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La rivoluzione verticale. Una storia culturale del volo nel primo Novecento
La «linea verticale è praticabile», esulta nel 1864 Victor Hugo profetizzando la costruzione di quella «nave aerea» che cambierà per sempre la condizione dell'uomo. Quella del volo è una vera e propria rivoluzione, una rivoluzione verticale, che, dilatando lo spazio percorribile, crea un mondo nuovo. In questo libro Fortunato Minniti racconta la storia del volo dagli inizi del Novecento alla fine della prima guerra mondiale, dalle ascensioni in aerostato e dirigibile ai primi voli dei fratelli Wright, fino alla trasformazione dei velivoli in strumenti di distruzione che muteranno il volto della guerra. Con una sapiente ricostruzione storico-culturale, l'autore delinea il ritratto dei numerosi protagonisti che questa rivoluzione hanno preparato e attuato: i visionari - scrittori, mecenati e politici - che l'hanno immaginata; i «pionieri», che con caparbietà hanno inseguito e realizzato il sogno; gli artigiani che hanno costruito macchine volanti impossibili; e infine, gli imprenditori, che intuirono i potenziali profitti di tale industria. Oltre agli spazi fisici e politici, la conquista dell'aria rivoluziona gli spazi mentali, rendendo possibile un sogno atteso con fiducia da millenni, realizzando un miracolo che prima era tecnicamente e umanamente impossibile. Il ricco apparato iconografico che correda il volume segue l'itinerario di questa rivoluzione, con le immagini dei piloti e dei velivoli, i manifesti pubblicitari, gli aerei da combattimento, passando per le rappresentazioni che del volo hanno lasciato grandi artisti del primo Novecento. Una storia «leggera», che esplora la società, l'arte, la letteratura e la tecnica militare; che si muove in verticale, per seguire il primo accesso di uomini e donne a una terza dimensione dello spazio conquistata grazie a un insaziabile spirito di avventura. -
Richelieu. Alle origini dell'Europa moderna
Anno accademico 1963-64. Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma. Rosario Romeo - giovanissimo professore ordinario e già uno dei più prestigiosi storici italiani - tiene le sue prime lezioni. Il corso ha per oggetto un protagonista della storia europea dell'età moderna: il cardinale Richelieu. Per quel corso Romeo scrive un fascio di dispense, oggi introvabili, ma rimaste memorabili tra gli allievi. Rilette a distanza, quelle pagine offrono un saggio di stupefacente vigore interpretativo dell'ascesa al potere del più grande uomo politico del Seicento. E questa la fase - come sottolinea nell'Introduzione Guido Pescosolido, allora allievo di Romeo - nella quale prendono forma e si consolidano le costanti della storia degli ordinamenti politici e degli equilibri di potenza in Europa, destinate a proiettarsi nei secoli successivi. Ancora in pieno Ottocento, il movimento nazionale per l'unificazione italiana e il suo maggiore artefice, Cavour, dovranno fare i conti con le onde lunghe di quelle vicende: l'assolutismo monarchico come forma di regime politico-istituzionale e gli equilibri di potenza incarnati dalla lotta tra Francia e Impero asburgico, in un quadro di frammentazione politico-militare delle altre due componenti decisive dello spazio europeo, l'Italia e la Germania. Si spiega così l'attenzione che Romeo dedica a Richelieu e alla Francia del Seicento, proprio nel momento in cui era ancora immerso nelle roventi polemiche con la storiografia marxista sull'interpretazione gramsciana del Risorgimento e sullo sviluppo capitalistico italiano postunitario, ma stava anche lavorando intensamente alla monumentale biografia su Cavour che vedrà la luce in seguito. Stupisce, in queste pagine, l'ampiezza di visione e la forza dello sguardo prospettico di Romeo. E colpisce la capacità, oggi malauguratamente perduta, di abbracciare contemporaneamente, nella pratica storiografica, ambiti e periodi così diversi, rifuggendo da eccessi di specialismo, pur senza alcuna deroga al rigore e alla serietà dell'indagine. -
Ritratto di signora in viaggio. Un'americana cosmopolita nel mondo di Henry James
«Le missive di Henry a Caroline sono un documento unico: ci restituiscono un insolito ritratto del romanziere con le sue idiosincrasie, gli altalenanti umori e i risvolti caratteriali più umani e contraddittori.» - Mirella Serri, Tuttolibri, La StamparnTra le tante eroine dei romanzi e dei racconti di Henry James, la più nota è senz'altro la protagonista di ""Ritratto di signora"""", Isabel Archer. Diversi, però, sono i personaggi femminili che dalle sponde americane dell'oceano giungono in Europa, più spesso a Londra, in cerca di un matrimonio aristocratico e poi, da lì, in Italia inseguendo il sogno della bellezza e il fascino di antiche culture e civiltà. Ma c'è un'altra signora, realmente vissuta e rimasta finora ignota, legata a James dalla scrittura - quella di un carteggio con lui, venuto solo ora alla luce. A lei è dedicata questa biografia che, attraverso lettere, diari e documenti d'epoca, ricostruisce un reale ritratto di signora nel quale è inevitabile scorgere in filigrana le fattezze di un'ideale eroina jamesiana: Caroline Fitzgerald. Molto nota nell'alta società newyorchese, Caroline ben presto si trasferì a Londra. Fu in un salotto di Kensington che avvenne il primo incontro con lo scrittore, il quale, in una lettera a Edith Wharton, ne descrive «la bellezza trascurata»: James frequentava infatti le donne dall'eleganza sofisticata della migliore società internazionale, e Caroline non ricalcava lo stereotipo della giovane ereditiera americana in Europa tanto in voga in quegli anni. Lei che era colta, ricca, innamorata della poesia e talmente affascinata dall'Oriente da aver studiato il sanscrito e da vestire lunghe tuniche esotiche, si discostava decisamente da quel cliché. Dopo il divorzio da un Lord inglese, si innamorò di un medico ed esploratore italiano, Filippo De Filippi. Sia pur tra le righe delle sue lettere - uscite oggi dagli archivi degli eredi della famiglia De Filippi - James sembrò incoraggiare quella scelta e, negli anni che seguirono, spesso incontrò Caroline constatandone la nuova felicità. Imperdibili sono alcuni resoconti che James scrive delle sue gite in Italia a bordo di una delle primissime automobili del secolo di proprietà della coppia. Il viaggio fu, del resto, la cifra dell'esistenza di una donna intraprendente che andò fino in Caucaso e poi in India al seguito delle esplorazioni del marito - e di ogni dove, Caroline riportava bellezze ed emozioni nel carteggio con James e gli altri amici della vecchia Europa. Una vita inconsueta vissuta appieno in poco più di quarant'anni e finita a Roma il giorno di Natale del 1911. Leggere oggi la sua biografia, attraverso le tante pagine di suo pugno, è come leggere in controluce un romanzo jamesiano mai scritto, o meglio ancora sbirciare nel vissuto di James fatto di incontri con donne e uomini reali da cui lo scrittore attingeva spunti per i suoi capolavori. E d'altra parte fu la stessa Caroline a supporre in lui una curiosità «professionale» a proposito di un suo fratello, esploratore di fama internazionale: «Henry James è venuto da noi per il tè - annotava in una lettera del 22 maggio... -
Napoli, promemoria. Storia e futuro di un progetto per la città
Il libro racconta la storia del lungo filo rosso che lega il piano delle periferie del sindaco Maurizio Valenzi, negli anni settanta e ottanta, alle dirompenti novità introdotte negli anni novanta dalle sindacature di Antonio Bassolino, fino alle attuali giunte guidate da Luigi de Magistris, che ha difeso con determinazione il progetto Bagnoli confermando i caratteri distintivi e durevoli dell'esperienza urbanistica di Napoli. Di questa storia, ormai quarantennale, Vezio De Lucia è stato protagonista. La sua vita professionale e intellettuale - scrive nella prefazione Tomaso Montanari - «dimostra alla mia generazione che è ancora possibile, nonostante tutto, non dover scegliere tra essere fedeli alle proprie idee o poter incidere sulla realtà. De Lucia non ha scelto tra rigore e pragmatismo: non è arretrato di un millimetro, non ha tradito». Ma il libro racconta anche una storia plurale, vissuta insieme da un gruppo di urbanisti pubblici che hanno dedicato la loro vita al riscatto di Napoli. «L'ufficio urbanistico, i ragazzi del Piano, il Partito comunista sono i veri eroi collettivi di questo libro», scrive ancora Montanari. Un libro denso e conciso che, senza nascondere contraddizioni, limiti ed errori, descrive puntualmente la sostanza e la forma del nuovo piano regolatore approvato nel 2004, l'unico di una grande città a non prevedere zone di espansione. Emerge dal libro un'altra Napoli, che ribalta l'immagine di «città simbolo della speculazione» e quella abitualmente raccontata dalle cronache: una Napoli in cui il sessanta per cento del territorio comunale è rigorosamente tutelato; in cui, caso pressoché isolato, è vigente una disciplina scientifica per i centri storici; in cui l'urbanistica è coordinata con il trasporto pubblico su ferro. Una Napoli, infine, in cui Scampia non è più Gomorra, ma è attraversata da una vitalità prorompente. -
Dall'Africa all'Europa. La sfida politica delle migrazioni
Le migrazioni internazionali sono il tema che domina animatamente il dibattito e l'agenda politica in Italia e in Europa. Partiti e movimenti definiscono le proprie identità a partire dalle risposte da dare a questa sfida e su di essa accrescono o perdono il proprio consenso elettorale: principî e valori di destra e sinistra sono messi alla prova su questo stesso tema. In Europa si consumano strappi e si accentuano differenze; le società cambiano profondamente e la vita di tutti noi è attraversata dagli effetti delle migrazioni, che creano opportunità, rischi e tensioni. Al contempo, molto poco si sa e si dice di quello che le migrazioni sono come fenomeno globale, a partire dai paesi di origine dei flussi. Questo volume - il primo della serie degli «Annuari europei» realizzati dal CeSPI - è un tentativo di rispondere in modo organico e con analisi dettagliate a un simile deficit di conoscenze. I saggi, scritti da studiosi italiani e africani, di diversa formazione intellettuale, affrontano il tema da una prospettiva non a tesi, evitando immagini stereotipate, riunendo voci fra loro anche eterogenee, ma accomunate dall'intento di raccontare il volto attuale delle migrazioni, tanto in Europa quanto in Africa. Prefazione di Piero Fassino. -
Città e democrazia. Per una critica delle parole e delle cose
Il rapporto tra città e democrazia segna la storia dell'umanità, almeno per quella parte che si riconosce nelle sue matrici greche e giudaiche. Lo segna sino a oggi. Una storia in cui le due parole hanno assunto nel tempo significati diversi, sino ad arrivare a divergere. La parola «democrazia» conosce una crisi legata alla perdita di rapporto con lo spazio e con il limite, concetti che erano a fondamento di altri due termini chiave: rappresentanza e cittadinanza. La parola «città» ha mutato i significati di luoghi topici della democrazia, come la piazza e, per la storia della modernità, i luoghi dell'industria, svuotati e diventati un problema e insieme un'occasione per altre fondamentali «parole» che segnano quel rapporto: ricostruzione, rigenerazione, vuoto e lutto. Non solo. A mutare la relazione tra città e democrazia è intervenuto un fenomeno assai complesso: il ruolo che memoria e identità hanno assunto, almeno dal 1989, nelle politiche urbane e in quelle territoriali. Sono i musei e i luoghi riconosciuti come patrimoni, spesso universali, a guidare le politiche di rigenerazione, intesa quale dimensione di consumo, insieme turistico e culturale, delle città. -
L' Italia delle donne. Settant'anni di lotte e conquiste
Lunga è la strada per la piena assunzione del legame donne e democrazia. La battaglia per i diritti delle donne, fin dagli inizi del Novecento, ha avuto un carattere transnazionale, ma è stata più faticosa nel nostro paese.rn Il successo della partecipazione delle donne al voto per le prime elezioni dell'Italia repubblicana non sarebbe stato possibile senza quel risveglio femminile determinato dalla lotta di Liberazione, dall'organizzazione in partiti politici e dall'associazionismo. Un gruppetto sparuto, quello delle ventuno costituenti, che, pur appartenendo a schieramenti politici diversi, seppe applicare un gioco di squadra su temi come l'uguaglianza, la famiglia, il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio, la parità salariale, l'accesso delle donne alle professioni. Furono le nostre madri costituenti a costituzionalizzare i diritti, a porre la prima pietra di leggi fondamentali per la vita quotidiana della nazione e per la sua modernità. Esse furono nutrici della pace e del sogno, ancora da realizzare, di un'Europa di popoli e di istituzioni garanti dei diritti delle donne. I saggi raccolti in questo volume, che vedono il contributo di studiose e protagoniste della politica italiana, ripercorrono le tappe principali del difficile cammino delle donne verso la partecipazione politica e l'acquisizione di una piena cittadinanza, mettendo in risalto il valore delle protagoniste di quelle battaglie civili e stimolando una riflessione sui compiti lasciati in eredità alla buona politica. -
La questione orientale. I Balcani tra integrazione e sicurezza
Le prospettive di adesione all’Unione europea dei paesi dei Balcani che ne sono ancora esclusi vivono una fase di rilancio e rinnovamento, dopo un lungo periodo di impasse. Questo stallo derivava da diversi fattori, tra cui le difficoltà di gestione di un’Europa allargata, con il delicato equilibrio tra gli interessi di nuovi e vecchi Stati membri e la crisi economica internazionale, come pure le difficoltà manifestate dai paesi balcanici nel rispondere adeguatamente alle richieste dell’Ue per l’allargamento, anche a causa della loro debolezza istituzionale. Nella regione si è infatti assistito a un graduale processo di involuzione democratica, con la diffusione di nazionalismi e tendenze autoritarie. Questi atteggiamenti risvegliano fantasmi del passato, enfatizzando i pregiudizi etnici e amplificando le criticità nelle irrisolte dispute bilaterali che attraversano la regione. La prospettiva di adesione è centrale nell’ottica della democratizzazione e stabilizzazione dei Balcani. L’Ue sembra sempre più consapevole della rilevanza del suo ruolo, soprattutto in seguito alla crisi dei rifugiati e alla crescita di influenza di altre potenze internazionali. I contributi raccolti nel volume approfondiscono alcune tematiche cruciali del cosiddetto «Processo di Berlino», avviato nel 2014 e finalizzato a rilanciare l’allargamento ai Balcani occidentali attraverso una serie di incontri multilaterali. L’obiettivo è sollecitare un dibattito sulle prospettive di adesione della regione in un momento delicato per le relazioni tra questa e l’Unione europea, proponendo in particolare una riflessione sul contributo che la società civile offre o potrà offrire in futuro. Il volume restituisce l’immagine di una regione complessa, alle prese con sfide vecchie e nuove, e mette in evidenza l’esistenza di processi e di attori che possono guidare la transizione dei paesi balcanici verso piena democrazia, sviluppo economico e sociale, stabilità e sicurezza, per la regione e per l’Europa intera. -
Le ore dure. Testo inglese a fronte
Non una preghiera, non incenso, s'alzò in quelle ore che divennero anni; e venivano ogni sera muti spettri dai forni, filtrando nell'aria frizzante, posandosi sui suoi occhi come fuliggine nera. Introduzione di Joseph Harrison. -
Rischio Italia. L'economia italiana vista dall'America (1970-2003)
I «modesti consigli» di un premio NobelrnrnFranco Modigliani non è stato solo uno dei più grandi economisti del Novecento, è stato anche un intellettuale a tutto tondo, interessato alla cultura, all'arte, alla tutela del patrimonio storico e culturale; è stato anche uno strenuo difensore della libertà e dei diritti civili. A partire dagli anni sessanta, per oltre quattro decenni ha guardato alle vicende dello sviluppo economico e alle trasformazioni della società italiana, esercitando un costante ruolo di osservatore critico, pungolando con indipendenza di giudizio sia le istituzioni economiche sia il mondo della politica. Rigore scientifico, intransigenza, difesa del bene comune hanno sempre contraddistinto la sua attività di uomo pubblico. Questa forte tensione etica si manifesta in un preciso stile d'intervento in cui si sommano il gusto per la provocazione, la curiosità intellettuale, la passione per l'eresia e il rifiuto di ogni ortodossia (incluse quelle di tipo economico). Gli articoli qui raccolti documentano questa sua attività. Sotto le lenti del riformatore finiscono tutti i principali nodi irrisolti del Bel Paese. -
Urbanistica e azione pubblica
In un contesto di continua ridefinizione del senso e delle possibilità del fare urbanistica in Italia, questo volume intende esaminare le molte variazioni e i numerosi cambiamenti entro cui prende vita l'azione pubblica che interessa direttamente e indirettamente l'urbanistica, il governo del territorio, la pianificazione urbana territoriale, la trasformazione delle città e dei luoghi del vivere e dell'abitare. I contributi, qui raccolti, di un'ampia comunità di studiosi della Società italiana degli urbanisti (Siu) testimoniano come percorsi di affermazione di una molteplicità di esigenze e domande non sempre facili da soddisfare, per un verso, e un'azione pubblica di carattere istituzionale troppo spesso tardiva e inefficace, per l'altro, abbiano fatto emergere una pluralità di modi entro cui i «diversi pubblici» agiscono trasformando città e territori. In questo quadro, proprio la forma che assume il rapporto tra l'azione pubblica e l'agire degli altri soggetti comporta la necessità di ripensare il ruolo del pubblico e, di conseguenza, le forme e i modi di agire degli urbanisti. L'atteggiamento di indifferenza, apatia e afasia rispetto alle profonde trasformazioni delle istituzioni, della natura dei soggetti privati e del privato sociale potrebbe quindi essere superato smettendo di pensare, utilizzare e insegnare con impostazioni teorico culturali univoche e antinomiche, a fronte delle sfide cangianti e polisemiche che città, territori e abitanti pongono ogni giorno. -
Per cercare lavoro. Donne e uomini dell'emigrazione italiana in Svizzera
Negli anni della guerra fredda, più di seicentomila immigrati vennero schedati e sorvegliati dalla polizia segreta svizzera. Una larga maggioranza di quegli immigrati, sospettati di attività sovversive, era composta da lavoratrici e lavoratori italiani che avevano scelto la Svizzera come terra promessa. Nella Confederazione elvetica, infatti, gli emigrati italiani furono un importante segmento sociale che per molto tempo coincise con il proletariato locale. Si unirono in associazioni a sfondo politico come le Colonie libere, a sfondo religioso come le Missioni cattoliche, ma fecero anche parte di semplici realtà aggregative, sportive, per il tempo libero, spesso organizzate su base regionale. Gli italiani diventarono presto uno dei principali problemi politici e temi di dibattito del paese, generando forti tensioni sociali dalle quali scaturirono formazioni xenofobe come l’Azione nazionale contro l’inforestierimento. Il libro intende raccontare questa storia dalle mille sfumature attraverso un ampio uso di fonti orali e di scritture di gente comune. -
Favole a colori
L'agnello e il lupo? In rosso e giallo. La volpe e l'uva? In bianco, verde e arancio. Il cavallo e l'asino? In lilla e rosso. Il topo e l'elefante? In tutte le sfumature dell'arcobaleno. Ovvero, gli animali di La Fontaine e i colori di Chagall. L'arguzia della penna e il tocco onirico del pennello. Raramente, nella storia della letteratura e dell'arte, si sono prodotti connubi di tale portata creativa, e ancora più raro è che l'esito finale abbia preso la forma di un libro. Tutto cominciò tra il 1926 e il 1927, quando il grande artista russo diede vita a un ciclo di quadri dedicato alle storie del celebre maestro francese. Ne scaturì una serie di mostre a cavallo dell'Europa: Berlino, Bruxelles e Parigi, che esposero un centinaio di tavole ed ebbero un immediato successo, tant'è che tutte le opere trovarono subito un acquirente e s'inabissarono nei meandri delle collezioni private. Di quello straordinario incontro tra l'arte e le lettere si perse memoria finché, quando esplose la fama internazionale di Chagall, alcuni musei allestirono le prime retrospettive su di lui: quei «favolosi» animali cominciarono a uscire dalla tana e il lavoro certosino di curatori e istituzioni museali consentì il recupero di poco più di quaranta delle gouaches originali da cui erano state tirate le incisioni. Ed è da qui che nasce questa edizione. Ma una tale première non poteva presentare al pubblico i testi di La Fontaine nella traduzione italiana ottocentesca: è al 1885 che risale infatti la versione corrente delle favole di La Fontaine, quella di Emilio De Marchi. Le quarantatrè ""Favole a colori"""" qui raccolte offrono invece la nuova, originale e brillante traduzione in versi di Maria Vidale."" -
Scritti sull'alienazione. Per la critica della società capitalistica
La teoria dell'alienazione occupa un posto di rilievo nell'opera di Marx ed è stata a lungo considerata uno dei suoi contributi più significativi alla critica della società borghese. Mediante i concetti di lavoro estraniato, sussunzione dellavoro al capitale e feticismo delle merci, Marx disvelò le condizioni di sfruttamento della classe lavoratrice nella società capitalistica. Nel passato, la gran parte degli autori che hanno scritto su questa tematica si è erroneamente basata sulle sue opere giovanili. In questa antologia, al contrario, Marcello Musto ha selezionato e ricostruito, con grande rigore filologico e interpretativo, soprattutto le pagine degli scritti economici di Marx, nelle quali le sue riflessioni furono ben più approfondite e particolareggiate di quelle dei suoi primi manoscritti filosofici. L'interesse dei testi contenuti nel volume è accresciuto dalla combinazione della critica dell'alienazione con la descrizione della società post-capitalistica teorizzata da Marx. La denuncia della nuova schiavitù imposta dal capitale è completata, in alcuni casi, da preziose indicazioni sul profilo della società comunista, concepita da Marx come la forma possibile di emancipazione umana. Dall'insieme di questi brani emerge un autore secondo il quale la libertà e il libero sviluppo delle individualità non hanno minore importanza dell'uguaglianza e della dimerisione collettiva. In occasione del bicentenario della nascita, Marx viene riscoperto, ancora una volta, e le sue opere ripubblicate in tutto il mondo. La riproposizione delle sue migliori pagine sulla critica dell'alienazione nella società capitalistica fornisce un prezioso strumento critico sia per la comprensione del passato che per la trasformazione del presente. -
Il Piano Marshall. Alle origini della guerra fredda
Quando, il 5 giugno 1947, il segretario di Stato George C. Marshall annunciò in un discorso all'Università di Harvard l'ambizioso progetto di ricostruzione dell'Europa che avrebbe preso il suo nome, fu subito chiaro che quella mossa era un punto di svolta nella politica americana verso il continente europeo e per gli equilibri internazionali. Alla fine della seconda guerra mondiale, crollato il progetto di Roosevelt di un «mondo unico» che comprendesse anche l'Urss, si fece avanti con il presidente Truman l'idea di un mondo diviso in due schieramenti. Il conflitto aveva lasciato un'Europa al collasso e sotto la minaccia dell'Unione Sovietica di Stalin: di fronte all'instabilità del Vecchio continente e alla politica di espansione della sfera d'influenza sovietica, gli Usa decisero di fare dell'Europa occidentale il baluardo contro il comunismo. Ma per risanare un'Europa devastata economicamente e socialmente occorreva una nuova strategia che legasse sicurezza economica e militare, promuovendo la ricostruzione con fondi americani di un'Europa unita e capitalista, supportata sul piano militare da una solida alleanza dei paesi occidentali. Con un avvincente ritmo narrativo che intreccia storia politica ed economica, e attingendo a un'inedita documentazione tratta da archivi americani, russi ed europei, Benn Steil ricostruisce la storia del Piano Marshall ponendolo all'origine stessa della guerra fredda, e mostrando come l'inasprimento dei rapporti Usa-Urss fu una conseguenza della determinazione di Stalin a contrastare il Piano e la nascita delle due istituzioni che ne furono diretta emanazione, l'Unione europea e la Nato. Questo libro è un utile strumento per comprendere il processo che ha condotto all'attuale stato delle relazioni economiche e politiche internazionali, come segnala Alberto Quadrio Curzio nella prefazione, e in un momento in cui da più parti si invoca un nuovo «Piano Marshall» per risolvere i problemi del mondo, quella del vecchio piano, dell'originale, è una storia che merita di essere raccontata. prefazione di Alberto Quadrio Curzio. -
Melanie Klein. Il genio femminile
Julia Kristeva tocca in questo volume nodi concettuali che la riguardano da vicino, riconoscendo in Melanie Klein la più grande innovatrice della pratica psicoanalitica dopo Freud. Se quest'ultimo aveva posto al centro della vita psichica il complesso di Edipo e la funzione del padre, Klein si concentra sulla figura e sul ruolo della madre, individuando in essa la fonte non solo della creatività, ma del pensiero stesso, e indicando nel «matricidio» il cardine dello sviluppo psichico. Madre di due figli e moglie infelice, Melanie Klein decide di entrare in analisi, diventando lei stessa, senza alcun tipo di istruzione superiore né una laurea in medicina, analista all'età di quarant'anni. Un percorso biografico e intellettuale straordinario, che apre la strada a una nuova e provocatoria idea di maternità, rivoluzionando la stessa nozione di psiche. L'intreccio narrativo si fa ancora più avvincente perché Julia Kristeva riconosce in Melanie Klein una figura centrale nell'elaborazione della sua stessa visione teorica, una vera e propria madre spirituale, per cui misurarsi con il suo genio diventa occasione di confronto con se stessa e con il senso della pratica psicoanalitica. Un legame della massima profondità in quanto Melanie Klein «fu la prima a fare della psicoanalisi un'arte per curare la capacità di pensare», e senza di lei «non avremmo l'impronta che caratterizza la cultura moderna, vale a dire la contiguità con la follia e la varietà delle cure grazie alle quali siamo in grado di modularla». -
Una certa idea di letteratura. Dieci scrittori per amici
Nella pericolosa confusione dei nostri giorni, non sarà proprio la letteratura a offrirci la lingua per una nuova, possibile amicizia tra gli uomini? Se oggi la vita interiore di ogni singola creatura è minacciata come mai prima nella sua potenzialità espressiva, la letteratura ne rivendica la costitutiva irriducibilità davanti a ogni imposizione, ogni norma preconfezionata. Il poeta Franco Marcoaldi elegge a numi tutelari di un letterario viaggio dell'anima dieci grandi figure del Novecento: Svevo, Zanzotto, Musil, Szymborska, Canetti, Caproni, Brodskij, Hrabal, Unamuno, Meneghello. Con ciascuno di loro intrattiene un dialogo stretto, serrato; a volte reale, concreto, diretto; altre volte fantastico, maturato soltanto attraverso la pagina scritta. In quegli amici e maestri ritrova le medesime questioni che angustiano la sua esistenza e ricerca: lo scarto incomponibile tra sentimento e ragione; l'inafferrabilità angosciosa del tempo; il mistero invadente della sessualità; il rovesciamento ironico come strategia di difesa; la dialettica potere-libertà; l'enigma del mondo animale; l'inesausta ricerca di un senso anche là dove non si riesca a rintracciarlo. I dieci autori prescelti sono quanto mai diversi tra loro, e tuttavia Marcoaldi riesce a raccoglierli idealmente nell'ascolto delle stesse, imprescindibili domande. Bene lo si intuisce nelle pagine finali del libro, dedicate a Luigi Meneghello. Se sbirciamo nella sua specialissima «bottega», lo troveremo intento a lavorare da solo al tornio delle parole, per compiere il suo piccolo «capolavoro». E lì che lo scrittore, ogni scrittore, incontra una fatica che a volte si converte in sconforto. Eppure non può smettere, perché ubbidisce all'urgenza di cogliere la vitrea sostanza che sta dietro alle cose del mondo. E per perseguire tale risultato ha bisogno tanto della propria caparbia convinzione, quanto di un costante e nutriente scambio con l'esterno. Nasce così quella «certa idea di letteratura» come amicizia, come condivisione di esperienze, che l'autore ci propone in queste pagine preziose. -
Un figlio per nemico. Gli affetti di Gaetano Salvemini alla prova dei fascismi
Il 28 dicembre 1908 un violento terremoto rase al suolo Messina. Gaetano Salvemini, che allora insegnava lì, sopravvisse a quella sciagura, ma non gli furono risparmiati né la moglie, né la sorella, né i cinque figli che per settimane cercò tra le macerie. In molti accorsero per aiutarlo in quella dolorosa ricerca. Tra questi Fernande Dauriac, che diventerà sua amica e poi compagna di vita. Nel 1916, Fernande e Gaetano si stabilirono a Firenze con Jean e Ghita, i figli che Fernande aveva avuto dal primo marito. A loro Salvemini era molto legato, specie a Jean, un ragazzo vivace e appassionato di politica, che considerava come un figlio. Questo legame sarebbe stato per Salvemini all'origine di una seconda tragedia familiare: Jean, in seguito alle vicende meticolosamente ricostruite in questo libro, finirà per aderire al nazismo, e diventerà nella Francia occupata dai tedeschi il «Führer della stampa collaborazionista» (proprio così venne definito). Questa scelta lo portò nel 1944 a riparare in Germania, da dove esortò allo sterminio della Resistenza francese. Arrestato nel 1945, l'anno seguente sarà processato e giustiziato come traditore. Chi c'era quel giorno, quando Salvemini seppe della fucilazione di Jean, ricorda lo sforzo che egli fece per trattenere le lacrime, e gli sentì dire: «ho voglia di morire». Filomena Fantarella racconta questa storia, colmando così una grave lacuna nella vita privata di uno dei maggiori protagonisti del Novecento italiano. Lo fa attraverso l'analisi di lettere inedite, da cui emerge un dramma familiare che si intreccia strettamente con quello della catastrofe fascista. La lettura di quei fogli dimenticati offre un reticolo nuovo attraverso il quale traguardare la complessa vicenda umana di Salvemini. -
Le mani su Machiavelli. Una critica dell'«Italian theory»
«Più che i politici delle faticose e stanche mediazioni democratiche sono gli sperimentatori della sovranità assoluta del popolo e del “potere creativo e profetico” delle moltitudini a costituire il pericolo maggiore. Machiavelli, a saperlo leggere, insegna che certi esperimenti non possono riuscire».rnrnLa plurisecolare vicenda degli usi politici di Machiavelli è continuata anche nel discorso pubblico più recente, laddove l'appropriazione del suo pensiero è servita a costruire la fortuna internazionale della cosiddetta Italian Theory - espressione, non priva di ambiguità, che riassumerebbe un presunto tratto comune della filosofia italiana, racchiudendo in un unico orizzonte Machiavelli e Gramsci fino all'operaismo e alla biopolitica. È proprio quest'ultima, invece, oggi, ad aver generato un terreno favorevole al diffondersi di quella postura antipolitica che è esattamente l'opposto della lezione del Segretario fiorentino. Ma alla lezione di Machiavelli può essere più sobriamente ricondotto quel filone di pensiero elitistico che ha accompagnato criticamente la via italiana alla democratizzazione - un altro Italian Style, potremmo dire, quello dei maestri del disincanto democratico: Salvemini, Bobbio, Miglio, Sartori, Pizzorno. È questo altro filo del pensiero politico italiano che Pier Paolo Portinaro ricostruisce nel volume. -
In viaggio. La sinistra verso nuove terre
4 marzo 2018. Per la sinistra italiana la sconfitta più bruciante della storia repubblicana. Prima però, il 24 settembre dell'anno passato, c'era stato il deludente voto tedesco. E ancora prima la débàcle socialista in Francia. Col caso unico nella Quinta Repubblica di un presidente in carica neppure ricandidato e una percentuale umiliante nelle urne. Se il millennio compie diciott'anni e diventa maggiorenne, la sinistra sembra immersa nella sua quarta età, dirottata verso un binario morto. Ma è davvero così? Quella dei riformisti e del Pd è una parabola definitivamente segnata? Oppure è proprio quando il vento soffia contrario che l'alternativa di pensiero, presenza e senso di una comunità riscopre la sua matrice? In un pamphlet leale e al tempo stesso impietoso, scritto a ritmo serrato e non privo di provocazioni, la famosa traversata da compiere viene raccontata dall'interno, come un percorso faticoso, duro. Forse carico di nuova passione. Con la coscienza che questa volta serviranno idee radicali e qualche appiglio nell'utopia. Ma è quando tutto pare irrimediabilmente compromesso che la sinistra trova motivo per rinascere. A patto di...