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Love is not enough. Basta Amarsi
Leila ed Ismail, lei ebrea, lui palestinese, nati e cresciuti nemici e vicini di casa al confine della Striscia di Gaza, vivevano separati da una rete metallica e da differenze economiche e culturali che con l'innocenza di due bambini non dovrebbero avere nulla a che fare. Lei figlia di un ex rettore in pensione, vive in condizioni agiate ed ha accesso ad ogni forma artistica e culturale. Ismail invece potrà continuare l'istruzione scolastica solo grazie alle sue capacità fisiche, e dovrà sudarsi una borsa di studio per una rinomata università Inglese. Si ritrovano dopo anni a Londra e non sarà semplice superare i retaggi del passato, ma come si può vivere di un odio che non ci appartiene e non dar ascolto ai sentimenti che possiamo lentamente far sbocciare? -
La consapevolezza del male
Loredana Spadafora è una docente di Agraria in una delle più prestigiose università di Roma. Una telefonata le cambierà la vita: sua nonna è morta. Partirà per il suo paese natio, Rossano, situata alle pendici della Sila Greca e bagnata dal Mare Ionio. Il legame di Loredana con donna Costanza, la ""Matriarca"""", non era mai stato dei più felici. Scoprirà che sua nonna è stata assassinata. Un viaggio non facile, poiché è una trovatella, adottata dalla famiglia Spadafora quando era una neonata e ciò aveva causato un malcontento in famiglia. I cugini, rimasti al Palazzo Spadafora, sono impigliati nella spirale di segreti derivati dall'avidità e dalla bramosia di potere del capostipite, nonno Pompeo, marito di donna Costanza e soprannominato dalla gente della Contrada, """"il Diavolo"""". Un viaggio di ritorno che la costringerà ad affrontare i fantasmi del suo passato e che porterà allo scoperchiamento del Vaso di Pandora: dovrà disseppellire inaudibili Verità. La Calabria fa da sfondo alla trama: una terra travagliata da secoli di dominazioni straniere e dal susseguirsi di Governi Italiani che hanno deliberatamente chiuso gli occhi di fronte alle questioni economiche e sociali del Meridione."" -
Scritto con il sangue
Non è così semplice ritornare a scrivere quando le idee non arrivano, e di solito, la più grande fonte di ispirazione per uno scrittore di romanzi rosa, è una donna, qualche volta la natura, e quasi certamente una fervida immaginazione. Ma che cosa poteva accadere a Marcus, grande scrittore di successo, quando uno solo di questi elementi gli è venuto a mancare? A New Orleans, ancora un anno dopo aver scoperto la moglie Katerine, a letto con il suo migliore amico, si ritrova a vivere di espedienti in una bettola buona per scarafaggi. In uno Stato martoriato dagli uragani, Gustav sferzava l'ultimo colpo di coda sulla città. È una sera come tante, e nel bar sotto il suo appartamento, lo scrittore, nell'inettitudine di glorie ormai lontane, si trovava a consumare l'ennesimo bicchiere di whisky, quando, dalla porta del locale si staglia un'imponente figura seguita da un vortice di detriti e cartacce. L'uomo sembra conoscere lo scrittore e non viceversa. Tra fulmini e tuoni che irrompono dalle vetrate, i due trascorreranno la serata insieme, senza sapere però, che la vita di uno dei due, o forse quella di entrambi, sta per cambiare per sempre. -
Oltre il buio
I piani di Giulia per i festeggiamenti dei suoi diciott'anni cambiano all'improvviso quando una tragedia sconvolge completamente la sua vita costringendola a trascorrere il giorno del suo compleanno in un pianto disperato davanti a due fredde tombe. La sua vita cambia di colpo: dolore, rabbia e sconforto si impossessano del suo animo, cerca risposte che non trova, prova soluzioni per star meglio che non funzionano, evita chiunque cerchi di aiutarla. Suo unico appiglio alla vita sarà un gruppo di persone che come lei fanno fatica a superare il lutto e, soprattutto, la relazione con un misterioso ragazzo. -
Il romanzo dei Tui
È in una Cina immaginaria che Brecht decise di trasporre narrativamente, con divertito coraggio, i tempi oscuri e turbolenti in cui la Storia gli diede in sorte di vivere. Cominciato durante l'esilio e rimasto frammentario dopo oltre un decennio di lavoro, ""Il romanzo dei tui"""" è una satira feroce degli intellettuali che affittano a cottimo al migliore offerente il proprio ingegno: i """"tui"""". Dal mare dell'imbecillità umana emerge qui un arcipelago di aneddoti, storielle, parabole e corrosivi esercizi di umorismo che mettono alla berlina tutti i grandi ideologi dell'Occidente e forniscono anche una diagnosi inaspettata e spiazzante dell'ascesa di Hitler. Un geniale e comico breviario sul cattivo uso dell'intelletto che zigzaga tra apologhi memorabili, trattati stravaganti (compreso uno sull'arte del leccapiedi) e racconti arguti, consegnandoci una requisitoria serrata e farsesca contro ogni pensiero fumoso e servile. Un tesoro di caustica comicità proposto per la prima volta al pubblico italiano."" -
Proprietà perduta
Dal 28 al 30 giugno 1979 a Castelporziano, su un palco precariamente issato sulla sabbia, va in scena - complice il geniale assessore Renato Nicolini - il Festival internazionale dei poeti. Franco Cordelli ne è l'ideatore insieme a Simone Carella e Ulisse Benedetti, anime di un teatro dell'underground romano, il Beat 72. Insieme agli italiani, da Antonio Porta ad Amelia Rosselli, da Dario Bellezza a Valentino Zeichen, arrivano poeti da tutto il mondo, da Amiri Baraka ad Allen Ginsberg e William Burroughs, da Evgenij Evtusenko a Marcelin Pleynet, da Erich Fried a David Gascoyne. I mille spettatori della prima sera, la terza sono trentamila. La poesia, da stanza separata per anime elette, d'improvviso si fa moda, fenomeno di costume, isteria collettiva. Scoprono di dover salire sul palco, quei tutti, bisognosi di ""esprimersi"""". Il successo non modifica l'impianto di quello che Cordelli ha concepito come esperimento di """"avanguardia per le masse"""": un gesto concettuale che l'anno dopo viene replicato - nello spazio antitetico di Piazza di Siena, a Villa Borghese - per paradossalmente dimostrarne l'irripetibilità. Durante la preparazione del secondo festival mette mano, Cordelli, a un testo che scrive in preda a una specie di raptus (anche se lo pubblicherà per Guanda solo nell'83). """"Proprietà perduta"""" è insieme il diario-reportage dei due Festival ma soprattutto quello che definisce un """"romanzo con i poeti"""", nel quale il primo dei personaggi è quello che dice """"io""""."" -
Io in te cerco la vita. Lettere di una donna innamorata della libertà
Prodigio di libertà e indipendenza, Anna Kuliscioff ha attraversato da protagonista tre decenni della vita politica europea dando un incalcolabile contributo nelle battaglie per i diritti delle donne e dei lavoratori. Rivoluzionaria e libertaria nelle relazioni amorose come nelle rivendicazioni politiche, Kuliscioff ci ha lasciato alcune delle più intense lettere del Novecento italiano. Riscopriamo così la vita di una donna che fu cittadina di un futuro al quale, ancora oggi, dobbiamo aspirare. -
Il brady
Jacques Thorens, al suo esordio letterario con Il Brady, una sorta di romanzo di un luogo. Il Brady è un cinema di quartiere a Parigi, che proietta pellicole di infima qualità, attingendo al kung fu, allo splatter, agli spaghetti western girati peggio.rnrnrn«In circa 340 pagine si dispiegano sacro e profano, il sublime dell'arte e il prosaico di un'umanità diseredata, abbruttita dalle notti in bianco o dai vizi, emarginata dalla società, ingrigita dalla penuria e abbattuta dalle sconfitte di una lotta quotidiana con la propria sopravvivenza.» - Huffigton Postrn«Scrivere di un cinema per parlare del cinema.» - Film Tvrn«Questa storia si ispira a fatti reali. Tutto ciò che potrà sembrarvi eccessivo o inverosimile è autentico.»rnrnC'era una volta un cinema a Parigi che non assomigliava a nessun altro. Sullo schermo proiettava i bassifondi della cinematografia mondiale (dalle pellicole di kung fu agli splatter, dagli spaghetti western alla cosiddetta serie Z), mentre in sala ospitava una varissima umanità di incantevoli falliti e dignitosi esclusi: il Brady, luogo balordo, sgangherato, irriducibile, una quinta di romanzo che ha avuto la faccia tosta di esistere per davvero. Di questo luogo, Jacques Thorens offre una «biografia» divertita, canagliesca e struggente, narrando un'epopea della marginalità, del kitsch e dello scialo, costellata di momenti paradossali (come quando ""Harry Potter"""" viene programmato assieme a """"Schiava di Satana""""...), di personaggi memorabili e di capitoli ricorrenti che celebrano la contorta ingegnosità di produttori e titolisti (con perle come """"Zorro e i tre moschettieri"""" o """"C'è Sartana... vendi la pistola e comprati la bara!""""). La romanzesca storia vera di un cinema mecca dei cinefili e corte dei miracoli, dove - tra b-movie e amori mercenari - gli sketch esilaranti, le avventure a perdifiato e i sogni più sfrenati escono dallo schermo per sedersi tra gli spettatori."" -
Materia prima
Materia prima racconta gli slanci e i passi falsi di una picaresca vocazione alla scrittura e alla rivolta. rn«Malinconico, divertente, cinico e profondamente autentico: è il miglior romanzo sugli anni Settanta che abbia mai letto.» - Barry Milesrn«Materiale grezzo, sporco e tagliente, ma purissimo come petrolio o diamante, al lettore la scelta.» - La Stamparn«Questo romanzo non somiglia a niente che abbiate già letto...» - Internazionalern«Con toni picareschi, Fauser descrive un itinerario in cui spesso le avventure prevedono viaggi oltre le porte della percezione.» - il manifestornrnrnHarry Gelb ha sete. Sete di vita, di intensità, di gloria. Una sete inestinguibile. Per placarla viaggia, si droga, beve e, soprattutto, scrive. Va alla ricerca di estasi ed esperienze, ossia della «materia prima» dalla quale trarre i romanzi e le poesie con cui è determinato a entrare nella storia della letteratura. Il fiume in piena dei fermenti europei degli anni Sessanta e Settanta lo sballottola tra Istanbul, Berlino e Francoforte tracciando le spire di una gioiosa catastrofe: un incessante vagabondare tra case occupate, lavori precari, assemblee del movimento studentesco e scalcagnate redazioni letterarie. Sempre a rotta di collo, con come unici porti franchi il bancone di una bettola, l'abbraccio di un amore corsaro, i tasti di una macchina da scrivere. Inseguendo Dostoevskij, Fallada e la Beat Generation, l'«outsider tra gli outsider» Jo?rg Fauser descrive, con uno stile inconfondibile fin dalla prima riga, anno dopo anno, sbronza dopo sbronza, le passioni e i tradimenti di un'intera utopia sociale. Sarcastica anatomia dell'irrequietezza e della dipendenza, ""Materia prima"""" racconta gli slanci e i passi falsi di una picaresca vocazione alla scrittura e alla rivolta."" -
La vita comincia ogni giorno. Lettere di saggezza e commozione
Armato della mitezza degli inflessibili, un grande poeta insegna a guardare il mondo come fosse il primo giorno della creazione, e ad affrontare le difficoltà come occasioni per scoprire se stessi. Le lettere di Rainer M. Rilke sono tesori di ambiziosa saggezza, straboccano di quotidiana audacia e contengono le altissime riflessioni maturate da un uomo che seppe richiedere alla vita la misura della perfezione. -
La riva delle Sirti
Esiste un classico di coinvolgente bellezza, un libro essenziale, un romanzo perfetto che è rimasto pressoché ignorato dalle lettere italiane, e che ha invece marchiato a fuoco il Novecento francese: ""La riva delle Sirti"""" di Julien Gracq.rn«La riva delle Sirti è un romanzo difficile e affascinante che esibisce le stimmate del capolavoro.» - il manifestorn«Leggere Gracq apre lo spirito, costringe all'intelligenza.» - Internazionalern«La geografia fantastica inventata dai grandi scrittori non ha forse mai avuto una più alta collocazione di quanta ne abbia trovata in un mondo misterioso, lontano eppure vicino, remoto eppure prossimo, nascosto eppure riconoscibile, come è Orsenna.» - Robinson, Repubblicarn""""E poi, di tanto in tanto, su quell’intenerimento melanconico, scivolava come un colpo di vento vivo e allarmante in una notte tepida quella conturbante parola: “la guerra”, e i colori così puri del paesaggio che mi circondava prendevano una quasi impercettibile sfumatura di temporale.""""rnrnEsiste un classico di coinvolgente bellezza, un libro essenziale, un romanzo perfetto che è rimasto pressoché ignorato dalle lettere italiane, e che ha invece marchiato a fuoco il Novecento francese: """"La riva delle Sirti"""" di Julien Gracq, opera che tra Storia e mito racconta la decadenza e la rovina di un'intera civiltà. Una guerra ormai sopita, eppure mai ufficialmente conclusa, tiene in scacco da trecento anni la fittizia repubblica di Orsenna, ricca di tradizioni e povera di futuro. L'attesa - questa paralisi della speranza - consuma la vita di Aldo, un giovane dell'aristocrazia cittadina piombato dagli agi e dalla spensieratezza della capitale alle sperdute e silenti lande di una sonnecchiante frontiera. Julien Gracq racconta il dolce perdersi di una vita e il lento naufragare di un popolo, descrive i costumi, i palazzi e le leggende di un Paese immaginario, dipingendo con insuperabile maestria le vedute di un paesaggio avvolto in una «fantasmagoria di brume» da cui emergono le figure solide, nitide, del capitano Marino, dell'ufficiale Fabrizio, della splendida Vanessa, e anche - paradossalmente - del minaccioso e mai avvistato nemico d'oltremare. In un'atmosfera metafisica - come sospesa tra Il deserto dei Tartari, la sontuosità di Proust e la vastità di Conrad - l'assurdo e il misterioso si accendono inaspettatamente dando vita alle fiammeggianti «verità intellettive» che puntellano questa avventurosa metafora dell'esistenza in cui ogni frase è intrecciata come i fili di un arazzo, ogni parola è potente, centellinabile come un liquore raro, dal fascino indiscutibile. «E poi, di tanto in tanto, su quell'intenerimento melanconico, scivolava come un colpo di vento vivo e allarmante in una notte tepida quella conturbante parola:""""la guerra"""", e i colori così puri del paesaggio che mi circondava prendevano una quasi impercettibile sfumatura di temporale»."" -
La chiara fontana
"La chiara fontana"""" narra l'arte di un'epoca, la forza dei sensi e l'esultanza del corpo. Luglio 1873: il grande pittore realista Gustave Courbet - autore della famigerata """"Origine del mondo"""" al centro di mille scandali - inizia il suo esilio in Svizzera. È stato tra i protagonisti dell'irripetibile stagione della Comune di Parigi e ha contribuito all'abbattimento della colonna Vendôme, simbolo del più tronfio imperialismo. Condannato a risarcire i danni e a scontare sei mesi di galera in una Francia insanguinata dalla reazione, Courbet ha scelto la fuga, ossia la libertà. E proprio come «la conseguenza di una libertà» David Bosc racconta gli ultimi quattro anni di vita di questo colosso della pittura, una libertà che è «dovere di governare se stessi» e coincide con le gioie, pure e contagiose, dell'arte e della Natura." -
Doris, la ragazza misto seta
«Padre nostro che sei nei cieli, concedimi una buona istruzione, fa' questo miracolo, al resto ci penso da sola con un po' di rimmel.»rnrnrnDoris è giovane, vive in provincia, si innamora spesso e sogna in grande. E a sognare non l'ha imparato nell'oscurità delle notti, ma nel buio delle sale cinematografiche. «La mia vita è come un film, ed è così che la voglio scrivere» annota nelle pagine che compongono questo incalzante romanzo. Una ragazza nella Germania degli anni Trenta, dove l'economia ristagna e la società freme. Quando le moleste attenzioni del capo la costringono a lasciare il lavoro di dattilografa, Doris decide di partire alla conquista della ruggente Berlino. Diventare una stella, risplendere come le luci della grande metropoli, e magari trovare l'amore: ambizioni che la spingono, non senza fraintendimenti e cadute, a reclamare un ruolo da protagonista all'interno della propria vita. Le avventure di questa «ragazza misto seta» sono un vorticoso saliscendi di ambienti e passioni tra splendori e miserie. Al suo fianco l'amica del cuore Tilli, addosso una pelliccia rubata quasi più cara di ogni affetto. La voce irresistibile di Doris trascina con sé un meravigliato gioire dello sguardo e del corpo, una leggerezza di fronte a ogni ostacolo che riluce del mito, moderno e atavico, della giovinezza. -
La demenza del pugile
Bisogna vivere almeno un secolo. Allora sì che il tempo ti rispetta.rnrnMelchior Marmont è vecchio, la sua rubrica è piena di amici celebri – da Chaplin a Griffith, da Wells a Hitchcock – ormai morti. Solo lui resta in piedi, incassando o schivando i colpi della vita come un pugile suonato contro quell’avversario invincibile che è il tempo, imprigionato in migliaia di souvenir, esorcizzato in una fuga infinita su un ring vasto quanto l’intero pianeta. Melchior è un produttore che ormai lavora troppo per la televisione e troppo poco per il cinema, e ha deciso di colmare il suo debito di riconoscenza con la settima arte portando a compimento il suo tardivo esordio alla regia, La demenza del pugile, film citazionista e visionario come le pagine di questo romanzo. Incontenibile adolescente di ottantadue anni, allegro naufrago del Novecento, Melchior affastella progetti, fa e disfa testamenti, ossessionato dal tarlo di lasciare una qualche traccia di sé. E non getta la spugna neanche quando torna a visitare l’antica dimora tra le solitarie montagne del Borbonese in cui ha trascorso le luminose estati dell’infanzia e in cui, come in una sala di montaggio, ora ripercorre ogni fotogramma della sua esistenza tra appassionate malinconie e invettive sulfuree. Mentre gli amori scomparsi e i fantasmi del passato si addensano in un’allucinata nebbia di ricordi, questo protagonista sardonico e straripante ci coinvolge in un’indomita resa dei conti dando del tu alle paure e alle speranze di tutti. -
L' amore all'inizio
Un romanzo sui desideri, sulla loro vita nascosta, sepolta sotto le braci della normalità. Una storia che racconta di come tutto possa improvvisamente cambiare, anche il nostro sguardo su noi stessi. rnrnrnStella abita in un tranquillo quartiere residenziale ai margini della città, madre a tempo pieno e infermiera part time, si divide tra le cure ai suoi anziani assistiti, la saggia allegria della figlia Ava e l’attesa del marito sempre via per lavoro. Una vita come tante, in fondo anche desiderata, eppure persino troppo immutabile, e preda di improvvisi struggimenti.rnUna mattina è sola in casa, e qualcuno suona al cancello del suo giardino. È un uomo, mai visto prima, che le propone di fare due chiacchiere. Stella, turbata e sorpresa, rifiuta seccamente, ma quella figura inquietante e dall’aria disturbata si ripresenta giorno dopo giorno, in una catena di apparizioni sempre più pressanti. La vita della donna comincia a deformarsi, corrosa dallo sguardo di un essere sconosciuto, toccata da quella presenza fantasmatica e concretissima che la scuote nel profondo, mutando le insoddisfazioni di un quieto conformismo in uno sfumato crescendo di ossessioni.rnCon una lingua nuda e uno stile scarno, di affilata economia verbale, Judith Hermann crea un ecosistema umano e urbano carico di tensione, capta una vibrazione emotiva che al contempo attrae e atterrisce, e ci porta all’origine, spesso ambigua e violenta, di tutti i desideri sepolti sotto il ricatto della normalità. -
Acque strette
La vicenda narrata in questo libro è semplice: un'escursione in barca sull'Èvre, piccolo fiume che si getta nella Loirarnrn«Una lezione di poetica, senza averne l'aria.» – François Bonrnrn«Sulle barche che tornavano da Coulènes ho spesso udito cantare; proprio come l’acqua che scivola liscia sulla cresta della diga, ciò che si sfogava in quel canto era una sorta di tranquilla eccedenza; niente più di quanto può pacificamente traboccare dopo essersi riempiti di una giornata senza nubi.»rnPaesaggi, campi, scogliere, boschi, ginestre accompagnano un tragitto familiare, ripetuto nelle diverse stagioni della vita, che qui trascende in viaggio iniziatico nel cuore stesso della creazione letteraria. E a pelo d'acqua si attiva la memoria, si accendono fantasticherie associative che collegano in un'unica costellazione i diversi astri del personale firmamento artistico di Gracq: il profilo di un castello sulla riva richiama alcuni versi di Nerval, e su quelli si innerva un immaginario poetico in un magistrale mescolarsi di ricordo e percezione, esperienza e chimere. Sono pagine esigenti, che subito ripagano con l'ineffabile bellezza di un tramonto dopo un giorno di pioggia, di un odore terroso, di un vento d'aprile. La prosa vi scorre sinuosa, ora limpida ora più torbida, sempre incantatoria come le acque dell'amato Èvre. Forse mai quanto in questa densissima rêverie il grande scrittore francese si è rivelato così compattamente pervaso dalla sua caratteristica ispirazione, in grado di fermare il tempo con la limpida forza dello stile. -
La vergogna
Il libro in cui Annie Ernaux affronta di petto l’indicibile: il trauma e la vergogna che hanno acceso in lei il desiderio di ribellarsi e di scrivere.rnrn«Sotto la freddezza di uno stile asciutto, levigato da una ricerca di essenzialità mai fine a se stessa, bruciano le pagine di questo libro di Annie Ernaux. ""La vergogna"""" è un romanzo-memoir che scavando nel sottosuolo dell'infanzia disseppellisce un dolore remoto ma anche un'epoca con le sue regole, i suoi riti, la sua lingua.» - Cristina Taglietti, La Letturarnrn«La scena che dà origine a """"La vergogna"""" è una scena spartiacque, la prima data precisa dell'infanzia, che del trauma possiede la paura immediata e consecutiva, lo stato di allerta cui costringe, la forza con la quale s'incide nella memoria, l'impossibilità di condividerla con chiunque, per anni. Quel pomeriggio di giugno comincia il processo di separazione che la trasformerà in una nemica di classe per i suoi genitori, e in una scrittrice.» - Rossella Postorino, Tuttolibrirnrnrn""""L'aspetto peggiore della vergogna è che si crede di essere gli unici a provarla""""rnrnrn«Ho sempre avuto voglia di scrivere libri di cui poi mi fosse impossibile parlare, libri che rendessero insostenibile lo sguardo degli altri.»rnRomanzo dell’infanzia e dei suoi abissi, La vergogna ricostruisce con spietata lucidità una presa di consapevolezza: quella di una bambina di dodici anni testimone della «scena» spartiacque, rimasta a lungo indicibile, che le fa scoprire di colpo di essere dalla parte sbagliata della società. Inventariando i linguaggi, i riti e le norme che delimitavano il suo pensiero e la sua condotta di allora, Ernaux sprofonda nella memoria intima e collettiva – fatta di usanze, espressioni e modi di dire – e scompone l’habitat del mondo in cui era immersa: la scuola privata, i codici della religione cattolica, il culto della «buona educazione», le leggi non scritte ma inviolabili della gerarchia sociale.rnCome nessun altro, Annie Ernaux riesce a mettere a fuoco con bruciante distacco – da esemplare «etnologa di se stessa» – la più indifesa delle età, raccontando quel violento e reiterato sconcerto che è l’ingresso nella vita adulta."" -
Una profonda invidia per la musica. Invenzioni a due voci con Paolo Terni
Nell'intreccio di voci di Paolo Terni e Giorgio Manganelli «ascoltatori maniacali» si compone una specie di trattato, involontario quanto misteriosamente esaustivo, su come entra la musica nella nostra vita - e come si scopre che è impossibile farla uscire.rn«Un libro che riunisce le belle conversazioni radiofoniche che nel 1980 Manganelli intrattenne con il musicologo Paolo Terni» - Il VenerdìrnrnrnrnrnNell'ambito di un ciclo dal titolo ""La musica e i dischi di..."""", dal 14 al 18 luglio 1980, Paolo Terni si trovò a ospitare negli studi di Radio 3 uno scrittore che mai aveva fatto sospettare una particolare inclinazione per la musica: Giorgio Manganelli. E invece, come un appuntamento a lungo atteso, rappresentò un'esplosione pirotecnica l'incontro fra il Manga (che alla sua morte lascerà una collezione discografica non meno ricca della sua leggendaria biblioteca) e una serie di brani incontournables del Canone Occidentale - da Haydn a Mahler, passando per Schubert e Verdi: senza trascurare le operette di Gilbert and Sullivan o la musica tradizionale del Giappone. La reazione chimica fra ascolto e commento a caldo produce un monumento all'arte della conversazione - brillante come poteva essere, forse, in un salotto del Settecento. Ma anche l'affondo più rivelatorio nella poetica di un autore pervicacemente astratto, quale voleva essere Manganelli, che a sorpresa fa i conti con «l'onta del significato» e la sua «ferita»: che il miracolo della forma traduce in «un contrassegno nobiliare». Sette anni dopo, all'ascolto e alla sua interpretazione Manganelli dedicherà uno dei suoi capolavori: """"Rumori o voci"""". In appendice al presente volume, sono raccolti cinque articoli di Manganelli a tema musicale, pubblicati fra il 1976 e il 1989; mentre Paolo Terni, in un saggio-excursus autoanalitico scritto per l'occasione, riflette da par suo sull'esperienza dell'ascolto."" -
Il nulla positivo. Gli scritti su Beckett
"Il nulla positivo"""" raccoglie in un unico volume tutti gli scritti che il grande filosofo Theodor Adorno ha dedicato a Samuel Beckett. rnrn«Il nulla positivo è un libro di durezza adamantina (ha un linguaggio radicalmente filosofico) che testimonia la furia distruttiva di due menti alte e crudeli.» - Leonetta Bentivoglio, RobinsonrnUn libro impossibile, vagheggiato e mai portato a termine, che comprende - accanto al celebre e fondamentale """"Tentativo di capire il «Finale di partita»"""", e a passi scelti della """"Teoria estetica"""" - la trascrizione di un'accesissima e sorprendente conversazione televisiva e un'inedita lettura de L'innominabile. Un quartetto di testi che intona finalmente nella sua completezza lo spartito dell'articolata interpretazione adorniana di Beckett. In queste pagine il pensatore francofortese si conferma un critico di raro acume, rivelandosi anche un lettore appassionato in grado di mettere in luce - tanto sul piano estetico quanto su quello politico - il nucleo intorno al quale orbita la prosa beckettiana: un «nulla positivo» che esprime la condizione umana nella sua nuda realtà, senza orpelli né illusioni. Un nulla capace ancora oggi di scardinare ideologie e pensieri unici ribadendo i dirompenti doveri dell'arte." -
Prigione
«È il mondo chiuso di una prigione femminile a ispirare a Emmy Hennings il primo testo autobiografico, che Hermann Hesse definirà ""un miracolo""""» - Dario Galateria, RobinsonEmmy è una giovane donna piena di impegni e di talento, e ha una gran fretta; fretta di partire, di uscire per le strade assolate, di brillare assieme alla sua voce tra le luci sfavillanti dei cabaret. Ma quando d'improvviso viene arrestata la sua vita diventa un susseguirsi di attese: del processo, della sentenza, del trasferimento, e poi dei pasti, dell'ora d'aria, della libertà. Per spezzare l'immobilità sospesa dei giorni, Emmy ha come uniche risorse la fervida vivacità del suo mondo interiore e un'inesausta empatia per il tragicomico campionario di miserie e splendori delle sue compagne di sventura. Ecco dunque che le insicurezze di Anna, la giovinezza tradita della signora Hafner, la rassegnazione di Marie, le speranze di Therese si trasformano in altrettante testimonianze di inalienabile dignità. Le pagine di questo romanzo autobiografico - pubblicato nel 1919 e finora inedito in Italia - sono una scuola di indignazione e solidarietà in cui trovano spazio le esperienze di una donna in strabiliante anticipo sul proprio tempo: lo shock della reclusione, l'incapacità di percepirsi come umani di fronte alla perdita della sfera privata; ma anche il disperato bisogno di resistere, di rintracciare la varietà dei colori nel grigio della cella.""