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L'Appennino stregato. Fantasmi, fantasticherie e fole
Una grande varietà di leggende oscure, in un misto di magia nera, apparizioni demoniache, spiriti dannati e fantasmi inquieti, maledizioni e stregonerie, solca in lungo e in largo i crinali dell’Appennino affondando le proprie radici in tempi assai remoti. Nate sulle alture, tra i borghi, tramandate oralmente da una generazione all’altra, le superstizioni e le dicerie popolari legate a streghe, diavoli, angeli e spettri riprendono vita in una serie di racconti dalla natura sinistra e inspiegabile. -
Fuga dal settimo piano
La casa di cura Villa Quercia è un ospedale psichiatrico che si sviluppa su otto livelli. Al piano terra vi sono gli uffici e l'amministrazione, mentre ai piani superiori sono ricoverati i pazienti, suddivisi secondo un criterio piuttosto semplice: al primo trovano posto i casi meno gravi, e man mano che si sale la gravità della malattia aumenta. Se il disturbo peggiora si viene trasferiti a un piano superiore, se migliora, a un piano inferiore. Attraverso una serie di malintesi che lo portano suo malgrado a risalire di reparto in reparto fino al settimo piano, il protagonista di questo breve romanzo umoristico, ispirato al racconto di Dino Buzzati ""Sette piani"""", incontra una varietà di personaggi eccentrici con i quali progetta di evadere dalla struttura: c'è Uanduele, che non parla; Valeria, che crede di trovarsi sul Cammino di Santiago; Giovanni Leporale, fermamente convinto di essere morto; Vittoria Grifone, che ha inventato e messo in pratica un metodo per accrescere l'ansia a dismisura, persuasa che doni alla pelle lucentezza ed elasticità; la signorina Giroldini, che accudisce due mandarini; Antonino, che parla ininterrottamente al telefono; il professor Frikell, abile ladro di canarini; Luca Salvatore Pistone, che ha fondato una dottrina religiosa nota come iperventilazionismo...Riusciranno, il protagonista e la sua strampalata compagnia, a fuggire dal rigore e dall'austerità di Villa Quercia?"" -
Il disco spezzato
Al termine di un'applaudita esibizione del Trovatore, il noto cantante lirico Andrea Cattani viene trovato morto nel suo camerino, ucciso da un colpo di pugnale. Accanto a lui un disco spezzato a metà, un vecchio 78 giri nel quale è riportato solo il nome della vittima, null'altro. Chi ha ucciso Andrea Cattani? Che cosa significa quel disco spezzato? E che fine ha fatto l'altra metà? Lo scopriremo ripercorrendo la vita del cantante e della sua famiglia, tra invidie e litigi col fratello, l'amore ambiguo per un soprano già impegnato, i debiti per un'esistenza vissuta al di sopra delle sue possibilità e la grande passione per il bel canto. -
Un po' meno di niente
In questo romanzo dalla vertiginosa specularità Vanni Sbragia (pseudonimo di Romano De Marco) è sia l'autore che il protagonista della vicenda raccontata, ovvero «uno scrittore di thriller e noir di media popolarità» che si ritrova coinvolto nell'omicidio di una delle sue amanti, a capo di un'importante casa editrice di narrativa. Intorno alla vicenda gialla, con l'inevitabile suspence, c'è la descrizione disincantata di un ambiente, quello letterario, fatto di cinismo, ipocrisia e competizione. -
Noi siamo qui
Gemma non si è mai sentita a suo agio nei gruppi numerosi e nei giochi di squadra, preferendo quelle attività che si possono svolgere con pochi compagni. Forse è per questo che ha stretto amicizia con tre alunni stranieri della sua classe. Quando sono arrivati Matei dalla Romania, Raya dal Pakistan e Paula dal Brasile, Gemma ha provato un naturale moto di simpatia per questi ragazzi, all'inizio così spaesati. E dato che in un gruppo ristretto Gemma si sente a suo agio, in breve tempo sono diventati inseparabili. Be', Matei non è esattamente un amico, per lui si è presa una cotta che non è ancora riuscita a confessare a nessuno. Delle ragazze invece apprezza (e a volte invidia) qualità che le mancano: Da Paula, fidanzata con il bell'ecuadoriano Javier, cerca di imparare la scaltrezza e l'abilità nel trattare coi ragazzi; da Raya cerca di capire come si fa ad apparire sempre belle ed eleganti... A proposito, ma Raya che fine ha fatto? È proprio dalla sua improvvisa scomparsa che prende le mosse questo vorticoso romanzo. Per ritrovare la loro amica i quattro ragazzi si rivolgono a un prof molto speciale, all'apparenza burbero e minaccioso ma con un grande cuore; entrerà nella banda anche una mite signora settantenne, che rivelerà sorprendenti qualità investigative. Tutti insieme uniranno le forze per strappare Raya all'ingiusto destino che il padre vorrebbe per lei. Noi siamo qui è un romanzo che racconta di amicizia e solidarietà, di passione, dolori e tradimenti, di voglia di rivalsa e vittorie. In breve: di quell'ardore tipico della giovinezza che molti adulti hanno finito per dimenticare. -
La distanza del cielo. Un atlante beckettiano
Federico Pacifici è considerato uno dei massimi esperti di Samuel Beckett. Il giorno precedente a un convegno, mentre si trova in visita a Cooldrinagh, la casa di Dublino in cui lo scrittore nacque e trascorse la sua infanzia, riceve una telefonata che lo costringe a una partenza improvvisa. Comincia così un viaggio attraverso i principali luoghi beckettiani, un percorso che lo obbligherà a fare i conti con alcuni eventi drammatici della sua vita, in primo luogo l'improvvisa scomparsa della figlia, di cui non ha più notizie da anni. In questo viaggio le vicende di Federico Pacifici si alterneranno a quelle dello scrittore irlandese, in un percorso fisico e biografico in cui la vita di Samuel Beckett esce dalle pagine e si intreccia con quella del protagonista, in un'intima parabola di risoluzione personale. -
Niente da ridere
Pubblicato per la prima volta nel 2007, ""Niente da ridere"""" racconta le vicende di un trentacinquenne gravato dalla responsabilità di badare a una famiglia (molto) allargata di cui deve soddisfare le esigenze più diverse: dall'ospitare parenti, amici alla lontana e sconosciuti, a regalare soldi allo zio affinché allenti le sue pressanti richieste, fino al punto da inventare impegni al solo scopo di lavorare in pace, di nascosto, nella masseria di campagna, lontano dalle figlie, dalla moglie e dalla fragorosa confusione di una vita da cui all'apparenza sembra fuggire, anche se in realtà ne è il fulcro. Un personaggio insieme vitale e malinconico, generoso e narcisista, incantato e cinico, che posticipa all'infinito a colpi di ansiolitici l'incipiente crollo nervoso. Insomma, il perfetto uomo del nostro tempo, raccontato con una lingua tumultuosa e indomabile, in un intreccio effervescente di situazioni fra il comico e il grottesco, ambientate in un Salento inconsueto, distante dagli stereotipi a cui il cinema e la letteratura ci hanno abituato, ma del quale, in certi improvvisi scorci di paesaggio, emerge tutta la selvaggia bellezza."" -
Storie del borgo senza tempo. Nel paese del cacciatore di anime
C'è un borgo in Toscana dove l'arte, la cultura, il rispetto del territorio e delle tradizioni creano un'alchimia che supera le barriere del tempo e della storia, scandendo la vita delle persone che ci abitano e di quelle che lo visitano. Quel borgo si chiama Peccioli, un luogo in grado di riflettere l'essenza più profonda della vita, lo scenario perfetto per guardare dentro se stessi e diventare ciò che si è veramente. Questo libro, ambientato a Peccioli, racconta le storie di alcuni personaggi già apparsi nel precedente romanzo di Romano De Marco, ""Il cacciatore di anime"""" (Piemme). Agnese, che credeva di essere immune all'amore. Gino, che dovrà scegliere fra la diffidenza e l'amicizia. Remo, che ha deciso di ricominciare daccapo. Serse, che ha capito che amare qualcuno significa lasciarlo libero. Teresa, che non si arrende a un sentimento che si è raffreddato. E infine Matteo che vuol restituire a Peccioli quel che è di Peccioli. Donne e uomini normali che soffrono, amano, falliscono, combattono ma si rialzano. E che traggono forza e consolazione da un luogo magico e speciale. Un luogo fatto a misura delle persone e della loro anima."" -
La fine del mondo
Carlo Draghi ha il viso segnato da cicatrici, le nocche sbucciate e una passione per la poesia anglosassone. Di giorno lavora come autista in una produzione tv, di notte invece si fa spaccare la faccia negli incontri di pugilato clandestino che si svolgono alla periferia di Roma. Una mattina di pioggia dà un passaggio a Giorgio, un grasso nerd dall'espressione simpatica che sta per pubblicare un gioco di ruolo di nuova concezione, La fine del mondo, un'inquietante allegoria della realtà in cui i personaggi sembrano vivere di vita propria. L'incontro cambia le loro sorti, e soprattutto quella della moglie di Giorgio, Diana, una donna dalle emozioni congelate, costretta in una vita che poteva andare dappertutto e invece si è arenata tra stoviglie, comitati di quartiere e un lavoro precario che le regala solo ansia. Mentre Giorgio lotta per difendere la purezza creativa del suo lavoro, precipitando in una febbre paranoica e perdendo di vista il proprio matrimonio, Diana inizia una storia con Carlo, che la strappa alla sua narcosi e le fa riscoprire la voglia di vivere. Ma chi è veramente Carlo? Cosa nascondono la sua imperturbabilità, i suoi silenzi e i suoi impulsi autodistruttivi? -
Tinello working. Ventuno storie di lockdown dai narratori di Horsa Group
Ci sono parole che portano con sé intere narrazioni: lockdown, pandemia, solitudine, angoscia di morte e disfatta interiore, perdita del lavoro e delle certezze. E se è vero che tutto potrebbe andare in malora, forse una manciata di storie può essere utile per raccontare lo sgretolamento di un mondo imperfetto che credevamo perfetto, per raccontare cosa è davvero accaduto in famiglia, in ognuno di noi, quando abbiamo trasformato il nostro lavoro in smart working da svolgersi nel tinello di casa. Del resto, chi non ha bisogno di storie? Storie da leggere o da raccontare? E questo è un libro di storie. A raccontarle sono i narratori di Horsa, un'azienda informatica che non parla più (solo) di software, un'azienda fatta di persone e di storie. Provate a leggerne qualcuna, e vedrete che non vorrete fermarvi. Perché durante la pandemia, chiusi nel tinello di casa per lavorare, chattare o restare in contatto con amici e parenti, ci siamo finiti un po' tutti. -
Delle donne non facesti menzione
In un famoso racconto poetico di Muriel Rukeyser, Edipo chiede alla Sfinge perché non abbia riconosciuto la propria madre nella donna che ha sposato. «Perché la tua risposta era sbagliata», gli dice la Sfinge. «Quando ti ho posto il quesito, che cosa cammina con quattro gambe al mattino, con due a mezzogiorno e con tre alla sera, tu hai risposto ""l'uomo"""". Delle donne non facesti menzione». «Ma quando si dice l'uomo si intendono anche le donne», protesta Edipo, «questo lo sanno tutti». «Questo lo pensi tu» gli risponde la Sfinge. Erica è una donna di quarant'anni che decide di lasciare il marito e i figli per ricominciare daccapo. Per due settimane ha creduto di avere poca vita davanti a sé a causa di una diagnosi sbagliata. Poi le hanno restituito un futuro, ma lo sguardo ingenuo di un tempo è perduto. Per i figli e per tenere in piedi la famiglia ha sacrificato ogni sua aspirazione, mentre il marito la tradiva. Adesso si è come risvegliata e non riesce più a fingere: l'ipocrisia sulla quale si fondava la sua esistenza è finita. Bisogna ripartire da zero, ridando linfa ai desideri messi da parte dopo la nascita di due figli, e ricostruendo i rapporti all'insegna dell'autenticità. Ora nei suoi pensieri e nelle sue giornate si affacciano uomini, amiche, colleghi, e un padre da cui si era allontanata e con il quale potrà riscoprire la tenerezza e la memoria della madre che non c'è più. Anche la sua città, Genova, la sorprende a ogni passo, mentre vaga ebbra della nuova libertà di cui dispone. Ma lasciare la casa dove dormono i propri figli è un atto lacerante per un genitore. Su una madre, poi, pesano secoli di pregiudizi. «Se questa donna fosse un uomo sarebbe solo un uomo che se ne va, un caso dell'universale», scrive Michela Tilli. «Ma quest'individuo è una donna, e quindi pensate di sapere molto di lei: l'universale si è già ristretto. E non solo è una donna: è una madre. Una madre che se ne va: serve altro per emettere un giudizio di condanna?»."" -
Il libraio innamorato
C'è un libraio che ha un segreto: è innamorato di una ragazza che fa il suo stesso mestiere. Sogna di sposarla, di unire le rispettive librerie e di far giocare i figli che verranno nel reparto libri per bambini, ma per il momento si accontenta di vederla in un'osteria di Bologna per raccontarle dei clienti più strani che incontra. Per esempio, c'è un uomo che entra in negozio ogni giorno alla stessa ora, scompare tra gli scaffali per trenta minuti esatti, e all'uscita compra il primo libro che gli capita fra le mani. Perché? Ma anche la libraia ha clienti bizzarri: c'è infatti una ragazza che va da lei in libreria cercando romanzi che non esistono, dei quali però ricorda perfettamente le trame. E quei romanzi, un anno dopo, escono davvero. Come fa? E poi c'è uno scrittore di successo, anche lui ha un segreto: è riuscito a scrivere solo negli anni in cui nessuno lo voleva pubblicare. Ha accumulato nel cassetto tanti romanzi, che poi ha fatto uscire uno alla volta fingendo di averli appena scritti. Ma il cassetto adesso è vuoto. Come potrà accontentare il suo editore e la sua agente, entrambi in spasmodica attesa del prossimo, annunciato best seller? Infine c'è una scrittrice che pubblica libri di genere erotico tantrico col nome d'arte di Samantha Samsara. Il suo conto in banca è in rosso, e adesso sta cercando chi la mantenga in cambio del privilegio di poterle guardare i piedi. Troverà qualcuno? Quando il libraio innamorato proporrà alla bella libraia di far incontrare i due insoliti clienti, i destini di tutti loro convergeranno in un modo inaspettato. -
Uru
Una creatura misteriosa turba il sonno di Paolo, gettandolo nell’angoscia. La sente muoversi lungo il perimetro della stanza, picchiettando il pavimento con le sue unghie ricurve. Finché una notte, svegliandosi con la sensazione di soffocare, nella penombra della camera distingue le sembianze di una grossa bestia accovacciata sul suo petto, intenta a scrutarlo. L’incontro dura pochi istanti, prima che la creatura con un balzo si dissolva nel buio, lasciando Paolo in un profondo sgomento. Nel frattempo una morte inspiegabile, forse un omicidio, scuote il call center dove lavora, già in subbuglio per le voci di un’imminente delocalizzazione. Ma la polizia indaga senza esito, mentre tutto sfugge in una realtà rarefatta, sospesa fra inquietudine e allucinazione. Sullo sfondo di un Salento desolato e decadente, fatto di campagne abbandonate e invase dai rifiuti, Fabio Carbone mette in scena l’insanabile contrasto fra un mondo nuovo, governato dalla mancanza di empatia e da un irriducibile cinismo, e la vecchia società contadina, di cui solo un’eco lontana e ormai indistinguibile lambisce quelle che ci sembrano le consolidate certezze della contemporaneità. Nel mezzo, sospeso tra il mondo vecchio e quello nuovo, c’è l’uru, che proprio dalle credenze di quell’antica civiltà ha origine. Manifestazione dei timori più reconditi e delle colpe mai espiate, di quegli impulsi più arcaici da cui la modernità si illude di essersi emancipata, questi profondi turbamenti prendono la forma dell’animale, una creatura fatta della stessa carne di chi ne subisce i tormenti. -
L'Alsìr
L’Alsìr è uno stabilimento balneare della riviera romagnola. È qui che, a partire dagli anni Novanta, due famiglie di diversa estrazione sociale si ritrovano vicine d’ombrellone: da una parte i Montanari, romagnoli di origine proletaria, dall’altra i Malagola, benestanti milanesi. Un’estate dopo l’altra, in un arco temporale lungo vent’anni, il romanzo segue il mutare degli equilibri fra le due famiglie e i contemporanei cambiamenti politici e sociali del nostro paese. In una lingua inedita e meticcia, L’Alsìr racconta una riviera romagnola lontana dal vitalismo stereotipato in cui spesso è descritta e un’Italia ormai avviata al fallimento politico ed economico, sempre più disorientata e accartocciata su se stessa. Uno spaesamento simile a quello dei giovani protagonisti, Guido, Elena e Alessandro, alle prese col passaggio fra adolescenza e età adulta. Sono la metafora di un’intera generazione, quelli nati nei primi anni Novanta, in bilico fra due secoli, e perciò destinati a crescere in una terra di nessuno. -
L'appuntamento. Storie di incontri casuali e programmati, reali o immaginari, memorabili o già dimenticati
I racconti di questa antologia sono a cura dei narratori di CRIF, persone che lavorano per essa e che nella vita fanno tutt'altro che scrivere racconti. Il tema scelto è l'appuntamento, reale o immaginato. Sono storie che mescolano piani diversi di realtà, a volte in bilico tra l'immaginazione e il resoconto dettagliato di quotidiane vicissitudini. Storie riconoscibili da chiunque lavori in grandi organizzazioni, a volte divertenti, a volte nostalgiche, ambientate a Dublino, a Bologna, Atlanta o New York e in altri luoghi noti mai svelati fino in fondo, con protagonisti diversi che abbracciano una molteplicità di personaggi umani. Dodici storie, sette in italiano e cinque in inglese, che evidenziano il respiro internazionale di CRIF; dodici mondi narrativi per entrare di casa in casa, di luogo in luogo, allo scopo di esplorare in ogni narrazione il senso di quel particolare appuntamento: a volte una mancanza d'amore, altre un'illusione perduta, più volte una speranza ritrovata. -
Piatta è la campagna
Tredici anni è un'età maledetta da passare in campagna. Hai già i desideri di un adolescente, ma i mezzi e le libertà sono quelli di un bambino. Soprattutto se vivi a Rialzo, un paese della pianura padana talmente isolato da sembrare fuori dal tempo. Le persone che lo popolano sono rozze, meschine e ignoranti. Poi c'è Matteo: è al suo ultimo anno di scuola media e la vita gli sembra ancora una promessa, mentre le stagioni si rincorrono, come i suoi desideri. Nell'anno cruciale in cui passa dall'età dell'innocenza a una prima consapevolezza adulta, Matteo si trova a combattere contro la realtà soffocante della vita di provincia. Qui, tra lotte famigliari, faide, fughe, cotte e prime sbronze, comprende di doversi ribellare all'ottuso fatalismo di cui l'intero paese sembra essere vittima. ""Piatta è la campagna"""" è un romanzo di formazione scritto con la freschezza e l'entusiasmo dell'adolescenza, l'epoca in cui tutto sembra accadere per la prima volta, al punto che perfino solitudine e noia appaiono come qualcosa di elettrizzante."" -
L'abisso
Mamma Gelida vive in un paese sperduto dell’appennino bolognese. La sua unica gioia è il figlio Gabriele, ex bambino prodigio, ora studente modello che sta per laurearsi in giurisprudenza. Il vestito buono è già pronto, e mamma Gelida non sta nella pelle all’idea di questo importante traguardo. Mancano solo ventiquattr’ore e poi sarà festa. C’è però una cosa che non sa: Gabriele non sta affatto per laurearsi. Le ha mentito per anni, falsificando libretti e inventando voti mirabolanti, convinto di poter recuperare il tempo perduto grazie alla sua mitizzata, straordinaria intelligenza. Ma lo sprint non c’è mai stato, e adesso è ubriaco, disperato, solo nella sua stanza bolognese, cercando di trovare una via d’uscita dall’abisso in cui si è infilato da sé. Il cuore debole della madre non reggerebbe alla delusione. Che fare? Ventiquattr’ore. Mancano solo ventiquattr’ore. -
Come nasce il sogno d'amore
Pubblicato per la prima volta nel 1988, ""Come nasce il sogno d’amore"""" è considerato un testo fondamentale del pensiero femminista e non solo, tanto da essere indicato da Alberto Asor Rosa nel suo Un altro Novecento tra i quindici libri più significativi. Il sogno d’amore, il desiderio della fusione di due esseri in uno, o di appartenenza intima a un altro essere, per quanto destinato a incontrare continue delusioni, ricompare di generazione in generazione quasi immutato nel vissuto di uomini e donne. Se la sessualità è stata al centro del movimento delle donne degli anni Settanta, non si può dire lo stesso per l’amore, rimasto si potrebbe dire un tabù anche per il femminismo. Per parlare del bisogno d’amore, del suo prolungamento dall’infanzia alla vita amorosa adulta, del passaggio dall’estasi dell’innamoramento a una coniugalità fatta di buoni affetti e abitudini, ci vuole, come scrive Sibilla Aleramo – a cui sono dedicate le pagine centrali di questo libro – una «selvaggia nudità», il coraggio di portare «nella mischia» quello che è ancora considerato il «sentimentalismo o la miseria femminile». Da un vissuto personale, da cui nascono I racconti del gelo con cui si apre il libro, ai Diari di Sibilla Aleramo, alla figura di Carlo Michelstaedter, il giovane filosofo goriziano morto suicida dopo aver scritto una singolare tesi di laurea sulla «dipendenza affettiva», il filo conduttore del libro è il tentativo di sottrarre il sogno d’amore alla storica svalutazione che ha subito, per vederlo invece come il fondamento della cultura alta, in quanto ricongiungimento di ciò che la civiltà ha separato e contrapposto: il maschile e il femminile, la natura e la cultura, il sentimento e la ragione, l’individuo e la società."" -
Le storie siamo noi
Diciotto autrici per cinquantanove racconti, ambientati dal 1908 ai nostri giorni, che in una sorta di viaggio nel tempo descrivono l'Italia contadina, le guerre, le malattie, la scuola come privilegio, ma anche il nuovo lavoro qualifi cato per le donne, il '68, le libertà conquistate, l'inquinamento e la pandemia. Questa antologia, realizzata dal gruppo di scrittura ""Donne di parola"""" di Torino, coordinato da Claudia Manselli, raccoglie vicende tutte in qualche modo autobiografiche, pur essendo ambientate in luoghi e tempi diversi. E anche se ciascuna voce narrante «ha la sua personalità, il suo stile», come sottolinea Valentina Pazé nella sua Introduzione, si avverte «un lavoro collettivo, un'impronta comune, la condivisione di pratiche e tecniche consolidate attraverso lo scambio e il confronto», aspetti che contribuiscono a trasformare le singole voci in un coro."" -
Ti lascio per ultimo. Il romanzo del brigante Musolino
Dopo una lunga detenzione in un carcere di massima sicurezza, il brigante calabrese Giuseppe Musolino, ""il re dell'Aspromonte"""", come viene chiamato, è dichiarato folle, e in un giorno di gennaio del 1916 viene tradotto nel manicomio criminale di Reggio Emilia. Nel gabinetto scientifico dell'istituto il direttore della struttura sottopone il nuovo arrivato a esperimenti e prove per dimostrare che Musolino merita di essere trasferito nel manicomio civile di Reggio Calabria, vicino alla sua gente, perché «la vera ingiustizia è una giustizia privata di carità». Ma il caso gioca le sue carte e dal passato dell'infermiere Domenico, il giovane che si occupa personalmente del prigioniero, emergono alcune circostanze che riaccenderanno in Musolino un desiderio di vendetta mai sopito. """"Ti lascio per ultimo"""", la minaccia che il brigante indirizza al giudice che gli infligge ventun anni di carcere per un crimine che Musolino giura di non aver commesso, è un romanzo che intreccia elementi di fiction ad accurate ricerche storiche. In questo noir claustrofobico la vita del brigante, ormai venata di lucida follia, quella del direttore, il dottor Monardi, un uomo alla ricerca delle verità nascoste nel suo passato, e quella di Domenico, l'infermiere che nonostante tutto non riuscirà a sfuggire alla tremenda guerra in corso, restituiscono al lettore una versione più ampia dei termini che usiamo per indicare follia e normalità.""