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Musei alla frontiera. Continuità, divergenza, evoluzione nei territori della cultura
La globalizzazione non è un fenomeno recente. Perché non ha ancora eliminato la diversità culturale? La storia mescola da secoli le nostre civiltà. Tuttavia, il panorama culturale del pianeta mostra un livello di diversità complessiva elevato e sostanzialmente costante nel lungo periodo. Questo può derivare da differenti motivi: siamo più sensibili alla diversità proprio perché scarseggia o perché abbiamo migliorato la nostra capacità recettiva; oppure ancora (e questo non esclude la precedente spiegazione) ordine e disordine culturale si creano insieme. Se fosse così, non dovremmo solo difendere una diversità creatasi, chissà come, in passato, ma preoccuparci di assicurare le migliori condizioni per la sua riproduzione oggi. Quali sono queste condizioni? L'emergere di sistemi complessi, in questo caso aggregazioni discrete, coerenti, che rompono il continuum del disordine culturale rendendosi riconoscibili, è possibile in condizioni lontane dall'equilibrio, al cosiddetto «margine del caos» (la frontiera cui allude il titolo). Sfortunatamente le politiche culturali contemporanee, soprattutto quelle dei musei, non rispettano queste condizioni e, se analizzate da vicino, mostrano una tendenza verso l'equilibrio: una bella parola nel linguaggio quotidiano, ma un concetto pessimo per l'evoluzione della vita, anche di quella culturale. -
L' ebraismo. Storia e identità
La religione ebraica è stata la prima ad apparire tra le tre grandi religioni monoteiste, dette ""religioni del libro"""", le cui influenze, convergenze e discordanze strutturano ancora in così larga misura il destino dell'umanità. Tradizione antichissima, la cui trasmissione costituisce, malgrado i peggiori imprevisti, una testimonianza senza pari della fedeltà di un popolo a se stesso e al proprio Dio, l'ebraismo è a tal punto legato al destino del suo popolo, e viceversa, che lo si potrebbe pensare da sempre immobile, ermetico e chiuso su se stesso. E una visione troppo schematica e potenzialmente pericolosa, che l'autore di questo libro supera disinvoltamente, combinando una esposizione dei tratti essenziali dell'ebraismo, di ciò che ne costituisce in qualche modo l'essenza, con una presentazione delle grandi direttrici delle sue evoluzioni e della sua costante apertura all'Altro. Come logica conseguenza, questo percorso lo porta a gettare un incisivo sguardo sull'ebraismo francese e sulle sue risposte alle sfide in cui s'imbatte."" -
L' indomabile. Simone Weil
L'avventura umana di Simone Weil è difficile da inquadrare con categorie univoche o da imbrigliare in facili schemi di lettura. Simone fu senz'altro ciò che oggi definiremmo un'intellettuale impegnata, elaborò una filosofia che manuali e voci enciclopediche, in mancanza di migliori espressioni, definiscono invariabilmente ""non sistematica"""". Questo libro è insieme un racconto e un saggio critico e dimostra come l'unico approccio possibile al pensiero di Simone Weil sia un approccio alla sua esistenza. Ciò avviene attraverso una narrazione che ripercorre gli anni decisivi dell'avventura di Simone, soprattutto gli ultimi, quelli in cui la sua passione politica si consuma e, letteralmente, la consuma fino a farla morire. Solo alla luce di questa unitaria tensione vitale si possono comprendere i molti episodi di una vita breve ma intensissima: gli anni di appassionato insegnamento in licei della provincia, la scelta di condividere la sorte del proletariato andando a lavorare in fabbrica, la partecipazione alla guerra di Spagna, l'esilio in America, un esilio però tutto teso a costruire un movimento di resistenza e soprattutto a ritornare in Europa, come farà di lì a pochi mesi per raggiungere a Londra il generale de Gaulle; e lo studio fervente, durante tutte queste traversie, non solo della filosofia ma anche della storia, del folklore, dell'economia, della letteratura, e insieme allo studio la scrittura, che la porterà a lasciare alcuni capolavori del XX secolo."" -
«Di luce in luce». Teologia e bellezza nel Paradiso di Dante
Questo breve saggio di Inos Biffi ha come intento quello di risvegliare o anche creare il gusto per il Paradiso di Dante, nel quale la poesia pura ha raggiunto il suo vertice sublime. La terza cantica della Commedia è ritenuta la più difficile, quasi la più arida, rarefatta com'è di immagini, la più ardua nel linguaggio. E, infatti, essa trasporta in un altro mondo, ultraterreno, privo della visibilità e della sagoma sensibile dei primi due, tutto pervaso e plasmato di luce, nella quale si annidano i beati. Dante stesso avverte che potranno ""leggere"""" il Paradiso soltanto quei pochi che hanno drizzato """"il collo/ per tempo al pan de li angeli"""" (Par., Il, 10-11), che si sono posti alla scuola del Verbo e se ne sono nutriti. Di fatto, sono molti quelli che, non avendo ascoltato quell'avvertimento, hanno fatto naufragio una volta giunti al Paradiso. La prima parte del volumetto inizia alla sua comprensione illustrando il senso della terza cantica nel percorso letterario e spirituale del poeta - che è poi esemplare e ideale di ogni percorso umano -e mettendo in luce il suo carattere teologico. Nel Paradiso il mistero cristiano appare nella sua """"forma"""": Dante con la sua poesia abbellisce la teologia, la rappresenta come canto, nella sua lirica e nella sua estetica. Quindi il Paradiso come una cattedrale di luce."" -
La scena umana. Grazie a Derrida e Levinas
Costruito attorno al rapporto che per più di trent'anni ha visto coinvolti, tra obiezioni e critiche talvolta severe ma soprattutto attraverso una sorprendente solidarietà, Derrida e Lévinas, il presente lavoro si concentra sul soggetto umano della cui esperienza si propone di evidenziare i tratti essenziali. Evitando da una parte il tono apocalittico di molto anti-umanesimo contemporaneo che spesso si è compiaciuto di celebrare l'era delle fini (morte di Dio, fine della verità, della storia, del soggetto ecc.), ma d'altra parte prendendo anche le distanze da quella facile retorica umanistica che spesso si è accontentata di ripetere le parole d'ordine dell'Anima, dello Spirito, della Persona, il testo di Petrosino arriva a delineare un'originale antropologia filosofica all'interno della quale la scena umana emerge come quella di un dramma irriducibile tra la pulsione a distruggere e la chiamata ad accogliere. -
Diritti al cibo! Agricoltura sapiens e governance alimentare
I diritti devono essere, come gli alimenti, fondamentali, naturali, inalienabili e universali. Il diritto al cibo è un diritto civile e politico, economico e sociale atto a promuovere l'uguaglianza, la libertà e la dignità di tutti gli uomini e le donne. Ancorare il cibo ai diritti è necessario per sottrarlo al ruolo di merce su cui esercitare il gioco d'azzardo della speculazione finanziaria o la distrazione come agrocarburante. È invece necessario garantire alle donne e agli uomini, ovunque nel mondo, accesso e controllo sulle risorse naturali ed economiche con cui produrre, curare e far circolare gli alimenti. -
Futuro indigeno. La sfida delle Americhe
Questa opera, a cui hanno partecipato autori di vari paesi dell'America Latina dando voce a esperienze di largo respiro, apre un orizzonte fondamentale per concepire il futuro del pianeta. Ritrovare il rapporto tra l'uomo e la terra, non ridurre la terra a una merce di cui il più forte si può appropriare per usarla contro la sua stessa natura, riguarda tutto il mondo: Americhe, Africa, Asia, Oceania e certamente anche Europa. Il mondo indio e contadino delle Americhe, pur nella sua povertà, ha oggi da dare un contributo culturale e politico di grande prospettiva. Le popolazioni originarie delle Americhe, oltre ad avere in comune condizioni di forte emarginazione sociale, si distinguono anzitutto per la loro antica cultura solidaristica, comunitaria, per il rapporto privilegiato che hanno avuto da sempre con la natura, con la terra, la Madre Terra, Pacha Marna; e proprio per questo lottano per evitare lo sfruttamento senza regole dei loro territori da parte delle grandi imprese multinazionali del mondo cosiddetto ""emancipato"""", quello dello sviluppismo quantitativo e consumista del capitale."" -
Il pappagallo dal ventre arancio. Un'intelligenza animale
Un naturalista che insegna in una università milanese si convince che gli animali pensino e che quindi i pappagalli, quando parlano, sappiano perfettamente ciò che dicono. Per cercare di dimostrare la sua tesi non soltanto studia il lavoro scientifico già svolto in America su questo argomento, ma osserva anche i pappagalli in laboratorio e negli zoo di mezza Europa e infine viaggia per l'Africa per incontrare di persona i pappagalli che vivono in natura e per cercare di registrare e tradurre le loro vocalizzazioni, che egli insiste a considerare come discorsi. Gli indizi che va a poco a poco raccogliendo valgono a convincerlo che la sua tesi è corretta, che i pappagalli, e con loro probabilmente molti altri animali, abbiano una loro forma di pensiero che finora abbiamo fortemente sottovalutato. Questa conclusione emerge soprattutto dalle osservazioni effettuate nel Tarangire, dove egli riesce a osservare giorno dopo giorno la vita intima di alcune coppie di pappagalli dal ventre arancio. Il libro è la fedele e coinvolgente narrazione di un'esperienza pluriennale dell'autore, che per quarantanni ha insegnato biologia a Milano e per quasi venti ha viaggiato in lungo e in largo per l'Africa osservando con occhio attento non solo i pappagalli, ma anche tutti gli altri animali che riusciva a incontrare. -
La Sistina svelata. Iconografia di un capolavoro. Ediz. illustrata
Sino ad oggi la Cappella Sistina è stata soprattutto studiata sotto il profilo stilistico e, sulla scorta dei lavori di restauro, sotto quello eminentemente tecnico. Questo volume mostra una nuova Sistina attraverso uno sguardo del tutto innovativo all'iconografia delle pareti laterali dipinte fra gli altri da Botticelli, Perugino, Signorelli e al lavoro michelangiolesco nella volta, nelle lunette e nella parete del Giudizio Universale. L'aspetto rivoluzionario del lavoro non consiste nel sovvertire giudizi storico-artistici o attribuzioni oramai del tutto assodati dalla critica, ma nel mostrare immagine per immagine, colore per colore la soggiacente struttura simbolica che ordina coerentemente l'intera opera. Questa struttura simbolica, un vero e proprio programma filosofico-teologico, anticipa e determina l'intera storia degli affreschi della Sistina, dagli artisti quattrocenteschi sino al lavoro di Michelangelo. Si tratta di un programma iconografico unitario formulato dai teologi di Sisto IV, in pieno Quattrocento, e poi seguito dallo stesso Michelangelo molti anni dopo. -
La clonazione architettonica
Copie, cloni, simulazioni, facsimili, versioni... Nel mondo dell'architettura si constata la proliferazione di repliche di edifici storici scomparsi (per esempio il Globe Theatre, a Londra), molte delle quali opere mitiche di architetti come Le Corbusier, Mies van der Rohe o Josep Lluís Sert. Cloni architettonici dotati di forza tale da farci dimenticare la loro vera natura di facsimili, soppiantando l'originale scomparso e cancellando il passaggio del tempo tra i due. Le repliche architettoniche sono talvolta necessarie perché rispondono a situazioni di emergenza, laddove la società reclama la ricostruzione dei monumenti danneggiati o perduti per risanare ferite aperte dalle devastazioni belliche o causate da disastri naturali o accidentali. Altre volte sono il prodotto di un culto eccessivo tributato a certi punti fermi della storia dell'architettura, riflettendo in questo senso il trasferimento anche in ambito architettonico di una volontà di appropriazione identitaria evidente in altre pratiche artistiche. -
L' albero della conoscenza. Luci e ombre della scienza
Considerata di volta in volta scoperta o creazione, dono divino o appropriazione prometeica, la scienza ha segnato l'inizio e lo svolgersi della storia umana. Prodotto di aristocrazie intellettuali, ma sempre e coerentemente assorbita dalle diverse culture, alimentata dalla fruizione comune delle sue applicazioni, la scienza ci appare oggi come un mundus perfetto e concluso, le cui leggi tendono a dominare l'intero operare umano. Eppure, oggi come ieri, rimane aperta la domanda su che cosa si regga la sua autorità. Una domanda che implica una serie di inquietanti interrogativi che l'uomo avverte davanti alla scienza moderna, la quale non sembra più tendere a una conoscenza pacificante e rassicurante, ma a un sempre maggiore potere sugli uomini e sulle cose che lo circondano. Il lettore è condotto a percorrere rapidamente la storia della scienza, con lo sguardo diretto ai problemi inerenti al suo linguaggio logico-matematico e ai suoi metodi di riprova e di convalida, per poi volgerlo verso il futuro, dove si aprono due diverse prospettive, in cui, rispettivamente, la scienza può preordinare, passo dopo passo, la fine dell'era dell'Homo sapiens, o aiutarlo a cercare il suo bene in un'avventura di cui però nessuno può prevedere la fine. -
Comunità, società, cultura. Tre chiavi per comprendere le identità in conflitto
Comunità, società e cultura sono figure chiave che, nella compenetrazione reciproca, portano alla definizione dell'identità. Attraverso l'analisi di tre casi, la tribù dei Baruya (Papua Nuova Guinea), la popolazione dell'isola di Tikopia e la nascita dell'Arabia Saudita, l'autore risponde alle domande riguardanti le modalità di insorgenza nella storia di una società e i rapporti sociali che definiscono e trasformano quel 'Tutto' di cui gli esseri umani sono naturalmente parte. In primo luogo, Godelier osserva che né i legami di parentela, né i modi di produzione hanno un ruolo fondamentale nella nascita di una società o Tsimia, come direbbero i Baruya, la cui fondazione è invece sempre legata a rapporti politico-religiosi. Non bastano dunque una comunanza di cultura e memoria (etnia, lignaggio) a costituire una Tsimia, la quale è intrinsecamente legata al territorio - o Stato - che le assicuri l'esercizio della propria sovranità, senza un'ingerenza esterna. L'avvicendarsi di descrizioni e immagini della storia dei popoli diventano mezzo e luogo per conclusioni teoriche: l'identità, definita come il cristallizzarsi all'interno di un individuo di rapporti sociali e culturali accettati o rifiutati, emerge come costantemente ""in conflitto"""", poiché sempre vincolata a eventi esterni che obbligano a rimettere in gioco se stessi e il proprio rapporto con gli altri."" -
Era necessario il capitalismo?
Il capitalismo era così inevitabile come spesso si afferma e si suppone? Il modo di produzione capitalistico e la sua struttura sociale furono migliori o peggiori rispetto ad altri modi sperimentati dalle società umane? Jaffe cerca la risposta sul piano storico e su quello politico. Ripercorre a grandi tappe la storia delle maggiori aree del mondo e ne mostra le variate linee di sviluppo, interrotte tutte dall'impatto violento con il mondo dei soldati, degli amministratori, degli imprenditori, che dall'Europa e poi anche dagli Stati Uniti d'America si impadronirono dei loro commerci e della loro economia, determinandone le trasformazioni politiche e sociali. Questo dominio produsse innumerevoli vittime, distrusse città e opere d'arte, destrutturò economie e reti di commercio, con un bilancio che resta fortemente negativo per la maggior parte del mondo, che lo subì. Dall'inizio e fino ad oggi, prima il colonialismo, poi l'imperialismo alimentano in modo decisivo il capitalismo occidentale. Questo processo disegna la grande divisione tra i paesi che producono il plusvalore del mondo e i paesi che lo incassano. Marx capì l'importanza essenziale del colonialismo per la nascita del capitalismo, ma, contrariamente a Lenin, gli sfuggì il ruolo determinante che esso continuava ad avere, nella forma dell'imperialismo. -
Vita e parola. La mia opera
"Mi era stato richiesto in più occasioni di elaborare una sintesi del mio pensiero, di pubblicare, cioè, un testo che potesse intitolarsi 'La mia Opera'. Mi sono reso conto che in effetti il lavoro l'avevo già fatto, avendo preparato in questi ultimi anni le introduzioni ai vari volumi dell'Opera Omnia: esse sono a volte nuove stesure, a volte scritti rieditati e adattati per introdurre la nuova organizzazione dei lavori. Tutti i miei scritti rappresentano non solo un problema intellettuale della mia mente, ma una preoccupazione del mio cuore e, ancor più, un interesse reale della mia intera esistenza, che ha cercato per prima cosa di raggiungere chiarezza e profondità studiando seriamente i problemi della vita umana. Forse con stupore di molti, posso dire tuttavia che nessuno dei miei articoli o libri è stato scritto al fine di esprimere me stesso, o perché sentivo la spinta a scrivere o perché mi proponevo volutamente di scrivere qualcosa. Furono tutte stesure occasionali, suggerite dalle circostanze, volute da amici, sollecitate da incontri o convegni. Ciò significa anche che non ho mai considerato i miei libri tanto seriamente da supporre che rappresentino tutta la mia esperienza e tutte le mie intuizioni."""" (R. Panikkar)" -
Il mistero di Cristo. La sapienza di Cristo. Vol. 11: Sapere il mistero.
Nel quadro dell'Opera Omnia di Inos Biffi ""Il mistero di Cristo"""" comprende i saggi dedicati alla riflessione sulla """"sacra dottrina"""" e su alcuni dei suoi contenuti fondamentali. Il primo tomo """"Sapere il mistero"""" è dedicato alla conoscenza dell'eterno progetto divino, cioè di Gesù, il Crocifisso Signore: egli è, infatti, la mediazione, la forma e il fine di tutta la realtà, e particolarmente dell'uomo, rappresentando, così, il principio e la sostanza di tutta la Rivelazione. È, allora, evidente la conseguenza sul piano del metodo teologico, che consiste nella lettura e nell'interpretazione rigorosa di ogni cosa dal profilo di Cristo. Il che equivale a riconoscere il cristocentrismo al cuore della teologia e a ritenerlo la condizione assoluta di un rinnovamento della figura della teologia. D'altronde, ciò corrisponde all'itinerario che l'autore ha percorso nei lunghi anni del suo studio e delle sue ricerche e che lo ha portato, di tappa in tappa, alla consapevolezza sempre più esplicita e congruente del primato del Cristo Risorto e glorioso. Col rilievo del metodo, """"Sapere il mistero"""" considera tuttavia anche alcuni aspetti del dogma cristiano, nei quali l'opera del Crocifisso salvatore si rifrange, mostrando la sua multiforme ricchezza."" -
Il mistero di Cristo. La sapienza di Cristo. Vol. 12: L'esperienza del mistero.
"L'esperienza del mistero"""" - tomo 2 del volume """"Il mistero di Cristo"""" - si dedica anzitutto a illustrare l'attualità di Cristo attraverso la forma sacramentale: nei """"santi segni"""" della liturgia è presente ed è attiva l'opera di salvezza del Crocifisso risorto. E lo è particolarmente nel sacramento principale, l'Eucaristia, su cui diverse parti del libro si soffermano lungamente e con speciale compiacenza. Ma i sacramenti sono colmi di grazia perché sono atti di Cristo e sono azioni dello Spirito Santo. E, infatti, molte pagine trattano dello Spirito Santo, che il Signore glorioso non cessa di effondere sulla Chiesa a rendere validi e salvifici i suoi gesti. D'altra parte, tramite i sacramenti, si diviene figli Dio, a immagine di Gesù Cristo, e quindi da lui ci si trova portati al Padre: Padre suo e Padre nostro, e anche a questo tema è dedicato un ampio saggio. Vi sono poi, a conclusione, diversi """"frammenti di teologia"""", che irraggiano dagli argomenti principali e illustrano puntualmente l'uno o l'altro aspetto del mistero cristiano, sempre annunciato per essere """"sperimentato"""" e diventare fonte e forma di vita." -
L' Europa e il ritorno dei contadini. Socranità popolare e politiche agricole europee
2013, fine della Politica Agricola Comune (PAC) dell'Unione Europea? Molto bene, potremmo dire. Poiché, dopo tutto, i suoi danni sociali, ambientali e nei paesi del Sud forse non giustificano i 50 miliardi annui di questa politica europea. Non bisogna però dimenticare che la PAC, fondata cinquant'anni fa, aveva altri obiettivi: assicurare la sicurezza alimentare, la stabilità dei mercati e prezzi ragionevoli per i contadini come per i consumatori. Per questo occorreva attuare, a livello europeo, una regolamentazione forte dei mercati. A chi giova oggi il suo smantellamento, in un contesto di liberalizzazione dei mercati agricoli? Ai paesi esportatori più ricchi, che hanno costretto i paesi poveri a sopprimere le loro protezioni doganali, pur sostenendo con massicce sovvenzioni la propria esportazione agricola. Alle multinazionali, che ora possono rifornirsi a costi più bassi. Il 2008 e il 2009 sono stati segnati dalla crisi mondiale dei prezzi alimentari e dalle ""rivolte della fame"""". L'Unione Europea non è forse una delle prime responsabili, trovandosi alla guida di organismi come l'OMC, la Banca Mondiale, il FMI, cantori della deregulation dei mercati agricoli? Lo smantellamento della PAC è uno dei passaggi centrali di questo gioco mortifero. Rifondare la PAC in favore di un'agricoltura contadina, ecologica e che offra lavoro e di una alimentazione di qualità per tutti: non è un'utopia, è una necessità, dinanzi alle crisi alimentare, ecologica ed economica."" -
Casabella anni Trenta. Una «cucina» per il moderno
Negli anni Trenta del Novecento la rivista ""Casabella"""" interpreta, in un difficile contesto storico-politico, la voce della cultura architettonica italiana più attenta alle novità del panorama internazionale contemporaneo e più sensibile al rinnovamento dell'architettura in Italia. A ottanta anni dalla sua fondazione, Rossano Astarita riparte da via Beatrice d'Este 7, sede storica della rivista, per ricostruire di quegli anni tormentati, così fertili e ricchi, non tanto una storia ufficiale, ma una lettura """"trasversale"""" basata sulle testimonianze dirette e indirette di architetti, pittori, critici e letterati che contribuirono da un lato all'affermazione di """"Casabella"""", dall'altro al formarsi di una nuova coscienza architettonica italiana. Ruolo centrale in questo studio è affidato ad Anna Maria Mazzucchelli, segretaria di redazione e redattrice capo della rivista dal 1934 al 1939, figura di riferimento per scambi di lettere e opinioni, richieste di articoli, recensioni, annunci di mostre. Il materiale dell'archivio Mazzucchelli costituisce infatti la struttura portante di questa """"microstoria"""" di """"Casabella"""" e dei suoi artefici, dei quali fa cogliere gli stati d'animo più intimi, quindi più autentici, e posizioni critiche a volte inedite."" -
Galileo e gli indiani. Per non liquidare la scienza a causa di un cattivo uso del mondo
L'avventura scientifica dell'Occidente e il suo destino tecnologico trovano un'origine, o forse una svolta, nella rivoluzionaria attitudine di Galileo Galilei nei confronti della natura. La comprensibilità dell'elemento naturale attraverso il linguaggio matematico, quindi la sua commensurabilità e il suo controllo a partire dai segni della scrittura matematica aprono una stagione nuova nella storia dell'umanità, la stagione del distacco fra l'uomo e la natura, dell'oggettivazione di quest'ultima e perciò del suo essere oggetto circoscrivibile e pertanto manipolabile. Gli Indios Kayapo, che l'autore incontra casualmente durante una cerimonia a Parigi, sono invece il simbolo di una conoscenza altra della natura, una forma di conoscenza partecipe, segnata dall'unione più che dal distacco, dalla dipendenza più che dal controllo. L'autore, un fisico nucleare, presenta un pamphlet illuminante, garbato ed elegantemente scritto, in cui condensa i temi cruciali del futuro della scienza, delle derive tecnologiche, dell'avvenire stesso del pianeta. Questo libro è intriso di una passione genuina per l'avventura della conoscenza scientifica, per la ricerca di base anzitutto, ma anche della ricerca finalizzata. Sullo sfondo però resta la grande questione delle risorse limitate del pianeta, e l'urgenza di saldare una nuova alleanza con la natura, un nuovo patto che unisca il genio di diverse culture, lasciando alle generazioni future il meglio di Galileo e degli indiani. -
Beni comuni vs merci
Agli inizi del XXI secolo i beni comuni sono riemersi nel dibattito pubblico dalla notte dei tempi, diventando la bandiera dei movimenti progressisti mondiali che cercano una via d'uscita dal capitalismo. Tra i beni comuni si distinguono i beni comuni materiali che coinvolgono il diritto di una comunità di godere dei frutti di un bene o risorsa naturale. Vi sono poi ""altri"""" beni comuni, materiali anch'essi, come l'atmosfera e la biodiversità, oppure immateriali come la creatività umana, fino ai diritti """"universali"""" della persona. Il recupero dei diritti delle comunità sui beni comuni, la loro riappropriazione delle risorse naturali, rappresenta un nuovo paradigma di società organizzata a livello locale e a partecipazione democratica, ecologicamente sostenibile, integrativo e in parte anche sostitutivo del mercato, da rilanciare anche nei paesi del Nord. L'agricoltura organica di prossimità, i cicli corti, la riduzione dei tempi e dei costi energetici dei trasporti, e più in generale il controllo democratico del territorio da parte delle comunità locali possono fare la differenza dando protagonismo alle popolazioni ivi insediate su scelte che le riguardano da vicino e rilegittimando lo Stato e l'intervento pubblico. Ma affinché questa proposta possa essere presa in considerazione, occorre che la politica diventi """"ecologia politica"""", mettendo la natura al centro delle politiche e valutando a monte quali effetti sociali ed ecologici quelle scelte possano produrre.""