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Quello che non siamo mai stati. Lascia che sia
Leah era una ragazza solare, piena di entusiasmo, di sogni. Ora, a diciannove anni e a distanza di molti mesi dall'incidente che le ha strappato i genitori, è irriconoscibile. Distrutta, non crede più in niente. Ha rinunciato persino alla sua passione più grande, dipingere, perché nulla, ai suoi occhi, ha più senso. Qualcosa, però, sta per cambiare. A causa del lavoro, infatti, il fratello Oliver è costretto a trasferirsi a Sydney e, non volendola allontanare dal luogo in cui è cresciuta, chiede ad Axel, il suo migliore amico, di ospitarla a casa sua e di prendersene cura in sua assenza. Dopo tutto, il ragazzo è uno di famiglia, e stare con lui, uno spirito libero, spensierato, che passa le sue giornate tra lavoro, uscite con gli amici e il surf, non potrà che fare bene a Leah. Axel poi prende sul serio il compito che Oliver gli ha affidato e cerca in ogni modo di aiutare la ragazza a ritrovarsi e a rimettere insieme i pezzi della sua vita. Quello che ignora, però, è che Leah è innamorata di lui da sempre. E che starle accanto potrebbe cambiare non solo la sua vita, ma quella di entrambi. Perché lei è luce, nonostante tutto, e non può che attrarre il suo sguardo. Perché lei è proibita, ma risveglia la sua pelle come nessuna. Perché lei è il mare, le notti stellate e i vinili dei Beatles. Perché soprattutto, a volte, ci sono solo due scelte a disposizione, prendere o lasciare. E perché in certi casi bisogna rischiare tutto perché delle scintille di felicità esplodano come uno spettacolo di fuochi d'artificio. -
Quello che siamo insieme. Lascia che sia
Sono passati ormai tre anni dall'ultima volta che Leah e Axel si sono visti. Ora lei sta per realizzare il suo sogno di esporre in una galleria. E Axel, venutolo a sapere, sente che non può che partecipare a questo momento, nonostante il silenzio successivo alla fine della loro storia. Reincontrarsi, però, per due come Leah e Axel, non può essere solo un rivedersi . È sentire tutto, di nuovo. Sentire il desiderio, l'odio, l'amore, l'amicizia, il mare, la delusione, tutto quello che non sono stati e che avrebbero potuto essere. È vedere le emozioni traboccare come acquerelli troppo annacquati che finiscono per uscire dai bordi del foglio. È comprendere che i ricordi sono ancora lì, intatti, unici e dolorosi perché il tempo, in fondo, non guarisce mai del tutto le ferite. Le calma, magari, le addolcisce ma non riesce a farle scomparire. Perché lui rimane il ragazzo che Leah non è ancora riuscita a dimenticare nonostante le abbia spezzato il cuore. Perché lei è le albe in spiaggia, il rumore del mare e le notti stellate in veranda, l'unica persona che ha fatto provare ad Axel tutte le emozioni del mondo. E soprattutto perché, forse, nella vita ci sono cose che non possiamo scegliere perché sono loro a scegliere noi… -
Racconti
Saul Bellow è stato uno dei più grandi narratori americani moderni: grande per abbondanza, per precisione, per varietà, ricchezza e vigore. La sua prosa esuberante, fatta di frasi audaci, da un lato riecheggia gli augusti retaggi di Melville e Whitman, Lawrence e Joyce, fino a Shakespeare; dall'altro si illumina di un'intelligenza acuta, che sfocia nella comicità caustica. Se ciò è vero per i romanzi, ancor più lo è per i racconti, che si tratti di più lunghe novellas o di fulminanti storie, spesso ambientate nell'arco di una sola giornata. Ne è splendida testimonianza questa raccolta, composta da Bellow stesso, che accanto a capolavori come Il circolo Bellarosa e L'iniziazione , comprende anche Lungo il St. Lawrence , racconto qui tradotto per la prima volta in italiano. -
I simulacri
XXI Secolo. Negli Stati Uniti d'Europa e d'America, il potere è gestito da der Alte, il presidente androide, e soprattutto dalla giovane (troppo giovane?) e volitiva First Lady, Nicole Thibodeaux. Attorno a loro una moltitudine di personaggi mostruosi: un pianista dotato di poteri telecinetici, l'ultimo psicoanalista rimasto in un mondo dominato dalla chimica farmaceutica, mutanti uomini di Neandertal, gerarchi nazisti richiamati dal passato… In questo paesaggio che appare a tratti una parodia della distopia orwelliana, si dispiega una narrazione zigzagante, che mette assieme alcuni dei temi più classici della letteratura dickiana: i replicanti artificiali indistinguibili dagli umani, le distorsioni del potere e del capitalismo industriale, l'oppressione delle masse, il nazismo come Male assoluto e nemesi della società americana, la malattia mentale, ma anche il ruolo dell'arte e della musica. -
Il figlio della profezia
La magia sta svanendo, l'umanità sembra voler bandire gli Antichi Spiriti dal suo destino, respingendoli sempre più a occidente, oltre ogni luogo conosciuto. Se nessuno interviene, l'Irlanda rischia di perdere le sue radici mistiche. Profezie perdute nella notte dei tempi hanno già previsto tutto questo, e hanno indicato la via per evitarlo: per essere salvati gli spiriti della terra di Erin devono guardare al clan di Sevenwaters, una famiglia legata alla linfa vitale della terra, che ha giurato di preservare la magia, pagando la promessa con grande gioia e grande dolore. Spetterà a Fainne, figlia di Niamh, la perduta sorella di Sevenwaters, sciogliere gli enigmi del potere. Timida e solitaria, è stata cresciuta dal padre, l'ex druido Ciarán, figlio della perfida strega Oonagh. Riemersa dalle ombre, la vecchia incantatrice non si fermerà davanti a nulla pur di distruggere tutto ciò per cui lotta la famiglia di Sevenwaters: neanche al sacrificio della sua stessa nipote. Riuscirà Fainne a contrastare la sua malvagità e salvare coloro che ha imparato ad amare? -
Twisted games. Ediz italiana
Impassibile, prepotente, cupo, Rhys Larse, di professione bodyguard, ha due regole: prima, proteggere i suoi clienti, a ogni costo; seconda, non farsi coinvolgere sentimentalmente. Mai. Non ha mai pensato di infrangerle fino a quando non incontra lei. La principessa Brigida von Aschenberg, capace di incarnare ogni sua più depravata fantasia. Superba, energica, incatenata dal senso del dovere, Bridget sogna la libertà di vivere e amare come vuole. Ma quando il fratello abdica, si trova destinata a un matrimonio senza amore e a un trono cui non ha mai ambito. Per di più è costretta a nascondere il desiderio per l'unico uomo che non può avere. La sua guardia del corpo. Il loro amore, inaspettato quanto proibito, potrebbe distruggere un regno e domarli entrambi. In questo libro sono presenti contenuti sessuali espliciti, linguaggio volgare, un antieroe molto possessivo/moralmente ambiguo e argomenti che potrebbero essere sensibili per alcuni lettori. -
Babel. Una storia arcana
Oxford, 1836. La città delle guglie sognanti. Il centro di tutta la conoscenza e l'innovazione del mondo. Al suo cuore c'è Babel, il prestigioso Royal Institute of Translation dell'Università di Oxford. La torre da cui sgorga tutto il potere dell'impero. Rimasto orfano a Canton e portato in Inghilterra da un misterioso tutore, Robin Swift credeva che Babel fosse un paradiso. Fino a che non è diventata una prigione… Può uno studente lottare contro un impero? -
Io mangio tutto. Come donare ai propri figli un rapporto sereno con il cibo
Per molti genitori il momento dei pasti è il più temuto della giornata. Pioggia di pappette e bocconi dappertutto, pezzetti di verdure selezionati e scartati, manine determinate a portare alla bocca solo pasta e biscotti. Niente paura! Anche se la selettività alimentare può essere una fase transitoria della crescita e scomparire naturalmente, non significa che non si possa evitare. I bambini selettivi vengono spesso descritti come «schizzinosi», oppure «dai gusti difficili», perché tendono a selezionare e scartare alcuni cibi. Pilar Nannini, pediatra e nutrizionista, va alla radice di questo atteggiamento per decifrarne le cause e proporre efficaci soluzioni. Innanzitutto ci ricorda che le preferenze alimentari del bambino prendono forma fin dal giorno del concepimento, influenzate dal comportamento della mamma, e continuano a modellarsi durante la crescita in base alle abitudini dei genitori. Ci svela poi che, spesso, il trucco per superare la selettività sta nel gioco di squadra. La collaborazione di tutta la famiglia (zii, nonni, tate e educatori inclusi), la fiducia reciproca e il trascorrere insieme tempo di qualità diventano quindi gli ingredienti segreti di ogni piatto mangiato con gusto. Dall'infanzia all'adolescenza, infatti, i pasti consumati in famiglia, senza cellulari e tablet, commentando i sapori e i benefici di ciò che è in tavola, saranno l'esempio necessario per educare i bambini ad avere un buon rapporto col cibo. Rivolto ai genitori che fanno fatica a far mangiare i propri figli, Io mangio tutto offre consigli per avvicinare i bambini selettivi a un ventaglio di sapori nuovi, proponendo menu stagionali e mai noiosi, ricchi di gusti e consistenze adatte a tutte le età. Perché solo abituandosi a sperimentare cibi sempre diversi, a conoscerli attraverso i cinque sensi e partecipando attivamente alla loro preparazione i bambini potranno sviluppare preferenze alimentari sane e bilanciate, che li accompagneranno per tutta la vita. -
Polveri sottili
Quando Eugenio e Michelangelo si incontrano nei vicoli del quartiere universitario di Napoli sono nel pieno dei loro vent'anni, hanno un piede nella vita adulta e uno ancora impigliato nell'adolescenza e non sanno che quegli sguardi scambiati con leggerezza sono l'inizio della loro prima, vera storia d'amore. Trascorrono una stagione di pura felicità, in cui scoprono di essere molto diversi e di completarsi alla perfezione: Eugenio, fresco di laurea in medicina, è ambizioso e razionale, abituato a non stare mai fermo, Michelangelo invece ""somiglia a un animale in letargo"""", goffo e contemplativo, passa le giornate a rifinire la sua tesi in filologia e si crogiola nel sogno della scrittura. Le famiglie, gli amici e la città li accolgono con naturalezza, e insieme si sentono talmente invincibili da poter superare ogni ostacolo, anche la partenza di Eugenio per la specializzazione in Inghilterra. «E se venissi con te?» azzarda Michelangelo. Sei mesi dopo dividono una stanza in un sobborgo a sud di Londra. La City a un'ora di treno, i turni massacranti in ospedale per Eugenio, uno scadente corso di lingua per Michelangelo, i pazienti che storcono il naso di fronte all'accento italiano, la sensazione avvilente di essere gli ultimi arrivati: visto da vicino, il sogno inglese rivela presto le prime crepe, ed è quando sta per infrangersi che Michelangelo riceve una proposta da Milano. È l'inizio di un inseguimento amoroso che si dipana fra tre città e infiniti voli aerei, nel tentativo di colmare una distanza che si allarga giorno dopo giorno. Gianluca Nativo affida la narrazione ora a un personaggio ora all'altro, in un'alternanza sempre più serrata di punti di vista, per restituirci due versioni complementari della stessa storia."" -
Dedalo&Dharma. Fuga dal cinema Kazan
Dedalo, tredici anni, abita a Folgheri, un piccolo paese sul mare dove non succede mai niente. O quasi... Infatti, al Cinema Kazan, al posto dei soliti vecchi film, proiettano il grande successo del momento! Non appena Dedalo vede una delle protagoniste, Dharma Farrow, per lui scatta il colpo di fulmine. Anche lei sembra guardarlo attraverso lo schermo, e in un attimo la ragazza... esce dal film e si ritrova in sala, accanto a un Dedalo allibito e sconvolto. Dallo schermo però esce anche la creatura mostruosa che stava per uccidere Dharma. In cerca di aiuto, i due ragazzi si rifugiano in sala di proiezione, dove Elia, l'anziano proprietario del cinema, spiega loro che saltar fuori da un film può avere conseguenze terribili... Bisogna rimettere a posto le cose, e in fretta. È l'inizio di un viaggio eccezionale in cui Dedalo e Dharma dovranno entrare e uscire da diversi film, in un susseguirsi di colpi di scena che metteranno alla prova il loro coraggio e la loro immaginazione. Costringendoli a fare scelte difficili e a interrogarsi su cosa significa diventare grandi. Un romanzo che sa di corse a perdifiato, amicizie sacre e amori indelebili. Età di lettura: da 10 anni. -
Manifesto criminale
Questa volta Ray Carney sta rigando dritto. Dopo quattro anni, il suo passato da ricettatore è quasi un ricordo e il suo negozio di mobili in 125th Street macina affari onesti. Il contesto tuttavia non aiuta; è il 1971 ed è New York: la spazzatura si accumula per le strade e infuriano incendi dolosi, il livello di criminalità è ai massimi storici, la città scivola verso la bancarotta ed è guerra aperta tra la polizia e il Black Liberation Army. Così, quando Carney non riesce a trovare i biglietti del concerto dei Jackson 5 per sua figlia May, non ci pensa due volte a rispolverare un vecchio contatto in polizia, il detective Munson, una sorta di garante del malaffare nelle sue più svariate espressioni. E nello spazio di una telefonata, Ray Carney rientra nel giro. Dentro o fuori, ci sono delle costanti nella vita: una di queste è Pepper, ex partner nel crimine e sorta di ""zio"""" acquisito dei figli di Ray, che Carney richiama per un lavoretto di security in una produzione cinematografica Made in Harlem scaraventandolo in un mondo fatto di capricciose star hollywoodiane, spacciatori, gangster e sicari. Sarà ancora a Pepper che tornerà a rivolgersi il venditore di mobili nel 1975 quando, sullo sfondo di una Harlem che brucia isolato per isolato, decide di mettersi sulle tracce di folli piromani manovrati da politici locali per losche speculazioni."" -
Qui tutto è possibile
Salomea Künstler, detta Mamie, aveva solo undici anni quando era stata costretta a lasciare in tutta fretta Vienna con i genitori Otto e Ilse e il nonno. Era il 1939. I Künstler non avrebbero mai voluto abbandonare la loro città, capitale di quella Mitteleuropa colta e artistica di cui loro stessi facevano parte, ma l'invasione nazista li aveva convinti che non c'era più speranza per gli ebrei. E così, dopo un lungo viaggio, i Künstler si erano ritrovati in uno scenario totalmente diverso, accolti dalla variegata comunità di attori, registi, compositori e scrittori di fama a Los Angeles, California. La natura lussureggiante, il clima e le spiagge infinite erano lontanissimi dal loro mondo di riferimento, ma nonostante tutto avevano ricominciato a vivere. Moltissimi anni dopo, nel 2020, Mamie, ormai ultranovantenne, accoglie nella sua casa di Venice, dove vive con un'imperscrutabile governante tuttofare, il nipote di ventiquattro anni, Julian. Il dilagare improvviso della pandemia costringe il ragazzo a fermarsi dalla nonna più del previsto. Per passare il tempo durante il lockdown, Mamie gli racconta degli anni della sua infanzia e giovinezza, ancora molto vividi nella sua memoria, della sua carriera di violinista e del suo magico incontro con Greta Garbo. Julian, che è in piena crisi esistenziale e ancora non sa cosa fare della propria vita, si lascerà ispirare dalle parole della nonna. -
Liberiamo le stelle. Le sabbie di Arawiya. Vol. 2
La battaglia su Sharr è finita. Altair è prigioniero, ma Zafira, Nasir e Kifah sono determinati a portare a termine il suo piano e riportare la magia in tutta Arawiya. A corto di risorse e di alleati, mentre si teme il ritorno del Leone della Notte, Nasir e Zafira si impegnano a combattere i propri oscuri demoni interiori. Nonostante tutto, però, si ritrovano legati in un amore che non sopportano di perdere. Non sanno ancora quali immani sacrifici richiederà la vittoria. -
Catturiamo la fiamma. Le sabbie di Arawiya. Vol. 1
Zafira è il Cacciatore: sotto vesti maschili, percorre la foresta maledetta dell'Arz per procurare cibo al suo popolo. Nasir è il Principe della Morte, incaricato di uccidere chi sfida suo padre, il dispotico sultano. Entrambi sono leggende nel regno di Arawiya, ma nessuno dei due ama il proprio ruolo. I loro destini si incrociano quando entrambi tentano di recuperare un antico manufatto magico. Ma ciò che cercano potrebbe trasformarsi in una minaccia più grande di quanto possano immaginare. -
Poesie
In questi testi, composti nell'ampio arco temporale di quasi cinquant'anni, Seamus Heaney ha saputo esplorare a fondo la natura umana, come scrive Marco Sonzogni, «raccontando a se stesso e ai suoi lettori le scelte individuali e collettive che siamo chiamati a compiere». Grazie a una straordinaria naturalezza di voce e di stile e in virtù della sua «miracolosa normalità», il poeta frequenta spazi diversi, dalla sua terra e dai suoi paesaggi alle aree metropolitane dove ha abitato, e dunque dall'Irlanda fino agli Stati Uniti; svaria «dai lutti familiari alle tragedie civili; dalle vicissitudini di storia locale ai conflitti di un mondo globalizzato»; e agisce sulla pagina nella piena consapevolezza che le vicende e le inquietudini personali possano costituire una impareggiabile testimonianza del nostro appartenere alla condizione umana. Nel libero, coinvolgente fiato di queste Poesie , nella formidabile capacità di rendere la dimensione più umile dell'esistenza, in quella inesausta tensione tra limpida apertura vitale e impegno morale, Heaney realizza uno straordinario cammino in cui il pensiero poetico prende forma nelle concrete immagini colte nel reale e disegnate sulla pagina. Tra mito e spunti autobiografici, i suoi versi offrono presenza viva di personaggi e cose, narrando di vicende anche minime come di presagi. Immergersi nel mondo del poeta irlandese diviene per il lettore un viaggio sempre appagante e capace di nuove sensibili rivelazioni a ogni nuovo incontro, come è nella speciale virtualità espressiva dei veri classici. -
Uno sguardo dal ponte
Di Uno sguardo dal ponte (A View from the Bridge) esistono due versioni: la prima, in un atto, rappresentata nel settembre del 1955 a New York, assieme con Ricordo di due lunedì; la seconda, in due atti, rappresentata nell’ottobre del 1956 a Londra. La seconda versione, quella che si può leggere nella traduzione italiana, nasce dalla precedente e ne costituisce il superamento, essendo il risultato di un processo di sostanziale rielaborazione drammaturgica e critica. “Se questa storia era accaduta, e se non avevo potuto dimenticarla in tanti anni, – ricorda Miller,- essa doveva avere per me un qualche significato, e potevo scrivere ciò che era accaduto, e perchè era accaduto; e del significato che ciò aveva per me, descrivere quel tanto di cui mi rendevo conto. Tuttavia desideravo lasciare l’azione così com’era, in modo che lo spettatore avesse la possibilità di interpretare il significato interamente per conto suo, e accettare o respingere la mia interpretazione. Questa consisteva nell’orrore di una passione che nonostante sia contraria all’interesse dell’individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch’egli riceve, e nonostante perfino ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad aumentare il suo potere su di lui fino a distruggerlo”. -
Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee. Vol. 2: Potere, diritto, religione
Come tutti i grandi linguisti, Émile Benveniste possiede in misura eminente il senso della realtà: il fatto linguistico gli interessa in quanto parte di questa realtà, per ricostruirla nel suo divenire. Questo interesse vitale lo ha portato a contatto con le discipline piú vive nel campo delle scienze umane, dalla logica formale alla psicoanalisi all’antropologia. Sfruttando a fini teorici la sua vastissima erudizione e la pratica nel campo della grammatica storico-comparata, lo studioso ha accostato ai suoi lavori piú strettamente filologici una serie di interventi di carattere piú generale, inserendosi con grande autorità nella discussione teorica che tocca tutti gli aspetti del problema lingua. In questo Vocabolario (1969), Benveniste è arrivato a precisare il significato primario dei termini studiati, per scrostarne lo spessore d’uso e per riportare alla luce insiemi lessicali coerenti, articolati intorno a una nozione centrale che permette di avvicinarsi al «senso». «In questa ricerca delle origini – scrive Mariantonia Liborio nella nota che accompagna la presente edizione – si fanno spesso scoperte di grande interesse, non solo linguistico. Concetti individuali per eccellenza, come l’identificazione di sé o il concetto di libertà, si rivelano per esempio singolarmente dipendenti dalla sfera sociale. L’analisi di Benveniste, che spesso rovescia posizioni acquisite, mette in luce con una certa insistenza il fatto che “è la società, sono le istituzioni sociali che forniscono i concetti in apparenza piú personali”» -
Atlante della letteratura italiana. Vol. 1: Dalle origini al Rinascimento.
La mappa dei territori, le traiettorie di lunga durata e l'importanza dei momenti di svolta. Una dimensione completamente inedita della nostra storia letteraria. I protagonisti di una civiltà letteraria, anche i più originali, non vivono mai isolati. Sono maestri o allievi, sono intellettuali in competizione fra loro o solidali nella lotta per una certa idea di letteratura e, magari, di società. Nessuna isola è un'isola, ogni scrittore è riconducibile a un mondo. Le mappe, i grafici e i racconti che compongono questo Atlante della letteratura italiana individuano, attraverso la geografia, le trame della nostra cultura letteraria, e strada per strada, città dopo città, collocano nel posto preciso del tempo e dello spazio tutto quanto contava nel paesaggio sociale e mentale di scrittori e intellettuali. -
Nell'occhio del pittore. La visione svelata dell'arte
Il soggetto che contempla un dipinto è portato a credere che lo strumento principale di un pittore sia la mano, più che il suo occhio. In verità è con il suo sguardo che il pittore lavora quasi incessantemente e comunque per un tempo incomparabilmente maggiore di quello che utilizza con i pennelli in mano. Il pittore conosce l'occhio meglio di chiunque altro, perché anche quando non dipinge con le mani continua a dipingere con lo sguardo, individuando in tutte le cose che osserva le qualità formali che in un secondo momento verranno utilizzate per configurare la loro immagine sulla tela. Per acquisire questa capacità il pittore deve farsi lo sguardo, cosi come il cantante si fa la voce, attraverso un lungo esercizio. Il pittore mentre dipinge non è altro che un occhio capace di vedere dentro il suo vedere. Fin dalla sua prima apparizione nella storia dell'umanità, l'immagine dipinta, oltre a raffigurare contenuti iconici, simbolici ed espressivi, ha sempre rivelato, in diverse modalità, gli enigmi della visione umana: l'occhio non vede mai niente, non vede mai tutto, ma vede sempre molto di più di quanto appare. L'intento di questo testo è quello di portare il lettore a guardare le cose con gli occhi dei pittori, al fine non solo di fargli comprendere meglio la loro personale poetica, ma anche di fargli fare l'esperienza di vedere attraverso l'immagine dipinta quegli aspetti e proprietà che abitualmente non vede affatto o che ignora possano trovarsi in quelle cose. La magia della pittura, infatti, ha origine sulla retina dell'occhio del soggetto che la dipinge e continua su quella dell'occhio che la contempla: è questo il luogo in cui la pittura rivela il suo mistero. -
L' uomo in prospettiva. I primitivi italiani
La pittura degli anni finali del Quattrocento non è ""piú avanzata"""" di quella di Giotto o di Simone Martini; è soltanto """"diversa"""". Le pagine che seguono vorrebbero, in particolare, farvi percepire la profonda originalità di questo """"primitivismo"""" italiano.rnrnDaniel Arasse ha sempre privilegiato un efficace approccio critico all'iconografia e alla storia dell'arte fondato su una modalità di esercizio particolare dello sguardo, in costante ricerca degli intimi significati artistici delle opere e delle motivazioni profonde che le hanno generate. Questo libro, uno dei primi dell'autore, ricostruisce «ciò che gli uomini del XIV e del XV secolo cercavano attraverso le immagini» e offre al lettore un doppio punto di vista, sempre oscillante tra la nozione di individualità e quella di scuola, in grado di restituire per intero la ricchezza e la complessa evoluzione di due secoli di pittura. Arasse sottolinea l'originalità e la varietà degli esperimenti locali, da affiancare al modello toscano, ed elabora gradualmente il profilo dei primitivi non solo come precursori ma anche come «altri» del moderno. Giotto, Masolino, Paolo Uccello, Masaccio, Piero della Francesca, Foppa, Botticelli, Mantegna, Pinturicchio, Antonello da Messina… tutti i principali artisti che operarono in Italia nel Trecento e nel Quattrocento misero a punto nelle loro opere «una nuova formula di figurazione del mondo e dell'uomo, fondata su una coscienza progressiva delle proprie dimensioni storiche e che talvolta si configura come un appello a farsi carico della storia nel suo insieme».""