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Ottorino Respighi. Un'idea di modernità del Novecento
Raccontare la modernità di questo inizio secolo italiano è anche narrare la rinascita musicale di una nazione alla ricerca di una nuova e originale identità, di una nazione che vuole oltrepassare - senza rinnegarlo - il proprio recente passato in cui il melodramma era l'espressione della cultura musicale. Narrare la modernità significa raccontare la vita e le opere di compositori che hanno rappresentato l'eccellenza in Italia e nel mondo, in sintonia con i gusti del pubblico e della critica, e che hanno saputo, con il loro lavoro, porre le basi di una imponente rinascita musicale e di una riqualificazione del glorioso passato italiano. Raccontare la vita e le opere di Ottorino Respighi è tutto questo: è ricordare l'umile cammino di un maestro che il mondo ci ha invidiato. -
Gli inni nazionali del mondo
Un tempo relegati alla singola nazione e alle sue cerimonie, con il diffondersi della televisione e dei grandi avvenimenti sportivi, gli inni nazionali sono diventati ormai noti a un vasto pubblico. Però questi brani, che per gli abitanti dei rispettivi paesi sono familiari e dati per acquisiti, sollevano delle domande precise. Perché sono stati composti? E da chi? E la loro musica a cosa si ispira? E che genere di musica sono? Valida, non valida, bella, brutta, mediocre? A un pubblico abituato alla musica classica, molti inni evocano immediatamente paragoni evidenti: la musica operistica italiana del primo Ottocento, ma anche il grande sinfonismo tedesco. E questa lunga e complessa ricerca, frutto di più di quaranta anni di ricerche, dà la risposta a tutti questi interrogativi, collegando ovviamente l'esistenza degli inni alla storia delle singole nazioni, ma anche rilevandone lo stretto rapporto con la musica classica, sia perché in molti casi gli autori sono celebri compositori, sia perché, al contrario, i temi vengono citati, parodiati, variati in partiture classiche. Questo libro affronta anche questo aspetto e analizza tutti i brani collegati con gli inni nazionali; non si limita alla pubblicazione degli inni per finalità pratiche, ma li inquadra anche nel loro contesto storico e culturale. -
Camille Saint-Saëns. Il re degli spiriti musicali. Ediz. illustrata
Il saggio di Giuseppe Clericetti costituisce il primo studio pubblicato in Italia su Camille Saint-Saëns, considerato uno dei massimi rappresentanti dell'arte musicale del XIX secolo. Il libro è articolato in due parti: una prima sezione presenta la biografia del compositore, contestualizzato nel mondo culturale francese di metà Ottocento; la seconda parte è dedicata ai suoi scritti. La ricerca evidenzia la figura di intellettuale, attivo nell'àmbito letterario e poetico, acuto osservatore dei fenomeni astronomici e biologici, e soprattutto notevole critico, con 440 contributi pubblicati nel campo musicale. Il volume è completato dall'elenco delle composizioni di Saint-Saëns, la bibliografia, l'indice dei nomi e una serie di preziose fotografie e illustrazioni. -
Lettere da Sanremo (1877-1878)
Introduzione di Valerij Sokolov. -
Chopin: i valori traditi e riconquistati. Con altri nuovi saggi di musisociologia
Prefazione di Domenico De Masi. -
Loro
Loro stanno, un po' rigidi, in posa di occasione, dentro una sbiadita fotografia di quasi novant'anni fa. Primi anni Venti. Adulti, ragazzi e ragazze. Contadini di Selbagnone. Una famiglia numerosa e povera, come tante altre di allora. Lontani, lontanissimi nel tempo, nello spazio, nella condizione. Ma qualcosa di loro, l'essenziale diennea che incatena l'una all'altra le generazioni umane, è trapassato per i decenni fino a scorrere nelle vene di Cesarina Lucca, l'autrice di questo romanzo. Una che in fatto di scrittura la sa lunga, e che non rinuncia a dichiarare il proprio debito a Pavese e specialmente al suo romanzo ultimo, del ritorno e della rivisitazione, dolente e trasognata, dei luoghi contadini dell'infanzia. Romanzo, questo di Cesarina Lucca, non del ritorno, né in senso stretto della memoria, e neppure della nostalgia. Romanzo, piuttosto, del risarcimento (dare voce e figura a chi non ebbe, nell'anonimo pulviscolo delle umane esistenze, né figura né voce), e della lontananza, marcata dai corsivi che interpongono il presente della narratrice al passato-presente della rievocazione di loro. -
La sinfonia del vento
Nel mondo del vino, la Francia e l'Italia sono culturalmente ed orograficamente diverse. Tuttavia, ad una ricerca approfondita, appare che i vini francesi e quelli italiani, più che in competizione, sono complementari. Su questo sfondo, il libro mette in scena due famiglie, gli Olessi in Italia e i Paussin in Francia, che tessono relazioni di parentela e di confronti. Incontri, umori e riflessioni si snodano in un itinerario, dove la viticoltura, le storie del vino, la degustazione e l'accostamento ai cibi sono proposti come fattori d'ingentilimento della comunità civile. ""La sinfonia del vento"""" dà voce ai terroirs del vino. Tra i tanti venti che compongono la sinfonia, due giocano un ruolo caratterizzante: il mistral, che dal Mare del Nord spazza le aree della Champagne e della Borgogna per infilarsi, urlando, nella valle del Rodano, uscire selvaggiamente ad Avignone, irrompere nel Mediterraneo ed investire il nord della Sardegna, piegando poi sulla Toscana, per smorzarsi sulla Romagna; e il garbino (libeccio), che dal Nord Africa investe l'Italia insulare e peninsulare, portando ogni cosa, vigneti e vini compresi, allo stato di eccitazione, o di sfinimento."" -
1960, un anno in Italia, tra cultura e spettacolo
Se l'inizio di un decennio segna idealmente il passaggio di una fase storica, il 1960 non tradì di certo queste aspettative. Quell'anno può essere ricordato per i fermenti innovativi che si ebbero in tutti i campi, ma anche per le gravi tensioni sociali che esplosero con tutta la loro drammaticità in risposta agli ultimi tentativi reazionari di una democrazia che da quel momento in poi si avviò verso una nuova fase politica. Se nell'immaginario collettivo di oggi il 1960 viene identificato con la dolce vita, in omaggio all'uscita del film del grande Federico Fellini che nel maggio di quell'anno vinse a Cannes la Palma d'oro, in realtà il 1960 fu denso di contraddizioni ma anche di nuove speranze che si imposero dalla cultura alla politica, dallo sport alla televisione. Era l'alba di cambiamenti profondi negli stili di vita, nei costumi, nelle relazioni sociali e proprio per questo contrastati. Il volume è arricchito dalle foto di Giuseppe Palmas e da 36 foto di scena di 18 film usciti nel 1960. -
La piadina romagnola
Si legge nel Vocabolario Romagnolo Italiano di Adelmo Masotti, edito da Zanichelli nel 1996: ""Piada. È una sottile focaccia di pane azzimo, cotta nel testo rovente, tipica della Romagna. E per i romagnoli essa è assurta a simbolo della Famiglia, della propria Terra e della vita sociale che la comunità vi ha posto in essere. La sua fragranza diffonde allegria e sentimenti di amicizia e di amore"""". E messa così siamo già a un livello superiore: da semplice focaccia di origine contadina, mai modificata nei secoli perché la piadina non ha subito nessuna evoluzione, con cui mangiare le """"restanze"""" del giorno e quel poco mangiare che si poteva avere, alla trascendenza pura. In maiuscolo Romagna, Terra e Famiglia, a chiarirci il valore spirituale della cucina come luogo fisico, in cui si preparano i piatti che vanno a riempire di anima la casa. Le radici di un luogo, le contraddizioni della società e l'anima delle sue genti. Un percorso enogastronomico di questi ominidi (marinai da bagnasciuga e montanari d'Appennino) attraverso questo disco di pane."" -
La Romagna nei modi di dire dimenticati
Mario Maiolani ci regala una raccolta - di particolare divertimento e di intrigante intelligenza - di modi di dire della cultura popolare romagnola, dandone la versione in lingua e in dialetto e spiegandone origini e significati: un'occasione preziosa per ripercorrere molte delle caratteristiche dell'ethos della Romagna e per recuperare i detti, le massime, i moti proverbiali nei quali i nostri padri hanno fissato i valori e i principi del vivere. Il lettore scoprirà, spesso con meraviglia, quanto dei saperi, degli ideali, della visione del mondo si raccolga in questi detti dimenticati e in un vero e proprio viaggio di conoscenza riprenderà contatto con la nostra cultura popolare, traendone non solo un puro divertimento - per quanto di commedia, di ironia, di saggezza secolare in essi si raccoglie - ma anche, e proprio per questo, una lezione di vita. -
La mia Romagna
Nel progetto di raccontare al nipote le stagioni della sua vita, Marino Pirini ci dona un libro sulla Romagna, quella dei primi anni del secondo Novecento, di coinvolgente suggestione. In pagine mosse dalla forza di una memoria che nulla ha dimenticato, l'autore rievoca i contadini e i pescatori della sua terra, gli uomini e le donne che hanno condiviso le sue speranze e le sue ansie, le vastità delle campagne nelle quali si è riconosciuto. E di quel mondo richiama i valori, che la lontananza degli anni illumina con la forza del mito e che perciò ci appaiono una guida sicura per le opere e i giorni degli uomini. Così la tenerezza del nonno - che affida al nipote la ricchezza della sua vita e della sua terra, quasi si trattasse di un testamento e di un memento - regala anche a noi un quadro ricchissimo della Romagna di ieri, reso, pur nel commosso recupero memoriale, con rigoroso impegno documentario e realistico. -
Simboli navali. Ricordi dell'Adriatico
Subito all'apertura del libro, l'autore ci indica il tema: ""esaminare, nell'aspetto e nel valore morale, i simboli che la storia degli uomini naviganti ha impresso sugli scafi delle nostre barche adriatiche: tanti simboli, tanti messaggi, lembi di eventi venuti da lontano"""". In questo orizzonte, Augusto Graffagnini stende pagine nelle quali le barche dell'Adriatico vengono esplorate in ogni loro parte, di ognuna rivelandosi funzioni e significati e il loro appartenere alla storia millenaria della nostra civiltà: come a dire, gli oggetti, le immagini, le forme assunte come vettori di simbolo e - in quanto il simbolo è espressione delle convinzioni, dei sentimenti e delle emozioni degli uomini - come scritture di civiltà. Passano così, indagati nella loro miuta complessione, i navigli dell'Adriatico romagnolo, visti nella loro materialità, nel loro lunguaggio mitico, nel loro essere frammenti della civiltà del Mediterraneo."" -
Rapsodie romagnole
La rapsodia, in musica, è una singola composizione in cui si mescolano temi molteplici. Temi che sono, solitamente, di origine popolare. Cosicché una rapsodia è legata spesso all'appartenenza etnica dell'autore (si pensi, per esempio, alle Rapsodie Ungheresi di Liszt o alla Rapsodia Spagnola di Ravel). Ecco, dunque, una manciata di ""rapsodie romagnole"""": cioè di brani in cui si mescolano i più disparati argomenti e in cui, ad ogni modo, compare la Romagna. Mercadini ha legato la sua terra e il suo sangue alle più diverse cose del mondo. D'altra parte ogni cosa del mondo, nelle sue parole, sembra avere a che fare con ogni altra. Dopo aver letto questo libro, per esempio, anche noi siamo costretti ad ammettere che il contralto nostrano Marietta Alboni ha a che fare con il poeta statunitense Walt Whitman; Pablo Picasso con Secondo Casadei, la civiltà aliena dei Klingon con l'Università di Cesena; Omero con la nonna contadina dell'autore. Un libro sui libri, sulla poesia, sulle divagazioni, sulla terra, sul sangue e su tutto ciò che - da sempre, insonne - vi si agita."" -
Ostensioni di Sindoni
Chi si sia avvicinato alla poesia di Stefano Zattini - drammatica e complessa - quale si rivelata nei due volumi di Il volto di Calipso I e Il volto di Calipso II, singolarissimi e doloranti canzonieri d'amore e insieme capaci di piegarsi sulle sofferenze del vivere, non si sorprenderà di queste tragiche ostensioni di Sindoni, metafora delle molte e sventurate vite crocifisse dalla vita e cronaca drammatica di sindoni ben più terragne, quelle cui mette mano il condannato della vita senza speranza di resurrezione, chiamato ai capezzali della sofferenza a sentire, odorare, patire il dolore che trasuda dai letti dei sofferenti e dei moribondi. Nella lirica eponima, si legge: ""Riassettare letti / al primo piano / significa / cambiare / lenzuoli ammainati a sudari, / cerate blu che sfidano i guanti, / cuscini con misteri dolorosi. / Tutto partecipa / all'ostensione di sindoni / sempre nuove, / sempre le stesse"""". Proprio per questo suo farsi poesia del dolore, lamento di prigionieri, scurità del destino, il libro di Zattini ci offre pagine potenti e nuove, ben oltre il pur drammatico dettato di Calipso."" -
La casa dell'oltre specchio. Colloqui con Vincenzo
Sono passati molti anni, da quando Vincenzo ci ha lasciato. Eppure sembra ieri. Ho riguardato quanto ebbi a scrivere a quel tempo, in cui la ferita della sua morte era ancora così sanguinante e dolorosa. Ho constatato che nulla è mutato dentro di me, che potrei sottoscrivere oggi ogni pensiero, ogni parola di quegli stati d'animo d'allora. Dello smarrimento e dell'angoscia che permeava le mie giornate. Una tragedia come la perdita di un figlio travalica il tempo e lo spazio. Rimane incisa nel cuore e nella mente come un marchio indelebile. Forse la vecchiaia, che nel frattempo mi ha raggiunto, ha reso più consapevole e rassegnato il senso della finitudine. Continuo a pensare a mio figlio con immenso rimpianto e con amore infinito. -
Cuori in scena. Cinque copioni... a scuola
Può addirittura accadere che un allievo ti scriva: ""Incontrarla nella scuola è stato un dono: il teatro con lei come professore è stato realmente un grande onore, una crescita che rimarrà indelebile nella mia vita, nel mio cuore... e che concretamente ha emozionato, ma anche aiutato, perché nel suo lavoro non c'è solo professionalità, ma tanta rara bella umanità... Per me, la mia famiglia, un grande uomo... E allora buon proseguimento e ancora un sincero ringraziamento""""."" -
Calendario e tradizioni in Romagna. Le stagioni, i mesi e i giorni nei proverbi, nei canti e nelle usanze popolari
Il ciclo dell'anno, scandito dall'avvicendarsi delle stagioni e dall'alternarsi di tempo del lavoro e tempo della festa, influenzava, fino a un recente passato, il modo di vivere, di essere e di pensare dell'uomo. Anche gli eventi climatici condizionavano fortemente l'attività umana, in gran parte incentrata sull'agricoltura e sull'allevamento. Nella cultura popolare, le stagioni, i mesi e i giorni sono stati così oggetto e spunto di numerosi proverbi, indovinelli, filastrocche, favolette, canti, che da una parte ne celebrano le caratteristiche mitico-rituali, religiose e culturali, dall'altra ne enunciano le particolarità concrete e materiali e servono quindi a trasmettere e a memorizzare un vero e proprio vademecum per lo svolgimento delle attività agricole e pastorali, per le previsioni meteorologiche ecc. Tali testi sono qui disposti in ordine calendariale, spiegati e commentati: ne esce un affresco affascinante, di grande rigore scientifico e metodologico e, nel contempo, di facile e piacevolissima lettura. -
Su l'ali. Testo italiano e spagnolo. Ediz. bilingue
In questo nuovo libro, Franco Grittani parla, più che mai, della bellezza della vita. Vi si raccolgono versi dedicati a Dio e allo Spirito, versi di ammirazione per la natura, versi d'amore, versi a tema sociale. In liriche come A Cinzia, A Dio, Al Sole, Madre e, ancora, Il Tempo, Giovinezza, Su le Alpi, All'Italia e altre..., la poesia sgorga dal cuore e si distende in toni altamente poetici [Mariana Roa Reyes]. -
Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna. Vol. 2
Conoscere le strade lungo le quali siamo diventati quello che siamo significa avere consapevolezza dei valori che siamo andati elaborando, per virtù dei quali progettiamo il futuro. Marco Viroli e Gabriele Zelli, persuasi di questa dimensione, vanno stendendo da anni pagine numerose sulla Forlì a loro sempre più cara per l'ampliarsi della memoria. Così anche in questo libro, mosso dalle stesse premesse e sollecitato dal particolare successo del volume che, con lo stesso titolo, ha aperto la serie delle loro rievocazioni storiche. Il libro ci racconta di forlivesi alla prima Crociata, pirati albanesi che erigono santuari rotondi in mezzo alle nostre campagne; ugualmente racconta le grandi pagine delle signorie locali, le lotte intestine, gli splendori degli artisti, scendendo giù giù fino al nostro tempo. La prima virtù del libro è forse nel connubio tra l'ampiezza degli orizzonti evocati e l'affabulazione fresca e immediata delle sue pagine, tale da rendere la lettura un coinvolgente divertimento e da costituire nuovi legami con la città e la terra della nostra vita. -
Montegranelli: la Signoria dei Da Romena nella Val di Bagno a metà del XIV Secolo
La presente ricerca descrive per la prima volta l'essenza di una signoria laica nella Val di Bagno. L'amicizia di Dante Alighieri con molti conti da Romena porta a prendere in seria considerazione la presenza del Poeta nel castello di Montegranelli o in quello di Bagno agli inizi del Trecento. Le mogli di due di questi conti, tra l'altro, erano, una la figlia di Paolo Malatesta e l'altra, dopo Francesca da Polenta, la moglie di Gianciotto Malatesta: i protagonisti della nota e tragica vicenda amorosa. La descrizione della topografia del castello di Montegranelli, dei signori che vi abitavano e delle vie che attraversavano la valle, introducono le vicende del conte Bandino di Uberto da Romena negli anni Trenta-Cinquanta del XIV secolo. La posizione giuridica degli uomini della signoria e dei poteri del conte scaturisce dalla narrazione delle concessioni di terre, degli iuspatronati ecclesiastici, dei feudi e delle accomandigie. Un regesto, ricco di toponimi, accompagna il lettore all'interno del castello di Montegranelli e in molti luoghi della Val di Bagno dandogli l'emozione di vivere in quegli anni.