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Hooligan. L'ultima parola
"Hooligan. L'ultima parola"""" è la storia di Carlton Leach, uno dei volti della gradinata del West Ham, i muscoli della Inter City Firm, ma soprattutto la vicenda umana di un uomo che ha diviso la sua vita dove finanza, politica, spettacolo, calcio e criminalità si toccano senza incontrarsi mai pur incontrandosi sempre. Dalla sua infanzia passata nell'East-End di Londra, fatta di voglia di riscatto, velata di granata e blu, al giro della sicurezza nei locali, alle avventure nei meandri più torbidi delle esperienze umane, fino al suo rapporto con il mondo ultras italiano. Uno guardo nella vita privata, più intima e nascosta di Carlton Leach, un racconto autobiografico dove trovano spazio anche le voci di chi gli è stato accanto, giorno dopo giorno: parenti, amici, colleghi, fratelli. """"Hooligan. L'ultima parola"""" il libro di Carlton Leach è pronto a portarvi nelle viscere di chi ha rischiato in ogni frangente della sua esistenza, un romanzo dove non esistono sconti di pena." -
Dolci inganni, soavi catene. Antologia di saggi rossiniani 1971-2012
Una raccolta dei più significativi scritti su Rossini pubblicati da Bruno Cagli fra il 1971 e il 2012. Un excursus completo che muove dagli anni giovanili, quando Cagli per un breve periodo fu critico musicale del ""Paese sera"""", fino alla maturità. I saggi esplorano il 'fenomeno Rossini', seguono i cambiamenti dei gusti del pubblico e le nuove strade prese dal dibattito culturale in Italia, si soffermano sul predominio del Rossini buffo sul Rossini serio nella programmazione di molti palcoscenici. Bruno Cagli è stato, con Philip Gossett (1941-2017) e Alberto Zedda (1928-2017), un pioniere della Rossini renaissance, culminata nel 1992 con il bicentenario della nascita del compositore, anno a cui risalgono alcuni dei suoi scritti più corposi, presenti nella prima parte del volume. Con un tono divulgativo e didattico - tratto distintivo degli articoli, dei saggi musicologici e delle conferenze - Bruno Cagli ha contribuito alla conoscenza dell'opera rossiniana anche con numerose note di sala per i maggiori teatri italiani. I suoi saggi musicologici e i testi delle sue conferenze sono un mix di acutissime intuizioni drammaturgiche e lucide analisi storiche, un impianto 'dotto' ma anche molto comprensibile, e soprattutto di godibilissima lettura."" -
Forms of education. Sugli spazi per la didattica contemporanea
Lo scopo del libro è di costruire una struttura architettonica di riferimento sulle questioni riguardanti gli spazi legati all’istruzione. Traccia l’evoluzione degli spazi architettonici per l’educazione, concentrandosi sulle profonde relazioni tra le idee alla base degli approcci pedagogici e la loro materializzazione architettonica. La scuola – il liceo, l’accademia ed i loro riferimenti storici – è stata spesso concepita come spazio costruito attorno alla rappresentazione di quello specifico modello pedagogico. Con l’emergere storico di modi non materiali di trasmissione della conoscenza è più urgente che mai il bisogno di rimodellare la concezione architettonica di questi spazi per venire incontro alle necessità contemporanee. -
We strike! Giovani che cambiano il mondo. Edizione 2018
Dieci giovani che nella loro vita ""hanno fatto Strike!"""". Differenti """"universi"""" che grazie alla terza edizione del progetto Strike! hanno potuto incontrarsi: dalla cucina al giornalismo, dall'impresa all'associazionismo, dalla musica alla fotografia. I giovani di Strike! sono lo specchio di molti giovani di oggi che stanno nel mondo, si vogliono affrancare dalla famiglia, vogliono fare famiglia, cercano uno o più lavori e vogliono essere felici. Perché in questo momento storico stiamo vivendo mediaticamente un """"imbruttimento"""" della società che mostra solo insicurezze, paure e innalza muri."" -
Diid disegno industriale. Ediz. italiana (2018). Vol. 64: Design after modernity
«Il numero monografico di Diid con il titolo Design after modernity, propone una riflessione sul tema della modernità e della sua attualità in rapporto alle questioni del progetto di Design, aprendo il dibattito sulla ricomposizione e la ri-articolazione del nostro tempo, oltre la nostalgia verso un passato che potrebbe diventare un rifugio e per fuggire da un futuro che si presenta come incerto, se non come minaccia. Dopo i grandi progetti collettivi, l'idea di progresso si privatizza in un presente onnivoro e apre una serie di questioni: quale è il destino del progetto in un tempo che rinuncia allo sviluppo progressivo della storia? Se il progetto dell'artificiale è la rappresentazione della nostra cultura materiale, quali sono le forme che riescono a interpretare ancora un progetto collettivo? Design after modernity intende indagare sull'attualità del progetto moderno e le sue espressioni contemporanee nel progetto di Design. Chiosando Amleto, che esclama ""Time is out of joint"""" dopo aver incontrato il fantasma del padre, se il nostro tempo è scardinato: """"che proprio io sia nato per rimetterlo in sesto?"""" Sarà il design a ricostruire un'idea collettiva di futuro?» (Loredana Di Lucchio, Lorenzo Imbesi, Sabrina Lucibello)"" -
Diid disegno industriale (2018). Vol. 65: Design come inventore
Il numero monografico racconta il design come inventore attraverso narrazioni, illustrazioni di approcci e sperimentazioni. Una mappatura della cultura del design utile a decifrarne la complessità progettuale, esplorarne i confini e tracciarne le possibili linee evolutive. Pensare, inventare e produrre: la realtà — il mondo fisico e psichico — diviene materiale per un'indagine e interpretazione continue. Per arrivare a risultati originali la ricerca del design ""scompagina per riformulare"""", attraverso la propensione a ridiscutere paradigmi, metodi e schemi consolidati. L'inclinazione alla sperimentazione e la tendenza alla contaminazione disciplinare consentono di definire il design """"luogo privilegiato"""" non solo per l'invenzione ingegneristica, ma per la ricerca di nuovi comportamenti, nuovi universi materici e sensoriali in grado di riformulare in maniera inedita e radicale le relazioni tra uomo e artefatti."" -
Diid disegno industriale (2018). Vol. 66: Design. Sottrazione e addizione
Il numero monografico 66 di Diid, propone una riflessione articolata sui processi di ""addizione"""" e """"sottrazione"""" di valori, significati, segni, informazioni, linguaggi, funzioni, materiali, tecnologie, competenze e visioni. I diversi contributi raccolti, propongono degli scenari del design contigui al tema proposto, associando il tema stesso ad aspetti della contemporaneità dove il materiale e l'immateriale sono riflessi nell'evoluzione delle tecnologie digitali da un lato e della centralità delle discipline dell'user experience e del servizio dall'altro. La sottrazione è valorizzata come sostituzione a pratiche immateriali, dove l'elemento digitale è prevalente, l'addizione è proposta come assunzione di responsabilità e di ampliamento di campi di interesse del design. Molti dei contributi indagano degli scenari fertili e sono rivolti a chi studia, si interessa, lavora nel mondo del design e rappresentano una apertura e uno stimolo a nuove ipotesi di progetto."" -
Microarchitetture. Nuovi sistemi di valorizzazione per i beni culturali ed i loro contesti
Il volume raccoglie progetti di microarchitetture elaborati dal 2014 al 2018 durante occasioni di ricerca e di didattica presso il DICATAM dell’Università degli Studi di Brescia. Le prime microarchitetture sono state concepite per offrire servizi di prima necessità ai visitatori delle aree dismesse del fronte bresciano della Grande Guerra. In seguito, la loro destinazione è stata ampliata fino a comprendere un sistema di servizi più articolato destinato a riattivare e riqualificare aree urbane complesse e disomogenee. Le microarchitetture possono essere realizzate con materiali riciclati ed ospitare piccoli gruppi di utenti favorendo il dialogo e attività comunitarie, o contenere dispositivi multimediali a servizio di varie attività a favore di utenti fragili/deboli (anziani, bambini, ipovedenti, non vedenti, audiolesi, disabili). -
Discronie. La moda oltre il fenomeno del contemporaneo
Il saggio offre un'ampia panoramica sulle dinamiche relative alla nascita, alla creazione e alla produzione di beni nei sistemi della moda e del design, con una chiave di lettura dei fenomeni secondo cui molte idee derivano dalle scienze sociali e dai recenti sviluppi dell'economia. In primo luogo, riconosce il significato di ciò che oggi viene definito ""contemporaneo"""", come la moda è l'esempio più evidente di rappresentazione contemporanea, e la sua precipitazione in espressione """"a tinta unita"""", rappresentata da molteplici modelli produttivi, locali e globali, artigianali e super-industriali, tutti all'interno di un unico movimento mirato ad attualizzare la nostra società. L'autrice sottolinea la complessità delle culture del design contemporaneo nella continua produzione di beni e servizi. Senza sintetizzare o semplificare la cultura del design, questo saggio rappresenta la sua fenomenologia con tutte le sue sfumature e contraddizioni."" -
We strike! Giovani che cambiano il mondo. Edizione 2019
Dieci giovani che nella loro vita ""hanno fatto Strike!"""". Differenti """"universi"""" che grazie alla terza edizione del progetto Strike! hanno potuto incontrarsi: dalla cucina al giornalismo, dall'impresa all'associazionismo, dalla musica alla fotografia. I giovani di Strike! sono lo specchio di molti giovani di oggi che stanno nel mondo, si vogliono affrancare dalla famiglia, voglio fare famiglia, cercano uno o più lavori e vogliono essere felici. Perché in questo momento storico stiamo vivendo mediaticamente un """"imbruttimento"""" della società che mostra solo insicurezze, paure e innalza muri."" -
Do research. Make design. Ediz. italiana
Il testo racconta 10 anni di ricerca dell’autore attraverso la scelta di 10 ricerche selezionate come casi di studio che, per la loro diversità di genere e risultato, mostrano modelli, aree di interesse scientifico e risultati attraverso i quali si può osservare la complessità dei processi culturali, metodologici e di obiettivo tipici della ricerca di design. Si tratta di una sintesi che in primo luogo argomenta gli aspetti critici e teorici del “fare ricerca in design” per poi presentare, attraverso differenti approcci, le relazioni che esistono tra ricerca di base e ricerca applicata, e il ruolo che il progetto, nelle sue diverse scale, assume, nei confronti della ricerca. -
Building and drawing. Noeroarchitects. Ediz. illustrata
Jo Noero è un architetto sudafricano. Si è fatto un nome a livello internazionale durante l’Apartheid, lavorando per le ONG, Desmond Tutu e la Chiesa anglicana su scuole, centri comunitari, chiese e case nelle township, in particolare a Soweto. Con l’avvento della democrazia, il lavoro di Noero si è ampliato, infine includendo la progettazione di uffici, edifici pubblici, scuole e le case di alcuni dei principali eroi dell’anti-Aparhteid, imprenditori e personalità artistiche del Sud Africa. Noero ha completato oltre 200 edifici ed è noto soprattutto per “The Red Location Precinct”. Questo è stato nominato il miglior edificio del mondo agli Icon Awards 2013 a Londra, mentre il “Red Location Museum” ha vinto il Premio Lubetkin nel 2006 per il migliore edificio al di fuori dell’UE, così come il Dedalo Minosse President’s Award, il RIBA International Award ed il World Leadership Award per l’architettura pubblica. Questa pubblicazione affronta l’intera carriera di Jo Noero, dai lavori iniziali ad oggi, e, mentre fornisce un ritratto dell’ambiente in evoluzione del Sud Africa, offre uno spaccato sull’etica professionale e l’approccio disciplinare di “Noeroarchitects” alla progettazione dell’ambiente costruito. -
Diid disegno industriale. Vol. 70-71-72: Design 2030: saperi formazione pratiche
La contemporaneità è caratterizzata da un a costante condizione di cambiamento che coinvolge aspetti sociali, politici, economici, tecnologici, ambientali e, di conseguenza, culturali. Una profonda trasformazione che non può circoscriversi in singoli contesti ma assume anche una dimensione geografica: nella rete dei rapporti internazionali, nelle crisi tra individualismi negativi, sovranismi diffusi e mancanza di visioni globali, nel conflitto fra la domanda urgente della società e la debolezza delle risposte delle classi dirigenti. Tutto ciò investe la dimensione fattiva dei diversi saperi che informano e guidano le azioni e le scelte. Una condizione di costante cambiamento degli scenari di riferimento con cui anche il Design deve confrontarsi, nella necessità di rifondare i suoi approcci metodologici per ridefinire la propria natura. Il Design, sviluppato si significativamente nella cultura del 20° secolo, si identifica come un “sapere giovane” che, più di altre discipline, si misura con le crisi dettate dal contesto culturale, tecnologico e produttivo in cui si è sviluppato e ha fin qui agito. Il Design è dunque chiamato a rileggere il proprio statuto scientifico - disciplinare per consolidare la sua stessa fisionomia adottando “nuove chiavi interpretative”. Raggiunto il traguardo temporale del 2020, ritenuto il primo punto di passaggio del XXI secolo, è necessario andare oltre e “governare il cambiamento” piuttosto che subirlo, riformulare principi, metodi e strumenti e aggiornare le pratiche. Nel 2015 l'ONU ha posto un altro traguardo, quello del 2030, ponendosi ben 17 obiettivi strategici ed esortando tutta la società affinché li affronti e li raggiunga. DIID per il 2020, raccogliendo la raccomandazione dell'ONU, apre dunque alla riflessione e alle testimonianze sul se e sul come il Design possa affrontare e guidare i cambiamenti del contemporaneo verso nuove forme e modelli di conoscenza, di formazione, di pratica. Nel porsi l'orizzonte temporale del 2030, si tratterà di esplorare qual è oggi il livello di consapevolezza nel Design alla base del cambiamento e i valori di riferimento. Lo sguardo a questa riflessione si apre allo scenario internazionale per comprendere anche come, nel le diverse culture e nei diversi ambiti geografici, si stanno sviluppando i processi evolutivi del Design. -
Informal rooting. Un atlante in divenire
Il lavoro parte dalla constatazione che è in atto a livello globale un processo di radicamento nella metropoli contemporanea delle città informali che si strutturano su sé stessi e permangono, si sedimentano nell’immaginario collettivo producendo un inedito mutamento socio-culturale. Questo cambio di paradigma genera sempre più diffusamente processi di “non sostituzione” che si esprimono anche attraverso il corpo fisico di questi insediamenti che cominciano a mutare e ad assumere logiche di stabilizzazione e ri-organizzazione. Il lavoro si propone di affrontare in modo sistematico e rigoroso la lettura di questo fenomeno analizzando da un punto di vista morfologico il tessuto urbano di quattro favelas di Rio de Janeiro, ambito di osservazione privilegiato sull’informalità. Questi territori, dopo essere stati lungamente attraversati, osservati, rilievi, mappati e ridisegnati, sono analizzati alla scala territoriale, per sondare le incidenze del radicamento nella metropoli, e a quella spaziale, per individuare e comprendere le sintassi di evoluzione e di micro-trasformazione del loro tessuto urbano. L’idea alla base del lavoro è quella di guardare questi territori, finora non esplorati con la necessaria precisione dalla letteratura scientifica, con “gli occhi dell’architetto” superando il muro di inconoscibilità rappresentato dall’ipercomplessità, dall’emarginazione e dalla difficoltà di accesso. Il fine è quello di costruire uno specifico ed inedito “catalogo informale” che raccolga il patrimonio di azioni, forme e spazi urbani generati “dentro il radicamento”, ed utilizzabile come strumento di conoscenza e interpretazione rigoroso dell’informalità. Le tematiche affrontate in questo studio mirano a dare un significativo contributo – se non una risposta – a questioni di particolare attualità nel dibattito scientifico: quali scenari urbani prospetta il radicamento informale? Quale grammatica urbana e spaziale dispiega? Può la teoria urbana assorbire queste nuove questioni e tradurle in precisi metodi di azione progettuale? -
Smart and safe. Performative-suit design per la protezione e l'emergenza sanitaria
La ricerca ""Smart&Safe"""" introduce ad un progetto di Ricerca che affronta la tematica dell'Emergency medical design. Il Design per la Salute considera la protezione come problematica che richiede risposte per affrontare ogni tipo di emergenza. Grazie all'impiego di materiali innovativi che rispondono alle emergenze, entrano in relazione tra loro per attuare nuove forme di interazione con l'utente, favorendo un alto grado di performatività. Consentono un'interazione costante per il monitoraggio dei dati vitali, ispirano la concezione di dispositivi di protezione individuale (DPI) avanzati, perché progettati in base a nuovi tracciati di Body Mapping."" -
Elsewhere. Between formal and informal architecture in Mozambique
La pubblicazione si confronta con l’Africa ed il tema del primitivo. Questo tema si articola su tre questioni fondamentali: la ricerca del ‘principio primo’ come risposta razionale alla necessità del vivere; l’espressione delle pulsioni irrazionali connesse alla dimensione del soprasensibile; l’archetipo simbolico della ‘madre’ e della genealogia da cui deriva il culto contemporaneo per le espressioni vernacolari. Il ‘primitivismo’ è lo strumento che l’Occidente si è dato per compiere questo percorso. Questo sembra perseguitare la cultura europea dall’esterno ma è altrettanto la rivelazione in arte dell’immagine del primitivo interiore. Spingersi ‘altrove’, non è dunque una questione di spostamento del limes fisico né tantomeno esclusivamente l’esplorazione di miti arcaici o primigeni. Significa piuttosto compiere il periplo completo degli antipodi fino a ritornare alle origini del pensiero e del rapporto tra genere umano e i modi dell’abitare, dunque le vie attraverso le quali il pensiero contemporaneo intende affrontare l’oggi consapevole della propria genealogia. -
Diid disegno industriale. Ediz. inglese. Vol. 70-71-72: Design 2030: knowled education practice
A constant condition of change is characterizing the contemporary times. This deep transformation is not limited to specific contexts but is taking a geographical dimension as well, revealing itself in the network of international relations, in the conflict between the urgent demand of society and the weakness of the responses of the ruling classes. By opening to the international scenario, DIID aims to understand how the evolutionary processes of Design are developing in different cultures and geographical areas. -
Informal rooting. An open atlas
Il lavoro parte dalla constatazione che è in atto a livello globale un processo di radicamento nella metropoli contemporanea delle città informali che si strutturano su sé stessi e permangono, si sedimentano nell’immaginario collettivo producendo un inedito mutamento socio-culturale. Questo cambio di paradigma genera sempre più diffusamente processi di “non sostituzione” che si esprimono anche attraverso il corpo fisico di questi insediamenti che cominciano a mutare e ad assumere logiche di stabilizzazione e ri-organizzazione. Il lavoro si propone di affrontare in modo sistematico e rigoroso la lettura di questo fenomeno analizzando da un punto di vista morfologico il tessuto urbano di quattro favelas di Rio de Janeiro, ambito di osservazione privilegiato sull’informalità. Questi territori, dopo essere stati lungamente attraversati, osservati, rilievi, mappati e ridisegnati, sono analizzati alla scala territoriale, per sondare le incidenze del radicamento nella metropoli, e a quella spaziale, per individuare e comprendere le sintassi di evoluzione e di micro-trasformazione del loro tessuto urbano. L’idea alla base del lavoro è quella di guardare questi territori, finora non esplorati con la necessaria precisione dalla letteratura scientifica, con “gli occhi dell’architetto” superando il muro di inconoscibilità rappresentato dall’ipercomplessità, dall’emarginazione e dalla difficoltà di accesso. Il fine è quello di costruire uno specifico ed inedito “catalogo informale” che raccolga il patrimonio di azioni, forme e spazi urbani generati “dentro il radicamento”, ed utilizzabile come strumento di conoscenza e interpretazione rigoroso dell’informalità. Le tematiche affrontate in questo studio mirano a dare un significativo contributo – se non una risposta – a questioni di particolare attualità nel dibattito scientifico: quali scenari urbani prospetta il radicamento informale? Quale grammatica urbana e spaziale dispiega? Può la teoria urbana assorbire queste nuove questioni e tradurle in precisi metodi di azione progettuale? -
Altrove. Tra formale e informale, l’architettura in Mozambico
La pubblicazione si confronta con l’Africa ed il tema del primitivo. Questo tema si articola su tre questioni fondamentali: la ricerca del ‘principio primo’ come risposta razionale alla necessità del vivere; l’espressione delle pulsioni irrazionali connesse alla dimensione del soprasensibile; l’archetipo simbolico della ‘madre’ e della genealogia da cui deriva il culto contemporaneo per le espressioni vernacolari. Il ‘primitivismo’ è lo strumento che l’Occidente si è dato per compiere questo percorso. Questo sembra perseguitare la cultura europea dall’esterno ma è altrettanto la rivelazione in arte dell’immagine del primitivo interiore. Spingersi ‘altrove’, non è dunque una questione di spostamento del limes fisico né tantomeno esclusivamente l’esplorazione di miti arcaici o primigeni. Significa piuttosto compiere il periplo completo degli antipodi fino a ritornare alle origini del pensiero e del rapporto tra genere umano e i modi dell’abitare, dunque le vie attraverso le quali il pensiero contemporaneo intende affrontare l’oggi consapevole della propria genealogia. -
Archaeologies. Awakening the past
Accanto ad un esame dei dati di fatto ed a valutazioni oggettive dei risultati di scavi archeologici, è imperativo cercare di stabilire una nuova connessione tra il sito ed il sentimento profondo dell’esperienza soggettiva. In questo modo, l’architettura per l’archeologia si propone come dispositivo. È qualcosa che si ‘interpone’ ma anche ‘prepara’ all’esperienza sia fisica che metafisica in cui il mito ed il sogno possono dispiegare tutta la loro forza evocativa. Con la cautela di rinunciare a nozioni precise di tempo e spazio, i termini ‘arcaico’ e ‘contemporaneo’ possono essere uniti e rivelati in forme architettoniche. Lo scopo del libro è discutere di ciò ed in particolare di aspetti legati alla civiltà mediterranea rispetto al santuario nuragico dei ‘giganti-eroi’ di Mont’e Prama in Sardegna.