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Alle frontiere del dialogo. Religioni, Chiesa e salvezza dei popoli. Inediti
Che il dialogo tra le diverse religioni sia una necessità storica, soprattutto per raggiungere la riconciliazione fra i popoli e scongiurare nuove guerre planetarie, è un dato assodato. Jacques Dupuis, però, si è spinto ben oltre nella sua ricerca intellettuale, arricchita da 40 anni come missionario in India: le religioni non cristiane possono diventare vie di salvezza in nome dello stesso Gesù Cristo. È stata questa nuova prospettiva a causare al teologo belga l'accusa di «eresia» da parte del Vaticano di papa Wojtyla, tramite il consigliere di quest'ultimo, il cardinale Joseph Ratzinger. In questo libro, che per la prima volta mette a disposizione alcune riflessioni del gesuita del dialogo, Dupuis presenta in modo chiaro e conciso la sua teologia cristiana delle religioni. Ovvero, la convinzione che «i membri di altre tradizioni religiose sono salvati attraverso Gesù Cristo all'interno di queste tradizioni e attraverso di esse». Una rivoluzione nel pensiero cattolico, che Dupuis ha pagato con l'ostracismo della gerarchia. Ma che resta feconda per l'azione della chiesa, chiamata a misurarsi con un orizzonte ben più vasto di sé stessa: quello del Regno di Dio, che ha confini ampi come la storia del mondo. -
Le parole sono ponti. Comunicare per rispettarsi
Molto di noi si gioca sulle parole: incontri e scontri, dialoghi e rotture, prese di posizione e scelte di vita. Siamo artigiani della comunicazione, i nostri attrezzi sono le parole. Ma siamo capaci di usarle bene? Come fare affinché il nostro comunicare sia pacifico e non ostile? Sappiamo che verba (non) volant, anzi possono ferire e creare fossati difficili da superare? Queste pagine, ricche di esempi pratici e di consigli fruttuosi, ci aiutano a far sì che le nostre parole diventino carezze e propostele non risultino pugni o comandi. Saper parlare con consapevolezza, responsabilità e rispetto è un compito cui non possiamo sottrarci. Per vivere in maniera costruttiva con gli altri. -
Umani come Gesù. La sfida della Grande Sconnessione
La Grande Sconnessione fa di noi - impigliati nella Rete - degli atomi, dei malati di indifferenza. È l'esito di un progetto economico, politico, antropologico, che induce la disumanizzazione dei rapporti interpersonali. Urge coltivare una spiritualità della riconnessione che ci aiuti a rifare le relazioni: con Dio, con il prossimo e la comunità, con la Natura e la nostra interiorità. L'umanità dell'uomo è a rischio. Riscoprire l'umanità di Gesù è una priorità missionaria. È Lui che ci indica cosa davvero è umano secondo il cuore di Dio. Ed è Lui che ci spinge a promuovere la globalizzazione della fraternità. E invece che di muri e steccati, saremo esperti di ponti e abbracci. -
Un vescovo in Arabia. La mia esperienza con l'Islam
«Bianco e nero, e basta: non funziona così. E soprattutto non funziona così alcun dialogo. L'analisi delle differenze è nemica della spettacolarizzazione emotiva e della mobilitazione. Quando si vive in regioni come la nostra, allora tutto diventa più frammentario, perché noi facciamo altre esperienze». Dal 2003 Paul Hinder è vescovo nella Penisola araba, la terra sacra per ogni musulmano perché qui Maometto fondò la religione ispirata dal Corano. In queste pagine, per la prima volta un vescovo cattolico racconta cosa significa vivere da cristiani nei Paesi governati dagli sceicchi dei petrodollari, dove la fede islamica avvolge ogni aspetto della vita e non esiste libertà religiosa, ma solo di culto. La testimonianza del vescovo Hinder è preziosa perché racconta in presa diretta le difficoltà, le speranze e le conquiste di quel dialogo tra cristiani e musulmani che resta una delle chiavi per la pace nel mondo. Alieno da ogni faciloneria nel confronto interreligioso, realista nell'affrontare gli snodi di una convivenza socio-religiosa che interpella anche l'Occidente, Hinder offre un esempio di quell'ottimismo della speranza proprio di chi vive la fede cristiana come ragione di vita. E per questo non ha né paura dell'altro né vergogna della propria tradizione. -
Agenda biblica e missionaria 2019
"Che Tu sia lodato, Signore, per quest'opera meravigliosa dei popoli dell'Amazzonia e per tutta la biodiversità che queste terre racchiudono!""""" -
Educare è roba seria. Corresponsabilità, oratorio, vocazione. Parole per il domani
Crisi educativa, emergenza educativa, crisi di valori... Quello che vediamo svolgersi davanti agli occhi è stato chiamato in molti modi: la trasmissione da una generazione all'altra non funziona più come un tempo. Sembrano saltati i riferimenti, ogni cosa viene messa in discussione, la stessa possibilità di educare sembra svanire nel vuoto della Rete. Johnny Dotti, che è padre, formatore e pure imprenditore sociale, ci fa intuire in queste pagine la forza rivoluzionaria della tradizione, recuperando parole (ed esperienze) antiche e ridando ad esse forma nuova. Attraverso cinque lettere ad altrettanti interlocutori (due genitori, un prete, una comunità, un giovane e due nonni), Dotti ci fa scoprire il senso autentico e sovversivo della «corresponsabilità», parola che rimanda a una chiamata e a una risposta, cioè al mistero (umano e religioso insieme) della vocazione. L'oratorio, il luogo educativo all'ombra del campanile aperto sulla piazza da secoli, cerniera tra sacro e profano, può essere il caso concreto in cui mettere in gioco la corresponsabilità di usare «mente, cuore e mani» per dare un futuro di senso alla nostra società. Pagine dense di esperienza e di pensiero, che ci possono aiutare nell'entusiasmante avventura di educare oggi. -
Soffia dove vuole. Lo Spirito Santo dal Big Bang alla liberazione degli oppressi
La pneumatologia, la branca della teologia che studia lo Spirito Santo, è la «cenerentola» delle scienze teologiche. L'indagine speculativa su cosa significhi e in che modo sia raccontabile l'azione dello Spirito di Dio è rimasta spesso ai margini della teologia. In queste pagine Leonardo Boff affronta in maniera sistematica la natura, le manifestazioni e le declinazioni dello Spirito nelle vicende del mondo. Boff traccia una nuova teologia dello Spirito per la tradizione cristiana occidentale nella quale, a suo giudizio, per troppo tempo «non è stata sufficientemente riconosciuta la missione dello Spirito: creare di nuovo; essere, nella storia, la fantasia di Dio per rendere continuamente buona-notizia il messaggio di Gesù». Boff fa dialogare le ultime acquisizioni della scienza sulle origini e l'evoluzione della vita con una teologia della storia che rintraccia l'azione dello Spirito negli eventi recenti, ad esempio il Concilio Vaticano II, il crollo dell'impero sovietico, il sorgere della sensibilità ecologica, la nascita della teologia della liberazione... Appoggiandosi su maestri e maestre di ieri e di oggi quali Ildegarda di Bingen, Gioacchino da Fiore, Paul Tillich e José Comblin, Boff indaga le multiformi espressioni dello Spirito Santo, attivo nelle pieghe dei giorni umani, in particolare a fianco degli ultimi. Perché «la Pentecoste è stata solo l'inizio». -
«Il mio caso non è chiuso». Conversazioni con Jacques Dupuis
Questo è un libro molto importante. Attingendo a documenti vaticani segreti, racconta le modalità dei processi dottrinali sotto Giovanni Paolo II e il cardinale Joseph Ratzinger, per 25 anni custode dell'ortodossia cattolica e in seguito eletto papa. Jacques Dupuis ha vissuto sulla sua pelle, fino alle estreme conseguenze (lo stress del processo vaticano gli ha causato scompensi fisici che ne hanno causato la morte), l'anonima durezza dell'inquisizione ecclesiastica: delazioni, indagini segrete, accuse poi ritrattate, terra bruciata intorno, continui sospetti. Per 36 anni missionario e insegnante in India, consulente della Santa Sede per il dialogo interreligioso, per più di dieci anni docente alla Gregoriana, Dupuis racconta in quest'intervista, conclusa pochi giorni prima di morire, l'evolversi del «caso» che l'ha reso drammaticamente celebre: l'avversione del Vaticano per la sua teologia del pluralismo religioso; le ragioni in base alle quali ne ha confutato le accuse grazie all'appoggio di vari colleghi; il confronto con Ratzinger e i suoi collaboratori (i cardinali Bertone, Amato e altri), tutti incapaci, secondo il teologo belga, di cogliere la verità della sua proposta, che univa l'indefessa fede nell'unicità salvifica di Gesù Cristo all'apertura verso le altre religioni comprese come vie di salvezza. Leggere queste pagine significa fare i conti con una vicenda non sanata nella chiesa, i cui vertici hanno messo sotto accusa un uomo che amava affermare: «Posso dire in tutta sincerità che Gesù Cristo è stato l'unica passione della mia vita». Prefazione di Giancarlo Bosetti. -
La nostra morte non ci appartiene. La storia dei 19 martiri d'Algeria
Centocinquantamila morti ammazzati tra il 1992 e il 2001. L'Algeria, stretta nel morso di una guerra civile tra islamisti ed esercito, ha visto cadere anche 19 religiosi cattolici, suore, consacrati, monaci, un vescovo. Vite innocenti stroncate dalla furia omicida che bollava umili religiose e uomini di preghiera con l'epiteto di «crociati». Niente di più falso: la vicenda della chiesa in Algeria è una delle pagine più evangeliche del Novecento. Una presenza semplice, spoglia, libera e fedele a Cristo, soprattutto durante il dramma del terrorismo islamista. Papa Francesco ha riconosciuto il martirio di questi «oscuri testimoni della speranza» elevandoli agli altari. Uomini e donne che, mentre intorno a loro migliaia di persone venivano massacrate, non sono fuggiti né si sono messi in salvo, ma hanno deciso di restare a fianco dei propri fratelli e sorelle a costo della vita. In questa scelta di libertà, raccontata anche nel celebre film Uomini di Dio, si staglia la grandezza di questi religiosi, che avevano già donato la vita nel quotidiano. E perciò hanno accettato il rischio di una fine violenta, come testimonia la frase di Christian de Chergé che dà il titolo al libro. Queste storie di fede e umanità, raccontate dal postulatore della causa di beatificazione, continuano a parlarci con la forza inesauribile dei martiri di ogni epoca. Prefazione di Enzo Bianchi. -
Pierre e Mohamed. Algeria, due martiri dell'amicizia
«Un'amicizia fraterna in una terra difficile» - RobinsonrnDue amici: Pierre Claverie, un vescovo cattolico, Mohamed Bouchikhi, un giovane musulmano. Il primo ha scelto di restare in Algeria per testimoniare Cristo dentro la violenza del terrorismo. Il secondo ha deciso di diventare il suo autista. Intorno a questi due personaggi, reali come la vita e la morte, infuria la guerra civile: siamo nell'Algeria degli anni Novanta, 150mila morti ammazzati nello scontro fratricida fra integralisti islamici e militari. Queste due voci raccontano un'amicizia in grado di vincere, spiritualmente, anche la morte: il vescovo Pierre che resta a fianco del suo popolo come chi rimane «al capezzale di un fratello ammalato, in silenzio, stringendogli la mano». Per questo motivo oggi la chiesa lo riconosce martire. E l'autista Mohamed, ben consapevole del rischio, che resta accanto all'amico cristiano in pericolo di vita. Fino alla fine, fino a quel drammatico 1 agosto 1996. In queste pagine Pierre e Mohamed, ricostruiti da Adrien Candiard, ci trasmettono un'incrollabile verità: «Amare non è forse preferire l'altro alla propria vita? Senza la morte non ci sarebbe nulla da preferire a noi stessi». Prefazione di Timothy Radcliffe. Postfazione di Jean-Paul Vesco. -
A casa nostra. I nuovi ragazzi della famiglia Calò
«Basta, stanno morendo tutti, non si può continuare così, dobbiamo fare qualcosa. Non abbiamo niente, ma possiamo aprire la nostra casa». E così avvenne: I'8 giugno 2015, la famiglia di Antonio Calò e Nicoletta Ferrara si è aperta, anzi spalancata. Oltre ai 4 figli avuti in 30 anni di matrimonio, ecco entrare nella casa di questi insegnanti trevigiani 6 nuovi figli: Ibrahim, Tidjane, Sahiou, Mohamed, Saeed, Siaka. Giovani musulmani provenienti da Gambia, Guinea-Bissau, Ghana, Costa d'Avorio, sbarcati in Italia alla ricerca di un futuro migliore di quello lasciato alle spalle: povertà, persecuzioni e miseria in patria, violenze e torture in Libia, il rischio di un naufragio sui barconi del Mediterraneo. Nicoletta Ferrara, la mamma, ci racconta giorno per giorno il formarsi di questa inedita famiglia: 12 persone tra cucina e soggiorno; le lingue wolof, mandingo e fula mescolate all'italiano come la pastasciutta e i cibi africani; le regole di casa: scuola e lavoro. E poi le lungaggini della burocrazia, ma anche il sostegno di tanti amici. E il bene che si fa contagio intorno. «La nostra casa non è più nostra. È casa per chi non ha casa», scrive Ferrara spiegando il perché di una scelta radicata in una visione cristiana delle cose. Una decisione profetica, che brilla in queste pagine intense e appassionanti. -
Confessioni di un animista. Fede e religione in Africa
Animismo, che parola! Il nostro immaginario vi associa dimensioni negative come «magia» o «superstizioni». Padre Orobator, teologo di vaglia, denuncia l'utilizzo storicamente spregiativo di tale termine. Egli invece lo rivaluta in chiave positiva, poiché la religione tradizionale africana «incarna un profondo radicamento nello Spirito che dà vita a ogni cosa» e stabilisce la «capacità di connessione con la parte più profonda di ogni realtà». In altre parole, l'animista vede il creato come «una carezza di Dio» (Francesco). Orobator sa bene di cosa parla. Nigeriano, figlio di genitori sacerdoti di un culto tradizionale, a 16 anni chiede il battesimo; in seguito si farà gesuita. Ma non per questo tronca le radici della sua cultura, memore delle parole di Paolo VI: «L'africano che diventa cristiano non disconosce sé stesso». Mentre il cattolicesimo europeo langue, l'Africa diventa il continente con più cristiani al mondo. Ma quel che conta non sono le statistiche. Secondo Orobator il cristianesimo continuerà a crescere in Africa: ma ciò avverrà grazie alla vitalità dell'animismo, non malgrado esso. Tale freschezza spirituale diventa feconda non solo per il continente nero: «Lo spirito di ospitalità e tolleranza di cui è permeata la spiritualità africana può essere una risorsa per il cristianesimo globale, che ha bisogno di modelli di dialogo e reciprocità». -
Volevo far germogliare l'Africa
Ha dato l’istruzione e un futuro a centomila bambini e bambine africani. Eppure da ragazzo era – parole sue – «uno scapestrato». Ma l’esempio di un missionario accese nella fantasia del giovane Giovanni il desiderio di donarsi interamente a Dio servendo l’Africa. A 30 anni arriva nel cuore del Continente, l’Uganda: in 50 anni di missione, scandita dal pregare e dal fare, espressione tipica della fede e dell’indole brianzola, padre John Scalabrini spende e spande la sua vita per il popolo acholi e per i più poveri di Kampala. La sua vita diventa un'avventura tumultuosa per fare del bene a tutti. In queste pagine seguiamo padre John a bordo della sua jeep nella savana africana tra bestie feroci e donne partorienti da portare all’ospedale; lo accompagniamo quando contratta e compra mulini e motori per la sua gente; ridiamo con lui mentre racconta di quella messa cui partecipava anche un grande serpente! Ma soprattutto scopriamo l’invincibile ottimismo di un uomo in missione per conto di Dio che motivava così il proprio lavoro: «Mi spezzo la schiena perché me l’ha insegnato il Vangelo». Presentazione di Daniele Valerin. -
Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo
Questo libro mostra come le visioni «umanitarie» delle fondazioni dei ricchissimi e generosissimi, da John Rockefeller a Bill Clinton e Mark Zuckerberg, sono potenti strumenti di controllo planetario. A colpi di donazioni, con ovvi benefici, i filantrocapitalisti si assicurano che il turbocapitalismo non venga messo in discussione.rn«Siamo proprio sicuri che la magnanimità dei coniugi Gates, o dei coniugi Clinton, o di Ted Turner e Mark Zuckerberg sia ""pura""""? Pare proprio di no, scrive Nicoletta Dentico. Le donazioni producono vantaggi fiscali, politici e commerciali: i famigerati turbocapitalisti si sono trasformati in filantrocapitalisti. Ma l'approccio neocolonizzatore non è cambiato» - La Letturarn«Questo libro sarà una bussola importante per difendere le nostre libertà dalla ricolonizzazione del filantrocapitalismo» - Vandana Shivarnrn«Il filantrocapitalismo olia le ruote delle imprese. Gli emarginati della Terra non vogliono carità, vogliono giustizia» - Nicoletta DenticoIl G8 del 2001 non va ricordato solo per le violenze a Genova. Durante quell’evento veniva lanciato il «Fondo Globale per la lotta all’aids, alla tubercolosi e alla malaria» voluto da Bill Gates. Una cosa buona, che però ha messo alle corde Oms e Unaids, le agenzie Onu sulla salute. Nel 1997 Ted Turner, il fondatore della Cnn, erogò la maggior donazione di sempre all’Onu. Nella corsa al vaccino anti-covid spicca la Bill & Melinda Gates Foundation. Solo un caso? Non proprio. Sono esempi dello svuotamento, operato da privati, delle più alte istanze internazionali pubbliche.rnrnQuesto libro mostra come le visioni «umanitarie» delle fondazioni dei ricchissimi e generosissimi, da John Rockefeller a Bill Clinton e Mark Zuckerberg, sono potenti strumenti di controllo planetario. A colpi di donazioni, con ovvi benefici, i filantrocapitalisti si assicurano che il turbocapitalismo non venga messo in discussione.rnrnPrimo obiettivo, la salute: «Bill Gates ha puntato a comprarsi un’intera agenzia Onu, l’Oms. La cosa gli sta riuscendo; è grave che la comunità internazionale glielo permetta». Altro campo di battaglia, l’agricoltura: la «Rivoluzione verde» in Africa funge da battistrada agli Ogm.rnrnDopotutto, una mano lava l’altra. La ricchezza delle aziende permette la filantropia, la filantropia apre nuovi mercati alle aziende. Il filantrocapitalismo non ci rimette mai. La democrazia, sì."" -
Frontiera Amazzonia. Viaggio nel cuore della terra ferita
Oro, petrolio, rame, legname, coltivazioni intensive. Le sfavillanti ricchezze dell'Amazzonia oggi sembrano assumere i colori tetri della sua rovina. Lo sfruttamento dei beni naturali in quell'area del pianeta causa una spoliazione drammatica delle sue risorse che interessa - letteralmente - tutto il mondo: ogni cinque bicchieri d'acqua che beviamo, uno viene dell'Amazzonia. Ma questa non è solo una questione ecologica: i drammi sociali generati da tale abuso selvaggio stanno sconvolgendo popolazioni indifese, lasciate in balia della legge del più forte. Lucia Capuzzi e Stefania Falasca, giornaliste che non si rassegnano al sentito dire, hanno seguito il corso del Rio delle Amazzoni. E qui raccontano la terra amazzonica e i popoli che vi abitano tramite un prisma di situazioni-limite, ad esempio lo sfruttamento selvaggio delle miniere di rame nella Cordillera ecuadoriana e i traffici di legname che grondano sangue sulla Triple frontera tra Colombia, Brasile e Perù. Danno voce a chi resiste alla forza dell'agrobusiness in Brasile e prestano ascolto agli indios che rifiutano di abiurare al proprio stile di vita. Il racconto delle ferite dell'Amazzonia odierna, che troviamo in queste pagine, è illuminato dalle storie delle tante persone che ogni giorno lottano perché la bellezza di quella terra e la dignità di quelle genti restino vive e continuino a parlarci. Prefazione di card. Claudio Hummes. -
Nohimayu l'incontro. Amazzonia: gli yanomami e il mondo degli altri. Storia della missione Catrimani
«Perché disturbare gli indios? La domanda è lecita e ce la siamo posta anche noi. Ovviamente verrebbe voglia di ragionare così: se gli indios hanno continuato a vivere indisturbati e felici nel loro regno verde per millenni, perché andare a disturbarli col rischio di infrangere irreparabilmente quell'equilibrio che li ha tenuti in vita fino ai nostri giorni? Perché ostinarsi a penetrare in un ambiente senza essere richiesti, non solo, ma anche col pericolo di rovinare tutto?». Riflessioni del marzo 1966 di mons. Servilio Conti, all'epoca vescovo di Roraima, territorio (divenuto successivamente Stato) dell'Amazzonia brasiliana. Pochi mesi prima (ottobre 1965), due missionari della Consolata avevano fondato tra gli yanomami la missione Catrimani. Con idee innovative: nessuna imposizione neocolonialista, condivisione della vita e della cultura, una modalità d'incontro indigena (nohi-mayu). E una scelta di campo chiara contro gli invasori di ogni risma (militari, cercatori d'oro, boscaioli, latifondisti), interessati a impossessarsi (a qualsiasi costo) delle ricchezze amazzoniche. Superato il mezzo secolo di vita, la missione Catrimani testimonia un nuovo modo di fare Chiesa. Un modo rivoluzionario e forse profetico. Questo libro, scritto da diversi protagonisti di questa «controepopea» missionaria, ne racconta la storia, lanciando stimoli e sfide in un mondo dove la crisi dei diritti e l'aggressione all'ambiente appaiono ogni giorno più gravi. Prefazione di Joaquín Humberto Pinzón Güiza. -
Dal silenzio una voce. Esperienze di conversione nell'Asia di oggi
La scoperta di Gesù Cristo è sempre un'incredibile avventura umana. Lo testimoniano le storie di vita e di fede che Tiziano Tosolini ha raccolto in queste pagine. Si tratta di uomini e donne come tanti, dipendenti di banche o ragazzi scapestrati, commercianti o diplomatici, provenienti da alcune delle grandi tradizioni religiose dell'Oriente: buddhismo, islam, shintoismo. I modi e le occasioni con i quali queste persone hanno incontrato la voce di Cristo sono i più diversi: la lettura casuale di una vecchia Bibbia, la malattia di una persona cara, la gioia contagiosa di un credente, l'invito gentile di un missionario. Il battesimo diventa così il traguardo di una ricerca interiore profonda e autentica. Al contempo, è il punto di partenza per un'esistenza rinnovata, come afferma Elisabetta, una donna di Taiwan: «Quando ho ascoltato la voce di Dio, le ho creduto e l'ho accolta: nella mia vita tutto è cambiato». «Credere richiede sempre un'adesione personale, ma è anche riconoscere che il Signore non si stanca mai di cercarci e che, nonostante le nostre resistenze, alla fine ci scova sempre». L'ammissione di Naohiko Watanabe, neo-cattolico del Giappone, ci fa toccare con mano lo stupore che il cristianesimo suscita ancora nella nostra epoca. E restituisce, a noi cristiani occidentali spesso stanchi e disillusi, la bellezza inedita e sconvolgente del Vangelo incontrato per la prima volta. Prefazione di Luis Antonio Gokim Tagle. -
«Querida Amazonia». Esortazione apostolica postsinodale
"«La via d'uscita si trova per """"traboccamento""""» (n. 105). Rende meglio lo spagnolo: desborde. Non uno straripamento che distrugge, non una goccia che fa tracimare l'acqua dal vaso, ma una sovrabbondanza che feconda: ecco la prospettiva che, nell'esortazione postsinodale Querida Amazonia, che avete tra le mani, papa Francesco offre a chi cerca «nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale» in Amazzonia. È questa la strada che Dio ha percorso e continua a percorrere per sconfiggere il peccato. E questa la strada che impariamo da Lui di fronte alla violenza che le molte «Amazzonie» riunite attorno al grande fiume (cfr. n. 45) stanno vivendo: ne è segnale anzitutto il grido dei popoli indigeni, ma anche quello di migranti, contadini, meticci, coloni, di coloro che arrivano nelle grandi città dalla foresta..."""" (Dall'Introduzione di Giacomo Costa S. J.)" -
Mite è la forza. Celestina Bottego: la Sjorén'na di San Lazzaro Parmense, fondatrice delle Missionarie di Maria-Saveriane
1910: una ragazza di quindici anni parte dagli Stati Uniti con la madre e arriva in Italia, a San Lazzaro Parmense, dove si riunisce al resto della famiglia nella grande casa dei nonni. Si chiama Celestina Bottego. L'adolescente vivace, intelligente e sensibile diventa una donna affascinante, di grande fede e capace di toccare il cuore di tanti: dei poveri a cui dedica tempo e risorse, delle persone che grazie a lei si avvicinano a Dio, dei ragazzi e delle ragazze a cui insegna l'inglese, di amiche e amici con cui condivide l'amore per la cultura, la musica, i viaggi. Alla soglia dei cinquant'anni riceve dal saveriano padre Giacomo Spagnolo la proposta di dare avvio al ramo femminile dell'Istituto missionario fondato da monsignor Guido Maria Conforti. Gli oppone un convinto rifiuto, ma in seguito, di fronte al ripetersi della richiesta, decide di accettare. Da allora sarà «la Madre», e così verrà ricordata anche dopo la morte sopravvenuta nel 1980. Prefazione Matteo Truffelli. -
Di sogno in sogno. Storia della mia adozione a distanza
Da pastore a dottore in economia: è proibito sognare? La mamma di Daniel «credeva che, essendo poveri, non avessimo nemmeno il diritto di sognare qualcosa di bello». Ma il pastore che voleva essere veterinario senza la «seccatura» dello studio scopre un bel giorno un «nuovo amore per la scuola». Il nonno è deciso a farlo studiare anche dopo la primaria. La determinazione del ragazzo, coniugata con gli incontri che farà, lo porteranno a traguardi insperati. Decisivi, oltre alla sua volontà e capacità di sacrificio, l'occhio attento dei missionari in loco e il discreto ma costante sostegno «a distanza» di una famiglia italiana. Una storia di successo fra le tante simili, che concretizza senza clamore quell'«aiutiamoli a casa loro» troppe volte strombazzato a sproposito. E che potrebbe essere moltiplicata per mille con la generosità di altri. Come diceva san Paolo: «Non si tratta di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza». Prefazione di Alex Zanotelli. Con una lettera del card. Matteo Zuppi.