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Il giro del mondo. Album di lettere e fotografie
Nel 1922 Agatha Christie accompagnò il marito Archibald nel British Empire Exhibition Tour, un viaggio ufficiale dal Sud Africa all'Australia, fino a Nuova Zelanda, Hawaii e Canada, per promuovere la mostra dell'Impero Britannico che si sarebbe tenuta a Wembley tra il 1924 e il 1925. Salpata il 20 gennaio, la coppia attraccherà di nuovo a Southampton quasi un anno dopo, il 1° dicembre. Durante quei dieci mesi Agatha scrive ogni settimana alla madre e alla figlia Rosalind, raccontando dei mondi esotici che visita, delle persone che incontra, delle sue giornate e delle scoperte che le riempiono, di navi, treni e cammelli, di menu e inviti nelle ambasciate, di animali selvaggi, di usanze bizzarre. Ne emerge la figura di una giovane donna curiosa e sicura di sé, sempre pronta a nuove esperienze: fu tra le primissime donne, per esempio, a praticare il surf. Questo volume raccoglie le lettere, le centinaia di fotografie che la Christie stessa scattò, le cartoline e i ritagli di giornale che conservò tra i suoi ricordi. Curato e introdotto dal nipote Mathew Prichard, oltre a offrire uno spaccato della vita negli anni Venti Il giro del mondo mette in luce il lato più avventuroso della personalità di Dame Agatha, un aspetto che si sarebbe rivelato decisivo anche per la sua identità di scrittrice. -
On the road. Il «rotolo» del 1951
«Ho scritto un romanzo su una striscia di carta lunga 120 piedi infilata nella macchina da scrivere e senza mai andare a capo. Srotolata sul pavimento sembra proprio una strada» così scrive Jack Kerouac a Neal Cassady. Con questo ""rotolo"""" ha inizio la vicenda di On the road. Composto di furia tra il 2 e il 22 aprile 1951 e, secondo la leggenda, sotto l'effetto della benzedrina e con il sottofondo del bebop, il romanzo – che narra i viaggi compiuti da Kerouac negli Stati Uniti e in Messico tra il 1947 e il 1950 – vedrà la luce in una versione ampiamente rimaneggiata nel 1957. Secondo alcuni critici, quello del 1951 – pubblicato solo nel 2007 – è il vero testo di On the Road: ben più lungo di quello definitivo, contiene numerose scene che Kerouac deciderà poi di tagliare e risulta più cupo, spigoloso e disinibito. La scrittura vi appare intima, colloquiale, sfrenata e """"vera"""", fatta di periodi che si sovrappongono e si accavallano come onde, trascinando il lettore alla bruciante scoperta di una strada che è la vita stessa."" -
Il lavoro manuale come medicina dell'anima. Perché tornare a riparare le cose da sé può renderci felici
Le attività pratiche sono ai margini del sistema scolastico e hanno decisamente smesso di accendere la nostra fantasia. I cosiddetti ""lavori di concetto"""" ci sembrano più gratificanti sul piano sociale e intellettuale. Non è quasi mai vero, e Matthew Crawford capovolge proprio questa idea: l'evoluzione del lavoro d'ufficio, in realtà, ha trasformato i """"colletti bianchi"""" in un esercito di frustrati esecutori di direttive altrui. E, soprattutto, li ha privati della possibilità di toccare con mano i benefici concreti della loro attività. All'opposto, i mestieri manuali offrono spazi di libertà e appagamento anche a livello intellettuale e partecipano in modo globale al nostro benessere."" -
Il ragazzo persiano
Giovane servitore del re Dario, il ""ragazzo persiano"""" è Bagoa, rapito da piccolo da nemici della sua famiglia, castrato e venduto come schiavo, che spicca nella corte persiana per la sua bellezza. Quando Alessandro Magno sconfigge Dario e lo mette in fuga, Bagoa viene accolto nella casa reale del Macedone e diviene il suo prediletto. Nonostante le continue campagne militari, i matrimoni e la fedeltà a Efestione, l'amico d'infanzia, Alessandro riserva infatti a Bagoa un affetto speciale, una fiducia incondizionata. E sarà proprio l'amore di Bagoa a dare conforto al sovrano, tormentato dagli intrighi di palazzo, dai capricci di due mogli straniere, dai malumori di un esercito spinto a conquistare i confini del mondo. Con sguardo coinvolto e appassionato, Bagoa ripercorre il periodo conclusivo dell'esistenza di Alessandro, fino alla morte misteriosa. Ed è forse proprio questo ragazzo persiano a cogliere, più di tutti i generali, i filosofi, i cronisti, l'unicità di un uomo che passò alla storia come """"il Grande"""", ma che fu vittima del proprio indomito carattere e della solitudine che si accompagna al genio."" -
The hound of the Baskervilles
Arthur Conan Doyle (Edimburgo 1859 - Crowborough, Inghilterra, 1930) creò nel 1887 il prototipo dell'investigatore: il personaggio di Sherlock Holmes, il detective londinese astuto, imperturbabile, imprevedibilmente ironico, protagonista di quattro romanzi e cinque raccolte di racconti, sempre accompagnato dal fido Watson. -
Una porta per ogni cuore
Da sempre, nelle giuste condizioni, i bambini scompaiono: vengono risucchiati dalle ombre sotto il letto, scivolano dietro gli armadi, cadono nelle tane di coniglio o in fondo a vecchi pozzi. E poi rispuntano… da qualche altra parte. Peccato che, spesso, i Regni Fatati non sappiano che farsene di nuovi bambini magici. Anche Nancy era scomparsa, ma ora è tornata. Quello che ha vissuto, però…be', da lì non c'è modo di tornare. I bambini affidati alle cure di Eleanor West lo sanno fin troppo bene: ciascuno di loro sta cercando una strada per tornare al proprio mondo fantastico. Ma l'arrivo di Nancy porta grandi cambiamenti nella casa, dove ogni angolo nasconde qualcosa di oscuro. E quando la tragedia irrompe, Nancy e i suoi nuovi amici sanno che toccherà a loro arrivare al cuore delle cose. Costi quello che costi. -
Tra tuoni e fulmini
A diciassette anni le gemelle Jack e Jill hanno capito come tornare nel loro mondo e sono state spedite alla Casa per Bambini Irrequieti di Eleanor West. Questa è la storia di quanto successo prima… Jacqueline è la figlia che tutte le madri vorrebbero: tranquilla, educata, sempre vestita come una principessa. Se la madre ogni tanto è un po' severa, è solo perché crescere la bambina perfetta richiede disciplina. Jillian è la figlia che tutti i padri vorrebbero: audace, avventurosa, pronta a tutto. Il padre avrebbe preferito un maschio, ma insomma, ci si adatta. A cinque anni le bambine capiscono che non ci si può fidare degli adulti. A dodici scendono delle scale impossibili e scoprono che un finto amore non prepara a vivere in un mondo magico pieno di scienziati pazzi, morte e scelte da compiere. E che il lieto fine non attende proprio tutti. -
Le confessioni di Nat Turner
Nella Virginia del 1831, lo schiavo nero Nat Turner attende in carcere l'esecuzione. Con un linguaggio in cui si mescolano toni apocalittici e nostalgia di affetti perduti, Nat ripercorre le vicende che da schiavo benvoluto dai padroni lo hanno portato, fanatico angelo vendicatore, a guidare una cruenta rivolta. «Forse il lettore sarà spinto a trarre una morale da questo racconto, ma la mia unica intenzione è stata di ricreare un uomo e la sua epoca, e di produrre non tanto un ""romanzo storico"""" quanto una meditazione sulla storia»: così l'autore replicò alle violente critiche degli intellettuali neri a quello che – premio Pulitzer 1968 – giudicavano un romanzo """"scandalosamente razzista""""."" -
La lunga marcia-La corsa suicida
Estate 1950. In un campo di addestramento, tra i boschi di pini, le foschie soffocanti e le paludi della Carolina, otto marines vengono uccisi da granate lanciate in modo errato. Il feroce colonnello Templeton decide che il suo battaglione ha bisogno di «una bella svegliata». Organizza così un'estenuante marcia forzata, 56 chilometri da percorrere in una notte, nel tentativo di inculcare disciplina e spirito di corpo a quel migliaio di riservisti che «battono la fiacca». Al romanzo breve ""La lunga marcia"""" si accompagna in questo volume la raccolta postuma """"La corsa suicida"""", cinque racconti ispirati all'esperienza personale di Styron nel corpo dei marines all'epoca della guerra di Corea: insieme questi testi presentano il quadro complesso della vita militare – la sua durezza, le privazioni, le idiozie, ma anche il cameratismo e l'innegabile, seducente fascino – smascherandone ogni ipocrita retorica."" -
I promessi sposi
«Il romanzo del 1840, illustrato, va presentato in anastatica. Perché del Manzoni è l'impaginazione, studiata e letteralmente misurata per la mobilitazione di parole e immagini; calcolata negli incontri (o scontri) di pagina e pagina, di figura e figura, persino nel rapporto di grandezza delle illustrazioni; e predisposta per un richiamo, collaborativo o a smentita, di recto e verso. L'impaginazione indizia la lettura. La resa immaginale del testo scritto, questa esperienza di letteratura disegnata e incisa, queste azioni teatrate, questo teatrino in figura: tutto è opera di Manzoni, che nei minimi dettagli l'ha pensato e predisposto per la matita di Gonin; e, attraverso Gonin, per i lettori. Le illustrazioni sono brani di testo manzoniano, non meno delle righe di scrittura. E non meno di esse, veicolano allusioni e citazioni, malignità e ammiccamenti: che la scrittura potenziano, e persino integrano. Laddove, come il testo scritto, si prestano a più livelli di lettura. Secondo quella facilità difficile, che è la cifra di Manzoni.» (Salvatore Silvano Nigro) -
Una nuova idea del mondo. Il periodo d'oro e gli anni bui della fisica (1895-1945)
La prima metà del Novecento può essere senza dubbio considerata l'età d'oro della fisica. Proprio in quegli anni Marie Curie, Max Planck, Niels Bohr, Werner Heisenberg, Erwin Schrödinger e Albert Einstein non soltanto hanno rivoluzionato la scienza, ma hanno letteralmente reinventato la realtà, abbattendo vecchie e solide convinzioni, e hanno cambiato per sempre il nostro modo di pensare e il mondo intero. In queste pagine, l'intento di Tobias Hürter non è però quello di spiegare la meccanica quantistica o la teoria della relatività, quanto piuttosto di ricostruire le vite travolgenti di questi grandi geni. Basandosi su diari, lettere e autobiografie, traccia profili inediti, delineando la personalità dei protagonisti e svelandone i tratti meravigliosamente o banalmente umani. Oltre a essere formidabili scienziati, infatti, erano anche avventurieri, intellettuali, dandy o, per usare una terminologia moderna, «nerd», legati da profonde amicizie e rancorose inimicizie. Così, accanto al racconto dei pionieristici lavori di Einstein, all'epoca un semplice impiegato dell'Ufficio brevetti di Berna, o degli esperimenti di Marie e Pierre Curie sulla radioattività, trovano posto innumerevoli scorci di vita privata. Ma il vero merito dell'autore è di aver saputo intrecciare queste biografie con il corso della Storia. La prima guerra mondiale, la fame, la pandemia, l'antisemitismo, l'inflazione, il nazionalsocialismo. Dall'avvento di Hitler, poi, ognuno ha dovuto trovare la propria strada, Einstein come un celebre esule, Planck come un poco convinto opportunista, Heisenberg come il pioniere della bomba atomica tedesca. -
Come ti vesti. Cosa si nasconde dietro gli abiti che indossi
Siamo spesso portati a considerare la moda qualcosa di astratto, effimero e superficiale, che appartiene in prevalenza al mondo femminile e di cui si occupano perlopiù le riviste di gossip. Dimentichiamo, però, un aspetto molto importante e cioè che la costruzione della nostra identità passa anche e soprattutto attraverso gli abiti. I codici di abbigliamento, infatti, non nascono in maniera casuale, ma sono dettati dalle classi dominanti o, al contrario, dalla reazione a ideologie e politiche imposte. Come ci insegna la storia, la moda non ha solo un valore estetico, ma racchiude significati ben più profondi, sociali e culturali. Andrea Batilla, che da anni lavora in questo ambiente e dunque lo conosce molto bene, entra nei suoi ingranaggi per decifrarne i messaggi nascosti. Conducendo il lettore da un passato solo in apparenza lontanissimo a un futuro che è già alle porte, analizza alcuni abiti e oggetti iconici e ne svela il reale significato. Perché un capo d'abbigliamento non è mai «neutro», ma porta con sé una precisa visione del mondo e dei ruoli sociali. Dall'antica Roma alle provocatorie sfilate degli stilisti contemporanei, passando per Bisanzio e il Rinascimento, il lungo viaggio spazio-temporale di Batilla mostra con ironia e competenza come la scelta di un tessuto, di un taglio o di un colore non sia mai stata una mera questione di forma. L'abito è l'espressione più autentica di sé, il modo più vero, anche se talvolta inconsapevole, di raccontarsi agli altri. «Perché, che tu lo accetti o meno, quello che sei si vede, tantissimo, da come ti vesti.» -
Il tempo del Noi. Giganti del pensiero che ci hanno indicato la via
L'intuizione avuta allora - non esistiamo se non nella relazione - si è poi trasformata per quella bambina nella consapevolezza perpetua e pervasiva di essere in ogni istante parte di un Noi. A livello personale (come figlia di, madre di), a livello umano (come vivente tra i viventi, ciascuno parte di un più grande organismo), a livello culturale... Da quel momento sono passati anni, la bambina è diventata una professoressa di Psicologia dello sviluppo, esperta di strategie di supporto ai disturbi del neurosviluppo, ma non ha perso quella visione d'insieme. Sente nitidamente che il suo sguardo sul mondo, il suo sapere odierno sono anch'essi parte di un Noi: un Noi che travalica il tempo e lo spazio, figlio e frutto di alcuni «abbracci» speciali. Abbracci di giganti del pensiero, singoli che hanno oltrepassato il limite dell'io regalando a noi il loro passo oltre l'ostacolo. Ne Il tempo del Noi Daniela Lucangeli dialoga con otto di loro (da Maria Montessori ad Anna Freud, da don Lorenzo Milani a Friedrich Fröbel) sui temi che più le sono cari - l'educazione, la vulnerabilità e il talento, la pace - facendo emergere come, e perché, alcuni individui hanno cambiato per sempre la struttura del sapere collettivo. Accendendo doni che hanno permesso al Noi successivo di camminare in pienezza di luce. -
Roma in bilico. Svolte e scenari alternativi di una storia millenaria
Cosa hanno in comune le mitiche vicende di Romolo, di Lucrezia e delle oche del Campidoglio, la precoce morte di Alessandro «il Grande», la titubanza di Annibale Barca dopo la clamorosa vittoria di Canne, la straordinaria vita di Gaio Giulio Cesare e il suo feroce assassinio, le decisive battaglie di Filippi, Azio, Teutoburgo, ponte Milvio e Adrianopoli? Si tratta di personaggi ed eventi, leggendari o reali, che hanno segnato vere e proprie svolte nella storia di Roma antica e che – per importanza e, spesso, imprevedibilità – hanno suggerito, già tra i contemporanei, interrogativi sui destini dell'uomo e del mondo, ispirando riflessioni ucroniche e controfattuali. Insomma, hanno generato quei famigerati «se» con i quali, ci è sempre stato insegnato, non bisognerebbe mai fare la storia. Ma quando a porseli sono uomini che la storia l'hanno fatta in prima persona, come Cesare, Napoleone o il generale Montgomery, o grandi intellettuali, quali Livio, Plutarco, Gibbon, Burckhardt o Toynbee, forse un'eccezione la meritano. Ne è convinto lo storico Luca Fezzi il quale, esplorando una dozzina di questi «se» – tutti rigorosamente «di autore» –, ci guida lungo il corso delle millenarie vicissitudini dell'Urbe, città «eterna» ma mai immobile, anzi, sempre «in bilico» tra scenari alternativi, spesso opposti. Potremo così chiederci se quanto avvenuto era già scritto, o se sussistevano invece, per Roma, altre possibilità e quali sarebbero state le eventuali conseguenze: per esempio, non nascere, non diventare repubblica, venire abbandonata per la vicina Veio, scontrarsi con Alessandro o soccombere ad Annibale, non conoscere le imprese di Cesare, le riforme di Augusto e di Costantino, resistere più a lungo alle pressioni dei popoli germanici. Con lo stesso spirito e grazie a una profonda conoscenza delle fonti, in questo percorso poco ortodosso ma assai intrigante tra momenti epocali della vicenda di Roma e del suo impero, l'autore ridà voce al controcanto delle narrazioni e testimonianze dissonanti, minoritarie, talvolta improbabili, eco lontane del perenne contrasto tra un passato irrevocabilmente unico e l'universo dei suoi infiniti ma irrealizzati possibili. -
Mediterraneo inaspettato. La storia del Mare nostrum raccontata dai suoi abitanti
Che cosa può esserci di inaspettato in un mare che conosciamo da sempre. Davvero il Mediterraneo ha ancora segreti da svelare a chi vive sulle sue coste, si nutre dei suoi prodotti o vi si tuffa ogni estate? Ebbene sì, perché ciò che pochi conoscono è la sua storia più antica, sono gli eventi che hanno portato alla sua formazione, le vicissitudini che ha attraversato nei millenni, prima della comparsa di noi sapiens, e le straordinarie trasformazioni che ha subito nel corso della sua evoluzione. Adottando un originalissimo punto di vista, Mario Tozzi racconta l'ante-storia del nostro mare attraverso la voce delle specie che lo abitano e dei loro antenati – pesci, cetacei, elefanti e scimmie – che vi hanno vissuto quando ancora era il grande oceano Tetide e si sono dovuti adattare ai cambiamenti che ne hanno mutato il volto. Solo Antea, una femmina di tonno rosso, può ricordare come vivessero i suoi predecessori centinaia di milioni di anni fa, quando nuotavano nella sterminata Pantalassa prima che la deriva dei continenti la suddividesse in tanti oceani e mari. Solo la delfina Flippie può spiegare perché i suoi simili, i mammiferi marini, siano tornati nell'acqua dopo che alcuni pesci ne erano usciti per evolvere in anfibi o rettili e infine diventare mammiferi. E, dalla terraferma, solo Elly l'elefantessa può descrivere quale fu lo stupore dei suoi antenati quando videro il Mediterraneo quasi disseccarsi a causa del cambiamento climatico verificatosi sei milioni di anni fa. Le belle pagine di Tozzi narrano la stupefacente armonia cui questo mare splendido, fondendosi con la storia della Terra, ha dato vita. Ma soprattutto esprimono la preoccupazione davanti allo scempio di cui è quotidianamente vittima per mano dell'uomo, l'unica specie che, credendo di poter dominare i sistemi naturali, è stata in grado di dilapidare un autentico patrimonio, rubandolo alle generazioni future. -
La salute in cucina
A volte sembra che mangiare sia la cosa più difficile del mondo: ogni giorno compare una nuova dieta che promette risultati miracolosi, alimenti che abbiamo sempre mangiato diventano improvvisamente veleni da evitare, per non parlare delle mode senza alcun fondamento scientifico che si susseguono a ritmo vertiginoso. Tutto questo ci fa perdere di vista la cosa più importante: il cibo non è un nemico da cui difendersi, ma un prezioso alleato che può aiutarci a vivere meglio, nonché uno dei più grandi piaceri della vita. In quest'ottica, Martina Donegani sgombera subito il campo da ""metodi"""", mode e dicerie nocive e mostra come bastino pochi gesti quotidiani e quattro parole d'ordine – ascolto, equilibrio, varietà e allegria – per trasformare la dieta da una tortura a uno strumento per volersi bene. Si parte da una serie di test, che aiutano a chiarire alcuni concetti fondamentali della nutrizione, per poi passare alla costruzione di una dieta personalizzata, con dosi fatte su misura per ciascuno di noi. Seguono una serie di ricette semplici e golose, che si adattano non solo alla stagionalità dei prodotti, ma anche a tutti i gusti e le esigenze. Siccome l'alimentazione da sola non basta a definire uno stile di vita sano e sostenibile, è importante anche sapere come adoperare correttamente gli strumenti da cucina, come conservare il cibo affinché non perda le sue proprietà e come cuocerlo per non disperderne il gusto e i benefici, senza dimenticare l'attività fisica, il sonno e la gestione dello stress. Il segreto, però, è uno solo: «la dieta di successo è quella che... non ti fa sentire a dieta». Il primo passo per costruire un rapporto positivo con il cibo è rendere ogni pasto un piacere, poiché «il piacere è una dimensione fondamentale del benessere, e il benessere è la prima condizione della buona salute». Provare per credere."" -
Il cervello complice. Come armonizzare le aree della nostra mente per ritrovare pace e benessere
Per oltre un secolo si è creduto che il cervello fosse diviso in due parti: l'emisfero destro corrispondente al cervello emotivo e l'emisfero sinistro a quello razionale. Oggi sappiamo che tale idea è fuorviante, poiché il tessuto limbico emotivo è equamente diviso tra i due emisferi; di conseguenza, ciascun emisfero ha sia un cervello emotivo sia un cervello razionale. È questo il fulcro scientifico attorno al quale si struttura il modello psicologico proposto dalla neuroanatomista Jill Bolte Taylor. La sua intuizione consiste nell'aver individuato quattro moduli distinti di cellule che compongono la nostra personalità e che l'autrice chiama i Quattro Caratteri: il Carattere 1, ovvero razionale sinistro; il Carattere 2, emotivo sinistro; il Carattere 3, emotivo destro; e il Carattere 4, razionale destro. Poiché ciascuno di essi mostra particolari abilità, prova emozioni specifiche ed elabora pensieri peculiari, osservare il modo in cui i Quattro Caratteri si manifestano e imparare a porli in relazione, tra loro e con gli altri, significa non solo comprendere chi siamo, ma anche decidere come vogliamo essere. Che si tratti di creare relazioni sane, di inserirsi nella società e nel lavoro o di superare una dipendenza, l'«integrazione cerebrale» è lo strumento per la conquista di un nuovo equilibrio, basato sulla capacità di controllare la propria reattività emotiva. In queste pagine, Jill Bolte Taylor porta a maturazione il lungo viaggio al centro del cervello iniziato anni fa e che ha conosciuto uno snodo fondamentale il giorno in cui è stata colpita da un ictus cerebrale che ha annientato, nel giro di pochi istanti, ogni sua facoltà mentale. Il delicato e straordinario percorso che l'ha portata, passo dopo passo, alla ricostruzione delle sue connessioni cerebrali e, per loro tramite, al recupero delle abilità perdute è diventato il terreno di una ricerca sul campo capace di coniugare neuroanatomia e psicologia, e di giungere all'elaborazione di un modello a cui ciascuno di noi può aspirare per realizzare il proprio sé migliore. -
La folle saggezza di Nasreddin. Come la filosofia sufi svela che il mondo è uno scherzo cosmico
Nel XIII secolo, il leggendario Nasreddin rivolge il suo sguardo saggio (o forse folle) sul nostro comportamento e sulle nostre imperfezioni. Nascono così queste storie che, da allora, hanno viaggiato nel mondo e nel tempo, dalla Turchia alla Mongolia, passando per l'India e l'Iran. Attraverso le vicende di Nasreddin, Matthieu Ricard e Ilios Kotsou ci guidano in queste pagine lungo un cammino che porta alla libertà interiore rispondendo ai grandi interrogativi della vita: come cambiare prospettiva? Come liberarci dalle costruzioni mentali? Come essere autentici? Come agire nel migliore dei modi? «Le storie» affermano gli autori «hanno il potere di risvegliare la saggezza in ognuno di noi. Abbiamo più che mai bisogno di questa saggezza. Non di una saggezza dogmatica o arida, ma di una saggezza vivace, impertinente, liberatoria, capace di aprirci gli occhi sulle illusioni che ci circondano. Benché possa sembrare eccentrica e fuori dagli schemi, la saggezza di Nasreddin non è per questo meno autentica: ci riporta alla realtà, ci restituisce l'armonia con la vita. Ci invita a non prenderci troppo sul serio e a liberarci dai preconcetti. In fondo su questa Terra non siamo forse tutti visitatori, e pure per un tempo limitato?» -
Il regno scomparso. Quando la Borgogna sfidò l'Europa
Con il suo stile appassionato e lieve, sostenuto da una solida documentazione di prima mano, Bart Van Loo restituisce al lettore l'affresco vivido di un'epoca scandita da una successione di eventi che hanno plasmato la storia europea.Un sogno lungo mille anni. Una sfida condotta nel cuore dell'Europa. Un miraggio infine svanito. Questo è stata la Borgogna dall'Alto Medioevo alle soglie dell'Età moderna. Un'idea, prima ancora che un territorio; una folle ambizione, non solo un progetto politico. Situate a cavallo del confine tra il regno di Francia e il Sacro Romano Impero, lungo i tratti inferiori del Reno, della Mosa e della Schelda, le terre borgognone, famose fin dal XII secolo per i loro vitigni pregiati, furono infatti testimoni di uno dei più straordinari e audaci tentativi di nation building, la costruzione cioè di un'entità politica e militare indipendente e autonoma dalle grandi potenze continentali. In un'Europa frammentata in una moltitudine di regni e di Stati regionali, nel corso di alcuni decenni i duchi borgognoni – da Filippo l'Ardito a Giovanni Senza Paura, da Filippo il Buono a Carlo il Temerario – seppero creare una patria comune per popolazioni di lingue, tradizioni e sentimenti diversi, dando vita a una nazione che al suo apice, tra la metà del XIV e la metà del XV secolo, si estendeva da Digione ad Amsterdam, dall'Alsazia al Mare del Nord. Una nazione incredibilmente prospera, grazie ai commerci internazionali e alle manifatture, con il suo reticolo di floride città votate alla libera impresa e al guadagno. Spavaldi, indocili, assetati di potere e di gloria, pronti a giocare un ruolo da protagonisti nei fragili equilibri e nelle alleanze incerte della guerra dei Cent'anni, i duchi di Borgogna rappresentarono una minaccia costante per le potenze europee, specialmente per quella francese. Ma se l'arte della diplomazia e della guerra, con le sue battaglie, i suoi assedi, i tradimenti, i trionfi e le disfatte, rimase il tratto distintivo dell'epopea borgognona, non meno importanti furono l'amore per lo sfarzo, l'ostentazione del lusso e la continua ricerca della bellezza cui i signori delle Fiandre si dedicarono con cura maniacale. Strumenti della propaganda, certo, ma anche traccia indelebile del proprio passaggio, come testimoniano ancora oggi le straordinarie opere d'arte disseminate nelle città fiamminghe, valloni e olandesi, retaggio di un mondo che all'alba dell'Età moderna si sarebbe dissolto per sempre. -
Gli ultimi americani
Quando lo scrittore è malinconico racconta storie di uccelli: «Ogni primavera, gli uccelli migratori percorrono immense distanze volando verso Nord. E ogni autunno, tornando al Sud, volano lungo lo stesso percorso. È così da milioni di anni. Per gli uccelli la migrazione è una condizione di vita». Alma lo ascolta nuda, sdraiata sul letto dello studio dove si incontrano quasi ogni giorno. La storia che lo scrittore ama di più è quella dei cuvivíes, che alla fine dell'estate volano per migliaia di chilometri dall'Alaska alle pampas argentine. Ma è una storia maledetta: quando gli uccelli arrivano sulla laguna andina di Ozogoche si gettano in picchiata nelle acque gelide dei laghi e muoiono all'istante. Gli scienziati non sono ancora riusciti a capire il perché, ma lo scrittore ha una sua spiegazione: «È un suicidio di massa, Alma, i cuvivíes non torneranno mai nelle pampas. La promessa del ritorno galleggia insieme alle loro carcasse sulle acque della laguna». Alma non immagina che la storia di quegli uccelli finirà per assomigliare così tanto a quella dello scrittore. Gli ultimi americani è dedicato ""a tutti coloro che migrano"""" ed è il racconto di tre rotte migratorie che convergono negli Stati Uniti ma che arrivano da molto lontano. Lo scrittore e Lola sono cresciuti insieme in un'hacienda colombiana, lui come figlio del padrone e lei di una governante. Ancora adolescenti, si sono innamorati, ma un evento doloroso ha finito per dividerli. Si ritrovano molto tempo dopo a New York, dove lui arriva come rifugiato politico e lei come immigrata illegale. La storia di Alma, invece, comincia in un quartiere povero alla periferia di Roma. Dopo molti anni negli Stati Uniti e la fine di un matrimonio, una sera partecipa a una competizione di storytelling. È qui che conosce lo scrittore, ormai famoso, e Lola. Quel primo incontro darà vita a un intreccio d'amore e amicizia che in modi inaspettati finirà per coinvolgere tutti e tre.""