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Lo spettro del ghiaccio. Vite perdute sul Titanic
La fine è nota. L'impatto del Titanic con l'iceberg è però soltanto il punto geometrico in cui convergono innumerevoli traiettorie, forze, vite: non tutte altrettanto celebrate, anzi alcune decisamente poco note, quando non misteriose. Capitani di industria ed ereditiere, disperati in fuga dai loro paesi e piccoli bottegai in cerca di fortuna; ladri, truffatori e anche un rapitore di bambini; artisti e scrittori insieme a contadini analfabeti che non avevano mai visto il mare; amori e tradimenti, relazioni fugaci o passioni travolgenti: sono le particelle elementari di cui è composta la Storia, atomi che quando vengono guardati da vicino hanno la sconfinata vastità della vita. E ci sono le grandi forze collettive che plasmano il mondo. Ad esempio le migrazioni che, proprio grazie ai transatlantici, iniziavano a divenire veramente globali. O le altrettanto globali speculazioni finanziarie: lo stesso Titanic in un certo senso, era il prodotto di una bolla speculativa. Il Titanic - la storia di chi l'ha progettato e di chi vi ha viaggiato - conserva lo stesso fascino di certi romanzi storici o enciclopedie: l'ambizione di contenere al proprio interno un'intera civiltà. Un mondo lontano un secolo eppure sorprendentemente simile al nostro. È anche per questo che l'affondamento del Titanic non smette di ossessionarci e di raccontarci la sua storia di ambizione e arroganza, di lusso e ingiustizia, di viltà e coraggio. -
In vacanza col buon samaritano
«Vorrei che il mio romanzo avesse il rumore del mare».rnrnDalle vacanze di oggi, protette da un moderno samaritano, alle apparizioni di Alessio, un personaggio leggendario ed elusivo, segnato dal male misterioso e innominabile che avrà il conforto di un'altra samaritana, anch'essa capace di pietà vera, Lalla Romano ci regala una storia «doppia»: tragica e rasserenata. Dal tempo e dalla memoria. A fare da sfondo una cittadina ligure di villeggiatura, con i suoi alberghi dagli arredi un po' vecchiotti, le ville costruite dagli inglesi, le siepi di gelsomino, la spiaggia di sassi, la sede della Società di Mutuo Soccorso fra Pescatori, i tramonti sulle colline e montagne che segnano il confine con la Francia. Un romanzo sapienziale, ma anche di contemplazione della realtà. Una parabola sulla vita, in cui Lalla Romano concentra - in una scarna essenzialità - il suo stile di poeta e di pittore, la sua sensibilità per la musica e per il silenzio. -
Chi ha fatto il turno di notte
Un maestro della poesia anaforica, incalzante, oratoria. E però, contemporaneamente, intima, capace di far risuonare il silenzio fra le parole per toccare le corde più riposte di un sentimento. Sarajlic è uno dei grandi poeti del secondo Novecento: ha affrontato temi di poesia civile, l'amore, la morte, l'arte, sempre trovando le vie apparentemente divergenti dell'emozione e dell'ironia. Questo grazie a un calore umano intensissimo che passa in ogni suo verso e arriva al lettore con forza contagiosa. Lo hanno amato poeti molto diversi fra loro, come Enzensberger, Brodskij, Simic, proprio perché la sua voce poetica ha un segno unificante, è il simbolo di una poesia universale, colta ma immediata, sempre consapevole ma lontana dalle scuole e dalle tendenze. A dieci anni dalla morte, questo libro propone una scelta di poesie di Sarajlic, alcune inedite in italiano, che ripercorre circa cinquant'anni della sua straordinaria esperienza poetica. Prefazione di Erri De Luca. -
Storia del mondo greco antico
Fondato sulle più recenti acquisizioni della ricerca, il volume offre un affresco completo della storia greca dalle origini all'età romana, in una sintesi chiara e rigorosa, condotta con stile efficace e piacevole. La puntuale esposizione degli eventi, nel loro sviluppo sincronico e diacronico, si accompagna ad approfondimenti tematici, in cui la riconosciuta competenza dell'autore in ambito storico ed epigrafico consente di mettere a frutto - e a disposizione dei lettori - i risultati delle indagini specialistiche, arricchendo la ricostruzione e l'interpretazione storica. Dall'analisi delle testimonianze antiche, dalla valutazione dei problemi ancora aperti, dalle sfide attuali della ricerca emerge il fascino di una civiltà straordinaria che, pur nella varietà delle esperienze vissute e pur adattandosi nel tempo e nello spazio alle più diverse condizioni, seppe sempre custodire il senso profondo della sua identità. Anche per questo, la storia del mondo greco antico continua a nutrire la riflessione dell'Europa sulle proprie radici e sul proprio futuro. -
Canti del guardare lontano
""Poeta estroso, cordiale e raffinato, con il suo sublime dal basso, capace di convocare tutti i tempi e tutti i luoghi della poesia, tutti i poeti da Orfeo in poi, con la sua chioma candida e il viso da eterno ragazzo, attento e stupito dalla meraviglia dell'attimo e dal mistero dei giorni e della spedizione umana, Giuliano canta le bestie e le piante, le stelle e gli dèi, che per lui non sono mai fuggiti, ma stanno nel reale come le nostre domande, i nostri ritmi inventivi, sorpresi dalla inarrestabile pregnanza e duttilità della lingua materna e fraterna, tanto che Scabia pare un poeta volgare del Duemila, catapultato dal Trecento nell'era globale. Egli è leggero, ma per gravità, profondo, come un mare neologizzante, per onomatopea del passo e del tremito, suo concetto-chiave, che sta per emozione, corpo canoro. Cosi, come un Palazzeschi che non si diverta, ma che si emozioni, è soprattutto capace di far passare negli altri l'emozione, e cioè di commuoverci e rallegrarci."" (Gianni D'Elia) -
L' amore filosofo
L'idea dell'amore, presente nel discorso filosofico fin dalle origini, si è evoluta adattandosi ai contesti storici e sociali, assumendo diverse forme e funzioni, senza perdere mai il proprio ruolo di primo piano nella sfera dei condizionamenti culturali. Ma come si legano queste forme dell'idea dell'amore all'esperienza amorosa? Come hanno amato i filosofi che riflettono sull'amore? Manuel Cruz ricostruisce le vicende esistenziali di alcune grandi figure della storia del pensiero, di cui è noto non solo l'interesse verso l'amore in quanto tema, ma anche il coinvolgimento personale nelle relazioni amorose. L'amore è percepito come l'esperienza universale per eccellenza. Pur declinandosi in modi molto diversi, alcune sue caratteristiche sono, per così dire, ""costitutive"": le esperienze del desiderio, dell'innamoramento e della passione rivelano, in tutte le epoche, la stessa forza dirompente, totalizzante, irrazionale. Ma, al contempo, portano in sé i semi dell'evanescenza e dell'ambiguità. Il che rende complesso parlarne, scriverne, spiegare. Proprio per questo risulta particolarmente prezioso l'apporto dei ""pensatori di professione"" presentati in questo libro. Secondo la prospettiva di Cruz, l'idea che abbiamo oggi dell'amore contiene dunque non solo il pensiero, ma il vissuto di chi ci ha preceduto: è la somma dell'amore come fonte di energia, pensato da Platone; del senso di colpa di cui soffriva sant'Agostino; della passione erotica esemplificata da Abelardo ed Eloisa... -
Alibi
Le poesie di ""Alibi"" sono poesie d'amore. Non importa che l'amore sia immaginario o reale, è l'amore ad essere raccontato. Un amore trattato e vissuto come un male, e insieme come la sola liberazione dal male. Sono poesie da album, ma un album visitato da una tristezza veggente di chiromante pazza, che interroga, cieca, le linee confuse e arruffate del suo destino, senza riuscire ad afferrarlo, perché quello che la tradisce e le manca sono proprio il cinismo, l'astuzia e il terra-terra del mestiere. Il protagonista di Alibi è sempre il futuro, la conoscenza, la divinazione, la spiegazione data a se stessa di un destino sempre più simile a una condanna e a un inferno, e se c'è qualcosa che non finisce di sorprendere, in questo album capovolto e mostruoso, è che la pitonessa che si arrovella sulle fatture e i filtri, e fa versi simili alle cantilene e ai sortilegi che accompagnano la magia, non smette per questo di essere una ragazza sognatrice che vuole l'amore e aspetta la felicità. In appendice: ""Quaderno inedito di Narciso"". -
Rimi
Costruita su forme diverse e con suggestioni da molteplici tradizioni poetiche, la nuova raccolta di Gabriele Frasca fa convivere passato, presente e (sotto forma di sperimentazione) futuro. Incastonato fra una sezione iniziale ispirata ai sonetti barocchi di Quevedo e a una finale di traduzioni-riscritture da Dylan Thomas, il lungo poemetto che dà il titolo al libro è un testo tendenzialmente narrativo in cui versi e prosa giocano a rimpiattino nascondendosi gli uni nell'altra, in un flusso verbale apparentemente continuo, mozzafiato. La vita e la morte di un personaggio concentrate in una giornata di attraversamenti della realtà, forse solo immaginati in un dormiveglia. La difficoltà di aderire a un'idea di soggetto, la stratificazione dei tempi (e delle ere) nel gioco di proiezioni dell'ipotetico sé, il continuo tentativo di incespicare nel flusso sonoro, sempre frustrato, se non alla fine, dal trionfo del ritmico, pervasivo respiro. Un passo ulteriore nella poesia post-lirica di Frasca, che è poesia a un tempo severa e pirotecnica, ardua meditazione e onda sonora trascinante. territorio poetico originale. -
L' angelo Esmeralda
Un miracolo nel cuore perduto del Bronx: sul muro della metropolitana, al di sotto di un cartellone pubblicitario, sembra apparire il volto di Esmeralda, una bambina senzatetto assassinata poco tempo prima. Ma è un vero miracolo o un'illusione creata dal nostro bisogno di consolazione? Un'apparizione del divino o un fantasma del rimorso di suor Edgar che, nonostante il suo impegno per i bisognosi del quartiere, non è riuscita a salvare Esmeralda? Spesso per definire la grandezza di uno scrittore si dice cha ha saputo raccontare un'epoca. Per DeLillo è come se fosse il contrario: è come se la nostra epoca, a un certo punto, avesse deciso di essere come i racconti e i romanzi di Don DeLillo l'avevano immaginata. La scrittura dell'autore di ""Underworld"" ha questa qualità, quella di raccontare il presente, ciò che stiamo vivendo, ciò che siamo ora, con una tale precisione, una tale concentrazione dello sguardo, da dare l'impressione di prevedere il futuro. Non è un caso che l'aggettivo più spesso accostato a DeLillo sia ""profetico"": gli attentati dell'11 settembre, l'ascesa del terrorismo internazionale, la crisi finanziaria, erano già nei suoi libri molti anni prima che succedessero. Ecco perché, quando tutto ciò è avvenuto, i suoi libri sono sembrati le guide più sicure a cui rivolgersi, il codice per decifrare quell'enigma che chiamiamo realtà. Abbiamo fatto come protagonisti dei racconti contenuti nell'""Angelo Esmeralda"": uomini e donne bloccati in qualche specie di limbo, figure inquiete... -
Justine
Justine, splendida e colta aristocratica ebrea, dà il titolo al primo romanzo della serie (Il Quartetto di Alessandria). È la moglie spregiudicata di Nissim, personaggio principesco cui la vista del denaro ripugna e che, sotto i modi raffinati, cela un'attività di cospiratore. Ma Justine è anche l'amante dell'io narrante, uno scrittore inglese che convive con una fragile danzatrice greca, Melissa, ballerina di tabarin malata di tubercolosi. Prefazione di Giorgio Montefoschi. -
Fiori del mare
Con i suoi versi D'Elia disegna i luoghi della costa marchigiana rielaborati fra il ricordo, il sogno e la storia. E l'idea di un ""canzoniere adriatico"", anticipata ai tempi di ""Notte privata"" ma mai compiutamente realizzata prima d'ora. E la parafrasi baudelairiana del titolo non è un gioco gratuito, dato che l'aura della Riviera Adriatica, nella scrittura poetica di D'Elia, tende allo spleen. La sonorità delle rime fa invece pensare a una riscoperta di Saba (anch'egli poeta adriatico) ma non alleggerisce la trama filosofica delle meditazioni, che sembrano in dialogo nel tempo con un altro marchigiano: Giacomo Leopardi. Soprattutto nell'ultima parte del libro si addensano riflessioni in cui D'Elia sembra un mistico laico, che non ha certo rinnegato le radici politiche e pasoliniane della sua poesia, ma che le ha arricchite con l'approfondimento della tradizione poetica italiana e con l'esperienza di vita. -
Sono fragile, sparo poesia
Due volumetti di versi giovanili, col titolo ""Nuovi Salmi"" (1955 e 1957), aprono il cammino di poesia in proprio di Guido Ceronetti. Nel 1965 uscì presso Tallone una tiratura per bibliofili della ""Ballata dell'infermiere""; nel 2008 il Notes Magico ne pubblicò tutte le ballate (""Le ballate dell'angelo ferito""). Tra il '55 e oggi è passato più di mezzo secolo, un periodo in cui, oltre ai suoi libri in prosa, al teatro e alle traduzioni, Ceronetti ha scritto più di cinquemila versi seguendo un personalissimo percorso poetico. Questa antologia propone una selezione di quanto all'autore stesso sembra la migliore testimonianza del suo assiduo formulare ""qualche ideogramma di compassione, di ricordo e di desiderio della luce"". Come già per ""Trafitture di tenerezza"", che raccoglieva il meglio delle traduzioni poetiche di Ceronetti, anche questo libro concentra fin dal titolo aggressività e umiltà, forza e delicatezza. Perentorio ed evanescente come un messaggio in bottiglia. D'altronde per Ceronetti la parola poetica è al contempo ri-chiesta d'aiuto e offerta (a tratti, ma significativa) di salvezza. -
Presenza
Pur diversissimi l'uno dall'altro, i sei racconti di Presenza, tra gli ultimi lavori di Arthur Miller, sono accomunati da due temi in qualche modo contrapposti: sesso e morteL'incontro dei corpi è infatti descritto come qualcosa che annebbia ma vivifica, come un rapimento estatico che seppure solo fugacemente dà l'illusione di poter beffare la dissoluzione fisica, e dunque può assumere una dimensione insieme bestiale e sacrale, come nel racconto che dà il titolo alla raccolta.rnIl punto di vista è sempre maschile, ma l'età e lo status sociale dei protagonisti variano. Il ragazzino che vuole adottare un cane in Bulldog viene sedotto da una donna appena conosciuta ed entra così nell'inebriante mondo degli adulti. In Il manoscritto nudo uno scrittore in crisi artistica e personale cerca di ritrovare l'ispirazione scrivendo sul corpo di una giovane reclutata con un annuncio su un giornale. E un volto sorridente sotto l'ampia tesa di un cappello di paglia nera è l'immagine della moglie che, a distanza di anni dalla sua morte, Mark Levin conserva impressa nella memoria. Quel giorno, mentre la guardava allontanandosi a bordo dell'auto di un conoscente, aveva deciso di amarla di più. E quella notte ne aveva riscoperto il corpo nella luce lunare che inondava la loro camera d'albergo a Haiti. C'è il dolore personale del lutto e della nostalgia in La distilleria di trementina, ma anche quello collettivo del naufragio delle speranze e degli slanci, come il tentativo nobile e al contempo sciocco di improvvisare un impianto di produzione in un'area già condannata dall'avidità dei potenti di turno.rnTraduzione di Federica Oddera -
La tabacchiera di don Lisander. Saggio sui «Promessi sposi»
La tabacchiera è, per Manzoni, la ""scatola"" della memoria letteraria attiva nella scrittura dei Promessi Sposi. È un richiamo, anche: rivolto ai lettori disposti a brividare di agnizioni nel labirinto dialogico del romanzo, tra estri sterniani e umori barocchi. Tutto comincia con un curato che inciampa nel malincontro. Seguono le corserelle, i saltelloni, le giravolte, i trotti, i passi brevi e circospetti, lunghi o infuriati, di quanti nell'infelicità della storia viaggiano: tragicamente e comicamente; misurandosi con le ""piante insanguinate"" di eroi e idoli, che hanno profanato le orme di sangue della Passione di Cristo. Falsari della Grazia e falsari di Dio, tormentati e tormentanti, perpetuano l'idolatria babelica della costruzione di una ""torre"" che trafora il cielo per darsi un ""nome""-, in un ""eccesso di esistenza"", che comporta la dispersione di un popolo e la confusione delle lingue; e le irresponsabilità di una letteratura, che ha smarrito il compito e il dovere della denuncia dell'""errore"" e dell'""orrore"". -
L' arte cinese. Vol. 1: Dalle origini alla dinastia Tang (6000 a....
La civiltà cinese è una delle più grandi e affascinanti del mondo e la sua produzione artistica è eccezionale sia per qualità sia per varietà. In questo volume (primo di due) si percorrerà la storia dell'arte della Cina dal tardo periodo neolitico fino alla dinastia Tang (618-907 d.C.) inclusa, collocando le opere nel loro contesto originario per comprenderne appieno il significato. Se, infatti, in passato, le circostanze hanno indotto gli studiosi occidentali a selezionare i reperti e valutarli esclusivamente in base a criteri stilistici ed estetici, adesso, grazie alle informazioni derivate dall'enorme quantità di scoperte archeologiche avvenute dopo il 1949, i tempi sono finalmente maturi per reinserire le opere nel loro contesto primario e chiedersi perché sono state create, a chi erano destinate e da chi erano realizzate. -
Cominciamento e progresso dell'arte dell'intagliare in rame. Coll...
Filippo Baldinucci, gran conoscitore di pitture e di disegni, come tale fiduciario della corte medicea, in particolare del cardinal Leopoldo, e in relazione con esperti di varie nazioni, fu l'autore del primo libro dedicato a una storia dell'incisione e ai suoi principali protagonisti. Le stampe appartenenti alle arti figurative, e molte firmate da nomi illustri sin dalla fine del Quattrocento, erano oggetto di interesse in tutto il mondo colto, ma due secoli dopo non avevano ancora avuto adeguata trattazione storica e critica, soprattutto era stato trascurato il ruolo e l'importanza di singoli incisori, e non sufficientemente indicati e commentati i protagonisti. Al proemio nel quale traccia i primordi della vicenda dell'incisione, con apertura assai oltre i confini della sua Toscana, Baldinucci fa seguire diciotto biografie di artisti, pittori-incisori, o semplicemente incisori, da Dürer a Callot, da Luca di Leida a Stefano Della Bella, da Marcantonio a Rembrandt, nelle quali, oltre la narrazione delle vicende personali e artistiche dei singoli, analizza la varietà delle tipologie delle stampe, le tecniche incisorie, le tematiche, le finalità, le committenze, dal che ne esce un quadro pressoché completo dello stato di quell'arte nel 1686, e anche, quel che giustifica il titolo del libro, ""Cominciamento e progresso"", l'idea di uno svolgimento progressivo del linguaggio dell'incisione, nel senso di ""una bella gara fra il bulino e il pennello"". -
Il giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi
Seduto con un cane a fargli compagnia, un bambino morto per caso. Un orfano, niente famiglia, niente amici. Una fossa comune. E invece qualcuno che si chiede perché, e come, e quando. Qualcuno che si mette a scavare in vite piccole, di cui non ci si cura, di cui non si sa niente. Qualcuno che non si rassegna all'urlo che non sente, al lamento che non riesce a trovare. Fino al giorno dei morti. -
La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi
Che succede a giocare con le illusioni, a cancellare i sogni? Una cartomante e un'usuraia, nella stessa persona: inventare il futuro e sbriciolarlo tra le dita. Mentre la città si apre alla primavera, nel solito trionfo di profumi e canzoni, il più tenero degli amori diventa la peggiore delle condanne: e spegne nel sangue anche il ricordo di un'antica passione. -
In questa luce
Un libro autoritratto. Le passioni, i pensieri, i progetti, la fantasia. Tutto quello che per lo scrittore fa mania. Perché «scrivere è difficile. Si è soli, dopo le chiacchiere, le discussioni, gli incontri, le letture. Si è soli. Fa fatica e fa paura».«Due dimensioni apparentemente contraddittorie si incontrano nella scrittura di Del Giudice, e ne fanno l'intensità. Da una parte, la piú insistente e accanita relazione con l'oggetto, la volontà testarda di – ritornare alla cosa –, conoscerla e dirla cosí come essa oggi ci appare, in questa luce. Dall'altra, l'energia con cui ad ogni frase viene tolta – la terra sotto i piedi –, con cui la descrizione piú precisa diviene esercizio di fantasia, mania e volo» – Massimo Cacciari«Il volo della mente, il volo dello sguardo, il volo dell'aereo; ma il tempo, si può comperare? Riflessioni, lezioni, racconti, memorie del grande scrittore, sui rapporti fra linguaggio e realtà» – Cesare SegreSi raccoglie qui tutto ciò che per Del Giudice fa mania. Intendendo per mania una parola doppia, una parola male-bene: nel mondo greco mania indica infatti non soltanto il demone che sconvolge la mente, ma anche una particolare forma di concentrazione, una forma estrema del conoscere e del coincidere con il proprio destino. È mania la mezzanotte, ventiquattresima ora del giorno, istante ultimo e anche primo, valico del giorno passato e incipit del nuovo, ora ventiquattro e ora zero; è mania il proprio lavoro, scrivere e narrare, in cui secondo Del Giudice sarebbe meglio possedere un doppio passo, essere ambidestri, con una mano tracciare delle mappe, costruire dei progetti e con l'altra operare perché questi progetti vengano invalidati dalla narrazione, perché ciò che vale nel racconto è proprio tutto quanto eccede e vanifica il progetto. Sono mania la luce, le macchine, le città, lo spazio, le fortezze reali e quelle immaginarie, le carte geografiche, il cinema e la fotografia. I protagonisti dei libri piú famosi di Daniele Del Giudice. Si ritrovano in queste pagine le riflessioni sul tempo e quelle sul volo («Come quando l'aereo si stacca da terra, una sospensione nebulosa e via, la scrittura spinge su, dentro i carrelli»). Si parla, con estrema e acuta intelligenza, del leggere, degli autori e dei libri piú amati, del tradurre, delle storie e dei personaggi, del trovarsi davanti al foglio bianco e del «levare ad ogni frase la terra sotto i piedi». -
Il rosso e il nero. Cronaca del XIX secolo
Scritto tra la fine del 1829 e la prima metà del 1830, ""Il rosso e il nero"" è il secondo romanzo di Stendhal. L'autore ne corregge le bozze proprio durante le giornate della Rivoluzione di luglio, che liquida la Restaurazione e inaugura la monarchia borghese di Luigi Filippo. Di questo passaggio cruciale della storia francese Stendhal restituisce con crudele fedeltà non la cronaca (malgrado il sottotitolo del romanzo), ma lo spirito, muovendo dalla realtà della provincia per approdare a Parigi, dove da sempre si annodano e si sciolgono i destini politici della Francia. L'impietosa analisi storica non esaurisce tuttavia la complessità della vicenda e del suo protagonista. L'ostinata rivolta di Julien Sorel non è riducibile semplicemente all'acuto senso della propria inadeguatezza economica e sociale. La sua non è coscienza di classe, e ""II rosso e il nero"" non è il romanzo dell'ambizione e della scalata ai vertici della società: Stendhal non è Balzac. Julien Sorel affronta il mondo brandendo la propria inferiorità sociale come un'arma, ma il mondo creato dalla potenza del denaro lo disgusta, anche se tanto spesso deplora l'umile condizione in cui la sorte lo ha fatto nascere. Perciò rimpiange l'epoca napoleonica (di cui questo romanzo rafforza il mito, nato già all'indomani di Waterloo), convinto com'è che allora fosse possibile affermarsi soltanto grazie ai propri meriti. Edizione con nuova traduzione