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I fratelli Neshov
Torunn Breiseth. Così Torunn si è sempre chiamata prima di scoprire di essere una Neshov. Precisamente, la figlia di Tor Neshov. Suo padre la concepì in un giorno di libera uscita a Tromso, nel nord della Norvegia, dove faceva il servizio militare. Quando Cissi, la ragazza con cui si intrattenne, si recò fin giù a casa dei Neshov, portando in grembo la piccola Torunn, la donna che avrebbe dovuto essere sua suocera la mise alla porta. Ora quella donna, la matriarca dei Neshov, è passata a miglior vita, e Torunn si è ritrovata nella fattoria di Tor, al cospetto di un padre che, in trentasette anni, non ha mai frequentato e di zii, Erlend e Margido, di cui conosceva a malapena l'esistenza. Catapultata all'improvviso in una storia di cui non ha mai fatto parte, Torunn cerca di familiarizzare con i fratelli Neshov. Tor, suo padre, le appare come un uomo felice soltanto nella sua porcilaia. Erlend, il fratello minore che ha soltanto tre anni più di Torunn, il figlio fuggiasco che anni prima ha lasciato il podere in un impeto di caparbia autoaffermazione, sembra colui che se l'è cavata meglio. È felice, ama ed è amato dal compagno, Krumme. Margido, il fratello di mezzo, il titolare di una fiorente impresa funebre, è colui che è forse più difficile chiamare zio, così distante, così inavvicinabile come appare. C'è poi la fattoria, a picco sul fiordo, con le pareti tinteggiate di verde chiaro anni addietro e le finestre ricoperte di fiori di gelo. -
Il mondo di Belle
Un'enorme dimora avvolta da glicini in fiore: così la casa del capitano James Pyke appare allo sguardo infantile di Lavinia McCarten, la mattina d'aprile del 1791 in cui la piccola irlandese mette per la prima volta piede in Virginia. Pyke ha raccolto la bambina dalla sua nave, appena approdata in America dopo la lunga traversata oceanica, e l'ha portata con sé per destinarla alle cucine della sua piantagione. Un modo come un altro per passare all'incasso del debito per la traversata, che i genitori di Lavinia, morti durante la navigazione, non hanno avuto la buona sorte di saldare. Stremata e debilitata, la bambina viene accolta nelle cucine della piantagione dalla famiglia di schiavi neri che vi lavorano: una piccola, operosa comunità composta da Mamma Mae; Papà George, un gigantesco orso bruno; Dory, Fanny e Beattie, le figlie; Ben, il figlio maschio. Un mondo guidato da una responsabile delle cucine dai grandi occhi verdi e dai capelli neri e lucidi: Belle, un'attraente ragazza di diciotto anni. Frutto di un capriccio clandestino del capitano con una delle sue schiave nere, Belle è stata allontanata dalla casa padronale il giorno in cui il capitano si è presentato nella piantagione con Martha, una moglie più giovane di lui di venti anni. Adottata dalla famiglia di Mamma Mae e maternamente accudita da Belle, Lavinia cresce come una servetta bianca ignara dell'abisso che separa la casa padronale dall'universo delle cucine... -
Con rispetto parlando
Laurinda è una domestica a ore. Chiama ""padroni"""" i suoi datori di lavoro, ma nel suo tono di voce non c'è un briciolo di provocazione. Per lei il mondo va così e non ce n'è da lamentarsene. Si dice contenta di essere vedova, è conservatrice, bacchettona, pettegola, sboccata, superstiziosa e parla con i fantasmi. Eppure, quando varca la soglia di casa dei suoi quattro padroni e inizia a parlare con quel suo modo schietto e sincero tutti pendono dalle sue labbra. Come Celeste, una donna divorziata che passa da un flirt all'altro, l'ultimo dei quali con un bamboccio apatico interessato solo ai suoi soldi. O Vanda, sposa e madre esemplare che si annoia a morte e passa il tempo a cucinare, senza rendersi conto che nessuno mangia quello che lei si ostina a preparare. Oppure Ursula, una ceramista svizzera nella cui casa affollata da quadri si muovono anime e fantasmi che solo la domestica può vedere. E infine Emanuel, """"il professore"""": uomo colto e scapolo. L'unico che Laurinda vizia e coccola nella speranza che ammetta la sua omosessualità e dia una raddrizzata alla propria vita. """"Con rispetto parlando"""" è una commedia umana in cui la protagonista accompagna i propri """"padroni"""" tra fidanzamenti, divorzi, scandali e viaggi improvvisi, confermando quanto sia vero uno dei ritornelli da lei più ripetuti: """"gli uomini, in fondo, sono tutti uguali""""."" -
L'illusione della separatezza
"Siamo qui per risvegliarci dall'illusione della separatezza"""": così suona un pensiero del monaco zen Thich Nhat Hanh. A volte basta un piccolo evento, a volte è necessario un lungo cammino per squarciare il velo dell'illusione e capire che siamo soltanto parte di un tutto. Quando, ad esempio, nel 1944 John Bray cade in silenzio nel cielo notturno della Francia, non immagina certo che la sua caduta segnerà il destino di tante vite negli anni a venire. Giovane pilota americano di Long Island, in quell'anno decisivo della guerra, John decolla col suo B-24 dall'aeroporto della RAF di Harrington. Entrato nello spazio aereo francese, viene abbattuto dalla contraerea tedesca. Paracadutatosi nel paese occupato dai nazisti, viene dapprima accolto e protetto dai maquis, i combattenti della Resistenza; poi vaga, ferito e malconcio, nella campagna francese, lontano migliaia di miglia da Long Island e dalla sua amata Harriet; per ritrovarsi infine, in una piana colma di corpi inerti, vis-à-vis con un soldato tedesco, un ragazzo della gioventù hitleriana, più sfinito e malconcio di lui. Un drammatico confronto, che rappresenta soltanto un piccolo evento nel grande teatro della Seconda guerra mondiale, ma che, in seguito all'inaspettato gesto di John Bray, costituirà l'Evento in quanto tale per molti, nei giorni a venire." -
La consonante K
Il tempo della fine delle ideologie in un romanzo forsennato, comico, irriverente, mistico e visionariornrnConsonante K è un febbrile generatore di storie e microstorie che si susseguono e si intrecciano nel mondo tra gli anni Cinquanta del Novecento e l'inizio del nuovo millennio, raccontando la fine delle ideologie e quello che ne è seguito. Morganti mette in scena decine di personaggi e li fa muovere tra la Germania e la Russia, l'Olanda e l'Estonia, gli Stati Uniti e il Messico. Tutti sono legati da fili sottili, e tutti, con le loro sorprendenti avventure, hanno a che fare con il crollo di un mondo incapace di uscire dal suo folle cimitero chiamato Storia. Un medico estone vede ruzzolare in casa sua i mattoni del muro di Berlino e comincia a vagabondare tra i paesi ex-sovietici in cerca di un'impossibile ricomposizione. Un lavorante ebreo è perseguitato da continue apparizioni della Madonna. Un teorico negazionista perde la vista, che gli torna soltanto quando si mette davanti alla televisione. In Russia, un cane controlla lo spaccio di droga a Mosca e Lenin risorge dal proprio mausoleo per diventare buttafuori, mafioso, e, una volta volato oltre oceano, wrestler. Predicatori televisivi lanciano messaggi apocalittici e cittadine addormentate nella provincia americana vivono nell'incubo dei serial killer. All'indomani dell'attacco delle Torri gemelle, una coppia vuole fondare una nuova religione e per farlo si avvale dell'assistenza del demonio. Questi, a bordo di una Chrysler, si ritroverà a sfrecciare nel deserto messicano inseguito da turisti, fedeli e malavitosi di ogni risma e nazionalità, tutti desiderosi di impossessarsi di ciò che custodisce nel bagagliaio: il corpo di Cristo. È un mosaico complesso e potente che mescola il bene e il male, il sacro e il profano, le vite dei protagonisti e le umbratili biografie della massa, raccogliendo i lapilli incandescenti di un'epoca che avrebbe voluto ricomporre il Kosmos e ha invece riattivato il Kaos. Un libro sullo sradicamento e sulla grottesca tragedia dell'essere uomini. -
Mr Holmes. Il mistero del caso irrisolto
Sono trascorsi quarantaquattro anni da quando Sherlock Holmes ha abbandonato il suo appartamento in Baker Street e si è trasferito in un cottage sul versante meridionale delle colline del Sussex. Aveva quarantanove anni allora, e il trambusto delle strade di Londra, così come gli intricati pantani architettati dalle menti criminali, all'improvviso non lo attirarono più. Ora è un novantatreenne con i capelli candidi, folti e lunghi e la pelle che sembra un velo sottile di carta di riso sopra un fragile scheletro. A volte si fruga in tasca alla ricerca di un sigaro o di un cerino introvabile; a volte dimentica volti e fatti, visti e accaduti giusto qualche istante prima. A dispetto, però, di questi imperscrutabili cedimenti della memoria, è ancora agile di corpo e di mente e il suo sguardo conserva una luce che gli anni non hanno smorzato. La vita nel Sussex va, dunque, oltre il semplice appagamento. Holmes trascorre la maggior parte delle sue ore di veglia nella serena solitudine del suo studio oppure tra le creature che costituiscono l'oggetto delle sue cure da quarantaquattro anni a questa parte: le api. Roger, il figlio di Mrs Munro, la governante di casa, lo aiuta agli alveari. E sebbene non apprezzi molto la compagnia dei bambini, Holmes non può negare che quel ragazzo susciti in lui autentiche emozioni paterne... ""Mr Holmes"""" è precedentemente apparso in Italia nelle edizioni Giano col titolo """"Un impercettibile trucco della mente""""."" -
Curzio
"Curzio"""" è il romanzo della vita di Curzio Malaparte. La storia comincia nel 1933 a Lipari, dove il fascista Malaparte è confinato per attività antifascista, e si conclude nella primavera del 1957 nella clinica """"Sanatrix"""" di Roma in attesa di una morte della quale tutti desiderano impadronirsi: i democristiani, i comunisti, i repubblicani, la Chiesa cattolica. Fra i due poli si espande la più clamorosa personalità di avventuriero, di narcisista, di rinnegato che abbiano conosciuto l'Italia e l'Europa: un """"razziatore avido di cose e di prede"""" ebbe a definirlo il pittore Orfeo Tamburi che gli fu amico, uno dei pochi. Grande giornalista, a 30 anni Malaparte ha diretto il quotidiano La Stampa; è entrato nelle più sconvolgenti avventure del secolo: le due guerre mondiali, la macchina stragista del nazismo, la nascita del comunismo sovietico e di quello cinese, la conquista coloniale; ha scritto libri di enorme successo che hanno ferito la sensibilità comune, da Tecnica del colpo di Stato a Kaputt a La pelle. Non si notano che contraddizioni in Malaparte, uomo fragile dentro e forte fuori, pronto a tutti i compromessi pur di ricavarne un vantaggio. Sullo sfondo c'è il bel mondo italiano e parigino, c'è la vita nei giornali e nelle case editrici, c'è il cosmopolitismo artistico e diplomatico. E c'è l'Italia massacrata da un regime gonfio di retorica e di errori, protesa verso un futuro che, caduto il fascismo, sembra promettere soltanto violenza e vendette." -
Deserto americano
Una terribile siccità si è abbattuta sulla costa occidentale degli Stati Uniti e ha trasformato la California in un unico grande deserto. I fiumi, il verde, i mammiferi, la vegetazione tropicale e subtropicale, il fogliame lussureggiante, gli agrumi... tutto sembra svanito, svaporato pian piano come l'acqua degli ultimi bacini sorvegliati dalla Guardia nazionale. Luz e Ray vivono immersi nella luce, sotto il sole implacabile di un canyon, nella casa appartenuta un tempo a un'attrice: un cubo di vetro e ardesia con gli scorpioni che escono dai tombini, un paio di rane mummificate nella fontana asciutta, la carcassa incartapecorita di un coyote nella forra. Luz è un ex modella venticinquenne, vezzeggiata e poi messa da parte dal mondo della moda. È stata a Parigi, Milano, Londra, ma non ricorda niente di quei viaggi fatti quand'era un'adolescente strappata all'affetto dei suoi. Ray è tornato dalla guerra magro come un chiodo. Anziché raggiungere casa, ha rubato una tavola da surf e si è lasciato alle spalle crisi, carestie e guerre. Volava sulle onde dell'oceano quando Las Vegas è stata sepolta da una duna gigantesca rovente come un mare di lava. Un giorno, i due tirano fuori una vecchia vettura dell'attrice e scendono dal canyon in una Los Angeles riarsa. Durante la danza della pioggia, un libero raduno di sballati e punk che urlano e saltano nei canali di Venice Beach, Luz si imbatte in ima misteriosa bambina dai capelli biondi e ne rimane ammaliata. -
Tra cielo e terra
Nel 1904, i Clutterbuck lasciano l'Inghilterra e, navigando per settemila miglia fino al porto di Mombasa, raggiungono Nairobi, e da lì la ""terra imperiale"""" che Charles Clutterbuck ha comprato a buon prezzo. La terra si riduce a seicento ettari di macchia incolta e a tre capanne esposte alle intemperie. Data la vicinanza all'equatore, non esiste il crepuscolo. Il giorno diventa notte nel giro di pochi minuti. In lontananza si sentono gli elefanti farsi strada nella boscaglia. I serpenti vibrano nelle tane. Due anni dopo, quando la macchia incolta ha quasi le sembianze di una fattoria di allevamento di cavalli, Clara, la moglie di Charles, compra un biglietto di ritorno per l'Inghilterra per sé e per Dickie, il figlio maggiore di cagionevole salute. L'Africa è troppo dura per lei, dice. Alla stazione di Nairobi bacia la piccola Beryl, rimasta sola col padre, e la esorta a essere forte. Beryl cresce libera nell'Africa indomita e selvaggia. A volte, quando è buio pesto, sguscia da una finestra aperta per raggiungere il suo amico Kibii, un ragazzino kipsigi. Intorno a un falò basso e scoppiettante ascolta i racconti della tribù e sogna di diventare anche lei un giovane guerriero. Un giorno, a casa degli Elkington, una magnifica dimora che dà su chilometri e chilometri di boscaglia africana, Paddy, il leone che scorrazza libero per casa, l'azzanna a una coscia, subito sopra il ginocchio, e poi molla la presa, come se gli fosse chiaro che non è """"destinata a lui""""."" -
Le serenate del Ciclone
I libri sui padri sono sempre una resa dei conti col morto che, in quanto tale, non parla. Non così questo libro, per metà puro romanzo e per l'altra metà memoir familiare, che parte invece dal giorno in cui il futuro padre nasce e ne reinventa la storia. Romana Petri racconta così i sessantatré anni di vita di un uomo, dal 1922 al 1985, ma anche quelli italiani, dal fascismo alla guerra alla ricostruzione al boom economico e oltre. C'è l'infanzia nell'Italia rurale nella campagna vicino a Perugia, e poi l'adolescenza condivisa con una banda di scavezzacollo in quella città allora poco più grande di un paese, tra serenate notturne al balcone della bella di turno ed esuberanti scazzottate coi soldati alleati giunti dopo la liberazione. E poi c'è una Roma carica di promesse, in anni in cui nessuna meta è preclusa: il benessere, le auto sportive, le villeggiature, le conquiste amorose, un successo che pare senza limiti. Infine, la realtà che cancella l'illusione di non poter mai più tornare indietro: la caduta, le crisi, le difficoltà da cui riemergere con la tenacia degli anni formativi. Mario Petri detto ""Ciclone"""" è un padre ingombrante. È grande e grosso ma capace di coltivare una sua fine sensibilità. Ha l'animo di un cavaliere antico, e il suo futuro sarà quello di un uomo di spettacolo nato per vestire i panni di personaggi eroici tanto nell'opera lirica quanto nel cinema. Intorno a Mario e Lena e ai figli nati dal loro grande amore s'incontrano tanti personaggi famosi..."" -
Balene bianche
Billy Graves, John Pavlicek, Jimmy Sheridan, Yasmeen Assaf-Doyle e Redman Brown sono i superstiti dei Wild Geese. Erano sette un tempo, ma due si sono persi per strada, il primo definitivamente dopo aver fumato per una vita tre pacchetti di sigarette al giorno, il secondo sperduto in qualche angolo dell'Arizona a godersi la meritata pensione. Intorno alla metà degli anni Novanta erano la squadra di detective più affiatata dell'East Bronx. Si facevano valere in uno dei quartieri peggiori di New York perché si consideravano una famiglia, capace di includere tra le sue fila proprietari di cantine, bar, saloni da barbiere, qualche vecchio spacciatore di marjuana, qualche ristoratore con sala da gioco clandestina dove giocare a dadi e bere gratis. Poi non accettavano danaro, ed erano implacabili coi malviventi d'ogni risma. Una squadra magnifica, insomma, ma con un cruccio indelebile: non aver incastrato le loro personali ""Balene bianche"""", i criminali che avevano commesso delitti efferati sotto i loro occhi e l'avevano fatta franca. Dei cinque superstiti Billy Graves è il cucciolo del gruppo, quello ancora in servizio nella Squadra notturna del Dipartimento di polizia di New York, un manipolo di detective incaricato di sorvegliare di notte le aree più pericolose di Manhattan, da Washington Heights a Wall Street. Un incarico non proprio esaltante, ma passabile dopo anni trascorsi all'Unità per le identificazioni..."" -
Il cortile di pietra
Un romanzo maturo che, attraverso lo sguardo sensibile e curioso di un bambino, parla di soprusi e di resistenze, di segreti inconfessabili e dell’amicizia pura e limpida fra due bambini privati di tutto, ma non della voglia di vivere.rnrn«Formaggi esce dal perimetro del rassicurante e si avventura in atmosfere poco frequentate dalla narrativa italiana» - L’UnitàrnrnNell’Italia rurale del dopoguerra, Pietro, un bambino di sei anni, non vive una vita semplice: i suoi genitori sono contadini in miseria e la casa in cui vivono cade a pezzi. Un giorno, a portarlo via da lì, via dai genitori, via da tutto ciò che conosce, si presenta un uomo enorme, con una grossa pancia e la testa completamente pelata, tonda e liscia come il fondo consunto di una pentola di rame: è l’ispettore incaricato di condurlo in collegio. rnMentre si allontana su un carro cigolante, Pietro si ripete che tornerà presto a casa, quando suo padre, con una bocca in meno da sfamare, smetterà di essere povero, e quando la mamma guarirà dalla malattia che, spesso, la costringe a letto per giorni interi.rnDa lontano il collegio ricorda un cimitero, con l’alto muro di pietra dietro il quale svettano gli alberi. Dentro tutto è sporco, freddo, trascurato, quasi marcescente, e le suore, soprattutto quelle anziane, sono donne dall’animo gelido, indifferenti e severe. Nel refettorio, silenzioso e cupo, viene servito cibo rancido, ma chi prova a lamentarsi o a protestare resta a digiuno. I pavimenti sono neri e appiccicosi sotto le scarpe, le pareti sembrano unte d’olio e c’è sempre un tanfo terribile. Nelle mattine d’inverno il gelo punge sulle ginocchia come aghi di pino e, poiché non ci sono bracieri per riscaldarsi, le mani tremano al punto che non riescono nemmeno a intingere i pennini nell’inchiostro. Le suore non esitano a infliggere punizioni e cinghiate e, all’occorrenza, a rinchiudere i bambini nella torre.rnPer sopravvivere agli orrori del collegio, Pietro stringe amicizia con Mario, un ragazzino sveglio e intelligente. Nonostante sia più grande di un anno, Mario ha il corpo minuto ed è più basso degli altri bambini della sua età, come se non fosse cresciuto abbastanza. Le suore lo chiamano «la peste», per via del suo spirito ribelle che, più di una volta, lo ha portato a tentare la fuga. rnÈ sempre stato riacciuffato e picchiato, ma Mario non si è mai arreso, fino al giorno in cui una punizione più dura del solito lo fa cadere malato. Solo allora Pietro capisce che dovrà mettere da parte la paura e scoprire il coraggio se vuole salvare l’amico e ritrovare la libertà.rnCon Il cortile di pietra Francesco Formaggi, già autore de Il casale, ci consegna un romanzo maturo che, attraverso lo sguardo sensibile e curioso di un bambino, parla di soprusi e di resistenze, di segreti inconfessabili e dell’amicizia pura e limpida fra due bambini privati di tutto, ma non della voglia di vivere. -
Il giorno con la buona stella. Diario 1945-1976
Nel 1941 Lea Quaretti, giovane scrittrice di belle speranze, si trasferisce a Venezia dove, nel 1945, incontra Neri Pozza. Da quell'incontro nasce un sodalizio intellettuale e sentimentale che culminerà nel matrimonio e terminerà soltanto con la scomparsa della scrittrice nel 1981. Figura fondamentale nella nascita delle edizioni Neri Pozza nel 1946, Lea Quaretti compilò fino al 1976 quasi quotidianamente il suo diario, riversandovi ogni accadimento della propria vita: la sua storia d'amore con l'editore, la collaborazione nell'attività della casa editrice, le relazioni amicali, le letture, le conversazioni con letterati e artisti, gli incontri casuali. Pagine intense, che vengono ora alla luce e testimoniano della straordinaria avventura sentimentale e intellettuale vissuta da Lea e Neri Pozza, e della cerchia di amici che si raccolse attorno alla loro casa editrice: Palazzeschi, Alvaro, Montale, Bassani, Buzzati, Zanzotto, Cecchi, Falqui, Pasolini, Morandi, Licini, Tancredi, Denti di Pirajno, Levi della Vida, Diano, Bettini. Educata alla vita di società, elegante, colta, Lea Quaretti suscitava passioni e inaspettate confidenze. Nelle pagine del suo diario, il lettore può scoprire un Montale ""pauroso fino a fare rabbia""""; un Cecchi angustiato dal timore di """"non trovare la parola vera per rappresentare la voce che aspetto di sentire""""; un Buzzati """"che può amare solo chi non lo ama""""; un Parise convinto che ogni avventura sentimentale """"consumi la carica vitale""""..."" -
La famiglia Benade
La famiglia Benade è stato acclamato come uno dei migliori romanzi mai scritti in afrikaans, un’indagine tragicomica sullo sforzo umano di dare un senso alla vita, anche nella più misera e abietta delle circostanze.«Un grande romanzo. Uno spaccato devastante di un sottoproletariato chiuso in un circolo vizioso di povertà e disperazione.» - The ObserverSudafrica, 1994. Al 127 di Marta Street, nel sobborgo di Triomf, alla periferia di Johannesburg – un quartiere operaio popolato esclusivamente da bianchi indigenti – abita la famiglia Benade.rnPop, il pater familias, bretelle ciondoloni sulle ginocchia, capelli bianchi arruffati e dritti sulla testa, a quasi ottant’anni non si alza ormai più dalla poltrona davanti al televisore. Anche Mol, sua moglie, non scherza. Se ne sta seduta con le gambe larghe sotto la vestaglietta che non toglie mai, facendo dondolare su e giù il dente finto e fumando una sigaretta dietro l’altra. Entrambi cercano di tenersi alla larga da Lambert, il figlio quarantenne, epilettico e affetto da disturbi della personalità che lo rendono pericoloso per se stesso e gli altri. E poi c’è Treppie, il fratello di Mol, che si è assunto il ruolo di provocatorio filosofo della famiglia e quando la mette giù dura dice cose davvero meschine e cattive. rnTrent’anni prima, all’epoca della sua costruzione, Triomf era pieno di gente nuova, erano tutti giovani e pieni di belle speranze. I Benade se lo ricordano ancora il giorno in cui il Community Development annunciò la costruzione di abitazioni per i «bianchi bisognosi» proprio lì, dove una volta c’era Sophiatown. Il terreno era stato spianato dai bulldozer e i “cafri” se n’erano andati. Triomf, sarebbe diventato un quartiere pieno di «belle casette per bianchi». Il quartiere dove i Benade sarebbero diventati ricchi.rnNon lo sono diventati. La casa in cui vivono, con due cani che non la piantano di abbaiare e fanno i loro bisogni ovunque, è fatiscente. L’inverno ha reso l’erba del giardino simile a paglia. Le lastre di lamiera sul tetto si sono allentate. Il legno si sta scrostando, in certi punti è proprio marcio e pende a brandelli dal tetto. Solo la cassetta della posta viene tenuta come un gioiello, perché di questi tempi bisogna avere una cassetta della posta decente a Triomf. Siamo infatti alla vigilia delle prime elezioni democratiche del Paese, elezioni da cui Mandela uscirà vincitore, e i Benade, come gli altri abitanti di Triomf, sono stufi delle promesse della politica. Così come sono stufi dei picchiatori razzisti del National Party, dei testimoni di Geova e della città che incombe su di loro come un gigante vendicativo. L’unico modo che hanno per sopravvivere è ripetersi l’un l’altro che non hanno altro che la famiglia, per quanto sgangherata sia, e un tetto sopra la testa.rnCon una prosa impeccabile, Marlene van Niekerk è riuscita a forzare il varco del pregiudizio e del tabù dipingendo un memorabile affresco del Sudafrica e degli effetti dell’apartheid sugli afrikaner, la popolazione di boeri bianchi che colonizzò il paese al seguito della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. -
Il fosso
Con uno stile asciutto, veloce e schietto Koch mostra, con Il fosso, come un uomo che apparentemente ha avuto tutto, possa rapidamente restare impigliato nelle proprie paure, in una discesa sfrenata verso la disfatta.rnrn«Herman Koch, il più grande scrittore Olandese dal dopoguerra, mostra ancora una volta il motivo per cui viene considerato un maestro della suspense» - Humornrn«Il fosso è un altro grande romanzo» - Nrc handelsbladrnrn«Herman Koch sta rapidamente diventando uno dei miei scrittori preferiti» - Stephen Kingrnrn«Koch ha imparato il suo mestiere con perizia, senza sforzo. Raramente la promessa di un editore è stata così pienamente ripagata» - De volkskrantrnrn«il fosso è un’ode alla fantasia» - Het paroolrnrnQuando Robert Walter, popolare sindacorndi Amsterdam già al secondo mandato, vede la mogliernSylvia gettare la testa all’indietro in una risata,rnmentre sta chiacchierando con uno dei suoi assessori,rnun tizio insopportabilmente pedante, sospettarnsubito il peggio.rnNonostante un matrimonio lungo e felice, Robertrnè convinto che Sylvia si stia prendendo gioco di luirne che abbia un amante. Inizia quindi a osservarernogni movimento, ogni cambiamento d’umore e dirnabitudini della moglie, in un regime di paranoiarnche cresce di giorno in giorno.rnNel frattempo riceve una telefonata dal padre novantacinquennernche vuole lo accompagni, improvvisamente,rna scegliere la propria tomba al cimitero.rnIl desiderio di coinvolgere Robert in questa commissionernè il pretesto per una cruciale discussionernin cui Robert viene a sapere che entrambi i genitorirnhanno deciso di optare per il suicidio assistito: ilrnterrore del decadimento fisico definitivo, di doverrngravare su Robert e doversi affidare alle sue curernsembrano diventare la prospettiva più preoccupante,rnperfino della morte.rnQuando Robert rientra, stordito dalla rapidità conrncui gli eventi si susseguono in maniera asettica,rnriceve un altro colpo basso: una giornalista ha riesumato,rnin un servizio fotografico degli anni Sessanta,rnun fotogramma in cui si vedono tre ragazzi picchiarerna bastonate un poliziotto durante una manifestazionerncontro la guerra in Vietnam. L’uomornè rimasto invalido e qualcuno ha fatto trapelare larnnotizia che il giovane che imbraccia il bastone siarnproprio Robert. -
Il nervo ottico
Le vite dei più grandi artisti si offrono in queste pagine nei loro dettagli più bizzarri e a volte funesti. A narrarle è una guida turistica e critica d’arte di Buenos Aires, una giovane donna che nella loro bizzarria trova conforto alla propria balzana e, a volte, funesta esistenza.rnrn«Questo libro è assolutamente originale: un’opera meravigliosa, a volte delicata e altre volte brutale, e la protagonista è indimenticabile» - rnMariana EnriquezrnrnrnAlfred de Dreux ha sette anni quando, camminando per Siena con il suo padrino, si imbatte nel grande Géricault, il martire del romanticismo francese, in città per studiare le linee di Simone Martini. Il loro è «uno di quegli incontri che siglano alleanze e segnano destini», perché «il maestro» si rivela non solo pittore di scene epiche con zattere alla deriva, ma abile ritrattista di animali allo stato brado: cavalli, leoni, tigri. Soggetti capaci di colpire profondamente la mente del giovane Alfred che, anni dopo, verrà insignito da Napoleone del ruolo di «ritrattista ufficiale di cavalli». Toulouse-Lautrec non può evitare di fare costantemente i conti con la sua origine. La sua famiglia, aristocratica e reazionaria, discende in linea diretta da Luigi VI e suo padre, il conte Alphonse, indossa la cotta di maglia dei crociati e d’estate passeggia lungo le strade del paese in groppa al suo destriero, portandosi in spalla un falco a cui dà da bere acqua benedetta, per non privarlo dei benefici della religione.rnCándido López è convinto che per arrivare al cuore della realtà bisogna deformarla. Ignazio Manzoni, il suo maestro, legge in questa ostinata convinzione il segnale indiscutibile di un temperamento artistico, suggerendogli di andare in Europa. Ma quando il presidente Mitre dichiara guerra al Paraguay, Cándido López corre ad arruolarsi nel battaglione della Guardia Nazionale, guerra dalla quale tornerà con una mano amputata.rnTsuguharu Fujita, a ventisette anni, abbagliato dalle avanguardie europee, si imbarca sul Mishimaru diretto a Parigi. Il Mishimaru fa scalo a Londra e, poiché non distingue una città dall’altra, Fujita scende dalla nave, trovando immediatamente lavoro come sarto di abiti su misura per sir Gordon Selfridge.rnLe vite dei più grandi artisti si offrono in queste pagine nei loro dettagli più bizzarri e a volte funesti. A narrarle è una guida turistica e critica d’arte di Buenos Aires, una giovane donna che nella loro bizzarria trova conforto alla propria balzana e, a volte, funesta esistenza, in cui le capita di scarrozzare in giro per musei ricchi americani sotto piogge torrenziali, traslocare dalla casa di famiglia avvolta dalle fiamme, sfuggire a una nube di cenere larga due chilometri.rnOpera che ha inaugurato un nuovo genere letterario in cui romanzo, storia dell’arte e racconto intimo si compenetrano totalmente, Il nervo ottico è una vibrante rappresentazione dell’arte e della profonda connessione che instaura con ogni aspetto della vita. -
Maggio '68. Cronaca di una rivolta immaginaria
Ci fu un mese in cui, a Parigi, tutti pensarono che tutto potesse cambiare: era il maggio '68.rnrn«""Corri compagno, il vecchio mondo è dietro di te"""", """"Vivete senza sosta, godete senza ostacoli"""". La Sorbona è in festa, festa perenne, pena la restaurazione della noia: """"Vietato vietare"""", """"Io decreto lo stato di felicità permanente""""»rnrnIl '68, a Parigi, cominciò con la scintilla della protesta studentesca, divampò in Francia con dieci milioni di persone in sciopero e finì in un fuoco fatuo. Fu un enigma, e forse lo è ancora. Il perché successe, cinquant'anni dopo, per la Storia non è ancora passato in giudicato. Ciò che successe è invece cronaca. Roberto Gobbi è tornato sulle strade di quella rivolta immaginaria per ripercorrerne gli avvenimenti giorno per giorno. Dalla presa della piccola Bastiglia di Nanterre, l'università-laboratorio, al primo sampietrino lanciato davanti alla Sorbona contro la polizia che mette mano ai manganelli, dalla lunga notte delle barricate all'occupazione delle fabbriche. Fino al momento in cui i benzinai, rimasti a secco per lo sciopero, ricominciano a riempire i serbatoi delle auto e i parigini barattano il Maggio con un week end, riconsegnando il Paese al vecchio generale De Gaulle. Fu l'avventura di una generazione che non voleva conquistare il potere, che forse non sapeva cosa voleva davvero, ma sapeva sognare: non fece cadere la V Repubblica, però prese la parola e cambiò i rapporti tra genitori e figli, insegnanti e allievi, uomini e donne, servi e padroni. Un romanzo dove compaiono protagonisti conosciuti, ma anche personaggi insospettabili: il buon prefetto che governò la violenza evitando il bagno di sangue, la bella mannequin che, per un mal di piedi, perse un capitale e si guadagnò la Storia, la chansonnier cui De André """"rubò"""" la Canzone del maggio, la ragazza che prese marito in mezzo ai lacrimogeni, il sequestrato in fabbrica di Bouguenais, i ladri che vendettero i manifesti della protesta per un pugno di dollari."" -
Figli dell'estate
Con una scrittura impeccabile, Monika Held racconta la storia di una «figlia dell'estate», una bambina rimasta in coma dopo un incidente in piscina e narra, a un tempo, l'emozionante viaggio di una donna nel labirinto dei ricordi, alla ricerca del proprio passato e, forse, del ragazzo che un tempo aveva amato.rnrn«Con ""Figli dell'estate"""" Monika Held racconta una storia meravigliosa sul senso di colpa, il dolore e la ricerca dell'amore. Un romanzo magistrale e raffinato» – Hamburger Morgenpostrnrn«Monika Held ha scritto un libro toccante sull'arbitrarietà della memoria» – Ruhr NachrichtenrnrnOgni sera, in estate, il quindicenne Kolja e la sorellina Malu si divertono a fare un ultimo bagno prima del tramonto. Malu preferisce la piscina, con le piastrelle azzurre e l'acqua trasparente, dove può sentirsi come un pesce nell'acquario. Kolja, invece, ama farsi trascinare dalle onde scure e scintillanti del mare. Quella sera, la sera che cambierà per sempre le loro vite, Malu getta in terra la gonna e la maglietta e scavalca la recinzione per tuffarsi in piscina. Kolja non la segue: seduto su una panchina, poggia accanto a sé i vestiti della sorella e si mette ad aspettare. Quanto tempo è rimasto lì seduto? Tutti, in seguito, vorranno saperlo: il padre, la madre, la polizia, i paramedici che hanno trasportato la piccola priva di conoscenza in una clinica per bambini sprofondati in un sonno che ha un nome sinistro e terribile: sindrome apallica. Nessuno sa quando o se si sveglieranno, li chiamano «i figli dell'estate». Rania è una psicologa che indaga i rapporti tra i luoghi dell'infanzia e la nostalgia, il desiderio struggente di tornarvi. Per dare fondamento alla propria ricerca ha preso in affitto un appartamento con due grandi stanze che affacciano sul mare, là dove è nata e cresciuta. Avvolta in una pesante coperta, trascorre le sue giornate rannicchiata sul balcone a scrutare la spiaggia, finché un giorno, nella sua memoria, cominciano a riaffacciarsi immagini rimaste sepolte per lunghi anni: una piscina. Un ragazzo biondo seduto su una panchina. Accanto a lui un fagotto di vestiti."" -
Guantanamo
Narrando di un giovane arabo rinchiuso senza colpa nel campo di prigionia di Guantanamo, negli anni immediatamente successivi agli attentati dell'11 settembre, Youssef Ziedan affronta uno dei temi fondamentali del nostro tempo, in cui la lotta al terrore con il terrore finisce inevitabilmente col minare i fondamenti stessi della democrazia e della dignità dell'uomo.rnQuando viene bendato, incatenato e trasportato a Guantanamo, il campo di prigionia più famoso al mondo, il protagonista senza nome di questo romanzo sa già cosa lo aspetta. Sa che lo picchieranno e lo tortureranno. Anche se è innocente. La sua unica sfortuna è stata quella di trovarsi al confine fra Pakistan e Afghanistan a ultimare delle riprese per alJazeera e di esser stato «venduto» da alcuni ufficiali corrotti alle forze americane. A Guantanamo, però, lui è considerato un jihadista come tanti altri. I suoi aguzzini lo battezzano «Press», per la sua ostinazione a dirsi innocente. I detenuti, invece, «Abu Bilal», dal nome del primo muezzin del Profeta. Nonostante l'isolamento e i morsi della fame, l'uomo si affida alla preghiera ed è proprio con la preghiera che riesce a non cedere alla tristezza e alla malinconia, quando pensa alla moglie Muhaira rimasta sola a Doha; alla madre e ai fratelli che vivono in Sudan ignari della sua condizione di prigioniero; o a Nora, una ragazza di Alessandria che è stato il suo primo amore. Quando, dopo anni di privazione, gli viene paventata l'ipotesi di un rilascio, la libertà rimane comunque un miraggio: prima di andarsene dovrà affrontare una faticosa «rieducazione» con Sara, una psicologa militare. La realtà che lo aspetta, infatti, è dura da affrontare: suo padre è morto e sua moglie ora vive con un altro uomo. Se seguirà le istruzioni dei vari agenti segreti che lo controllano, un giorno Abu Bidal potrà raggiungere la sua famiglia che si è trasferita in Egitto. E, chissà, magari riallacciare anche i rapporti con quel primo amore mai dimenticato. -
La pietra lunare di Satapur. Le inchieste di Perveen Mistry
Secondo e attesissimo capitolo della saga Le inchiestre di Perveen Mistry, La pietra lunare di Satapur è un nuovo, avvincente giallo con protagonista Perveen Mistry, l’impavida eroina che si batte per la verità e i diritti delle donne.rnrnrn«Ben studiato e convincente» – The Wall Street Journalrn«Il secondo capitolo della saga con protagonista Perveen Mistry, la prima donna avvocato di Bombay, è persino migliore dell’impressionante debutto della serie» – Publishers Weeklyrn«Ancora una volta Sujata Massey fa un ottimo lavoro nel combinare un’affascinante istantanea dell’India degli anni Venti con un mistero di prim’ordine» – Library JournalrnrnIndia, 1922. È appena finita la stagione delle piogge a Satapur, un minuscolo stato fra i monti del Sahyadri non più largo di un centinaio di chilometri. Circondato da una lussuriosa vegetazione, il palazzo di Satapur ambisce a essere un luogo paradisiaco, ma da qualche tempo una strana maledizione sembra gravare sulla famiglia reale: sua maestà Mahendra Rao è morto di colera poco prima che suo figlio, il principe Pratap Rao, venisse ferito mortalmente nel bel mezzo di una battuta di caccia con lo zio e altri dignitari di palazzo. L’ultimo erede maschio ancora in vita, il maharaja Jiva Rao, ha solo dieci anni, motivo per cui le decisioni di stato vengono prese dal primo ministro e da un agente politico britannico, Colin Wythe Sandringham, responsabile del benessere dei figli del defunto maharaja e della sua vedova.rnMr Sandringham si trova però dinnanzi a un problema di non poco conto: da qualche tempo è sorto un forte contrasto fra le due maharani, la regina vedova e la suocera, in merito all’istruzione del giovane principe. Una faccenda risolvibile con una semplice visita, se non fosse che il purdah, l’isolamento osservato dalle maharani, glielo impedisce. Dal momento che le purdahnashin non parlano con gli uomini, Mr Sandringham si vede costretto a rivolgersi all’unica persona in grado di aiutarlo: Perveen Mistry, la prima donna avvocato di Bombay.rnUn anno prima, Perveen si è distinta sgrovigliando un caso simile a Malabar Hill. Ora è determinata a portare la pace nella casa reale, ma non passerà troppo tempo prima che la giovane si renda conto di essere finita in una trappola: il palazzo di Satapur è infatti un luogo insidioso, in cui vanno in scena sanguinosi giochi di potere e dove si consumano atroci vendette causate da antichi risentimenti. Chi c’è realmente dietro la misteriosa maledizione che grava sul palazzo? E come potrà, Perveen, proteggere il principe ereditario?