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A bordo ring. Ganci, montanti e storie di vita raccontati dall'angolo
Il padre, che fin da bambino gli raccontava le imprese del grande Rocky Marciano; un'amica di famiglia che un giorno gli regala un paio di guantoni rossi. Nasce così la passione per la boxe di Mario Bambini, maestro di pugilato, direttore tecnico de ""La Nobile Arte"""", team che sta forgiando il talento di tanti giovani. Per tutti loro, la figura del maestro è fondamentale sia come guida tecnica, sia come prezioso riferimento nella vita di tutti i giorni. Perché salire sul ring vuol dire metterci la faccia, accettare la vittoria e la sconfitta con la stessa determinazione a migliorarsi. Tra le dodici corde come nella vita. Gli autori di questo libro riescono a dare """"un assaggio di quello che può essere il groviglio di emozioni, sensazioni, energia e sentimenti che l'angolo di qualsiasi ring riesce a sprigionare: tutto questo ho ritrovato sfogliando A bordo ring, rivivendo nel racconto dell'amico Mario la sua e la mia passione per la Nobile Arte"""". (Maurizio Stecca) """"Mario fa parte di quella generazione di maestri che hanno saputo interpretare al meglio il pugilato, attualizzandolo per le nuove generazione di atleti ma senza mai perdere di vista quei princìpi che lo caratterizzano"""". (Vittorio Lai). Introduzione di Maurizio Stecca. Prefazione di Vittorio Lai. Note personali a margine di Massimo Scioti."" -
Iran, 1979. La rivoluzione, la Repubblica islamica, la guerra con l'Iraq
Ripercorrerne le origini, anche attraverso le testimonianze dirette di chi l’ha vissuta, è un esercizio fondamentale. La rivoluzione, come diceva Mao Tse Tung, non è un pranzo di gala. Nemmeno quarant’anni dopo.rnrnrnrn«Ho letto queste pagine con lo stesso ritmo frenetico con il quale sono accaduti i fatti raccontati con passione e precisione da Sacchetti, impressionata, ancora una volta, dalla violenza che sconvolse l’Iran di quegli anni, dal caos e dal terrore come uniche leggi, ma anche dalle tante e complesse ragioni storiche che portarono allo sconvolgimento di quell’area geografica, la cui onda lunga lambisce e condanna ancora oggi tanti Paesi a scenari di guerra e di morte». - Chiara MezzalamarnrnrnrnrnLa storia dell’Iran non comincia certo nel 1979, ma la rivoluzione, con il suo prezzo altissimo di sangue e di verità, con le lacerazioni insanabili e con le ferite solo in parte ricomposte, è ormai una parte fondamentale, imprescindibile della storia e dell’identità del Paese. Non può e non deve essere assolutamente considerata una “parentesi storica” (come Benedetto Croce definisce il fascismo per l’Italia), o un “incidente di percorso” lungo la strada che porterà forse un giorno a una democrazia liberale di stampo occidentale. rnLa rivoluzione, oltre a segnare la storia dell’Iran e di tutto il Medio Oriente, ha toccato la vita di milioni di iraniani: ha diviso e lacerato famiglie, distrutto vite e carriere, dato speranze illusorie e liberato energie insospettabili, affossato e realizzato sogni, segnando profondamente l’esistenza sia di chi quegli eventi storici li ha vissuti sia di chi è nato dopo e ne ha toccato con mano e ne subisce tuttora le conseguenze. -
Liberi dentro. Cambiare è possibile, anche in carcere
Più di venticinque anni trascorsi in carcere, per libera scelta, per incontrare le persone detenute in qualità di volontario della Comunità di Sant'Egidio. In prigione, per eccellenza luogo di emarginazione, la visita rompe l'isolamento e questo è un grande dono. Chi è detenuto, anche chi ha commesso gravi reati, non vuole che la sua vita si esaurisca con íl suo reato, ma chiede di essere ascoltato. In questo libro vengono descritte con profondità le giornate nelle carceri italiane, si smontano luoghi comuni, ci si imbatte in tante piccole e grandi contraddizioni, ci si appassiona a vicende che paiono quasi incredibili. La vita, le difficoltà, le speranze, la violenza, le delusioni, la rabbia, la gioia che queste vicende esprimono, mostrano quanta umanità sia racchiusa dietro gli spessi muri di una prigione. ""Il carcere è uno specchio. Racconta come siamo. È un sensore di civiltà. È un microcosmo, deformato, della nostra vita. Tutto è terribilmente umano, ma anche estremo. Come íl rumore, assordante, permanente. Il contrario di quello che chi non vi è mai entrato potrebbe immaginare: nel rumore l'inattività, che spesso non aiuta a riflettere, ma addormenta quello che servirebbe per cambiare"""". (Mario Marazziti)"" -
La sentinella del piccolo popolo. Storia di Miroslav Krleza, l’uomo che visse sette vite
Attraverso la sua vicenda umana e la sua incredibile produzione letteraria, Krleža si presenta come figlio e sentinella di un piccolo popolo, ma al contempo intellettuale mitteleuropeo tra i più innovativi e apprezzati.rnrn«Si può leggere questo libro, tra i tanti modi possibili, come un risarcimento critico a uno scrittore e drammaturgo ingiustamente trascurato, come la storia di un intellettuale libero che viene comprensibilmente ma mai totalmente addomesticato dal potere. Io l’ho letto soprattutto come la vicenda di un uomo che aveva intuito l’approssimarsi di una catastrofe» – Roberto Borghirnrnrn«Silvio Ziliotto ha costruito e scritto un ampio e ben articolato testo sulla storia e il valore del più importante (e straripante) autore della letteratura croata del XX secolo: Krleža il ribelle, il rivoluzionario, l’escluso, il salvato, l’intellettuale ufficiale, il sopravvissuto (a se stesso), il decano di Zagabria» – Silvio Ferrarirnrnrn«Noi scriviamo libri in un momento storico in cui sarebbe molto difficile determinare, in mezzo all’odierna sempre più turbata confusione dei programmi, delle convinzioni morali e politiche, in mezzo alla sempre più evidente vittoria delle macchine sull’uomo, cosa ne sarà delle competenze artistiche e poetiche, così care a noi esteti, che non potremmo immaginarernneanche per un momento il mondo senza l’arte. Cosa ne sarà della poesia in mezzo a questo frastuono, in questo mondo odierno in cui, oltre al fanatismo politico e al rumore delle armi, prevalgono le cieche quantità? Cosa ne sarà del sentimento umano, vero, profondo e represso, che oggi, oppresso da molti pericoli, si perde sempre più nell’oblio della sua vera e genuina immediatezza?»rnMiroslav Krleža (1893-1981) è stato il più grande letterato del Novecento croato. Saggista, critico, drammaturgo, poeta, scrittore, anticipatore di correnti e pensiero, è stato spesso censurato per il suo anti-militarismo e le sue critiche graffianti sia sotto l'Impero austro-ungarico che durante il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. Espulso dal Partito comunista jugoslavo nel 1939, avversato e scampato alla fucilazione del regime ustaša croato alla fine della seconda guerra mondiale, fu perdonato da Tito che lo volle alla guida della politica culturale del nuovo Stato socialista jugoslavo. -
Tre serbi, due musulmani, un lupo
A Prijedor, in Bosnia Erzegovina, in quella che oggi si chiama Repubblica serba di Bosnia (Rs), nella primavera-estate del 1992 succedono cose spaventose. Sembra d’essere tornati ai tempi del nazismo. Gli ultranazionalisti serbo-bosniaci vogliono sradicare i “non serbi” attraverso due strumenti: deportazione e omicidio. Vengono creati per quest’ultimo scopo tre campi di concentramento. Che ben presto diventano luoghi di uccisione di massa. Nomi tremendi: Omarska. Keraterm. Trnopolje. In quest’ultimo luogo - composto da una scuola, una casa del popolo e un prato - vengono recluse tra le quattromila e le settemila persone. È a Trnopolje, nel maggio del 1992, che è ambientata la storia raccontata da questo libro. Una storia di fantasia, ma poggiata su solide basi storiche e di testimonianza. Un libro che non è solo un romanzo ma anche un reportage di quanto accaduto troppi pochi anni fa e troppo vicino a noi, per non sapere. Prefazione di Riccardo Noury. -
Jugo-bike. In bicicletta in Bosnia, Croazia e Serbia
Un viaggio lento, polako polako, a scartamento ridotto. Una bicicletta e una sacca, la cui pesantezza non è un fardello ma l'occasione di essere agganciati alla terra attraversata per viverla, scoprirla. Da Zagabria a Sarajevo, a Belgrado, dalla Mitteleuropa verso Oriente tra vallate, cascate, pianure sconfinate, campi di grano, locande antiche, case rurali, ponti in pietra, vecchie in nero, chioschi di fragole e angurie, birra fresca, moschee, chiese, cimiteri turchi, campanili di ogni foggia. Le ruote della bicicletta scorrono lente sulla strada e tracciano una riga immaginaria e clandestina sull'asfalto, un tratto di penna fatto per unire, non per dividere. Popoli, religioni, lingue, alfabeti. Questo viaggio permette di conoscere il volto reale di quei territori e delle persone che li popolano, ascoltare voci, suoni, confessioni e ricordi, magari davanti a una bella rakija a fine giornata. ""Lorenzo Gambetta è un pronipote di Bertarelli, Toti e Guareschi, ha viaggiato in bicicletta da Zagabria a Sarajevo e da Zagabria a Belgrado, poi ha trasformato le pedivelle in tasti, le pedalate in parole, i chilometri in pagine. Jugo-bike. Grazie"""". (Dalla prefazione di Marco Pastonesi). """"Il libro di Lorenzo ha il merito di contribuire a farci sentire i Balcani ancora un po' più vicini"""". (Dall'introduzione di Simone Benazzo)"" -
La falsa giustizia. La genesi degli errori giudiziari e come prevenirli
I casi giudiziari, in particolare gli omicidi, hanno sempre suscitato grande interesse nell’opinione pubblica. Negli ultimi anni, tuttavia, il dibattito e il confronto tra “innocentisti” e “colpevolisti” ha registrato un notevole incremento, grazie anche ai media che hanno portato il processo nelle nostre case, denunciando indagini non sempre perfette e sentenze spesso discutibili che hanno intaccato la fiducia nella giustizia. Questo libro, anche attraverso lo studio di delitti famosi, vuole affrontare le cause spesso all’origine dell’errore giudiziario, come il ruolo e il valore della testimonianza o l’affidabilità dell’esame del Dna, e il rilevante contributo offerto dall’analisi della scena del crimine e dalla prova scientifica in generale. Il tutto, in un confronto approfondito e avvincente tra il sistema italiano e quello statunitense e con particolare attenzione a tutte le iniziative che vanno sotto il nome di “Progetto Innocenza”, che sia in Italia sia oltreoceano sono dedicate a scagionare gli innocenti e a individuare i veri colpevoli. Prefazione di Manfredi Mattei Filo Della Torre, introduzione di Baldassare Lauria. -
Serse Coppi, l'angelo gregario. Fratello di sangue e di vento
Eu un silenzioso, intimo, speciale rapporto di mutuo soccorso quello che legò Fausto e Serse Coppi anche nel corso della loro storia sportiva. Una naturale e speciale relazione che non si esauriva una volta scesi dai pedali. Serse era per Fausto non solo il fratello minore da istruire ma forse per davvero l'unica persona sulla quale poter fare affidamento anche nel privato. E Fausto per Serse era non solo il fratello campione, ma era sangue del suo sangue, a cui sentiva di dover coprire le spalle per affettuosa devozione e un infinito rispetto fraterno mai sfociato in rivalità o gelosie. Serse voleva molto bene a Fausto e ne desiderava ogni felicità. Serse era il quinto dei fratelli Coppi, il più piccolo. Sembrava la copia esatta di Fausto, tanto si somigliavano. E del Campionissimo era assieme l'angelo e il gregario, soprattutto nelle leggendarie sfide contro un altro indimenticabile fuoriclasse, Gino Bartali. Serse morì per le conseguenze di una brutta caduta, avvenuta infilando una ruota in un binario del tram durante un Giro del Piemonte. Aveva appena ventotto anni. Quel triste giorno di giugno del 1951, mentre Serse spirava, Fausto si aggirava per i corridoi della clinica Sanatrix di Torino come un leone in gabbia. L'Airone aveva gli occhi al cielo trasfigurati dal pianto. Non faceva che ripetersi disperato e a denti stretti: ""Aveva ragione mamma... non avremmo mai dovuto correre..."""". Prefazione di Felice Gimondi, introduzione di Riccardo Magrini e postfazione di Marco Carrea."" -
Nelle sue scarpe. Lungo le tracce di chi è costretto a inseguire il sogno europeo
La partenza, il viaggio, la fortuna di arrivare vivi, l'accoglienza, il futuro.rn«Entrare per la prima volta in un Centro d'accoglienza straordinaria è spaesante e, in qualche modo, spaventoso. Aprendo la porta d'ingresso, infatti, si vedono tantissime persone, tanti volti sconosciuti che parlano contemporaneamente in lingue diverse e si è circondati da urla, corse, vestiti, scarpe e carte, carte ovunque...»rnDaniel, un ragazzo nigeriano, è la voce narrante di un testo che vuole aiutare a comprendere meglio i tragitti fisici percorsi da chi vuole richiedere asilo politico in Europa e quelli simbolici che si compiono affrontando gli ostacoli che la vita pone sul cammino di ogni individuo, aiutando ciascuno di noi a mettersi nei panni dell'altro. Daniel racconta sia la sua vicenda personale che quella di altri ragazzi che hanno vissuto con lui in un Centro d'accoglienza straordinaria italiano. Il senso di solitudine di chi sa che non potrà mai più vedere la sua famiglia, il razzismo, lo sfruttamento nei campi, la paura di deludere chi contava sulla sua partenza per continuare a vivere sono i sentimenti ricorrenti di ognuno di loro. ""Non posso permettermi di fallire"""", si ripetono le migliaia di giovani che ogni anno cercano di entrare nella Fortezza Europa. In molti purtroppo muoiono. Alcuni ce la fanno. Ecco come."" -
Al-Amal. Nei campi greci con i profughi siriani
Un libro che ripercorre i principali cambiamenti in materia d'immigrazione avvenuti lungo la rotta balcanica dal 2015 a oggi.rnrn«Questo libro è un mosaico di storie vere intessute con cura generosa e attenta, che guardato dalla giusta distanza rivela, nel suo disegno complessivo, un affresco della Storia che verrà raccontata del secondo decennio degli anni Duemila»rn rnAbu Ahmad, Samir, Umm Ibrahim e Mohannad, in fuga dalla guerra siriana, si sono conosciuti nel campo profughi di Moria, nell'isola greca di Lesbo, dove, con forza, ironia, fatica e umiliazioni, condividono l'obbligata quotidianità del campo in un intreccio di attesa e di disillusione. Oltre che di speranza, al-amal in arabo, come il titolo di questo libro. Attraverso la loro vicenda, dalla Siria distrutta dalla guerra all'Europa che respinge chi le chiede aiuto, il libro descrive la vita di tutti i giorni nei campi profughi della Grecia e ripercorre i principali cambiamenti in materia d'immigrazione avvenuti lungo la rotta balcanica dal 2015 a oggi. Prefazione di Alessandra Sciurba. Postfazione di Diego Saccora. -
Prima che la Jugoslavia finisse
Ogni cosa, in questa storia ispirata a una vicenda vera, ruota intorno alla casa di Pola, dove tutto inizia e termina.rnrn«L’invasione italiana della Jugoslavia, la lotta partigiana, gli odi etnici, la repressione fascista, le foibe, l’isola di Goli Otok, le terre abbandonate, le speranze, le delusioni e le sopraffazioni sprigionate da fedi politiche spietate e cangianti, invadono e modificano le esistenze dei personaggi del libro» - Pietro Spiritornrn«Chi legge questo romanzo storico compie un viaggio attraverso la Jugoslavia e la sua storia, imparando a capirla, a rispettare e apprezzare i popoli ‘diversi’ che ci accolgono con un dobrodošli, benvenuti» - Giacomo ScottirnPola, Istria, anni Trenta del Novecento: Paola è una giovane vedova croata che s'innamora del partigiano sloveno Frank. Quando, nel 1942, la situazione precipita, Frank verrà arrestato e tradotto nel campo di concentramento di Rab. Entrambi lotteranno per sopravvivere. Alla fine del conflitto mondiale riusciranno a ritrovarsi a Pola, per poi andare a vivere in Italia. Le loro vicende e quelle dei loro amici e compagni, i loro ideali, le scelte e i ricordi accompagnano il lettore nelle pieghe della storia di una nazione intera che da tempo si è dissolta: dai giorni della resistenza titina, all'unificazione di uno Stato composto da fedi, lingue, tradizioni diverse, fino agli anni della sfida al comunismo sovietico e alla fine dei grandi sogni. -
Requiem per la Bosnia
Un reportage profondo e prezioso per aprire una finestra alla scoperta di cos’è stata, cos’è e forse potrà essere la Bosnia Erzegovina.rnrn«Per raccontare il grumo d’emozioni, gioie e dolore che pesano nell’anima della gente che abita e abitava quelle regioni occorrono sensibilità e coraggio, un grande cuore e una mente lucida» - Paolo Siccardirnrnrn“L’essere umano è capace dei gesti più abietti e di atti di amore infinito. Alcuni uccidono senza rimorso, senza motivo; altri sono pronti a dare la vita per un altro essere umano. È una contraddizione che non ha spiegazione e, forse, tale deve restare. Alcuni misteri esistono per non essere svelati. Questo è uno di quelli.” rnCosì scrive Barbara Castellaro nel prologo del suo nuovo libro dal titolo Requiem per la Bosnia, un reportage profondo e prezioso per aprire una finestra alla scoperta di cos’è stata, cos’è e forse potrà essere la Bosnia Erzegovina, quel piccolo Paese sul crinale tra Occidente e Oriente, nel centro martoriato dell’Europa. -
La Toscana in Renault 4. Viaggio sui sentieri dell'ecofilia e della libertà
"Un viaggio nello spazio e un viaggio nel tempo. Un viaggio nel paesaggio toscano e uno nel paesaggio interiore. Un viaggio nella poesia e uno nell'impegno nei confronti della Natura e del mondo. Tutto questo, e molto di più, è quello che Francesca Volpe ci propone in questo diario che ricorda i resoconti romantici di Goethe, di Byron, di Muir, di quei viaggiatori capaci di accostarsi con occhi nuovi, mente curiosa e cuore aperto alla ricchezza di sfumature del paesaggio geografico e di quello umano. Il lettore non può che immedesimarsi nella voce narrante e si sente parte, anche lui, anche lei, del viaggio: sul sedile passeggero di una mitica Renault 4 capace di sfidare i mezzi più moderni e di affrontare le circonvoluzioni che uniscono tra loro piccoli borghi acciambellati sulla cima di cocuzzoli e le tante storie di persone che hanno fatto scelte radicali, appassionate e coraggiose. Quasi a dimostrare che il successo non si misura con ampiezza materiale, ma con quella del sorriso. E di sorrisi Francesca ne ha incontrati tanti e altrettanti ne ha generati, tra le persone che l'hanno vista fermarsi in piccole piazze assolate a prendere appunti, affacciata su balconate naturali a puntare lo sguardo oltre l'orizzonte o in tragicomici momenti sotto diluvi torrenziali... che 'ridimensionano l'ego in eco'"""" (Marcella Danon)" -
Storie di incredibile felicità
C’era una volta la scuola in ospedale. E c’è ancora. Come ci sono Sandra, Luca, Anna, Federico e molti altri. Ragazzi che fanno parte di un villaggio di confine, dove si cresce confrontandosi con difficoltà serie, con una malattia da combattere, con il tempo da conquistare. Ragazzi che hanno combattuto una battaglia per la vita nel reparto di Oncologia pediatrica del Gemelli di Roma e l’hanno vinta. E così uno di loro oggi fa il ricercatore, un’altra disegna fumetti, un terzo sta per iscriversi all’università in Danimarca. E così via. Ma quello che conta è che tutti sono qui, a raccontarci la loro vita, le loro “storie di incredibile felicità”. Prefazione di Massimo Giletti. Postfazione di Benilde Naso Mauri. -
Vite di strada. Persone e storie alla Stazione Trastevere
La Stazione Trastevere, a Roma, è un luogo d’incontro e di passaggio per decine di migliaia di persone ogni giorno, ma è anche casa per tante donne e tanti uomini che la vita ha portato ad accamparsi in qualche modo nei suoi dintorni. Dietro le barriere che talvolta discriminano, si svela un mondo popolato non di “scarti della società”, ma di famiglie in estrema povertà, di padri senza più lavoro, di figli non desiderati, di ragazze maltrattate in un ambiente ostile, di donne abbandonate alla solitudine. Qui un gruppo della Comunità di Sant’Egidio si dà da fare ogni notte per aiutare queste persone a resistere alle insidie del freddo e dell’abbandono, facendosi compagno di strada di tanti di loro e raccogliendone l’anelito profondo al cambiamento, oltre che le storie. Che non sono semplicemente tragedie, ma vere storie di vita da conoscere, se si vuole consapevolmente sapere. Prefazione di Marco Impagliazzo. -
La masnada delle aquile. I giovani in fuga dal Kosovo
«Un reportage narrativo sull'immigrazione minorile albanese-kosovara in Italia, ambientato nella città d'elezione del fenomeno, Trieste» - Roberto Carnero, Il Piccolo-TriesteCentinaia di minorenni ogni anno lasciano il Kosovo per raggiungere l'Europa. Arrivano in Italia stretti nel loro tenace orgoglio, carichi di aspettative per un futuro riscatto economico e un permesso di soggiorno. Entrano illegalmente sfruttando il sistema dei passeurs. Vivono nelle comunità di accoglienza e per la legge sono minori stranieri non accompagnati. Tra di loro si chiamano shqipe, identificandosi nella comune radice etnica albanese. Molti vivono il periodo dell'accoglienza con fame di ribellione verso l'autorità, di avventure sessuali, di microcriminalità. Hanno poco tempo e una vivida urgenza di godersi la gioventù strappata dal Kosovo, tra maldestre avventure e conservazione dei propri riferimenti culturali. Con la maggiore età, passano dall'essere adolescenti trapiantati in un contesto sociale inedito ad aspiranti adulti con un permesso di soggiorno regolare, un lavoro e un affitto da pagare. Escono dalle tutele delle comunità e si fanno ""custodi di se stessi"""", come riflette Erion, il ragazzo di Malishevë narratore della sua e delle altrui giovani vite in divenire. Prefazione di Roberta Altin. Postfazione di Edoardo Garonzi."" -
L' orso non è invitato. Gli animali, l'uomo, la scomparsa della biodiversità sulla Terra
Un viaggio per conoscere l’orsornbruno, il lupo, le balene, il rinoceronte e altri animali meravigliosi a cuirnl’uomo ha “dichiarato guerra”.rnrn«Un libro chernracconta come l’uomo distrugge larnbiodiversità» - Roadtogreen2020rn«Rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci al lavoro. C’è un mondo interornda salvare» - Davide Cellirn«È necessaria e urgente una nuovarncoscienza collettiva, basata sulla conoscenza e sull’etica» - Alessandro Mossorne Ruth Pozzirnrn Un verorne proprio tour mondiale, fatto anche dirndati, avvenimenti di cronaca e curiosità,rnper entrare in contatto con straordinarirnesseri viventi nei loro ambienti. Ne scaturisce una fotografia chiara e attualernper avere un’idea di quello che sta succedendo attorno all’uomo e riflettere surnalcune delle principali minacce per lernspecie del Pianeta. La perdita di biodiversità nasce prima di tutto dai nostrirnmodi di pensare. La bellezza della vitarnche ancora esiste è il punto di partenza da cui farsi prendere per mano perrntrovare delle risposte efficaci alla crisirnambientale che minaccia la Terra.rnCon il patrocinio di LAV, AnimalistirnOnlus e AmBios. -
Il sogno babilonese. Lo Château Grimaldi, la Belle Époque, la Riviera
Durante la Belle Époque, il ""sogno babilonese"""" dei milionari inglesi (e non solo) era quello di creare in Riviera e in Costa Azzurra delle ville, dette château, circondate da giardini a strapiombo sul mare; questi ultimi, che sostituivano le coltivazioni tradizionali, facevano pensare ai giardini pensili realizzati da Semiramide a Babilonia. Lo Château Grimaldi è una magnifica enclave internazionale di tre ettari in territorio italiano ma attaccata alla frontiera francese, dove hanno abitato il ginecologo inglese James Bennet (che vi ospitò la regina Vittoria), Romaine Brooks, la pittrice amata da D'Annunzio, e altri, fino al chirurgo Serge Voronoff, noto per i trapianti di testicoli di scimmia sull'uomo. Impreziosiscono il libro decine di immagini rare o inedite. Prefazione di Daniela Gandolfi. Introduzione di Yvan Gastaut. Postfazione di Marco Devecchi."" -
Sentiero Valtellina. In bicicletta e a piedi nel cuore delle Alpi
Un viaggio lento e autentico in bicicletta o a piedi nelle magnifiche terre della Valtellina, cesta di diamanti incastonata tra maestose montagne incantate. Dal lago di Corno alle Alpi di Bormio, seguendo il corso del fiume Adda, le ruote scivolano (e le scarpe avanzano) in mezzo a campi di grano e pannocchie, papaveri, trattori, cascine in pietra, ponti in legno, lavatoi, noci e pioppi secolari, rampe impervie e ripide discese, terrazzamenti eroici, contadini laboriosi, mele e miele, ruscelli, cascate e campanili. Percorrere questo sentiero consente di conoscere la storia delle genti che abitano la Valtellina, da sempre terra di passaggio e di confine nel cuore dell'Europa. -
Tigre di Arkan
Bijeljina (Bosnia), 1992. Una celebre fotografia, un paramilitare ancora vivo e in libertà, macchiatosi di crimini orribili. A tre decenni dall'inizio della dissoluzione jugoslava, una Tigre di Arkan rievoca e attualizza la parabola che lo condusse a diventare un miliziano sanguinario sui fiumi-confini del Danubio, della Sava e della Drina. La musica rock della Belgrado alternativa degli anni Ottanta, l'irriverenza delle avanguardie, i successi dello sport jugoslavo e i primi feroci scontri negli stadi di calcio; quindi la militarizzazione delle coscienze, l'ascesa del nazionalismo serbo e croato, l'impotenza del pacifismo, il dominio dei clan mafiosi nella federazione voluta da Tito. Una sequenza di memorie affilate, fondate su ferite ancora aperte, in bilico tra cinismo e rancore, necessarie per comprendere l'ascesa e il consenso dei nuovi nazionalismi. Nei Balcani e non solo. ""Questo libro odora di sangue. Ma quel sangue domina un decennio, gli anni Novanta, di storia dei Balcani occidentali. Non va ignorato. Sia quando lo annusano le 'tigri' di Arkan in pieno raptus testosteronico, sia quando lo versano i sacrificati: donne, uomini e altri che in quei maledetti dieci anni si sono trovati nel posto dove volevano stare ma dove non potevano stare"""" (Riccardo Noury).""