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Cosa resta dei vetri
Finestre, riflessi, frammenti restituiti alla riva: queste e altre le forme dei vetri che incontrano il dolore, la paura e la speranza di fronte alla malattia inaspettata della madre. Nel libro l'esperienza personale si stringe e si allarga sulla fragilità umana e dei paesaggi, in una varietà cromatica e affettiva che, dal contesto urbano modenese e bolognese, spazia fino ai monti dell'Appennino Tosco-Emiliano e al mare Romagnolo. Col venir meno delle certezze, il timore della perdita diventa motore di ricordi, riapre ferite, ma innesca una sfida necessaria. Quando tutto viene messo in discussione qualcosa cambia e il dettaglio più piccolo si salva dall'indifferenza dell'occhio che scorre. -
Endotatos
La poesia di Eleonora Giusti, a dimostrazione che la scrittura lirica non è affatto di per sé astrattiva e meramente impressiva, si preannuncia del tutto estranea alla linea -oggi invero molto estesa - di un intimismo autobiografico, confessionale, sentimentale, a favore piuttosto di un quadro di rappresentazione profetico e figurale. A colpire, in primo luogo, sono la maturità e l'autocontrollo dei meccanismi prosodici, alle prese con un verso libero privo d'infin-gimenti e di falsi mimetismi dentro le pieghe della tradizione. [.. .] Eleonora Chiara Giusti sa intrecciare molto bene grammatica e scarto, lineare assertività e improvvisa, straniante, non di rado esclamativa apertura di campo immaginativo. A ciò si associa anche una capacità davvero inusitata di fusione (ma senza obbligo di choc, o meglio con effetto di choc a scoppio ritardato) tra oggettività del reale (e in particolare del mondo misterioso di Natura) e abissi dell'interiorità sensibile, fusione ottenuta spesso attraverso il ricorso a frasi nominali, prive di verbo e d'azione. Si pensi in questa chiave all'efficacissimo frammento di Sorriso: «Favilla!/ lavica/ sciamante gittata,/ la soleggiata latitudine benedetta/ del tuo respiro nel mio». (Dalla nota critica di Alberto Bertoni) -
La neve e il sangue. La resistenza letteraria di Gesualdo Bufalino
Attraverso una serie di documenti inediti e testimonianze dirette Giulia Cacciatore ricostruisce la biografia giovanile dello scrittore Gesualdo Bufalino, e in particolare il periodo della guerra e della Resistenza trascorso in Emilia-Romagna. Gli elementi emersi dal confronto tra documenti eterogenei erano tutti riconducibili a Reggio Emilia e ai fatti che accaddero in quella provincia dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 e, al tempo stesso, mostravano con sempre maggiore evidenza che Bufalino, per comporre il romanzo dell'esordio, aveva tratto ispirazione dall'esperienza vissuta in prima persona in una delle zone nevralgiche della guerra di Liberazione. Dopo l'armistizio, Bufalino non rientrò a Comiso ma rimase a Scandiano, a due passi dalla Linea Gotica, nel territorio dove la stretta nazifascista si espresse sin da subito nella ""politica"""" delle stragi contro i civili, nella progressiva attuazione di un regime di terrore e di violenza che non risparmiava nessuno, tantomeno un disertore come lui..."" -
Ligabue fandango
A quasi vent'anni dalla prima edizione, si ripropone questo romanzo, veloce e intenso, in cui la follia padana assume ritmi di danza, mentre Roberto Barbolini dà vita a un insolito ritratto del favoloso Ligabue, tanto più vero quanto reinventato, lunatico e strampalato.rn«Con il piglio visionario e lo stile picaresco che lo distinguono Barbolini mette in scena un coinvolgente bestiario umano e animale, tra i cui protagonisti spiccano figure di lunatici e di birrarri, di idealisti e di artisti, il pittore - narratore Pietro Ghizzardi e il vulcanico sognatore Antonio Ligabue» - Gino Ruozzi, Il Sole 24 OrernrnrnNelle terre della Fabbrica Ducale, che si stendono tra il fiume e l'Appennino, in una Bassa padana simbolica, un mongolo, degradato erede di Gengis Khan, vaga per la pianura a ridosso del Po con i tedeschi alle calcagna, a loro volta insidiati da un coccodrillo ferocissimo, finché incappa in Antonio Ligabue, pittore matto che ama ritrarre tigri e motociclette. «Ligga è un om che scappa perfino quando sogna»: e il romanzo, nei toni di un'epica minore, racconta con una scatenata fantasia picaresca gli incubi e le fughe dalla vita del pittore e dei suoi bizzarri compagni d'avventura: l'amico, anche lui pittore, Pietro Ghizzardi; Angelica, donna sensuale dal nome ariostesco, con suo figlio Bilìn; un Tenore dalle ambigue predilezioni sessuali e varie altre creature che formano uno stralunato bestiario umano. Sullo sfondo, il rombo di una guerra in parte vissuta, in parte immaginata entro i confini d'un piccolo ducato, dove la Storia sembra essersi fermata: un territorio compreso tra l'ampio fiume e le colline franose, percorso da insidiosi alleati teutonici e presidiato dalle Bande Nere, milizie dell'invisibile sovrano proprietario della Grande Fabbrica Ducale, che produce con metodi da lager piastrelle di ceramica da esportare in tutto il mondo. -
Rifiorire. Storie e pensieri sul diritto alla felicità
Rifiorire, cioè mettere di nuovo foglie e petali dopo che qualcosa ci ha buttato giù, ci ha fatto sfiorire. Questo libro pone il lettore dinanzi a una serie di situazioni, ognuna illustrata attraverso una o più storie: tratte dalla giurisprudenza, dai libri, dai film, dai giornali. Può esserci capitata una brutta malattia, ad esempio, magari una pandemia; rifiorire vorrà dire qui guarire, riuscire a cavarsela, andare oltre l'incubo. O può trattarsi di una brutta dipendenza, in cui si è piombati: alcol, gioco, droga, schiavitù amorose, anoressia: cosa si può fare per aiutare le vittime a riemergere dal buio? C'entra anche la natura poi, che spesso ci conforta e ci rianima, e che è oggi tanto minacciata; c'entra il denaro, che spesso ci aiuta a rifiorire, ma che può diventare pericoloso; ci sono gli amori sbagliati, i lutti in famiglia, le conversioni religiose, le violenze sessuali, i pregiudizi che offuscano la mente, i disagi psichici, le fughe dalla prigione, i pentimenti. Il diritto può dare una mano talvolta a rifiorire prima, a non sfiorire troppo. -
La ruota
Un enigma da risolvere in un luogo che è esso stesso un enigma. A disposizione, 326 giorni, un notes e una matita. Un intreccio di vite, in apparenza distanti, mosse in un'unica direzione da un'insolita coscienza, figlia di un errore di partenza. Serve coraggio per arrivare alla fine partendo dal principio: «Sono qui per mia volontà. Ora, appartengo alla ruota e lei, inumana umana, appartiene a me. Mi guarda e spia da ogni angolazione, lo so. È tutta intorno. È dentro. È. Attendo il sibilo: domanda farò, risposta sarò...» La soluzione è nascosta nell'impensabile. Per salvarsi, non basterà decifrare codici o mettere insieme le tessere di un puzzle, prima, servirà annullarsi nella cantilena di un suadente indovinello. Una discesa rapida negli abissi di un vortice di parole guidate da nevrosi e ossessioni. Una risalita lenta, possibile solo a patto di firmare un contratto di rinuncia alla libertà, per tutto il tempo necessario. In condizioni igieniche estreme e in regime alimentare restrittivo, la prigionia diventerà l'ultimo dei problemi. -
Medida. Note di un amore
Quella di Miriam e Lele è una passione che si divide tra Barcellona e Istanbul, tra Torino e Bologna. Una relazione appena nata, bruciante, nella quale si intrecciano personaggi, si accavallano storie di vita e di morte, inizi e addii. I giorni trascorrono, nella lontananza fisica e nell'attesa di un nuovo incontro, scanditi dal ritmo serrato di messaggi vocali attraverso i rispettivi telefoni cellulari, accompagnati da una colonna sonora pop-rock che ha cresciuto una generazione, raccontandone i sentimenti, gli slanci, le passioni. Ne risulta una specie di epistolario contemporaneo, una corrispondenza amorosa come quelle dei secoli scorsi, ma nuova, veloce, costruita attraverso le note degli smartphone, che finiscono col definire la misura (medida, in spagnolo) di un amore. -
Storia del gatto Gedeone che aveva il naso arancione. Ediz. a colori
Questo libro, rimasto per molti anni nei cassetti di Tinin Mantegazza, racconta di un gatto camaleontico che cambia colore a seconda del luogo in cui si trova o dell'oggetto che gli è vicino, ad eccezione del naso che rimane immutabilmente arancione. Le peripezie di Gedeone diventano il pretesto per coinvolgere i giovani lettori in divertenti giochi con i nomi dei colori. Poi d'un tratto Gedeone scompare, e lo ritroviamo in una fabbrica di saponi e detersivi, dove scopre come questi inquinino i fiumi e i mari, avvelenando i pesci e rendendoli per questo immangiabili. Stessa sorte per gli uccelli, che si nutrono di frutta cosparsa di pesticidi. Al povero Gedeone non resta altra alternativa che andare alla ricerca di un topo... Età di lettura: da 4 anni. -
Progressisti
Le riflessioni di fondo di questo lavoro sono maturate nel corso dei mesi che vanno dal marzo 2018 a settembre 2020. Alcune riflessioni hanno origine in anni precedenti, lo scenario politico, sociale ed economico è cambiato nel corso del tempo, l'emergenza Covid-19 ha aggravato il quadro, ma i nodi di fondo che caratterizzano le difficoltà del nostro Paese sono ancora tutti da sciogliere. L'evoluzione dei partiti, quel che ha rappresentato il movimento delle ""sardine"""" spingono in un'unica direzione: formare un campo progressista in cui il Movimento 5 Stelle può riconoscersi, creando così uno schema di gioco per il futuro in cui progressisti da una parte, destra e sovranisti dall'altra si confrontano. Per chi scrive la necessità di un dialogo tra sinistra e Movimento 5 Stelle era evidente già dopo il 4 marzo 2018, pur nella consapevolezza dei tanti problemi. La situazione internazionale vede affermarsi nelle giovani generazioni la convinzione che la politica può contare e, a partire dall'emergenza ambientale, dev'essere incalzata: noi progressisti dobbiamo disporci favorevolmente a questo vento. La situazione è ricca di potenzialità per provare a far dialogare un mondo frammentato che però, nonostante tutto, è molto vicino al 50% dell'elettorato. Dialogare per riconoscere i valori e i principi comuni dai quali sviluppare proposte programmatiche utili all'Italia. Costruire un Paese più unito, solidale e uguale, più vicino ai cittadini, più efficace nel dare opportunità a tutti non lasciando indietro nessuno lungo la strada del progresso e dello sviluppo sociale ed economico eco-compatibile. Questo debbono fare i progressisti in Italia, in Europa nel Mondo."" -
Ricerche storiche. Vol. 130
Rivista semestrale dell'Istituto per la storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia. -
L' ombra mi è amica
Lungo il tratto modenese della via Emilia, si snodano e si intrecciano le vite di mancate promesse del calcio, clienti di night, musicisti in crisi creativa, ragazzini solitari, nani, ballerine, afoni cronici, mariti formalmente perfetti, giornalisti d'assalto, bariste tutte d'un pezzo. I protagonisti di questi racconti, conducono esistenze apparentemente lineari, fino al momento in cui, sulla scena, irrompe l'elemento onirico e surreale, che spiazza ogni volta il lettore facendogli domandare: è sogno o realtà? I personaggi e le loro storie, spesso carichi di tensioni esistenziali e metafisiche, si susseguono ad un ritmo travolgente, legati dal filo rosso del sogno, trasformandosi pagina dopo pagina e approdando a finali inattesi che lasciano aperte molteplici porte. -
I bambini del soldato Martin
Martin Adler è un giovane americano, figlio di immigrati ebrei ungheresi; poco più che ventenne decide di arruolarsi e partire per combattere il nazifascismo in Europa. Prova sulla propria pelle l'odio razziale da parte di alcuni commilitoni, ma non demorde e nel 1944 sbarca alle pendici del Vesuvio. Diventa parte della compagnia D del 339° reggimento, una squadra da combattimento con armamento pesante: mortai, cannoni e mitragliatrici. Avanzando verso nord, dapprima sulla linea Gustav e poi sulla linea Gotica, diventa un cecchino, perdendo la propria innocenza. Martin, tuttavia, esorcizza l'orrore della guerra scattando centinaia di fotografie e disegnando cartoline, che spedisce alla famiglia in America. Nei pressi di Monterenzio, nel bolognese, si fa ritrarre in uno scatto che, alcuni decenni dopo, ha fatto il giro del mondo: il soldato è insieme a tre bambini, che la madre aveva nascosto in una cesta di vimini, per proteggerli dai tedeschi. Quell'incontro rimane impresso in modo indelebile nei suoi ricordi e, grazie a un appello lanciato sui social network, Martin Adler riesce a realizzare il desiderio di ritrovarli. Sarebbe, però, un errore pensare che la sua storia, durante la campagna d'Italia, sia tutta qui. Martin è un uomo che ha cercato la leggerezza anche nelle situazioni più drammatiche, regalando sorrisi e ""cioccolata"""" da Napoli al Trentino, realizzando persino un vino """"da trincea"""". Una volta rientrato in America, ha lottato appassionatamente per i diritti dei più fragili. «Sono felice, di non aver premuto il grilletto quel giorno di ottobre del 1944 nella valle dell'Idice sull'Appennino bolognese. Invece di uccidere, scattai una fotografia e ora mi accorgo che non solo salvai tre bambini, ma tutte le persone che sono nate grazie a quel gesto. Nate proprio da Giuliana, Mafalda, Bruno, diventati madri, padri, nonni e bisnonni. Come me. Ecco l'importanza generazionale di un piccolo gesto di vita [...] Per tutta la vita, nel mio piccolo ho cercato di trasmettere quello che questi volti sconosciuti, immortalati tante volte dalla mia 35 millimetri, proprio come quelli di Bruno, Mafalda e Giuliana, mi hanno insegnato. Dona, senza chiedere nulla in cambio e riceverai vero amore»."" -
Cacciacuore
Una storia d'amore attraverso la metafora classica della caccia, affidata al talento immaginifico di Michele Ferri, per dire quanto conta guardarsi dentro e confidare sulla possibilità di un amore unico, vero, inevitabile. -
L' altra scoperta. Dal Cinquecento dei conquistatori al Duemila della prima senatrice nativa americana
L'altra scoperta è un'analisi psico-sociologica volta a fornire notizie, ma soprattutto elementi base, di ragionamento e di formazione del pensiero sulla cosiddetta scoperta dell'America. L'autrice si propone di fare luce su un periodo storico troppo spesso dimenticato: il secolo immediatamente successivo all'arrivo dei primi conquistatori nei territori americani, regalando finalmente ai nativi le parole che per troppo tempo sono state loro tolte. Nulla è stato scoperto in quel fatidico 1492, piuttosto si è verificato un incontro tra due mondi, ognuno con la propria civiltà e la propria storia, entrambi vecchi in termini umani. Imponendo i suoi valori come gli unici possibili, l'Europa ha causato la cancellazione di molte civiltà dando origine a un olocausto non solo fisico, ma anche morale e culturale. La religione come ricatto sociale, la parola manipolata, l'omologazione degli indios a ""buoni selvaggi"""" ma soprattutto l'assordante silenzio dell'altro sono gli aspetti più atroci della conquista. Moltissime persone hanno subito e stanno ancora subendo le conseguenze di questo trauma storico che dura da secoli."" -
Casa d'altri
Romanzo breve esistenzialista in cui una vecchia lavandaia e un vecchio prete di montagna incrociano le proprie storie intorno al senso della vita e alla possibilità di finirla prima. -
Battiti
Bisogna rievocare nomi molto alti della nostra letteratura, da Svevo a Pavese, da Ungaretti a Montale, per imbattersi in protagonisti vecchi davvero: vecchi d'esperienza, di nichilismo e dei suoi contrari, leggerezza convinzione empatia memoria volontaria o involontaria. Ildo Cigarini, in quest'ultima sua opera di poesia, accetta la sfida e colloca il vecchio che la apre al centro di una vertiginosa catena metamorfica, tesa a porre fin dall'incipit l'umano in contatto dinamico con il botanico, l'ornitologico e il minerale, entro un campo immaginativo che coniuga il molto lontano al presente di una scrittura a volta a volta fenomenica, evocativa, descrittiva e sentimentale. La scelta prima ancora iconica che tematica di un simile motore di metamorfosi (che coinvolge età, luoghi, stati d'animo e di psiche) assicura a questi Battiti una compattezza, una maturità compositiva e una necessità oggi non facili da incontrare in un libro di poesia. Certo, i battiti coincidono prima di tutto con un prezioso (e coscientemente linguistico) metronomo del cuore di chi parla e dell'ampia gamma delle sue percezioni ""umane troppo umane"""", col risultato invero emozionante di un'interconnessione mai interrotta di spazi e cronologie, eventi esistenziali e sogni, utopie e ricordi. E i Battiti di Cigarini, per parte loro, non esitano a trasmettersi dall'umanità delle extrasistoli e dei respiri ritmati in quiete allo scandirsi dei contesti naturali, fra Luce e Tempo. Ciò si accorda con un'istanza ora visiva ora visionaria che da un'esattezza sensoriale nitida come poche si amplia con scioltezza prosodica a una dimensione senz'altro metafisica: «E guardavano con occhi d'aquila/ il movimento dei corpi spossati,/ curvati dentro il faticoso/ giorno, le bocche piene di furore». La pronuncia poetica di Ildo Cigarini si consolida insomma, entro questo libro, nell'intreccio assai produttivo (e stilisticamente calibratissimo) di epifanie liriche e di una ferma coscienza etica, nella certezza che l'insieme armonico di «un ricamo di parole nell'aria» e di una parola espressa «con voce di fuoco» possono trovare solo nella lingua della poesia il punto più incandescente di congiunzione e di dialogo. (Alberto Bertoni)"" -
Ferite
I primi tre racconti - un trittico di solitudini femminili - prendono spunto da altrettante vicende di attualità o notizie di giornali: nel primo, un trafiletto sulla scoperta di una antica mummia innesca l'esperimento estremo di una pensionata; nel secondo, un evento catastrofico getta nel mondo una creatura insolita, destinata a ricreare il luogo della propria origine; nel terzo, l'esempio di un vecchio indiano trasformatosi per devozione nella moglie defunta spinge una vedova a un progetto di vendetta. I due racconti finali, invece, colgono spunti esplicitamente letterari: il primo si ispira a un racconto di Katherine Mansfield, che si conclude con la rivelazione improvvisa della mediocrità di un uomo amato per un attimo dalla protagonista; il secondo svela, attraverso le parole di un uomo dalla vita avventurosa, il segreto di uno dei più grandi romanzi europei del secondo Novecento, Memorie di Adriano, e al tempo stesso illumina scorci della biografia di Marguerite Yourcenar. -
Ricerche storiche (2021). Vol. 131
Rivista semestrale dell'Istituto per la storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia. -
Don Vittorio Chiari. Che spettacolo una vita così!
"Che spettacolo una vita così!"""" è un titolo che mantiene ciò che promette, poiché racconta parole e azioni di un salesiano singolare, don Vittorio Chiari. Grazie alle brevi narrazioni di testimoni viene composto un mosaico di frammenti di vita, che diventano una biografia affettuosa e onesta di un prete - uomo di teatro - educatore - giornalista - scrittore. La metafora che guida la scrittura è quella di una grande passione di don Chiari, che nelle sue mani fioriva anche a formidabile esperienza educativa: il teatro. Lo spazio e i tempi del palcoscenico scandiscono il racconto guidando il lettore dalle prove all'uscita di scena di questo personaggio che ha lasciato una traccia indelebile di esempi e di realizzazioni culturali ed educative a Reggio Emilia fra il 1988 e il 2003. Qui si racconta di un prete vicino agli ultimi e ai penultimi, di giovani attirati a migliaia, di una città che si fidava e di un grande cuore che aveva la forma di un naso rosso da clown." -
L' ombra che mi fredda l'anima
"Vorrei avere meno confidenza con me stesso, mi accorgo col tempo di quanto poco rispetto ho avuto nei miei confronti... ormai è tardi io e la mia ombra non ci possiamo più prendere in giro, lei è sempre stata più veloce di me, nel decidere, nell'amare, in tutto ciò che mi ha tenuto lontano dalla luce. È il filo sottile che mi scappa dalle mani, non lo posso legare, non lo posso nemmeno stringere. Lascio solo che mi guidi, sempre più lontano, sempre più distante da quella foresta dove nessuno ha mai visto il sole... Sono nato domani, sono nato tante volte, sono nato in un giorno qualunque... sono morto ieri, sono morto tante volte, sono morto in un giorno qualunque. Nulla mi porterà via da questa vita e nessuno strapperà il filo... lontana come una notte dimenticata, più lontana di una voce mai sentita... è l'ombra che mi fredda l'anima..."""" In questo libro l'autore ripercorre le canzoni che ha scritto nel corso degli anni sulla vita e la morte, sui miracoli, sull'eterna battaglia tra giusto e sbagliato, tra bene e male, sui bagliori di gloria, le strade sbagliate, i sensi di colpa e gli amori finiti..."