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La mistica danza delle parole
La raccolta di poesie procede a ritroso nella vita dell'artista, ripercorrendo l'itinerario spirituale di un'anima attratta dalle vibrazioni poetiche del cosmo. Dalle poesie più recenti, datate intorno al 2016, vengono man mano presentate quelle degli esordi, risalenti al 1996. I componimenti giovanili già rivelano quella singolare sensibilità e quelle particolari atmosfere che caratterizzeranno gli scritti della maturità. Le prime poesie, tendenzialmente più lunghe e descrittive rispetto alle ultime, dipingono un mondo simbolico, popolato da figure misteriose che racchiudono un messaggio di purezza. L'ambientazione può essere surreale, come nel caso del Teatro dei sogni, o naturale, come nell'Orso . Nell'evoluzione letteraria e spirituale dell'artista, la natura assumerà via via un ruolo sempre più rilevante. La terra e le sue creature da simboli diventeranno la dimensione dell'incontro dell'autrice con se stessa e con il cosmo. Determinante risulta la lettura di alcuni maestri e poeti indiani, come Aurobindo, Tagore, Krishnamurti e altri. -
La Murèlla. Personaggi e fatti avvenuti a Castel San Vincenzo e dintorni da fine Ottocento ai giorni nostri
Circa cento anni separano la Grande Guerra dal terribile terremoto dell'Aquila. Nell'arco di questi cento anni si snoda il racconto di Mimmo Di Silvestro. Tornando dopo molti decenni a Castel San Vincenzo che è il luogo natio dei suoi genitori, l'autore posa su quel paese lo sguardo affettuoso di chi ha conosciuto città diverse, ma sente quasi il dovere morale di non cancellare il mondo da cui egli proviene. Egli guarda a questo mondo paesano con l'atteggiamento gentile e nel contempo ironico di chi si è allontanato e poi ha ritrovato le proprie radici. È proprio l'allontanarsi, con il successivo ritornare, che ispira il desiderio di non dimenticare e di non far dimenticare la varia umanità del paese di origine. Con queste pagine di ricordi si vuol salvare la memoria storica, senza la quale lo scorrere del tempo cancella la storia e i sacrifici degli uomini e soprattutto delle persone più umili: quanti di loro si sono addormentati nel sonno della morte senza lasciare alcuna traccia della propria esistenza terrena. Prefazione di Domenico Izzi. -
San Julián de los Prados a Oviedo. Architettura, pittura e restauri
San Julián de los Prados, nota anche come Santullano, presso Oviedo, è sia un edificio complesso, sia lo scrigno di un ciclo pittorico d'interesse incomparabile, sia infine un luogo di decisiva importanza nella storia del regno delle Asturie, poiché legato alla realizzazione del polo palaziale sviluppatosi fra VIII e IX secolo. L'autrice si addentra in questo complesso contesto storico - e nei suoi addentellati di natura erudita e politica appartenenti ai suoi trascorsi più recenti - ed offre al pubblico italiano un'opportunità di approfondire un mondo in Italia relativamente poco conosciuto. -
Cara moglie. Lettere di un soldato italiano disperso in Russia
Quella di Domenico (detto Ernesto) Palangi è una delle tante e dolorose storie che accomunano le migliaia di soldati italiani, dispersi durante il secondo conflitto mondiale. [...] Padri, fratelli, figli a cui venne negato il futuro, uomini strappati dalle proprie case e inviati in una terra lontana per combattere una guerra che non capivano, che non condividevano e soprattutto che non volevano. [...] Nei suoi tre anni di guerra avrà la possibilità di rivedere la sua famiglia solamente due volte, dal 10 al 24 novembre 1941 e circa una settimana nel luglio del 1942. Il Fante Palangi Ernesto verrà dichiarato ""disperso in occasione di combattimenti in Russia"""" il giorno 16 dicembre 1942."" -
Monade
In fondo, chi si sente poeta o viene detto poeta, avverte - prima o poi, ma anche durante - la stessa, identica solitudine che è il filo conduttore di questa nuova silloge poetica di Edvige Gioia. E identificarsi con una insula, sola non per voler suo, e sentirsi costantemente in balia delle necessità e degli umori del mare, e dunque aprirsi al dialogo con se stessi, ripercorrere la vita trascorsa e puntellarne le significanze è Scelta per dirsi che nel mondo non si è semplicemente passati, ma che segno di noi è stato lasciato: in quel che abbiamo amato e in quello in cui abbiamo creduto, e dunque fedelmente professato. Nei versi si accolgono pertanto, a mo' di confessione ma anche di lettera ad posteritatem (per nulla vano il riferimento a Petrarca), le riflessioni della maturità su ""quanto"""" la vita abbia offerto e su """"quanto"""" di ciò sia restato a lei donna/figlia/madre rispetto a """"quanto"""" invece le sia stato dato come """"poeta"""". Sì, perché - alla fine dei conti - è il poeta quello più esigente, è quell'animo che pretende ragione rispetto all'attuale letargia, al tutto scorrere senza sentirsene più parte."" -
Il cacciatore di briganti
Un medico condotto si ritrova a seguire, suo malgrado, le indagini sul delitto di un caro amico che si scoprirà essere custode di un terribile segreto. Le forze dell'ordine vengono impegnate in una difficile caccia agli uomini che le circostanze indicano come principali sospettati, ma la famiglia della vittima è però diffidente sui risultati del lavoro della P.S. Così interpellano un amico del defunto che, avvalendosi della sua esperienza di Carabiniere nell'indagare e nel contrastare in passato il brigantaggio sugli appennini, arriverà a chiarire l'intrigata faccenda. Il romanzo è ambientato nell'ultima decade del XIX secolo, un periodo di fermento culturale dovuto al cambiamento che l'utilizzo delle nuove tecnologie apportò alla società civile. In Italia spiravano venti di rivalsa sociale, ma la borghesia umbertina sembrava non accorgersi delle novità portate dal ""Pensiero Novo"""" e cercava di emarginare qualsiasi mutamento potesse scalfire il proprio benessere. In una piccola città come Isernia nel Molise, i venti delle novità spiravano lentamente e tutto era ammantato in quell'ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita."" -
Ambrogio Autperto a San Vincenzo al Volturno. Ediz. italiana e inglese
Il volume non è pensato per gli ""addetti ai lavori"""", destinato cioè a trovare la sua collocazione in qualche palchetto di biblioteca frequentato da pochi studiosi. L'intento che ha guidato Sr. Martha Fleres O.S.B., curatrice del presente lavoro, è stato quello di facilitare l'incontro con il pensiero di Ambrogio Autperto - autore cristiano dell'VIII secolo e abate della famosa Abbazia di San Vincenzo al Volturno, nell'attuale Molise - rendendo accessibili alcune sue opere in traduzione italiana e inglese. Data la vasta produzione dell'abate volturnense - noto soprattutto per l'ampio commento esegetico al Libro dell'Apocalisse - la scelta della traduttrice si è qui concentrata su alcuni opuscoli di carattere ascetico, caratterizzati da una profonda pietà e finalizzati all'edificazione spirituale dei monaci della comunità di San Vincenzo al Volturno. Il lettore, infatti, non tarderà a individuare il fil rouge che attraversa e lega tra loro le opere qui tradotte, ossia quella preoccupazione monastica - che scaturisce dalla stessa spiritualità cristiana - di ritenere il quotidiano processo di purificazione interiore una condizione necessaria per un fecondo cammino di ricerca..."" -
Alla finestra
I testi raccolti in questo libro hanno queste radici e linfa esistenziali; in essi sono scolpiti lo stupore e l'angoscia per l'insopportabile tirannia del Caso o di destini, troppo tardi conosciuti o mai davvero conoscibili. Ci si affida alla scrittura, come ad altre mani, labbra, parole e respiri, per poter vivere di nuovo l'esistenza come un ""giro più largo"""", non banale, asfittico, prevedibile, conformista. E allora scrivere può essere terapia necessaria ed efficace, alchimia che trasforma la fatica in leggerezza, sguardo non velato da ipocrisia nelle viscere dell'esistere. Gli Autori Rossella De Magistris; Pasquale Di Bello; Ida Di Ianni; Matilde Iaccarino; Annalisa Illiano; Fabio Lombardo; Pina Mafodda; Luca Marano; Raffaele Messinese; Patrick Sammut; Angela Schiavone; Massimo Sensale; Maurizio Zambardi."" -
All'Arefòre. Fatti, eroi, vita e burle pietrafortine
«Preservare la memoria di una comunità in un tempo in cui il piccolo e ancor più il microscopico, in un mondo amplificato e nel contempo appiattito dalla globalizzazione, sono destinati a scomparire, sembra essere impresa del tutto ardua e impossibile. Filippo (Filiberto) De Angelis, con questa sua nuova opera centrata su ""Fatti, eroi, vita e burle pietrafortine"""" e che titola """"All'Arefòre"""", dal nome della piazza centrale della piccola frazione di Pietraforte, comune di Pozzaglia Sabina (RI), sembra invece voler smentire questa tendenza donando a sé e ai suoi concittadini questo florilegio di scritti vari e compositi, in cui la narrazione è volutamente polifonica e l'opera risulta prosimetrica (misto di prosa e poesia).» (dalla prefazione di Ida Di Ianni)"" -
Riflessi
A modo suo, ma senz'altro convinto (e convincente), Patrick Sammut applica alla poesia la lezione di Francesco (il santo, e il Papa): ""siate tutti più buoni, poiché siamo tutti fratelli""""; e conoscendolo bene non solo posso dire che è così, ma che non potrebbe essere altrimenti, avendo lui fatto della poesia un campo d'azione per esercitarsi ed esortare a vivere meglio. E inoltre, parafrasando anche Orwell, gli si potrebbe far aggiungere l'assioma: """"i poeti sono fratelli di più, e devono quindi essere più buoni"""". Che per lui non è solo un augurio, ma proprio un impegno, un incarico, un dovere da rispettare. La poesia serve in definitiva a dare benessere spirituale, a chi la pratica, a chi la fa e a chi la usa. L'invito ai poeti: """"Continuate a dare respiro, luce e forza a tutti quelli che ne hanno bisogno"""", è sostanziato in alcuni testi che per Patrick hanno valore di lascito testamentario, per coloro che hanno orecchie per intendere: quegli """"angeli-soldati"""" che appunto sono i poeti, """"spiriti gentili"""", missionari di parole nel mondo."" -
Una donna una rosa
"Di tutto questo cogitare mi devi perdonare"""" . Così scrive Mariano a Rosetta, dedicataria di questa raccolta di versi, ma è proprio il pensiero adesso (il """"cogitare"""") che lo tiene in vita, che gli dà vita, il pensiero di lei, il pensiero per lei che si fa poesia e fa vivere lei pure in poesia, tenendo lui attaccato alla vita (""""non posso morire perché devo raccontare di te""""). Questo canzoniere minimo """"in morte di..."""" è infatti una dichiarazione d'amore, postuma eppure vivificante, come quelle che si fanno da adolescenti - o più in là, anche - e fanno sentire meglio, danno slancio e fiducia, proiettano al futuro. Qui, si sa, e il poeta ne è ben consapevole, il futuro (prossimo) è breve e ci sarà poco da godere, specialmente senza una persona cara, alla quale buona parte dell'esistenza terrena era stata in qualche modo dedicata. Eppure, scrivere è come nutrirsi, e nutrire quei sentimenti buoni proprio da lei ispirati e ora per lei trasfigurati. Poiché l'amore di cui si parla in questi versi (""""composti con il cuore sanguinante"""", come confessa l'autore) non è, non può essere - e nemmeno lo si vorrebbe del tutto - un amore di terra, cioè di carne, ma è quasi angelicato..." -
Damiano. Isernia tra sogno e realtà
Un omaggio alla città di Isernia e alla sua millenaria storia. Dal trapassato remoto, al presente, per proiettarsi nel futuro prossimo per lo scrittore Ferdinando Carmosino. Il protagonista Damiano muove infatti da un presente un po' opaco - luminarie natalizie con versi dialettali che richiamano una Isernia identitaria legata in particolare a uno scrittore e drammaturgo da lui apprezzato sin dai tempi del Liceo (Sabino d'Acunto), e quotidianità fatta di lavoro e frequentazioni abituali, con l'amore relegato a margine - per ritrovarsi catapultato, in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo e nella storia, nella Isernia delle origini e attraversarne ogni fase storica sino a far ritorno - forte della potenza onirica e ogni volta accompagnato da una guida - all'oggi, in cui la riconquista dell'amore e la nascita di una bambina segnano il ritorno alla vita, improvvisamente interrotta dalla ""clausura"""" da virus, e alla speranza."" -
il portone marrone
L'autrice descrive la sua Isernia degli anni Sessanta del XX secolo, lo stile di vita, quelle usanze e quei riti, facendo vibrare i ricordi dell'infanzia. Quei ritmi di vita. Le esperienze. Gli incontri. Gli affetti. I sogni di una bambina. E dopo i sogni incastonati nei giochi, fra i capelli delle bambole, nelle favole raccontate vicino al camino nei rigidi inverni e le corse nei campi a inseguire i profumi della primavera, ecco l'adolescenza, i fervori che accompagnano l'età ribelle e impertinente, quando il corpo e l'animo di una ragazza (ma vale anche per un ragazzo) sprigionano energie, furori: crisalidi trasformate in farfalle. -
L' odore del vento
Evidenziare nei grandi avvenimenti (la Seconda guerra mondiale o la Festa dei santi patroni a Gaeta o la semplice frequenza dell'Università di Napoli - macroargomenti) le piccole storie, quelle di chi è poi divenuto personaggio per particolarità o esemplarità delle proprie scelte di vita, per elevarle a dignità letteraria, veicolo di memoria e di rispetto grazie a una narrazione che indugia su molti particolari - inevitabilmente, perché lo scrittore ha tanti sguardi e a tutti deve dar conto -, si incanala in molte riflessioni per capire fino in fondo il perché delle cose, per riemergere e restituirci anche descrizioni paesaggistiche idilliache; personaggi che si muovono - tra scelte e consuetudini - dettagliati nell'aspetto fisico e finanche nell'abbigliamento, quasi tipi di questo suo mondo che lo scrittore non vuol lasciare andare; ambienti e spazi, passati attraverso le sue conoscenze professionali che sembrano suggerire ogni geometria necessaria a rappresentarli sulla carta. -
Ruscellante
Monadi siamo - affacciati alla finestra della vita - speme di giorni da non perdere ancora... Ma pure ""siamo belli senza età"""": Lucilla Trapazzo continua a provare (a mettere alla prova) l'esistenza che vive come fosse un'altra vita, riflessa sul piano inclinato del futuro. Gioca e lo sa, ne assapora i lemmi sparsi, piluccando gocce strane dal vocabolario dei sensi. E sa quanto pericoloso possa farsi il gioco, scivolando su quel piano, rischiando di perdere appigli-parole, anche se ne conosce valenze e valore... In """"Ruscellante"""" si scioglie e si schiara l'espressione, si sviluppa con maggiore ampiezza un tessuto narrativo meno aspro, si accarezzano forme più morbide."" -
La vita vissuta
Dall'alfa all'omèga, dall'inizio alla fine, in una circolarità conclusa in cui si racchiudono tutti gli elementi connotativi di un'esistenza già piena e di estrema consapevolezza. Il sentire religioso che permea e contempera il pensiero, assimila il sentire al Verbo e ogni esemplarità al Lui e alla Lei, il Figlio (Gesù Cristo) e la Madre (Maria), cui il poeta fa riferimento in parallelo rispetto al proprio rapporto filiale. Un Amore che trascende il reale forte legame, materializzato in spazi cari alla memoria e alla famiglia (la stanza, un albergo in cui la famiglia ha celebrato ogni evento lieto, e anche la tavola, il simbolo non solo della convivialità, ma dell'unità che questo cammino poetico nel sé persegue) e costantemente assimilato a un superiore percorso, impervio talora nell'esplicitarsi e manifestarsi, che cerca approdo e quiete nel mistico. Una poesia di concetto, affatto indulgente a linearità e confidenzialità, ma di riflessione e di avanzamento rispetto ai moventi dell'ispirazione-argomentazione. -
Suoni ancestrali, canti di protesta e della resistenza
Il libro è un racconto della storia del nostro Paese attraverso i canti. L'obiettivo che l'Autore si propone è di partire da percorsi diversi per recuperare i valori resistenziali, oggi estremamente attuali. Si parte infatti da lontano: dalle nenie degli zampognari che scendevano dai paesi montani per le festività natalizie o per le fiere. L'attenzione si concentra sul mondo agro-pastorale e sui rapporti di sudditanza e rassegnazione da parte dei contadini di fronte alle ingiustizie. Si giunge poi agli inizi dell'Ottocento, secolo nel quale si assiste a una graduale presa di coscienza dello sfruttamento da parte di mondine e di operai. Nascono così i canti di lotta e di protesta. Ed ecco i canti scaturiti nei momenti di riposo nelle brigate partigiane e pagine di letteratura e poesie scritte anche dopo la Liberazione. -
Storia feudale di Sesto Campano e Roccapipirozzi
La storia feudale di Sesto Campano e di Roccapipirozzi ha conosciuto l'intreccio con vicende di storia religiosa, svolgendosi, tra alterne vicende e passaggi di Signorie (dai longobardi ai normanni, agli angioini, agli aragonesi, ...e fino agli Osorio), almeno nominalmente - dopo l'eversione della feudalità prodottasi a inizio Ottocento nel Regno di Napoli con Giuseppe Bonaparte - fino al 30 dicembre 1909, quando don José Osorio y Silva, ultimo duca di Sesto, chiudeva gli occhi alla scena di questo mondo e a quelle fatue vanità, che pure non avevano mancato di abitare i suoi giorni. -
Utopia. Il naufragio tra cronaca e storia (17/03/1891)
La tragedia della nave Utopia, relegata in un orizzonte lontano da noi ormai 130 anni, viene rigenerata e riportata a nuova vita tanto da farcela percepire attuale, così attuale e così presente da farci credere, man mano che le pagine scorrono e s'inseguono sull'onda del pathos e dell'interesse che coinvolgono il lettore, di essere anche noi a bordo, accanto alle centinaia di speranzosi emigranti che s'apprestano ad affrontare le sconosciute acque dell'oceano atlantico, con destinazione New York. Il naufragio dell'Utopia, tuttavia, non è solo una disgrazia dalle proporzioni immani - la più grande tragedia dell'emigrazione italiana di tutti i tempi - ma si offre come la scena conclusiva di una rappresentazione la cui trama è scritta anche attraverso i risvolti sociali ed economici che hanno coinvolto il nostro paese nei decenni successivi all'unità. -
Gli anni della transizione. La città di Pontecorvo dalla guerra alla ricostruzione (1943-1946)
Il volume riprende la storia della città di Pontecorvo dal rimo bombardamento subìto dalla città il 1° novembre 1943, quando la popolazione di Pontecorvo, terrorizzata e incredula su quanto accaduto, fugge via dalle proprie case, abbandona il paese e si rifugia in montagna o in campagna. La vita da fuggiaschi durerà sette lunghi mesi, con sofferenze e patimenti aggravati ancor più dalla costruzione della Linea difensiva Gustav anche nel territorio del Cassinate: una presenza, quest'ultima, che comporta bombardamenti da parte degli Alleati, tesi a distruggerla, e rastrellamenti di manodopera italiana da parte dei soldati tedeschi per costruirla e ripararla continuamente. Il primo bombardamento su Pontecorvo avviene quasi al termine di un anno di guerra, il 1943, che ha rappresentato un momento di svolta in negativo per la coalizione italo-tedesca, ma anche, per molti italiani, una presa di coscienza sulle facili illusioni di una guerra breve e indolore: nel mese di gennaio, con una ritirata che sarà catastrofica, cede il fronte russo mentre, nel mese di maggio, le forze dell'Asse italo-tedesco firmano la resa sul fronte settentrionale africano, Libia ed Egitto.