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Una piccola pace
Nel 1933, poco dopo l’ascesa al potere di Hitler, un padre si mette in viaggio con il figlio, spinto dal desiderio di tornare nei luoghi delle Fiandre che hanno segnato la sua vita. Solo una volta giunto a Ypres, l’ex soldato tedesco è in grado di ripercorrere una storia che, nonostante l’atrocità della guerra, somiglia a una favola a cui bisogna semplicemente affidarsi.rnAl centro c’è la figura del fuciliere inglese William Turner, orfano di madre, che si è arruolato a inizio dicembre del 1914 con la convinzione che il suo servizio volontario abbia lo scopo di salvare vite, contribuendo a far cessare il conflitto entro poche settimane. La realtà riduce queste illusioni a brandelli, ma, pur stanco di combattere, William Turner si ostina a tenere fede al suo proposito. Sorretto da un coraggio del tutto diverso dall’eroismo, trova al fronte l’amicizia e incontra persino l’amore.rnUn romanzo potente e commovente, ispirato alla storia vera di due ragazzi che da soli hanno fermato la guerra. Due soldati semplici che su fronti opposti diedero vita alla Tregua di Natale del 1914 fra le truppe inglesi e quelle tedesche, durante la quale i soldati lasciarono le trincee nemiche per festeggiare insieme nella terra di nessuno, riconoscendo gli uni agli altri la comune umanità. Una piccola pace dentro l’orrore della Grande Guerra.rnCon l’empatia e la delicatezza di chi ha fiducia nei piccoli uomini capaci di grandi gesti, Mattia Signorini ci consegna una narrazione antica come una fiaba, quasi fuori dal tempo, eppure, proprio oggi, sorprendentemente attuale.rn“Papà, cosa ha fatto William Turner dopo che è arrivato in trincea?”rn“Ha imparato che non è la paura a renderci deboli.”rn“E cos’è allora?”rn“L’incapacità di comprendere chi abbiamo di fronte.” -
Mi limitavo ad amare te
Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio.rnHa undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo.rnPer allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa.rnNessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto.rnMi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo.rnCon la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull’“inconveniente di essere nati”. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.Proposto da Nicola Lagioia al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Nell’ultima decade del Novecento ci siamo cullati nell’illusione che la Storia, intesa come catena ininterrotta di atrocità, violenze e prevaricazioni – «uno scandalo che dura da diecimila anni», diceva Elsa Morante – fosse finita. Eppure bastava guardare alla ex Jugoslavia, al di là dell’Adriatico, per avere la conferma del contrario: una guerra rimossa in tempo reale trent’anni fa, e dimenticata poi. Con Mi limitavo ad amare te, Rosella Postorino decide di tornare a quei tempi tutto sommato recenti, e a quel conflitto, proprio mentre un’altra guerra (qui c’è il potere anticipatorio di certi scrittori) torna a scuotere l’Europa. Nel suo romanzo, Postorino pratica con grande sensibilità e forza narrativa una lezione letteraria sempre valida: i veri testimoni del tempo sono le sue vittime, chi porta addosso le cicatrici... -
Il cognome delle donne
All’origine c’è Rosa. Nata nella Sicilia di inizio Novecento, cresciuta in un paesino arroccato sulle montagne, rivela sin da bambina di essere fatta della materia del suo nome, ossia di fiori che rispuntano sempre, di frutti buoni contro i malanni, di legno resistente e spinoso. Al padre e ai fratelli, che possono tutto, non si piega mai sino in fondo. Finché nel 1925 incontra Sebastiano Quaranta, che “non aveva padre, madre o sorelle, perciò Rosa aveva trovato l’unico uomo al mondo che non sapeva come suonarle”. È un amore a prima vista, dove la vista però non inganna. Rosa scappa con lui, si sposano e insieme aprono un’osteria, che diventa un punto di riferimento per la gente dei quattro paesi tutt’intorno.rnA breve distanza nascono il bel Fernando, Donato, che andrà in seminario, e infine Selma, dalle mani delicate come i ricami di cui sarà maestra. Semplice e mite, Selma si fa incantare da Santi Maraviglia, detto Santidivetro per la pelle diafana, sposandolo contro il parere materno. È quando lui diventa legalmente il capofamiglia che cominciano i guai, e un’eredità che era stata coltivata con cura viene sottratta.rnA farne le spese saranno le figlie di Selma e Santi: Patrizia, delle tre sorelle la più battagliera, Lavinia, attraente come Virna Lisi, e Marinella, la preferita dal padre, che si fa ragazza negli anni ottanta e sogna di studiare all’estero. Su tutte loro veglia lo spirito di Sebastiano Quaranta, che torna a visitarle nei momenti più duri. -
Il cacciatore di aquiloni
Nell’Afghanistan degli anni settanta il dodicenne Amir desidera con tutto se stesso vincere la gara di aquiloni che si tiene ogni anno a Kabul; ad assisterlo e a sostenere i suoi sforzi c’è Hassan, un amico caro quanto un fratello. Ma nel giorno in cui Amir riesce finalmente a realizzare il proprio sogno, Hassan è vittima di un episodio terribile che segna la conclusione dell’amicizia che li lega. A sconvolgere per sempre le esistenze dei due ragazzi arriva poi l’invasione russa, che costringe la famiglia di Amir a lasciare l’Afghanistan. È la fine di un mondo e di una vita e l’ingresso in una nuova realtà capace di offrire ad Amir opportunità prima impensabili. Ma il passato non si cancella, e decenni dopo, diventato ormai adulto, Amir capisce di dover tornare nel proprio paese d’origine, ormai stretto nella morsa del dominio talebano, per conquistare l’unica cosa che davvero gli manca: il riscatto dalle proprie colpe. In questo romanzo, Khaled Hosseini narra una storia intensa e drammatica che si apre verso una prospettiva di salvezza e speranza. Un libro sull’amicizia, sulle ferite che scavano abissi e sulla possibilità di redenzione che attende ciascuno di noi. -
La casa degli spiriti. Nuova ediz.
Nella splendida tenuta delle Tre Marie, tre generazioni della famiglia Trueba si succedono mescolando passioni, ambizioni, amori e rivalità. Esteban, il capofamiglia, è un uomo volubile e orgoglioso, focalizzato sulla ricerca del potere politico, ma sono le donne a dare davvero vita alla casa: Clara, la moglie, sente un legame mistico con il mondo degli spiriti e trascorre un’esistenza avvolta nei ricordi; Férula, sorella del proprietario, dedica la sua vita agli altri; la figlia Blanca è innamorata di un servo, Pedro, e per questo amore sfiderà anche l’ira del padre; Alba, la nipote, una bambina e poi giovane donna bellissima e volitiva, dovrà invece affrontare i duri tempi della dittatura, e capire come conviverci. Le passioni, le lotte e i segreti dei Trueba attraversano un secolo di violenti cambiamenti sociali dentro i quali Allende dà vita a una famiglia i cui legami privati di amore e odio sono più complessi e duraturi delle alleanze politiche che li mettono in contrasto. A quarant’anni dalla prima edizione italiana, l’opera più famosa e amata di Isabel Allende torna in libreria in una nuova edizione, con una prefazione inedita dell’autrice. -
Il segreto della resistenza psichica. Che cosa ci rende forti con...
Per quanto siamo immersi in una situazione di relativo benessere, il mostro della spirale delle prestazioni, del non potercela fare, di non riuscire a far fronte alle avversità della vita, è costantemente in agguato nella nostra quotidianità domestica e lavorativa. E, quando sembra che la sorte si accanisca contro di noi o, semplicemente, che le nostre aspettative vengano deluse, sarebbe bello avere una specie di callo sull'anima! Un modo di affrontare la vita che direzioni sempre lo sguardo verso il futuro e che riposi sulla capacità di ""lasciar andare"" e sulla fiducia in se stessi. Ci sono persone che possono contare su questa forza, solo apparentemente fuori dal comune: molti infatti ne sono dotati, ma molti altri possono apprenderla. Christina Berndt descrive ciò che neurobiologi, genetisti e psicologi hanno di recente scoperto su questa capacità di resistenza, e, dopo aver svelato cosa c'è davvero alla sua base, offre numerosi consigli pratici perché tutti possano fortificarla e avvalersene. Certo, di norma le fondamenta della resilienza si gettano nella prima infanzia, ma si può recuperarle anche più avanti negli anni, con le strategie giuste. -
Il flusso dell'amore. Ristabilire relazioni autentiche con noi st...
Dagli autori bestseller di A tu per tu con la paura, Uscire dalla paura e Fiducia e sfiducia, un libro per riallacciare i rapporti profondi con gli altri e riconquistare una vera intimità di coppia.«Non è la fortuna che ci rende possibile creare e sostenere una connessione d'amore duratura. È la comprensione che l'intimità profonda è un viaggio che richiede consapevolezza, preparazione e lavoro interiore.» Tutti desideriamo vivere relazioni complete e appaganti, che ci facciano sentire vivi, amati e rispettati. E invece spesso accade il contrario; ci sentiamo delusi, rassegnati o prigionieri di legami – di coppia ma anche di amicizia, con i genitori o i nostri figli – superficiali, o addirittura conflittuali. Cosa non funziona davvero? Perché? Come riuscire a ristabilire il flusso d'amore con le persone che contano di più nella nostra vita? Krishnananda e Amana ci conducono alla scoperta di come intralciamo l'amore nei confronti di noi stessi e degli altri e, nello stesso tempo, forniscono gli strumenti affinché dalla consapevolezza possa emergere la soluzione a questi problemi e si possa aprire la strada al tipo di amore che molti di noi stanno cercando. Con un approccio unico e originale, gli autori condividono la loro comprensione e la loro esperienza, maturate e collaudate dalla loro lunga unione di coppia e dell'attività seminariale e di counseling che li impegna in tutto il globo da oltre venticinque anni. Impareremo a conoscere più in profondità i nostri schemi comportamentali in amore; ad accettarci e ad amarci a vicenda, con le nostre naturali differenze; a trovare appagamento nello stare da soli; a interpretare ed esprimere quello che sentiamo, diventando più chiari e assertivi dei nostri confini e bisogni. Con un solo obiettivo: imparare ad amare per vivere nella gioia. -
La scienza dell’incredibile. Come si formano credenze e convinzio...
Ammettiamolo: la realtà se ne infischia di ciò in cui crediamo. Tuttavia, le nostre convinzioni trasformano il modo in cui percepiamo il mondo. Ma dove nascono e come si diffondono le credenze? Che cosa ci porta a sostenere le idee più insolite o totalmente assurde, a scambiare per prove inossidabili semplici suggestioni, illusioni o, al massimo, ideologie e atti di fede? Perché finiamo per contraddire anche l’evidenza dei fatti? E chi coltiva le convinzioni più estreme è solo un pazzo o piuttosto una vittima della manipolazione dei social?rnIn realtà, la tecnologia si limita ad amplificare ciò che da sempre è radicato negli esseri umani: il bisogno di dare un senso a ciò che ci circonda.rnPer capire come si formano le nostre convinzioni occorre allora risalire alle origini per scoprire come l’evoluzione abbia reso il cervello un sistema formidabile per la sopravvivenza della nostra specie, anche credendo a cose decisamente false.rnAttraverso la narrazione di alcune storie incredibili, perlustreremo le radici biologiche e psicologiche che alimentano la necessità di credere e, ricorrendo alle ricerche più recenti, scopriremo le funzioni tuttora svolte dai sistemi di credenza.rnNel corso del viaggio, acquisiremo familiarità con gli strumenti dell’indagine scientifica e, imparando a valutare l’attendibilità e la veridicità delle credenze, ci abitueremo a ragionare come scienziati, diventeremo consapevoli dei nostri limiti ed errori, saremo pronti a cambiare idea di fronte a evidenze solide che ci contraddicono e a trattare con chi non vuol dare retta alla ragione. Ma, soprattutto, impareremo a coltivare l’unico vero antidoto contro il pregiudizio e la superstizione: una curiosità inesauribile.rnrnEccole in azione, le credenze: le troviamo in chi vede complotti ovunque o in chi compie atrocità, pensandosi nel giusto; le riconosciamo in chi cerca conforto negli extraterrestri, in medium o guru di varia origine e provenienza; le sentiamo radicate in chi crede in entità spirituali e cerca spiegazioni sovrannaturali. Perché? -
La parola a don Chisciotte
Dare giudizi frettolosi e superficiali ci viene semplice e immediato, anche sui libri: basta scrivere una recensione su Amazon dicendo che Moby Dick è verboso, o che don Chisciotte non fa più ridere, o ancora che Zarathustra è poco credibile, e ilrngioco è fatto. Ma cosa direbbero loro se potessero uscire dal silenzio? Quale sarebbe il loro giudizio su di noi? E sernfosse Zarathustra o Frankenstein in persona a “recensirci”? In un’epoca dove dare sentenze e valutazioni è facile erngratuito, mentre la curiosità è diventata merce rara e preziosa, i personaggi dei libri prendono la parola e dicono senzarnpeli sulla lingua quel che pensano dell’essere umano di oggi. Gulliver, dopo le sue innumerevoli avventure, ha qualcosarnda dire sugli attuali finti esploratori, mentre don Chisciotte si sente ferito nell’orgoglio quando vede la nostra mancanzarndi autoironia. Il Socrate di Platone dissente dai filosofi televisivi, sempre intenti a gettare un velo di verità assoluta sui dubbi cherndovrebbero guidarci; e poi il pianeta Solaris è disgustato dai guru pieni di risposte, così come Dracula rimane perplessorndi fronte alla nostra fascinazione per il male. Dieci personaggi letterari dicono finalmente la loro sull’umanità odiernarnattraverso dialoghi satirici e ragionamenti filosofici, ricordandoci che non sono i libri a dover essere alla nostra altezza:rnsiamo noi che, di fronte alla loro grandezza e genialità, dobbiamo metterci in discussione. Con una vena tagliente e unrnintento filosofico, La parola a don Chisciotte è un tentativo di ricordarci che dovremmo spogliarci dei nostri pregiudizi ernche i libri sono vivi, sempre, e spesso più vivi di noi. -
Arte e percezione visiva. Nuova versione
""Vedere"" è un atto creativo; e il giudizio visivo non è contributo dell'intelletto successivo alla percezione ma ingrediente essenziale dell'atto stesso del vedere. Quanti, tuttavia, sanno prendere coscienza del giudizio visivo, e tradurlo e formularlo? Sapere quali sono i principi psicologici che lo motivano e quali sono le componenti del processo visivo che partecipa alla creazione come alla contemplazione dell'opera, significa sapere ""che cosa"", in realtà, vediamo. Per ""vedere"" - in tal senso - l'opera d'arte, non occorre essere un artista o un psicologo: ma niente può essere prezioso quanto l'avvertimento di uno psicologo che è anche finissimo critico d'arte. Rudolf Arnheim fonda la sua trattazione sui più recenti principi della psicologia della Gestalt. Egli tende a opporsi al formalismo, riportando - con la costante esemplificazione di opere di pittura, scultura e architettura - la forma al significato e al contenuto, e suggerisce come se ne possano cogliere i più significativi moduli strutturali, approfondendo i problemi che si sono sempre proposti all'artista - equilibrio, forma, spazio, luce, colore, movimento - e analizzando le molteplici soluzioni dell'arte più remota a quella dei nostri giorni. -
La filosofia come disciplina umanistica
Che cosa può, e che cosa non può, fare la filosofia? Quali sono i suoi rischi etici e quali le possibili ricompense? In che cosa differisce dalla scienza? In ""La filosofia come disciplina umanistica"", Bernard Williams affronta tali questioni e presenta un'illuminante visione della filosofia come fondamentalmente differente dalla scienza per scopi e metodi, anche se ""in filosofia, dovrebbe esserci qualcosa che conti come azzeccarci o far bene"". Scritto con la sua caratteristica combinazione di rigore, immaginazione, spessore e profonda umanità, questo libro dimostra chiaramente perché Williams sia stato uno dei massimi filosofi del ventesimo secolo. Il saggio che dà il titolo alla raccolta è poi ""una specie di manifesto per la concezione che Williams aveva del lavoro della sua vita. È qui che egli si dedica nella maniera più esplicita alla questione del contributo che la filosofia può dare o meno al progetto della comprensione delle cose"", come scrive il curatore A.W. Moore. ""La filosofia come disciplina umanistica"" è l'ultimo dei tre libri postumi di Williams, dopo ""In principio era l'azione"" e ""Il senso del passato"". Prefazione di Salvatore Vaca. -
Il gioco dell'esistenza. De-coincidenza e libertà
Una nuova chiave interpretativa delle radicirndella cultura occidentale e della sua storia,rncapace di svelare l’origine comune del pensiero,rndell’arte e dell’esistenza.rnrn«Nel paradiso terrestre, Adamo ed Eva ""coincidevano"": vivevano ""felici"" (ma lo sapevano?) ma non esistevano. Vivevano in maniera adeguata (in accordo con l'ordine della Creazione) e non ne dubitavano. Neanche immaginavano di poterne dubitare. In questo mondo improntato al perfetto adattamento, senza nemmeno un abbozzo di disgiunzione o dissidenza, Adamo ed Eva non potevano immaginare un Fuori a cui aggrapparsi per tenersi fuori, esistere, avventurarsi. Mangiando la mela, però, hanno introdotto la fecondità di un'incrinatura in quell'ordine stabilito, hanno aperto uno scarto che li estraeva da quel mondo e dalla sua saturazione-soddisfazione». Il concetto di de-coincidenza, di scarto, descrive l'ontologia dell'esistenza, che non risponde alla legge della necessità né a quella del caso, ma procede secondo un caos ordinato che sfugge alla rigidità di qualsiasi sistema di regole. È un processo di apertura che libera risorse inimmaginabili, disfacendo dall'interno ogni ordine illusoriamente prestabilito. E per questo è «un concetto in grado di esprimere la vocazione non solo dell'arte ma anche - in primo luogo - dell'esistenza. Se de-coincidersi implica l'uscita dall'adeguamento a un ""sé"", dal proprio adattamento a un mondo, allora significa propriamente esistere». In un'analisi aperta a tutti i campi del sapere, dall'arte alla religione, fino alle scienze naturali, Jullien va alla ricerca dei casi esemplari della de-coincidenza nell'esperienza umana. Così formula una lettura originale della figura del Figlio della Trinità divina e dell'incipit del Vangelo di Giovanni, dialoga con la teoria evoluzionistica di Darwin e dà una nuova interpretazione della pittura di Picasso. -
Heidegger e il nuovo inizio. Il pensiero al tramonto dell'Occidente
Noi abitiamo ancora la Terra o unicamente la Tecnica? Oggi la tecnica è molto di più che uno strumento nelle mani dell'uomo: è l'ambiente in cui l'uomo vive. Umberto Galimberti ha scritto una nuova guida alla lettura di Heidegger, la cui opera arriva fino a oggi e illumina il mondo contemporaneo.«Una nuova guida alla lettura di Heidegger, la cui opera arriva fino a oggi e illumina il mondo contemporaneo» - Quotianpost.itrnLa metafisica, inaugurata da Platone, secondo Martin Heidegger ha messo in circolazione un'unica forma di pensiero: il pensiero calcolante, che ha trovato nell'economia e nella tecnica l'espressione più alta e organizzata. «Tutto funziona,» scrive Heidegger, e «questo è appunto l'inquietante.» La tecnica è infatti la realizzazione compiuta dell'intenzione segreta della metafisica, la più idonea a garantire non solo la disponibilità di tutte le cose, ma anche la loro riproducibilità. Eppure, la razionalità imposta dalla tecnica, che esige di raggiungere il massimo degli scopi con l'impiego minimo dei mezzi, finisce per mettere fuori gioco la condizione umana. Ciò che fuoriesce da questa razionalità, per la tecnica è solo un elemento di disturbo e dunque deve essere eliminato. Accade però che l'uomo non sia solo razionalità, ma anche irrazionalità. Infatti irrazionale è la fantasia, l'immaginazione, l'ideazione, il desiderio, il sogno. E se questi aspetti vengono ridotti o soppressi, abbiamo ancora a che fare con l'uomo? Umberto Galimberti ci conduce nella riscoperta del pensiero di Heidegger e fa un fondamentale passo in avanti. Al tempo di Heidegger la tecnica poteva ancora essere considerata uno strumento nelle mani dell'uomo. Oggi non lo è più: è diventata l'ambiente in cui l'uomo vive, e l'uomo stesso è diventato un oggetto della tecnica. «Questo libro,» scrive Galimberti, «è una guida alla lettura di Heidegger e, come ogni guida, conduce da un ""primo inizio"" a un ""altro inizio"", come lo chiama Heidegger, per giungere al quale occorre attraversare l'intero pensiero occidentale, che è stato governato dalla metafisica inaugurata da Platone.» -
Che. Una vita rivoluzionaria
Il più importante narratore della vita di Che Guevara ritorna con una nuova edizione della biografia, rivista e aggiornata.rnrnLa biografia di Jon Lee Anderson narra la vita straordinaria del Che, dall'infanzia in Argentina ai campi di battaglia della Rivoluzione cubana, dalle sale del potere del governo di Castro al fallimento in Congo e all'assassinio nella giungla boliviana, il 9 ottobre 1967. Anderson ha avuto l'accesso esclusivo agli archivi personali del Che, curati dalla vedova Guevara, e a molti documenti prima inconfessati del governo cubano. Ha vissuto per tre anni a L'Avana e ha viaggiato in Sud America, in Europa e in Russia per intervistare i suoi compagni, alcuni dei quali parlano per la prima volta in questa biografia, e anche gli uomini della CIA che, con l'aiuto degli ufficiali boliviani, hanno dato la caccia a Che Guevara e l'hanno giustiziato. A lui si deve la scoperta, nel 1996, del luogo di sepoltura del Che. Tale scoperta, svelata nella prima edizione di questa biografia, ha portato alla sua riesumazione e a una nuova sepoltura, con gli onori statali di Cuba. Molti dettagli della vita del Che sono a lungo rimasti avvolti nel mistero. Questo è un resoconto sulla sua vita e, allo stesso tempo, una narrazione della storia dell'America latina durante gli anni drammatici della Guerra fredda. Una ricerca meticolosa, aggiornata con nuove informazioni, che getta luce su una figura mitica che ha impersonato la forza utopica del comunismo rivoluzionario. Un ribelle che ha sempre inseguito un sogno: porre fine alla povertà e all'ingiustizia in America latina e nei paesi in via di sviluppo. -
Baruch Spinoza. Libertà ebraismo filosofia scienza etica politica
«All'uomo niente è più utile dell'uomo», diceva Spinoza. Un viaggio nel ""pensiero abissale"" del grande filosofo ebreo, eccentrico e tante volte frainteso, che ha tracciato un percorso per superare i conflitti fra le parti.La storia della filosofia è una storia di fraintendimenti. Un susseguirsi di interpretazioni dove la successiva spesso smentisce la precedente. Se questo è vero per tutti i classici, lo è a maggior ragione per Baruch Spinoza. Spinoza è un filosofo atipico, un crocevia di culture, una vera eccezione nell'itinerario del pensiero occidentale. Del resto, pochi autori sono stati così interpretati, pochi hanno rappresentato un riferimento così intenso per le epoche successive. Allora chi è davvero Baruch Spinoza? Il pensiero di Spinoza si nutre di diverse fonti: ebraica, filosofica, scientifica, solo per citare le principali. Ridurlo a una sola di queste è impossibile, perché l'una si intreccia nell'altra in una sintesi che ha pochi eguali per altezza, profondità e originalità. Tutte sono presenti nell'opera del filosofo, ma rispetto a ciascuna si registra un'eccedenza, che rende il Maledictus (uno dei tanti nomi attribuiti a Spinoza) un pensatore eccentrico e forse unico proprio per questo. Di Spinoza abbiamo infinite interpretazioni, ma da lui non nasce una scuola. Non si può parlare di uno spinozismo negli stessi termini in cui parliamo di un cartesianesimo, di un kantismo, di un hegelismo. Forse per questo la sua figura ha potuto ispirare intellettuali così diversi: dai medici e gli scienziati positivisti del Seicento e Settecento ai grandi metafisici a lui successivi, da Fichte a Hegel, da Schopenhauer a Fechner, passando per le correnti libertarie prerivoluzionarie. Forse, però, Spinoza non ha voluto parlare a nessuno. La sua è stata una riflessione solitaria, volta alla ricerca della felicità, non certo intesa come godimento dell'istante. Questo, che può apparire un limite, è in realtà la grande virtù che gli ha permesso di attraversare indenne le varie epoche e arrivare fino a noi. -
Gracias Mexico
Il diario fotografico messicano di un autore che ha scelto l'America Latina come sua seconda patria. Dalla festosa Veracruz, ""il più grande manicomio al mondo con vista sul mare"", alla Panamericana, la strada verso l'infinito. Dal deserto al Tropico del Cancro, alla Baja California, nelle cui acque le balene vengono a fare l'amore. Appunti di viaggio di uno scrittore che ama il Messico e che ne ha fatto il protagonista di tante sue opere. -
Falegname di parole. Le canzoni e la musica di Fabrizio De André
Questo libro è stato scritto tra il 1992 e il 1999, contemporaneamente a ""Non per un dio ma nemmeno per gioco"". Con questo secondo volume, ricco di ricordi e testimonianze, si completa così l'idea originaria di realizzare uno studio approfondito sulla vita del grande cantautore, sulla sua opera e il suo stile. rn«Da uno dei più attenti studiosi del più amato dei nostri cantautori. Un modo per ripercorrere la sua avvincente storia di poeta della musica, canzone dopo canzone, album dopo album. Da La canzone di Marinella a Smisurata preghiera» - Robinson, La Repubblicarn“Cantautore? Lo sono, sì. Ma è un termine vago, che non definisce nulla. Se proprio fa comodo un’etichetta, preferirei si dicesse trovatore.” - Fabrizio De AndrérnrnQuella di Fabrizio De André è una vita geniale, da ripercorrere attraverso la sua musica. Luigi Viva ci guida in un viaggio per conoscere in profondità l'equilibrio struggente fra il senso dell'ironia e il senso del dramma, il coraggio e la misura, le esperienze di vita del ""falegname di parole"" e le sue letture, i personaggi di un sottoproletariato che sfugge alla politica, e per questo vicini all'ideale di un'anarchia bonaria. E poi l'amore per i semplici, gli sconfitti e l'attenzione per ""gli ignorati e perseguitati dal potere"". Questo libro è stato scritto tra il 1992 e il 1999, contemporaneamente a ""Non per un dio ma nemmeno per gioco"", e il lavoro fu condiviso con Fabrizio De André, che ebbe l'opportunità di vederlo e commentarlo con l'autore. Con questo secondo volume, ricco di ricordi e testimonianze, si completa così l'idea originaria di realizzare uno studio approfondito sulla vita del grande cantautore, sulla sua opera e il suo stile. Ed è come sentire la voce di De André: attraverso i suoi appunti, la sua calligrafia, le fotografie più intime, gli spartiti originali, i testi autografi con le sue correzioni e i suoi ripensamenti. -
Incursioni. Arte contemporanea e tradizione
Dalle foto di Duchamp alla videoarte di Bill Viola, un viaggio nel tempo e nello spazio dell’arte contemporanea per scoprire il suo legame a volte sottile, altre volte turbolento, con la tradizione.rn“Possiamo forse scegliere i nostri padri, ma di un qualche antenato non possiamo fare a meno.”Nel 1937 Duchamp si tagliò la testa. In questa opera senza titolo, di fianco alla testa mozzata dell'artista compare una donna trasognata. Tra le mani ha un metro da sartoria e indossa una veste all'antica, da sacerdotessa o menade. Come si guarda un'opera di Duchamp? Cosa vorrà misurare quel metro? Si può decifrare l'enigma di un montaggio che sfida o addirittura estromette l'osservatore? Cominciano così le incursioni di Salvatore Settis nelle opere di dieci importanti artisti del nostro tempo. Duchamp, Guttuso, Bergman, Jodice, Pericoli, Bruskin, Penone, Viola, Kentridge e Schutz rappresentano l'onda d'urto dell'arte contemporanea, che travolge regole e abitudini consolidate. Ma la loro opera comporta davvero un rifiuto drastico della tradizione o la capacità di dimenticarla? ""Tra antico e contemporaneo"", scrive Settis, ""c'è una perpetua tensione, che continuamente si riarticola nel fluire dei linguaggi critici e del gusto, nei meccanismi di mercato, nel funzionamento delle istituzioni. Talora anche in dura polemica con l'arte del passato, ma senza poterla ignorare."" Ogni artista lo sa e forse lo sa anche il suo pubblico. La citazione, la parodia, la stratificazione della memoria, il ritorno di un gesto sono solo alcune tracce del rapporto che lega i maestri di oggi con il passato. Il coraggio dell'incursione da un artista all'altro, da un'opera all'altra, è la strada per esplorare connessioni e distanze senza rinunciare alla condizione essenziale della conoscenza: la capacità di sentirsi stranieri in ogni luogo. -
Africana. Raccontare il continente al di là degli stereotipi
«Scomparso prematuramente l'anno scorso, Bynyavanga Wainaina è stato uno scrittore e agitatore culturale importante e modernissimo. Con il suo saggio Come scrivere di Africa come stella polare, abbiamo cercato di mettere insieme il meglio delle letterature di un continente vastissimo, senza nessuna pretesa di rappresentarlo per intero. Il risultato sono racconti di qualità straordinaria, brevi saggi narrativi neurotonici e la splendida serie di immagini dell'artista Pierre-Christophe Gam dedicata alla vita del leggendario rivoluzionario Thomas Sankara.»«Non esiste una sola lingua africana, ma centinaia di dialetti, non esiste una singola cucina africana o un paesaggio tipico africano, è il nostro sguardo da “occidentali” ad essere ancora molto miope nei confronti delle mille sfaccettature e peculiarità che caratterizzano ognuno dei cinquantaquattro paesi che compongono il Continente.» – Cristina Tibberio per MaremossoAfricana è uno strumento per capire quanto l'Africa non vada coniugata al singolare, ma al plurale. Uno strumento di difesa contro gli stereotipi e contro tutte quelle visioni che ancora vogliono descrivere questo enorme continente, così vario al suo interno, come una lunga distesa di capanne. Africana aprirà le porte al lettore, sia a quelli che già sono appassionati delle letterature del continente sia a quelli completamente a digiuno, delle tante Afriche dentro l'Africa. Un continente moderno, giovane e creativo come pochi. Un continente dove la letteratura scorre come un fiume in piena e si smarca da sguardi stereotipati e da etichette consegnate dall'esterno, per raccontarsi qui in prima persona. Troviamo autori di grande fama internazionale come Adichie, Wainaina, Bulawayo, ma anche una nuova ondata di scrittori emergenti. Voci diverse tra loro che, attraverso storie quotidiane, metropolitane, ironiche, impegnate, sperimentatrici e futuriste, ci riportano la pluralità dell'Africa. Con una freschezza letteraria che riempie di meraviglia.Gli autori: Bynyavanga Wainaina, Agazit Abate, Sulaiman Addonia, Chimamanda Ngozi Adichie, Ken Bugul, NoViolet Bulawayo, Efemia Chela, Pierre-Christophe Gam, Stanley Gazemba, Lelissa Girma, Achille Mbembe, Nadifa Mohamed, Rémi Nganije, Alexis Okeowo, Yvonne Adhiambo Owuor, Johary Ravaloson, Felwine Sarr, Taiye Selasi, Sami Tchack. -
Pompei. La città incantata
Ogni giorno Gabriel Zuchtriegel passeggia per i vicoli dell’antica città di Pompei, distrutta e sepolta viva in meno di due giorni nel 79 d.C. Sopralluoghi, scavi, progetti di restauro e di accessibilità lo portano a contatto con la fragilità di un sito unico al mondo, con la bellezza dell’arte antica e con la caducità della vita umana. Di fronte ai calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio, ma anche alla scultura di un bambino pescatore dormiente che gli ricorda suo figlio, si pone la domanda: “Cosa c’entra con noi Pompei? Che ha da dirci l’antico oggi?”. Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico, conduce i lettori in un viaggio attraverso i secoli in una città incantata, dove magicamente si mescolano passato e presente. Un viaggio fatto di scoperte, dai primi scavi settecenteschi fino ai ritrovamenti più recenti, che gettano nuova luce sulla vita degli schiavi e dei poveri nella città e nel suo territorio. L’autore ripercorre la storia dell’archeologia moderna, intrinsecamente legata a quella di Pompei, che in principio si interessa quasi esclusivamente delle opere d’arte estratte dal suolo, per poi scoprire man mano che il vero tesoro tramandatoci dalle ceneri del Vesuvio comprende molto di più: antichi rituali, culti misterici, trasgressioni ed erotismo, la storia sociale e culturale di una civiltà, le sue ossessioni e speranze. Temi che sono strettamente intrecciati con il nostro presente e con la biografia di ciascuno di noi, come Zuchtriegel dimostra parlando anche delle sue esperienze personali e professionali, senza omettere dubbi e difficoltà incontrate durante un percorso che lo ha portato da un piccolo paese nella Germania del Sud al sito archeologico più famoso del mondo.