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L' età degli imperi globali (1870-1945)
L'imperialismo è stato una forza decisiva non solo per la politica internazionale, ma anche per le economie e le culture del mondo. Concentrandosi sui punti di forza in termini di modernizzazione e sulle catastrofiche conseguenze del potere imperiale, Tony Ballantyne e Antoinette Burton ricostruiscono la creazione e la disintegrazione delle forme dell'ordine mondiale tra il 1870 e il 1945. Elevando gli imperi britannico, giapponese e ottomano a casi di studio esemplari, i due storici evidenziano quali furono i sistemi di comunicazione, trasporto ed economia alla base della costruzione e del funzionamento del sistema mondiale degli imperi. Sottolineano come tali realtà fossero «regimi di pianificazione territoriale» volti a organizzare lo spazio geografico in territori distinti. I funzionari coloniali cercavano di gestire le usanze e gli stili di vita delle popolazioni indigene attraverso i militari, i missionari, nei luoghi di lavoro e all'interno delle famiglie, dovendo comunque fare i conti con le consuetudini locali preesistenti. Senza dubbio, i legami imperiali contribuirono alla contrazione del tempo e dello spazio su scala mondiale, ma le invasioni coloniali provocarono anche un'opposizione, che spesso si manifestava nei luoghi dell'attività quotidiana, dai campi e le fabbriche alle scuole e le prigioni. I territori colonizzati dettero vita a una varietà di forme di resistenza organizzata, con veri e propri movimenti nazionalisti che esplosero sulla scena globale tra le due guerre mondiali. Ballantyne e Burton dimostrano che gli imperi non furono qualcosa prodotto nelle capitali europee e implementato «là fuori». Al contrario, i sistemi imperiali, con le loro molteplici implicazioni politiche, economiche, razziali e di genere, estesero le loro propaggini in tutte le loro parti, dalle metropoli europee all'ultimo sperduto avamposto. -
La Nuova Roma. L’Impero d’Oriente. 395-700
Molto prima che Roma cadesse in mano agli Ostrogoti nel 476 d.C., una nuova città era sorta per prendere il suo posto come cuore pulsante di un impero tardoantico, la meravigliosa Costantinopoli: la Nuova Roma. In questa ampia e originale ricostruzione del crollo dell'Impero romano d'Occidente, Paul Stephenson offre una nuova interpretazione delle forze –?dinastiche, religiose, climatiche?– che spostarono il centro del potere a est. Stephenson non si accontenta dei testi tradizionali e dei ben noti reperti archeologici, ma offre una nuova interpretazione scientifica della fine dell'Antichità. Nell'originale prospettiva dell'autore, il declino di Roma è scritto non solo nelle pergamene, ma anche nelle carote di ghiaccio e nel Dna. E da queste e altre fonti apprendiamo che l'inquinamento e le pandemie influenzarono il destino di Costantinopoli e dell'Impero romano d'Oriente. Nel corso dei secoli, l'Impero d'Oriente seppe sopravvivere a devastazioni causate da disastri naturali, dal degrado dell'ambiente umano e da agenti patogeni che le città dell'Impero, densamente popolate e insalubri, non avevano ancora conosciuto. Nonostante la «peste di Giustiniano», le costanti invasioni dei «barbari», una guerra con la Persia e l'ascesa dell'Islam, l'Impero resistette come entità politica. Mentre la civiltà greco-romana, un mondo di città interconnesse che aveva condiviso una cultura materiale comune per un millennio, non ci riuscí. Quella vasta realtà si trasformò in un mondo con delle nuove idee su politica, religione, arte e guerra e sul futuro stesso di un impero cristiano: Bisanzio. -
La preferenza per il primitivo. Episodi dalla storia del gusto e ...
È ora finalmente disponibile in italiano il libro che uno dei piú importanti storici dell'arte del Novecento ha terminato pochi mesi prima della sua scomparsa. Con La preferenza per il primitivo Gombrich ci offre l'interpretazione unitaria, compiuta e avvincente di un ambiguo fenomeno psicologico che ha segnato l'arte e la cultura occidentali da Platone fino a Picasso: il rifiuto di forme espressive elaborate e decadenti in favore di manifestazioni considerate piú antiche, sane e appunto primitive. Da dove nasceva questo bisogno? Perché sotto la categoria di primitivo poterono essere compresi tanto i dipinti di Botticelli quanto le maschere dell'arte africana? E soprattutto, come mai queste apparenti fughe all'indietro hanno invece avuto come paradossale risultato quello di essere uno dei piú potenti motori di sviluppo artistico? Ripresentandosi con frequenza ritmica nella storia occidentale, la preferenza per il primitivo ha plasmato l'arte e il gusto, producendo conseguenze che Gombrich indaga con un singolare misto di passione e distacco e con un'ampiezza di riferimenti documentari e teorici pari solo alla sua vivacità nel maneggiarli. Inoltre, come si mostra nell'introduzione a questa edizione italiana, i risultati a cui approda in questo libro frutto di oltre quarant'anni di lavoro portano Gombrich a ripensare la sua stessa traiettoria scientifica. Se in Arte e illusione aveva studiato la tendenza a spiegare l'evoluzione degli stili in termini di progresso verso l'imitazione della natura, qui egli indaga il rovescio della medaglia: «non dovrebbe stupire che abbia trovato entusiasmante e importante esplorare un principio psicologico opposto a quello tradizionalmente adottato: la repulsione nei confronti di quella perfezione verso la quale si riteneva che l'arte dovesse tendere». Solo tenendo conto di questo dualismo e delle tensioni da esso innescate riusciamo a capire la logica con cui sono state prodotte molte delle immagini che ci circondano, perché «le conseguenze pratiche di questi sviluppi sono ancora tra noi». -
Album di famiglia. Maestri del Novecento ritratti dal vivo
La distanza nasconde, sfuma o aiuta a vedere meglio? Ernesto Ferrero incolla come sulle pagine di un album le immagini di editori, scrittori, scienziati, artisti che hanno fatto grande la cultura del Novecento italiano, «classici contemporanei» con cui dialogare. Una galleria di penetranti ritratti dal vivo e da vicino, per reinterpretare la nostra storia recente. Nelle sue vesti di editore, direttore del Salone del libro e scrittore, Ernesto Ferrero ha avuto il privilegio di conoscere molti grandi protagonisti della nostra cultura. Ha lavorato con loro, ne ha curato i libri, ha goduto della loro amicizia. E ce ne consegna ritratti brillanti e rivelatori, restituendoli alla loro verità umana. Sono «maestri, padri e fratelli elettivi, amici, compagni di lavoro e di viaggio, presenze vive con cui dialogare». Forti personalità che hanno ancora molto da dire e da insegnare. Ecco sfilare in un intreccio di incontri e di storie sorprendenti editori come Einaudi, Garzanti, Inge Feltrinelli, Roberto Calasso, Elvira ed Enzo Sellerio. Padri nobili come Pavese, Montale, Bobbio, Mila, Foa, Revelli e Rigoni Stern. Signore di ferro come Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Lalla Romano, Chichita Calvino. Maghi e funamboli come Gianni Rodari, Bruno Munari, Fruttero & Lucentini, il fisico Tullio Regge, Guido Ceronetti. Inquieti come Parise, Del Buono, Sciascia, Consolo, Celati. Vittime di destini crudeli, come Fenoglio, Atzeni, Del Giudice. Mattatori come Guttuso, Pasolini, Garboli, Eco. In apertura, due autori a cui Ferrero si è sentito particolarmente vicino, Italo Calvino e Primo Levi. Veniamo introdotti nel backstage della loro vita professionale e privata, alla scoperta di tratti rivelatori, magari segreti o poco noti, tra arte e vita, dramma e commedia, confessione e narrazione. Sono capitoli di un avvincente romanzo della conoscenza, sullo sfondo di una stagione di intense passioni intellettuali e civili, colte nella loro vitalità creativa. -
Se l'acqua ride
Un libro pieno di grazia, l'avventura al tramonto di un mondo che corre sull'acqua osservato dagli occhi più curiosi che ci siano, quelli di un ragazzino che vuole diventare grande. Sulla corrente dei fiumi nulla cambia mai davvero. Al timone degli affusolati burchi dal fondo piatto, da sempre i barcari trasportano merci lungo la rete di acque che si snoda da Cremona a Trieste, da Ferrara a Treviso. Quando Ganbeto sale come mozzo sulla Teresina del nonno Caronte si sente invincibile. Gli attracchi, le osterie, le burrasche, il mare e la laguna, le campane di piazza San Marco, i coloriti modi di dire di Caronte e i suoi cappelli estrosi, le ragazze che s'incontrano lungo le rotte. Presto, però, non potrà più far finta di niente, lui che ha un piede nel vecchio e uno nel nuovo dovrà imparare la lezione più dolorosa di tutte: per crescere bisogna sempre lasciare indietro qualcosa. -
Sono felice, dove ho sbagliato?
Sono anni, e tanti libri, che le parole di Malinconico ci risuonano in testa. Qualche volta abbiamo persino seguito i suoi consigli non richiesti. Ed eccolo qui, sempre fedele nel ridersi addosso un attimo dopo aver detto una cosa che sembrava quasi vera. Vincenzo Malinconico è alle prese con un'ingiusta causa. D'amore. Già, c'è di mezzo l'amore anche stavolta, ma un tipo d'amore con cui Malinconico non ha avuto ancora a che fare, professionalmente parlando: l'amore impantanato, quello di chi pensa di avere diritto a un risarcimento per il dolore. Perché è proprio questo che gli chiedono gli Impantanati, sei donne e due uomini uniti in una strampalata associazione: di intentare una causa epocale per danni da sinistri sentimentali. E l'assurdo può sembrare a tratti possibile, al piú eccentrico avvocato d'insuccesso di sempre. «Per quanto assurde siano le situazioni che si trova a vivere, Malinconico non riesce mai a non farsi coinvolgere almeno un po'. E ci si diverte pure. E, quel che conta, diverte molto noi» (Marino Niola, «la Repubblica»). «Sono felice, dove ho sbagliato? conferma il talento di De Silva per gli intrecci brillanti, impreziositi da massime e divagazioni» (Ermanno Paccagnini, «la Lettura - Corriere della Sera»). -
Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici
«Le situazioni pericolose, tristi, luttuose mi facevano vibrare come se solo nel dramma la vita si mostrasse davvero: nuda, integra, commovente». Partendo dalle passioni letterarie che l'hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo – dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie – narrando l'avventura temeraria e infaticabile di conoscere se stessi attraverso le proprie zone d'ombra. E scrive un inno all'incontro, perché è questo che cerchiamo febbrilmente tra le pagine dei libri: la scoperta che gli altri sono come noi. Memoir di formazione, breviario di bellezza, spudorato atto di fede verso il potere delle parole, questo libro è un percorso sorprendente e imprevedibile fatto di domande, illuminazioni, segreti, che pungola e lenisce, fa sorridere e commuove. «L'autobiografia libresca di Daria Bignardi merita molti complimenti» (Natalia Aspesi). «Un libro che non ha paura di niente» (Antonella Lattanzi). «Libri che mi hanno rovinato la vita è un viaggio nell'ombra della luce» (Vittorio Lingiardi). «L'impresa di essere veri e di vuotare il sacco, parlando di libri. Bello bello» (Marco Missiroli). -
Dove sei, mondo bello
«Chi pensa che Sally Rooney parli di una generazione, sbaglia. Il suo è il racconto preciso, straziante di un’epoca» (Teresa Ciabatti). Alice ha scritto due romanzi di enorme successo, ma per trovare compagnia deve andare su Tinder. Eileen, la sua amica, lavora per una rivista letteraria, però non ci paga l’affitto. Simon ama da sempre la stessa donna, ma da sempre ne frequenta altre. Felix passa in birreria il tempo libero dal lavoro di magazziniere, ma la sua è soltanto una fuga. Alice, Eileen, Simon e Felix si parlano, si fraintendono, si deludono e si amano e, mentre attraversano il cerchio di fuoco dei trent’anni, si chiedono se esista davvero, al di là, un mondo bello in cui sperare. -
Street cop
«La gente veniva fucilata e moriva come in passato, ma non necessariamente in quest’ordine». La penna di un grande scrittore – Robert Coover, uno dei maestri della letteratura americana – incontra il genio di Art Spiegelman in un gioiello di satira e trasgressione. -
La guerra civile americana. Una nuova storia
Questo saggio è la più autorevole storia sociale della guerra di secessione americana, il vivido ritratto delle origini della ribellione del Sud e delle violente trasformazioni che portarono alla scomparsa di un mondo idilliaco e opulento, fondato sullo sfruttamento di quattro milioni di schiavi neri. Nel 1860 il Sud degli Stati Uniti era una regione ricca e florida, dove una piccola minoranza aveva accumulato immense fortune e un enorme potere politico grazie al sistema di sfruttamento della popolazione di colore. Ma alla fine del 1865 questo mondo collassò. Milioni di schiavi ottennero la libertà e i proprietari terrieri si ritrovarono all'improvviso privati della loro principale fonte di ricchezza. Questo cambiamento epocale, avvertito da tutta l'America, avviò il paese in direzione della democrazia e della parità dei diritti. Bruce Levine dà conto dei numerosi, drammatici aspetti di questa vicenda ricorrendo a una grande quantità di diari, lettere, articoli di giornale, documenti governativi ecc. La reale posta in gioco politica e sociale della guerra civile diventa più chiara che mai: gli schiavi combattono per la loro libertà fronteggiando brutali rappresaglie; Abraham Lincoln e il suo partito mutano quella che era iniziata come una guerra attinente all'Unione in una crociata contro la schiavitù. Quando il fumo delle battaglie si diradò, le regioni Dixie e tutta la società americana si scoprirono trasformate per sempre. -
Fragola e panna-Dialogo
Anche se è stata realizzata come sceneggiato televisivo solo nel 1975, “Fragola e panna” è stata scritta nel 1966, dunque un anno dopo la prima e più famosa commedia di Natalia Ginzburg, “Ti ho sposato per allegria”. Entrambe le commedie hanno al centro una ragazza «randagia» e scombinata, ma in due contesti molto differenti per non dire opposti: per la protagonista di “Fragola e panna” il matrimonio, disastroso, è alle spalle come peraltro l’allegria, rimasta tutta in un gelato di fragola e panna ormai lontano nel tempo. Quattro anni più tardi Natalia Ginzburg scrive “Dialogo” espressamente per la televisione. La protagonista di questa pièce risente dei mutamenti in corso in quegli anni nella società italiana. È una donna consapevole, che sa esprimere le insoddisfazioni della sua vita matrimoniale e le proprie critiche al marito, che sceglie svolte esistenziali coraggiose. Eppure entrambi questi testi hanno epiloghi amari, come a dire che i tempi sono cambiati ma nelle vicende sentimentali e nella vita di coppia trionfa sempre il cinismo degli uomini. -
La verità e la biro
«Tutto quello che non si può dire perché ferirebbe chi ci vuole bene, perché ci metterebbe in cattiva luce, perché non è il caso, perché chi me lo fa fare, perché la vita è già pesante così, perché non occorre complicarla, perché sì, perché no, perché…» Difficile trovare qualcuno che ci dica la verità, visto che siamo noi stessi i primi a evitarla. Eppure non fa che inseguirci: ce l’abbiamo scritta sulla pelle, indelebile e spontanea come la penna biro su un taccuino. Quello che avete per le mani è un libro che non assomiglia a nessun altro. Un romanzo, una confessione, un saggio, un memoir, una meditazione brillante e appassionata sui nostri desideri, e su quest’epoca che ci vuole trasformare in esibizionisti e gladiatori. Provate a pensare a chi, nella vita, vi ha detto davvero come stavano le cose. Tiziano Scarpa, per esempio, non potrà mai dimenticare la Studentessa di Filosofia: quella compagna di università così sincera da raccontargli ogni suo tormento d’amore a letto – nel senso che glieli raccontava proprio mentre era a letto con lui. A questa campionessa mondiale di sincerità si affiancano vari personaggi e diversi modi di vivere la schiettezza: fra i tanti, la Ragazza dagli Occhi Spiritati, il Vecchio Amico di Famiglia, la Storica dell’Arte, il Depresso Misterioso. Sono momenti rivelatori dei rapporti con gli altri, che, guardando indietro, fanno ridere, soffrire e a volte disperare. L’occasione per ricordare questi episodi è una vacanza in Grecia: giorni luminosi costellati di piccoli incidenti, imbarazzi, intimità impreviste. Seduto sotto l’ombrellone, lo scrittore mette a confronto la naturalezza dei corpi nudi con l’abito stretto delle parole. Così, tra resoconti imperdibili e aneddoti bene invecchiati in cantina, si apre un’altra pista, quella più riflessiva, per difendersi da quest’epoca che ci vorrebbe tutti esibizionisti e gladiatori sociali. Setacciando le interviste di attrici ottantenni impudiche, la fantascienza distopica e le fotografie iconiche del Novecento, l’autore cerca le sue risposte dappertutto. Per poi trovarle nel teatro greco: che ha inventato un modo tutto suo di fabbricare la verità, producendo la massima intensità attraverso il massimo dell’artificio. Questo libro resterà scolpito nell’animo di chi ha sete di verità, ma subisce il contagio delle sue malattie croniche: l’ipocrisia e la reticenza. -
Che cos’è la filosofia indiana?
La filosofia, come è generalmente ritenuto, parla greco, tedesco, inglese, francese, italiano, ma secondo molti non parla egiziano, babilonese o sanscrito. Nella storia della filosofia, così come era intesa da un pensiero europeo ansioso di rivendicare l’esclusività delle proprie origini greche, all’India fu interdetto un posto di elezione nel campo dell’indagine critica tra la fine del XVIII e la metà del XIX secolo. Da allora, generazioni di studiosi delle tradizioni intellettuali nell’Asia meridionale hanno richiesto invano la revisione di un processo istruito ingiustamente contro un intero universo filosofico ai più del tutto sconosciuto. Dimostrando la totale infondatezza dei cliché che l’Occidente ha sempre riservato all’antica India, supposta troppo immersa nella sua religiosità per dare spazio alla formalità del pensiero filosofico, Vincent Eltschinger e Isabelle Ratié rivolgono l’attenzione non tanto alle tradizioni dottrinali indiane codificate, quanto a una serie di temi filosofici fondamentali che mostrano in tutta la loro ricchezza e varietà l’impresa razionale di problematizzazione, argomentazione logica e ricerca della verità che si fece strada nei primi mille anni della nostra era nell’Asia meridionale. L’accento posto su alcuni punti di cristallizzazione del dibattito indiano – il sé, l’idealismo, l’altro, la conoscenza, l’autorità, il linguaggio, la semantica, Dio, lo spazio e il tempo – costituisce la vera originalità dell’opera, che offre una comprensione della filosofia indiana per quello che fu nel suo contesto, senza cercare indebiti confronti con le altre filosofie, per non privarla del suo significato, della sua forza, della sua specificità e del suo fascino. -
La foresta nascosta. Un anno trascorso a osservare la natura
Al centro di questo libro vi è un cerchio di un metro di diametro. Meno di un metro quadrato di foresta del Tennessee, che grazie all'abilità di David Haskell diventa una piccola finestra spalancata sul vasto mondo della natura: il biologo americano è infatti ""convinto che le storie ecologiche della foresta siano tutte rappresentate in un'area grande quanto un mandala, e addirittura che la verità della foresta possa essere rivelata in modo più intenso e chiaro dalla contemplazione di una piccola superficie che non indossando gli stivali delle sette leghe per coprire lunghe distanze in un intero continente senza però scoprire quasi nulla"". Per un anno Haskell è andato quasi ogni giorno nel luogo prescelto e il suo resoconto è un ritratto vivido della foresta e dei suoi abitanti colti nel mutare delle stagioni. Ogni breve capitolo inizia con una semplice osservazione: una salamandra che guizza da sotto le foglie, l'effimera fioritura dei fiori selvatici primaverili, il dinamico germogliare delle felci, due chiocciole fuse in un groviglio amoroso... A partire da minimi accadimenti e accurati dettagli l'autore intreccia biologia e processi ecologici, mettendo in relazione la flora e la fauna con i fenomeni naturali, descrivendo gli ecosistemi che si sono succeduti per migliaia, a volte milioni, di anni. Ogni sua visita alla foresta diventa cosi una storia naturale in miniatura, nella quale vengono sbrogliate le intricate connessioni tra le creature e le piante che dimorano nei boschi. -
Il seminatore
Il seminatore è Lubo e la sua semina sono duecento figli. Duecento figli contro due: quelli che gli sono stati portati via senza ragione in una notte del 1939, quando il pensiero che certi popoli non avessero il diritto di esistere stava segnando il mondo. È questo il progetto di Lubo: inseminare il maggior numero possibile di donne svizzere, mescolare il sangue. Perché Lubo è uno zingaro, e questa è la sua vendetta contro la storia. -
Girotondo
“Girotondo” – un piccolo capolavoro che fu colpito, all’epoca della sua prima rappresentazione, da un procedimento giudiziario per ‘pornografia’ – è commedia resa attuale dal ‘tono’ drammaturgico di Schnitzler, dal suo disincanto spinto ai limiti del virtuosismo, dall’ironia che sconfina nell’amarezza, e che disvela la fallacia delle norme morali dominanti nella società viennese del tempo, di cui “Girotondo” è una cartina di tornasole. Su questo sfondo Arthur Schnitzler scatena il balletto di un amore visto nella sua dimensione più effimera e sensualmente epidermica: non l’amore della commedia ‘alla francese’, spiritualizzante grazia e spirito, talvolta osé ma sempre nei limiti del buon gusto; al contrario l’amore scrutato con un vivo senso critico nei confronti dell’esistenza ‘sicura’ e ‘borghese’ dei propri contemporanei e interpretato con la consapevolezza d’una fine imminente, di una dissoluzione a cui i personaggi e i valori che essi rappresentano non potranno sottrarsi. -
Pancetta
Che cosa fa di un uomo un poeta? E che cos'è un poeta? E un bambino? Un provocatore? Un folle? Un profeta? Un cretino? Siamo a Pietroburgo nel 1912: percorriamo la prospettiva Nevskij con Sasa e Pasa e sentiamo che tutto si muove, sta cambiando. Non solo: si mangia pane e poesia e la parola d'ordine è Avanguardia, gettare il passato dal vapore Modernità. Sasa e Pasa arrivano dalla provincia e vogliono studiare matematica, ma non c'è tempo: bisogna pubblicare il libro che rivoluzionerà la sorte della poesia russa. Le sbornie e gli incontri all'osteria della Capra vanno di pari passo alle sbornie e agli incontri dello spirito. Corrono parallele alle comiche vicissitudini di Sasa e Pasa quelle drammatiche di Velimir Chlebnikov, il poeta per eccellenza. -
Il grande tiratore
Una trama perfetta e una grandissima scritturarnci restituiscono il volto surreale ma autenticorndell’America.rnUno dei migliori romanzi di Vonnegut. Forsernil più arrabbiato e dunque adatto ai nostrirnstrani tempi.rn«È un'invenzione continua» - Settern“Volete sapere una cosa? Viviamo ancorarnnel Medioevo. I secoli bui non sono ancorarnfiniti.”rnrnIl rampollo di una ricca famiglia di Midland City, nell'Ohio, Otto Waltz, viene mandato a Vienna per iscriversi alla celebre Accademia di belle arti. Otto è fermamente convinto di avere un grande talento artistico, ma non la pensano così i professori dell'accademia, che non lo ammettono nemmeno ai corsi. Identica bocciatura affligge uno sbandato austriaco di nome Adolf Hitler, che Otto prende subito in simpatia e per un certo periodo mantiene, evitandogli la morte di stenti. Tornato a Midland City, Otto costruisce una grande e bizzarra casa con un'enorme soffitta dove custodisce un'enorme collezione di armi da fuoco di ogni tipo, una collezione che segnerà il destino di suo figlio Rudolph decenni più tardi. Quando Adolf Hitler diviene primo ministro in Germania, Otto celebra la fortuna del suo vecchio amico esponendo un'enorme bandiera con la svastica sul balcone di casa: ma la Seconda guerra mondiale è alle porte, e con essa la fierezza si trasformerà in vergogna... Una quieta cittadina dell'hinterland statunitense. Più fucili che abitanti, una bandiera nazista che garrisce al vento, un ragazzo che, come un cecchino, spara ai palazzi vicini dalla soffitta di casa, una bomba ai neutroni che spazza via ogni forma di vita: ecco le cartoline dall'inferno che ci invia Kurt Vonnegut, il visionario. Il ""grande tiratore"" è il piccolo Rudolph Waltz che pianta palle in mezzo agli occhi di casalinghe incinte, ma anche Vonnegut, che uno dopo l'altro fa secchi col fucile di precisione della sua prosa di gran classe i luoghi comuni, i vizi, gli orrori made in Usa. -
Cuoreanimale
La nuova traduzione del più universale dei romanzi del premio Nobel Herta Müller, un organismo narrativo e poetico perfetto.“Amicizie. In tempi in cui la vita è minacciata si estendono a tutto quel che si immagina sia la vita,” ha scritto Herta Müller a proposito di questo romanzo nelle cui pagine ricorre la parola, volutamente ambigua e metamorfica nel suo significato, “cuoreanimale”.Lola viene trovata morta, impiccata in un armadio. Era arrivata dalla campagna per studiare in città. Post mortem, durante un’assemblea convocata per giudicare il caso, viene estromessa dal partito per essersi tolta la vita. Ma nella Romania di Ceausescu un suicidio spesso non è tale, pensano gli amici di Lola, che credono in altre parole, pronunciano altre parole rispetto a quelle proclamate dal regime. E così ripercorrono il suo cammino, tentano un’opposizione che non può avere altro esito che il fallimento e il dolore. -
Verso il paradiso
Dall'autrice di Una vita come tante, un romanzo audace e brillante che abbraccia tre secoli e tre diverse versioni della storia americana. Un racconto di amanti, di famiglia, di perdita e dell'inafferrabile promessa dell'utopia.«""Verso il paradiso"" è un romanzo trascendente e visionario, di una profondità e una portata sbalorditive. Un romanzo così stratificato, così ricco, così rilevante, così pieno di gioie e terrori su quel puro mistero che è la vita umana, non è solo raro, è rivoluzionario» – Michael Cunningham«""Verso il paradiso"" di Hanya Yanagihara è bello come ""Guerra e pace""» – Edmund White«Verso il paradiso è un libro completo, coinvolgente, tenero ma spietato, sul desiderio assoluto dell’essere umano di arrivare in un paradiso personale, inteso come luogo per ricominciare, non dopo la morte ma già in vita, per rimediare ai propri errori, avere una seconda possibilità di esistere secondo la propria natura.» - Ilaria Benedetti per MaremossoIn una versione alternativa dell'America del 1893, New York fa parte degli Stati Liberi, dove le persone possono vivere e amare chi vogliono (o almeno così sembra). Il fragile e giovane rampollo di una famiglia illustre rifiuta il fidanzamento con un degno corteggiatore, attratto da un affascinante insegnante di musica senza mezzi. In una Manhattan del 1993 assediata dall'epidemia di aids, un giovane hawaiano vive con il partner molto più anziano e ricco, nascondendo la sua infanzia travagliata e il destino del padre. E nel 2093, in un mondo lacerato da pestilenze e governato da un regime totalitario, la nipote di un potente scienziato cerca di affrontare la vita senza di lui e di risolvere il mistero delle sparizioni di suo marito. Queste tre parti sono unite in una sinfonia avvincente, con note e temi ricorrenti che si approfondiscono e si arricchiscono a vicenda: una residenza a Washington Square Park nel Greenwich Village; malattie e cure dal terribile costo; ricchezza e squallore; il debole e il forte; la razza; la definizione di famiglia e di nazionalità; la pericolosa giustizia dei potenti e dei rivoluzionari; il desiderio di trovare il proprio posto in un paradiso terrestre e la graduale consapevolezza che non può esistere. Ciò che unisce non solo i personaggi, ma anche queste Americhe, è il loro venire a patti con quello che ci rende umani: la paura, l'amore, la vergogna, il bisogno, la solitudine. Verso il paradiso è un meraviglioso esempio di tecnica letteraria, ma soprattutto è un'opera geniale che affronta le nostre emozioni. Hanya Yanagihara scrive uno straordinario romanzo sul desiderio di proteggere coloro che amiamo – partner, amanti, figli, amici, famiglia e persino i nostri concittadini – e sul dolore che ne deriva quando non possiamo farlo.COME COMINCIAAveva preso l'abitudine, prima di cena, di fare una passeggiata nel parco: dieci giri, certe sere lentamente, altre di corsa, per poi risalire le scale della casa e tornare in camera a lavarsi le mani e aggiustarsi la cravatta prima di scendere a tavola. Oggi, però, mentre usciva, la piccola cameriera nel consegnargli i guanti gli disse: ""Mister Bingham dice che si...