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Jack
Senza un soldo, senza una casa, Jack passa la notte al Bellefontaine, il cimitero per bianchi di St. Louis. Là nessuno fa caso alla sua giacca sgualcita, al volto emaciato. Ma quella notte Jack non è solo. Una donna gentile cammina per gli stessi viali, una donna che non dovrebbe essere là. Che sia il suo, scuro e splendido, il volto della Grazia? Da perfetto gentiluomo, che pure non è, Jack la scorterà fino al mattino cercando di proteggerla da pericoli e malintenzionati. E soprattutto da se stesso.«Per i devoti di Marilynne Robinson, l'eponimo Jack è uno dei personaggi letterari piú attesi dai tempi di Godot» – The New York Times Book Review«[La serie di Gilead] onora la creazione consentendoci l'accesso a qualcosa che solo di rado sperimentiamo nella vastità dell'esistenza: un barlume di eternità». - The Wall Street Journal«Oltre che a Faulkner e alla tradizione della letteratura confessionale, per temi e stile Jack ci riporta alla grande lezione dei Trascendentalisti americani, a Emerson, a Hawthorne, a Melville e ai loro lacerarsi e distruggersi, nel nome dell'arte e del peccato che l'arte rappresenta.» – Alessandro Gebbia, Alias - Il ManifestoA Gilead Jack non fa ritorno da tanto tempo. Invano il vecchio reverendo Boughton continua ad attendere il suo figlio piú amato e piú sofferto, invano l'intera famiglia si è riunita intorno alla bara della madre, sperando di vederlo comparire almeno là. A trattenere Jack non è tanto la colpa per i danni che ha loro cagionato in gioventú, e che reputa irredimibili per gli uomini come per Dio, quanto il timore di cagionarne di nuovi. Il suo demone è un occhio acutissimo per la vulnerabilità; il suo maledetto talento, distruggerla. Jack è un uomo non piú giovane, che vive di espedienti e dell'elemosina fraterna, si nutre di pasti occasionali, alcol e vergogna, e ha ormai un'unica ambizione: l'innocuità. Perciò volentieri di tanto in tanto passa la notte al cimitero Bellefontaine, lontano dal consorzio umano, fra statue e lapidi a lui care come vecchie amiche. Ma una notte passi insoliti calcano quei vialetti quieti. Sono quelli di Della Miles, insegnante di liceo nera e figlia di un autorevole predicatore metodista, fortuitamente rimasta chiusa nel cimitero per bianchi di St. Louis. La buona educazione del figlio di un uomo retto vuole che Jack la scorti fino al mattino, ma la coscienza scrupolosa del figlio di un uomo pio gli suggerisce che è da se stesso che soprattutto deve proteggerla. Non è la prima volta che i due si incontrano, e non è un bene: lui ha già avuto modo di deluderla, lei di rubargli il cuore. Ma che mai potrebbe offrire Jack a una giovane di buona famiglia che il Missouri segregato degli anni Cinquanta gli impedirebbe comunque di sposare? Sa bene, Jack, che «Della era una donna istruita saldamente sistemata in una buona vita. Lui non era niente, nient'altro che un nervo scoperto, una fitta mitigata da uno o due bicchieri, da una lustrata alle scarpe». Dopotutto l'innocuità può essere un'ambizione... -
Paesaggio con fratello rotto
Paesaggio con fratello rotto è una trilogia di spettacoli messi in scena dal Teatro Valdoca nel 2005 con la regia di Cesare Ronconi: Fango che diventa luce, Canto di ferro, A chi esita.""Da tanti anni sono vicino alla Valdoca, da tanti anni sento un’affinità di cammino e passione… ora in questo Paesaggio con fratello rotto ritrovo, magnificamente espressi, i motivi essenziali che ricorrono fin dai primi tentativi del 1983… il senso di una domanda… un incalzare di domande… quella della Valdoca è una poesia interrogativa… piú vicina a Leopardi che a Montale… è una poesia di tremore e di urgenza… e qui nel Paesaggio la Geisha, la Ragazza Uccello, il Macellaio incarnano tutto questo chiedere brancolante. «Che parto rifiutato ha fatto di noi solo un nome e un cognome?» «Che cosa fa di noi solo un grumo nello splendore del mondo?» Questo splendore intravisto, questa luce che ci spetta è il vero tema di Mariangela: un grido che esige la gioia e, per averla, esplora ogni nota del dolore. Ma cosa rende cosí originale il suo canto? È il fatto che una poesia come questa, una poesia di archetipi e di primordiali presenze, trova il proprio alfabeto nel palpito piú vivo della lingua attuale, in un udito attentissimo alla parola contemporanea… qui l’antico s’intreccia a qualcosa che pulsa nell’ora, a qualcosa che sta per accadere… cosí remoto da essere una profezia… il nostro fratello rotto… cosí remoto da essere imminente…""rnMilo De Angelis -
La guerra dell'oppio e la nascita della Cina moderna
Nell'ottobre 1839 iniziò la prima guerra dell'oppio tra Regno Unito e Cina. Nonostante la sua brutalità, il conflitto fu anche intriso di tragicommedia: tra ipocrisia vittoriana, tentennamenti burocratici, passi falsi militari, opportunismo politico e cooperazione. Eppure, negli ultimi 180 anni, questa strana storia costellata di incomprensioni, incompetenza e compromessi è diventata l'episodio fondante del moderno nazionalismo cinese: è considerata l'inizio dell'eroica lotta della Cina contro una cospirazione occidentale tesa a distruggere il paese attraverso l'oppio e la diplomazia delle cannoniere. A partire da questo primo conflitto, La guerra dell'oppio esplora come i miti nazionali della Cina sostanzino le sue interazioni con il mondo esterno, come il passato sia diventato propaganda al servizio del presente, e come l'illusione e il pregiudizio abbiano funestato il rapporto dei cinesi con l'Occidente moderno e viceversa. -
L'amour fou
Uscito nel 1937, L'amour fou è un racconto autobiografico che riprende la formula già usata con Nadja di mescolare narrazione, saggio, fotografie e disegni. Tutto ruota intorno all'incontro di Breton con Jacqueline Lamba, poi sua terza moglie, e alle coincidenze «magiche» e alle premonizioni che conducono a questo momento fatale. Le riflessioni che si innervano nel racconto scandagliano il rapporto che l'innamoramento improvviso, l'amour fou per l'appunto, ha con l'ignoto e ruotano intorno ai concetti di desiderio e di rivelazione. Mai come in questo libro la letteratura è vita, e la vita è l'attesa del proprio destino. Prefazione di Emanuele Trevi. -
Nagori. La nostalgia della stagione che ci ha appena lasciato
Hashiri, sakari, nagori: sono questi i tre termini usati in giapponese per descrivere lo stato di stagionalità di un prodotto. Se i primi due sono di immediata comprensione e condivisi da numerose culture – indicano, infatti, rispettivamente il concetto di «primizia» e di «piena stagione» – nagori è un'idea intraducibile, che corrisponde a quella che si potrebbe definire una «retro-stagione». Un frutto di nagori, per esempio, si consuma al termine del suo periodo di maturazione, e si può quindi considerare di fine stagione. Per ritrovarne il sapore, bisognerà rassegnarsi al ciclo delle stagioni e attendere l'anno successivo: nagori allora è la nostalgia della stagione giunta al termine che ci lascia, e che siamo costretti a lasciare. Letteralmente «traccia», «presenza», nagori abbraccia un significato piú ampio. È l'atmosfera di qualcosa che non esiste piú, come quella di una casa che evoca il ricordo di coloro che l'hanno abitata; è ciò che rimane dopo il passaggio di una persona, di un oggetto, di un avvenimento; è il momento del saluto prima di una partenza, o di una separazione definitiva. È da qui, dal concetto di nagori e dalle sue implicazioni nel nostro rapporto con le stagioni, la natura e il tempo che prende le mosse l'affascinante riflessione di Ryoko Sekiguchi: ha ancora senso oggi parlare di «stagioni»? Le suddividiamo, delimitiamo, classifichiamo, desideriamo o trascuriamo continuamente, ma secondo quali criteri? Quante stagioni ci sono davvero in un anno, in una cucina, in una vita? Dal Giappone alla Francia – con un'importante tappa emotiva e culinaria a Roma –, tra memoir e poesia, racconto della natura e food storytelling, Nagori è una piccola guida letteraria alla scoperta di una visione tutta giapponese dell'arte e della gastronomia. -
L' aria è una
Il nuovo libro di Anna Maria Carpi, che raccoglie poesie già pubblicate e inedite, si sviluppa intorno a un io concreto, quasi un autoritratto. Ma lo stile ha ben poco a che fare con la tradizione lirica: è narrativo con una spiccata vena teatrale, è ironico-scanzonato costruito su un linguaggio colloquiale, le parti meditative non sono quasi mai in forma assertiva, ma piuttosto interrogativa. Il cuore del libro è forse nel poemetto La carne è un altro: un uomo è appena morto e, tra la cronaca di quel che succede intorno al suo corpo e impossibili ipotesi di un aldilà, si raggrumano i ricordi intorno a quella vita finita. In un'altra poesia lunga viene rievocato il momento della morte dei genitori, e poi le sepolture di tutti i gatti avuti nella vita. E altri percorsi cimiteriali costellano la raccolta. Eppure in queste poesie la tristezza non alberga. Il piccolo teatro personale e la grande letteratura (dagli scrittori russi a Gottfried Benn, a Celan...) spostano sempre il piano della realtà e dell'ineluttabile un po' piú in là, in un mondo in cui le rivendicazioni affettive, le contraddizioni esistenziali, le comuni vicende dell'invecchiare (nella sezione «Non c'è piú tempo») sono trasformate in qualcos'altro, in una storia fantastica, forse in un sogno, sicuramente nel rifiuto di ogni maturità che non sia stilistica. -
Una questione privata
Con parole precise e vere, con commozione e furia, Fenoglio fa risuonare la piú bella tra le storie d'amore possibili e impossibili.«È difficile trovare, nella letteratura italiana degli ultimi cento anni, un romanzo in cui amore e guerra, giovinezza e morte si intrecciano in modo cosí magico» – Nicola LagioiaNelle Langhe, durante la guerra partigiana, Milton (quasi una controfigura di Fenoglio stesso) è un giovane studente universitario, ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome. Eroe solitario, durante un'azione militare rivede la villa dove aveva abitato Fulvia, una ragazza che egli aveva amato e che ancora ama. Mentre visita i luoghi del suo amore, rievocandone le vicende, viene a sapere che Fulvia si è innamorata di un suo amico, Giorgio: tormentato dalla gelosia, Milton tenta di rintracciare il rivale, scoprendo che è stato catturato dai fascisti... Con parole precise e vere, con commozione e furia, Fenoglio fa risuonare la piú bella tra le storie d'amore possibili e impossibili. -
Filosofia prima filosofia ultima. Il sapere dell’Occidente fra me...
Che cosa è in gioco in quella che la tradizione della filosofia occidentale ha chiamato filosofia prima, ovvero metafisica? Si tratta di una speculazione astratta ormai desueta, oppure in essa ne va di un problema che ci riguarda da vicino, cioè quello dell'unità del sapere dell'Occidente? La metafisica è, infatti, «prima» solo in rapporto alle altre due scienze che Aristotele chiama teoretiche, cioè la fisica e la matematica. È il senso strategico di questo «primato» che si tratta allora di interrogare, poiché in esso è in questione nulla di meno che la relazione di dominio o di sudditanza, di conflitto o di armonia fra la filosofia e le scienze. L'ipotesi del libro è che il tentativo della filosofia di assicurarsi attraverso la metafisica un primato rispetto alle scienze si sia invece risolto alla fine in una sudditanza della filosofia, divenuta piú o meno consapevolmente ancilla scientiarum, com'era stata in passato ancilla theologiae. Tanto piú urgente è indagare, come questo libro fa attraverso un'indagine archeologica sulla metafisica, la natura e i limiti di questo primato e di questa sudditanza. Finché il nesso segreto che unisce e divide metafisica, matematica e fisica non sarà chiarito, la relazione fra la filosofia e le scienze non cesserà di essere problematica e il sapere dell’Occidente continuerà a essere irreparabilmente scisso. -
Afghanistan. Una storia politica e culturale
La storia di una delle piú instabili regioni del mondo, dal dominio della dinastia Moghul del XVI secolo fino alla rinascita talebana di oggi. Le lotte per il potere e la natura mutevole dell'autorità politica di un paese dai caratteri unici e tragicamente tornato d'attualità internazionale. Una lettura imprescindibile per capire come una terra conquistata e governata dagli stranieri per piú di mille anni poté diventare per inglesi, sovietici e americani la «tomba degli imperi». Questa storia dell'Afghanistan intreccia geografia, politica, economia e cultura per descrivere le dinamiche interne e le relazioni col mondo esterno di una nazione estremamente complessa. Dopo aver illustrato la sconcertante diversità dei gruppi tribali ed etnici afghani – spiegando cosa li unisce nonostante le differenze regionali, culturali e politiche che li dividono – Thomas Barfield dimostra quanto per secoli sia stato relativamente facile governare tutti questi popoli quando il potere era concentrato in una piccola élite dinastica, e come questo fragile ordine politico sia poi crollato nel xix e xx secolo, quando i governanti dell'Afghanistan mobilitarono le milizie rurali per espellere prima gli inglesi e poi i sovietici. L'insurrezione armata sbaragliò gli occupanti, ma minò l'autorità del governo afghano e rese il paese sempre piú ingovernabile. Le fazioni armate interne innescarono una guerra civile, dando origine al governo clericale dei talebani e all'isolamento dell'Afghanistan dal mondo. Barfield esamina infine i motivi per cui l'invasione americana, sulla scia dell'11 settembre, riuscí a rovesciare rapidamente i talebani e perché quella facile vittoria fece credere agli Stati Uniti che fosse altrettanto facile costruire un nuovo stato. -
Breve storia della letteratura francese
La letteratura francese è una delle più ricche, affascinanti, gloriose e influenti di tutta la civiltà letteraria, occidentale e mondiale. Ed è per questo un compito non semplice quello di contenerla in un numero relativamente limitato di pagine. Questo volume si caratterizza per due opzioni fondamentali e convergenti: dare maggiore spazio ad autori, correnti, temi ed estetiche dell’Ottocento e Novecento, più vicini alle esigenze didattiche e alla sensibilità dei lettori, ma rileggere anche le epoche più lontane e canonizzate tenendo particolarmente conto del gusto contemporaneo. Nessuna opera permane fissa nel tempo; ogni volta che leggiamo un testo, inauguriamo un rapporto di lettura diverso. Se Rabelais o Molière ci piacciono, non è per le stesse ragioni per cui piacevano ai loro contemporanei o ai lettori delle epoche successive. Ma lo stesso possiamo dire anche per autori vicini a noi: il Novecento è tuttora un secolo in piena trasformazione. Leggiamo i testi in un altro modo, non partecipiamo più alle guerre tra correnti, ci troviamo soltanto di fronte a opere che ci parlano. Da qui la necessità di provare a rinnovare una storia letteraria dove la sensibilità e il gusto attuale mettano in rilievo quello che oggi offre piacere. -
La consolazione di Filosofia. Testo latino a fronte
Il principale testo di giuntura fra il mondo antico e la cultura medievale. «Un’alternanza di prosa e versi che si autocommenta, una girandola di richiami interni, questo sembra il lascito di Boezio a Dante e ai Canti orfici di Dino Campana, a Petrarca e al Tolkien de Il Signore degli anelli, cosí come forse a Baudelaire e a Rimbaud. E questi sono i motivi per cui leggiamo oggi volentieri la Consolatio: per quell’insieme di cultura antica e fede nuova, di pensiero alto e quasi lacrimevole poesia che cosí si addice ai nostri tempi» (Maria Bettetini). Con l'introduzione di Maria Bettetini e le note di Giovanni Catapano. -
Cose che non si raccontano
Non è mai il momento giusto per fare un figlio. Prima vogliamo vivere, viaggiare, lavorare. Antonella vuole diventare una scrittrice: la sua è un’ambizione assoluta, senza scampo. Per questo a vent’anni, per due volte, interrompe volontariamente la gravidanza. Quando anni dopo si sente invece pronta, con un compagno a fianco, è il suo fisico a non esserlo. E così inizia l’iter brutale dell’ostinazione, dell’ossessione, della medicalizzazione. Certi supplizi, le aspirazioni inconfessate, la felicità effimera e spavalda, la sofferenza e la collera. Si direbbe una storia già scritta, ma qui non c’è nulla di consueto: è come raccontare da dentro una valanga, con la capacità incredibile, rotolando, di guardarsi e non crederci, e sfidarsi, condannarsi, sorridersi per farsi coraggio. In un crescendo di indicibile potenza narrativa, Antonella Lattanzi descrive (sulla sua pelle) la forza inesorabile di un desiderio che non si ferma davanti a niente, ma anche i sensi di colpa, l’insensibilità di alcuni medici, l’amicizia che sa sostenere i silenzi e le confidenze più atroci, il rapporto di coppia sempre sul punto di andare in frantumi, la rabbia ferocissima verso il mondo (e le donne incinte). Tenendo il lettore stretto accanto a sé, incollato alla pagina, con un uso magistrale del montaggio, capace di creare una suspense da thriller. La cosa strabiliante è che pur raccontando una storia eccezionale, e cruda, questo romanzo riesce in realtà a parlare in modo vero, e profondamente attuale, di tutte le donne – madri e non madri – che in un punto diverso della loro vita si sono chieste: desidero un figlio? qual è il momento giusto? dovrò rinunciare a me stessa, alle mie ambizioni? e perché tutte restano incinte e io no?rn«Ho una diga nella testa dove stanno nascoste tutte le cose che fanno davvero troppo male. Quelle cose, io non voglio dirle a nessuno. Io non voglio pensarle, quelle cose. Io voglio che non siano mai esistite. E se non le dico non esistono». -
Il sogno cinese
Il folle viaggio di un uomo e di un Paese disposti a tutto per cancellare la propria storia.rn«Le Guardie rosse alla Kurt Vonnegut: potente!» - Margaret Atwoodrn«Scrittore in esilio, Ma Jian ci regala un durissimo affresco della Cina di questi anni. Una satira dark e allucinata in cui il presente appare fin troppo simile all'era Mao» - Filippo Santelli, Robinsonrn«Una satira pungente della burocrazia cinese che può ricordare i ritratti dell’aristocrazia provinciale delle Anime morte di Gogol'» - The New York TimesMa Daode è un mediocre politico di provincia. Fedele al Partito e devoto ammiratore del presidente Xi Jinping, è ricco, corrotto e ha dodici amanti principali, ""le Dodici Forcine di Jinling"", come le fanciulle del romanzo della Dinastia Qing, Il sogno della camera rossa. Accanito sostenitore della causa del ""Sogno cinese"" e della visione di ""Ringiovanimento nazionale"" di Xi Jinping, dal suo Studio Rotondo, di pochi metri più piccolo del più celebre Studio Ovale, lavora perché il sogno cinese diventi globale. Ma Daode, però, ha un problema: durante la Rivoluzione culturale, come tante giovani Guardie rosse ha commesso parecchi crimini, e i sogni del suo passato, che fino a oggi lo hanno tormentato nel sonno, adesso si presentano anche di giorno, sotto forma di allucinazioni, rendendogli la vita sempre più difficile. È un passato doloroso che il governo ha rimosso dalla coscienza collettiva del Paese, ma che continua a infiltrarsi nella testa di Ma Daode. E allora la soluzione è una soltanto: proporsi volontario per un impianto cerebrale di un dispositivo che garantisce il completo lavaggio del cervello. Comincia così il folle viaggio di un uomo e di un Paese disposti a tutto per cancellare la propria storia. -
Fuga dalla bilancia. 10 minuti al giorno per vincere la fame nervosa
Oltre il 70 percento dei problemi di peso è legato alla fame nervosa. Attacchi improvvisi di fame, abbuffate, mangiare molto e male, sono alla base del fallimento di qualsiasi dieta. Spesso, infatti, il sovrappeso o, peggio, l’obesità non dipendono tanto da cosa mangiamo, ma da come e perché. Anzi, di più: il come e il perché influenzano cosa e quanto mangiamo. Fuga dalla bilancia è il primo e unico percorso nel suo genere che fornisce un metodo efficace, veloce e su base scientifica per gestire e migliorare il rapporto con la tua alimentazione e con te stesso. L’autore ti prenderà per mano quotidianamente, conducendoti in poche settimane a vincere un nemico che sembrava impossibile da battere, la fame nervosa. Imparerai a riconoscere le cosiddette “trappole della mente” che ti fanno perdere il controllo su ciò che mangi e, soprattutto, impediscono a qualsiasi approccio nutrizionale di diventare una sana abitudine. Ti basteranno 10 minuti al giorno per cambiare il modo in cui ti relazioni al cibo.rnLe numerose tecniche e gli esercizi pratici proposti affineranno le tue abilità psicologiche, utili per usare le emozioni come alleate, anziché scacciarle cercando distrazione nel cibo.Tra gli argomenti trattati: come contenere la voglia di dolci, come gestire la fame notturna e il vizio di sgranocchiare in continuazione. Nel corso degli anni, questo metodo è già stato utilizzato con successo da migliaia di persone: tu potresti essere una di loro! -
La società punitiva. Corso al Collège de France (1972-1973)
Supplizi capitali, deportazioni spietate, ovattati isolamenti. In questo corso, uno dei più importanti del suo insegnamento al Collège de France, Michel Foucault si interroga sul significato delle punizioni che l'Europa, nel corso dei secoli, ha predisposto per chi trasgrediva la legge e incorreva nelle sue sanzioni. Per la prima volta possiamo toccare con mano la documentazione da cui Foucault ricaverà le sue celebri analisi sul potere sovrano, sul potere disciplinare e sul paradigma biopolitico. Ed ecco che il patibolo, le prigioni, i lavori forzati, le torture più feroci, l'isolamento più silenzioso diventano lo specchio di ciò che l'Europa è stata ed è diventata nel corso dei secoli. C'è stato il tempo della punizione spettacolare e granguignolesca e quello della pena silenziosa e sottratta agli sguardi, il tempo del potere che inscena la sua magnificenza e quello del potere che si nasconde, il tempo del potere che dà la morte e quello del potere che amministra minuziosamente la vita dei cittadini. In questo specchio straniante vediamo prendere forma decisioni epocali circa i rapporti tra soggetto e potere, legalità e illegalità, ordine e disordine. Sullo sfondo di queste pagine, un'ipotesi finora meno evidente nell'itinerario foucaultiano: che la guerra civile non costituisca affatto una condizione eccezionale per le nostre società, ma sia lo stato normale, la materia sottostante, la stoffa eterna di cui è fatto il potere. -
Il secolo armato. Interpretare le violenze del Novecento
Nel 1989, la caduta del Muro di Berlino ha messo fine al XX secolo. Ciò che sino al giorno prima era percepito come presente è diventato storia. Scossa da questa svolta, la storiografia ha dovuto rivedere i propri paradigmi, interrogarsi sui propri metodi, ridefinire i propri campi di ricerca. Le rigide partizioni della guerra fredda sono state sostituite da un mondo ""liquido"" e la nuova storia globale, al posto di un secolo diviso in blocchi, inizia a vedere una rete di scambi economici, di movimenti migratori, di ibridazioni culturali su scala planetaria. La storia fondata sulla ""lunga durata"" ha lasciato spazio alla riscoperta dell'avvenimento, imprevedibile, eruttivo e spesso enigmatico. In questo libro, Enzo Traverso ricostruisce il quadro d'insieme dei mutamenti che sono al centro dei grandi dibattiti storiografici attuali. Affronta le grandi categorie interpretative, sia classiche (come rivoluzione, fascismo) sia nuove (come biopotere), per mettere in luce tanto la fecondità quanto i limiti dei loro apporti o delle loro metamorfosi. Interroga il comparativismo storico, studiando dapprima gli usi della Shoah come paradigma dei genocidi, quindi mettendo a confronto l'esilio ebraico e la diaspora nera, due delle maggiori questioni della storia intellettuale. Analizza infine le interferenze tra storia e memoria, tra presa di distanza e sensibilità del vissuto, che sono al cuore di ogni narrazione del XX secolo. -
La ribellione dell'Amistad. Un'odissea atlantica di schiavitù e l...
Il 28 giugno 1839, la goletta negriera spagnola La Amistad salpò dall'Avana per effettuare una delle sue solite consegne di carico umano. Una notte senza luna, dopo quattro giorni di navigazione, i prigionieri africani si sollevarono, uccisero il capitano e presero il controllo della nave. Cercarono di far vela in un porto sicuro, ma furono catturati dalla marina militare statunitense e incarcerati nel Connecticut. La loro battaglia legale per la libertà finì per arrivare sino alla Corte suprema, dove la causa fu sostenuta dall'ex presidente John Quincy Adams. Grazie a una sentenza epocale gli imputati furono liberati e ricondotti in Africa. La loro rivolta divenne uno dei più emblematici episodi della storia della schiavitù americana. In questo resoconto, Marcus Rediker riconduce la rivolta ai suoi veri campioni: i ribelli africani che rischiarono la vita per rivendicare la propria libertà. Sulla base di nuove fonti, ne ricostruisce la vicenda per dimostrare come un piccolo gruppo di uomini coraggiosi abbia combattuto e vinto una battaglia epica contro gli schiavisti spagnoli e americani e contro i loro governi. Torna in Africa per ritrovare le radici dei ribelli, descrive il loro catastrofico viaggio transatlantico e narra una drammatica storia di prigionia. La rivolta vittoriosa dell'Amistad cambiò la natura stessa della lotta contro la schiavitù. -
Jacques Lacan
""Aristotele è l’erede per eccellenza. Nessuno ha valorizzato come lui i predecessori, riconoscendo il debito nei loro confronti. La sua è una grande lezione sul pieno e sul vuoto della trasmissione, sulla consapevolezza di appartenere a un tempo e a un luogo in cui riecheggiano altri tempi e altri luoghi. Cosa può significare, oggi, ereditare Aristotele? È possibile accogliere l’antico senza finire vittime della commemorazione, intrappolati nei tediosi codici del canone? O non è forse tempo di disfarci di figure ingombranti del passato, proprio per emanciparci e far spazio al futuro? Eppure, forse il passato non ha esaurito il suo corso vitale. Forse non è stato compreso a fondo. Potrebbe così accadere che le figure dell’antico ci appaiano meno evidenti del previsto, che a ben vedere non si prestino a sommarie riduzioni. Ereditare, di Aristotele, insieme a dottrine e assiomi, anche i dubbi, le aperture, il mutismo, comporta prendere atto che la persistenza dei problemi non indica fallimento o paralisi. È un segnale della gravità delle domande fondamentali e della serietà richiesta nell’affrontarle. Comporta disimparare l’Aristotele ricevuto, sottrarlo dall’edificio della trasmissione tradizionale, riconoscere impasse e difficoltà, affinare l’ascolto. E, così facendo, tentare di cogliere nella parola antica l’alterità, la lontananza, ciò che deve essere ancora udito e che, forse, resta a venire. Nella coscienza che la cristallina elaborazione del pensiero razionale si fonda nella vita, non viceversa; e che la vita, a un tempo vulnerabile e immensa, resta indefinitamente eccedente rispetto al logos che pure la attraversa e le appartiene"". -
La voce di Bob Dylan. Un racconto dell'America. Nuova ediz.
L’America raccontata dal suo più grande poeta contemporaneo.«Un viaggio nei miti e nelle contraddizioni della storia e della cultura americane, attraverso il ritratto del grande artista» - RobinsonPer Dylan il tempo non esiste, tutto è compresente.Allen Ginsberg disse una volta, usando un'immagine biblica, che Dylan era una colonna di respiro: tutt'uno con la sua ispirazione. Dylan è la sua opera: ogni parola, ogni gesto, ogni momento della sua giornata entra a farne parte. Persino i mozziconi che butta a terra hanno un significato per chi rimane soggiogato da lui. È la stessa ispirazione di Rimbaud, una forza del demonico potenzialmente distruttiva. Eppure Dylan è riuscito a contenerla, rifiutando di farsi divorare dalla sua duplice natura. Per questo non ha mai fatto parte facilmente di alcun canone e, quando nel 2016 ci è entrato per la porta principale, ricevendo il Nobel per la Letteratura, al momento non si è presentato, ha aspettato mesi. Dylan è un problema ancora aperto; perciò è un classico. Forse è per questo che la sua voce è stata capace di attraversare i decenni turbolenti e velocissimi della storia americana, fino a oggi, costruendo un racconto che in sé contiene un'intera nazione di artisti: il moralista misantropo, il rivoluzionario conservatore, lo gnostico innamorato della creazione, il profeta di mutamenti e il talmudista di sventure. L'opera e la vita di Dylan sono un racconto che spalanca l'America mostrandone tutte le anime, spesso in lotta feroce tra loro. Soprattutto negli ultimi vent'anni, epoca di guerre, attentati e violenze, ma anche di metamorfosi. In un'edizione profondamente rinnovata, il grande ritratto che Alessandro Carrera ha composto di Bob Dylan ritorna e, attraverso l'indagine della sua voce, della terra americana restituisce tutte le contraddizioni e le ombre, i miti e le scintille. -
Con il vostro irridente silenzio. Le lettere e il Memoriale: voci...
Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Scrive lettere e compone un lungo Memoriale, che è discorso politico, storico, personale. In questo testo, originariamente destinato al teatro, Fabrizio Gifuni riannoda quelle pagine. Il lettore vi troverà una parte importante della storia del nostro Paese e, al tempo stesso, la storia di un grande tradimento shakespeariano di cui Moro fu vittima. Pagine private di insostenibile bellezza alternate, nelle stesse ore, a rivelazioni sconcertanti, su cui le BR per prime fecero calare il silenzio, e veri e propri anatemi. Righe intrise (anche materialmente) di lacrime e tenerezza alternate a previsioni funeste. A distanza di oltre quarant'anni il destino di queste carte non è cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle. Per questo il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre. Il Memoriale e le lettere di Aldo Moro riannodati in un testo struggente e feroce, in cui risuona uno dei più grandi tradimenti della storia italiana.