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Soggetto radicale. Teoria e fenomenologia
Una rivolta contro il mondo post-moderno: così potrebbe essere definito questo libro, manualetto per orientarsi in una realtà che ha travolto i sistemi di riferimento tradizionali, gettando l'umanità in un mondo liquido e spersonalizzato. Il post-moderno fa a pezzi i princìpi moderni, che, a loro volta, sono la negazione del mondo della Tradizione. Nasce così la società dei cyborg, della dissoluzione, della pandemia del gender, della virtualizzazione delle esistenze. Qui tutto è ""post"": post-scienza, post-umano, post-politica... Il post-moderno è l'apocalisse dei popoli, l'ultimo atto della civiltà, la Grande Mezzanotte dell'Essere. -
Tradizione e/o nichilismo. Letture e ri-letture di Cavalcare la tigre
Pubblicato nel 1961 e da allora letto e riletto da almeno tre generazioni, ""Cavalcare la tigre"" di Julius Evola è anzitutto una pietra di paragone, un fuoco di sbarramento che può attraversare solo chi ha giurato vendetta alla modernità ma, per una ragione o per un'altra, non è intenzionato ad abbandonarla, vedendo nel nichilismo anzitutto una sfida, una prova capace di rivelare un sistema di valori che non è né di ieri né di domani, appartenendo al mondo dell'Eterno. Ma cosa rimane dell'uomo differenziato, ora che la modernità si è estinta, cedendo il posto alla post-modernità? I saggi raccolti in questo libro - uno studio esaustivo dedicato a uno dei libri più importanti di Evola, nonché esperimento intergenerazionale - provano a offrire una risposta, muovendosi in orizzonti nuovi e antichi al tempo stesso. Sempre con lo stesso proposito: cavalcare la tigre della modernità e della post-modernità per accedere a frutti non facilmente attingibili in altre epoche, risvegliare un Sole occulto nella Mezzanotte della storia, al culmine ipogeo del nostro ciclo, costringendo l'orizzonte del nichilismo europeo a sfociare nella trascendenza. Introduzione di Maurizio Murelli. -
Allergia (1952-1962)
«Sia resa gloria all'editore Giometti & Antonello che rimanda in libreria Massimo Ferretti, rompendo decenni di oblio con questo meraviglioso volume» – Il Venerdìrn«Torna l'opera più significativa di un autore naturalmente fuori dagli schemi» – Il Giornalern«Un poeta da riscoprire» – Le parole e le cosern«La notorietà in vita di Massimo Ferretti (Chiaravalle 1935 - Roma 1974) è legata alla pubblicazione della sua unica raccolta poetica, Allergia, la cui versione definitiva vede la luce nel 1963 per l'editore Garzanti e arriva a vincere il Premio Viareggio ""Opera prima"". Pubblicherà anche due romanzi, Rodrigo per Garzanti nel 1963 e Il gazzarra per Feltrinelli nel 1965, prima di abbandonare deluso la scena letteraria e rilevare l'attività commerciale del padre. Canzoniere crepuscolare e irrequieto di piccole vicende marginali di vita privata - dalle tragicomiche cronistorie familiari, sempre al limine tra parodia del poemetto storico e vocazione alla ballata, ai tableaux di ilare disperazione di una vita universitaria cui si sente fisiologicamente ostile, dall'isolamento marchigiano ai deserti delle relazioni culturali a Roma cui partecipa da estraneo - Bildungsroman auto-ironico e sentimentale ""di un adolescente che diventa uom"" e infine scrittore, Allergia è la storia di una irriducibilità assoluta e irredimibile della vita poetica a qualsiasi norma umana o letteraria.» (Dalla Nota degli editori) -
Epistolario. Lettere a Nadja e agli altri (1907-1938)
«Leggere l'Epistolario. Lettere a Nadjia e agli altri di Osip Mandel'stam fa bene. E tormenta. Con microscopico cinismo, il regime sovietico soffoca il poeta; non lo sfida, colpisce ai lati, con spudorata crudeltà». - - Davide Brullo, il Giornalern«Mandel'stam racconta il suo inferno quotidiano ma anche la tenacia di un intellettuale che rifiutò di farsi addomesticare» - Robinson«Questi testi - con poche eccezioni - non erano stati pensati per la pubblicazione: è una scrittura ""parlata"", intima, fatta di omissioni, sottintesi, che prosegue conversazioni lasciate a metà, riempie assenze durante lontananze forzate. Nella loro immediatezza, mentre scandiscono la marcia verso una fine che a un certo momento pare inesorabile, ci permettono di seguire da vicino gli umori di Mandel'stam, il suo difficile quotidiano, fatto di traduzioni e altri lavoretti, sempre in bilico per la sopravvivenza. E la tragicità di un quotidiano ben riconosciuta da Pasolini, quando scrive: ""Ciò che è tragico - più che la sua lotta accanita e prudente contro Stalin - è il suo cercare di accontentarsi, i suoi poveri movimenti di accomodamento, i suoi lavoretti editoriali, i suoi viaggi e le sue sistemazioni - che gli sembrano così felici - in qualche calmo appartamento di Mosca. [...] Annaspando nel limbo della vita - che era poi la non-vita di chi accettasse la dittatura di Stalin - Mandel'stam ha vissuto dunque una vita irreale, per cui non esisteva soluzione"". Le lettere ci conducono sulle tracce di questa ""vita irreale"", pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, aprendo nuovi spiragli, integrando prospettive, svelando un lato nuovo del poeta, meno mitico e meno monolitico...» (Dall'Introduzione di Maria Gatti Racah) -
L' altra voce. Lettere 1955-1972
Le lettere qui incluse ricoprono l'intero arco della «vita poetica» di Alejandra Pizarnik. Nata a Buenos Aires il 29 aprile 1936, secondogenita di una famiglia di ebrei russi emigrata in Argentina, Pizarnik è oggi considerata una delle voci più significative e originali della letteratura sudamericana del Novecento. Studiò giornalismo e filosofia presso la Facoltà di Lettere di Buenos Aires, senza mai laurearsi ma instaurando sin da giovanissima una precoce rete di relazioni letterarie con i più influenti poeti argentini della sua epoca. Pubblicò il suo primo libro di poesia nel 1955, a 19 anni. Tra il 1960 e il 1964 si trasferì a Parigi, dove lavorò per alcune importanti riviste letterarie come traduttrice e saggista. Pur lamentando difficoltà nel sostentamento, continua gli studi presso l'Università della Sorbona, ma soprattutto continua a scrivere e frequenta gli ambienti culturali parigini, stringendo nuove amicizie testimoniate in questo epistolario. Per un breve periodo visse anche a New York, città verso cui non riuscì mai a superare una radicale diffidenza. Al suo ritorno in Argentina, ormai nota poetessa, pubblicò le sue opere più importanti come ""Extracción de la piedra de locura"" (1968) e ""El infierno musical"" (1971). Il suo valore è stato riconosciuto con l'assegnazione delle borse di studio Guggenheim (1969) e Fullbright (1971). Gli ultimi anni della sua vita sono stati segnati da gravi crisi depressive che l'hanno portata a tentare il suicidio in diverse occasioni. Trascorse i suoi ultimi mesi in un centro psichiatrico di Buenos Aires. Il 25 settembre 1972, nel corso di un fine settimana di permesso che trascorse in casa, concluse la sua vita con un sovradosaggio di sodio seconale. Aveva 36 anni. Questo epistolario, nel ripercorrere tutte le tappe della vicenda biografica «alejandrina» è anche la storia di un'iniziazione all'altra voce della scrittura poetica. -
Orbis pictus. Scritti sulla letteratura infantile
Gli scritti qui raccolti sono concentrati su un versante assai specifico dell'autore, che fu un vorace collezionista di libri antichi per l'infanzia e non solo - passione ereditata dal padre antiquario e dalla madre che disponeva di una ricca biblioteca di famiglia, e dalla moglie appassionata di libri per bambini. Oltre a penetrare come solo Benjamin sa fare l'intima natura del collezionista e del bibliofilo, questi scritti riflettono in maniera ancora oggi illuminante sul mondo della fiaba e dell'infanzia - e del suo rapporto con i libri. Chiude il volume un lista dettagliata dei volumi per bambini spesso rarissimi contenuti nella biblioteca di Benjamin. -
Il gioco della guerra
Questo è il racconto/resoconto di una partita al Kriegspiel, ovvero al Gioco della Guerra. I due autori non sono che i due avversari che l'hanno giocata. Per capire le regole e lo spirito del gioco, occorre consultare i materiali riportati in appendice. Per sperimentare una partita vera e propria, si può ottenere lo «scacchiere» del gioco rovesciando la sovraccoperta del libro. Con pedine. -
Epistolario
«Si può tranquillamente affermare che in queste lettere si ritrova ogni aspetto di Conrad, dalla più insignificante idiosincrasia – e ne aveva molte! – alla più impegnata presa di posizione sul mistero dell’universo e alla più vibrante difesa della sua arte e del suo metodo narrativo.» – Dall'introduzione di Alessandro Serpieri«Nell’epistolario 1885-1924 c’è tutto il tormento di vent’anni di precaria carriera letteraria, i conseguenti stenti economici, le incomprensioni (ma anche le amicizie) con i colleghi scrittori.» – Piero Melati, Robinson - la Repubblica«C’è – diciamo – una macchina. Si è evoluta (sono severamente scientifico) da un caos di frammenti di ferro e guarda! – sferruzza. Ci sferruzza a dritto e rovescio, nella vita e nella morte. Ha sferruzzato tempo, spazio, dolore, morte, corruzione, disperazione e tutte le illusioni – e niente ha importanza. Ammetto comunque che talvolta è divertente guardare questo spietato processo.»Con questo libro colmiamo una inspiegabile lacuna nel panorama editoriale italiano. Joseph Conrad (1857-1924) è uno scrittore che ha lasciato il segno su intere generazioni di lettori e dato luogo a tutta una serie di trasposizioni cinematografiche - citiamo su tutte quella ormai leggendaria di Cuore di tenebra in Apocalipse now. Ma celebri anche quelle da Lord Jim, La linea d'ombra, L'agente segreto ecc. Il suo epistolario è ricchissimo ed è all'altezza di altri celebri scambi di lettere come quello di un Flaubert o di un Henry James. Attraverso le sue lettere, indirizzate sia ad amici intimi che a letterati o operatori del mondo editoriale, esce fuori come un'ulteriore e prodigiosa opera letteraria la sua visione del romanzo e della vita, dell'amore e della politica, in una molteplicità di registri che passa dal giudizio più sferzante all'ascetica considerazione sapienziale sulle sorti dell'umanità. Il volume si divide in due blocchi: uno curato dal grande anglista Alessandro Serpieri che va sotto il titolo di Epistolario, il secondo, curato da Simone Barillari (che sta curando il Meridiano di Conrad per Mondadori), che va sotto il titolo di Nuove lettere e contiene testi finora assolutamente inediti in italiano. -
Leviatano sanitario e crisi del diritto. Cultura, società e istit...
""... In breve, però, ci siamo accorti - soprattutto con il varo del green pass - che quel regime potrebbe essere presto il nostro: con l'aggiunta che ora la tecnologia si sposa con una mobilitazione massiccia dei cittadini, non di rado trasformati in nuove «guardie rosse» a tutela delle decisioni governative. Non c'è dunque da sorprendersi se prima si è stati reclusi nella propria abitazione, poi si è dovuto subire il coprifuoco serale, in seguito si sono introdotte misure discriminatorie e, infine, si è usata la legge per minacciare e ricattare. Per molti si è trattato di un duro risveglio..."" Dall'introduzione di Carlo Lottieri. -
Antipedagogia della malerba
Che cosa accomuna l'antipedagogia di Ferdinand Deligny al cinema astratto di Stan Brakhage e all'arte aleatoria di John Cage, e tutti e tre al giardino in movimento di Gilles Clément? Per rispondere a questa domanda, il libro prende in esame tali esperienze, e altre affini, cogliendovi la volontà di superare il rapporto tra il Mondo (che costruiamo) e la Terra (che abitiamo) inteso come conflitto e contrapposizione. Ciò che in esse prende vita è una coscienza critica nei confronti di quanto, come uomini, abbiamo realizzato, nonché una visione della realtà e della natura in cui si placa qualsiasi proposito di controllo coercitivo e di dominio. Si tratta di esempi rimasti, con poche eccezioni, quasi tutti nell'ombra e largamente misconosciuti, perché fuori dal gioco codificato delle istituzioni sociali e culturali. Il loro messaggio, privo di compiacenze e concessioni - al pari della malerba che cresce in libertà, incurante di ogni divieto - deve diventare oggetto di riflessione, soprattutto in un momento, come quello attuale, nel quale si pone drammaticamente la questione della salvezza del pianeta. -
Il Seicento. L'età del Barocco, delle scienze, del metodo vol. 1-...
Caravaggio, Shakespeare, Vermeer, Rembrandt, Molière, Borromini, Monteverdi e poi Galileo, Pascal, Descartes, Cervantes, Newton e Leibniz... Ciascuno dei protagonisti di questo secolo porta con sé una ""rivoluzione"": nelle arti, che sperimentano architetture vertiginose e forme dinamiche oppure si addentrano senza esitazioni nel cuore ombroso del reale; nella visione del mondo e dell'Universo, che la novità galileiana scombina completamente catapultando il soggetto tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo (Pascal) rivelato dagli strumenti e dai metodi della nuova scienza; nelle forme teatrali e musicali, rinnovate radicalmente sul piano teorico e tecnico. Anche la storia politica ed economica viaggia su rotte diverse rispetto al passato. Il predominio di Inghilterra e Olanda sui mari e sulle terre del mondo scalza quello della Spagna e dell'Impero e apre nuovi scenari, generando mutazioni decisive. Addentrarsi nelle vicende del Seicento significa scoprire quanto la storia d'Europa si vada scrivendo in una relazione sempre più stretta con quella del resto del mondo: economia, società, sistemi di produzione e distribuzione dei beni, ricchezze e schiavitù descrivono un secolo che ha molto da raccontare alle nostre stesse contraddizioni. -
L' antichità. Le civiltà del Vicino Oriente
“Quando pensiamo all’Antichità classica ci vengono naturalmente alla mente la Greciarne Roma. Ma né civiltà greca, né civiltà romana possono essere comprese senza riandare,rnsia pure in modo succinto, alle loro radici orientali. Dai Fenici proviene alla Greciarnla scrittura alfabetica, da vari popoli mediorientali giungono le tecniche di lavorazionerndel vetro e dei metalli, diverse pratiche mediche, l’astronomia, le matematiche, alcunerntecnologie, la stessa nozione di città…rnPer questo un’opera dedicata al mondo classico deve partire, per arrivare al Partenone,rndalle ziqqurat o dalle piramidi.” - dall’Introduzione all’Antichità di Umberto EcornUna storia millenaria, quella del Vicino Oriente, in cui compaiono e si affermano irnfondamenti della nostra civiltà: a partire dalla rivoluzione agricola derivano via viarnla sedentarizzazione dei popoli e la nascita delle città, l’invenzione della scrittura,rnl’organizzazione del lavoro; la specializzazione dei ruoli sociali che determina unarnsocietà sempre più stratifi cata, preambolo della formazione dello Stato che si trasformarnin Stato; la produzione e il commercio di beni e risorse che favorisce i contattirnfra i popoli; l’organizzazione militare e lo sviluppo della strategia bellica che consenternla formazione dei primi imperi.rnLa Storia della Civiltà Europea, diretta da Umberto Eco, torna ai suoi inizi extrauropei:rndiecimila anni di trasformazioni, scoperte, invenzioni, scambi e confl itti che si sviluppanorna ritmo crescente in quella vasta parte del mondo che va dal Mar Nero al Golfo Persicorne dall’altopiano iranico al Mediterraneo, attraversando la valle del Tigri e dell’Eufrate.rnCon una novità: l’inclusione della valle del Nilo e della storia d’Egitto, una sceltarnstoriografi ca innovativa che assegna alla storia mesopotamica un ruolo più ampio dirnquel limitativo prologo all’Antichità classica che la tradizione le riservava. -
Ada brucia. Storia di un amore minuscolo
Candidato al Premio POP – Premio Opera Prima 2021Tra 'Lolita' di Vladimir Nabokov e film come 'Kynodontas' di Yorgos Lanthimos, questo romanzo è una favola oscura raccontata in piena luce: in un'atmosfera fiabesca e sospesa sopra ogni giudizio, le convenzioni si ribaltano e non si sa più cos'è l'amore. Rino rapisce la piccola Ada durante una festa patronale. Convinto di amarla, la costringe in casa: così Ada cresce con lui, senza mai uscire, convinta di non poter toccare l'erba e il pavimento fuori perché priva delle scarpe che le impedirebbero di bruciarsi. Il mondo che Rino plasma per Ada, sfumato tra sogni e menzogne, è un carcere perfetto, nel quale la giovane vive senza troppo chiedersi cosa c'è oltre, interrogandosi sulla parola amore e su quello che succede quando si cresce. Dopo 13 anni, però, quel mondo crolla: Ada viene salvata, Rino processato. Il resto delle loro vite è attesa. Anja Trevisan si cimenta con uno dei temi più controversi della storia della letteratura, mostrando con delicatezza quanto sia difficile distinguere tra amore e dipendenza. -
Vivere mille vite. Storia familiare dei videogiochi
Corredato di percorsi diversi per lettori diversi, e di una 'videoludografia ragionata' a corredo, questo tomo è un po' saggio e un po' memoir, come quei videogiochi di una volta, che mettevano insieme più elementi per poter regalare un'esperienza totale.rn«Un libro che permette di entrare in un universo open world immenso fatto di citazioni, curiosità ed esperienze personali» - Claudio Marinaccio, TuttoSportrn«Un memoir attraverso i videogiochi può sembrare un'idea strana solo a chi non è cresciuto con essi» - Francesco Guglieri, DomanirnQuesto libro sulla storia dei videogiochi non ha alcuna pretesa di raccontare ogni avvenimento del medium che in pochissimo tempo è diventato il più ricco, diffuso, criticato, influenzato e culturalmente rilevante di tutti i tempi. Eppure, questo libro passa in rassegna le tappe fondamentali del percorso che ha portato quel sistema di intrattenimento a diventare una parte fondamentale della nostra cultura. Si parla in queste pagine di tecnologia e famiglia, di storia universale e personale, di scoperte continue, curiosità, notti insonni. Di genitori nerd che portano in casa un Atari in finta radica e che poi ti restano accanto, anche quando non ci sono più. Corredato di percorsi diversi per lettori diversi, e di una 'videoludografia ragionata' a corredo, questo tomo è un po' saggio e un po' memoir, come quei videogiochi di una volta, che mettevano insieme più elementi per poter regalare un'esperienza totale. -
L' aurora delle trans cattive. Storie, sguardi e vissuti della mi...
Abbracciando un periodo di circa quarant'anni e i suoi profondi cambiamenti socio-politici, Porpora traccia la propria genealogia trans aggiungendo tasselli essenziali alla ricostruzione storica di una cultura spesso relegata al margine. E lo fa da protagonista del percorso collettivo, ancora privo di una lettura condivisa, di chi si è posto consapevolmente nello spazio di confine tra i generi. Con una scrittura ""visiva"" in grado di rendere in immagini ciò che ha visto e vissuto, Porpora ci accompagna in un mondo popolato di leggendarie trans che hanno dato vita, forma, scena e sceneggiatura a un'esperienza per molti versi più vicina alla dimensione spettacolare o performativa che a quella della vita reale, da cui erano del resto assolutamente escluse. Vivere quella vita presupponeva avere muscoli, calli, scorza dura. L'assenza di riconoscimento e di diritti non poteva che favorire l'illegalità, e la prostituzione - fenomeno per molti aspetti con caratteristiche differenti da quelle odierne - diveniva l'asse portante dell'esistenza. Ma proprio questo percorso ha prodotto la capacità di parlare di sé in un tempo in cui esisteva solo lo sprezzante appellativo di ""travestito"" e nel vocabolario non c'erano ancora parole come transgender o gender variant. Gli aneddoti, i miti, le storie ""scandalose"" che Porpora racconta con il suo stile ironico e ""favoloso"", si intrecciano con le riflessioni sulla presa di coscienza collettiva, sulla nascita del Mit (Movimento identità trans) e sulla conquista del riconoscimento giuridico con la legge 164 del 1982. Porpora recupera l'epica trans delle origini per rivendicare il percorso straordinario di persone perseguitate, violentate, ferite nella loro dignità umana, che hanno avuto la forza di incrinare la narrazione dominante che fa della transessualità una dimensione patologica, raccontando un'esperienza di vita unica. Che rifugge anche i tentativi di normalizzazione dell'epoca postmoderna. -
Vita e opinioni di Zacharias Lichter
Questo classico della letteratura rumena è un unicum nella produzione dello studioso e critico letterario Matei Calinescu. Originariamente pubblicato sotto il brutale regime dittatoriale di Ceaus?escu, ottenne il via libera perché gli spietati ma incompetenti censori non riuscivano a capirlo. Racconta di un assalto all'ordine mondiale moderno e al conformismo, all'insegna dell'ironia, dell'elogio del paradosso e della perplessità, raggiungendo un equilibrio geniale tra romanzo e saggio, trattato filosofico e pamphlet teologico. A metà strada tra ""Zarathustra"" e il ""Baal Shem Tov"", Zacharias Lichter è un visionario pazzo e profetico che affronta le questioni fondamentali dell'esistenza in uno stato di improbabile rapimento. Un mendicante di professione, poeta errante e filosofo di strada, carismatico e repellente allo stesso tempo, un cacciatore di profondità che sembra vivere all'estremo della superficie, che elemosina per vivere e vive per strada, Zacharias Lichter mette in discussione sia la convenzione sociale che la saggezza convenzionale, scagliandosi contro la piccolezza di quello che lui chiama il «Regno della Stupidità». Questo ovviamente è ciò che lo rende un oltraggio permanente ai poteri stabiliti - non ultimo quello totalitario di Ceaus?escu - siano essi reazionari o rivoluzionari, e a tutti gli altri campioni di moralità auto-nominati che sono ciechi di fronte alla propria assurdità. Di fronte allo ioneschiano teatro dell'assurdo che la Romania è diventata, in un momento in cui il nazionalismo estremista e l'antisemitismo crescenti infettano il paese e i fanatici della Guardia di Ferro rappresentano una presenza potente e terrificante, il Lichter di Calinescu non trasale, non indietreggia, bensì abbraccia l'assurdo e ne fa uno stile di vita. Quando ci si trova in una farsa di proporzioni cosmiche, la reazione più appropriata non è abbandonarsi alla disperazione, ma ridere ancora più forte. Ed è questo che l'eroe eponimo Lichter ha offerto e offre ai lettori: un'efficace forma di resistenza attraverso la risata. Il teatro dell'assurdo può andare in scena ovunque e in qualunque momento, e Zacharias Lichter ci ricorda come ridere in faccia all'assurdo dei nostri tempi. -
le farfalle danzano e le formiche si ingegnano
Il libro raccoglie una selezione di prose scritte da Lafcadio Hearn alla fine dell'Ottocento, durante la sua lunga permanenza in Giappone. Con gusto romantico, tra il gotico e l'eccentrico, restituisce agli insetti la nobiltà che la cultura giapponese conferisce a questi animali. Farfalle, zanzare e formiche diventano l'occasione per evocare letteratura, poesia e leggende. Sono pagine di una scrittura raffinata ed elegante; storie deliziose e insolite che gettano uno sguardo profondo sul Giappone del XIX secolo, sulle sue credenze e sulla sua cultura popolare. Hearn descrive, con acuto senso di meraviglia, il canto del grillo e il volo spettrale delle libellule, cita l'haiku entomologico del Giappone classico e misterioso e ricorda i racconti buddisti in cui le anime degli insetti e quelle degli uomini non sono mai lontane. -
Come vivere con gli altri senza essere né servi né padroni
Con il suo linguaggio visivo semplice e asciutto, Friedman compila questo piccolo manuale dell'utopista concreto che con stile apparentemente ingenuo, ma in realtà efficace e diretto, suggerisce i modi per vivere insieme agli altri senza dominare e senza essere dominati. Attraverso schizzi tanto ingegnosi quanto essenziali e una grafia che è parte integrante del disegno, l'autore mette a nudo i meccanismi che stanno alla base dei rapporti interpersonali. E così porta allo scoperto quei rapporti gerarchici e di potere che si riproducono inavvertitamente nello spazio pubblico e nelle relazioni interindividuali, proponendo alcuni modi pratici - tutti da sperimentare - per aggirarli o neutralizzarli. Ovvero per imparare a vivere in una società orizzontale senza servi e senza padroni. Prefazione di Manuel Orazi. -
Kobe. Mamba out
Raccontare Kobe, raccontarlo nel suo ultimo viaggio, partita dopo partita, sera dopo sera, tiro forzato dopo tiro forzato, è anche un modo per raccontare una generazione che è cresciuta con lui. rnrnLa stagione 2015/16 è stata la ventesima di Kobe Bryant da giocatore NBA. L’ultima, la più difficile da gestire, la più significativa dal punto di vista emotivo ed emozionale prima ancora che tecnico e fisico. Un farewell tour, di cui tutti, volenti o nolenti, siamo stati testimoni, che ha visto concentrati nei nove mesi della regular season tutto quello che, nel bene e nel male, il 24 fu 8 ha rappresentato per il gioco inventato da James Naismith: uno degli interpreti più iconici e irripetibili, certo, ma anche un accentratore controverso, un protagonista intenzionato a prendersi sempre tutto e subito anche quando i tributi da pagare a “Father Time” risultano troppo pesanti persino per lui, un uomo e un giocatore destinato a dividere sempre e comunque e a prescindere dalle singole circostanze. Fino al 13 aprile 2016, al “Mamba Out”, ai 60 punti in faccia ai malcapitati Utah Jazz per oscurare i Golden State Warriors delle 73 W che, dall’altra parte di una California in delirio, stavano riscrivendo la storia a modo loro. Raccontare Kobe, raccontarlo nel suo ultimo viaggio, partita dopo partita, sera dopo sera, tiro forzato dopo tiro forzato, è anche un modo per raccontare una generazione che è cresciuta con lui. Perché che siate lovers o haters cambia poco: Kobe Bryant è stato l’NBA, è stato la “nostra” NBA. E onorare lui è un po’ come onorare noi stessi. -
Elon Musk e spacex. Obiettivo: Marte
Negli anni '70, la NASA annunciò che l'uomo avrebbe messo piede su Marte entro due decenni, ma l'entusiasmo per la Corsa allo Spazio si esaurì rapidamente. Servivano nuovi visionari per sostituire le figure di riferimento che avevano portato l'uomo sulla Luna. Serviva un imprenditore come Elon Musk; forse un po' folle, ma non certo un illuso. Fin dal suo ingresso nel business aerospaziale, privo di esperienza nella costruzione di razzi e senza neanche una laurea in ingegneria, sapeva benissimo che avrebbe dovuto sormontare tanti ostacoli. Armato di passione, spirito d'intraprendenza e interminabili ore di studio sui libri, Elon Musk ha portato la sua compagnia SpaceX a pochi passi da Marte. La nuova scintilla per l'esplorazione spaziale con equipaggio dopo lo sbarco sulla Luna, la nuova speranza per rendere l'umanità una specie interplanetaria. Prefazione di Luigi Bignami.