Sfoglia il Catalogo ibs017
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 4061-4080 di 10000 Articoli:
-
Colori senza peso. La dimensione lirica degli oggetti
Cosa c'è da vedere in un rettangolo rosso, giallo o blu? Quali sono le motivazioni che spingono un pittore a dipingerlo? Siamo generalmente portati a credere che l'arte astratta sia il prodotto di un'operazione del tutto mentale e fredda, che ciò che spinge i pittori a praticarla non sia il calore di un'emozione né il fuoco di una passione, né la forza dell'espressione, ma un rigoroso procedimento intellettuale-logico e distaccato dalla realtà sensibile. In verità il pittore, come nel caso di Orazio Sparacino, in un'opera astratta è guidato da ciò che i suoi occhi vedono tanto quanto il pittore di arte naturalistica. -
Cisano di Gardesana
Questo libro, voluto dalla Associazione ""La Compagnia della Bandiera"""", presenta gli studi più approfonditi e recenti sulla storia, l'arte e il paesaggio di Cisano, un piccolo ma significativo territorio della riviera veronese del Lago di Garda. Hanno collaborato alla sua stesura Claudia Adami, Bruno Avesani, Alfredo Buonopane, Silvia Musetti, Giuliano Sala, Luciano Salzani, Giorgio Vedovelli e Giancarlo Volpato che, ciascuno nel proprio settore, hanno compiuto un lavoro di ricerca preziosa e illuminante. Ai testi di piacevole e facile lettura si accompagnano immagini d'archivio che aiutano a comprendere meglio l'importanza storica di questo territorio."" -
La Lessinia. Ieri, oggi, domani. Quaderno culturale. Vol. 43
Territorio veronese. Pubblicazione nata nel 1978, quest'anno raggiunge il 43º numero della collana. Questa rivista costituisce una delle espressioni più significative della dinamica culturale e della presa di coscienza dell'importante patrimonio storico, territoriale e ambientale dei monti Lessini. La rivista è divisa per argomenti: Territorio e ambiente, Scienze naturali, Preistoria e archeologia, Storia, Tradizioni popolari, Itinerari, Vita in Lessinia, Personaggi della Lessinia, Il ""Quaderno"""" a scuola."" -
Montagne e montagnari tra Verona e Kufstein
"Il libro che viene presentato non è la rielaborazione di quanto è stato scritto nell'ultimo secolo intorno alla montagna veronese a cominciare da Carlo Cipolla e ripetuto da coloro che ne hanno accettato le conclusioni. Oltre i libri di quel solerte raccoglitore di documenti di archivio, ho letto anche altri libri. Alcuni sono ricordati nelle pagine che seguono. Una parte delle cose lette in libri non ricordati qui e strutturate in qualche cantone del mio cervello vengono, più o meno consciamente, diluite e travasate in questo scritto.""""" -
Annuario Storico della Valpolicella 2019-2020
Serie di approfondite ricerche e monografie rivolte ai nostri abituali lettori oltreché al mondo universitario e agli specialisti di storia locale al punto che la Valpolicella è diventata quel territorio/laboratorio nel quale si esercitano giovani e meno giovani studiosi, per lo più professionisti. -
The Wine Village. L'affascinante gioco dell'impresa del vino. Con Carte
The Wine Village è un progetto che vuole dare un contributo sulla gestione del potenziale della propria azienda, partendo dall' auto analisi dei punti di forza e punti di debolezza. The Wine Village è un metodo molto creativo, nato per lavorare sulle potenzialità di persone e organizzazioni. Il gioco originale è centrato su 15 carte fondamentali, gli abitanti del villaggio, che rappresentano altrettanti talenti essenziali: lo Sciamano incarna la visione del futuro, il mercante esploratore l'abilità di negoziare e scoprire nuove strade, il guerriero esprime la capacità di lottare per raggiungere un obiettivo e così via. -
Italian Wine Tour. Con il camper Gino tra le vigne italiane in un anno difficile da dimenticare
Un libro che nasce dalle esperienze vissute intensamente a contatto con le irriducibili e coriacee aziende vitivinicole italiane, seguendo le orme dell'Italian Wine Tour, in Camper su e giù dallo Stivale. Da questa esperienza unica abbiamo voluto trarre un libro che raccoglie opinioni, timori, storie, vicende personali e professionali, strategie, sogni, realtà, vittorie e sconfitte delle aziende vitivinicole italiane in un momento in cui la cucina sembrava chiusa, ma la pentola continuava a bollire. Un impegno che si è tradotto in 5.980 chilometri percorsi in 35 giorni, e un gran numero di aziende visitate in tutte le regioni italiane. -
Necropolitica
"L'assunto di questo saggio è che l'espressione ultima della sovranità consista, in larga misura, nel potere e nella capacità di decidere chi può vivere e chi deve morire"""". Dalla deumanizzazione del destino degli schiavi all'abominio dei campi di sterminio, dalle colonie africane - luogo per eccellenza del dominio razziale e modello del genocidio ebraico - alla colonia di oggi: i Territori Occupati. Fondando la sua riflessione su Arendt, Agamben, Bataille, Foucault, Gilroy e altri autori ancora, Mbembe traccia la genealogia dei poteri di morte: figura emblematica della modernità, della sua razionalità e della nozione di sovranità, che in essi esprime forse la sua essenza più cupa. Oggi le necropolitiche conoscono infinite metamorfosi e proliferano in un orizzonte dominato dalle guerre infinite nel Medio Oriente, dalle nuove tecnologie della morte e dallo spettro del terrorismo. Pensare a come uscire dalla notte di un mondo avvelenato dall'inimicizia: questo il lavoro instancabile che Achille Mbembe persegue da anni e di cui Necropolitica è una tappa fondamentale." -
Il capitalismo contro il diritto alla città. Neoliberalismo, urbanizzazione, resistenze
Che cosa vuol dire ""diritto alla città""""? Questa domanda sembra inseparabile da una serie di altre questioni, quali ad esempio quelle relative al tipo di città che vogliamo, al tipo di persone che vogliamo essere, ai rapporti sociali cui aspiriamo, al rapporto che intendiamo promuovere con la natura, con le tecnologie che riteniamo convenienti. Il diritto alla città non può essere ridotto a un diritto individuale di accesso alle risorse concentrate nella città stessa: dev'essere piuttosto il diritto a cambiare noi stessi cambiando la città, in modo da renderla conforme ai nostri desideri. È perciò un diritto collettivo più che soggettivo, in quanto, per cambiare la città, è necessario esercitare un potere collettivo sul processo di urbanizzazione. In questa prospettiva, è importante analizzare come, nel corso della storia, siamo stati modellati e rimodellati da un processo di urbanizzazione sempre più frenetico ed esteso, animato da potenti forze sociali e costellato da violenti fasi di ristrutturazione urbanistica, di """"distruzioni creative"""", così come da resistenze e rivolte a cui queste ristrutturazioni hanno dato origine. Si può dunque cogliere l'assoluta attualità della tesi di Henri Lefebvre: il processo urbano è essenziale per la sopravvivenza del capitalismo. Il diritto alla città, ossia il controllo della stretta relazione fra urbanizzazione, produzione e uso delle eccedenze di capitale, deve diventare uno degli obiettivi principali delle lotte politiche anticapitaliste."" -
Logiche dello sfruttamento. Oltre la dissoluzione del rapporto salariale
Lo sfruttamento è ancora oggi la chiave imprescindibile per comprendere il capitalismo e le sue intrinseche contraddizioni. Tuttavia, con la crisi del modello di sviluppo industriale e fordista, il rapporto salariale perde progressivamente la sua centralità sociale, esplodendo, fino quasi a dissolversi. Conseguentemente, i modi del comando capitalistico mutano drasticamente. Seguendo un approccio interdisciplinare, gli autori cercano di spiegare come le logiche dello sfruttamento si organizzano e funzionano in questo nuovo scenario, a partire dalla convinzione che sia necessario rivisitare l'armamentario concettuale della tradizione marxiana. In particolare, essi propongono, attraverso il concetto di imprinting, di considerare, accanto ai processi di sussunzione (del lavoro al capitale), l'imporsi, nel capitalismo contemporaneo, di un'altra logica dello sfruttamento che non assume il lavoro produttivo e salariato come suo spazio privilegiato di funzionamento ma che anzi vede le componenti riproduttive della vita divenire centrali nell'estrazione e nell'appropriazione del valore. Il volume si chiude con un saggio di Christian Marazzi del 1978, in cui alcuni dei temi qui affrontati sono posti per la prima volta. -
Il genere tra neoliberalismo e neofondamentalismo
Nell'ora dell'offensiva neofondamentalista contro il gender cosa significa difendere la tesi per cui il ""genere"""" costituisca ancora uno strumento di critica, e di lotta, anche in epoca neoliberista? Il neoliberismo, come noto, mira ad aggirare quelle esclusioni fondate sul genere ancora determinanti in epoca fordista, e lo fa mettendo in campo strumenti atti a includere le minoranze di genere e sessuali nei processi produttivi e di valorizzazione (diversity management, pinkwashing), come anche offrendo possibilità di soggettivazione, individuali e collettive, facendo leva sulla smobilitazione e sulla privatizzazione di soggetti e istanze un tempo conflittuali. Ma questi processi di inclusione coincidono con una sovversione delle gerarchie sulle quali si basavano le precedenti esclusioni, oppure non sono una naturalizzazione di quelle stesse gerarchie, sempre suscettibile di cambiare di segno nel momento in cui le condizioni dell'inclusività diventano precarie? L'odierna crociata neofondamentalista contro il gender, infatti, sembra innestarsi su questa precarizzazione delle condizioni di inclusività, attraverso la quale lo stesso neoliberismo esibisce il suo lato più repressivo, e autoritario."" -
La frontiera americana. Una interpretazione costituzionale
La conquista della frontiera americana sollecita da sempre l'immaginario collettivo, ispirando non solo cinema e letteratura, ma anche gli studi di storia, antropologia, politica ed economia. Ma quali sono le strutture giuridiche che fecero da sfondo all'espansione territoriale, all'edificazione dei territori organizzati e all'ammissione dei nuovi stati nell'Unione? In che modo il Congresso e le corti affrontarono i problemi giuridici scaturiti nella società di frontiera? E quale cultura costituzionale emerse dalle comunità della frontiera? Partendo dall'Ordinanza del Nord-Ovest - vera e propria Costituzione dei territori occidentali - il libro ripercorre un lungo tratto della storia costituzionale americana, fino alla Guerra civile, identificando una tradizione costituzionale della frontiera non del tutto sovrapponibile alla Costituzione dei Founding Fathers. Spesso trascurata nei grandi affreschi di storia americana, la progettazione costituzionale della frontiera, con le sue grandi aspirazioni e le sue violente contraddizioni, ha rappresentato il principale motivo di sfida, sviluppo e trasformazione della Costituzione di Filadelfia, contribuendo a plasmare l'identità della democrazia americana. -
Storia politica del filo spinato. Genealogia di un dispositivo di potere
Vecchio più di un secolo, il filo spinato non è mai stato un semplice attrezzo agricolo. Quasi subito si è mostrato uno strumento politico di grande rilevanza, la cui efficacia gli ha garantito un ruolo di primo piano in tre delle maggiori catastrofi della modernità. Negli Stati Uniti ha contribuito alla colonizzazione delle praterie del West e dunque all'ultima tappa dell'etnocidio degli Indiani d'America. Nel corso della Prima Guerra mondiale ha fortificato le trincee, dove sono morti milioni di uomini. Infine, è stato la recinzione elettrificata dei campi di concentramento e di sterminio nazisti. Ma la sua storia non finisce lì. Il filo spinato ha continuato a essere largamente utilizzato quasi ovunque: attorno ai campi e ai pascoli in campagna; in città, sui muri o sui cancelli delle fabbriche, delle caserme, delle prigioni e delle abitazioni di famiglie preoccupate. Ma anche lungo le frontiere nazionali, sui campi di battaglia o per sorvegliare uomini da far sopravvivere, da rispedire ai loro paesi, da uccidere... Tuttavia, il fatto che continui ad avere successo non significa che sia ancora il punto tecnologicamente più avanzato di gestione dello spazio. La tendenza attuale è di chiudere, gerarchizzare e controllare lo spazio con altri mezzi ben più sofisticati, ancora più leggeri e reattivi. Ma è poi così nuova questa tendenza? Contrariamente alla percezione che se ne ha, il filo spinato corrispondeva già a un allontanamento dalla pesante materialità della pietra, a una virtualizzazione delle separazioni massicce. Si trattava già di perdere in consistenza per guadagnare in potenza. Ma, in questo modo, annunciava il proprio superamento, il tempo in cui anch'esso sarebbe stato troppo vistoso e pesante, e avrebbe dovuto essere sostituito da tecniche più leggere, da dispositivi più discreti, che tracciano confini immateriali: non di legno, non di pietra né di metallo, ma di luce, onde e vibrazioni invisibili. -
Il tempo delle istituzioni. Percorsi della contemporaneità: politica e pratiche sociali
Le trasformazioni attuali della questione sociale richiedono un diverso modo di concepire il tema delle istituzioni, da svolgere sempre di più nella modalità della messa a fuoco di una produzione di spazi in grado di assicurare -alle emergenze/urgenze del sociale - una significativa loro soddisfazione, al di là dello stesso scontato richiamo al ruolo dello Stato. E in questa direzione che muove il testo di Fadini, attento a cogliere una linea di ""istituzionalismo critico"""", lungo il Novecento, effettivamente alternativa alla riconduzione del complesso istituzionale alla figura - per richiamare Althusser - dell'""""apparato ideologico di Stato"""". E allora in tale senso che si delinea il rinvio ad esponenti di un pensiero filosofico (e non) sostanzialmente """"eretico"""", quali ad esempio Elias Canetti e Gilles Deleuze, capaci di fornire spunti di analisi ancora fertili in vista di una riflessione sulle nuove istituzioni possibili del movimento dell'autonomia sociale. Sullo sfondo di tutto questo si coglie un rinnovato interesse alle questioni politiche e ai complessi istituzionali che possono sostenere al meglio o comunque in maniera crescente la soddisfazione di desideri di apertura e libertà, di ciò che cresce - al livello delle pratiche di soggettivazione - sui terreni di un'esperienza sempre più problematica a causa delle situazioni contraddittorie, difficili, di un paesaggio socio-culturale in grande trasformazione."" -
Chi è Hillary Clinton? Un enigma americano
Una pericolosa estremista di sinistra; il braccio politico delle corporation americane; una donna cinica, fredda e bugiarda, pronta a tutto pur di conquistare il potere. Pochi personaggi mondiali hanno suscitato opinioni così fortemente contrastanti. Sulla scena da decenni, da sempre discussa, per molti versi Hillary Clinton resta una figura ambigua ed enigmatica. Questo volume ne ripercorre le tappe fondamentali: dall'infanzia in un sobborgo bianco e conservatore di Chicago alla maturazione nei turbolenti anni Sessanta, tra università d'elite e attivismo; dall'incontro ""fatale"""" con Bill al trasferimento nel remoto Arkansas; dal lavoro come corporation lawyer alla costruzione di una carriera politica intrecciata a quella del marito, che la porterà a essere la prima first lady con ruolo attivo di governo, fino alle polemiche per l'affare Whitewater, gli scandali, il caso Lewinsky. E poi il percorso """"oltre Bill"""": senatrice di New York, candidata alla presidenza sconfitta da Obama, sua Segretario di Stato, e ancora candidata alla Casa Bianca, sempre tra accuse e polemiche. Ma la ricostruzione di Bergamini analizza anche la Hillary Clinton politica, la sua visione della società e il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, i suoi rapporti con le lobby economiche e il suo operato nell'arco di decenni, dal tentativo fallito di riformare la sanità al voto per la guerra in Iraq e alle sue battaglie per i diritti femminili."" -
Metafisiche cannibali. Elementi di antropologia post-strutturale
La prospettiva tracciata da Viveiros de Castro, i cui contributi sono da anni al centro del rinnovamento concettuale dell'antropologia, si fonda su un'opzione antinarcisistica, capace di infrangere la sovranità del soggetto analizzante (antropologo) e il suo presunto primato sull'oggetto analizzato (le società amerindiane). Non è un caso, infatti, che Metafisiche cannibali sia concepito come la presentazione di un altro suo libro, ancora non scritto, intitolato L'anti-Narciso, tutto giocato proprio su questa rottura della relazione dicotomica tra soggetto e oggetto, laddove l'altro, tradizionalmente considerato oggetto dell'indagine, diviene invece fonte preziosa di concettualizzazioni, di epistemologie, di punti di vista indispensabili alla sua (e alla nostra) comprensione. Di qui la domanda-chiave, che orienta tutta la ricerca: qual è il debito concettuale dell'antropologia nei confronti dei popoli che studia? Rispondere a questa domanda, pensare l'antropologia come esercizio di infinita traduzione e di ""equivocità controllata"""", significa partire da un assunto fondamentale: le concezioni e le pratiche che caratterizzano la ricerca antropologica provengono sia dai mondi del """"soggetto"""" sia dai mondi dell'""""oggetto"""", affermandosi tra i due una """"alleanza sempre equivoca ma spesso feconda"""", capace di spiazzare ogni approccio di tipo dualistico. Questo radicale spostamento di prospettiva - sostenuto da una feconda ibridazione che collega l'antropologia strutturale di Lévi-Strauss alla filosofia """"rizomatica"""" di Deleuze e Guattari - definisce la nuova missione dell'antropologia: quella di essere """"una teoria-pratica di una decolonizzazione permanente del pensiero"""", che restituisce al sapere dell'Altro il posto a lungo negatogli nell'orizzonte della conoscenza. E a partire da questa impostazione che nasce una originalissima rilettura dello strutturalismo, della """"se-miofagia"""" e delle popolazioni amerindiane, o dello sciamanesimo come attraversamento delle barriere ontologiche."" -
Black englishes. Pratiche linguistiche transfrontaliere Italia-USA
Partendo dal dibattito sulla lingua della diaspora afro-americana a lungo ritenuta come un inglese pieno di errori la cui etichetta ""cultural deficiency"""" assegnava ai suoi parlanti il ruolo di individui socialmente e linguisticamente inferiori, il volume focalizza inizialmente due aspetti centrali della questione: la ricostruzione necessaria delle origini e del contesto in cui nasce il Black language come strumento basilare di una specifica realtà sociale, e l'individuazione di quelle peculiarità (fonetiche, morfo-sintattiche e lessicali) che non attestano solo la complessità del suo status linguistico e la sua diversità rispetto all'inglese standard, ma rappresentano tutta la sua forza. In particolare, attivando connessioni tra la storia della diaspora afro-americana e delle più attuali migrazioni trans-mediterranee verso l'Italia, la riflessione teorica proposta pone il focus sulla formazione di nuove geolocalità e nuove identità linguistiche emerse alla luce delle molteplici contaminazioni di flussi culturali globali. Dal punto di vista strettamente linguistico, un risultato esemplificativo di questo processo di contatto e contaminazione è il Black English utilizzato in Italia da alcuni figli delle seconde generazioni come pidgin adattato ai fini comunicativi al di là di confini linguistici, nazionali e geografici. Nello specifico, oggetto della ricerca sarà il rap dell'artista afro-italiana Karima 2G le cui performance e narrazioni ci aiuteranno a ripercorrere la storia linguistica e culturale della linea del colore in Italia attraverso la sua storia di liberiana-italiana di seconda generazione che rappa e gioca con il Black English offrendo una visione transatlantica delle tracce della diaspora africana."" -
Antropocene o capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria
Che i drammatici cambiamenti climatici degli ultimi decenni siano dovuti alle emissioni antropogeniche di gas serra è un fatto acclarato, che non suscita serie controversie se non da parte di qualche sparuta setta negazionista. Quali siano le conseguenze di tale situazione è invece oggetto di discussione. Sempre più spesso si sente parlare, nei circoli accademici ma anche sui mass media, di ""Antropocene"""". Il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen, che ha coniato il termine, intende con esso una nuova era geologica in cui le attività umane sono diventate il fattore determinante, decretando così la fine dell'Olocene. L'umanità come un tutto indifferenziato (e colpevole) da un lato, l'ambiente incontaminato (e innocente) dall'altro. Jason W. Moore rifiuta questa impostazione e parte dal presupposto che l'idea di una natura esterna ai processi di produzione non sia che un effetto ottico, un puntello ideologico su cui si è appoggiato il capitalismo. Al contrario, il concetto di ecologia-mondo rimanda a una commistione originaria tra dinamiche sociali ed elementi naturali che compongono il modo di produzione capitalistico nel suo divenire storico, nella sua tendenza a farsi mercato mondiale. Il capitalismo non ha un regime ecologico, è un regime ecologico. Sfruttamento e creazione di valore non si danno sulla natura, ma attraverso di essa - cioè dentro i rapporti socio-naturali che emergono dall'articolazione variabile di capitale, potere e ambiente. Si tratta dunque di analizzare la forma storica di questa articolazione - ciò che Moore chiama """"Capitalocene"""": il capitale come modo di organizzazione della natura - per fronteggiare l'urgenza dei disastri ambientali che ci circondano"" -
Il buon americano. Scrittura e identità nazionale in Henry James
Scrittore e teorico del romanzo otto-novecentesco di riconosciuta importanza, Henry James nasce a New York nel 1843, si trasferisce in Inghilterra nel 1876 e nel 1915, un anno prima della morte, chiede la cittadinanza britannica. L'espatrio, l'adesione apparentemente entusiasta al Vecchio Mondo e la rinuncia alla cittadinanza d'origine hanno a lungo orientato il giudizio critico, mettendo al centro dell'attenzione il rapporto con l'Europa e cancellando dal quadro interpretativo la relazione tormentata tra James e gli Stati Uniti d'America. Ripercorrendo la lunga storia critica dello scrittore e muovendosi tra una pluralità di fonti primarie, questo lavoro dimostra la centralità dell'idea di nazione e il complesso intreccio tra identità nazionale, genere e razza nelle opere, nella vita, nella canonizzazione e ricanonizzazione di James. Per più di cento anni, James è stato al centro dell'agenda nazionalista dei nascenti studi americani statunitensi in quanto americano espatriato e come tale modello negativo di anti-americano o, all'opposto, come americano ideale che grazie alla distanza dalla madrepatria riesce a guadagnare un punto di vista cosmopolita. Nella ricostruzione di Petrovich Njegosh, il legame dello scrittore con la Gran Bretagna si rivela ambivalente, ma soprattutto non esclusivo. E mentre l'Italia diventa nel tempo esempio di modernità complessa, alternativa a quella statunitense, James assume il ruolo del ""buon americano"""", l'americano che nonostante l'espatrio mantiene l'identità delle origini."" -
La rivoluzione algerina e la liberazione dell'Africa. Scritti politici (1957-1960)
Il nucleo degli scritti qui raccolti è costituito dagli articoli che Fanon scrisse in forma anonima per l'edizione francese di ""El Moudjahid"""", giornale del Fronte di liberazione nazionale algerino al quale collaborò dal 1957 al 1960. In essi - come osserva Jean Khalfa nell'introduzione -non è difficile scorgere il suo stile, la sua insistenza sui processi vitali all'opera in ogni disalienazione, il suo interesse per una coscienza che si forma solo liberandosi dalle identità del passato, così come la sua preoccupazione di impedire l'ossificazione delle strutture rivoluzionarie e del neocolonialismo, e la sua fedeltà a una dimensione propriamente rivoluzionaria del movimento nazionale algerino. In generale, questi scritti mostrano come nel contesto rivoluzionario si elabori la rottura con la centralità della Francia: condizione ideale nella quale cresce ed evolve anche il pensiero di Fanon. La rivoluzione algerina appare come l'epicentro dal quale si propagano le scosse telluriche che fanno oscillare la torre d'avorio dalla quale gli intellettuali europei - non solo francesi - hanno raccontato il resto del mondo, subordinandolo alle loro voci, alle loro lingue. Al tempo stesso, la rivoluzione algerina è anche la lente attraverso la quale è possibile leggere il mondo oltre il conflitto con la République, mettendo a nudo le contraddizioni e le ingiustizie di una geografia centrata sul ruolo dell'Europa nel mondo. Il confine tra Parigi e Algeri diventa il collettore di istanze di lotta e di liberazione che riguardano l'intero continente africano, i processi di costruzione di nuove società, ma anche lo spunto per riflettere sull'Europa, sul suo rapporto con il fascismo e il colonialismo nella costruzione del mondo occidentale.""