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C'ero anch'io su quel treno. La vera storia dei bambini che unirono l'Italia
«I bambini affamati erano tanti. Cominciava il tempo umido e freddo e non c'era carbone. I casi pietosi erano molti, moltissimi. Bambini che dormivano in casse di segatura per avere meno freddo, senza lenzuola e senza coperte. Bambini rimasti soli o con parenti anziani che non avevano la forza e i mezzi per curarsi di loro.» Così scrisse Teresa Noce, dirigente dell'Udi, Unione donne italiane, che fu l'anima del grande sforzo collettivo avviato all'indomani della Seconda guerra mondiale per salvare i piccoli del Sud condannati dalla povertà. Li accolsero famiglie del Centro-Nord, spesso a loro volta povere ma disposte a ospitarli per qualche mese e dividere quel che c'era. Un'incredibile espressione di solidarietà che richiese un intenso lavoro logistico, con il coinvolgimento di medici e insegnanti. E che non fu priva di ostacoli, tra cui la diffidenza della Chiesa timorosa dell'indottrinamento filosovietico, con qualche parroco che avvertiva: «Se andate in Romagna i bimbi li ammazzano, se li mangiano al forno». Giovanni Rinaldi raccoglie queste storie da oltre vent'anni: partendo dalla sua terra, il Tavoliere delle Puglie, ha viaggiato in ogni regione d'Italia parlando con tanti ex bambini dei «treni della felicità». Franco che non aveva mai dormito in un letto pulito. Severino che non era mai andato in vacanza al mare. Dante che non sapeva cosa fosse una brioche. Rosanna che non voleva più togliere l'abito verde ricevuto in regalo, il primo con cui si sentiva bella. Con le loro voci e un'accurata ricostruzione storica disegna un mosaico di testimonianze di prima mano, divertenti e commoventi: il ritratto di un'Italia popolare eppure profondamente nobile. -
Deep river
La Finlandia, agli inizi del Novecento, è ancora sotto il giogo dell’Impero russo. Nelle campagne regnano fame e miseria. In fuga dalla povertà e dalle persecuzioni della polizia zarista, i tre fratelli Koski abbandonano la nativa Suomi per approdare negli Stati Uniti. Li accolgono un fiume imponente, il Columbia, con i salmoni reali che risalgono copiosi la corrente, e boschi grandiosi, con alberi di dimensioni mai viste, miniera inesauribile per l’industria del legname. È un paesaggio selvaggio e primordiale, che richiama l’uomo con la sua promessa di ricchezza e al contempo lo respinge: i Koski imparano in fretta come sia crudele il mondo dei boscaioli, avido lo sfruttamento, malsicuro il lavoro. E mentre gli uomini si arrampicano sui tronchi ad altezze vertiginose, forti come rocce e agili come ballerini, le donne pregano ogni giorno di vederli tornare a casa sani e salvi. Ma non tutte. Aino, che ha conosciuto gli ideali del socialismo insieme all’amore, spera in qualcosa di più, per se stessa e per loro. Crede nel lavoro come fonte di una nuova giustizia e di una nuova dignità. Confida nell’unione sindacale, che è agli albori, come strumento di riscatto. Mette in gioco tutto il suo temperamento ardente in questa battaglia per i diritti, spesso in conflitto con i suoi fratelli: l’intraprendente Matti, che, sedotto dal sogno americano, sperimenta sulla propria pelle la crudezza darwiniana delle leggi di mercato, e il contemplativo Ilmari, la cui fede evangelica si contamina con la spiritualità dei nativi. Attraverso questi indimenticabili personaggi, e il coro di quelli che si muovono intorno a loro, le forze generatrici della società americana prendono corpo e conflagrano in una saga famigliare in cui storia, epica e poesia si fondono in un romanzo-mondo, inscenando le drammatiche contraddizioni del capitalismo, non solo oltreoceano e non solo un secolo fa. -
K2. La verità. Storia di un caso
Il 30 e il 31 luglio del 1954, fra i 7345 metri di quota del settimo campo e gli 8616 della cima, il K2 fu il palcoscenico di una grandiosa vittoria dell'alpinismo italiano, che piantò il tricolore sulla seconda vetta del mondo. Ma quelle pareti di ghiaccio furono anche testimoni di una vicenda dai contorni molto meno eroici. Un lato oscuro che il passare degli anni non solo non fece dimenticare, ma anzi trasformò in una rovente polemica e in un «giallo d'alta quota» che emozionò il mondo intero. Contro la versione ufficiale, contro le calunnie che lo avevano colpito (lui, che per dare il suo contributo alla vittoria aveva rischiato la vita), Walter Bonatti oppose per mezzo secolo la propria irriducibile ricerca di giustizia, accumulando, pagina dopo pagina, testimonianze e documenti, svelando manipolazioni e ipocrisie. Fino a riscrivere la storia, nel nome della verità. «Consegno queste mie testimonianze in eredità a un futuro più attento ai valori, affinché con maggiore responsabilità di quanto non ha avuto la mia epoca, possa dare compimento all'impegno che ha segnato gran parte della mia vita: dare verità e giustizia, quindi dignità, alla storia ufficiale della conquista del K2». -
I mercanti nel tempio. Inchiesta sull'Obolo di san Pietro e i fondi riservati del Vaticano
Finanzieri spregiudicati. Cardinali, monsignori, funzionari della Santa Sede. Centinaia di milioni di offerte dei fedeli svanite tra investimenti temerari e commissioni pagate a intermediari affamati. È la prima inchiesta giornalistica sui fondi riservati del papa: dal giallo dei duecento milioni di dollari per comprare un palazzo a Londra alle rivelazioni del banchiere segreto del Vaticano. Un tesoro nascosto, fuori da ogni controllo contabile e amministrato da un gruppo ristretto di alti prelati e fiduciari, raccolti dietro un'insegna burocratica: Ufficio Affari Generali della Segreteria di Stato. Quanti soldi erano custoditi nei conti segreti (soprattutto in Svizzera)? Come sono stati gestiti? Dove sono stati investiti? In che mani sono adesso? Chi se n'è approfittato? E papa Francesco sarà riuscito a imporre pulizia e trasparenza ai vertici del Vaticano? Gli autori risalgono la corrente, grazie all'accesso a fonti inedite e testimonianze di insider, documenti interni della Segreteria di Stato, carte dell'inchiesta penale vaticana, sulle tracce di vicende sorprendenti come gli affari con Lapo Elkann o il finanziamento del film su Elton John, i fondi a Malta, il salvataggio di una università in Giordania, un piccolo broker che tiene in scacco la Santa Sede, lo scontro frontale tra Ior e Segreteria, arrivando a costruire una trama che sembra quella di una fiction. -
Ho scelto la vita. La mia ultima testimonianza pubblica sulla Shoah
A novant'anni Liliana Segre, superstite della Shoah e senatrice a vita, decide di interrompere il trentennale impegno di testimonianza davanti a migliaia di ragazzi, in centinaia di scuole. Lo fa con un ultimo, indimenticabile discorso pubblico il 9 ottobre 2020 a Rondine (Arezzo). Quando la mia piccola vita fu interrotta e divenni l'altraUn ideale passaggio di testimone alle nuove generazioni, un documento per preservare la memoria di ciò che è stato, raccontato dalla voce di chi l'ha vissuto. E, insieme, un messaggio di incoraggiamento e speranza, di altissimo valore civile, per i giovani e per tutti. Il testo, in cui Liliana Segre ripercorre la sua tragica esperienza, dalle leggi razziali del 1938 alla deportazione ad Auschwitz-Birkenau, è raccolto integralmente in questo libro. Nel volume anche altre parole, immagini, ricordi della senatrice, dal lager fino a oggi, con proposte di approfondimento e un percorso cronologico. Per non dimenticare. E perché la storia non si ripeta né oggi né mai. Prefazione di Ferruccio de Bortoli. I proventi dei diritti d'autore verranno interamente devoluti in beneficenza. -
Il caso Moro e la Prima Repubblica. Breve storia di una lunga stagione politica
«Quell'automobile traforata di colpi, quei giornali sparsi sul sedile posteriore, quel corpo coperto da un lenzuolo, quel rivolo di sangue che attraversa l'asfalto di via Fani. Immagini, impresse nella nostra memoria, che scandiscono un passaggio d'epoca.» Quando e perché è finita la Prima Repubblica? Per rispondere a questa domanda Walter Veltroni ricostruisce un intero, travagliato, capitolo della nostra storia a partire dal rapimento e dall'uccisione di Aldo Moro, che mette fine al disegno politico più ambizioso del secondo dopoguerra, un'alleanza tra la Dc di Zaccagnini e il Pci di Berlinguer, e apre una crisi che forse non si è mai chiusa. Attraverso gli anni del terrorismo e della strategia della tensione, degli attentati e dei Servizi segreti, delle sfide elettorali e delle mancate riforme; da Andreotti a Craxi, da Leone a Cossiga, dal rischio di un colpo di Stato alla scoperta dell'organizzazione segreta Gladio, dalla P2 a Tangentopoli e oltre. L'autore riavvolge il filo della memoria nazionale attraverso eventi e ricordi vissuti da se stesso e dai protagonisti dell'epoca: intreccia così le testimonianze di Virginio Rognoni, Claudio Martelli, Emma Bonino, Beppe Pisanu, Claudio Signorile, Rino Formica, Aldo Tortorella, Achille Occhetto, Mario Segni, ma ritrova anche una rivelatrice intervista al brigatista Prospero Gallinari, carceriere dello statista democristiano assassinato. Un'inchiesta nel nostro passato che illustra fatti, personaggi, versioni inedite e interpretazioni politiche riportando alla luce l'eredità di un disegno infranto che ancora grava sull'Italia di oggi. -
Il giro del mondo dell'arte
Cosa può avvicinare le antiche città della Mesopotamia a Napoli, o l'arte africana alle avanguardie del Novecento? Un incessante vagabondaggio tra culture diverse ma mai distanti che Philippe Daverio ha praticato con convinzione per una vita. Non si stancava di ripetere che ogni mondo dell'arte è legato all'altro, nonostante le differenze evidenti e innegabili. E per questo aveva deciso di dedicare un volume all'arte «degli altri mondi », spesso dimenticata a favore di quella «occidentale» e in realtà fondamentale per capire a fondo la grande cultura europea moderna. Si parte così dagli antichi Egizi e dai Fenici per arrivare alle civiltà del Medioriente e a quelle precolombiane. Si viaggia dal Giappone all'India, dall'Africa alla Cina, dall'Oceania al Sud- Est asiatico e all'America per scoprire il fascino segreto delle più grandi culture mondiali attraverso i capolavori più celebri e i tesori nascosti. Una cavalcata d'autore che è il seguito e il completamento ideale del Racconto dell'arte occidentale: con un occhio sempre attento e fuori dai canoni, pronto a cogliere i dettagli apparentemente minori, ma anche con il senso di un disegno più ampio che lo porta a ricostruire un'esotica storia dell'arte attraverso pittura, scultura e architettura dalla preistoria ai giorni nostri. -
Un italiano contro. Il secolo lungo di Montanelli
Il racconto inedito, pubblico e privato, di un protagonista della nostra storia.Vent'anni fa ci lasciava Indro Montanelli, il giornalista che ha attraversato tutto il Novecento e lo ha raccontato a lungo con la sua verve e il suo piglio controcorrente. Nato a Fucecchio nel 1909, cominciò la sua carriera «dentro alla cronaca» nella guerra d'Abissinia. Da allora, tutti i grandi eventi storici lo videro in prima linea: era nella Spagna della guerra civile, in Polonia quando i panzer tedeschi scatenarono il secondo conflitto mondiale, nei Paesi baltici e nella Finlandia calpestati dai carri armati sovietici. Nel 1943 venne arrestato e condannato a morte dai repubblichini. Fuggito dal carcere, riparò in Svizzera, dove subì l'ostracismo dei fuoriusciti. Finita la guerra rientrò al «Corriere della Sera», dove con i suoi reportage, le sue interviste e i suoi libri di divulgazione storica si guadagnò la fama di giornalista più amato e più contestato d'Italia. Era tra i pochi conosciuti anche oltre confine. Quando la sua carriera sembrava giunta al termine, fondò e diresse due giornali, senza mai rinunciare alla sua indipendenza e al ruolo di bastian contrario. Negli anni bui della Prima Repubblica venne preso di mira e gambizzato dalle Brigate rosse. Alla fine, tornò a occupare la sua stanza al «Corriere della Sera», il giornale che aveva sempre considerato come la sua «casa». Per la prima volta, ne scrivono in questo libro i suoi ultimi direttori, Paolo Mieli e Ferruccio de Bortoli, i giornalisti che parteciparono con lui alla fondazione del «Giornale» e della «Voce» e coloro che lo hanno conosciuto da vicino. Il racconto inedito, pubblico e privato, di un protagonista della nostra storia. -
A Venezia con un piccione in testa. Storia tragicomica degli italiani in ferie
Dalla fine della primavera molti italiani entrano in una strana agitazione e non solo per le scadenze fiscali: è il momento di affrontare la questione delle vacanze estive, almeno per gli imprevidenti che non si sono organizzati prima e al netto di restrizioni pandemiche e mascherine varie. Sbiadito il mito del low-cost, bisogna fare i conti col carovita e in qualche caso ricorrere al mutuo balneare, pur di non apparire «sfigati» sui social, dove postare le foto delle vacanze è ormai un obbligo. Ma come evitare lo stress, la noia, e naturalmente le fregature non di rado in agguato tra i pixel dei siti specializzati e i fotomontaggi di tanti dépliant? Giuseppe Culicchia ci accompagna in un esilarante viaggio attorno al grande rito italiano della vacanza: un grand tour da Venezia a Lanzarote, dalle Alpi al Kazakistan, passando per autogrill, presunti ristoranti stellati, boutique folkloristiche, toilette introvabili, sagre di paese e scene fantozziane. Una radiografia impietosa del Paese in cuffie e infradito che ci aiuta a capire quanto siamo cambiati dalle prime vacanze degli anni del Boom. E perché, sempre più spesso, al ritorno abbiamo bisogno di una vacanza più di quando siamo partiti. -
L' altra via. Costruirsi da soli una casa, progettare per tutti una nuova vita
All’inizio di marzo 2020 Simone e F. partono per un’isola dell’Egeo, dove hanno comprato un rudere in pietra da ristrutturare. Non immaginano che per sette mesi non potranno più allontanarsene, bloccati sull’isola greca dai rigori della pandemia che ha colpito il mondo. Come novelli Robinson, i due cominciano i lavori, costruendo tutto il possibile con le loro mani: dal tetto al letto, dalla cucina al forno di argilla. Intanto, nel silenzio e nella lontananza senza precedenti in cui si trova immerso, Perotti comincia a immaginare un «dopo», non solo per loro due ma per tutti. «La situazione sta degenerando» scrive. «Era evidente anche prima delle emergenze odierne. Rinchiusi in città sempre più grandi, con spazi sempre più ridotti, costretti dai simboli, guidati dal denaro, oppressi da un ritmo sfinente, ci siamo allontanati dalla nostra natura. Tanto da non conoscerla più, da non ricordare nemmeno di averne avuta una.» Nei fondamentali della vita – lavoro, finanza, tecnologia, medicina, convivenza, alimentazione, e perfino case e città – abbiamo sbagliato troppo, e troppo a lungo. Ma liberarsi dal superfluo e dai condizionamenti, tornare padroni del proprio tempo e del proprio destino, richiede un coraggio, anche filosofico e politico, senza precedenti, una vera rivoluzione.Pietra su pietra, idea su idea, questo libro è la storia di un’avventura culturale e umana nel cuore del Mediterraneo; un duro j’accuse che illumina con spietata lucidità la nostra condizione di schiavi volontari; una proposta provocatoria e appassionata per il futuro di cui abbiamo bisogno. -
Forte come la vita, liquido come l'amore
Quanto abbiamo bisogno degli altri e quanto ne temiamo il coinvolgimento in un’epoca dominata dall’apparenza e dalla velocità? Dove passa il confine tra amore e paura? Thomas Leoncini esplora i cambiamenti delle relazioni nella nostra effimera società liquida riprendendo il filo interrotto di un lavoro iniziato scrivendo con Zygmunt Bauman il bestseller internazionale Nati liquidi. Arriva così a tracciare una sorta di breve filosofia della vita quotidiana in chiave autobiografica, dove tra confessione e riflessione, storie, metafore e letteratura, affronta le trasformazioni di un mondo dominato dal web, dalla mutazione tecnologica del corpo, dall’aggressività riversata sui social, dai nuovi costumi sessuali. Attraverso la storia delle idee della psicologia e della sociologia, si fa strada un messaggio chiaro e potente per le nuove generazioni e per tutti coloro che cercano di navigare nello stretto pericoloso tra amore e invidia, isolamento e comunità. Forte come la vita, liquido come l’amore è allo stesso tempo un manifesto e un appello sull’urgenza di prenderci cura degli altri. Ma anche per capire meglio noi stessi e comprendere l’importanza della guarigione in un tempo guidato dal profitto e dalla tecnologia. -
La falena e la montagna. Una storia di Everest, amore e guerra
1934, Darjeeling, India. Un uomo lascia la sua camera d'albergo, furtivo. A prima vista, sembra un monaco tibetano un po' eccentrico, con il suo cappello di pelo bhutanese, gli scarponi chiodati e un ombrello in mano, ma se qualcuno sollevasse i suoi occhiali scuri, vedrebbe un paio d'occhi verdi e una pelle chiarissima. Dove sta andando, Maurice Wilson, così conciato? Veterano della Prima guerra mondiale nell'esercito inglese, ha cercato - invano - di medicare le sue ferite con una vita nomade e sentimentalmente agitata. Finché non l'ha folgorato il sogno dell'estrema avventura: volare da Londra ai piedi dell'Everest con un biplano di nuova progettazione, Moth, la falena, e poi di lì raggiungere la cima più alta del pianeta, al tempo inconquistata. Poco importa che Wilson non abbia mai scalato una montagna, né mai pilotato un aereo. E nemmeno che la diplomazia internazionale guardi con puro terrore al suo progetto, e che il governo tibetano non gli abbia dato il permesso di atterrare, le autorità britanniche l'abbiano diffidato dal decollare, quelle nepalesi gli vietino di varcare il confine e in India gli sia stato sequestrato l'aeroplano. Wilson avrebbe piegato il suo corpo e la sua mente alle necessità dell'impresa. Avrebbe sconfitto o aggirato ogni ostacolo fisico, pratico e burocratico si fosse frapposto alla realizzazione del suo sogno. E avrebbe camminato, per quei 480 chilometri che lo dividevano dall'Everest, per poi salire in vetta. Da solo e per primo. Ed Caesar ricostruisce con passione, attraverso documenti di prima mano, una storia sepolta da quasi un secolo - ma che aveva ispirato anche Reinhold Messner nella sua prima ascesa in solitaria del 1980: l'ossessione dell'Everest, condivisa da generazioni di alpinisti, è l'anima di un personaggio intrepido, folle, magnetico, che, oltre ogni limite razionale, cerca più della vetta, la bellezza, la verità, se stesso. -
Gli amanti sommersi
Marzio è un comandante. Giovanna è una staffetta. Glauco è un medico, e il principale ideologo italiano di una nuova teoria della razza. Siamo negli anni Trenta del Duemila e un regime paramilitare ha preso il controllo dell'Italia. I dissidenti, in clandestinità, si fanno chiamare «Dinosauri» perché rinunciano innanzitutto a qualsiasi comunicazione digitale: il consenso e la repressione passano infatti attraverso gli smartphone, i computer, il potentissimo Social Unico. La Resistenza combatte alla vecchia maniera: messaggi, staffette, imboscate e tradimenti. Impegnati nella ricerca di documenti fondamentali per la causa, che si trovano in mano a Glauco, Marzio e Giovanna non sanno che su di loro incombe la Storia, raccolta nel misterioso Libro degli amanti. Scritto da un vecchio partigiano, narra di Gianna e Neri, due protagonisti dell'arresto di Mussolini la cui vicenda è molto simile alla loro. Troppo simile. Quando se ne accorgono forse è già tardi per salvare l'impegno, la paternità, l'amore e persino la vita. Mentre il regime va in crisi, i Dinosauri sembrano trionfare, le illusioni crollano, Marzio e Giovanna attraversano il fuoco, avvolti dai cerchi sempre più stretti di un passato che tocca il futuro. Con l'avventura di un amore intriso di lotta politica, Mattia Conti entra nella Storia da un'angolazione nuova, leggendola con gli occhi degli unici per cui tutto deve ancora succedere: i cittadini di domani. Gli amanti sommersi è il romanzo storico della generazione fluida: ci interroga sui sentimenti e sulle passioni politiche con uno sguardo maturo e nuovo e restituisce con ardore la Resistenza alla dimensione viva del presente. -
L' aragosta vive cent'anni
«Lo sai che l'aragosta vive cent'anni?» Sono le parole che Sabrina vede comparire all'improvviso sullo schermo del suo computer. Ma non in una chat, o su un social: no. Proprio in un file di word, al quale sta affidando i suoi pensieri come a un diario. Chi è il misterioso hacker che si è intrufolato nelle sue giornate? Cosa vuole da lei? Nonostante l'inquietudine, non può impedirsi di provare un'inconfondibile emozione, quella delle cose nuove che iniziano. E in breve l'intrusione informatica diventa un'amicizia virtuale, una «stanza tutta per sé» in cui raccontare frustrazioni, paure, rimpianti: la fine dell'amore con il marito, i problemi con le figlie adolescenti, la perdita del lavoro in televisione. Già, ma un'emozione positiva, mai? Giorno dopo giorno, Sabrina impara che per migliorare la propria vita bisogna innanzitutto modificare la prospettiva da cui la guardiamo. Mentre un lavoretto accettato quasi per noia si trasforma in una sfida vera, e la primavera porta un'emozione dal sapore di rinascita, l'interlocutore continua però a rifiutare di rivelarsi e Sabrina non può fare a meno di interrogarsi su ogni uomo che l'avvicina per caso: sarà lui la «voce» che le parla ogni sera dal monitor del suo portatile, scrivendole frasi così poco indulgenti eppure capaci di curarle l'anima? ""L'aragosta vive cent'anni"""" è una storia lieve e intensa, che entra nel cuore e lo tiene in sospeso. Un romanzo al femminile sorprendente e sincero sui cambiamenti e sulle possibilità che la vita ci offre."" -
Mediterraneo
"«La verità è che sto scappando. Qualcuno mi sta addosso.» È l’email inquietante che Giovanni Belisario riceve dal figlio Christian, da tempo lontano da casa e ora, a quanto pare, incappato in qualche guaio sull’isola di Creta. Nel messaggio c’è una richiesta di denaro, la promessa di ulteriori spiegazioni, insomma tutto ciò che serve per mettere in allarme un genitore e indurlo a partire. Ma arrivato in Grecia, Giovanni scopre che il giovane non è più lì. Forse è a Istanbul. Forse a Gerusalemme. In un viaggio scandito da messaggi vocali, indizi, incontri e incidenti, Belisario si immerge nel Mediterraneo, in ogni senso, mentre la caccia all’uomo si accompagna a una ricerca quasi filosofica sulle tracce di radici antiche. Su queste sponde infatti sembra di poterli incontrare tutti: da Arianna a Persefone, da Epicuro a Maometto… E anche la scomparsa di Christian appare legata a un oggetto molto particolare, capace di unire passato e futuro. Un oggetto che qualcuno sta cercando senza sosta e a qualsiasi costo. «Saremo anche rane che nuotano in uno stagno, ma quale stagno ha partorito così tante civiltà, così tante idee, così tanti mondi, e – perché no? – così tante guerre e tanti inganni?» riflette Belisario, intento alla sua Odissea di terra in terra e di porto in porto. Intrigante e colto, il nuovo libro di Gianluca Barbera riesce nella vertiginosa impresa di combinare avventura e romanzo filosofico, echi di spy story e tragedia classica, in un intreccio tanto appassionante quanto sorprendente." -
L' ora delle lucertole
Il futuro comincia sempre adesso. È quello che sembra dirci questo romanzo di Aldo Pasetti in cui le inquietudini degli anni Settanta vengono proiettate in un mondo irriconoscibile dove la tecnologia ha sostituito la natura e dove l'uomo sembra aver perso il senso stesso dell'esistere. In una Terra aliena si muovono due giovani, unici sopravvissuti di una schiera di rivoluzionari delusi che ha cercato nella fuga verso il futuro una occasione. Il viaggio verso un nuovo Mondo, o meglio un nuovo Tempo, sarà molto diverso da quello immaginato. Torna in libreria un'opera che non ha perso la sua carica distopica da quando venne pubblicato per la prima volta nel 1971 con la presentazione di Dino Buzzati che sotto forma di racconto breve accompagna il lettore in questo viaggio nel tempo che verrà. Scrive Buzzati: «Né io adesso qui vi spiegherò di quale pazzo viaggio si tratti, né di quali strepitosi prodigi Aldo Pasetti sia stato testimone. Certo, è stato un viaggio meraviglioso...». Un invito al lettore a intraprendere l'avventura tra queste pagine dove troverà una storia che arriva dal passato, parla del futuro, ma che per modernità dello stile e degli argomenti che affronta sembra scritta oggi. Prefazione di Dino Buzzati. -
Occhi azzurri
Tenochtitlán, 30 giugno 1520. È l'ultima notte degli spagnoli nella capitale dell'impero azteco, ed è passata alla storia come la «Noche Triste». Dopo la «strage del Templo Mayor», l'odio dei tlaxcaltechi verso i conquistadores trabocca come una marea, e si mischia alla pioggia che batte furiosa sulla città, travolgendo gli uomini di Hernán Cortés in disordinata e sanguinosa ritirata. Tanto disperato è il tentativo di salvare la pelle che molti lasciano indietro l'oro dei saccheggi, per correre più leggeri verso la salvezza. Non lui, il soldato dagli occhi azzurri, che non vuole rinunciare, a nessun costo, alla promessa che quel tesoro racchiude, la promessa che lo ha portato fin lì. È il prezzo del suo coraggio, gli ha sacrificato tutto, persino la sua paura. ""Occhi azzurri"""" è una miniatura perfetta in cui una notte di ferro e sangue racchiude il senso di due universi che collidono: nel fragore della battaglia, nel terrore che tutto avvolge nella sua cappa scura di morte, sentiamo il soffio leggero di desiderio, speranza, amore, a rammentarci come le pagine più terribili della Storia riescano spesso a essere - senza cadere in contraddizione - anche «indimenticabili e magnifiche»."" -
Le impazienti
Camerun, Regione del Nord: tre donne, tre matrimoni, un unico destino. Ramla ha diciassette anni ed è costretta dal padre a lasciare gli studi e a sposare un uomo di cinquanta. Crede che sua cugina Hindou sia più fortunata di lei, perché il suo promesso sposo Moubarak di anni ne ha solo ventidue, e non è brutto, tutt'altro. Ma sbaglia, perché Hindou sa bene di che pasta è fatto suo cugino e qualsiasi sorte sarebbe per lei meglio che essere data in sposa a lui. Safira, trentacinque anni, per ventidue è stata la prima e unica moglie di Alhadji Issa, l'uomo più importante della città. Fino al giorno in cui Ramla non entra in casa sua come «co-sposa», e i suoi occhi cominciano a consumarsi dalla gelosia. Per nessuna di loro c'è una via di fuga, una strada diversa che non le consegni all'istante alla riprovazione sociale, alla gogna pubblica. L'unico antidoto alla sofferenza, alla violazione, l'unica soluzione che viene loro additata, il basso continuo delle loro esistenze interrotte, è la pazienza, nel nome di Allah. La capacità senza limiti di sottomettersi, nascondere, accettare di buon grado, senza un pianto, un lamento, un grido. In questa prova sta il valore di una donna, su questa scala si misura la sua virtù. Grazie alla pazienza si può sopravvivere. Grazie alla pazienza di tante come loro, tutto un sistema sociale può sopravvivere. Con questo romanzo polifonico Djaïli Amadou Amal ci riporta a un universo sommerso, tribale, in cui la femminilità non ha diritti e il rapporto fra i sessi è fondato sulla prepotenza. Scortica, disseziona, riduce all'osso i meccanismi di una cultura patriarcale progettata per schiacciare le donne, mostrandoci i danni irreparabili che produce, la sua intrinseca violenza. Una violenza cui le donne stesse si condannano, nel momento in cui rinunciano ai sogni per abbracciare i doveri, insegnando alle proprie figlie a fare lo stesso. Così Amal ci insegna a guardare con sospetto, sempre e ovunque, chi ci chiede di «pazientare» a ogni costo, mettendoci in guardia contro la subdola minaccia che in questo invito si annida. -
Il giallo del gallo. Le nuove involontarie indagini del commissario Mineo
Al commissariato di Terrasini-Cinisi è in corso una guerra. Contro la malavita, visto che gli omicidi si susseguono? Niente affatto: contro la vile mano anonima che continua a disseminare di 800A i muri del paese, in barba a tutte le telecamere di sicurezza. È questo il cruccio principale del commissario Saverio Mineo (oltre a sua moglie, naturalmente). Ma se fosse tutto qui, forse gli resterebbe un po’ di tempo per la sua attività principale, leggere la «Gazzetta dello Sport». E invece, una nuova ondata di delitti sembra scatenarsi apposta per rovinargli le giornate: tre omicidi che richiedono indagini rischiose, con la comparsa sulla scena di un gallo da combattimento assai aggressivo e, in un altro caso, addirittura di un vampiro. Tra un imprescindibile acquisto di scamorze e una visita al bar per rievocare storie di eccentriche glorie del calcio, il commissario riesce comunque a inchiodare i colpevoli, grazie al suo udito prodigioso e all’ormai leggendaria distrazione creativa che gli fa trovare il bandolo della matassa mentre pensa ad altro. Ma questo imbrattatore di muri che lo perseguita lo fa sudare, e sembra sfuggirgli dalle mani. Saverio Mineo, che è stato definito «l’anti-Montalbano», è il più esilarante e umano antieroe del giallo italiano: svogliato, insofferente, iracondo e pavido, oltre che un po’ ipocondriaco, ma capace di capire le persone, le loro debolezze e i loro difetti, perché li condivide. È questo a fare di lui un investigatore migliore di quanto chiunque si aspetti. Ed è per questo che le sue avventure divertono, appassionano e restano nel cuore -
Manuale di marketing romagnolo
«Mettetevi davanti a uno specchio, possibilmente in posizione eretta. Se non disponete di uno specchio o di una posizione eretta fate con quello che avete in casa. Posatevi una mano sulla spalla e dite a voi stessi: Che sburone che sono. Che sburone che sono.» È solo uno dei molti esercizi in cui cimentarsi per diventare esperti di Marketing romagnolo, una delle tecniche di vendita più infallibili ma stranamente l’unica che non avesse ancora prodotto un manuale. Paolo Cevoli colma questa lacuna svelando il segreto del successo dei romagnoli, così come lui stesso l’ha appreso in una vita che non gli ha fatto mancare le svolte professionali. Primo impiego alla Pensione Cinzia, l’attività di famiglia dove ha fatto per molte estati il cameriere, per continuare con le felici esperienze di manager e imprenditore e la carriera di comico a Zelig. A ogni passaggio ha imparato uno o più segreti del successo. Per questo, il libro che avete tra le mani non è solo divertente, è utile. Contiene istruzioni che possono sembrare semplici, ma hanno fatto la fortuna della Romagna intera. Per esempio? Ai clienti ci devi volere bene. Il barometro va tenuto rotto sul «bel tempo», tanto domani sarà sempre meglio di oggi. E soprattutto la spaghettata aglio olio e peperoncino di mezzanotte è gratis… ma il da bere si paga. Non mancano le lezioni apprese dalla Storia, perché anche Ulisse, Abramo, Cristoforo Colombo erano romagnoli anche senza saperlo. Ora, grazie a questo manuale, potete diventarlo anche voi. E sapete qual è la cosa migliore? Non importa nemmeno leggerlo: basta comprarlo, tenerlo in tasca e dire a tutti che vi ha cambiato la vita.