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Politiche dell'irrealtà. Scritture e visioni tra Gomorra e Abu Ghraib
Come rappresentare oggi, con la massima aderenza possibile, la realtà? In che modo i vari linguaggi artistici e i media, vecchi e nuovi, possono restituire un'immagine attendibile dei conflitti sempre più esasperati che animano il nostro presente? Intorno a queste domande inaggirabili ruota questo saggio, attraversando ambiti disciplinari molto lontani tra loro. Si va da Gomorra di Saviano, al quale è dedicata un'analisi serrata, alle celebri fotografie di Abu Ghraib e alle videoesecuzioni in diretta. Le immagini della realtà che ne derivano mostrano un volto inedito, perché vivono di un intreccio sempre più stretto con la finzione, tale da proiettare la realtà in uno spazio vuoto, privo di confini prestabiliti e di rapporti obbligati. È lo spazio nel quale si muovono alcune esperienze di punta del cinema contemporaneo (Herzog, Lynch e Van Sant), come la letteratura degli ultimi decenni (Ballard, DeLillo, Sebald). Resistere alla realtà quotidiana per cominciare ad abitare questo vuoto: ecco la possibilità di costruire un nuove spazio politico, individuale e collettivo, all'altezza dei confini che siamo chiamati a fronteggiare ogni giorno. -
Storia della chimica. Vol. 2: Dalla chimica fisica alle molecole della vita
Prendere un medicinale, indossare una camicia colorata, spostarsi in auto: quegli atti banali, e infiniti altri, che appartengono alla quotidianità di tutti non sarebbero possibili senza la chimica contemporanea. Il semplice catalogo delle scoperte, dei brevetti e dei prodotti industriali riferibili a una delle sue numerose branche, dal secondo Ottocento a oggi, sarebbe già impressionante. Ma ancora non spiegherebbe nulla. Racconta e spiega, invece, con un'esposizione accattivante Salvatore Califano, che in questo secondo volume della storia della chimica - l'unica completa mai scritta - ripercorre ogni snodo di una vicenda costellata di memorabili traguardi, leggendarie casualità, dibattiti acerrimi e massicce ricadute in ambito economico. Una vicenda forse oscurata, nella percezione generale, dalla smagliante epopea della fisica, i cui protagonisti hanno ormai raggiunto la notorietà di eroi popolari. Eppure il contributo della chimica alla comprensione della struttura dell'atomo è stato rilevante, e sono risapute le feconde interazioni tra una delle maggiori rivoluzioni scientifiche, quella quantistica, e la scoperta della radioattività naturale da parte di Antoine-Henri Bequerel e dei coniugi Curie. Se la chimica inorganica ha concorso a ridisegnare il paesaggio concettuale della scienza, non meno dirompenti sono stati gli sviluppi della chimica organica, culminati nella diffusione onnipervasiva delle materie plastiche e dei prodotti di sintesi, mentre le ultime frontiere della ricerca di laboratorio si sono via via attestate sulle molecole della vita. Proprio le svolte odierne sembrano confermare il fondamentale ruolo di connessione tra fisica e biologia che la chimica ha assunto da tempo, e che qui viene completamente alla luce. -
Oro, cannibali, carrozze. Il Nuovo Mondo nei «Saggi» di Montagne
Era trascorso un secolo esatto dalla scoperta dell'America quando morì Michel de Montaigne, il primo dei moderni a registrare, come un sismografo ultrasensibile, la dirompenza di quell'evento sugli spalti mentali dell'Occidente. Con la geografia planetaria, ne uscì scossa l'idea stessa di umanità. Senza condividere il fremito religioso di chi acclamava nell'impresa un'occasione cristianissima, ma senza neppure arruolarsi tra i precursori dell'antietnocentrismo ingenuo, Montaigne ispezionò attraverso la prospettiva americana il groviglio della modernità appena inaugurata. Filosofo atipico, insofferente di qualsiasi dottrina e sospettoso di ogni epica del pensiero, riteneva la ragione abbastanza inferma da necessitare dell'attrito dei fatti, di qualsiasi natura fossero. E nella conquista del Nuovo Mondo i fatti su cui esercitare il giudizio erano massacri e predazioni, perfettamente riconoscibili nonostante la trasfigurazione operata da una fraudolenta teologia dell'oro. L'effetto America in Montaigne non avrebbe potuto trovare un interprete più congeniale di Carlo Montaleone, capace di perlustrare ""Dei cannibali"""" e """"Delle carrozze"""" - due testi famosissimi e piuttosto enigmatici dei """"Saggi"""" - attingendo a una sua duplice, rara consuetudine: con lo stile argomentativo di un filone scettico che relativizza tutto, perfino l'atto del dubitare, e con una letterarietà raffinata, che esige la perizia più sottile."" -
Pirateria. Storia della proprietà intellettuale da Gutenberg a Google
Tempo di pirati globali, il nostro. Hanno i tratti ipertecnologici degli hackers che trovano un varco in bastioni informatici, o l'aspetto proteiforme dei contraffattori su scala planetaria. Però dietro il loro sfuggente anonimato, la loro incerta identità politica e la loro destrezza clandestina preme un albero genealogico antico e gremito di fuorilegge a viso scoperto: i briganti contemporanei vi compaiono solo come gli ultimi discendenti della variopinta torma che per secoli ha battuto l'Occidente dalle due sponde dell'oceano. Mancava finora un genealogista che avesse il talento di Adrian Johns nello scovare quei nomi dimenticati di editori, scienziati, industriali, ridando corpo e parola ai protagonisti di una guerra di corsa che fin dall'inizio ha toccato i presupposti della civiltà quale noi la intendiamo, e che si combatte ancora con esiti apertissimi. Infatti nelle tipografie in cui si ristampavano illegalmente i libri o nelle fabbriche che mettevano indebitamente a profitto invenzioni brevettate sono state in gioco le idee di creatività, trasmissione, autenticità, plagio. Le nozioni stesse di diritto d'autore e di proprietà intellettuale hanno conosciuto un lungo travaglio. -
La corsa del vento
Jennet Mallow porta il nome di una regina delle fate, ma esercita il suo regno su un diverso genere di fantasmagoria: l'arte pittorica. Raccontare come in lei quella passione imperiosa abbia conteso intensità alla vita è impresa di cui soltanto una scrittura poetica può incaricarsi. Le parole che non arretrano di fronte al viluppo acuminato dei sentimenti sanno compiere anche il prodigio di trasferire sulla pagina il fare artistico nella sua concretezza materica, evocando l'impasto dei colori e la malia delle forme. Così, nella finzione narrativa, è un poeta a resuscitare splendidamente la storia di Jennet, da quando, bambinetta, si infilava oltre la testiera del letto per disegnare sul muro con tizzoni spenti, sino ai trionfi appartati della maturità. Nessuno, nella sua famiglia ""infelice e malconcia"""", le ha alleggerito il fardello del talento assoluto, a cominciare dal marito David, pittore sfibrato dai riti del maledettismo e ansioso soprattutto di non vedersi rubare la scena da un'esile donna più dotata di lui. Sola, tra una madre preda di vecchie frustrazioni, un piccolo spettro silenzioso di figlia che non cresce al pari dei suoi fratelli, un collezionista esigente, amanti forsennati o in fuga, non ha altro ancoraggio se non mani sapienti che trasformano pareti e tele in capolavori del nostro tempo. Li vediamo nascere permeati della luminosità in cui vengono dipinti, il bagliore abbacinante della Spagna mediterranea, le dissolvenze opalescenti della Cornovaglia, la luce fangosa del Tamigi..."" -
Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'italiani. Seguito dai «Pensieri di un italiano d'oggi»
La posterità è solo presunzione di lontananza, se il quadro antropologico non muta. Centottantasette anni ci separano da quel marzo 1824 in cui Giacomo Leopardi, non ancora ventiseienne, scrisse il ""Discorso sopra stato presente dei costumi degl'italiani"""": poche decine di pagine rimaste sepolte tra le carte e date alle stampe tardivamente, nel 1906. Noi, posteri dei lettori già postumi d'inizio Novecento, siamo presi da vertigine, perché quell'assenza di spirito pubblico che balzava all'occhio impolitico del giovane poeta, e si perpetuava nei primi decenni dell'Italia unita, è la stessa che ipoteca il nostro presente. Più che i vizi antichi d'un popolo in difetto di legame sociale, è infatti il vuoto di costumi - ossia condotte uniformi improntate a un'etica condivisa - il vero oggetto della riflessione di Leopardi. Nel campo lungo dello sguardo leopardiano figura oggi un altro """"etnologo"""" d'eccezione. Franco Cordero, che ancora una volta si conferma diagnosta implacabile della """"scostumatezza"""" italiana e del suo immobile dinamismo, riaprendo il """"Discorso"""" proprio nel momento in cui si aggravano mali collettivi mai sanati. Due diverse prose di pensiero, due tonalità del disincanto rivelano l'intima fratellanza tra chi sa parlare del proprio tempo con la felicità di giudizio d'un classico."" -
All'ombra dell'altra lingua. Per una poetica della traduzione
Fare rivivere in un'altra lingua la parola letteraria è al tempo stesso opera alchemica e prova di audacia. Qui la trasmutazione si esercita non su metalli guizzanti di vita, ma su una materia altrettanto ricca e pulsante: il fraseggio, la sonorità, il timbro, le scelte lessicali, tutto ciò che rende unico un testo d'autore. È con una simile unicità che si misura il traduttore. Fallirebbe però il suo compito se si prefiggesse di ricalcare l'originale o giudicasse la propria impresa davvero compiuta, e non solo l'approssimazione provvisoria a un'impossibile perfezione. Perché tradurre ha a che vedere con l'ombra, più che con la trasparenza della luce. Secondo Antonio Prete - che arruola appassionatamente in questo saggio le sue competenze di comparatista, di traduttore e di poeta - significa infatti agire nella zona umbratile che si colloca tra lingua d'origine e lingua d'approdo, prestando voce, inflessione ed energia inventiva a forme di mondo diverse dal nostro. Un cimento che ha intime affinità con il poetare. ""Senza essere poeta non si può tradurre un vero poeta"""", sosteneva già Leopardi, alle prese con il secondo libro dell'Eneide. Lo confermano le versioni in cui si sono provati i maggiori poeti italiani del Novecento, dal Puskin di Giudici all'Apollinaire di Caproni e Sereni, dal Racine di Ungaretti e Luzi al Goethe di Fortini, dai lirici greci di Quasimodo allo Shakespeare """"per l'orecchio, non per l'occhio"""" di Montale."" -
Discorso sulla matematica. Una rilettura delle Lezioni americane di Italo Calvino
Muovendo dalla dichiarazione di Calvino secondo la quale ""l'atteggiamento scientifico e quello poetico coincidono: entrambi sono atteggiamenti insieme di ricerca e di progettazione, di scoperta e di invenzione"""", Gabriele Lolli scopre che le Lezioni americane possono essere lette come una parabola della matematica e che gli argomenti in esse trattati (Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità) sono proprietà essenziali del pensiero matematico creativo. Se si lascia via libera alle associazioni e suggestioni evocate dal testo, è possibile descrivere i problemi e le caratteristiche della costruzione e del risultato di un'opera matematica. Di qui ha origine questo libro di irreprensibile chiarezza e grande fascino, nel quale, seguendo l'esposizione di Calvino, Gabriele Lolli sostituisce le opere letterarie e le citazioni con semplici esempi di argomenti di matematica elementare per adattare i giudizi calviniani al nuovo campo. Il ragionamento matematico si rivela così per quello che è: molteplice, paradossale, capace non solo di spiegare perché certi insetti camminano sull'acqua e di produrre i frattali da una formula con quattro simboli, ma anche di mostrare insospettate analogie con la creazione letteraria."" -
Amore e violenza. Il fattore molesto della civiltà
Nel comune sentire amore e violenza tendono idealmente a polarizzarsi: che cosa avrebbero da spartire lo slancio ardente verso l'oggetto del proprio desiderio e la brutale lacerazione dell'altro, la tenerezza e l'odio rabbioso, la passione vivificante e il gesto mortifero? In realtà il sentimento amoroso e l'atto violento si compenetrano da sempre, a partire dallo strappo che separa il maschio dal corpo di donna che lo ha generato. E sono intrecciati al punto da serrarsi in un nodo inestricabile che costituisce - sia per gli individui sia per i gruppi umani - il ""fattore molesto"""" della civiltà. Con l'acutezza di sguardo di chi sa mettere a nudo le ambivalenze e le contraddizioni del rapporto di potere tra i sessi, Lea Melandri esplora la violenza reale e simbolica annidata all'interno delle relazioni più intime come la sessualità e la maternità. È su quel corpo con cui è stato tutt'uno, e con cui torna a fondersi nell'amplesso, che l'uomo si accanisce. Ma questa fuga estrema dal femminile che si perpetua, atavica, in ogni mano maschile levata sulle donne, conosce un'ultima contorsione, su cui Melandri invita a riflettere: l'attuale spazio pubblico femminilizzato sembrerebbe stemperare la """"guerra tra i sessi"""", mentre è soltanto una nuova forma di dominio, a conferma ancora una volta dell'asservimento che ha ridotto le donne a vita biologica, virtù domestiche, prestazioni ancillari."" -
Oltre la società degli individui. Teoria ed etica del dono
In un mondo dominato dai fini individuali e utilitari, come parlare del tema così «inattuale» del dono? Si tratta di una scommessa, che questo volume affronta prendendo in considerazione non solo gli autori che si riconoscono nel segno di una teoria del dono, ma anche la fattiva presenza del dono nel tessuto sociale contemporaneo (il dono rituale e familiare, il dono di organi, di sangue, di tempo, di vita...). Un carattere costante riconosciuto dagli studiosi è la prismaticità del dono, la molteplicità composita del suo essere. In questo libro si seguono le linee di tale multidimensionalità, dalla filosofia alla politica, dall'economia alla riflessione teologica, con l'apporto delle voci più significative del panorama internazionale contemporaneo. Sono pertanto interessate e coinvolte molte discipline: antropologia culturale, etnologia, scienze economiche, sociologia teorica, politiche di genere, estetica, oltre naturalmente alla ricerca filosofica in senso stretto. -
L'etologia. Il libro che ha fondato la scienza del comportamento animale
Al pari della teoria relativistica di Einstein o di quella psicoanalitica di Freud, l'etologia, la scienza di cui Konrad Lorenz è stato l'iniziatore e che studia il comportamento animale con il metodo dell'analisi comparata, è entrata ormai stabilmente nella ""coscienza collettiva"""" e nella cultura dell'Occidente. Questo trattato di """"fondamenti e metodi"""" è una vera summa del pensiero lorenziano, con la quale deve misurarsi anche chi voglia solo contestarne i risultati. Accusato spesso di eccessivo innatismo, Lorenz sorvola qui sugli aspetti del comportamento umano, ma i risultati di etologia animale che vengono illustrati sono di portata così generale che il riferimento è trasparente. Il luminoso ma fragile edificio della nostra razionalità, sembra ammonire Lorenz, poggia su un terreno di istinti primordiali che abbiamo in comune con creature ben più primitive nella scala evolutiva e con cui dobbiamo fare i conti."" -
Italia in opera. La nostra identità attraverso le arti visive
Non esiste paese al mondo che abbia stimolato l'arte al pari del nostro. In un duplice senso: entro nessun territorio nazionale è stata prodotta così tanta arte, e con una simile eccellenza, e nessun paese è stato ritratto nelle arti con analoga, inesausta continuità. Svariate le ragioni di questa permanenza tematica dell'Italia nel fare artistico, da un'identità ibridata e incerta alle anomalie di una modernità mai consumata sino in fondo, dagli incanti di una natura pur ferita da ogni genere di oltraggio alle evidenze antropologiche di un'umanità che ancora lascia affiorare sedimenti antichi. È dunque l'intensità irrisolta a offrire un laboratorio perfetto. In occasione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, Bartolomeo Pietromarchi legge la nostra storia dagli anni sessanta a oggi nel precipitato di singole opere, quasi fossero disposte lungo le sale di una mostra ideale. Sono installazioni, performance, fotografie, collage, fotogrammi di video e di film, manifesti che parlano di noi - di paesaggi e di coscienza civile, di politica e di rovine - più eloquentemente di uno studio accademico. Un'eloquenza che che l'abilità critica di Pietromarchi esalta ancor più, additando gli intrecci con il cinema, la letteratura, la saggistica. -
I riflessi condizionati
Prima di Pavlov la fisiologia si limitava a studiare le forme più semplici di reazione degli esseri viventi. Era invece impensabile uno studio scientifico dei comportamenti complessi, quali sono per esempio le reazioni a un ambiente in continua trasformazione, come quello che ci si presenta nella vita di tutti i giorni. Un tale studio è stato reso possibile dalla nozione di «riflesso condizionato», che dipende dall'associazione ripetitiva di uno stimolo a una reazione fisiologica o istintiva e che Pavlov scoprì conducendo degli esperimenti su dei cani. Un suono di campanello o l'accendersi di una lampadina prima della somministrazione del cibo, provocherà nell'animale il riflesso di salivazione anche in assenza di cibo: è la reazione condizionata, che adatta e prepara l'essere vivente a un evento che si produrrà nel futuro. -
E qui casca l'asino. Errori di ragionamento nel dibattito pubblico
Oggi più che mai il nostro dibattito pubblico sembra ostaggio di intemperanze assortite, che oscurano come violente macchie di colore il disegno argomentativo di fondo. Ma se anche fosse meno sguaiato, sarebbe pur sempre teatro di uno scontro tra discorsi che vogliono persuadere, dove gli errori di ragionamento tendono insidiosi agguati, sviando sia chi vi incappa sia i destinatari. Con gli strumenti dell'analisi logico-pragmatica Paola Cantù orchestra una irresistibile «caccia alle fallacie» a cui non scampa nessuno, giornalisti, politici, comici, professori, opinionisti. Non per il gusto di cogliere in fallo personaggi di spicco, o allo scopo di prendere partito per questa o quella tesi; piuttosto per addestrarci a individuare il punto di cedimento nascosto di qualsiasi argomentazione, comprese le nostre. Tutti ricorriamo infatti, in modo inconsapevole o strategico, a generalizzazioni indebite, premesse ambigue, false analogie, paradossi: vere e proprie violazioni delle procedure discorsive. Saperlo è il primo passo verso un uso responsabile dei messaggi comunicativi. Perché l'antica consuetudine dei filosofi di chiedere ragioni - buone ragioni - nelle democrazie mature deve diventare prerogativa di ogni cittadino. -
Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita
Latouche riprende qui tutti i principali temi e le argomentazioni della sua riflessione sulla necessità di abbandonare la via della crescita illimitata in un pianeta dalle risorse limitate. Non si tratta, a suo giudizio, di contrapporre uno sviluppo buono a uno cattivo, ma di uscire dallo sviluppo stesso, dalla sua logica e dalla sua ideologia. Per questo è anzitutto necessario ""decolonizzare l'immaginario"""", un compito di portata storica in cui si rivela essenziale il dialogo con i maestri della tradizione """"libertaria"""", da Ivan lllich ad André Gorz e Cornelius Castoriadis. La stessa crisi attuale può essere vista, secondo Latouche, come una """"buona notizia"""", se servirà ad aprire gli occhi sulla insostenibilità del """"progresso"""" che l'Occidente ha realizzato fin qui. Per Latouche, infatti, la via della decrescita serena passa in primo luogo per una presa di coscienza del fatto che lo sviluppo è un'invenzione dell'uomo, e che il rapporto tra uomo e natura può essere rimodellato in una dimensione """"conviviale"""", nel rispetto della legge dell'entropia e all'insegna di quella che egli chiama """"opulenza frugale"""": meno consumi materiali e più ricchezza interiore, meno """"ben essere"""" e più """"ben vivere""""."" -
Il mito dell'interiorità. Tra psicologia e filosofia
Negli ultimi trentìanni è cambiata l'antropologia di base delle scienze umane. L'immagine dell'uomo ha dovuto fare i conti con un nuovo naturalismo, che ha portato a compimento il processo di decentramento della soggettività iniziato con Copernico e Galileo e proseguito con Darwin e Freud. Un presupposto metodologico che era stato dato per autoevidente, quello dell'assoluta diversità della natura umana rispetto a quella animale, è andato definitivamente in frantumi. In questo quadro, la psicologia scientifica è giunta a risultati talora apparentemente paradossali. La psicologia intuitiva - ci spiega questo libro - è come l'astronomia intuitiva: come siamo inclini a credere che il Sole giri intorno alla Terra e che la Terra stia al centro dell'universo, così anche l'autocoscienza umana viene presa intuitivamente come un dato primario. E ormai non è più sufficiente a correggere questa ingenuità il ricorso all'inconscio di Freud. In panni da antimaestro illuminista, Giovanni Jervis scandaglia qui senza dogmatismi le complessità della ""scienza della mente"""", esplorando alcuni temi all'intersezione di psicologia è filosofia: l'inconscio, la coscienza, l'identità, l'io, la persona. Un'esplorazione che ci svela i miti, i riti e le retoriche dell'interiorità."" -
Quando il corpo è delle altre. Retoriche della pietà e umanitarismo-spettacolo
Giù le mani dal corpo delle donne, recitava uno storico slogan femminista, rivendicando il diritto a disporre di sé senza ingerenze di sorta. Un'istanza a cui sembra dare voce l'Organizzazione mondiale della sanità, quando vieta le cosiddette mutilazioni genitali femminili (Mgf), ancora praticate in altri universi socioculturali, in particolare - ma non solo - in Africa. Mentre tali pratiche suscitano indignazione, non viene sanzionata la chirurgia estetica intima, che in Occidente assume un rilievo via via crescente, spesso in assenza di una significativa letteratura medica che ne esamini la criticità. Il corpo non si tocca, ma lo si può impunemente ritoccare. Se la violenza di clitoridectomia, escissione e infibulazione risulta inaccettabile, l'imenoplastica e le varie forme di ringiovanimento vaginale operate dal bisturi o dal laser appaiono invece consapevoli esercizi di autodeterminazione. Già, perché il corpo oltraggiato è sempre quello delle Altre, sottolinea Michela Fusaschi in un saggio che non fa sconti alla nostra miopia travestita da retorica umanitaria. Dalla prospettiva transculturale in cui Fusaschi si colloca, si vede con chiarezza quanto l'integrità del corpo femminile sia giudicata tale a seconda dell'immaginario di riferimento: il nostro, ipertecnologico, ritiene una brutale prevaricazione solo ciò che accade in contesti dichiarati ""arretrati"""". Prefazione di Franca Bimbi."" -
Gli inizi di Roma capitale
Di fronte agli attuali tentativi di cancellare dalla memoria pubblica il Risorgimento e i suoi valori e di indebolire l'unità nazionale, appare opportuno riproporre due saggi, usciti su riviste mezzo secolo fa e mai ripubblicati, sul compimento dell'unificazione territoriale, che comportò la fine del potere temporale dei papi e il trasporto della capitale da Firenze a Roma. Non fu facile alla ""città eterna"""", che rimaneva anche capitale della cattolicità, definire il suo nuovo ruolo di capitale di uno Stato moderno, liberale e laico, in cui oltre tutto sussistevano forti differenze regionali. E non fu neppure facile per l'Italia accettare una capitale che era allo stesso tempo ineluttabile e ingombrante. Su questi aspetti si concentra questa ricerca minuta e ravvicinata che analizza, soprattutto dal punto di vista elettorale e fiscale, i problemi derivanti da un lato dalla rapida estensione al Lazio dell'ordinamento amministrativo e della legislazione italiani, dall'altro dal fatto che il governo aveva in qualche modo paura della sua stessa audacia. Queste difficoltà e ambiguità non sono mai state completamente superate: esse, suggerisce l'autore, sono causa ancora oggi dell'""""odi et amo"""" di molti italiani nei riguardi di Roma."" -
Per strada e fuori rotta. Diario settembre 2008-giugno 2009
"Cambiare aria"""" rende bene l'idea del viaggiare. Per quanto breve sia il viaggio, significa altri spazi, altro ritmo temporale, altri volti prima ignoti, e le loro vite appena sfiorate. Vuol dire anche dislocarsi altrimenti nei confronti della stessa attualità, percepirne i rimbalzi locali, relativizzarne gli effetti. L'attrattiva del """"diario di bordo"""" di Marc Augé è tutta nel nuovo respiro che ogni volta quel cambiamento d'aria produce. Perché nonostante il nontempo e i nonluoghi che inghiottiscono la nostra sfiatata modernità - e che proprio Augé con acutezza di antropologo ha ravvisato per primo -, l'esperienza non è preclusa a chi sappia distogliersi dall'ordine abituale del mondo sotto casa. Viaggiatore implicato e reattivo, Augé prende nota mese dopo mese di andate e ritorni, del loro """"ineguagliabile sapore dolce-amaro"""", dei resti fantasmatici che essi depositano nella memoria. L'altrove di tre continenti, dalle geometrie arroventate di Mexicali alle suggestioni cordiali dell'Emilia, filtra gli echi della Grande Storia, ma insieme aiuta a rimuovere gli stereotipi mediatici che ombreggiano la crisi planetaria o le vittime di Gaza, il neoeletto Obama o la rivolta dei giovani iraniani. Ritroviamo, in """"Per strada e fuori rotta"""", l'intreccio di vicinanza e lontananza che ha sempre tramato i grandi taccuini di viaggio, e che riesce ancora a comunicarci, nell'orizzonte globale, i sussulti e le vertigini dello spaesamento." -
L'interpretazione dei sogni. Ediz. integrale
"La più valida delle mie scoperte"""", """"intuizione che capita, se capita, una volta sola nella vita"""". Così Freud. L'enorme risonanza che l'opera ha suscitato e continua a suscitare gli ha dato ragione: chiunque voglia accostarsi allo studio della psicoanalisi, o anche solo rendersi conto di quale radicale mutamento di prospettive essa abbia prodotto nella cultura moderna, non può prescindere dalla lettura di questo che è il suo libro più affascinante e sconvolgente."