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Pepito. Il principe del jazz
Questo libro racconta l'incredibile e affascinante storia del principe Pepito Pignatelli, batterista e appassionato di jazz, del mondo che gli ruotava attorno e che in larga parte è coinciso con la Roma della Dolce vita, e delle sue mille, folli imprese per portare nella capitale la musica che considerava la più bella del mondo. Il suo cahier nobiliare lo teneva quasi nascosto, scritto su una mattonella di ceramica appesa nella piccola cucina dell'attico di via della Lungaretta 97 in cui ha vissuto per vent'anni. Nato in Messico da un padre donnaiolo e dissipatore, cresciuto nella Roma del fascismo, innamoratosi del jazz in giovanissima età, al punto da assordare con i suoi assoli di batteria i padri gesuiti del prestigioso collegio dove era stato spedito a studiare, Pepito Pignatelli è un personaggio leggendario: a vent'anni ha fondato il Mario's Bar, primo jazz club italiano; ancora giovanissimo ha conosciuto il carcere per una scapestrata vicenda di droga; dagli anni Cinquanta ha animato le notti dei locali più celebri, tra via Veneto e Trastevere; si è coperto di debiti pur di tenere in vita il Blue Note e il Music Inn, due locali che hanno fatto la storia; ha conosciuto, ospitato, accompagnato nei loro giorni romani maestri come Chet Baker, Gato Barbieri, Dexter Gordon. Un affresco della Roma degli anni Sessanta e Settanta condotto attraverso la biografia in note di un suo grandissimo protagonista. -
Aprire il fuoco
Se ogni scrittore ha un proprio tramonto, «Aprire il fuoco» è il tramonto di Bianciardi, l'ultima lettera di un sinistrato politico, spiaggiato e in esilio. Lo vediamo mentre perlustra la campagna con un binocolo, abbassa le tapparelle, si versa un bicchierino di grappa. Sa di essere clinicamente morto, ora che è morta ogni insurrezione: primo o poi l'oppressore, e i tanti aguzzini che non hanno mai smesso di tormentarlo, arriveranno a prenderlo. Nell'attesa non gli resta che fumare una sigaretta, e rievocare la fine dell'inverno di dieci anni prima, il 1959, le sue gloriose cinque giornate, anche se la rivoluzione è ormai soltanto la memoria confusa di altri fallimenti: le discussioni al Giamaica con gli amici, Giorgio Gaber e Jannacci, la cameretta di Porta Tosa, le barricate a San Damiano. C'è appena il tempo per un ultimo appello, per dire il poco che ha imparato dalla sua vita agra: che fare all'amore non è vergogna. Vergogna è uccidere, morire di fame, chiudere la gente in prigione o al manicomio, giudicare. E non serve stampare i libri che nessuno legge, né costringere i giovani nelle scuole, né occupare le università. Bisogna occupare le banche, le vere cattedrali del nostro tempo. E poi spegnere la televisione. E alla fine lasciare tutto nel disordine. La valigia è pronta, così piena di carte, della sua alienazione quotidiana, di tutta la nausea che lo ha avvelenato per l'imbischerimento del mondo. Ma sulle spalle ha ancora il suo vecchio Mauser, ed è pronto a fare fuoco. Introduzione di Oreste Del Buono. Postfazione di Michele Cecchini. -
Racconti
Tra i grandi autori del postmoderno americano, Donald Barthelme è sempre stato considerato il maestro assoluto della forma breve. Le sue raccolte di racconti attraversano tre decenni (dagli anni Sessanta agli anni Ottanta), combinando con originalità e scintillante intelligenza la critica all’emergente società dei consumi, la rilettura dell’America in chiave ironica e surreale, l’eredità dei maestri dell’assurdo, da Kafka a Beckett. Minimum fax propone in un cofanetto le sue quattro raccolte più celebri, a partire dal fulminante esordio Ritorna, dottor Caligari, passando per quello che molti critici considerano il suo capolavoro, Atti innaturali, pratiche innominabili, per approdare alla piena maturità di La vita in città e Dilettanti. Ad accompagnare il volume i saggi di Carver e Saunders, che dimostrano quanto l’influenza di Barthelme si sia estesa alle generazioni successive e ad autori appartenenti a correnti letterarie anche profondamente diverse, prova di un talento e di un’originalità che hanno pochi eguali sulla scena americana, e che ne fanno, a tutti gli effetti, un classico contemporaneo. -
Una buona scuola
In un'America alle soglie della seconda guerra mondiale, un romanzo crepuscolare sull'amore, la giovinezza, la crescita. Un collegio maschile del New England è il teatro delle avventure di William Grove - alter ego dell'autore - che cerca un riscatto dai soprusi dei coetanei affermandosi come reporter del giornalino scolastico; di Jack Draper, professore alcolizzato alle prese con i ripetuti tradimenti della moglie; e di Edith Stone, la figlia del preside, che si innamora del ragazzo più popolare della scuola. Le vite degli studenti e degli insegnanti si intrecciano in una tela imprevedibile, le cui maglie s'infittiscono via via che si avvicina l'ombra della chiamata alle armi. -
La cantadora
Sulle strade polverose della Sardegna di inizio Novecento, un calesse viaggia da un paese all’altro, di festa in festa. Lo guida una vedova armata di pistola, dalla strana personalità «di fattucchiera e di dea». La Cantadora – così la chiamano – è una stella oscura, l’unica donna in grado di sfidare gli uomini nelle gare a chitarra, esibizioni che durano fino a tarda notte e in cui i cantori, per un piatto di minestra e qualche bicchiere di vino, si alternano sopra palcoscenici fatti di tavolacci davanti a piazze gremite e bercianti. Ma Candida Mara – questo il suo vero nome – possiede il dono di piegare la volontà altrui grazie alla sua voce. Attaccabrighe, adorata e detestata, Candida Mara fu la prima donna del canto a chitarra, capace di opporsi con le sue scelte di vita a una società maschilista e retriva. Affascinante ma cancellata dalla memoria per ignoranza e vergogna, ancora oggi è una figura circondata dal mistero. A mettersi sulle sue tracce, tra l’omertà degli anziani e i depistaggi di strani musicologi, è uno scrittore fallito e appassionato di western. Nella ricerca lo aiuteranno la giovane Aleni e un grammofono d’oro che sembra custodire vecchie storie sepolte. -
Fortezza volante
In una notte d’estate del 1933 un velivolo misterioso si schianta al suolo nei pressi di Vergiate, nel varesotto, lasciando dietro di sé una densa coltre di fumo rosa e un omicidio irrisolto. Mussolini in persona ordina da subito che l’accaduto venga insabbiato e istituisce un Gabinetto Speciale per indagare in segreto sull’oggetto volante non identificato. Nessuno ha mai visto un aereo come quello ma tutti, proprio tutti, hanno un’opinione sull’accaduto: un’arma segreta tedesca, una tecnologia inglese, un aeromobile americano. Ciò che i personaggi scopriranno li obbligherà a misurarsi per la prima volta nella storia con forze extraterrestri e tecnologie aliene, in un vorticoso intreccio di spionaggio internazionale che anticipa di trent’anni gli incidenti di Roswell e riscrive i contorni dell’ufologia. Lorenzo Palloni e Miguel Vila danno vita a un intenso racconto di fantascienza-rétro ispirandosi a uno degli eventi di cronaca più strani mai registrati nella storia d’Italia. -
La rivincita di Capablanca
José Raúl Capablanca imparò gli scacchi osservando il padre giocare. Bambino prodigio per le strade dell’Avana, a soli ventitré anni, nel 1921, era già campione del mondo. Viaggiò, fu amato dalla gente, invidiato da Stalin. Finché non perse il titolo per troppa leggerezza e per mano di un ex amico, Aleksandr Aljechin, il suo esatto opposto: feroce, ossessionato, opportunista. In 64 capitoli, come le case di una scacchiera, questo romanzo è la storia del loro ostinato duello. L’offesa di una seconda occasione sempre rinviata, come spesso è la vita. Ma anche la trovata di un’ultima mossa, lo spettacolare colpo d’ala di un uomo, precipitato come un ragno in una vasca, per ribaltare ogni angheria e ogni violenza. Fabio Stassi riesce, in un crescendo avvincente quanto un giallo, a gettare una luce universale sulla condizione umana, esposta all’ingiustizia, e a rovesciare l’archetipo di tutti i racconti, la vendetta, in un’occasione di nascita e di rinascita, la rivincita, riportando ancora per una volta la partita dal lato della vita. -
First cut. Conversazioni con i maestri del montaggio
In inglese, il responsabile del montaggio viene chiamato film editor. E il suo lavoro non è dissimile, per diversi aspetti, da quello di un editor letterario: un infaticabile «taglia e cuci» che si svolge in una sala buia, lontana dal cuore delle riprese cinematografiche, con il solo scopo di tradurre la visione del regista in una combinazione perfetta di immagini e ritmo. Le interviste raccolte in questo volume non parlano degli strumenti tecnici del montaggio, che costituiscono un aspetto in perenne evoluzione, ma della filosofia creativa di alcuni dei maggiori montatori. Tra le loro pellicole più famose ci sono film come Lawrence d’Arabia, Il padrino, E.T., Star Wars, Taxi Driver, Apocalypse Now, Quinto potere, Ben-Hur, L’esorcista e Gli intoccabili e documentari come The Civil War e La sottile linea blu: tutti film che ancora oggi conservano la stessa forza del giorno in cui sono usciti per la prima volta. Con una passione pari solo alla sua competenza, Oldham ha convinto i maestri del montaggio a uscire dall’isolamento che spesso ne caratterizza il lavoro, e a raccontare la loro lotta con un materiale grezzo da organizzare e selezionare, la loro filosofia, le loro passioni. -
Lou Reed. Il re di New York
Nei suoi settant’anni di vita, e cinquanta di carriera, Lou Reed ha attraversato innumerevoli fasi contribuendo, con venticinque dischi, una serie di libri, collaborazioni cinematografiche e spettacoli teatrali, a trasformare il rock in una forma d’arte compiutamente adulta. Dagli esordi come paroliere all’incontro con Andy Warhol e alla nascita dei Velvet Underground; dall’amicizia-rivalità con David Bowie alle sperimentazioni dei secondi anni Settanta, in piena era punk, fino ai grandi album della maturità e al sodalizio sentimentale e artistico con Laurie Anderson, non esiste scena musicale che questo straordinario poeta e chitarrista non abbia contribuito a plasmare. Lavorando sugli archivi che la famiglia ha reso consultabili presso la New York Public Library, Will Hermes ha ricostruito la vita di un uomo complesso, leggendario per le sfuriate ma anche per la generosità, offrendone un ritratto che è un grande omaggio. -
Il geranio e altre storie
Il primo libro di Flannery O’Connor non è mai stato pubblicato nel corso della sua breve vita. Si intitolava ""Il geranio. Una raccolta di racconti"", ed era la tesi di laurea dell’autrice, presentata all’Università dell’Iowa, dove aveva completato gli studi. Includeva i primi sei testi di questo libro, e rappresenta oggi una sorta di «ritratto dell’artista da giovane», nel quale la scrittrice affina progressivamente il suo talento e la sua capacità di condensare, in una serie di descrizioni corrosive e cariche d’ironia, il mondo nel quale era cresciuta. I sei testi successivi – tra i quali i racconti che, rivisti da O’Connor, sono diventati alcuni dei capitoli più struggenti dei romanzi ""La saggezza nel sangue"" e ""Il cielo è dei violenti"" – sono invece esempi di un’arte pienamente matura, caratterizzata da strutture narrative più complesse e da una feroce padronanza stilistica. -
L'asino d'oro
Dopo aver interpretato psicologicamente le fiabe e i testi degli alchimisti, Marie-Louise von Franz affronta qui il compito di svelare la struttura inconscia, accanto a quella formale e cosciente, del celebre libro di Apuleio che dà il titolo anche a questo saggio. L'autrice, ripercorrendo la trama del romanzo, ci fa sentire il respiro universale e, al tempo stesso, l'attualità di questo capolavoro, che è una grande avventura umana di riscatto e conquista interiore, svoltosi in un'epoca per tanti versi a noi così affine come fu la tarda antichità. Alla rilettura della von Franz si attaglia perfettamente il noto giudizio di Flaubert, secondo cui gli argomenti «vi sono trattati alla maniera moderna e con un soffio antico e cristiano a un tempo che li pervade. Vi si sente l'incenso e l'urina: la bestialità si congiunge al misticismo». -
La morte e i sogni
Che cosa ci insegnano i sogni di morte? E questa la domanda che il presente volume affronta in una prospettiva del tutto originale. I materiali qui utilizzati da Marie-Louise von Franz sono i sogni che accompagnano o prefigurano l'avvicinarsi della morte. L'autrice li interpreta alla luce della decifrazione junghiana degli archetipi, e li mette in relazione con le varie immagini della morte elaborate dalle grandi civiltà del passato (Egitto, Grecia, Persia, Cina, India). Questo metodo d'indagine le consente di individuare in chi si appresta a morire un naturale atteggiamento di fiducia, assai lontano dalle reazioni di angoscia che generalmente si associano alla riflessione sulla morte. Una fiducia in cui si può forse avvertire il presentimento di una imminente e profonda trasformazione. -
La grammatica trasformazionale. Saggi espositivi
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Opere. Vol. 10: Inibizione, sintomo e angoscia e altri scritti (1...
Molti dei grandi temi della ricerca psicoanalitica sono rappresentati in questo volume con opere di primissimo piano. Si va dal filone degli scritti divulgativi (come l' Autobiografia , la voce Psicoanalisi redatta nel 1925 per l'«Encyclopaedia Britannica», e il pamphlet sul Problema dell'analisi condotta da non medici ) a testi di approfondimento o ripensamento speculativo (come La negazione , ancor oggi molto discusso, e Inibizione, sintomo e angoscia ), per arrivare all' Avvenire di un'illusione e al Disagio della civiltà , disincantate, attualissime riflessioni sulle illusioni, le ipocrisie e le violenze su cui riposano le istituzioni della nostra convivenza civile. -
Modelli della mente
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Teatro: Il posto delle patate preceduto da L'aumento
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Il re dei khazari. Apologia della religione ebraica
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Sul fantastico. Tra l'immaginario e l'onirico
Il volume raccoglie una serie di scritti di Resnik i cui temi sono individuati in un campo di studio che, pur affiancando l'esperienza e la cultura psicoanalitica, ha una sua consistenza al di fuori della clinica strettamente intesa. La fantasia normale e patologica, il linguaggio onirico e le sue caratteristiche figurative, il nostro rapporto con l'opera d'arte e il mito: questi sono alcuni dei temi trattati in questo saggio. -
Antologia personale
Ognuno di noi porta con sé una autobiografia scandita dalle letture che lo hanno formato e accompagnato nella vita. Questa di Mengaldo, che ci guida fino ai confini tra testo scritto ed esperienze artistiche e musicali, si connota per la precisione del commento, che è come un controcanto dei testi riportati alla superficie del presente. -
L'ombra e il male nella fiaba
Ha scritto Jung che le fiabe consentono di studiare meglio l'anatomia comparata della psiche, in quanto configurano in forma pura i processi dell'inconscio collettivo e riproducono alcuni modelli archetipici del comportamento umano. Con questo volume, la von Franz ci invita a entrare nel mondo della fiaba quale via per accostarci a quella dimensione inafferrabile e irriducibile dell'esperienza umana rappresentata dal male. Con la sua saggezza realistica e disincantata la fiaba può infatti offrire un contributo significativo alla formulazione di una psicologia dell'Ombra, il Iato oscuro del carattere umano, e in questo modo avvicinarci a una soluzione individuale. Una soluzione radicata nella coscienza etica del singolo, ma non soffocata da un rigido moralismo, e del pari lontana da un certo ottimismo cristiano-illuministico (l'inessenzialità del male, la fede nel progresso) e dal pessimismo radicale di antropologie filosofico-religiose vecchie e nuove.