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La lingua dei lager. Parole e memorie dei deportati italiani
«La composizione umana stratificata del lager porta con sé la confusione delle lingue», scriveva Primo Levi, una Babele che riveste un ruolo centrale nei ricordi dei deportati italiani: spesso compaiono la difficoltà di capire gli ordini, il divieto di usare una lingua diversa dal tedesco, il ricordo ossessivo di parole che continuano a tornare alla mente, anche a tanti anni di distanza. Proprio per la centralità di questo elemento, per comprendere appieno i campi di concentramento nazisti, diventa indispensabile conoscere la lingua che essi hanno prodotto. Da una parte c'è la lingua tedesca dei sorveglianti, ridotta a un frasario che riassume comandi, gerarchie e luoghi e che si avvale di un linguaggio in codice che occulta ciò che sta avvenendo; dall'altra c'è la lingua franca dei prigionieri, costituita da lingue diverse tra cui tedesco, russo, polacco, francese, spagnolo e italiano. A Mauthausen, Auschwitz, Ravensbriick, Dachau e in altri campi, la lingua del lager, Lagersprache, è per le deportate e i deportati un mezzo imprescindibile per comprendere gli ordini espressi solo in tedesco, per comunicare tra loro, per interpretare la realtà che li circonda, per evitare i pericoli, e per resistere. Colmando un vuoto della ricerca linguistica, Rocco Marzulli ha elaborato un repertorio della lingua del lager, fondato su un'ampia ricognizione delle memorie dei deportati italiani, non solo per offrire uno strumento per leggere e interpretare le loro testimonianze scritte e orali, ma anche per introdurre il lettore meno esperto nella realtà quotidiana dei campi di concentramento nazisti. -
Le mafie di mezzo. Mercati e reti criminali a Roma e nel Lazio
Da diversi decenni operano nel Lazio numerosi gruppi di criminalità organizzata, con una varietà di forme di coabitazione che spaziano tra cooperazione e conflitto, strategie egemoniche e accordi per la spartizione di settori e campi di attività, illegali e legali. La capitale è diventata una sorta di laboratorio a cielo aperto, che consente di osservare sia le trasformazioni in corso nelle mafie storiche e il loro radicamento in aree esterne a quelle di origine, sia i contesti in cui prendono corpo e si sviluppano forme criminali nuove e autoctone. Il volume presenta i risultati di una ricerca inedita, che oltre alle fonti documentarie (indagini dell'antimafia giudiziaria e civile, statistiche ufficiali, letteratura) approfondisce tre casi di studio in altrettanti territori della regione: Ostia e il litorale romano, il basso Lazio e la capitale. La scala di osservazione ravvicinata consente di decifrare con maggior precisione la dimensione economica del fenomeno, in particolare l'operatività mafiosa nei mercati legali. L'indagine si estende all'imprenditoria, alla politica e alla società locale, mettendo in luce l'esistenza di reti di relazioni tra legale e illegale, assetti istituzionali e sistemi di governance in grado di condizionare profondamente le traiettorie dello sviluppo socio-economico di interi territori. È in queste reti che si insinuano le «mafie di mezzo», strutture criminali nuove e originali, a cui gli attori che tradizionalmente definiamo «mafiosi» possono aderire senza tuttavia esserne necessariamente la componente essenziale, né quella trainante. -
Carlo Rosselli, socialista e liberale
«Anche quando Rosselli non convince perché ti pare contraddittorio o incompleto, anche allora soffri delle sue sofferenze e gioisci delle sue gioie. E ti senti contento d’avere un’anima dove risuona l’eco di una parola calda, commossa, fraterna».rnrn«Non è più tempo né di anatemi né di apologie». Così scriveva Norberto Bobbio nella sua introduzione a Socialismo liberale, l’opera più nota di Carlo Rosselli (1899-1937). Gaetano Pecora ha raccolto questo monito e, senza preconcette avversioni (ma anche senza monumentalità celebrative), ha voluto fare le giuste parti sul conto di Rosselli, di cui proprio nel 2017 cade l’ottantesimo della morte, avvenuta in Francia per mano di sicari fascisti. E così, con il piglio di una conversazione diretta, immediata – leale, si potrebbe dire – ne ha registrato gli attivi ma non ne ha dimenticato i passivi. Dove per «attivi» s’intende anzitutto l’idea – carissima alla sensibilità di Rosselli – secondo cui o il socialismo è la prosecuzione del liberalismo, o non è (e si riduce allora a malinconico sogno di burocrati). E per «passivi», invece, vanno intesi tutti gli scompensi e tutte le ombre che Rosselli fece cadere proprio sul guizzo di questa sua felice intuizione. Con la conseguenza che, talvolta, il lettore è costretto a bilanciarsi su pagine che non fanno centro tra loro e che qualche volta si sciupano l’una sull’altra. Il tutto però accompagnato dalla convinzione che Rosselli poté toccare il segno o mancarlo. Ma che anche quando lo mancò e lasciava una mezz’ombra ambigua dietro di sé, anche allora egli saliva sempre in un’atmosfera superiore dove respirava un’aria più pura e meglio ossigenata. Fosse solo per questo, il suo nome non deve cadere dalla nostra memoria. Il libro di Pecora aiuta a mantenercelo. -
Il giardino delle meraviglie. Storie, segreti, ricette intorno alle piante del Mediterraneo. Ediz. a colori
Dal gelsomino al limone, dalla palma all'ulivo, dal cappero alla bougainvillea, dall'agave alla passiflora, dall'arancio al fico... una colorata passeggiata d'autore tra le piante ornamentali che hanno viaggiato e messo radici nel cuore del Mediterraneo. Età di lettura: da 6 anni. -
I Mellops prendono il volo e altre avventure della famiglia Mellops
Lo sapevate? La famiglia di porcelli più amati dai bambini di mezzo mondo compie niente meno che sessant’anni!rn«Da un po’ di tempo il signor Mellops, gentile porcello e tenero papà, fa progetti per costruire un aeroplano. Finalmente un giorno chiama Casimir, Isidor, Felix e Ferdinand: “Cari ragazzi, ho progettato per voi un aeroplano che costruiremo tutti insieme”»rnrnEra infatti il 1957 quando il loro geniale inventore, Tomi Ungerer, mandò in libreria la loro prima avventura intitolata I Mellops prendono il volo. Da allora a oggi la bizzarra famigliola ha conquistato generazioni di piccoli lettori in quasi tutte le lingue del mondo. E infatti i Mellops non sono una famiglia di porcelli qualunque, certo che no! A loro capitano sempre avventure del tutto speciali. A procurarle di solito è il signor Mellops, un tipo sempre pieno d’iniziative. Quanto ai quattro fratelli, Felix, Isidor, Casimir e Ferdinand, non sono da meno e non esitano un istante a seguire il loro papà in una delle sue tante bizzarre trovate – per esempio quella di prendere il volo a bordo di un aeroplano che lui progetta per mesi e che poi costruiscono tutti insieme in un fine settimana, armati di chiodi, martello, sega e tutto quello che riescono a rimediare in soffitta e in giro per la città. Fortuna che ad accoglierli a casa c’è sempre mamma Mellops, pronta a festeggiare il loro ritorno sani e salvi con la sua insuperabile torta ricoperta di panna montata e zuccherini. E dunque quale modo migliore per augurare buon compleanno alla più simpatica famiglia di porcelli, che soffiare insieme a loro le candeline in cima a un’altra magnifica torta e dedicargli un’edizione tutta nuova con le loro prime tre avventure?rnrnAutore di 140 libri, Tomi Ungerer è stato insignito di prestigiosissimi premi internazionali: oltre al Premio per la letteratura per l’infanzia Hans Christian Andersen (1998), la Legion d’onore in Francia (1990), il National Prize for Graphic Arts France (1995) e lo European Prize for Culture (1999). La sua città natale, Strasburgo, gli ha dedicato un intero museo. Dal genere fantastico all’aforisma, dalla fiaba alla satira di costume, dall’illustrazione al design, dalla pubblicità alla scultura, non c’è ambito dell’espressione artistica che Ungerer non abbia praticato, e sempre con una spiccata vena d’inquietudine e un’impronta spesso definita «controversa» e «sovversiva». Tra le sue pubblicazioni di maggior successo ricordiamo I tre briganti (Nord-Sud, 2007), libro da cui è stato tratto un lungometraggio d’animazione. -
Fifa nera-Fifa blu. Ediz. a colori
Noi e loro, la nostra terraferma e il loro mare agitato. Dieci piccole storie per narrare due facce di una stessa paura. Da un lato, la fifa blu di noi che viviamo sulla sponda agiata del mondo e guardiamo i migranti sbarcare: una fifa blu di loro, del mistero racchiuso in quegli sguardi persi o curiosi, disperati o speranzosi. Basta capovolgere il libro e la fifa diventa nera, quella che vediamo ogni giorno scolpita nei loro occhi di ogni età; la fifa di ciò che hanno già visto e di ciò che li attende, una fifa nera di noi. Due itinerari di lettura senza ipocrisie, dieci storie alla scoperta delle reciproche paure, per provare a dissolverle. Con un racconto di Fabio Geda e uno di Marco Aime. Un libro da sfogliare insieme, grandi e piccoli lettori. Età consigliata: da 4 anni. -
La pura superficie
Vincitore Premio Napoli 2018, sezione PoesiarnFinalista alla XLIX edizione del Premio Vitaliano Brancati, categoria Poesia e al Premio Viareggio Rèpaci 2018rnUscirà, sarà un passante, osserverà i dettagli minimi, gli oggetti nelle strade, gli stratocumuli sopra le case tracciare segni senza significato. Ciò che siete non è reale. Ciò che siete vi oltrepassa a ogni istante. rnLa pura superficie intreccia, in un'architettura studiatissima, voci e temi diversi. In primo piano c'è l'esistenza di una persona qualsiasi nelle città del mondo occidentale, una persona che attraversa il mezzo del cammino della propria vita sperimentando il vuoto, la solitudine, l'estraneità a se stesso e gli altri. Poi ci sono gli altri, gli individui che l'io incontra o osserva da lontano, e che in alcuni casi prendono la parola per rendere visibile la complessità dei destini personali. Infine, tutto intorno, c'è il piano dei destini generali, i grandi eventi collettivi che condizionano le singole vite, e che si mostrano sotto forma di esperienze dirette o, più spesso, di spettacoli: i conflitti degli anni settanta rievocati nel corso di una conversazione, il G8 di Genova, l'11 settembre visto in tv, i video dell'Isis. Un libro che parte dalle superfici (i finestrini di treni e aerei, gli schermi dei media, le facce degli altri) per ricercare la profondità. -
Germania/Europa. Due punti di vista sulle opportunità e i rischi dell'egemonia tedesca
La Germania rappresenta, in questo difficile passaggio storico, disseminato di sfide inedite del mondo globale, il baricentro di una Europa sempre più fragile nei suoi equilibri e nella sua stessa esistenza: è innegabile che le sorti di un'unione faticosamente raggiunta dipendano fortemente dagli orientamenti e dalle scelte che è chiamata a compiere, nel prossimo futuro, la nazione tedesca. È una verità di cui spesso i suoi vicini europei stentano a prendere coscienza, manifestando atteggiamenti di aperta insofferenza e incomprensione nei confronti di un paese la cui storia ha dolorosamente pesato sui destini dell'intero Vecchio continente. Cos'è, dunque, la Germania di oggi? È in grado di esercitare quella leadership all'interno dell'Unione che oggettivamente le spetta? Le sue scelte di politica economica, improntate all'austerità e al rispetto dell'ortodossia delle regole di bilancio comunitarie, sono un modello o un intralcio per la costruzione di una politica economica comune? Partendo da punti di vista autonomi e non sempre convergenti, Angelo Bolaffi e Pierluigi Ciocca affrontano in questo volume i nodi più intricati della vicenda tedesca, e insieme di quella europea, in un confronto serrato su una questione ineludibile per tutti noi europei: cosa ne sarà dell'Europa se la Germania non riuscirà a interpretare con responsabilità e saggezza il suo ruolo di cuore federativo? -
Stato e rivoluzione
Il 7 luglio 1917, nel pieno della fase convulsa che segue la rivoluzione di febbraio, Lenin scrive al compagno Kamenev: ""Se mi fanno fuori, vi prego di pubblicare il mio piccolo opuscolo: 'Il marxismo e lo Stato' (rimasto a Stoccolma). È un quaderno rilegato, con una copertina azzurra. Tutte le citazioni di Marx ed Engels sono state raccolte. Vi e una serie di note e di osservazioni, di formulazioni"""". Tra i mesi di agosto e settembre, Lenin riprende quegli appunti rielaborandoli in un testo articolato in sei capitoli, ma il sopraggiungere di esigenze pratiche più impellenti lo costringe a sospendere di nuovo il lavoro. """"Mi ha 'intralciato' - scriverà Lenin - la crisi politica, la vigilia della rivoluzione d'ottobre. E più piacevole e più utile fare 'l'esperienza della rivoluzione' che scriverne"""". In effetti, rientrato da Stoccolma a Pietrogrado, Lenin organizzerà attivamente la sommossa che si concluderà il 7 novembre con la presa del Palazzo d'Inverno. Nonostante questo carattere discontinuo e accidentato, """"Stato e rivoluzione"""" ha conosciuto un destino raramente riservato a un libro: è stato visto, a torto o a ragione, come il manifesto teorico di uno dei più grandi eventi rivoluzionari che abbiano segnato la storia del Novecento. Più ancora, il libro ha rappresentato, nei decenni successivi, e particolarmente nel campo comunista, il punto di partenza obbligato di ogni discussione attorno ai caratteri di ogni compagine statale instauratasi dopo la rivoluzione: dalle utopie della """"transizione"""" verso la società socialista alle teorizzazioni della """"dittatura del proletariato"""", fino alle enunciazioni dei """"compiti del partito rivoluzionario"""" dopo la conquista del potere. Per aver prefigurato i grandi e tragici nodi del dopo-rivoluzione, tra gli scritti di Lenin, """"Stato e rivoluzione"""" è stato quello più influente: il più letto, il più considerato, il più avversato, il più discusso. Negli ultimi decenni poi, per una sorta di fatale contrappasso, è entrato nel limbo di un oblio da cui si sono astenuti solo i più rigidi, e sempre più sparuti, difensori di una conclamata ortodossia. Edizione del centenario con un saggio introduttivo di Tamás Krausz su """"Lenin e la rivoluzione d'Ottobre""""."" -
Agricoltura senza caporalato
Una riflessione a più voci su un fenomeno che interessa la società civile nella sua interezza e nei suoi fondamenti e che richiede di essere posto al centro del dibattito, all’insegna del comune impegno per la costruzione di una comunità di vita in cui i diritti di tutti siano riconosciuti.rnrnIl fenomeno del caporalato, insieme a quello del lavoro nero, presente soprattutto nel settore agricolo, interessa tutto il nostro paese, con punte preoccupanti nell’Italia meridionale. Esso consiste nel reclutamento illegale di lavoratori che vengono impiegati, per lo più a giornata, nei campi, per essere messi a disposizione di un’impresa. I caporali, spesso collegati con organizzazioni criminali, sono i mediatori tra le imprese e i lavoratori, italiani o stranieri in stato di bisogno. Questi ultimi si trovano dunque in una posizione debole dal punto di vista economico e sociale, e sono facilmente esposti allo sfruttamento. Il lavoro viene altamente sottopagato, tanto da essere considerato una nuova forma di schiavitù. I turni, lunghi, faticosi e fuori da qualsiasi norma di diritto, sono accompagnati da varie forme di violenza, maltrattamenti e intimidazioni. Per spezzare la catena dello sfruttamento, al fine di combattere questo fenomeno così vergognosamente diffuso, è necessario conoscerne in maniera precisa le dinamiche, analizzando i contesti all’interno dei quali questa pratica trova terreno più fertile. Il libro risponde a questa necessità attraverso un’indagine affidata a studiosi di varia provenienza, dai giuristi agli storici del lavoro, dagli economisti ai filosofi e ai letterati, fino al saggio fotografico appositamente realizzato per questo volume da Fabrizio Sacchetti. Una riflessione a più voci, dunque, su un fenomeno che interessa la società civile nella sua interezza e nei suoi fondamenti e che richiede di essere posto al centro del dibattito, all’insegna del comune impegno per la costruzione di una comunità di vita in cui i diritti di tutti siano riconosciuti.rnSaggi di Roberta Capo, Fabio Ciconte, Pietro Curzio, Fabrizio Di Marzio, Marcello Maria Fracanzani, Francesco Gianfrotta, Marco Marazza, Cataldo Motta, Leonardo Palmisano, Paolo Passaniti, Fabrizio Sacchetti, Ernesto Savaglio, Giusto Sciacchitano, Enrico Scoditti, Giovanni Tria. -
Politica e corruzione. Pariti e reti di affari da Tangentopoli a oggi
La corruzione politica è considerata uno dei principali ostacoli alla crescita economica e civile del nostro paese. Il fenomeno è ancora più preoccupante nel mezzogiorno, dove si combina con l’influenza della criminalità organizzata. Eppure, mancano dati solidi per inquadrare la diffusione della corruzione, il suo andamento nel tempo, il radicamento nelle diverse aree, le modalità prevalenti che assume. La Fondazione Res con questa indagine offre un contributo originale in tale direzione servendosi di due fonti inedite: la banca dati delle sentenze della Corte di cassazione e i casi considerati nelle autorizzazioni a procedere del parlamento. Dalla ricerca emerge un quadro inquietante. Da Tangentopoli a oggi la corruzione che coinvolge direttamente i detentori di cariche pubbliche non solo appare in crescita, ma assume caratteri nuovi. È sempre più «privatizzata», volta cioè al perseguimento di vantaggi personali piuttosto che al sostegno dei partiti, come in passato; e si coagula intorno a reti politico-affaristiche, stabili e strutturate, che crescono di più a livello locale e regionale e attraversano i principali partiti piegando ai loro interessi la gestione della cosa pubblica. Prefazione di Carlo Triglia. -
Urbanistica oggi. Piccolo lessico critico
«Le voci di questo piccolo lessico critico sono da intendersi come una “mossa di apertura” per alimentare una discussione, paziente ma anche generosa, sulle possibilità e sui limiti del discorso e del fare urbanistica, oggi, in Italia e in Europa»rnrnQuali sono le parole chiave per pensare le pratiche urbanistiche oggi? A partire dalla voce «abitare» fino a «welfare», passando per «conoscenza», «crisi», «democrazia», «disuguaglianza», «potere», l’autore individua trentaquattro argomenti che tracciano una mappa concettuale utile ad affrontare i nodi critici del fare urbanistica nel nostro tempo. Emergono così le principali questioni legate all’attuale situazione economica (la crisi tuttora in corso delle economie e dei mercati urbani nei paesi occidentali), al contesto culturale (le difficoltà poste alle istanze universalistiche entro le quali l’urbanistica si è formata in un contesto di radicale pluralismo delle identità e delle popolazioni) e allo stato disciplinare (la condizione di scarsa legittimazione e di inadeguatezza degli strumenti operativi dell’urbanistica nell’attuale situazione politica e istituzionale). L’urbanistica viene intesa qui come un ponte a partire dal quale contribuire al dibattito pubblico sui nessi tra città, società, economia e politica. Le voci diventano uno spunto per una riflessione sul senso delle forme tecniche e istituzionali dell’azione di regolazione e progettazione della città e dei territori, una riflessione volta a riconfigurare il ruolo dei saperi e delle pratiche urbanistiche in Italia e in Europa, a partire da una rivisitazione complessiva del proprio senso, dei propri strumenti tecnici, delle proprie istanze politiche e sociali. -
Nicola Chiaramonte. Una biografia
Vincitore del Premio Acqui Storia 2018rnrnNicola Chiaromonte (1905-1972) è stato un intellettuale scomodo del nostro Novecento, un pensatore antitotalitario impegnato in una strenua lotta contro ogni forma di negazione della libertà individuale. Si trattava di una scelta di vita, frutto di una prematura ribellione al conformismo spersonalizzante dell'Italia fascista, che gli valse un lungo esilio, in Francia e negli Stati Uniti. Questo libro, frutto di anni di ricerca condotta negli archivi e sulle carte personali di Chiaromonte, ne restituisce l'itinerario, intellettuale e politico, a partire proprio dall'esperienza dell'esilio, maturata in gioventù e messa a frutto come occasione per allargare i propri orizzonti culturali, anche attraverso il confronto con alcune straordinarie figure come Andrea Caffi, Carlo Rosselli, Gaetano Salvemini, Angelo Tasca, Ignazio Silone, André Malraux, Albert Camus, Dwight Macdonald, Mary McCarthy, Hannah Arendt, per citarne solo alcune. Ma l'esilio fu nel suo caso qualcosa in più: una condizione psicologica strutturante, la sensazione di non appartenere mai al luogo in cui si è. Questo sentimento non lo abbandonerà neppure quando, nel 1953, farà ritorno in Italia. Presentazione di Paolo Marzotto e prefazione di Paolo Soddu. -
I miei quadri raccontati da me
Guidato dalle preziose introduzioni ai dipinti scritte dal curatore, in un percorso che segue l’intera vicenda biografica di Van Gogh, il lettore scoprirà – attraverso le parole stesse dell’artista, con le sue lettere, gli schizzi e i disegni preparatori – aspetti ignoti, se non a pochi specialisti, circa l’avventura artistica e umana di un vero gigante dell’arte contemporanea.rnrnrnFu lo stesso Vincent van Gogh – nelle lettere che scrisse lungo gli anni – a parlare minuziosamente dei suoi dipinti. Spiegò come e perché li fece; ne descrisse i colori e le emozioni che provava nel realizzarli; disse pure cosa sperava e voleva che suggerissero in chi li guardava. Precisò a quali pittori del passato si ispirava e a quale genere di nuova arte mirava, impegnandosi con tutte le sue forze per realizzarla. Creò tutto un universo visionario che – lui vivo – solo pochissimi seppero comprendere; ma che costituì un linguaggio quanto mai originale: anticipò e fondò l’evoluzione della pittura moderna. Le sue lettere a familiari e amici sono una testimonianza preziosa, di grande valore letterario, critico e umano. A distanza di più di un secolo, Van Gogh è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori artisti della sua epoca. Eppure quando morì, a soli trentasette anni, Vincent era ancora un artista «esordiente», che aveva partecipato a pochissime mostre ed era riuscito a vendere appena qualche decina di opere. Strano destino in vita, per un artista che dopo la morte si sarebbe ritrovato, in pochi decenni, a essere considerato uno dei pittori più importanti della sua generazione, e il vero anticipatore dell’arte moderna. Van Gogh è diventato anzi un mito, tanto che le immagini da lui dipinte sono note a tutti, e i suoi quadri hanno ispirato artisti di ogni genere. Questo libro presenta in un modo assolutamente originale ventuno tra i suoi capolavori, uno per ciascun capitolo. Il libro è rivolto a quanti desiderano scoprire di più, e più da vicino, la complessa vicenda dell’artista: l’uomo che è stato, non solamente il pittore «folle» descritto da una critica imbarazzata e attardata, o da giornalisti a caccia di facili scoop. Guidato dalle preziose introduzioni ai dipinti scritte dal curatore, in un percorso che segue l’intera vicenda biografica di Van Gogh, il lettore scoprirà – attraverso le parole stesse dell’artista, con le sue lettere, gli schizzi e i disegni preparatori – aspetti ignoti, se non a pochi specialisti, circa l’avventura artistica e umana di un vero gigante dell’arte contemporanea. -
L' apprendista stregone. Ediz. a colori
Lo sapevate che la storiarndell’apprendista stregonernha origini ben più anticherndel film Fantasiarndi Walt Disney?rnIn questo libro scoprirete tutti i segreti del maghetto alle prese col suo primo esperimento, senza il maestro stregone. Un po’ come quando mamma e papà escono e ci lasciano da soli a casa per la prima volta…rnrnD come Disney?rnBasta dire Apprendista stregone, e subito il nostro immaginario è attraversato da uno sgomento Topolino che, in tunica rossa da antico mago e cappello blu a stelle gialle, si affanna a inseguire un esercito di scope impazzite che allagano la casa a secchiate d’acqua, e tutto per colpa sua! Il povero Mickey Mouse non si ricorda più la formula magica per fermarle, ma per fortuna il maestro stregone fa ritorno a casa e rimette tutto a posto con la sua sapienza. Ma quanti sanno che la storia de L’apprendista stregone ha origini ben più antiche del film intitolato Fantasia, ideato e prodotto da Walt Disney nel 1940 per ridare smalto al suo Mickey Mouse che negli anni trenta faceva fatica a mantenere la sua attrattiva? E quanti sanno, dunque, che l’autore della storia era stato uno dei più grandi scrittori europei di tutti i tempi?rnrnNo! G come Goethe...rnSi tratta nientemeno che di Goethe. Era infatti il 1797, quando il grande letterato tedesco ebbe l’idea di riprendere un soggetto già trattato nell’antichità da Luciano di Samosata (170 d.C.), e di farne una ballata secondo la tradizione della poesia popolare tedesca. La ballata ebbe subito una buona circolazione e in Germania i bambini la imparavano a memoria grazie ai giochi di parole, al ritmo e alle rime. Ma ci volle ancora un secolo perché la popolarità del giovane stregone facesse un balzo in avanti: era il 1897 quando il compositore francese Paul Dukas scrisse un poema sinfonico dal titolo L’apprendista stregone. Scherzo tratto da una ballata di Goethe. Cinquant’anni più tardi, il genio di Walt Disney ebbe l’idea di mettere insieme il canovaccio di Goethe e quella magnifica sinfonia, e di trarne la sua mirabolante Fantasia, rimasta tra i suoi massimi capolavori.rnrn... e N come NegrinrnSi direbbe insomma che dal Settecento in poi, ogni secolo abbia avuto la sua versione de L’apprendista stregone, e così nel nuovo millennio la Donzelli si accinge a dare nuova vita alla storia di Goethe in una forma originalissima che non è stata ancora mai tentata: un album illustrato d’autore. Il genio e i colori saranno quelli di Fabian Negrin, che ancora una volta si cimenterà con un testo e un autore classico, e con il grande Disney; la sfida è all’altezza della popolarità della storia e degli autori che lo hanno preceduto: levare dalla polvere la storia originaria di Goethe e dare per la prima volta un volto al giovane apprendista, che non sarà più quello di un topo dall’accento americano. Sarà un’occasione imperdibile per piccoli e grandi lettori di scoprire la storia «vera» dell’apprendista, ma in una chiave assai moderna capace di sprigionare tutta l’energia creativa del giovane protagonista che per la prima... -
Fiabe con le ali
Due secoli di immaginario fiabesco nelle cartoline illustraternrnLe cartoline hanno le ali, scrive Jack Zipes, proprio come le fate, e quale mezzo poteva essere più adatto, prima dell’avvento del cinema, della tv, del web e dei social network, per far volare i personaggi delle fiabe al di là di ogni confine, epoca, lingua e cultura? È questa la scoperta in cui casualmente si è imbattuto cinquant’anni fa Jack Zipes, curiosando tra le bancarelle di un mercato delle pulci di Parigi: all’epoca giovane studioso e traduttore della fiaba popolare e colta, Zipes posò gli occhi su un mucchietto di logore cartoline e si accorse che quelle piccole illustrazioni altro non erano se non un modo del tutto originale di raccontare le trame da secoli tramandate di bocca in bocca o per iscritto. Cominciò così una lunga caccia tra i mercati di anticaglie di mezzo mondo, che ha dato vita a una collezione di oltre 2500 esemplari unici. Le centinaia di migliaia di cartoline ispirate alle fiabe prodotte a partire dagli anni novanta dell’Ottocento hanno avuto un’influenza significativa sul modo in cui, in Europa e in Nord America, persone appartenenti a tutte le classi sociali hanno guardato al mondo delle fiabe: di fatto, le cartoline hanno rinarrato e abbellito visivamente le storie, accrescendone la popolarità. Le prime cartoline, di cui Zipes riporta numerosi esemplari, recavano pregevoli illustrazioni di fate, elfi, gnomi e animali, e molte di esse si basavano su celebri opere di ispirazione fiabesca come Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan, Pinocchio, Il pifferaio di Hamelin, oltre che sulle più famose fiabe russe. Ma le cartoline fiabesche che hanno avuto la più ampia circolazione sono senza dubbio quelle che ritraggono scene delle fiabe classiche di Charles Perrault e dei fratelli Grimm – da Cappuccetto Rosso a Biancaneve, fino al Gatto con gli stivali – di cui Zipes ricostruisce genesi e storia nei vari passaggi tra oralità e scrittura, riportandone integralmente le versioni. Jack Zipes, che Marina Warner definisce il «massimo storico e interprete delle fiabe», infaticabile studioso dei loro mezzi di trasmissione ha deciso di raccoglierne circa 500, da quelle illustrate a quelle fotografiche, in un volume che rappresenta un caposaldo per gli studiosi e gli appassionati delle fiabe non meno che per i collezionisti di cartoline. Prefazione di Marina Warner. -
La sera di Natale in casa Mellops. Ediz. a colori
Papà Mellops ha procurato un libro speciale sulle decorazioni, e Mamma Mellops si è messa subito all'opera - che albero speciale prepara «con biscotti e pasticcini, pupazzetti colorati e salsicce di marzapane per il cane». Ma il bello deve ancora venire, perché nel frattempo, Isidor, uno dei loro quattro figlioletti, decide di fare una sorpresa alla famiglia e corre nel bosco... peccato che nel frattempo il fratellino Casimir ha la stessa idea e, di nascosto, pure Ferdinand e Felix si mettono in cerca di un bell'albero! E così, la sera di Natale il salotto di casa Mellops pareva un boschetto di abeti. Ma i Mellops, si sa, sono pieni d'iniziative e anche questa volta finiscono per ritrovarsi a tavola tutti intorno a una bella torta della mamma con la panna montata. Ma il regalo di Natale per i fan dei Mellops non finisce qua, perché nel libro troveranno un'altra avventura: una spedizione sottoterra a esplorare grotte, armati di caschetti, torce, zaini e sacchi a pelo. Età di lettura: da 4 anni. -
Dizionario portatile di ecologia
Prima di diventare la scienza che studia l'interazione tra l'uomo e l'ambiente, prima ancora di assumere le vesti di un discorso politico sui fragili equilibri del pianeta, e ben prima di essere irrisa dalla protervia inquinatrice di un Donald Trump, l'ecologia è stata, nell'America dell'Ottocento, un moto spirituale, una condizione dell'anima. Nessuno l'ha saputa interpretare meglio di Henry David Thoreau, il padre fondatore del trascendentalismo, l'osservatore accorto, il camminatore instancabile, il paziente tessitore di un lessico della natura fatto di parole lievi, semplici e profonde. Da Walden ai Diari, dalle descrizioni dei suoi viaggi nel New England agli scritti scientifici, Thoreau è stato un maestro insuperato nell'arte di pensare la natura raccontandola; aveva imparato, dal suo amico Ralph Waldo Emerson e dalla tradizione puritana, che la spasmodica ricerca di significati profondi ovunque nel creato è tutt'uno con una altrettanto puntigliosa intenzione di prendere sul serio i fenomeni indagati. In questa rigorosa antologia sul filo delle parole, in questo dizionario portatile concepito come un piccolo libro che Thoreau avrebbe potuto portare con sé lungo le sue peregrinazioni, nella tasca della giacca, la prospettiva del suo sguardo cambia continuamente di scala: si rivolge a volte all'estremamente piccolo (la voce Formiche), passando per il microcosmo di un Lago, un Fiume o un Bosco, per approdare altre volte all'estremamente grande (l'Oceano, il Cielo), fino a raggiungere una dimensione globale, attenta alla responsabilità dell'azione umana. Thoreau anticipa e fonda il meglio del pensiero ecologico-ambientalista che lo seguirà perché sceglie una posizione di «osservatore partecipante», senza il distacco che caratterizzerà i positivisti, ma anche senza i misticismi esotizzanti di fuga dalla civiltà che ne rappresentano oggi gli esiti più vuotamente ideologici. Tenendo sempre ben a mente di essere cittadino di quella giovane nazione borghese che è la sua America, Thoreau non dimentica di inserire se stesso e il suo mondo nella natura che scruta. Così, questo dizionario ecologico, concepito in occasione del bicentenario della nascita di Thoreau, è anche un lessico del nostro presente, del rapporto tra l'ambiente e chi lo visita, lo scopre, lo percorre, con tutta l'ironia e l'autoironia che danno voce al senso consapevole della limitatezza umana. -
I poeti del Novecento
Nel centenario della nascita di Franco Fortini torna in libreria l'antologia dei poeti italiani del Novecento, un'opera che oggi può essere considerata un classico: a quarant'anni dalla prima edizione, intatte sono la ricchezza e la profondità della scrittura e dell'analisi. Non si tratta, tuttavia, solo di un'antologia, ma di uno studio critico che è insieme saggio, commento penetrante, giudizio di valore; un testo che ha contribuito a una nuova lettura della poesia del secolo. I poeti italiani sono presentati al di là dell'appartenenza a gruppi e schieramenti letterari; ne emergono così le peculiarità e i cortocircuiti prodotti dall'incontro con la realtà. La poesia è pensata nella sua singolarità espressiva e, simultaneamente, nel suo essere allegoria delle torsioni della storia e dell'esistenza: l'umanissima nevrosi di Saba, la poesia come salvezza di Montale, la reticenza e la volontà di dialogo di Sereni, la disperata voracità di Pasolini, l'alta eloquenza di Zanzotto. Attraverso una scrittura densa e asciutta, sostenuta da una risoluta finalità didattica, trapela, come scrive Pier Vincenzo Mengaldo nel saggio introduttivo, «una concezione di tipo religioso del poeta come testimone e martire». -
Quasi un consuntivo (1975-1987)
Remo Pagnanelli, riconosciuto da Franco Fortini e Vittorio Sereni come uno dei più interessanti poeti e critici nati negli anni cinquanta - è un autore la cui opera resta pressoché introvabile. Testimone di una generazione schiacciata tra i maestri degli anni sessanta (Luzi, Sereni, Fortini) e le delusioni post-sessantottine, con la sua passione per la letteratura ha lasciato versi esemplari e un ideale di etica della storia nel cui fuoco ha consumato in fretta la propria vita. Dopo il '68 (così s'intitola la sua prima raccolta), mentre stava crescendo il fuoco delle neoavanguardie, il marchigiano Pagnanelli si è tenuto «stretto» Leopardi insieme con Sereni, e ha lavorato con rigore sulla parola e sull'intonazione poetica.