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Pleasure activism. La politica dello stare bene. Vol. 1
Per cambiare il mondo abbiamo bisogno di godere, risvegliare desideri, smetterla di accontentarci di una vita a malapena soddisfacente... In due parole: stare bene. È questa la strategia che adrienne maree brown affronta in Pleasure Activism, per distruggere il falso mito secondo il quale l’impegno politico è un compito triste, sfiancante e faticoso. In questa sorta di vero e proprio manuale di anti-mindfulness, brown si accompagna alle riflessioni di pensatrici come Audre Lorde, Toni Cade Bambara, Joan Morgan e Ingrid LaFleur, per attingere alla tradizione del Femminismo Nero e dispiegare una varietà di argomenti – lavoro sessuale, genere, trauma, politiche del corpo, scrittura, sex toys – capaci di dare forma a una nuova narrazione della politica come strumento di piacere, e del piacere come dimensione fondamentale dell’esistenza. E in questo modo, coltivare il binomio gioia & rivoluzione come principio guida delle nostre vite di tutti i giorni. -
Le paludi della piattaforma. Riprendiamoci internet
Quando ci svegliamo controlliamo la mail e i social network già prima di fare colazione. Poi iniziamo a lavorare su G Suite mentre chiacchieriamo con gli amici su WhatsApp tra una riunione e l'altra su Zoom. Le nostre case sono diventate i nostri uffici, e somigliano sempre più a call center. Sembra di essere in trappola. Condannati a uno scroll infinito di fake news, teorie cospirazioniste, meme cringe e risse virtuali, sentiamo crescere la noia e la frustrazione. Internet è diventato asfissiante: siamo impantanati nelle piattaforme. Se l'obiettivo era usare la pandemia per fare un bel reset e ripartire, abbiamo fallito. Allora «come riemergere dalla palude e depiattaformare le piattaforme?» Partendo da questa domanda, Lovink si addentra nei meccanismi con cui le big tech intrappolano l'individuo, possiedono e modellano i mercati, acuiscono le disuguaglianze sociali ed economiche. E traccia una rotta per uscire dalla stagnazione: uno slancio di immaginazione collettiva che ci aiuti a sfuggire al potere delle piattaforme e a riprenderci internet. -
Hagoromo
Nel teatro Nö giapponese, Hagoromo è il titolo di una pièce che ha come protagonisti il pescatore Hakuryo, un magico manto di piume di fenice e una Tennin, uno spirito danzante. Una storia che dà il nome sia a quella che Massimo Bartolini considera la sua prima opera matura che a questa pubblicazione, volta a ripercorrere in ordine cronologico le tappe della sua carriera artistica più che trentennale. Il libro è una monografia omnicomprensiva sull’artista dai suoi esordi a oggi ed è inteso come una guida per orientarsi in una ricerca sfaccettata, fatta di un’incredibile varietà di linguaggi e materiali: dalle opere performative ai disegni; dalle grandi installazioni pubbliche alle piccole opere-bozzetto assemblate in studio; dalle sculture sonore alle fotografie e ai video. Il volume, che accompagna la mostra presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (a cura di Luca Cerizza con Elena Magini), è diviso in quattro parti: la prima raccoglie i testi curatoriali e saggi di autori internazionali che approfondiscono i temi e il linguaggio di Massimo Bartolini; la seconda ospita una ricca sezione iconografica ordinata cronologicamente; la terza è un approfondimento sull’installazione sonora In là (2021-2022), realizzata in occasione della mostra appositamente per gli spazi del museo e accompagnata dalla partitura polifonica del musicista Gavin Bryars; l’ultima ospita i più completi materiali bio-bibliografici finora raccolti sull’artista. Il volume è a cura di Luca Cerizza e Cristiana Perrella, ed è stato realizzato in occasione della mostra Hagoromo. Massimo Bartolini presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci (16 settembre 2022 – 1 maggio 2023). La pubblicazione riunisce i contributi di A.TITOLO / Francesca Comisso e Luisa Perlo, Massimo Bartolini, Fiona Bradley, Gavin Bryars, Luca Cerizza, Laura Cherubini, Carlo Falciani, Chus Martínez, Jeremy Millar, Cristiana Perrella, Marco Scotini, David Toop, Andrea Viliani. I materiali bio-bibliografici sono stati redatti da Gabriella Valente. Il libro è stato realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X Edizione, 2021), programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. -
Omenana. Racconti fantastici dal continente africano
Nata nel 2014 come rivista dedicata alla fantascienza di origine perlopiù nigeriana, Omenana si è presto trasformata in una piattaforma di riferimento per gli appassionati di narrativa speculativa proveniente tanto dall'Africa quanto dalla diaspora africana. In questa raccolta, i curatori hanno selezionato sedici tra i migliori racconti apparsi sulla rivista negli ultimi anni: storie di creature mitiche, vendicatori bionici, terre desertificate, città sotterranee, improvvisi superpoteri e maledizioni, in una tensione continua e rivitalizzante tra lontananze, assenze e ritorni. A uscirne è un caleidoscopio di voci provenienti da luoghi tra loro distanti come — oltre alla stessa Nigeria — il Kenya e il Sudafrica, il Gabon e lo Zimbabwe, in un viaggio tra futuri alternativi e mondi paralleli che attraversa fantascienza e realismo magico, orrore soprannaturale e leggende urbane, mitologie antiche e afrofuturismi prossimi venturi. IIntoduzione di Mazi Nwonwu. -
L' abisso personale di Abn Al-Farabi e altri racconti dell'orrore astratto
Cosa accadrebbe se, al cuore del mondo, vi fosse qualcos'altro, qualcosa di oscuro, minaccioso e indefinibile? Cosa ne sarebbe della specie umana se l'intelligenza e la coscienza non fossero che un prodotto del caso e dell'evoluzione? Se l'lo fosse un noi, e noi un lo? Se la morte si rifiutasse di accoglierci, lasciandoci ostaggio di un limbo senza fine? Questi sono alcuni degli interrogativi che animano i racconti e le novelle contenuti in questa raccolta. Al bivio tra horror astratto, fiction speculativa e riflessione metafisica, i personaggi di queste storie precipitano e si dissolvono in un nulla positivo, oltrepassando l'oscuro confine che ci separa da ciò che più temiamo: l'ignoto e l'inconoscibile. -
Auto-tune theory. Trap, drill, bashment e il futuro della musica
Trap, drill, mumble rap, bashment dancehall, afrobeats… Eccoli, i generi mutanti che hanno rivoluzionato il panorama musicale dell'ultimo decennio. In questo libro Kit Mackintosh dismette i panni del semplice fan per indossare le vesti del sacerdote di un culto nuovo: quello di un Futurismo Psichedelico che, sospinto dal potenziale distopico/dissociativo dell'autotune, si incarna nelle vicende di musicisti come Future, Young Thug, Migos e Vybz Kartel. Stabilendo un inedito pantheon di pionieri e innovatori, Auto-Tune Theory è un'arma concettuale pronta a fare piazza pulita di chiunque, ad anni Venti ormai inoltrati, ancora si ostina a ripetere l'esausto ritornello secondo il quale «la musica non è più come quella di una volta». Prefazione di Simon Reynolds. -
Memestetica. Il settembre eterno dell'arte
Nel XXI secolo l'arte è diventata una faccenda strana, persino più strana di quanto lo fosse nel Novecento. L'avvento di Internet, la diffusione delle nuove tecnologie e l'ascesa dei social network hanno stravolto il nostro universo visivo a furia di gif animate, ritocchi su Photoshop e pratiche appropriazioniste di ogni genere e grado. Troll, youtuber e instagrammer fai-da-te ci stanno lasciando in eredità un insieme di pratiche e di estetiche che richiamano alla memoria i precetti delle avanguardie storiche, allegramente distorti in una chiave weird, selvaggia e disinibita. E allora in che modo l'arte che ancora troviamo nei musei e nelle gallerie è stata capace di rispondere a un tale contrappasso? Ma soprattutto: e se in futuro i manuali di storia dell'arte riportassero non le opere di qualche artista-genio ottocentesco, ma i meme di anonimi user nascosti dietro pseudonimi improbabili? In questo libro, Valentina Tanni ripercorre la strada che ci ha portato «da Marcel Duchamp a TikTok», tratteggiando i contorni di un sentiero tra i più affascinanti, e a tratti disturbanti, del tempo presente. -
Incantagioni. Storie di veggenti, sibille, sonnambule e altre fantasmagoriche liberazioni
Negli spettacoli di illusionismo, le donne vengono segate, schiacciate, torturate tra gli applausi: il loro corpo è un oggetto passivo su cui infierire. Ma è così da sempre? In cerca di scenari alternativi, Mariano Tomatis lo chiede a sei donne vissute tra Sette e Ottocento. ""Incantagioni"""" è la vera storia di sei veggenti che hanno trovato nel mentalismo e nella magia uno strumento di emancipazione. Sei artiste le cui vite rocambolesche hanno lasciato tracce sui giornali, sui manifesti e nelle cronache giudiziarie. """"Incantagioni"""" è il diario di viaggio di un illusionista alla ricerca di sei donne dimenticate, ribalde e sfacciate che hanno piegato il paranormale a proprio vantaggio. La Sibilla moderna vende oracoli nella Torino di metà Ottocento. La cuoca necromante fa apparire i fantasmi davanti a re Carlo Alberto. La psiconauta di Lione accompagna nell'aldilà i massoni di fine Settecento. La piccola chiaroveggente di Montpellier legge con una benda sugli occhi. La sonnambula di Tolosa è applaudita nei teatri di tutta Europa per i suoi numeri di trasmissione del pensiero. La donna invisibile di Orléans si libera dal manicomio inventando una fake news che nel nostro secolo ispirerà i complotti di QAnon. """"Incantagioni"""" è la storia epica e gaglioffa di sei donne che hanno rifiutato di finire sotto la sega del mago, hanno ribaltato il tavolo e usato il potere della magia nell'ottica di un originale femminismo psichico."" -
Capitalismo gore. Violenza, necropotere, mercato della morte
«Ormai la storia contemporanea non si scrive più pensando alle esperienze dei sopravvissuti, ma contando il numero dei morti.» I corpi smembrati e torturati, il sangue e i cadaveri sono un elemento della realtà quotidiana del Messico e dei luoghi di confine tra Nord e Sud del mondo, ma sono anche una merce di scambio e un prodotto brutale del capitalismo globale e della cultura iper-consumista che ha diffuso. Mentre il prodotto criminale lordo è giunto a sfiorare il 15% del PIL mondiale, è evidente che a circolare liberamente nell'epoca della globalizzazione neoliberista non sono le persone, bensì la droga, le armi, la violenza e il capitale che queste generano. In Capitalismo gore, l'attivista e intellettuale messicana Sayak Valencia ricorre alla categoria cinematografica del gore per analizzare quello che definisce il lato B dell'economia globale, ovvero l'intreccio tra criminalità organizzata, narcotraffico e uso legittimato della violenza per ottenere status e potere. L'erosione dello Stato come organo che provvede al benessere della cittadinanza, la precarizzazione del lavoro e dell'esistenza unite al desiderio di partecipare al banchetto del consumo, la spettacolarizzazione della violenza operata dai media e una cultura machista fortemente ancorata all'identità nazionale, hanno generato una nuova classe sociale e un modello di vita che sembra rappresentare l'unica alternativa alla povertà e alla migrazione. Mettendo a nudo le radici storiche, economiche, geopolitiche e culturali di questo modello, Sayak Valencia invita a sovvertirlo da una prospettiva postcoloniale e transfemminista, per opporsi al suo regime di morte e resistere al divenire gore del mondo. -
Civitonia
Civitonia è un festival di arti performative immaginato per Civita di Bagnoregio da Giovanni Attili e Silvia Calderoni, per riscrivere la fine del borgo minacciato dalla strutturale fragilità del suo territorio e dalla violenta turistificazione in atto. Per documentare e per alimentare gli esercizi creativi di Chiara Bersani e Marta Montanini, CHEAP, fratelli D’Innocenzo, Daria Deflorian, Francesca Marciano e Valia Santella, Eva Geatti, Francesca Pennini e Vasco Brondi, Alice Rohrwacher, Simona Pampallona, Anagoor, Alessandro Sciarroni, Michele Di Stefano, Giorgiomaria Cornelio, Pietro Gaglianò, Extragarbo, Emanuele Coccia, Annalisa Sacchi, che dal 13 al 16 ottobre hanno attraversato Civita di Bagnoregio, questo box raccoglie un catalogo del Festival e un volume segreto che svela i meccanismi del suo controverso accadere. -
Raving
In Raving, McKenzie Wark tratteggia un ritratto intimo e collettivo della scena rave trans e queer di New York. Nel suo racconto il rave è dipendenza, rituale, performance, catarsi; un’esperienza sublime, piena di grazia, ma anche un atto di resistenza. Soprattutto, il rave è «una pratica collaborativa che rende sopportabile questa vita», a prescindere dai bisogni e dalle motivazioni individuali. Nel rave la techno apre uno spazio di nuove possibilità sonore e temporali, delinea un’arte fatta per chiunque si lasci trasportare dal ritmo. Muovendosi tra autofiction e autotheory, Wark imprime sulla pagina il fumo, le luci, le droghe, il sesso, i corpi aggrovigliati e la musica martellante, per individuare nella materia caotica, pulsante, del rave un’estetica e una politica: una via per ballare tra le rovine del capitale al collasso. -
Io sono Salvo. Opere e scritti 1961-2015
"Io sono Salvo"""" è una monografia pensata come un autoritratto: un racconto del lavoro dell’artista attraverso opere e scritti raccolti in ordine cronologico, per presentare la produzione di Salvo nella sua organicità e nella sua evoluzione, in costante dialogo con la storia dell’arte. Il volume raccoglie la più completa selezione di opere dell’artista pubblicata finora e un’ampia selezione dei suoi scritti, tra cui Sette incisioni e sette poesie, il trattato Della pittura, testi inediti e varie interviste rilasciate nel corso degli anni. Per aprire a nuove letture l’opera di Salvo, due saggi critici di Bob Nickas ed Elena Volpato introducono questo racconto autobiografico. La cronologia delle mostre a cura di Sara De Chiara, in appendice, ricostruisce poi il percorso dell’artista, risultandone anche una biografia approfondita, frutto della consultazione di documenti conservati nell’Archivio Salvo e in varie biblioteche. Questa pubblicazione è stata realizzata grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021) e delle gallerie Gladstone e Mehdi Chouakri." -
Una lettura ebraica del Cantico dei cantici
Pochi testi biblici sono stati letti da punti di vista così disparati come il Cantico dei Cantici. Considerato di volta in volta come una raccolta di canti d'amore o come canzoni nuziali dell'antico Israele, come una poesia allegorica dell'amore fra Dio e la collettività ebraica, ritenuto opera del Re Salomone in età giovanile oppure di autore ignoto, ha spesso sfidato le capacità dei commentatori. La ricerca presente prende spunto dalle difficoltà e dalle contraddizioni del testo, che invitano il lettore, come da un antico adagio ebraico, a un approfondimento che si giova di indizi e di analogie che si trovano sia nella Bibbia che nella letteratura talmudica. -
Dante e la mistica ebraica
Nell'ambito del nuovo indirizzo dell'ermeneutica dantesca, che sottolinea la necessità di uno studio approfondito che chiarisca i nessi con altre tradizioni simboliche ed esegetiche, questa ricerca evidenzia il sostrato, di base neoplatonica, attivo come sforzo di auto-comprensione intellettuale, comune alla mistica ebraica e a quella cristiana. Il lavoro propone una lettura in cui, più che un maturarsi progressivo del pensiero dantesco, le diverse opere rappresentano gli stadi successivi dell'iter mistico che il poeta intende esemplificare: la salita al primo gradino della scala mistica con la Vita Nuova, che, frutto di una riorganizzazione matura da parte del poeta dei propri componimenti giovanili, si pone come illustrazione delle tecniche impiegate per ascendere alle altezze di un'estasi intravista ma poi sfuggita, poiché il mistico non si è ancora adeguatamente preparato ad un contatto più duraturo; la stasi, che permette, con il Convivio, di tratteggiare l'importanza di un temporaneo percorso alternativo volto, sotto l'egida della Sapienza, ad acquistare tutte quelle doti che sole potranno porre il mistico in grado di rafforzare il proprio io interiore; e la finale ascesa al gradino più alto con la Commedia, dove il mistico guadagna l'accesso alle massime altezze metafisiche consentite all'uomo, acquistando, come dono particolare della Grazia divina, facoltà profetiche. Questo studio, che usa le teorie della qabbalah ebraica come chiave per l'apertura del livello anagogico, si presenta come un punto di riferimento essenziale a chiunque si occupi di questioni di esegesi del testo dantesco, contribuendo ad aprire nuovi orizzonti interpretativi anche agli studiosi della civiltà cortese e del dibattito ermeneutico in epoca medievale. -
Talmud babilonese. Trattato Rosh haShanà. Testo ebraico a fronte
La realizzazione del Progetto Talmud è resa possibile grazie al finanziamento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Progetto Traduzione Talmud Babilonese è una Società consortile a responsabilità limitata (Searl) con soci il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - Collegio Rabbinico Italiano. -
Talmud babilonese. Trattato Ta'anit. Testo originale a fronte
"Il Talmud è, in un certo senso, il libro del grande mistero del popolo ebraico. È un libro misterioso non perché è scritto in una lingua diversa e con uno stile tutto suo, ma perché è un libro unico nella letteratura mondiale. Inizia come un'opera circoscritta nei suoi scopi, un commentario alla Torà Orale, ma presto arriva a affrontare ogni possibile argomento che sia rilevante per l'umanità, ovunque si trovi. Scritto in un linguaggio semplice, con tutta la sua semplicità contiene profondità di saggezza, di conoscenza e di analisi di ogni possibile domanda. Il Talmud è un libro del mistero che è totalmente aperto perché il segreto che contiene non ha bisogno di essere nascosto, essendo così profondo e criptico che ci si può solo connettere ad esso, ma non si può mai arrivare a comprenderlo appieno. Per gli ebrei il Talmud è un libro vitale perché in una certa misura da esso dipende la loro stessa esistenza, ma, contemporaneamente, il Talmud trasmette al mondo intero un messaggio, che forse il mondo, solo adesso, può cominciare a comprendere."""" (Rav Adin Even Israel Steinsaltz)" -
Sentieri di parole. Studi sul mondo sefardita contemporaneo
Il titolo ""Sentieri di parole"""" si ispira a una raccolta poetica della scrittrice Clarisse Nicoidski e racchiude in sé due concetti sui quali in questo volume si torna spesso: l'idea dell'erranza, del viaggio, del cammino, con la sua estensione di migrazione, diaspora, esilio, e quella altrettanto ossessiva delle parole. Il volume raccoglie i saggi di sette studiosi che affrontano tematiche legate alla realtà sefardita contemporanea dal punto di vista storico, culturale, letterario e linguistico, concentrandosi sul periodo dal primo Novecento all'attualità. Si affrontano fenomeni come il filosefardismo, l'antisemitismo e i pregiudizi razziali, e si spazia sino alla stringente contemporaneità della legge per la concessione della nazionalità ai sefarditi da parte del governo spagnolo, analizzandone le ragioni ideologiche e politiche. Si fanno anche cenni alla lingua giudeo-spagnola e si analizza l'opera di autrici sefardite contemporanee poco note ai lettori italiani. Il libro offre dunque un panorama, per quanto parziale, di una cultura che ancora oggi, lontano dagli anni del suo maggiore splendore, presenta elementi di grande interesse e occupa un posto importante nella politica, non solo culturale, della Spagna. Saggi di: Alfonso Botti, Davide Aliberti, Andrea Zinato, Ana Cecilia Prenz, Messia Cassani, Paola Bellomi, Sara Ferrari."" -
Bugiarda
Una storia che sembra suggerire l'idea che la stessa impalcatura che regge il mondo sia basata sulla menzogna e che dunque anche una bugiarda potrebbe raccontarci una storia autentica.rn«Abituata come psicologa a dipanare le contraddizioni della mente dei pazienti, da narratrice Ayelet Gundar Goshen suona con grazia mozartiana questa danza degli inganni» - Lara Crinò, RobinsonrnCos'è veramente successo nel cortile dietro la gelateria? Una ragazzina, impaurita, urla. La gente accorre. C'è un uomo vicino a lei. Tutto potrebbe essere chiarito in fretta perché l'uomo ha sì commesso qualcosa di imperdonabile, ma non intendeva aggredire fisicamente la ragazzina. Invece lei lascia che l'equivoco prenda corpo, che si converta in bugia e che rapidamente, come una palla di neve che diventa valanga, si trasformi in un'accusa falsa che finirà per coinvolgere le vite di tutti i protagonisti di questo sorprendente romanzo perché una menzogna provoca sempre altre menzogne in una catena che sembra non avere fine e in cui nessuno è innocente. -
Talmud babilonese. Trattato Qiddushìn. Testo ebraico a fronte
Il Talmud dedica quasi un intero Ordine, Nashìm (Donne), e ben cinque trattati al diritto matrimoniale: Yevamòt del levirato; Ketubbòt si occupa delle scritture matrimoniali e dei doveri coniugali; Sotà dell’infedeltà coniugale; Ghittìn dei divorzi e Qiddushìn delle modalità di stabilimento del vincolo coniugale. rnIl termine qiddushìn, che dà il nome a questo trattato, significa letteralmente “consacrazioni”. La radice quf-dàlet-shin indica la separazione, il sacro, la qualità speciale, il destinare. Qiddushìn è un plurale che assume un’accezione particolare nella forma con finale “n”; al singolare, qiddùsh indica alcuni riti di consacrazione, come il lavaggio di piedi e mani che era richiesto ai Sacerdoti quando entravano a prestare servizio nel Santuario, o la consacrazione del Sabato e delle feste che si compie nella mensa domestica su un calice di vino. Al plurale qiddushìn è riferito solo al vincolo nuziale ed è un termine di uso rabbinico, assente nella Bibbia.rnI rabbini introdussero e fecero prevalere il termine qiddushìn per sottolineare l’aspetto sacrale del vincolo rispetto a quello puramente giuridico, avendo come riferimento il concetto di heqdèsh che era l’atto con il quale un offerente dedicava un bene al Santuario: da quel momento il bene diventava esclusivo e inutilizzabile a scopi profani; parimenti con i qiddushìn si crea un legame esclusivo e sacro tra una donna e un uomo.rnL’istituto matrimoniale, come forma di legame giuridico e/o religioso tra uomini e donne è presente con aspetti differenti nelle diverse culture da epoche remote. Il matrimonio ebraico ha una storia di trentacinque secoli e si è definito ed evoluto con sue caratteristiche specifiche nel contesto di culture differenti. La discussione che si svolge in questo trattato, che è giuridica e non storica (anche se se ne possono dedurre dati per una ricostruzione storica), cerca di definire i termini del rito ebraico in rapporto alle fonti bibliche.rnLa forma legale è quella dell’acquisto, e questo consente una serie di confronti e analogie con altri tipi di acquisti ma fa anche emergere differenze sostanziali. Perché si tratta sempre di un acquisto sui generis, del tutto particolare. In un normale acquisto c’è un acquirente, un venditore e un bene che passa passivamente di proprietà; in questo caso il venditore e il bene si identificano, la questione non si esaurisce in un semplice dare-avere. Il concetto di acquisto è necessario per definire la struttura giuridica dell’atto, è un tema diffuso nelle discussioni di questo trattato, ma è solo una parte di un legame più complesso in cui è indispensabile il consenso, la progettualità comune, l’armonia, la crescita spirituale.rnLa discussione di questo trattato si estende, con il tipico meccanismo della discussione talmudica, a una serie di argomenti collegati per associazione e analogie. -
Bibbia ebraica. Agiografi. Testo ebraico a fronte
Quarto e ultimo volume di questa traduzione, con testo ebraico a fronte, del canone della Bibbia ebraica pubblicata dalla casa editrice La Giuntina. Tale opera è il frutto di studi esegetici compiuti da insigni Rabbini e Maestri in Israele ed è curata dal Rabbino Prof. Dario Disegni. Al presente volume hanno collaborato, in particolare: Menachem Emanuele Artom (Salmi), Paolo Nissim (Proverbi), Dario Disegni (Giobbe; Daniele), Aldo Luzzatto (Meghilloth), Samuele Avisar (Ezra-Nehemia), Giuseppe Laras (Indici).