cosmogonie. Oggi sono anzitutto luoghi di resistenza. Esplorare il giardino come spazio poetico ed esistenziale è l'ambizione di questo volume, che raccoglie le voci di alcuni dei principali esponenti del pensiero del giardino contemporaneo. -
Il sogno di una cosa. Per Marx
La filosofia non esaurisce il discorso di Marx ma nulla della sua impresa critica si può comprendere senza rintracciarne i presupposti filosofici. Si tratta di partire da qui, per poi inseguire gli sviluppi del suo pensiero nelle teorie di interpreti e continuatori. A meno di ritenere che di Marx non valga più la pena di occuparsi: che egli sia ormai un «cane morto», oltre che il responsabile di rivoluzioni sanguinose e vane. Eppure di Marx e del suo sogno non ci si libera facilmente. È più probabile che, accantonando la polemica, si debba riconoscere che siamo tutti suoi figli: che, a duecento anni dalla sua nascita, parliamo una lingua da lui plasmata e pensiamo con idee nate lungo il suo percorso intellettuale. È probabile che ci si debba finalmente rassegnare al fatto che «non possiami non dirci marxisti». «Questo libro non vuole essere un esercizio di pietas nei confronti di una figura un tempo osannata e oggi piuttosto ridimensionata. Il nostro intento è studiare Marx come filosofo: i temi che la sua filosofia discute; le fonti che la ispirano; le prospettive che essa schiude. Parrebbe un gesto massimamente inattuale: per l'inattualità di Marx nel tempo della globalizzazione capitalistica; per l'inattualità della filosofia, quale Marx la intendeva: non erudizione né intrattenimento, ma critica dell'esperienza storica: genealogia del mondo umano e teoria della prassi trasformatrice. Marx: il critico dell'economia politica; lo scienziato dei modi di produzione; l'attento osservatore degli accadimenti contemporanei; l'infaticabile costruttore di organizzazioni operaie - questo Marx era interessato in primo luogo a riflettere sulla storia, nel convincimento che essa abbia una virtuale coerenza e un'immanente finalità. Di questa idea il libro ricostruisce fonti e sviluppi. Per capire in che misura, a duecento anni dalla nascita, Marx sia ancora parte integrante della nostra comune filosofìa spontanea». -
Resistenze ai disastri sanitari, ambientali ed economici nel Mediterraneo
Ogni anno milioni di lavoratori e di abitanti dei paesi mediterranei muoiono per malattie provocate da contaminazioni da sostanze tossiche, o per incidenti sul lavoro o a causa del proibizionismo delle migrazioni. Si tratta di un unico fatto politico totale, il più grave crimine contro la grande maggioranza dell'umanità e il pianeta Terra. Da anni la distrazione di massa fa credere che gli unici nemici siano il terrorismo e gli immigrati. La sicurezza neoliberista esclude la tutela dei lavoratori e della popolazione vittime di disastri sanitari, ambientali ed economici. Questo libro, scritto anche con le vittime che resistono a questi stessi disastri, è soprattutto uno strumento per coloro che non sono assoggettati alla corsa per il profitto a tutti i costi che sta provocando l'eco-genocidio che tutti subiamo. -
Prima linea. Vol. 1: altra lotta armata (1974-1981), L'.
Torna spesso nelle parole usate negli ambienti di Prima linea la metafora di una «porta stretta» da oltrepassare ai fini di una rivoluzione dagli incerti confini programmatici, dalla natura molto simile a una «guerra civile» a bassa intensità. È tenendo sempre d'occhio quella «porta» che viene ricostruito il percorso seguito da Prima linea: dalla sua lunga fase di gestazione - nell'intreccio con i più generali percorsi di militarizzazione e armamento che attraversano durante tutti gli anni Settanta l'estrema sinistra - al graduale avvicinarsi a quella soglia in virtù della radicalizzazione dei movimenti e delle pratiche conflittuali. L'esito ultimo sarà però ben diverso dalle intenzioni dei fondatori di Prima linea e quella porta, fra '78 e 79, si chiuderà definitivamente. A quella data Prima linea avrà raggiunto la sua maturità e toccherà il punto di coincidenza fra apogeo e crisi. Il tutto avverrà in concomitanza con l'esaurimento della spinta propulsiva dei movimenti e in sostanziale appiattimento sulle coordinate strategiche delle Brigate rosse, in polemica con le quali era nato il progetto del gruppo. -
Per giungere e per restare. La formazione dei migranti nei contesti di origine a di approdo
Questo libro si rivolge agli studenti di Scienze della Formazione, con l’intendimento di contribuire alla riflessione critica sul ruolo assegnato a un segmento particolare di attività formativa rivolta a cittadini stranieri. Per partire, rispondendo alle promesse d’occupazione delle imprese italiane; per rimanere, come titolari di un permesso di soggiorno, futuri lungo-soggiornanti e, forse, futuri cittadini. -
Potere operaio. La storia. La teoria. Vol. 1
La storia di Potere operaio fu segnata dalla tradizione teorico-politica dell'«operaismo». E al tempo stesso dal tentativo di aggiornare e adattare quel bagaglio di idee e di concetti alla realtà dello scontro dí classe emersa alla fine degli anni Sessanta. La sua formazione come gruppo politico nazionale avvenne sulla base della convinzione che la forza dei movimenti di classe fosse «cresciuta al punto tale da porre direttamente la questione del potere e l'esigenza dell'organizzazione per il potere». E a quella convinzione restò fedele sino all'ultimo, tentando di capire come fosse possibile trovare uno ""sbocco politico"""" rivoluzionario allo straordinario ciclo di lotte di quegli anni. Se per un verso, quindi, Potere operaio rappresentò «la teoria operaista che si fa politica di massa», per l'altro le sue vicende vanno viste come parte di quella fase della storia del Novecento in cui sembrò possibile una rottura profonda, radicale, degli equilibri complessivi del sistema capitalistico. Perché fu attorno a quel """"nodo"""" politico che il gruppo consumò la propria breve parabola d'organizzazione, senza venire a capo del problema ma contribuendo in misura non irrilevante (al di là della portata delle sue forze, che furono sempre alquanto limitate) a disegnare gli scenari dello scontro sociale degli anni Settanta. In questa ricostruzione della storia di Potere operaio si tengono insieme i fatti e le idee, i protagonisti e la dimensione collettiva del gruppo, quest'ultimo e i contesti in cui agiva. Perché il significato più profondo di un'esperienza come quella di Potere operaio sta forse proprio nella sua contraddittorietà, nel suo carattere irrisolto, in ultima analisi nel suo stesso fallimento come organizzazione. Nel suo essere stata, in altre parole, parte di una storia molto più grande. Questo primo volume ricostruisce le vicende di Potere operaio a partire dal suo processo di formazione negli anni Sessanta sino agli inizi del 1971. Il secondo volume tratterà del periodo compreso fra il 1971 e la dissoluzione del gruppo, avvenuta tra il '73 e il '75."" -
Marx oltre i luoghi comuni
Marx ha più ragioni oggi di quando scrisse ""Il capitale"""". Nel duecentesimo anniversario della nascita del filosofo di Treviri, l'alternativa tra socialismo o barbarie si palesa in tutta la sua evidenza. Le contraddizioni del modo di produzione capitalistico stanno generando un processo di vera e propria regressione del genere umano: sfruttamento generalizzato, distruzione di diritti, razzismo, guerre, devastazione della natura. Il capitalismo ha esaurito la sua spinta propulsiva, ora si tratta di superarlo. A partire dalla stridente contraddizione tra capitalismo e umanità, questo libro offre un contributo alla conoscenza della figura e del pensiero di Marx. Il libro è diviso in tre parti. La prima offre un profilo della vita di Marx e introduce alcuni elementi della sua opera. La seconda delinea una sintesi del suo pensiero. La terza si confronta con una serie di fraintendimenti che sono cresciuti nell'ambito dei marxismi."" -
L' arte che non dorme. Memorie e fantasie di un viaggio infinito
L'intrigante titolo di questo secondo libro di Mario Palma non cela un saggio accademico di critica d'arte. Tutt'altro. È la narrazione, curiosa e avvincente, delle emozioni e riflessioni che tante inedite espressioni di creatività umana hanno provocato nel cuore e nella mente dell'autore. Innanzitutto, l'arte è per Palma - diplomatico di origini contadine che fin da ragazzo ha avvertito l'urgenza di spingere lo sguardo oltre il familiare orizzonte delle colline del suo Molise - godimento estetico e strumento privilegiato di conoscenza del mondo e dell'altro. Ma è l'arte «che non dorme», o meglio quella, per usare le parole di Emilio Isgrò, che ha la «nobile missione di risvegliare il mondo che dorme», a galvanizzarlo. Quella per l'arte così declinata è, infatti, la sua passione. Ed è appunto la passione, e la conseguente irruenza, a guidare la sua penna, dalla quale la scrittura sembra uscire immediata e spontanea, ma nello stesso tempo temperata, perché colta e raffinata. Le due cose stanno miracolosamente insieme determinando, come si dice, uno stile. E, nel caso, lo stile è del tutto originale. Perché scanzonato, spumeggiante, vorticoso, provocatorio, irrituale. Un volo radente velocissimo e travolgente su una elencazione ininterrotta di emozioni visive. Un viaggio infinito. Un trip, avremmo detto una volta. -
Kritik. Prontuario di sopravvivenza all'agonia del capitale
"Contro l'abuso la convenzione lo svuotamento di senso non più dominanti e dominati ma forza contro forza rendere partecipe il lettore azzerando il linguaggio sequenza di immagini sparate come slogan l'attacco va minuziosamente preparato secondo una prospettiva rivoluzionaria secondo una prospettiva rivoluzionaria un altro mondo sta apparendo l'attacco va minuziosamente preparato non più dominanti e dominati ma forza contro forza si può sentire lo strappo sonoro scorrere il sangue la nuova vita che arriva.""""" -
Feste fuori controllo. Corpi ostili e tecniche di repressione psicopolitica
L'obiettivo di questo libro è dimostrare come tutte le concezioni della festa finora esposte dai grandi autori (Bachtin, Rousseau, Jesi...) non tengano mai conto della festa come magnifica barbarie originaria: baldoria senza ritegno, pura «cagnara», carnalità e deboscia, crudeltà e ferocia, ozio e inoperosità, banchetto e cornucopia, danze sfrenate e corteggiamenti sfrontati. Chi ha vissuto le feste fuori controllo sa che non si tratta di custodire soltanto un senso di festività, si tratta di spassarsela sempre come fosse la prima volta, senza rituali, senza simulazioni, senza formalità, perché il contesto è solo un pretesto; si tratta di mandare alla malora il senso di civiltà e abbandonarsi alla baldoria e all'abiezione. E contro lo scetticismo dei tantissimi autori che negano che la festa possa diventare rivoluzione, l'autore dimostra, al contrario, come essa si sia sempre rigenerata in nuove forme, anche segrete e clandestine: barricata per barricata, quartiere per quartiere, città per città. -
Sovranismi. Stato, popolo e conflitto sociale
Il conflitto tra sostenitori del sovranismo e dell'europeismo è sempre più aspro e sempre più attuale. Le tesi più diverse si accavallano, si confrontano e si combattono. Questo libro disegna il profilo di un possibile sovranismo declinato da sinistra. Un sovranismo pienamente democratico da contrapporre al sovranismo autoritario proposto dalle destre europee. Le società in balìa dei mercati reagiscono naturalmente per ripristinare il primato della politica sull'economia e per riaffermare la propria dimensione nazionale. Questo può avvenire da destra, con gli Stati nuovamente impegnati a combattersi per la conquista dei mercati e a riscoprire identità violente e premoderne. Ma può realizzarsi anche da sinistra, con la dimensione nazionale recuperata per combattere i mercati e per riattivare la sovranità popolare cui rinvia il costituzionalismo antifascista e il conflitto sociale indispensabile a ripoliticizzare l'ordine economico. L'Unione europea, in quanto presidio dell'ortodossia neoliberale, è irriformabile. La sinistra deve finalmente riconoscerlo per sottrarre alla destra la gestione di questo passaggio epocale e per consentire alla dimensione nazionale di ripristinare il primato della democrazia sui mercati. -
Governare la crisi dei rifugiati. Sovranismo, neoliberalismo, razzismo e accoglienza in Europa
Di fronte alla crisi economica assistiamo quotidianamente a una crescente razzializzazione della politica e delle questioni sociali, rispetto alla quale le teorie e le politiche antirazziste sembrano gravemente impotenti. Attraverso l'analisi della progressiva trasformazione del sistema di accoglienza europeo in una macchina neocoloniale di sfruttamento di migranti e rifugiati, il testo propone un ripensamento del ruolo del razzismo all'interno dei dispositivi neoliberali di governo tanto nell'ambito dell'Unione europea, e dei suoi alleati nazionali, che dei populismi reazionari. Questo libro è un prezioso strumento di riflessione su un possibile governo dell'immigrazione diverso da quello in corso nel nostro paese e in Europa. «Neo-ordo-liberalismo» e «sovranismo», nella loro attuale disputa egemonica per lo spazio istituzionale europeo, ci appaiono, più che come due reali alternative di «governo della Crisi», come un'unica hydra dalle due teste. Ciò che mostra l'attuale congiuntura politica e la sua «Crisi di egemonia» è qualcosa di più profondo e trasversale alle diverse versioni di queste due formazioni politiche, ovvero l'estroiezione di una pulsione razziale che affonda le radici nel rapporto storico dell'Europa con i suoi altri «coloniali»: proprio per questo ci appare politicamente insufficiente concentrare il fuoco politico sul sovranismo senza porre in discussione la «colonialità» della stessa costituzione della UE come progetto politico ed economico. -
Football holiganism. Calcio e violenza operaia
John Clarke - coniugando la ricostruzione storica a un'acuta osservazione dello stile di vita della classe operaia - in questo libro racconta il gioco del calcio e il problema della violenza negli stadi. Clarke descrive i princìpi di questo sport e i suoi interpreti sociali, suggerendo la tesi della violenza come pretesto per un crescente numero di gruppi di giovani (soprattutto Skinhead, ammiratori delle passioni della classe operaia bianca) intorno a una particolare concezione della mascolinità. Essi riaffermano in questa direzione i valori di una classe e il senso di territorialità in una logica tutta operaia di «presa» simbolica di uno spazio (come lo street corner, o la piazza del quartiere). Nel secondo dopoguerra il gioco del calcio rappresenta per i figli della working class britannica il pretesto per l'esplosione di un sentimento di frustrazione e di un generale malcontento nei confronti della società. Il football hooliganism si afferma così in nome di una volontà di esprimere un rifiuto all'imposizione di un modello-calcio che si sposta verso la professionalizzazione, l'imborghesimento e la spettacolarizzazione. Il volume è arricchito dalla prefazione di Andrea Ferreri e da una sezione sulle culture giovanili, il calcio e l'hooliganismo. -
Stare al gioco. Intermezzi ludici e replicabili tra parola e immagine
Quanto conta il gioco nel paesaggio contemporaneo? Molto, moltissimo. E non solo perché di gioco ci si può ammalare e perfino morire, come purtroppo ci raccontano le cronache, si tratti della ludopatia legata all'azzardo o di sfide letali, dalla roulette russa al ""blackout""""; ma perché la dimensione ludica permea i più diversi aspetti della quotidianità : """"giochiamo"""", spesso senza rendercene conto, quando rispondiamo a un questionario online o quando inseriamo i rifiuti per la raccolta differenziata nei cassonetti di diverso colore. Stare al gioco significa quindi da un lato renderci consapevoli, e dunque attivi, in queste pratiche che scandiscono la vita di ogni giorno, dall'altro ritrovare nelle regole del gioco una insperata libertà espressiva, accentuata dal continuo dialogo tra parole e immagini. Intorno a questi temi si articolano i saggi dei curatori Antonella Sbrilli e Marco Dotti. Il volume si apre con la trascrizione di una conversazione fra Umberto Eco e Andrea Cortellessa, a seguire un testo storico di Charles-Maurice de Talleyrand-Pàrigord, un intervento di Paolo Fabbri e un'intervista a Sam Havadtoy. Completa l'opera una selezione riveduta e rielaborata dei testi e delle immagini che dal 2016 al 2018 sono stati proposti nella rubrica quindicinale Alfagiochi. Anagrammi di nomi d'artista, rinvenimenti di lettere nelle opere d'arte, passaggi tra scritture e figure affiancati da alcune delle risposte più interessanti ricevute dai lettori di """"alfabeta2"""" diventano così una specie di prontuario per tutti coloro che vorranno replicarli, e magari reinventarli."" -
Miti e magie delle erbe. L'aura di piante e fiori tra mitologia e letteratura
Alberi, piante, fiori sono da sempre presenti nell'immaginario e nei rituali delle più diverse culture. Cibo dell'anima e del corpo, ciascuno è portatore di un'aura particolare. Ci sono fiori prediletti dagli Elfi e altri amati dalle fate. Nella tradizione greco-romana la quercia è sacra a Zeus, mentre il mirto lo è a Venere. Alcuni danno vita e amore, come le rose e le viole, altri celano insidie mortali, quali l'iris portatore di sonno. Vi sono poi piante legate alle grandi religioni, quali il loto, importante per il buddismo, o il vischio, a lungo ritenuto un dono degli dèi, o la mandragora, la cui forma umana la riconduce al Paradiso terrestre. Il libro di Maria Immacolata Macioti è un lungo viaggio storico e culturale nelle narrazioni mitiche che hanno accompagnato l'uso e la diffusione delle piante dalla classicità ai giorni nostri nella loro funzione curativa tanto del corpo quanto dello spirito, passando per le loro connessioni religiose. Nel rapporto che gli umani hanno stabilito con le piante, facendo di esse l'oggetto di riti e racconti e attribuendo loro specifiche qualità, si è dato loro l'abilità di fare da tramite con ciò che le diverse culture hanno immaginato di un aldilà. Le piante traducono l'incanto magico e simbolico che accompagna la nostra permanenza sulla terra. -
Europa alla deriva. Una via d'uscita tra establishment e sovranismi
Lo spazio politico europeo è interamente conteso tra gli oligarchirndi Bruxelles, custodi dell’ortodossia del pareggio di bilancio,rnda una parte, e forze politiche variamente populiste, sovranisterne nazionaliste dall’altra. Uno scontro tanto acceso dal punto di vistarnmediatico quanto privo di conflitto politico reale.rnrnrnInfatti, nessuno dei contendenti mette in discussione la strutturarndelle politiche liberiste, e la competizione è solo sui luoghirndel comando da cui realizzarle. Di fronte al peggioramentorndelle condizioni di vita di una gran parte di popolazionerne alla perdita di appartenenza sociale provocata da decennirndi politiche di austerità, la risposta nazionalista appare a moltirnun percorso possibile. Anche perché occupa uno spazio lasciatornvuoto per decenni da una sinistra variamente articolata che,rngrazie alla completa interiorizzazione della narrazione liberista,rnha minato alle fondamenta il proprio blocco sociale,rnfino a determinare la propria scomparsa dalle istituzionirne la propria ininfluenza nella società. Questo saggio indica le traccerndi un percorso capace di riaprire l’orizzonte di una «via d’uscita»:rnstracciare il trattato di Maastricht e sottrarsi alla trappola del debitornnon per rinchiudersi nei confini nazionali, ma per costruirernuna nuova casa europea basata sull’uguaglianza, sul diritto al redditornper tutti, sulla riappropriazione dei beni comuni e della ricchezzarnsociale prodotta, sulla riconversione ecologica della produzione,rnsulla democrazia partecipativa. -
Gli autonomi. Autonomia operaia vicentina. Dalla rivolta di Valdagno alla repressione di Thiene. Vol. 5
Negli anni Settanta, grazie agli «autonomi», l'alto vicentino smette di essere il dormitorio all'ombra delle chiese del Veneto tradizionale. Il territorio cambia di segno e diventa un luogo dove si desidera e si pratica una vita diversa, ci si conosce e si creano legami di solidarietà che poi resisteranno anche a una dura repressione. Qui nascono i «Gruppi sociali», dove la militanza è amicizia e l'amicizia è militanza. E per tutte le ventiquattro ore della giornata si è militanti, in quelle periferie che invece di essere i luoghi della riproduzione dì una vita venduta alla fabbrica diventano i luoghi dove prendersi quello che serve a una vita degna di essere vissuta. Nella sostanza, si è trattato della prima generazione di giovani, e giovanissimi, che hanno scelto ogni mezzo utile a evitare il lavoro di fabbrica a cui i loro padri erano stati incatenati; la prima a dimostrare che si poteva essere comunisti senza passare per l'inferno della fabbrica. Tant'è che per sottrarsi al suo destino quei giovani «scansafatiche» e pieni dì desiderio, come migliaia e migliaia di loro coetanei in tutta Italia, arrivarono a imbracciare il fucile. Ma in quella scelta così radicale ci sono aspetti che meritano attenzione: nessuna deriva militarista e nessun «pentitismo». Perché non si è passato il confine della «porta stretta» dell'omicidio politico, ma soprattutto perché il radicamento sul territorio, i rapporti amicali, una militanza modulata sulla profonda conoscenza dei luoghi della lotta hanno permesso un'intelligenza dell'agire politico - caso unico - che è riuscita poi ad attraversare il secolo portando con sé la voglia di continuare a lottare. -
Pensare la rivolta. Un percorso storico e filosofico
Rivolte sociali sempre più frequenti si diffondono per il pianeta con tratti «anonimi e tremendi». Anonimi perché non sono governati da alcuna direzione e rappresentanza politica univoca. Tremendi perché hanno per espressione una furia distruttrice dei poteri costituiti. Da Occupy Wall Street a Black Lives Matter, dalle insurrezioni arabe all'occupazione di Gezi Park in Turchia, dalle giornate indipendentiste barcellonesi ai gilet jaunes francesi si assiste a una sorta di globalizzazione anche delle rivolte. Nei loro confronti l'ambito teorico e politico marxista ha sempre risposto nello stesso modo: esse rappresentano l'irrazionale e il contingente nella storia che vanno superati con l'azione organizzata, razionalizzata e proiettata nel tempo. Ma è questo l'atteggiamento giusto? O non si dovrebbe invece cercare di mettere in dubbio questa valutazione e ripensare la rivolta per sottrarla a un'idea di pratica e di storia vincolate a uno sviluppo lineare?