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Le città invisibili
«""Le città invisibili"" si presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan imperatore dei Tartari. A questo imperatore melanconico, che ha capito che il suo sterminato potere conta ben poco perché tanto il mondo sta andando in rovina, un viaggiatore visionario racconta di città impossibili ... Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d'un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. Il mio libro s'apre e si chiude su immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici.» -
Di chi è la colpa?
Nella Russia di Nicola I, un giovane precettore, Kruciferskij, si innamora della sorellastra del suo allievo, Ljubon'ka, e la sposa. La serenità del loro matrimonio viene interrotta dalla comparsa di Vladimir Bel'tov: colto, intelligente, di animo nobile, Bel'tov è un ""uomo superfluo"", discendente diretto dell'Onegin di Puškin. Tra lui e Ljubon'ka si scatena una passione ""naturale"", inevitabile conseguenza di una profonda affinità spirituale, destinata a trascinare i tre personaggi verso un tragico finale, del quale tuttavia – suggerisce l'autore – nessuno sembra essere responsabile, se non la società russa vincolata da rigide gerarchie e secolari pregiudizi. Qui tradotto per la prima volta in italiano e affiancato dalle novelle coeve La gazza ladra e Il dottor Krupov e dal più tardo Aphorismata sulla teoria psichiatrica del dott. Krupov. -
Il cavaliere inesistente
«Stavolta Calvino si è spinto più a ritroso nei secoli e il suo romanzo si svolge tra i paladini di Carlomagno, in quel Medioevo fuori d'ogni verosimiglianza storica e geografica che è proprio dei poemi cavallereschi. Ma il sapore delle invenzioni calviniane è più che mai moderno. Quando sarebbe stato possibile dar vita ad Agilulfo, il cavaliere inesistente, se non oggi, nel cuore della più astratta civiltà di massa, in cui la persona umana tanto spesso appare cancellata dietro lo schermo delle funzioni, delle attribuzioni e dei comportamenti prestabiliti? … Ma quel che più conta è che Il cavaliere inesistente si legge prescindendo da tutti i possibili significati, divertendosi alle avventure di Agilulfo e di Gurdulù, della fiera amazzone Bradamante e del giovane Rambaldo, del cupo Torrismondo, della maliziosa Priscilla e della placida Sofronia. In mezzo al succedersi di trovate buffonesche, di battaglie e duelli e naufragi, non si tarda a scoprire l'accento solito di Calvino, la sua morale attiva e il suo ironico e malinconico riserbo, la sua aspirazione a una pienezza di vita, a un'umanità totale.» -
La piccolissima lucciola tuttasola. Ediz. a colori
Dall'autore del Piccolo Bruco Maisazio , un libro capace di immergersi nel cielo notturno per seguire il percorso della piccola Lucciola Tuttasola alla ricerca delle sue luminosissime compagne.rnEtà di lettura: da 2 anni. -
Il libro segreto di Mortina. Ediz. a colori
Ci sono amicizie davvero speciali, soprattutto se la tua amica è una... zombie! Proprio come Mortina... In queste pagine potrete confidarvi passioni, sogni, paure e tutti i segreti più segreti. Scrivere, giocare e disegnare insieme a lei sarà mostruosamente divertente. «NON SPIFFERERÒ NULLA! PAROLA DI MORTINA.»rnEtà di lettura: da 6 anni. -
Gesù, il re ribelle. Una storia ebraica
Poco prima della fine, egli pronuncia su di sé parole enigmatiche: «Io so da dove vengo, e dove vado. Voi, invece, non sapete da dove vengo e dove vado» ( Gv 8,14). Può questo messaggio di un «re» ebreo illuminare anche l'origine e la meta della nostra vita? Attraverso un fitto e appassionato dialogo con i Vangeli, Giulio Busi traccia il profilo di un Gesù ribelle, assai diverso dall'immagine del buon pastore, mite e mansueto, trasmessa da gran parte della tradizione cristiana. È il Gesù della polemica e dell'invettiva. E, insieme, il Gesù visionario che sovverte e trascende ogni limite di spazio e di tempo, in continuo movimento tra il «qui» della sofferenza e della sopraffazione e il «là» della pace e della vita spirituale. A delinearsi con chiarezza in queste pagine è, in particolare, una «storia ebraica» del maestro di Nazaret. Per lui, infatti, gli ebrei non sono mai «loro» ma «noi». E se la sua ribellione s'indirizza anche contro l'élite religiosa giudaica, è pur sempre la ribellione di un ebreo, orgoglioso della propria appartenenza, che sa interpretare la Torah in modo straordinariamente raffinato, eppure libero, nuovo, creativo. Alla fine, Gesù è un re proscritto, su cui pende un ordine di arresto. Un rabbi itinerante braccato e costretto a nascondersi. Quando sale a Gerusalemme per l'ultima Pasqua, sa che verrà tradito, catturato, percosso, ucciso. I suoi si sbandano, rinnegano. Solo un gruppo di donne non lo lascia nell'ora più oscura. E soltanto una donna cerca il proprio maestro e per prima lo trova, all'alba, in un giardino, al di là della morte. Il giudaismo ha rifiutato il regno senza potere impersonato da Gesù. Il cristianesimo ha trasformato la missione errante dei primi discepoli ebrei, senza famiglia e senza averi, senza bagaglio e senza armi, in una realtà solida, ben costruita, capace di durare per millenni. Ma la ribellione di Gesù ancora continua. -
La guerra degli elfi. La saga completa
Ci credete nelle fate? Henry Atherton di sicuro no. Per lo meno è ciò che ha sempre pensato, ma ora se ne sta immobile, a bocca aperta, le palpebre che battono furiosamente mentre cerca di decidere cosa sta guardando. Poutpourri, il gatto del signor Fogarty, è convinto di aver preso una farfalla, ma non è una farfalla quello che Henry vede. Ha le ali di farfalla, d'accordo, ma per il resto... sembra proprio una fata! E Pyrgus Malvae non è una fata qualsiasi, è un principe ereditario giunto nel Mondo Analogo (che poi sarebbe il nostro) attraverso un antico portale per volere di suo padre, il Re degli Elfi. Pyrgus, infatti, si è messo nei guai: Lord Rodilegno vuole la sua testa perché gli ha rubato una fenice, mentre Bombix e Sulfureo intendono sacrificarlo a Beleth, un demone che sta mobilitando le proprie armate per annientare il Regno degli Elfi. Età di lettura: da 12 anni. -
Il ladro di fulmini. Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo
Percy Jackson, abituato ai peggiori bulli e con un record di espulsioni da sei scuole in sei anni, è un esperto nel mettersi nei guai. Ma quando la professoressa di matematica si trasforma in una Furia per ucciderlo e mostri e divinità sembrano irrompere nella sua vita dai libri di mitologia, iniziano i guai seri! In fuga dal pericolo, Percy raggiungerà il Campo Mezzosangue, uno speciale campo di addestramento, dove farà due sorprendenti scoperte: il padre, che credeva perduto, è nientemeno che Poseidone, il dio del mare, che l'ha generato con una donna mortale facendo di lui un semidio, ma, soprattutto, Percy è sospettato di aver rubato la Folgore di Zeus. E ha solo dieci giorni per riportarla sull'Olimpo, prima che una guerra trascini il mondo nel caos. Percy non ha scelta: dovrà scendere negli Inferi con il satiro Grover e la figlia di Atena, Annabeth, per trovare il vero ladro. Ma la profezia dell'Oracolo incombe: un amico lo tradirà, e il suo gesto potrebbe far sorgere una minaccia più potente degli dei. -
Margini della filosofia
In questa antologia di scritti e conferenze, che risalgono al periodo dal 1968 al 1971, Derrida si concentra sul problema dei limiti della speculazione filosofica, problema da sempre ""interno"" alla filosofia, che si è costantemente interrogata sulla sua portata e ragion d'essere. Ma allo stesso tempo - ed è il punto centrale del dicorso di Derrida - la filosofia ha sempre pensato al suo altro e quindi al significato stesso del confine e del confinarsi.Margini , una delle piú importanti opere di Jacques Derrida, costituisce il testo piú ricco e completo per documentare la filosofia del suo autore. Articolata in una serie di saggi già apparsi fra il 1967 e il 1971, con l’eccezione di due inediti, l’opera chiude il primo, e piú creativo, ciclo della riflessione derridiana. Oltre all’esame di alcune questioni fondamentali – come la natura dello spazio e del tempo, il significato della filosofia di Hegel in generale e della semiologia hegeliana in particolare, il problema dell’umanesimo e della «fine» della metafisica -, Margini affronta una rilettura della storia della filosofia: accanto a Husserl e Heidegger, sono Aristotele, Kant, Hegel ad essere oggetto di un’analisi serrata e rigorosa non meno che originale. Fra gli altri temi trattati, la linguistica e la sua storia, la scrittura, la fenomenologia, che costituiscono altrettanti aspetti centrali della riflessione del filosofo. -
La fenomenologia dello spirito. Vol. 1
Nell'Europa agitata dalle guerre napoleoniche, il lento travaglio speculativo di un professore di filosofia dal futuro ancora incerto dà vita alla ""Fenomenologia dello spirito"" (1807). L'opera, fra le maggiori dell'idealismo tedesco, restituita al suo contesto invita a diffidare di quell'assoluto di cui Hegel, a Jena, ha imparato a contestare la pretesa fondamentalista. In una serrata e affascinante narrazione, il lettore diviene fin dall'inizio spettatore e compagno lungo la via del dubbio e della disperazione, dove la coscienza incontra le diverse figure che ai suoi occhi incarnano la presenza del senso - salvo verificare drammaticamente, a ogni passo, l'instabilità della certezza di volta in volta conquistata. Il divenire sfida il logos a rendere fluido un pensare che tende a irrigidirsi, e la filosofia post-rivoluzionaria sperimenta cosi la legittimità e insieme le dolorose conseguenze delle proprie pretese emancipative. L'inesauribile ricchezza del capolavoro hegeliano ne ha fatto un termine di confronto privilegiato per le filosofie del XX secolo, e ancora per il dibattito attuale: la ""Fenomenologia dello spirito"" continua a rivelarsi quell'autentico spartiacque della modernità su cui - come ebbe a scrivere Karl Rosenkranz - ""lo spirito dell'umanità"" ha dovuto soffermarsi, ""onde render conto a se stesso di ciò che era divenuto"". -
Summa di Maqroll il gabbiere
""Al di sopra delle influenze e degli echi, o detto meglio, al di sotto, facendosi strada tra le acque suntuose e dense di quella retorica che proviene dal miglior Neruda, non è difficile riconoscere in Alvaro Mutis la voce di un vero poeta. E aggiungo un poeta della stirpe più rara in spagnolo: ricco senza ostentazione e senza spreco"". (Octavio Paz) -
Le avventure di Pinocchio
Pinocchio accompagna Lorenzo Mattotti da molti anni, quasi lo ossessiona. E Mattotti da molti anni disegna, appunta schizza immagini, ipotesi di illustrazione. È un work in progress quello testimoniato da questo libro, una botola nell'atelier mentale di un artista che nella storia di Collodi sembra trovare i nodi originari della propria ispirazione. D'altra parte la prima musa di Mattotti è la metamorfosi, la dialettica tra la forma e la perdita della forma. E quale libro più di Pinocchio è la metamorfosi fatta narrazione? Il legno che diventa carne, l'andirivieni tra il burattino e il bambino, passando magari per l'asino, il mondo dei vivi e dei morti. Pinocchio come mutante continuo è il soggetto ideale per lo sguardo di Mattotti, che cerca di cogliere il momento dinamico delle trasformazioni, quando una forma non è più e non è ancora. In tutto questo c'è una pulsione vitale forte, ma c'è anche un aspetto drammatico. Quello di Mattotti è indiscutibilmente un Pinocchio noir: le sue illustrazioni colgono il nucleo oscuro della favola, il mistero, a volte l'horror. Come spiega Tiziano Scarpa nella suo saggio introduttivo, il Pinocchio che leggiamo è frutto di due libri scritti da Collodi uno di seguito all'altro. Il primo è un libro di morte, è una storia nera, buia e disperata; il secondo è un libro moralistico-edificante. Con questo secondo Pinocchio Mattotti c'entra poco, con il primo è quasi in simbiosi. Con un'introduzione di Tiziano Scarpa e note alle illustrazioni di Emilio Varrà. -
Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologic...
Le Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica rappresentano un momento fondamentale della ricerca filosofica di Husserl. In nessun’altra opera la fenomenologia è dispiegata con la stessa ampiezza, in modo da fare emergere il progetto complessivo e le ambizioni di una teoria della ragione logica e pratica, radicata in un’nalisi delle strutture fondamentali della coscienza. Se in Idee I la teoria fenomenologica della ragione è delineata nelle sue coordinate generali, attraverso una presentazione dei concetti fondamentali della fenomenologia, in Idee II e III Husserl, proseguendo la descrizione delle caratteristiche strutturali delle principali regioni ontologiche del nostro mondo circostante, mette in luce le radici «sensibili» della costituzione fenomenologica e dei processi originari, associativi e precategoriali, che sono alla base del suo procedimento. Ogni riflessione sulla fenomenologia dovrà dunque sempre prendere avvio da quest’opera considerata nella sua pur stratificata unità; e ad essa dovrà tornare come essenziale punto di riferimento per confrontare e analizzare i successivi sviluppi del pensiero husserliano. La nuova traduzione di Idee I , che restituisce allettore italiano il testo definitivo dell’opera husserliana, ha reso necessaria anche una profonda revisione di alcune scelte terminologiche relative agli altri due libri, comportando, di conseguenza, una radicale revisione della precedente traduzione italiana. In questo modo si presenta, con Idee II e Idee III , un lavoro fondamentale della filosofia contemporanea che è non soltanto da rileggere, ma soprattutto da rimeditare e riscoprire. -
Storia dei colori
""Il colore è la forma delle cose, il linguaggio della luce e delle tenebre"" (Hofmannsthal), ma soprattutto un discorso prevedibile e semplice e cosí distintamente complicato, aggiunge Brusatin che, in questa breve Storia dei colori ci dà una brillante esposizione, ricca di divagazioni, attenta agli apporti della fisica, e al ruolo essenziale svolto nei secoli dalla pittura.Un libro utile a chi voglia approfondire un tema di fascino: l’universo dei colori. In una trattazione ricca di divagazioni, attenta agli apporti di una scienza – la fisica – al ruolo essenziale svolto nei secoli dalla pittura nell’elaborazione della teoria del colore, Brusatin ci dà una brillante esposizione che, muovendo dal XVI secolo, passa per Newton, Goethe e approda infine a Klee, Wittgenstein e alle piú recenti speculazioni. In questo saggio si troverà inoltre quanto appartiene all’aspetto materiale dei colori: il modo della loro fabbricazione, del loro uso e della loro fortuna attraverso i secoli, fino alla svolta dell’età industriale. Dalle tinte naturali soggette allo scolorire del tempo e al loro fantasma purpureo si giunge cosí alla storia delle tinte chimiche tenaci, violente ed essenziali come veleni. -
Dal mondo del pressapoco all'universo della precisione
L'origine della scienza, il mancato sviluppo del macchinismo, il rapporto tra i concetti scientifici e le applicazioni industriali, questi i temi dello studio di Alexandre Koyré, intellettuale lucido e appassionato che ha indagato le diverse dimensioni della storia della scienza.I temi affrontati da questo libro da uno dei piú autorevoli storici della scienza, Alexandre Koyré, sono oggetto di un vivace interesse da parte della nostra cultura. Koyré discute qui l’origine, la natura e le valutazioni delle macchine e degli strumenti scientifici, considerati nei loro riflessi umani e sociali, piú ancora che nelle loro caratteristiche tecniche. La sua analisi chiarisce i termini di alcune questioni fondamentali per la storia della tecnologia e della scienza, e del loro rapporto storico: perche ad esempio la scienza greca, scopritrice di fondamentali principi poi applicati trionfalmente dalla fisica moderna, non abbia cercato di tradurli in innovazioni tecniche; perché i notevolissimi ritrovati tecnici delle civiltà orientali e del Medioevo abbiano fallito a questo scopo; perché la rivoluzione scientifica dell’età moderna ci abbia dato col suo concetto dell’esperienza gli strumenti che sono alla base della civiltà industriale; quale sia infine il rapporto fra tecnica e scienza pura che sta alla base della società moderna. -
La vedova incinta
Questa è la storia di un trauma sessuale. Non era più di primo pelo quando gli accadde, era un adulto fatto e finito; e consenziente - assolutamente consenziente. Ma non per questo non ne è stato segnato: Keith ha poco più di vent'anni durante quell'estate torrida, infinita ed eroticamente decisiva che trascorre in un castello italiano insieme alla sua ragazza, un'amica e un variegato manipolo di altri personaggi degni di una commedia shakespeariana. Qualche escursione, un ozioso tuffo in piscina e non resta molto con cui occupare il tempo se non flirtare con gli altri giovani della compagnia e abbandonarsi alle proprie ossessioni. Due, nel caso di Keith: il sesso e la letteratura. Sono anni in cui l'educazione sentimentale inizia a esser declinata come un bollettino di guerra: quella tra i sessi naturalmente, di cui Keith si trova a essere volenteroso ma smarrito fantaccino spedito a un fronte mai come allora in movimento. Un eccitante (o angosciante) interregno sospeso tra il ritiro dell'ancien regime sessuale cacciato dalla rivoluzione dei costumi e l'instaurarsi di un nuovo governo: del resto, come dice il poeta, ""il mondo uscente non lascia eredi, bensì una vedova incinta"". E poi c'è la letteratura: la conquista faticosa, perennemente inconclusa, di un proprio stile, di una propria voce che riecheggi quella dei padri (ripercorsi uno dopo l'altro come in un particolareggiato compendio della materia) ma che da loro non si faccia sopraffare... -
Dei Nomi del Padre-Il trionfo della religione
«Nomi del padre» è una nuova formulazione di Lacan della funzione del mito di Edipo studiato da Freud. Vi si trovano legati il simbolico e l'immaginario. La traduzione di questa funzione sotto la dicitura «Nomi del padre» permette a Lacan di liberarla dell'aspetto immaginario che conserva nel mito e di farla diventare quel punto di struttura che nella clinica psicanalitica determina la separazione tra nevrosi e psicosi. Ne «Il trionfo della religione» l'autore si scosta dal materialismo freudiano affermando che solo la religione si fa carico delle angosce del reale. -
Lenzuola-Primo amore
«Credo che nei miei racconti si proietti un senso del maleche è un genere ben preciso, quello per cui uno cerca di pensare il peggio possibile cosí da propiziarsi il bene». Ian McEwanIn un solo volume tutta la produzione «breve» di Ian McEwan – ovverosia le short stories comprese nelle raccolte Primo amore, ultimi riti (1975) e Fra le lenzuola (1978) – per offrire al lettore l’intera gamma della scrittura (e degli incubi) dell’allora giovanissimo scrittore inglese. I primi racconti attraversano ossessioni e atmosfere inquietanti, rapporti familiari morbosi, amori torbidi, bambini tormentati da inaudite crudeltà fisiche e psicologiche. Negli altri, il ritmo incalzante e la forte tensione ci introducono in un universo in bilico tra visioni oniriche e desolante realtà, allucinazioni solitarie e sempre vani tentativi di comunicare: uno scimmione che si lascia dominare da una scrittrice inaridita; un manichino con sembianze femminili che prima appaga e poi distrugge le piú folli speranze feticistiche; la violenza che esplode in una serie di ambigui oggetti lucenti (spade, lucchetti, bisturi)… -
Solik. Peripezie di un giovane polacco nella Russia in guerra
K. S. Karol, dopo aver scritto tutta la vita raccontando gli eventi del mondo, qui scrive di sé, ricostruendo la propria storia di ragazzo quindicenne, che nel 1939, allo scoppio della guerra mondiale, attraversa le linee polacche per andare a combattere nell'Unione Sovietica con l'Armata Rossa. Già ferito, gli succederà prima di essere deportato nella Siberia occidentale, di fuggirvi poi e di seguire un reparto speciale di aviazione nella battaglia del Caucaso. Sarà ferito nuovamente, passerà tredici mesi in un campo di lavoro forzato prima in Armenia e poi nel Volgalag, infine liberato trascorrerà l'ultimo anno di guerra in una fabbrica di Rostov sul Don. Dopo la vittoria rientrerà in Polonia. I grandi avvenimenti politici e la natura della società sovietica sono lo sfondo di una vicenda durata sette anni, come è stata vissuta da un gruppo di giovani: fatiche, speranze, illusioni, compromessi e amori. -
La guerra verticale. Uomini, animali e macchine sul fronte di mon...
Vincitore del Premio ITAS del Libro di Montagna 2017 come Migliore opera non narrativarnrnQuando, il 24 maggio 1915, si aprì il fronte italo-austriaco, nessuno di coloro che avevano teorizzato la guerra di montagna avrebbe mai immaginato che cosa sarebbe stata. Tanto meno coloro che si accingevano a combatterla. Non fu guerra lampo, né di movimento, fu guerra di posizione: ma su un terreno sconosciuto, inospitale, e che da lì a poco avrebbe mietuto le sue vittime con il freddo e le valanghe. Gli eserciti dovettero misurarsi anche con quella Natura: sublime alla vista, celebrata, nemica. Lì dove si pensava potessero agire solo piccole pattuglie, si stanziarono ingenti masse d'uomini che, per vivere, dovettero trascinare in quota masse di animali, e una quantità iperbolica di materiali, macchine e armi; sfollare parte delle popolazioni e militarizzarne altra; allestire un esercito parallelo di lavoratori civili e prigionieri. La guerra di montagna fu molte guerre: di masse sugli altopiani, alpinistica sulle Dolomiti e sui ghiacciai, sotterranea in tutti i settori, tecnologica e di saperi. Infine, si fece sistema che si autoregolava, sovrapponendosi e sostituendosi a quello alpino. Il libro di Leoni racconta come tutto ciò poté accadere, di come la sfida militare fosse stata preannunciata da quella turistico-alpinistica fin dalla seconda metà dell'Ottocento; di come vissero e raccontarono quell'esperienza i combattenti, ma anche i prigionieri, i civili; di come cambiarono le relazioni fra uomo e ambiente.