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Per speculum. Da Dante al Novecento
"L'autrice possiede la maestria e la grazia della più autentica critica e saggistica letteraria, la simbiosi di acribia filologica attenta al minimo e di visione all'ingrande della vita e della storia"""". Così Claudio Magris introduce ai dodici serrati e ariosi capitoli sul tema dello specchio che l'autrice presenta in questa opera, in un percorso che si snoda fra Dante, Foscolo, Pirandello, Svevo, Montale, Piccolo, Luzi, Vassalli e altri ancora... Sempre Magris: """"Indagare sullo specchio nella letteratura diviene così un modo di entrare nel cuore del labirinto umano, nelle contraddizioni degli uomini, che vogliono afferrare ma anche occultare e occultarsi la verità e la realtà, fissare direttamente il sole abbagliante e insostenibile e insieme distogliere lo sguardo dalla sua luce. Questo saggio di Giovanna Ioli diviene così attraverso una puntuale analisi che non concede nulla a divagazioni poetizzanti né a tentazioni di discorsi generici sui massimi sistemi - un viaggio avventuroso, ulissiaco eppur lieve, nei meandri della vita lacerata tra finitezza e desiderio di eternità, nei grovigli del significato e dell'insignificanza del vivere, nelle contraddizioni della parola sospesa tra verità e fallimento. Leggendo questo libro, si capisce, si sente concretamente come la letteratura e il suo studio siano, nella misura donata ai grandi e in quella minima e manchevole di tutti noi altri, una Commedia dantesca, un viaggio attraverso i tre regni""""." -
Della compatezza. Architetture e totalitarismi
"L'ombra inquietante di Albert Speer tornerà a ossessionarci? Sembrerebbe che l'avversione per l'architettura moderna sia così forte presso alcuni da sconvolgerne lo spirito al punto da far provare loro ammirazione, se non addirittura una venerazione senza scrupoli o rimorsi, nei confronti dei monumenti e di tutta l'opera di Speer. A voler credere a costoro, l'opera dell'architetto di Hitler costituirebbe un modello per l'architettura pubblica dei tempi nostri e di quelli a venire. Il nazionalsocialismo di Speer, la sua partecipazione ai massimi gradi dell'impresa hitleriana - Hitler pensò a un certo punto di farne il proprio delfino - non sarebbero che elementi contingenti, secondari, che si potrebbe agevolmente mettere da parte, o tra parentesi, allo scopo di riscoprire, sotto la cortina ideologica, l'autentico nucleo architettonico"""". Così inizia questo breve testo di filosofia politica ed estetica di Miguel Abensour. Abensour si richiama a Elias Canetti e a Hannah Arendt: compattezza dell'architettura, compattezza delle masse, totale eteronomia dell'umano. Il totalitarismo, da qualsiasi epoca o movimento prenda in prestito gli elementi stilistici, produce un'architettura inscindibile dal suo progetto di totale e inedito dominio sull'umano. Totale è perciò la compattezza fra i totalitarismi e le loro architetture." -
Sulla sociologia
W.E.B. Du Bois (1868-1963), fautore dell'emancipazione dei neri americani e del movimento pan-africano, sociologo e storico, sostenitore di un approccio analitico interdisciplinare con metodi attenti alla vita quotidiana degli individui, ha contribuito alla diffusione della sociologia dall'ultimo decennio del XIX secolo. Dall'indagine su Farmville (1898) a quella sui neri a Philadelphia (1899), alle ricerche realizzate durante la permanenza nel Dipartimento di Sociologia dell'Università di Atlanta (1897-1910; e poi 1934-1944), Du Bois, con linguaggio drammatico e pacato, racconta la sua esperienza di ricerca sulla condizione e realtà del popolo nero, del quale considera assetti e contraddizioni, segregazione e processi di autonomia. Egli innova e consolida la prima tradizione sociologica di ricerca, e realizza studi di comunità, analisi della popolazione, indagini su devianza, criminalità, religione, scuola e formazione, salute, in una rappresentazione attenta alla vicenda americana e alla radice africana dei neri. ""Sulla sociologia"""" contiene i capitoli della sua autobiografia (1968) dedicati ai periodi di ricerca a Philadelphia e ad Atlanta. Il volume presenta inoltre il testo della conferenza """"Un programma per una società di sociologia"""", tenuta ad Atlanta nel 1897, saggio nel quale l'autore riassume i suoi orientamenti sul ruolo della disciplina in una specifica iniziativa. Raffaele Rauty, in un breve e denso saggio, delinea i tratti di una biografia intellettuale."" -
Il vento, lo spirito, il fantasma
Il volume è frutto del secondo Seminario internazionale organizzato nel 2011 dall'""Archivio Julien Ries per l'antropologia simbolica"""" presso l'Università Cattolica di Milano. All'origine del volume vi è l'affermazione di Ries secondo la quale """"L'uomo tenta di spiegare la propria esperienza e mantenere un rapporto con il numinoso creando tutta una serie di simboli che chiamano in causa diversi elementi cosmici come la luce, il vento, l'acqua, la folgore, gli astri, il sole, la luna [...]. Tutte le manifestazioni del sacro presuppongono l'esistenza di una via simbolica, poiché il sacro non si manifesta mai allo stato puro"""". A conferma di questa concezione il volume sviluppa un'ampia e articolata riflessione sul simbolo dell'aria/spirito come ierofania fondamentale dell'esperienza religiosa affrontata sia nelle sue manifestazioni tradizionali (ebraismo, cristianesimo, islamismo, mondo indiano, Cina arcaica, mondo africano, cultura delle Grandi Pianure nordamericane), sia in alcune degenerazioni contemporanee. Uno strumento essenziale per comprendere la stessa sensibilità metropolitana contemporanea fortemente attratta dal fascino discreto dello """"spirituale"""", all'interno del quale, tuttavia, lo spirito si è spesso trasformato in un vento portatore di fantasmi e di pericolosi feticci."" -
Il caso italiano. Industria, chimica e ambiente. Con CD-ROM
L'industrializzazione è il fulcro attorno a cui ruota tutto il mondo contemporaneo. La crisi ambientale causata dall'industrializzazione costituisce, secondo molti, la questione cruciale del nostro tempo. Esiste un rapporto certo ed evidente tra lo sviluppo dell'industria, il suo crescente impatto sull'ambiente, il susseguirsi di traumi locali e globali a carico dell'ecosistema e il dispiegarsi, in tempi storici ravvicinati, del processo estensivo e intensivo dell'industrializzazione. Ciononostante, soprattutto in Italia, il multiforme, difficile rapporto tra industria e ambiente, visto e analizzato nel suo farsi storico, è poco studiato. Questo volume fornisce materiali importanti, in alcuni casi imprescindibili, per mettere a fuoco le dimensioni reali del problema, utilizzando come banco di prova il caso italiano, ad un tempo peculiare ed emblematico. Un'ampia sezione, incentrata soprattutto sull'industria chimica, ricostruisce e analizza una serie di casi esemplari. Il resto del volume è imperniato sugli apporti che in tema di industria, chimica, ambiente hanno fornito due delle principali figure dell'ambientalismo scientifico italiano: Laura Conti e Giorgio Nebbia. A quest'ultimo è dovuto anche il CD allegato, ""Un anno di chimica: elementi e racconti"""". La crisi del nostro tempo è senza rimedi se non si è in grado di affrontare la crescente insostenibilità della civiltà industriale, estesasi sull'intero pianeta."" -
Cina, la società armoniosa. Sfruttamento e resistenza degli operai migranti
Dietro le vetrine del Made in China si intravvede ben poco delle condizioni di vita e di lavoro di quanti producono nell'Officina del mondo. Questo libro di Pun Ngai e di vari coautori getta un fascio di luce sulle condizioni delle operaie e degli operai cinesi ormai inseriti nel capitalismo globale. Non dalla campagna alla città, ma dalle campagne alle enormi fabbriche-dormitorio: questo è l'attuale destino per i migranti interni in Cina, un destino che trova una forte ed epocale contestazione. Con l'ingresso dell'economia cinese nell'arena internazionale alla fine degli anni Settanta, lo stato e in generale la sfera pubblica si sono progressivamente disimpegnati dall'area della protezione sociale, con la conseguenza di un ritorno a condizioni di lavoro tipiche di un passato che non passa, sebbene dissimulate da prodotti ad alta tecnologia. Perduta la comunità originaria, gli ex contadini inurbati nelle periferie delle metropoli hanno creato nuovi legami in un processo di proletarizzazione tutt'altro che concluso. Se le prime generazioni di migranti chiedevano senza rivendicare, le nuove generazioni vivono un'enorme divaricazione tra le aspettative di vita e le esperienze di lavoro, e rivendicano. Con o senza una contrattazione formale, questa forza lavoro ha così tentato e in parte è riuscita a porre dei limiti allo sfruttamento. Nel colossale processo di inurbamento e di industrializzazione, quella cinese è una classe operaia presente a se stessa. -
Giovanni XXIII e la preparazione del Concilio Vaticano II nei diari ineditii del direttore della «Civiltà cattolica» padre Roberto Tucci
Cinquant'anni fa, l'11 ottobre 1962, Giovanni XXIII apriva, nella magnifica cornice della basilica di San Pietro, il Concilio Ecumenico Vaticano II: la più grande assemblea di vescovi che la storia della Chiesa avesse mai conosciuto. Il memorabile discorso di apertura, l'allocuzione ""Gaudet Mater Ecclesia"""", può essere considerato come il frutto maturo di un lento percorso intellettuale e spirituale che sempre di più confermò il vecchio Papa sulla """"profetica intuizione"""" della convocazione di un Concilio di aggiornamento per la Chiesa universale. Il programma del Concilio non fu fissato da Giovanni XXIII tutto in una volta; al contrario, i suoi scopi e la sua natura furono da lui messi a fuoco e approfonditi poco alla volta, in un rapporto dialettico e costruttivo tra il Pontefice e quei vescovi (e teologi) ai quali stava molto a cuore il rinnovamento della Chiesa in ambito teologico e pastorale. Attraverso il diario del direttore della Civiltà Cattolica del tempo, padre Roberto Tucci S.J., oggi cardinale, ci è possibile verificare, nell'arco dei tre anni di preparazione di quell'evento, i temi che più stavano a cuore al Papa e quali furono le strategie di azione che egli pose in essere per dare maggiore slancio al futuro Concilio e assicurarne la libertà."" -
Il pensiero delle pratiche. Vol. 41: Spinoza o l'archivio del sapere.
Con il quarto volume delle Opere ci si affaccia su quella rivoluzione metodologica e tematica che prende il nome di ""pensiero delle pratiche"""". I successivi cammini della filosofia siniana ne saranno segnati in modo decisivo, ma qui ciò che emerge in primo piano è il vivente percorso di gestazione da cui ha avuto origine tale svolta. Questo primo tomo del volume mostra infatti in presa diretta il lavoro didattico di Sini, offrendo una rara testimonianza del metodo di ricerca che ne caratterizza l'impianto e lo stile espositivo. In """"Spinoza o l'archivio del sapere"""" assistiamo così alla magistrale organizzazione di un corso di lezioni che trae dall'idea dell'archivio e dal libero riferimento alla filosofia spinoziana una originale esemplarità relativa ai rapporti fra la costruzione del sapere e la vita, il soggetto filosofico e la verità. Nelle sette Appendici veniamo invece accompagnati lungo i percorsi simultanei e paralleli nei quali il lavoro di ricerca ha trovato la sua sedimentazione in forme espositive più tradizionali. L'Introduzione, come sempre in forma di intervista, si focalizza sul contesto entro il quale il """"pensiero delle pratiche"""", inteso come esercizio filosofico, è venuto delineandosi, in dialogo critico con l'ermeneutica del Novecento. Al centro di tale dialogo emerge il compito di una ricomprensione dell'intero sapere moderno segnato dalla rivoluzione copernicana."" -
L' euro rapito. L'alternativa dei PIGS
Ci troviamo nel bel mezzo di una crisi sistemica senza un programma di socializzazione di massa dell'attività produttiva, e in un contesto di accanita competizione internazionale fra poli imperialisti, con uno scontro sempre più duro e frontale fra area del dollaro e area dell'euro-marco. La Germania controlla la sua crescita incentrandola sull'export e necessita del deficit dei paesi europei dell'area mediterranea, i cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna), inclusa anche la Francia, in quanto l'acquisto da parte del sistema bancario e finanziario tedesco dei titoli del debito pubblico di questi paesi rappresenta una forma di investimento del proprio eccedente accumulato con le esportazioni. In concreto, il surplus della bilancia commerciale tedesca è reso redditizio dall'investimento nel debito dei paesi europei con bilancia commerciale in deficit. Ed è proprio il sistema bancario tedesco che gestisce tale eccedente, compreso quello di altri paesi del Nord Europa. Alla fine, la politica applicata difenderà ovviamente gli interessi dei più forti, in questo caso dei paesi esportatori dell'Europa centrale, rispetto ai deboli paesi europei della periferia mediterranea. In pratica, salvare l'Unione Europea e quindi il modello di export tedesco significa semplicemente distruggere le possibilità autonome e autodeterminate di sviluppo dei paesi europei dell'area mediterranea, lasciando un sempre maggior numero di persone senza protezione, nella miseria... -
Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera
Nella forma di lettere all'amico Silmakha, un cittadino italo-senegalese con impiego in banca a Milano vuole trasmettere il disagio che prova nello stare in quella che potremmo chiamare la società sviluppata. Il suo non è il rifiuto di un mondo, perché in questo mondo l'autore vuol vivere: ormai è anche il suo mondo, in cui però non si sente accettato, non si sente parte a pieno titolo. Questa città, di cui l'autore parla perfettamente la lingua, lo vorrebbe diverso. In fondo si dovrebbe spogliare della sua pelle nera, dei suoi legami culturali, di ciò che per lui è il valer la pena, e la gioia, del vivere. L'opera è da un lato una raccomandazione al fratello e ai suoi di non spogliarsi di se stessi, dall'altro una critica interna alla società che si vuole democratica e del diritto, e di cui l'autore vuole far parte, ma a cui è costretto a porre una domanda: ""Il muro è storico, ma l'esperienza è sempre profetica. Per sconfiggere l'odio e il rancore occorre maggiore giustizia. Non dobbiamo avere paura. Dove sono finiti oggi i diritti e la legalità?"""". Alla domanda si aggiunge la messa in questione di un modo di vivere. Prefazione di Giuliano Pisapia."" -
Antisemitismo. Un'ideologia del Novecento
Nell'enorme bibliografia sull'argomento, spesso ha prevalso un atteggiamento tendente a vedere nell'antisemitismo un'eccezione nel quadro complessivo della cultura europea. Al contrario, l'antisemitismo è da leggere quale componente di un pensiero politico ""rivoluzionario"""" ostile alla società borghese liberale e in aperta concorrenza col socialismo e il marxismo. L'antisemitismo si presenta come un'ideologia di mobilitazione dei ceti medi timorosi di uno sviluppo capitalistico che distrugga la proprietà, declinandosi quale progressiva finanziarizzazione dell'economia. Da qui, di conseguenza, la distinzione degli economisti antisemiti fra un capitalismo positivo e il capitalismo aggressivo della """"finanza ebraica"""", la domanda di un """"socialismo dei piccoli proprietari"""", l'elaborazione del concetto di """"razza"""" quale nuovo legame sociale che sostituisca quello, ritenuto ormai corroso, della società borghese liberale, e, soprattutto, il progetto di restituire al """"politico"""" quel primato che, in epoca capitalistica, sembra demandato alla """"finanza ebraica"""". A questo punto, l'antisemitismo, dopo che per decenni, attraverso sociologi ed economisti, da Toussenel a Hamon, da Auguste Chirac a Malynski, aveva polemizzato contro la finanziarizzazione dell'economia, è ormai politicamente maturo per incrociare, subito dopo la prima guerra mondiale, le suggestioni dei movimenti politici totalitari, portando in dote una critica corrosiva della società borghese liberale."" -
Al-Ghazâlî. Pensatore e maestro spirituale
Abù Hàmid al-Ghazâlî (1058-1111) nacque a Tus (Persia). Studiò a fondo la religione islamica e divenne docente a Baghdad. In seguito a una profonda crisi spirituale abbandonò l'insegnamento per dedicarsi alla ricerca di Dio nell'approfondimento della mistica islamica. Viaggiò tra La Mecca, Damasco e Gerusalemme, per tornare infine nella sua città natale e dedicarsi alla scrittura delle sue opere. Il suo pensiero illumina la storia dell'Islam. La conoscenza intellettuale e l'esperienza della fede, unite insieme, guidarono al-Ghazâlî nella ricerca di ciò che stava al di là della realtà apparente e dell'effimero. Esperienza questa che egli descrisse nella sua opera più significativa, ""Il ravvivamento delle scienze religiose"""". La sete spirituale del divino e del suo amore per la creatura; l'obbedienza alle pratiche cultuali e religiose; la ricerca filosofica, teologica e giuridica; l'interesse per l'ordine sociale e politico dello Stato islamico divennero in al-Ghazâlî i campi di ricerca nel tentativo di riportare la filosofia e la mistica nel solco della tradizione islamica. Parliamo quindi di un riformatore del pensiero musulmano, sempre attento ad armonizzare la speculazione scientifica con l'esperienza di Dio, la ragione con la fede. Qui sta, infatti, l'attualità del genio intellettuale e spirituale di al-Ghazâlî, che ancora oggi può lanciare un messaggio positivo al mondo intellettuale e religioso dell'Islam. Prefazione di Maurice Borrmans."" -
La malattia dell'altrove
"Questo è il libro della mia ostinata ricerca dell'altrove, per incapacità di consistere con agio nella via proposta dal contesto e per nostalgia di un tempo anteriore, non asfissiato dagli ordigni implacabili del reale e razionale. Il paese delle origini non è l'altrove, che non sarebbe tale se fosse localizzabile nello spazio come nel tempo, ma ne rappresenta una possibile figura, rinviando a un ritmo originario non ancora sommerso dalle vicende dell'esistenza e dalle determinazioni della cultura vigente. Non saprei definire il genere letterario di un lavoro come questo, non racconto, non saggio, non confessione, non resoconto ideologico ma un po' tutte queste cose insieme. La materia è spartita in due filoni separati ma intrecciati tra loro, a capitoletti alterni, uno di tipo esistenziale, come rivisitazione dei momenti critici di un vissuto all'insegna dell'impossibile adattabilità al mondo dato, e quindi sempre ansioso di alternative, l'altro strettamente culturale, dedicato alle scelte intellettuali coerenti con tale stato di perenne insoddisfazione rispetto all'attualità vincente."""" (Elio Gioanola)" -
I misteri di Cristo in Tommaso d'Aquino. Il «Commento alle sentenze» e altre opere. La costruzione della teologia medievale
La riflessione di Tommaso d'Aquino si è più volte e a lungo soffermata sui misteri di Gesù. Non solo egli ha messo in luce le componenti ""astratte"""" o """"strutturali"""" della persona di Cristo, ma ha volto la sua attenzione analitica e appassionata - ciò che avverrà sempre meno in seguito - alle sue azioni, alla sua """"storia"""", dalla concezione alla esaltazione, elaborandone una ricca e avvincente teologia. Ogni gesto del Signore è ricercato e accostato con l'esegesi letterale e con le risorse dell'esegesi """"spirituale"""", così da poterne riscoprire il senso, la """"logica"""", il valore o, come dice Tommaso stesso, la """"convenienza"""". Questa trattazione dei misteri di Gesù riceve la sua forma più compiuta e matura nelle questioni 27-59 della Tertia Pars della Summa Theologiae, ma essa si ritrova anche in diverse altre opere dell'Angelico, che precedono o anche accompagnano la composizione della Summa. Con questo volume Inos Biffi ricostruisce la teologia dei misteri di Gesù ricorrente in queste opere e rilevata sia nei suoi contenuti analitici sia nel suo significato in rapporto alla sistemazione teologica di san Tommaso. Ai misteri nella Summa Theologiae sarà dedicato un secondo volume. Oggi è sentita come urgente e indispensabile una cristologia """"concreta"""". Il Dottore Angelico ne ha offerto un metodo e un modello ancora esemplari. Del resto, la figura di Gesù ha rappresentato l'Oggetto più appassionato di tutta la ricerca dell'Angelico."" -
De anima
"Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?"""": alle soglie del Medioevo, questo monito evangelico sembra risuonare nell'intimo di Cassiodoro, che nel culmine della sua carriera pubblica ha visto fallire l'ambizioso disegno di fondere in una nuova civiltà i Romani e i Goti, dopo aver lungamente operato e sofferto per quell' utopistica sintesi politica dei due popoli. L'anima gli appare dunque un tema carico di richiami spirituali e meritevole di meditazione in un'epoca in cui lo sfacelo degli effimeri ideali politici si rifletteva nel mondo dei valori morali. Anche in virtù del decisivo influsso esercitato su di lui specialmente dalla figura e dall'opera di sant'Agostino, il concetto di anima come """"luce sostanziale"""" gli serve per costituire una connessione tra ciò che è """"corporeo e caduco"""" e ciò che è """"spirituale ed eterno"""". Di conseguenza acquistano particolare risalto l'uomo e la sua corporeità: il corpo umano, infatti, se può essere di ostacolo all'anima, inducendola al peccato e comunque rendendola mutevole, tuttavia possiede una grande dignità, sia perché Cristo si è """"rivestito"""" di esso, sia perché la sua struttura richiama simbolicamente quella cosmica. Letto e interpretato secondo questa prospettiva esegetica, come documento di una crisi di valori, o di una """"conversione"""" intesa nella sua accezione più ampia, il """"Liber de anima"""" acquista un complementare interesse autobiografico." -
I cantieri dello sperimentalismo. Wilcock, Manganelli, Gramigna e altro Novecento
L'intreccio di voci qui adunate intorno all'idea di un cantiere dello sperimentalismo i cui contorni appaiono in continua ridefinizione trova in Juan Rodolfo Wilcock, Giorgio Manganelli e Giuliano Gramigna la misura di una visione sagace e spiazzante dell'arte e dei suoi processi. Ciascuno di loro organizza le proprie risorse tecniche in sintonia con i codici del rinnovamento riconducibili al fronte sperimentale e ai suoi maestri (da Joyce a Gombrowicz, da Beckett a Borges). Le poetiche della menzogna, della deformazione e del grottesco sono messe al servizio di una poderosa operazione di smantellamento dell'edificio letterario consegnatoci da una tradizione compromessa con vecchi schemi di rappresentazione e di elaborazione estetica. La destrutturazione dei generi e delle forme (caso esemplare la ripresa destabilizzante del giallo da parte di Malerba) investe con la sua libertà epistemologica gli assetti dell'ordinamento culturale novecentesco. Si è ritenuto quindi di affiancare alla prospettiva ravvicinata degli autori esaminati nella prima parte una trattazione di natura tematica: la deriva apocalittica imboccata dall'umanità negli anni Sessanta e Settanta offre infatti il risvolto sociologico delle pulsioni distruttive dei fautori del rinnovamento. Oltre la diroccata ""barriera del naturalismo"""", prose disseminate e romanzi """"disastrati"""" si configurano in moduli di marca sperimentale e metaromanzesca dispiegando la propria energia entro un sistema testuale..."" -
Incontri. Vie dell'errore, vie della verità
Dice Kant che la filosofia non si può imparare, si può imparare solo a filosofare. Non scienza, ma esercizio ripetuto, la filosofia vive di incontri e di vicende biografiche e autobiografiche, nelle quali è sempre di nuovo in esercizio e in questione la verità. Per questo la filosofia propriamente non ha luogo, non ha garanzie istituzionali o riprove scientifiche. Essa ha invece cammini che percorrono in errore le contrade della verità e che lasciano in dono mappe e diari di viaggio, per segnalare pericoli e descrivere tesori sconosciuti. Ogni percorso è una nuova occasione di incontro che modifica il senso dell'esercizio filosofico e che ne ridisegna le figure. Così accade qui con Parmenide e Platone, Nietzsche e Husserl, Darwin e Wright, Preti e Paci, Gadamer e Derrida: figure di un domandare e di un dialogare autobiografico, testimone dei suoi debiti, persuaso della sua precarietà, fiducioso di continuare nondimeno a frequentare un destino di pensieri che viene da lontano e che si assegna, sia pure in errore, la speranza del futuro. -
Il pensiero che contempla
L'immagine della teologia nel medioevo è ricca e variegata. Lo mostrano ampiamente e con analitica documentazione le ricerche di Jean Leclercq - lo specialista di Bernardo di Clairvaux, l'""inventore della teologia monastica"""" -, che qui pubblichiamo col titolo """"Il pensiero che contempla"""". Senza dubbio in questi lunghi secoli medievali, sotto l'influsso dell'idea aristotelica di sapere, la teologia viene ideata, elaborata e insegnata come """"scienza""""; è però viva la persuasione che non si tratta di una scienza come le altre. """"Essa è una 'scienza divina', una 'dottrina di pietà', una 'sapienza', e insegnarla è un'opera che la Chiesa esercita per la salvezza degli uomini, mediante certi suoi ministri: i dottori"""", dediti, con tutto l'impegno della loro vita, a """"mettere al servizio della Chiesa tutte le acquisizioni dello sforzo intellettuale del loro tempo"""". Il teologo è chiamato doctor Ecclesiae ed è destinato a ricevere nell'eternità, come ricompensa del suo studio e del suo insegnamento, appunto l'""""aureola di dottore"""". Ma, se il medioevo risalta e si distingue per la concezione scientifica o speculativa della teologia, non meno prosegue in esso la tradizione patristica e monastica, e Jean Leclercq lo prova delineando con acuta e brillante interpretazione la dottrina di Tommaso d'Aquino - lo """"speculativo"""" per eccellenza - relativa alla vita contemplativa nella sua """"Summa Theologiae"""". La sostanza e la linfa della dottrina dell'Angelico provengono largamente da Gregorio Magno."" -
L' altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico. Vol. 3: Il capitalismo americano e i suoi critici.
La storia del Novecento è dominata dalla polarità tra America e Russia; i due Paesi dell'avvenire, entrambi profondamente legati al Vecchio continente, prendono il sopravvento sull'Europa economicamente e politicamente, ancor più nell'immaginario collettivo. La Russia sovietica è il centro di un enorme impero transcontinentale e la patria ideale di milioni e milioni di militanti sparsi in ogni dove. Gli Stati Uniti d'America (USA) sono il fulcro, il motore pulsante, l'officina e l'emblema dell'economia capitalistica. Lo scenario è definito e occupato dallo scontro tra comunismo e capitalismo; innegabilmente questa è la grande vicenda che attraversa il secolo, la narrazione egemonica che sino al crollo improvviso del 1989 oscura tutte le altre. La realtà è però molto più ricca e sorprendente della rappresentazione, avviene così che l'America diventi per l'URSS anche un modello, un traguardo da raggiungere e superare sotto forma di ""americanismo comunista"""". D'altro canto gli Stati Uniti non sono affatto immuni dal contagio del comunismo, il nemico per eccellenza, capace di insinuarsi nelle pieghe della società come nelle università più prestigiose, di sottendere i conflitti di classe e razziali che non risparmiano il Nuovo continente. Il volume analizza questi scenari e introduce una quantità di nuovi attori, spezzando gli stereotipi e l'immagine piattamente dicotomica della storia novecentesca."" -
L' immagine negata. Il concilio di Hieria e la formalizzazione dell'iconoclasmo
Il tema dell'immagine ha sempre accompagnato la storia del cristianesimo: un iniziale aniconismo, influenzato dal divieto veterotestamentario di farsi immagini di Dio, si sarebbe aperto, con il passare dei secoli e non senza resistenze, a una piena accettazione dell'arte sacra figurativa, a cui la tradizione dell'Oriente bizantino riconobbe una natura teologica di primaria importanza in ordine alla rivelazione del mistero cristiano. In questa ricostruzione l'iconoclasmo e la negazione delle immagini sono stati letti come una crisi, un'interruzione dolorosa in un mondo ormai votato al culto dei tratti di Cristo e dei santi fissati nelle icone. Il cristianesimo delle origini tuttavia, pur tra ostacoli e discussioni, ha realmente accolto e promosso la possibilità delle raffigurazioni religiose? Le lotte iconoclaste furono davvero un momento di crisi o piuttosto l'apice di un cristianesimo spirituale come fu quello dei primi otto secoli? Gli imperatori iconoclasti imposero la propria linea teologica a un clero favorevole alle immagini sacre, o piuttosto furono i difensori convinti di un aniconismo che nel contesto del cristianesimo bizantino rappresentava una tendenza diffusa? Da quando la Chiesa d'Oriente ha iniziato a credere che le icone fossero ""irruzione dell'eternità nel tempo""""?""