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Souq 2018. Prima le persone
Razzismo, violenza, chiusura. Come reagire ai venti di populismo e rabbia sociale che negli ultimi anni hanno preso a soffiare sull'Europa? Con che armi combattere insieme l'ingiustizia e la paura, il pregiudizio e l'individualismo, la sofferenza e la propaganda? La risposta non può che essere rilanciare l'utopia. Dall'economia alla medicina, dall'industria alla politica, i contributi di ""Prima le persone"""" mostrano come ora più che mai sia necessario liberarsi degli schemi consolidati e fare del dubbio un metodo, della generosità un imperativo. Ripensare l'ideale nel reale abbandonando ogni certezza e ogni cinismo. Rendere possibile l'impossibile. Ripartiamo dall'umano, quindi, con urgenza, concretezza e un nuovo coraggio, per riportare l'attenzione sui bisogni più intimi e veri. Le esperienze raccontate in questi saggi, dalla riforma psichiatrica in Brasile alla Falegnameria sociale K_Alma a Roma, dalla Green Machine di Memphis alla campagna «Ero straniero», ci fanno scoprire un universo di possibilità realizzabili e realizzate che ferve sotto la coltre ammorbante degli slogan urlati, dei proclami reazionari e degli insulti sui social. Tante occasioni per riflettere sulle disuguaglianze e sui problemi che ci circondano con uno sguardo nuovo: fisso sulla società di oggi, ma già proiettato sull'uomo di domani."" -
L' illusione della crescita. Perché le nazioni possono essere ricche senza rinunciare alla felicità
Con proposte che spaziano dall'inserire nel bilancio di una nazione il valore delle risorse naturali al calcolare gli indici di felicità dei suoi abitanti, David Pilling consegna nelle nostre mani il libro che, se solo lo vorremo, potrà diventare il testo sacro per il nostro futuro.rn«Arriva in libreria il volume giusto per avanzare qualche dubbio sull'idea dell'equazione fra Pil (prodotto interno lordo) e benessere di un Paese» - Massimiliano Panarari, Il VenerdìrnrnrnrnrnL'imperativo della nostra economia è la crescita - continua, inarrestabile, vertiginosa. È il metro con cui giudichiamo il valore delle nostre società e il prodotto interno lordo è il suo indicatore principale, lo specchio magico che ci dice quanto le nostre economie sono belle e sane, senza, dirci nulla su quanto stiamo bene noi e quanto staranno bene i nostri figli. La realtà è molto diversa da quella raccontata dal Pil: trasformare l'economia in una gara a chi produce di più ha portato a conseguenze disastrose, alla devastazione dell'ambiente, allo sfruttamento di mezzo mondo, alla disoccupazione di massa; in una parola, all'infelicità. Con ""L'illusione della crescita"""" David Pilling ci propone un'idea straordinariamente semplice e rivoluzionaria: le nazioni non devono scegliere tra la ricchezza e la felicità, l'una non esclude l'altra. La qualità della vita, la salvaguardia dell'ambiente e perfino la serenità individuale non sono optional, ma beni essenziali perché una nazione possa davvero definirsi ricca. Con un vero e proprio viaggio intorno al mondo Pilling si mette sulle tracce di nuovi parametri per calcolare e definire il concetto di ricchezza: visita prestigiosi istituti di ricerca occidentali e remoti uffici statistici, cammina per le capitali emergenti del continente africano come per le grandi città industriali cinesi, parla con economisti, politici e lavoratori. Tutti concordano sulla necessità di un cambiamento radicale nel modo di pensare l'economia, tutti caldeggiano l'adozione di un paradigma alternativo rispetto all'attuale."" -
L' uomo senza frontiere. Vita e scoperte di Albert Einstein
Figura emblematica del nostro tempo, geniale esploratore dell'intelligenza umana e dello spaziotempo, Albert Einstein è ancora oggi considerato uno dei più importanti scienziati della storia. Le sue scoperte e intuizioni hanno riscritto totalmente il nostro modo di interrogare la realtà e dato abbrivio a una nuova, straordinaria prospettiva scientifica, da cui nessun modello fisico del presente e del futuro può prescindere. Ma come ha fatto un timido bambino nato a Ulm, piccola cittadina sulle sponde del Danubio, a diventare uno degli uomini più famosi di tutti i tempi? Jeremy Bernstein ripercorre in maniera sapiente e appassionata la vita di Einstein, coniugando le imprese scientifiche con quella parte della sua personalità, più intima e familiare, che soltanto a pochi era permesso conoscere. Ricostruisce momenti fondamentali della sua maturazione come studioso e come uomo, dagli anni di infanzia trascorsi a suonare il violino all'ammissione presso l'Istituto federale svizzero di tecnologia di Zurigo, dal matrimonio con Mileva all'«anno dei portenti», durante il quale formulò i fondamenti della fisica moderna, dal premio Nobel ricevuto nel 1921 alla fuga dall'Europa per scampare alle persecuzioni naziste contro gli ebrei. Si sofferma spesso sul volto di un giovane ragazzo con lo sguardo trasognato, su cui nessuno - né gli amici né i professori - avrebbe mai scommesso, ma che già nei primi anni di vita costellava i suoi sogni a occhi aperti di visioni prodigiose: come quando, a cinque anni, il padre gli mise in mano una bussola e lui vi vide l'ago magnetico che indicava la sua strada. ""L'uomo senza frontiere"""" è la biografia attraverso la quale riscoprire gli esperimenti e le teorie scaturite dalla mente che ha riscritto le regole del nostro mondo."" -
Casa di carte. La letteratura italiana dal boom ai social
La letteratura italiana dal boom ai social.rnrnMatteo Marchesini, prendendo in esame più di mezzo secolorndi letteratura italiana e riflettendo sul valore e sul sensorndella creazione artistica, scrive un’ardita opera di criticarnletteraria che è stata al centro del dibattito editoriale nelrn2018. Levi e Morante, Gadda e Pasolini, Calvino e Montale,rnMoresco, Baricco e Benni, con Lagioia, Scarpa e Siti, insiemerna moltissimi altri: l’autore rimette in discussione l’interorncanone letterario, attraverso un esercizio critico preciso ernappassionato. Rivalutando i grandi classici e con loro molternopere considerate (erroneamente?) «minori», attraverso ritrattirninediti e aneddoti straordinari, con tagliente ironia ernsorprendente rigore filologico, Marchesini riscrive la storiarndella letteratura – anche alla luce delle nuove modalità dirncondivisione legate all’utilizzo dei social network –, scardinandornle certezze di accademici e lettori. -
Una vocazione controcorrente. Dialogo sulla spiritualità e sulla dignità degli ultimi
Questo libro è un coro. Le voci che lo compongono appartengono a un sacerdote che da decenni combatte la povertà nelle periferie di Milano; a uno studioso di origini ebraiche, non credente e di estrema sinistra; a una suora che ha dedicato la propria vita alla spiritualità e alla preghiera. Per fare un coro, però, non bastano tre voci: bisogna trovare un'armonia nella diversità; e se storie così lontane ci sono riuscite è stato grazie a un dialogo serrato. In ""Una vocazione controcorrente"""", don Virginio Colmegna, suor Chiara Francesca Lacchini ed Enrico Finzi prendono spunto dalle loro ricche esperienze personali per andare alla ricerca di un terreno comune. Lo trovano nell'impegno sociale che unisce un laico come Finzi a un sacerdote in prima linea come don Colmegna; nella scelta della disobbedienza civile e della fedeltà alla Costituzione mentre la barbarie imperante si accanisce sui più fragili: i poveri e i migranti. Lo trovano, nuovamente, nella figura di san Francesco, in cui si coniugano l'anima mistica della Chiesa e la sua missione di camminare al fianco degli ultimi. In questo testo eclettico e appassionato, scritto in occasione dei cinquant'anni di sacerdozio di don Virginio Colmegna, si incontrano personalità emblematiche come Jorge Mario Bergoglio e Carlo Maria Martini. Guidati dal loro esempio, fatto di attenzione alla marginalità e insieme di forte autorità spirituale, le tre voci che qui si intrecciano articolano il dialogo attorno a una tensione costante fra il cielo e la terra, tra la felicità e il bisogno, tra la necessità di un forte rinnovamento culturale e le urgenze politiche e umanitarie del nostro tempo. Fino a scoprire che la vera vocazione controcorrente è la caparbia ricerca di una strada da condividere."" -
Aut aut. Vol. 382: Sade, Masoch. Due etiche dell'immanenza.
"Aut aut"""" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche." -
Aut aut. Vol. 383: Niklas Luhmann. Istruzioni per l'uso.
"Aut aut"""" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche." -
Aut aut. Vol. 384: Pensare la violenza. Nuove forme di sorveglianza.
"Aut aut"""" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche." -
Cento pagine d'amore
Marcet Proust, Virginia Woolf, James Joyce, Emily Dickinson, Oscar Wilde, Simone de Beauvoir, William Shakespeare, W.B. Yeats, Edgar Allan Poe, Stéphane Mallarmé, Wolfgang Amadeus Mozart, Edgar Lee Masters. Allen Ginsberg, Vittorio Sereni, Osip Man-del'stam, Roland Barthes, Joan Didion, John Berger, Leonard Cohen, Jean Genet... l'amore nelle parole dei grandi scrittori di ogni epoca. -
Miracolo della rosa
Scritto in carcere nel 1943-44 sui fogli forniti ai detenuti per la confezione di sacchetti di carta e ambientato nel penitenziario di Fontevrault durante l'inverno 1940-41, ""Miracolo della rosa"""" è un'opera di scandalo e malizia. In parte è un resoconto immaginario della vita di prigionia del protagonista «Jean Genet», in parte è una rievocazione realistica della permanenza dello scrittore nella colonia penale di Mettray, dove a sedici anni era stato incarcerato per furto. A Fontevrault Genet ritrova altri reduci di Mettray: il giovane Bulkaen, oggetto di una passione febbrile; Divers, lo «sposo» della giovinezza; ma soprattutto Harcamone, il «fidanzato mistico», bellissimo giovane condannato alla pena capitale per omicidio. Fontevrault, ex abbazia, poi carcere, diventa infine epicentro del desiderio e degli intrecci erotici fra i compagni di detenzione, in un susseguirsi di episodi che costituiscono una sorta di romanzo a puntate in cui i personaggi si ritrovano immersi in un clima di torride e incontenibili pulsioni virili. Su tutti domina proprio Harcamone, che dalla sua cella d'isolamento si manifesta come un'epifania libidinosa e trasmuta agli occhi di Genet le catene che gli serrano i polsi in miracolose ghirlande di rose bianche. """"Miracolo della rosa"""" - qui presentato con prefazione e traduzione rivista di Dario Gibelli - è un'autobiografia visionaria che trasfigura la materia sordida da cui trae origine, fatta di verghe e violenza, e la sublima in poesia. È un'apologia di esistenze marginali sottratte all'ignominia e trasformate in emblemi eroici dalle mistiche alchimie del canto. È una celebrazione della potenza della scrittura, strumento di salvezza e di reinvenzione delle vittime sociali, e una meditazione sulle virtù evasive della fantasticheria - il lusso specifico di chi si trova in un carcere, fisico o simbolico che sia. È l'opera più eccessiva di Jean Genet."" -
L' inventore dei cantautori. Nanni Ricordi: una storia orale
Alla fine degli anni cinquanta, Carlo Emanuele Ricordi detto Nanni, rampollo scalpitante dell'illustre famiglia che ha fondato l'editoria musicale, si aggira tra i locali di una Milano in pieno fermento sociale e artistico alla ricerca di voci nuove e talenti inespressi. Una sera sente suonare un certo Giorgio Gaberscik, un'altra è incuriosito dalla voce un po' stonata di un giovane studente di medicina; e lui seduta stante ingaggia gli sconosciuti Gaber e Jannacci per la neonata Dischi Ricordi. Nanni apre le porte di casa sua e trasforma il suo salotto in punto di ritrovo non solo per i Gaber e gli Jannacci, ma anche per Luigi Tenco e Maria Callas, Carla Fracci e Leonard Bernstein, Luchino Visconti e Dario Fo. Le sue feste diventano la fucina della cultura di quegli anni, il luogo in cui si intrecciano i migliori saperi e mestieri: Gino Paoli disegna le copertine dei dischi, Sergio Endrigo scrive per Ornella Vanoni, De André presenta a Nanni De Gregori - «Uno che vale molto più di me». Stanco di un modello Sanremo ancorato al passato, Nanni porterà alla rivoluzione della canzone italiana e alla consacrazione di quelli che diventeranno i grandi cantautori che tutti conosciamo. L'inventore dei cantautori ricostruisce la vita di Ricordi direttamente dalla voce di Nanni e di chi è sempre stato al suo fianco - cantanti, musicisti, produttori, famigliari e amici -, raccontando la gloria e la disfatta di un mondo, quello discografico, cresciuto a dismisura e poi crollato su se stesso per aver perso la propria umanità. Da queste pagine trapelano l'intimità e il calore, le risate, la consapevolezza e il coraggio di chi invece ha avuto «orecchio... tanto, anzi parecchio». E ha inciso i capolavori della musica italiana nella nostra anima e nella nostra storia. -
Macchia. Il romanzo dei luoghi
Quando M., il suo compagno, muore, Esther Kinsky decide di partire comunque per il viaggio che avevano organizzato in Italia. Un'Italia lontana dagli stereotipi e dalle cartoline, dalle piazze affollate di turisti, dalle vie dello shopping. È un'Italia, quella che Esther Kinsky visita, immergendosi in profondità nello spirito di ogni luogo per coglierne il mistero nascosto, fatta di villaggi e vigneti, di cimiteri, di vecchi ponti di pietra; un'Italia che vive nelle voci delle persone che la popolano e nei versi degli animali e dei fiumi che la attraversano, descrivendo una geografia insieme fisica e interiore. Parte diario di viaggio e parte narrazione intima che cerca nei luoghi un rispecchiamento dell'anima, Macchia - memore della lezione di Thoreau e del suo Walden - è la testimonianza lirica di un'anima nuda di fronte al dolore della perdita e alla bellezza della scoperta, un pellegrinaggio e una catarsi, da cui si esce con uno stupore sincero e profondo per la capacità di Kinsky di scovare l'universale nel più piccolo dei dettagli: un'arancia al mercato, una foglia, un ricciolo di nuvola. -
Scritti in mostra. L’avanguardia come zona 1958-2008
Il corpo di Pier Paolo Pasolini usato come schermo per la proiezione del Vangelo secondo Matteo; una giovane donna con la stella di David tatuata sul petto, che si taglia i capelli e li usa per formare lo stesso segno su uno specchio; un muro di vecchie valigie che racchiude ogni muro, ogni storia insanguinata del Novecento; la sagoma di un monitor che preme sotto una tela, reclamando la sua ingombrante presenza. Sono sufficienti poche opere a testimoniare la varietà e l’ampiezza semantica della produzione di Fabio Mauri, uno dei più grandi maestri dell’avanguardia italiana. All’origine della sua arte tragica ed eretica – eppure segnata da una vena di malinconia che raggiunge lo spettatore come una carezza –, le esperienze esistenziali e politiche dei suoi primi diciotto anni di vita: la guerra, la conversione, gli amici ebrei mai più ritornati, la follia e l’internamento. Esperienze indagate e rimodulate attraverso i linguaggi e i materiali più diversi: dagli schermi degli anni cinquanta – ad attestare la precoce consapevolezza che quell’oggetto sta diventando la principale forma simbolica del mondo –, fino alle più recenti installazioni degli anni zero; e ancora, dall’objet trouvé alla performance, dalle proiezioni alla scrittura. Scrittura che è centrale nella sua pratica artistica, come evidenzia il contributo alla fondazione delle riviste Il Setaccio (con Pasolini), Quindici (con Eco, Sanguineti, Pagliarani, Balestrini, Porta, Arbasino, Manganelli), La città di Riga (con Kounellis). Scritti in mostra testimonia il cruciale rapporto tra un artista e la sua curatrice. I testi che lo compongono hanno accompagnato il percorso estetico di Fabio Mauri per cinquant’anni, fino a quando, grazie all’iniziativa di Francesca Alfano Miglietti, sono stati raccolti in un unico volume. Alcuni sono nati come parte integrante di una mostra o come analisi di un’opera o di un autore, altri sono appunti in qualche modo autobiografici: istanti privati che diventano drammaticamente pubblici. Se questo avviene è grazie a una voce che rompe l’omogeneità a cui ci ha abituati gran parte dell’arte contemporanea, raccontando, attraverso una critica serrata all’ideologia, un secolo della nostra storia. -
Souq 2019. Istituzioni e conflitti
Il nostro corpo sociale e morale è ammalato. Nutrite da una precarietà totalizzante, nevrosi da insicurezza corrodono il tessuto del vivere collettivo, alimentando diffidenze, odio e individualismi. Le istituzioni che dovrebbero sostenere il benessere comune si sclerotizzano e ripiegano su se stesse, incapaci di far fronte al dilagare del disagio e della sofferenza. A pagare il prezzo di questa disgregazione sono anzitutto i soggetti più deboli - migranti, malati psichiatrici, poveri -, ma a disperdersi è anche la possibilità di costruire alternative efficaci e condivise, in grado di incarnare l'utopia necessaria di una giustizia che non dimentichi nessuno. Per guarire da questo miscuglio di livore e impotenza le voci raccolte in questo nuovo annuario del Centro studi sofferenza urbana, Istituzioni e conflitti, ci invitano a ripensare le forme della politica, a immaginare il nuovo. E a farlo partendo da una «mitezza militante» che rifiuti l'indifferenza e si riappropri del conflitto come strumento generativo, coniugando la bontà con l'indignazione, il disegno dell'amore con quello della lotta. Le scintille di progettualità dal basso raccontate in questi saggi sono esempi di resistenza, disobbedienza e creatività che trascendono lo sguardo cieco delle istituzioni e insieme le reinventano, rispondendo nel concreto alla chiamata del bene, del vero, della solidarietà. Semi gettati sui terreni disastrati della salute pubblica, dell'economia, del lavoro, della terra e delle periferie, che germogliano e crescono fino a diventare i frutti del mutamento, restituendoci a un orizzonte di azione e di speranza. -
Vivere la musica
Vivere la musica è un manuale sentimentale per mettere a nudo le nostre emozioni attraverso note e parole, e un manifesto poetico per riscoprire la vera bellezza della musica, per tornare ad ascoltarla con le orecchie, il cuore e lo stupore di un bambino.rnrn«C’è un solo modo per trovare la propria strada nella musica: sbagliare. Poi, sbagliare ancora. Sbagliare di nuovo, sbagliare per sempre. Sbagliare e sfilarci di dosso tutte le nostre convinzioni. Fino ad arrivare al cuore di ciò che stiamo cercando. Fino a trovare noi stessi.»rnrnLa musica ascoltata alla radio. In macchina, a letto. Le canzoni su Spotify, i vecchi cd che si graffiavano dopo pochi secondi. Lucio Dalla, le Spice Girls, i Doors. Le giornate in un garage a fare cover rock. Prendere una chitarra e suonare. Suonare e cantare. Sognare di salire su un palco o di vincere X-Factor. Scrivere una canzone. Ogni istante della nostra vita ha la sua precisa colonna sonora; la musica ci accompagna ogni giorno, modula il nostro umore, genera ricordi, ci traghetta nel futuro. La musica è sempre dentro di noi. Il cantautore Francesco Motta racconta che cosa significa vivere con la musica: cosa spinge molti giovani a voler diventare musicisti o cantanti, che ostacoli si incontrano lungo il cammino e in che modo è possibile affrontarli. Condivide, riavvolgendo il nastro della sua vita, storie e riflessioni intorno a problemi fondamentali: il confronto con gli altri cantanti – storici e contemporanei –, l'importanza della solitudine e del silenzio, lo scoramento per quello che si ha in testa e non si riesce a esprimere, l'imprevedibile viaggio che si compie ogni volta che si inizia a scrivere una canzone. -
Il musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti. Testo originale a fronte
Ogni libro di traduzioni è una storia di fantasmi. E il musicante di Saint-Merry, straordinario capitolo della vicenda artistica di Vittorio Sereni, non fa eccezione. Pubblicato nel 1981, pochi mesi prima del suo ultimo capolavoro, ""Stella variabile"""", """"Il musicante"""" raccoglie il frutto di decenni di traduzioni, di scoperte, innamoramenti, ripensamenti e scontri con gli autori del Novecento per lui più significativi, come Ezra Pound, René Char, William Carlos Williams, Albert Camus e Guillaume Appollinaire. Una raccolta di poesie capitali messe in dialogo nell'esattezza del gesto poetico. Un'opera che rappresenta uno dei vertici assoluti della traduzione poetica del nostro tempo, e il lascito di un poeta che non smetteremo mai di interrogare. Prefazione di Tommaso di Dio."" -
Viaggio in Italia. Norman Manea: nove studi d'autore. Ediz. italiana e rumena
La deportazione in un campo di concentramento nazista e l'esilio a New York; la vita sotto la dittatura di Antonescu e durante il regime comunista: tante e tali sono le esperienze tragiche affrontate da Norman Manea ed entrate a far parte dei suoi libri e dei suoi interventi pubblici. Un continuo corpo a corpo con la storia, condotto con parole limpide e irriducibile ironia, con la capacità di trovare sempre la forza del riso nella tragedia, di vivere la letteratura come uno spazio di resistenza, al riparo da ogni forma di omologazione. Questo libro è il risultato di un ciclo di incontri, conferenze e presentazioni che ha avuto come ospite e protagonista Norman Manea; un autentico «viaggio critico» fra Torino, Milano, Padova e Venezia nel settembre 2017. Contribuiscono al volume uno scritto di Claudio Magris, gli interventi di Edward Kanterian, Irma Carannante, Giovanni Rotiroti, Emilia David e Carmen Musat, cui si aggiungono uno studio di Norman Manea dedicato a Italo Svevo e una lunga intervista rilasciata a Emilia David. I testi, presentati in edizione bilingue italiana e romena, testimoniano la lunga e intensa relazione tra il grande scrittore e l'Italia, contribuendo a gettare nuova luce su uno degli autori più significativi della letteratura romena contemporanea. -
Il primo giorno d'autunno al mondo
Stefano Costa dà vita a una favola inquietante di uomini e bestie, in cui la magia e la violenza della natura convivono con la dolorosa solitudine dell'esistenza. ""Il primo giorno d'autunno al mondo"""" è un romanzo che ci racconta un microcosmo di incomprensione e isolamento, a un passo dalla distruzione.rnrn«Io sono una talpa. Vivo nel nero. I miei occhi di vetro hanno guardato dentro la terra, ed era tutto nero nel nero. Ero un puntino dentro la terra, ero una favola dimenticata.»rnrnDriano è un uomo alla fine della vita. Malato, circondato da moglie e figlia nella sua abitazione sulle colline dell’Oltrepò pavese, assediato dalla preoccupazione per la vendita della casa natìa, è relegato su una sedia a rotelle in attesa di esalare l’ultimo respiro. Driano è un uomo da anni chiuso in un male oscuro, incomunicabile. Quando ancora riusciva a muoversi ha salvato dalla morte una talpa e, nel culmine della propria disperazione, le ha chiesto di estinguere la razza umana. Ora, per compiere il desiderio di Driano mentre lui immobile osserva il verde dietro la finestra, nell’ombra della terra, tra le fronde degli alberi, nell’azzurro del cielo, la talpa ha radunato un esercito – volpe, barbagianni, capra, pipistrello, pavone – e si leva per combattere quella battaglia. Ma altri animali hanno scelto di unirsi per fronteggiare le orde degli sterminatori e salvare gli umani – gabbiano, gallo, lupo, gatto, gazza, riccio. Ne verrà uno scontro epico che potrà avere termine solo con la morte degli uni e la vittoria degli altri."" -
La scienza sociale e l'azione
Quando Émile Durkheim iniziò a interessarsi allo studio della società, la sociologia non esisteva ancora. Sarebbe esistita dopo di lui, al termine di un viaggio intellettuale durato quasi quarant'anni, dopo che lui stesso riuscì a donarle lo statuto di scienza. Il suo obiettivo era duplice: illuminare con rigore scientifico il funzionamento della società e smuovere le coscienze, spingendo gli individui a unirsi in azioni comuni per cambiamenti necessari. Nasce così ""La scienza sociale e l'azione"""", il racconto dello sforzo teorico di Durkheim, dalla necessità di trovare una sintesi fra impegno individuale e collettivo – fra pensiero e azione –, all'enunciazione della sua idea di storia, in equilibrio tra materialismo e dimensione spirituale; e anche la testimonianza dell'impegno personale e concreto profuso da Durkheim attraverso articoli su giornali e riviste e prese di posizione nette riguardo alle grandi questioni del suo tempo: dal sostegno al capitano nell'affaire Dreyfus all'appello, rimasto allora inascoltato, per conciliare patriottismo e pacifismo che anticipava di pochi anni lo scoppio della Prima guerra mondiale. Teorico acutissimo, insegnante geniale, ma al tempo stesso osservatore appassionato e pubblicista impegnato in prima persona nei rivolgimenti della sua epoca, attraverso """"La scienza sociale e l'azione"""" il padre della sociologia continua a parlarci a più di un secolo dalla sua scomparsa, ricordandoci che in tempi mutevoli e turbolenti, come furono i suoi e come sono i nostri, se capire è necessario, agire è vitale. Introduzione e presentazione di Jean-Claude Filloux."" -
La buona alimentazione. Mangiare bene per vivere meglio
La tradizione orientale e la filosofia occidentale sono concordi: siamo fatti di ciò che mangiamo. Vivere bene, quindi, dipende anzitutto da un'alimentazione corretta; conoscere noi stessi vuol dire conoscere carboidrati, proteine, vitamine, lipidi, minerali. Che cosa sono? Come e perché dobbiamo assumerli, e in che modo agiscono e interagiscono nel nostro organismo con enzimi, ormoni, batteri? Anna Powar ha dedicato la sua attività di nutrizionista a coniugare il rigore della moderna scienza alimentare e il sapere tradizionale sul- le proprietà dei cibi. ""La buona alimentazione"""" è il risultato di questo incontro. Con un linguaggio semplice e metafore immediate, l'autrice guida il lettore alla scoperta dei nutrienti fondamentali e del modo in cui il nostro corpo li trasforma in energia; e lo accompagna poi in un insolito percorso dietetico nella storia degli alimenti. Gli esseri umani conoscono da sempre il segreto del benessere: nutrirsi di una miscela intelligente di piante e animali. Ma per stare bene il corpo deve essere in armonia con mente e spirito. Il principio fondamentale del pensiero olistico è alla base delle altre tappe di questo viaggio nella salute, che prosegue de- scrivendo quali ostacoli può incontrare l'energia quando si trasforma in forza fisica, mentale e spirituale. In un mondo nel quale buona parte della popolazione soffre la fame, anche chi sfugge alla povertà incorre di continuo nel pericolo di una denutrizione secondaria determinata da cattive abitudini alimentari e stili di vita stressanti. Rallentamento, spossatezza, allergie, ansia, disturbi psichici: come evitarli? E come non andare in riserva? In sintonia con la sapienza millenaria dei popoli, la «dottoressa indiana» - come Anna Powar è affettuosamente chiamata dai suoi pazienti - dimostra che si può vivere meglio grazie a piccoli gesti quotidiani e a un rapporto più equilibrato con gli altri e con l'ambiente.""