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Non io nei giorni felici. Beckett, Adriatico e il teatro del desiderio
Quattro testi di Samuel Beckett passati al vaglio di critici e studiosi che ne mettono in evidenza aspetti poco studiati o del tutto inediti, dall'erotismo al femminile. In questo libro, quattro opere-chiave del drammaturgo irlandese, riprese da periodi molto diversi della sua vita (""Atto senza parole"""", """"Giorni felici"""", """"Non io"""", """"Dondolo""""), sono al centro di riflessioni nuove e stimolanti. Quindi, ecco emergere il valore del corpo e dell'eros, oppure le intime connessioni con le tematiche della scrittura femminile. Ecco un imprevedibile lato kitsch di Beckett o ancora l'interpretazione dei suoi testi come analisi delle crisi della coppia. Il volume nasce da una sollecitazione pratica: la realizzazione di un ciclo beckettiano diretto da Andrea Adriatico nel 2009 in occasione dei suoi 20 anni di attività artistica, che ha aperto ulteriori interpretazioni non canoniche di questi stessi quattro testi di riferimento. Nella prima parte del libro sono raccolti saggi appositamente scritti o tradotti che suggeriscono percorsi di lettura inusuali, scritti da studiosi americani di prestigio nel panorama degli studi beckettiani, come S. E. Gontarski, Mary Catanzaro e Dina Sherzer; e da studiosi italiani impegnati in letture nuove. Nella seconda parte vengono presi in esame gli spettacoli di Adriatico, offrendo anche in questo caso spunti di riflessione che non si limitano solo all'analisi di uno dei registi più originali della nuova scena italiana, ma che si allargano allo stesso Beckett."" -
Edipo. Tragedia dei sensi per uno spettatore. Parte prima della «Trilogia dello spettatore» del Teatro del Lemming
Pensato per un solo spettatore partecipante ma realizzato negli anni per oltre 3500 spettatori, ""Edipo"""" inaugura una stagione del tutto inedita per la scena italiana che condurrà il Lemming a realizzare, con la """"Tetralogia dello spettatore"""", un radicale ribaltamento della prospettiva che fa dello spettatore non più il passivo fruitore della drammaturgia, bensì il motore stesso della rappresentazione. Ciò che viene messo in gioco, proprio a partire da """"Edipo"""", è la possibilità di una trasformazione radicale dello statuto di spettatore che va da un lato a riguardare il suo piano personale, psicologico e soggettivo, dall'altro va anche ad inerire al suo ruolo, alla sua funzione pubblica e sociale."" -
La nascita del nuovo teatro in Italia 1956-1967
L'invenzione di un teatro ""diverso"""", il Nuovo Teatro, caratterizza in maniera fortissima la vicenda teatrale italiana a partire dalla seconda metà del Novecento. Questo libro ne racconta la nascita che si presenta come un lungo periodo di gestazione, caratterizzato da momenti diversi: un primo in cui i processi di trasformazione si diffondono in un ambito ristretto, un secondo in cui, invece, cominciano ad emergere ottenendo un riconoscimento ufficiale. La data di partenza di riferimento è il 1959, anno in cui esordiscono su una """"scena minore"""" Bene, Remondi e Quartucci; mentre quella di arrivo è il 1967, l'anno del Convegno di Ivrea, in cui i primi sperimentatori e i critici più attenti alla innovazione, in particolare gli organizzatori del Convegno Bartolucci, Capriolo, Fadini e Quadri, si riuniscono per dare una prima fisionomia linguistica e politica al """"nuovo""""."" -
Il teatro del dolore. Gioco del sintomo e visionarietà. Crazy Shakespeare-Nelle mani di un pazzo-Re nudo
Nato dall'esigenza di ristampa del volume ""Il gioco del sintomo-crudeltà e poesia"""" su un'esperienza di teatro e disagio mentale a Pisa, questo nuovo saggio """"Il teatro del dolore"""" si articola in due distinte sezioni di cui la seconda è ristampa integrale del """"Gioco"""", mentre la prima sezione si propone come un approfondimento di alto valore aggiunto sia di ordine scientifico-didattico che artistico-produttivo rispetto al saggio del 2002 (Renzia D'Incà, Pacini-Fazzi, Lucca). """"Il gioco del sintomo"""" narra del lavoro congiunto ideato dal regista Alessandro Garzella della Città del teatro di Cascina con la psichiatra Consiglia Di Nunzio, responsabile del servizio territoriale USL 5 di San Frediano a Settimo su un'esperienza laboratoriale di teatro e disagio mentale. L'esperienza metodologica del """"gioco del sintomo"""" è approdata sulle scene nazionali con tre spettacoli """"Crazy Shakespeare"""", """"Nelle mani di un pazzo"""" e """"Re nudo"""" che hanno visto interagire pazienti psichiatrici e attori professionisti."" -
Declinazione yoga dell'immagine corporea
"Declinazioni yoga dell'immagine corporea"""" è il testimone di un viaggio fantastico all'interno dell'immaginario yoga, viaggio compiuto rigorosamente da dentro le espressioni dello yoga, non in un'ottica di studio o di divulgazione, ma di esperienza concreta e tangibile. Lo yoga è interpretato qui come forma di ricerca sul corpo sottile, dando risalto agli aspetti di poetica, di linguaggio, di rapporto con l'inconscio. Attraverso una ricerca coreografica pluriennale sull'idea di corpo sottile in rapporto a spazio, oggetti e percezione, mi è stato possibile, dal 2003 al 2008, incontrare, incorporare letteralmente nella mia realtà, una dopo l'altra, alcune immagini dello yoga. Il testo contiene alcune proposizioni pratiche di lavoro, mentre esplora il concetto di felicità. La felicità potrebbe essere qui paragonata alla facilità, condizione che è fulcro stesso della rimessa in ordine percettiva, alla base dell'attività di creazione. Lo yoga predispone delle tecniche precise mirate allo studio della facilità, della fluidità, in contrapposizione alla forzatura del pensiero. Queste tecniche danno indicazioni precise sul corpo, sul respiro, sulle immagini." -
Dietro l'angolo (Carrer Hospital Amb Sant Jeroni)
"Dietro l'angolo"""" è un testo che parla delle relazioni umane nell'era contemporanea, relazioni virtuali in alcuni casi ed in altri, invece, fondate sul rapporto fisico e sessuale nell'inconsapevole tentativo di nascondere a se stessi la propria profonda solitudine e l'incapacità di comunicare veramente. Jordi Pratt i Coll presenta una carrellata di incontri tra esseri umani inadeguati, insoddisfatti della propria condizione, tanto desiderosi di qualcosa d'altro, quanto incapaci di spingersi fino in fondo nel tentativo di raggiungere veramente ciò a cui anelerebbero." -
Maria Paiato. Un teatro del personaggio
Maria Paiato ha attraversato il teatro di parola e di regia di questi ultimi vent'anni acquisendo competenze che ne fanno, da un lato, un'interprete duttile ed efficace della drammaturgia contemporanea, dall'altro, un'esploratrice creativa della forma monologo. Lo studio di Maria Cristina Sarò ricostruisce il percorso artistico dell'attrice soffermandosi su alcuni punti e snodi: il passaggio dalle caratterizzazioni degli esordi teatrali alla costruzione di personaggi sfumati e complessi; l'individuazione, in relazione alla forma monologo, d'un sistema di composizione basato sulle molteplici collaborazioni fra autore, regista e attore; l'importanza degli elementi performativi, per cui Maria Paiato perviene alla parte per accumuli di dettagli, per interrogazioni del vissuto che divengono linguaggio, per elaborazioni segniche del gesto. -
Testi per la scena
Tre testi per la scena dedicati ad altrettanti generi teatrali: la commedia brillante, la favola per bambini, lo sketch. Tre ritmi, tre note in cui declinare una scrittura scintillante dal ritmo indiavolato, che procede a colpi di gag, con tanto di effetti speciali, epifanie ed agnizioni, precipitandosi come in un imbuto verso l'apoteosi finale. La scrittura corre veloce e ricama ghiribizzi leggeri, oppure s'addensa, s'ingolfa, s'incrosta, e riprende il suo corso lasciandosi dietro aerei ramages che finiscono per rivelare, in controluce, la trama oscura della vita. -
Takku Ligey. Un cortile nella savana. Il teatro di Mandiaye N'Diaye
Quando arriva in Italia, nel settembre del 1988, Mandiaye N'Diaye trova ad attenderlo una realtà diversa da quella per la quale aveva lasciato il Senegal. Mandiaye non si rassegna a essere un lavoratore ambulante della riviera romagnola e, quando incontra Marco Martinelli del Teatro delle Albe, si inventa un passato da teatrante. Siamo nel 1989: il Teatro delle Albe cerca attori senegalesi per lo spettacolo ""Ruh"""". È l'inizio del """"meticciato teatrale"""" delle Albe, un viaggio fra Romagna e Senegal, alla ricerca di suggestioni sceniche che svelino l'universalità del teatro."" -
La creazione impaziente. Pier Luigi Pizzi e il teatro di prosa
Il volume ripercorre la storia nel teatro di prosa di Pier Luigi Pizzi, scenografo, costumista e regista del teatro italiano, autore, in sessant'anni di carriera, di oltre seicento spettacoli. Attraverso l'analisi degli allestimenti, viene raccontata una vicenda umana e professionale, dagli esordi agli oltre vent'anni con la Compagnia dei Giovani, il sodalizio con Giorgio De Lullo e Romolo Valli, le collaborazioni con Luigi Squarzina e Luca Ronconi, gli anni parigini, fino alle regie per il teatro di prosa. Il volume contiene anche le foto che narrano la lunga storia di Pier Luigi Pizzi sul palcoscenico e, in appendice, sono riportate una conversazione di Sophie Lannes con l'artista per il settimanale ""L'Express"""", e una serie di testimonianze sul suo lavoro."" -
Teatri «re-esistenti». Confronti su teatro e cittadinanze
Il volume affronta l'affascinante tema delle connessioni tra teatro e cittadinanza, valorizzandone la dimensione educativa. La riflessione che ne scaturisce è quanto mai necessaria oggi ai mondi dell'educazione chiamati ad elaborare e costruire nuovi saperi e competenze all'altezza di una complessità politica, sociale, culturale e umana che presenta sempre forti ambivalenze e non solo opportunità. Il teatro diventa necessario all'educazione proprio per la sua capacità di realizzare una sintesi dei saperi, superando frammentazioni, oltrepassando i confini delle discipline in modo da ricomporre in modo dialogico, problematizzante, attraverso un linguaggio che ricongiunge mente e corpo, l'aspetto cognitivo con quello emotivo. La connessione tra teatro e cittadinanza si rinforza anche nel riconoscimento della dimensione della memoria e della denuncia, del disvelamento di realtà scomode e dimenticate: si apre la possibilità di guardare il mondo con occhi diversi, di immaginare e costruire nuove cittadinanze, di comunicare le nostre rispettive narrazioni di mondi alternativi possibili. Il volume accoglie contributi di registi, attori e docenti universitari. -
Galileo
"Nel mio Galileo, ho scelto di raccontare l'uomo. Di rileggerne la vicenda umana e scientifica, attraverso la relazione con quattro donne protagoniste della sua vita, solo accennando al processo, alla condanna e all'abiura. Brecht, di cui conservo nel testo una breve citazione, ne ha scritto come meglio non si può. Di Galileo, mi ha commosso l'umana vulnerabilità, il piacere del dubbio. Mi ha commosso la sua fede nell'uomo, creatura in cui egli rintraccia Dio, un Dio presente nella materia e la cui esistenza è resa palese dall'intelligenza e dal pensiero di cui ci ha fatto dono. Mi ha commosso la rinuncia apparente a se stesso, che è perdita e vittoria insieme. Mi ha commosso il sensuale piacere del pensiero, così vivo in lui, come il piacere dei sensi. Egli sembra dirci .non c.è scissione tra spirito e materia. e, in ciò, è ancora profondamente rivoluzionario. Ma più di ogni cosa mi ha commosso il suo assoluto, devastante amore per la vita. Questa commozione ho voluto raccontare.""""" -
Trilogia dell'inettitudine. In punta di piedi, la spallata, fragile show
Il comico, secondo Kierkegaard, è il momento in cui l'infinito inciampa nelle maglie del finito. La trilogia di Francesca Macrì e Andrea Trapani è quasi una fenomenologia dell'uomo ridicolo, dove ogni episodio è suggellato dalla stessa frase: ""Perché ridi? Mi stai ridendo in faccia. Ho forse la faccia di un clown?"""". Ma è anche un'opera dolente sull'unica paradossale grandezza di questo clown sublime e involontario: il suo ostinarsi nel lavoro di quella coscienza che, come dice il Principe Amleto, """"ci rende tutti vili"""". E che, proprio nel momento di tuffarsi, ci fa cadere."" -
Visioni incrociate. Pippo Delbono tra cinema e teatro
Pippo Delbono è un artista poliedrico, capace di indagare la realtà con occhio critico, ironico, perfidamente disincantato e al contempo meravigliosamente poetico. Proprio questo suo sguardo ""famelico"""" di realtà e poesia lo ha portato a sperimentare linguaggi diversi, che creano un universo in cui il corpo della danza, le parole degli articoli su vari quotidiani e i fotogrammi dei suoi film trovano un equilibrio in cui gli uni non possono fare a meno degli altri, e permettono di scoprire nuovi modi di leggere il mondo di oggi. Partendo dalle premesse teatrali ci si addentra nell'universo immaginifico ricco di riferimenti provenienti dalle sue esperienze prima di spettatore e poi di sperimentatore del linguaggio cinematografico: che si muova con un telefonino o con una cinepresa, sarà la sua indubbia capacità di cogliere l'emozione dell'incontro, di documentare la verità di quello che vede, a creare l'arte, la poesia. Completano il volume scritti di Pippo Delbono, Fabrizio Fiaschini, Fabio Francione, Enrico Ghezzi, Luca Mosso; una teatrografia e un apparato completo di filmografia con schede e sinossi."" -
Dario Fo e Franca Rame, una vita per l'arte. Bozzetti, figure, scene pittoriche e teatrali
Questo volume, nato a seguito d'un rinnovato, e sapientemente scenografico, percorso espositivo di ""Pupazzi con rabbia e sentimento"""" del Fo non solo attore-autore, raccoglie contributi di studiosi attratti dalla pluridisciplinarità e quindi capaci di focalizzarne i punti chiave negli oltre cinquant'anni di produzione della coppia premio Nobel. Oltre al grande Giullare, la grande Comica dell'Arte Franca, i cui registri tragici arricchiscono la dinamica polivalente d'una compagnia non a caso vestita dalla straordinaria e segnatamente artigianale sartoria Rame. Emerge dal complesso dei saggi una stratificazione dialettica, teatro-pittura, corpo-figura, azione-narrazione, mitologia-mitografia, fondata sulla contaminazione tragi-comica che non si esaurisce, per Fo, neppure quando abbandona il modulo comico-farsesco a favore di una tragicità arcaica, nel lavoro inedito sul caso Moro. Affrontata in parallelo o insieme, la coppia mostra da un lato la capacità """"sintetica"""" del corpo attorico di Fo, in un libero scambio tra foglio dipinto e scena, che rompe anche per il pubblico la cornice del teatro."" -
Quel buio luminoso. Sulla drammaturgia di Jon Fosse
Leif Zern acuto studioso del teatro del Novecento europeo, è il maggior critico teatrale scandinavo, per decenni ha svolto la sua attività anche su ""Dagens Nyheter"""" il più diffuso giornale svedese. Leif Zern ha avuto e ha una grande influenza sulla scena svedese contribuendo anche a superare modi di far teatro diventati col tempo obsoleti, contestualizzando il teatro svedese nella scena europea evitando così autoreferenzialità e provincialismi. Le sue critiche nascono dalla scena e respirano con essa. Lo sguardo è lo strumento di lavoro per Zern. Uno sguardo affinato mediante un continuo esercizio consapevole del guardare le diversità e la qualità dei teatri e delle scene. La sua attenta osservazione delle pratiche teatrali lo pone molto vicino alle scoperte recenti delle neuroscienze che stanno aprendo nuovi campi di conoscenza anche sul lavoro dell'attore. Zern non crede che il sottotesto e l'impatto psicologico con il testo siano gli elementi che mettono in moto il lavoro dell'attore, invece è centrale per lui il rapporto fra attore e testo considerato in primo luogo come catena di suoni e di ritmi."" -
Il teatro del fare. Il teatro come welfare edicativo. Una plausibile didattica della comicità. Appunti e idee per la formazione teatrale nella scuola
Il nostro lavoro a diretto contatto con l'infanzia e l'adolescenza ci ha persuaso a raccontare ""la comicità"""" sotto un profilo più immediato, ritenendo necessario spiegare ai ragazzi il """"perché ridono"""", allo scopo di fornire un ulteriore strumento alla capacità di scelta e di critica."" -
4 trame agli angoli della storia: Il sole dorme-Il contagio-L'astratto principale della speranza-Buio
Quattro testi teatrali sul rapporto tra individuo e storia. Quattro trame che con avvolgenti dialoghi densi di immagini, raccontano un senso di sradicamento che va al di là degli imprevedibili personaggi, scolpiti nella pietra con una lineare e personalissima capacità di sintesi. -
Teatropersona. Scrittura di scena e presenze riverberanti
Una delle più originali formazioni del nuovo panorama teatrale italiano presentata attraverso gli spettacoli e il metodo di lavoro che ne hanno determinato l'affermazione in Italia, dove Teatropersona ha ottenuto i primi importanti riconoscimenti, e poi sui palcoscenici internazionali, dalla Corea alla Russia, dalla Polonia alla Francia. Fernando Marchiori incrocia la propria prospettiva critica con gli sguardi degli stessi protagonisti, Valentina Salerno e Alessandro Serra, e di testimoni d'eccezione come Yves Lebreton e Grazia Marchianò, raccolti anche nella forma immediata e intensa della conversazione. Ne esce un percorso di analisi stringente e nello stesso tempo un'affascinante narrazione del fare teatro quale esperienza umana e professionale. Un'arte, nel caso di Teatropersona, caparbiamente tesa a creare il vuoto attraverso la forma, mettendo al centro la presenza riverberante di un attore-talismano che ""non rappresenta nulla, semplicemente è ciò che esprime""""."" -
La grande foresta
Perché è sempre colpa del lupo? Perché è sempre lui il cattivo delle storie? Perché ti abituano così sin da piccolo? Poi accade che succede qualcosa di brutto e ogni volta è stato il lupo. Ma nella maggior parte dei casi non è il lupo, il colpevole. In un piccolo paese senza nome un bambino cresce tra scuola, casa e un grande bosco. Il bambino va a scuola a piedi, corre, non vuole aspettare: vuole crescere e diventare un cacciatore, come suo nonno. Suo nonno invece gli impone la lentezza, la scoperta del bosco e delle sue regole, di un mondo che si sta estinguendo, ma che - per chi lo sa guardare con pazienza - è immensamente più bello di quello che stiamo costruendo. Questa è la storia dell'ultimo lupo abbattuto in quelle terre, e di tutto ciò che morì con lui. Età di lettura: da 8 anni.