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Longevità
Nel 1921 gli ultracentenari in Italia erano 49, nel 2004 erano 7700. Non c'è dubbio che la vita si è allungata molto nell'ultimo secolo, ed è un bene. Paradossalmente non abbiamo un'idea chiara del perché ciò sia avvenuto; le scienze mediche hanno proposto diverse teorie sull'invecchiamento e oggi sappiamo molto di più di un tempo su questo tema, ma ancora non esiste una risposta definitiva alla domanda ""Perché invecchiamo?"""". Umberto Veronesi affronta in questo libro uno dei temi più attuali della società contemporanea. La maggiore longevità della popolazione è un dato di fatto, ma capire cosa significa invecchiare serenamente è un'altra cosa, perché non basta aggiungere anni alla vita, bisogna fare in modo che siano anni interessanti. Partendo da qui, sulla base della sua enorme esperienza, Veronesi ci invita a meditare sul nostro stile di vita, dando il giusto peso all'alimentazione, all'attività fisica, all'attività mentale e soprattutto alla curiosità. """"Credo di essere innamorato della curiosità in se stessa. Non mi accontento mai, la mia mente non è mai ferma. Amo il fatto di essere nato curioso e sono convinto che a tutti sia stato dato il medesimo dono, che poi è il senso dell'essere longevi. Più anni abbiamo a disposizione più possiamo imparare e conoscere""""."" -
Italiani pericolosi. Leggende e verità sugli animali di casa nostra
Ci sono italiani che possono essere estremamente pericolosi e sono indubitabilmente italiani. Vivono nel nostro paese da molto più tempo di noi, sono figli, nipoti e bisnipoti di italiani e - per così dire - si sono sviluppati di pari passo con l'Italia stessa. Sono gli animali coi quali condividiamo il territorio e la loro pericolosità (per noi) non è dovuta ad atti di ostilità politica, ma a spine, aculei, denti, tossine, chele e quant'altre armi abbia voluto fornire loro la natura. Sia chiaro, è una pericolosità relativa e in genere molto, troppo esagerata. Gli italiani umani sono di gran lunga più pericolosi. La pericolosità degli animali nostrani non è neppure vagamente paragonabile a quella dei ben più coreografici rappresentanti delle faune esotiche di Australia, Africa, Asia o America. Ma nel suo piccolo, anche nella fauna italiana ci sono specie dalle quali è bene guardarsi, o che comunque è bene conoscere, per evitare di incappare in guai inattesi e potenzialmente spiacevoli, quando non (raramente) mortali. -
Salto di scala. Grandezze, misure, biografie delle immagini
Sulla sommità di una monumentale testa di sfinge dal profilo africano, ingegneri francesi sono impegnati in riti di misurazione; appoggiata alla possente nuca di pietra, si intravede la lunghissima scala da cui sono saliti. Quel remoto episodio della campagna d'Egitto riprodotto in copertina illustra una delle operazioni meno scontate che si possono compiere con un manufatto artistico: stabilirne le dimensioni. Sembrerebbe un gesto prosaicamente quantitativo, invece schiude un mondo, anzi mette in comunicazione mondi diversi. A Ruggero Pierantoni, che sa di scienza e d'arte, ed è abituato a spiccare balzi dall'una all'altra con estro da acrobata e curiosità leonardesca, non sfuggono le meraviglie del misurare. Che si accosti un righello a un affresco dissepolto o si immerga una statua in una vasca piena d'acqua per calcolare - alla maniera di Vasari - il volume del marmo scolpito, prendere le misure significa varcare la soglia dell'opera, lasciare che le sue ragioni dimensionali parlino di qualcosa che va oltre il millimetrabile, ossia di pensiero spaziale, di artifici retorici, di astuzia esecutiva, di strategie di visione, di negoziato tra grandezza effettiva é proporzioni evocate, di distanze fisiche tramutate in senso del tempo. Attraverso funambolici salti di scala dal minuscolo al colossale, dalle superfici planari al tutto tondo, Pierantoni riesce a portare alla luce il non-detto delle immagini, raccontando la materialità e l'epica infinita della loro creazione. -
Un' eredità di avorio e ambra. Ediz. illustrata
Un'elegante vetrina nella casa londinese di Edmund de Waal contiene 264 sculture giapponesi di avorio, o legno, non più grandi di una scatola di fiammiferi, raffiguranti divinità, personaggi di ogni tipo, animali, piante. La vetrina è aperta, e i piccoli figli di de Waal possono estrarre i netsuke così si chiamano i minuscoli oggetti - e giocarci. Come facevano, ha scoperto l'autore, i piccoli figli di Viktor e Emmy von Ephrussi, suoi bisnonni, nel boudoir della madre, in un fastoso palazzo viennese della Ringstrasse, un secolo fa. Prima che Hitler entrasse in trionfo a Vienna e avessero inizio le persecuzioni e i saccheggi nelle case degli ebrei. Ebrei di Odessa erano appunto gli Ephrussi, commercianti di cereali e poi banchieri ricchi e famosi quanto i Rothschild, con ville e palazzi sparsi in tutta Europa. Quello di Vienna, dove i netsuke arrivano nel 1899 da Parigi - dono di nozze ai cugini di Charles Ephrussi, famoso collezionista, mecenate, storico dell'arte, amico di Renoir, Degas, Proust - conteneva tante e tali opere d'arte che i minuscoli oggetti sfuggirono all'attenzione dei razziatori nazisti. Affascinato dall'eleganza, dalla precisione, dalle straordinarie qualità tattili delle sculture, l'autore decide di ricostruire la storia dei loro passaggi da una città all'altra, da un palazzo all'altro, da una mano all'altra. Ricostruisce così anche la storia romanzesca della sua famiglia. -
Fabio Mauri. Ideologia e memoria. Ediz. illustrata
Fabio Mauri (1926-2009), tra i massimi esponenti dell'avanguardia italiana, ha svolto anche una lunga attività editoriale presso Bompiani, tra il 1957 e il 1975, e ha insegnato Estetica della sperimentazione all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila dal 1979 al 2001. Ha concepito teatro, performance, installazione, pittura, teoria, scrittura, insegnamento come elementi di un'unica espressività. ""La figurazione del mondo mi colpisce sempre per la sua inutile precisione. Non mi sono ancora reso conto del progetto indispensabile per ideare, con i suoi mille sottosquadri, la corteccia di un coccodrillo. Non ne capisco l'utilità. Non ho compreso neanche l'universo. Né il senso di un'umanità attraente, di cui non ho mai condiviso la familiarità con l'esistenza. Ricompongo con pazienza, con le mie mani, l'esperienza del turpe. Ne esploro le possibilità mentali"""". (Fabio Mauri) Prefazione di Umberto Eco."" -
Introduzione alla cibernetica. L'uso umano degli esseri umani
Secondo la definizione che ne dà Norbert Wiener, che ne è unanimemente considerato il padre, la cibernetica è la disciplina che studia i processi riguardanti «la comunicazione e il controllo nell'animale e nella macchina». Muovendo da qui Wiener esamina le conseguenze delle conquiste della tecnica sull'organizzazione sociale, mettendo in evidenza che non sono né scientifici né sensati quei ragionamenti che, utilizzando i concetti e gli schemi della cibernetica, tendono a valutare il comportamento umano solo in base all'efficienza e al rendimento. Affermare che i movimenti dell'uomo possono essere studiati con gli stessi criteri con cui si studiano i movimenti di un meccanismo automatico, non rende lecito in alcun modo giudicare abnormi o inutili tutti quei comportamenti umani che non abbiano la meccanicità e la produttività dei meccanismi semplici in uso oggi, se non altro perché se si vogliono trarre conclusioni sull'uomo bisogna studiarlo nella sua complessità. -
Il genio della bottiglia. La chimica del quotidiano e i suoi segreti
L'espressione ""divulgazione chimica"""" ha spesso avuto il sapore di un ossimoro, anche se """"divulgazione"""" e """"chimica"""" non sono termini concettualmente opposti. Con Joe Schwarcz le cose sono cambiate radicalmente, al punto che Roald Hoffmann, premio Nobel per la chimica nel 1981, ha scritto che """"la magia di Joe Schwarcz sta nel convincerci che la chimica è divertente e utile"""". Questo libro spazia dalle qualità più curiose dell'acqua ossigenata all'influenza dell'acetone nel corso dei secoli, passando attraverso ritratti non convenzionali di giganti come Lavoisier e Mendeleev (chi ha mai sentito parlare della storia d'amore di quest'ultimo con una sua studentessa?). Schwarcz unisce a una conoscenza profonda della materia la capacità di trasformare un particolare apparentemente trascurabile in un'occasione per andare al di là della chimica ed entrare nella storia (scientifica, biografica, anche economica). Il lettore scoprirà l'utilità di conoscere la chimica per affrontare vari problemi quotidiani riguardanti la salute e i farmaci, i cibi e i pregiudizi che spesso ci accompagnano."" -
Sogno, mito, simbolo
Karl Abraham applica qui la psicologia del profondo a temi mitologici, onirici e simbolici, confrontando tra loro sogni e miti. Ciò che impressiona in questo studio grandioso è come Abraham sappia coniugare le sue concise e brillanti conclusioni a uno stile sempre preciso e inequivocabilmente chiaro. Prefazione di Giovanni Sias. -
Libertà
In una memorabile scena del ""Giulio Cesare"""" di Shakespeare, Cassio, dopo l'uccisione del dittatore, si rivolge alla folla di Roma invocando """"Liberty, Freedom, and Enfranchisement"""", ovvero libertà, indipendenza ed emancipazione. Queste tre parole indicano per Giulio Giorello tre aspetti costitutivi dell'esperienza libertaria. Liberty (libertà) riguarda le nostre facoltà esercitate senza alcuna costrizione; molto, qui, ha a che fare con la scienza, l'attività umana che forse più di altre esige libertà per progredire. Freedom (indipendenza) denota una ragione che opportunamente riconosce l'inevitabile potere delle passioni, con tutti i vincoli che queste comportano; ma resta una libertà strutturale, che rende responsabili le nostre scelte, pur sapendo che non tutto ciò che noi crediamo libero può dirsi davvero tale. Enfranchisement (emancipazione) è il processo di affrancamento da qualsiasi condizione servile, che rimanda, se necessario, alla lotta che donne e uomini combattono per fare della propria libertà uno strumento per avere ancora più libertà, perché """"la libertà può essere ristretta, ma solo a vantaggio della libertà stessa""""."" -
L'invenzione della natura selvaggia. Storia di un'idea dal XVIII secolo a oggi
Gli antichi ""sentivano naturalmente"""", noi invece """"sentiamo la natura"""". Alla fine del Settecento una sensibilità nuovissima, inaudita, trova un emblema nelle parole di Schiller. Perduta per sempre la naturalezza fusionale che stringeva i nostri avi al loro ambiente di vita, percepiamo la distanza che separa la civiltà dallo sconfinato e dall'inesplorato che le si ergono di fronte, esercitando una fascinazione prima sconosciuta. La natura selvaggia nasce allora, e assume subito i contorni del mito. Certo, è vecchia quanto il mondo, ma va in scena solo con la modernità, quando viene plasmata come costruzione culturale. Muraglie di ghiaccio, forre paurose, montagne svettanti, acque abissali che ribollono di tempesta sono tenute a battesimo soprattutto in epoca romantica da scrittori, pittori e filosofi, e continuano a proiettare il loro sublime artificio sull'esotismo di massa, sui viaggi estremi offerti in pacchetti dalle agenzie, sull'ecoturismo di nicchia, sull'avventura no-limits. Tra coloro che ripercorrono da studiosi quell'universo mille volte descritto e idoleggiato, pochissimi possono dire di averlo anche esplorato sul campo. Uno di loro è Franco Brevini, letterato di lungo corso e viaggiatore con una predilezione per le condizioni-limite. E ancor più rara è l'efficacia della sua scrittura, che contrappunta la riflessione intorno alla wilderness, all'ecologia e all'etica ambientale con l'esperienza diretta dei cinquemila, dei paesaggi boreali o del Borneo."" -
Etica, scienza e fede
"È sempre sbagliato, ovunque e per chiunque, credere a qualcosa in base a evidenze insufficienti"""". Queste parole riassumono il progetto filosofico di William K. Clifford e la sua critica radicale verso ogni credenza religiosa. Inserendosi da protagonista nell'infuocato dibattito tra scienza e religione dell'Inghilterra vittoriana, il giovane filosofo e matematico articolava con grande finezza e ironia il suo pensiero. Il """"dovere della ricerca"""", nemico di ogni principio di autorità, era per Clifford una condizione necessaria, tanto che per lui esisteva """"soltanto una cosa più perversa del desiderio di comandare: la volontà di ubbidire"""". Claudio Bartocci e Giulio Giorello presentano qui, per la prima volta in italiano, i tre saggi più importanti e affilati del filosofo-matematico inglese, tanto attuali quanto sorprendenti nella loro chiarezza." -
Scienza
La scienza è fallibile, è troppo riduzionista e quindi non può comprendere la complessità del mondo, è divisa al suo interno e quindi inaffidabile, è un puntello del potere e schiava del mercato. Per tacere del fatto che ha causato tragedie immani e che nonostante ciò si arroga unilateralmente il diritto di decidere per tutti, pur mancando della profondità di pensiero tipica della filosofia e della religione, da cui dovrebbe semmai farsi guidare. E poi la scienza è solo un'opinione, come tutte le pratiche umane, per cui è insensato darle un vantaggio sociale e politico, magari sovvenzionandola: anzi, è dannoso. Chi la pensa così dovrebbe davvero leggere questo libro, in cui ognuno di questi argomenti viene analizzato, soppesato e - dati alla mano smontato. Perché se c'è una cosa di cui siamo ragionevolmente sicuri è che la scienza ha consentito il funzionamento della prima macchina socio-culturale ed economica in grado di produrre più benessere, più salute, più libertà, meno violenza, più eguaglianza e più razionalità. -
Limite
Sfidare i limiti è l'imperativo del nostro tempo. Forzare il possibile, passare il segno, trasgredire in senso etimologico. Destino paradossale, quello delle parole. In nome della trasgressione appena ieri ci si faceva beffe dei divieti imposti per via autoritaria e del perbenismo, si aspirava all'equità sociale. Secoli prima, grandi movimenti di pensiero avevano ingaggiato battaglia con i valori tramandati, e inaugurato così la modernità. Ma l'""andare oltre"""" di oggi è l'emblema del dominio, perché si annida in un modello di sviluppo planetario che rispetta una sola regola: ignorare ogni confine naturale, geopolitico, etico, antropologico e simbolico, assimilandone l'idea stessa a remora passatista di cui liberarsi per aprire ai mercati. Il peccato di dismisura, sanzionato con severità dagli antichi, si è rovesciato in precetto; il furore prometeico ha sopravanzato lo spirito di sovversione. Serge Latouche non ci sta. Da anni elabora il progetto di un'alternativa praticabile al binomio crescita-illimitatezza. Si chiama decrescita e il suo concetto strategico è limite. Sinonimo di privazione in una prospettiva sviluppista, il limite appare qui come il vero punto di forza che può trattenerci dal baratro. Alla tracotanza autodistruttiva dell'universalismo liberoscambista e alla pervasività delle sue invarianti culturali, Latouche contrappone le eco-compatibilità, le sovranità circoscritte, le identità plurali, i legami che creano società."" -
Introduzione al narcisismo-Inibizione, sintomo e angoscia. Ediz. integrale
In questi saggi, considerati tra i suoi lavori teorici più importanti, Sigmund Freud affronta due questioni fondamentali: la teoria della libido e lo stato affettivo dell'angoscia. Sono due scritti nati in periodi e temperie culturali differenti: se nell'""Introduzione al narcisismo"""" il padre della psicoanalisi, dopo la rottura con Adler e Jung, polemizza con i suoi discepoli, riponendo al centro dell'indagine psichica le pulsioni sessuali; nell'analisi dell'angoscia Freud si propone di mettere insieme, con assoluta imparzialità, tutto ciò che è possibile dire sull'argomento."" -
Dopo il Leviatano. Individuo e comunità. Nuova ediz.
L'indole predittiva è piuttosto rara tra i filosofi. E quando si manifesta, è ancor più inconsueto che sappia allungare il vettore concettuale al medio periodo, da sempre opaco e refrattario a una decifrazione lungimirante. Un saggio di tale eccezionalità è offerto dal pensiero di Giacomo Marramao, uno dei pochissimi a saper trarre conseguenze teoretico-politiche di rilievo dalla grande soglia che stiamo oltrepassando. Se tredici anni fa, nell'edizione precedente di questo libro sulle sorti della megamacchina statuale, annunciava l'imminenza di un cambio di paradigma, adesso ragiona sugli effetti che l'inveramento di quel pronostico ha ingenerato a livello globale, e acumina lo sguardo su ciò che ci aspetta. Con la nostra ipermodernità mondializzata si è esaurita l'efficacia - anche simbolica - dello Stato, organismo d'artificio per il quale Hobbes aveva scelto l'emblema «mostruoso» del Leviatano biblico. La rottura del monoteismo politico che lo eleggeva a massima potenza terrena, fonte esclusiva di sovranità e diritto, ha ridato forza a potestà indirette di tipo economico e religioso, e ha portato al diapason l'antinomia moderna tra i due principi di identità e differenza. Il dopo che Marramao ha visto distintamente profilarsi all'avvento del nuovo millennio sostituisce ora al proprio contrassegno temporale una marca spaziale. Solo un pensiero dello spazio, della contiguità eterogenea e incomprimibile, è infatti all'altezza del nostro presente e delle sue urgenze: congedarsi da una logica identitaria e restituire alla politica la capacità di conferire senso all'agire collettivo. -
Televisione
Scelto da IBS per la Libreria ideale perché come si può parlare di televisione italiana prescindendo dalle analisi puntuali e critiche di Freccero?rnrnCon l'introduzione del digitale terrestre e delle pay TV, la televisione sta vivendo una trasformazione epocale. Anche il modo di guardare la TV sta cambiando rapidamente. Non è più il tempo dell'utente passivo: il pubblico cerca sempre di più un prodotto su misura, che spesso paga, in un certo senso confezionando da sé il palinsesto che preferisce. Se ""il medium è il messaggio"""", ogni medium produce contenuti propri e risponde in maniera originale alle esigenze della società. Nel caso della televisione vale anche il contrario: la società stessa viene, sempre di più, condizionata a sua volta dal mezzo televisivo. Nella nostra storia siamo così passati da una televisione di classe, specchio di un'élite del paese, a una televisione ritagliata attorno al consenso esclusivo ed escludente della maggioranza, per arrivare oggi a una TV sempre più attenta alla moltitudine, la nuova società plurale nella quale siamo immersi. Di questi mutamenti della TV e delle loro profonde ricadute sulla realtà italiana, Carlo Freccerò parla in modo illuminante e provocatorio, in un libro denso di idee e di contenuti."" -
Cultura
Uno degli antropologi più noti nel panorama italiano riesce a comunicarci il volto sfaccettato e ambiguo della parola cultura in poco più di cento pagine, con un linguaggio chiaro e appassionato, con rigore metodologico e soprattutto con una grande apertura mentale e una rara empatia nei confronti dell'""altro"""", unico requisito davvero necessario per evitare di cadere in millantate """"guerre tra culture"""". Di """"cultura"""" nel tempo sono state date definizioni diverse, per tentare di imbrigliare un concetto così deformabile. Eppure viviamo di cultura e la invochiamo spesso. Ma noi europei paghiamo ancora un prezzo molto alto per il modo tutto nostro che abbiamo di considerarci al mondo, da uomini bianchi, occidentali, avanzati e vincenti. Per prendere le distanze da questo eurocentrismo, l'antropologia ha dovuto fare sforzi enormi, in decenni di studi sul campo, per avvicinare e comprendere """"dall'interno"""" le migliaia di culture che condividono con noi il pianeta. Ne abbiamo ricavato una lezione di modestia e un arricchimento impensabile anche solo una generazione fa."" -
Il testo e il mondo. Elementi di teoria della letteratura
Tra le parole e le cose esiste uno stadio intermedio, dove le parole esprimono la loro tensione inesausta a diventare cose. L'officina di questa metamorfosi impossibile, e sempre ritentata, si chiama letteratura. Accanto al mondo vero, i testi letterari allestiscono un intramondo provvisto di statuto peculiare, un luogo di delizie per la mente e per i sensi la cui separatezza ha offerto materia a esplorazioni critiche senza fine. Le opere non solo racchiudono un'idea del mondo, ma sono esse stesse uno spicchio di realtà che necessita di essere interpretato: sfugge o no a una definizione? quali codici lo reggono? gli si possono applicare plausibilmente le categorie di unità e universalità, anticipazione e ambivalenza? e soprattutto, è legittimo sottoporlo a un giudizio di valore? Questioni classiche che la teoria della letteratura ha affrontato, costeggiato, talora eluso sotto la spinta di pregiudiziali ideologiche o nascosto dietro un eccesso di modellizzazione. Guido Paduano invece non esita a riportarle al centro del discorso, nella loro imprescindibile essenzialità. Arruola allo scopo una strabiliante confidenza con testi di ogni tempo e di genere differente, dai poemi omerici al teatro shakespeariano al melodramma, una consuetudine altrettanto rara con l'intera tastiera degli orientamenti critici, e il tono affabile che ci aspettiamo da un grande studioso. Gli strani oggetti di quel mondo a parte che la letteratura ci regala adesso appaiono più nitidi e ancora più attraenti. -
Saper morire. Cosa possiamo fare, come possiamo prepararci
Molte persone, anche colte e brillanti, dinanzi alla morte si comportano in maniera inspiegabilmente irrazionale, finendo per causare a sé e agli altri sofferenze inutili e ampiamente evitabili. Da un lato, è una questione di ignoranza: sulla morte scrivono molto i filosofi, i bioeticisti o i religiosi, ma raramente si sente la voce dei medici, che senza dubbio sono coloro che la conoscono meglio. Dall'altro lato, è una questione di paura, di invincibile paura, e si sa che la paura è una cattiva consigliera. Alla paura di non esistere più, si aggiunge spesso, anche più forte, la paura di soffrire, ed è questo che rende il libro che tenete tra le mani un rassicurante e necessario testo di riferimento, speciale, utile e unico. Gian Domenico Borasio è uno dei maggiori esperti europei di cure palliative e ha un messaggio importante per tutti noi: sapendola gestire, nella grande maggioranza dei casi la morte non è dolorosa, e per i casi in cui lo sarebbe, ci sono risorse mediche adeguate che possono essere usate con successo. Solo, bisogna conoscerle, ma purtroppo non è sempre così. Ci sono manuali di medicina che ancora riportano concezioni ormai tramontate sulla presunta dannosità di certe sostanze e di certe pratiche palliative, e nelle università si insegna poco su questo tema, o addirittura si insegnano cose sbagliate. Anche ai medici, dunque, è dedicato questo libro, perché apprendano una parte tanto fondamentale del loro lavoro, a beneficio di tutti. -
Dove va il mondo? Un decennio sull'orlo della catastrofe
Difficile sbagliare le previsioni a brevissimo termine, perché il futuro immediato è già qui. Meno coinvolgente il vaticinio su ciò che capiterà nel lungo periodo, quando non ci saremo più. Così la vera sfida è centrare i pronostici a medio termine. L'hanno persa con disonore coloro che appena l'altro ieri facevano a gara a rassicurarci sulla ripresa dell'economia mondiale. È da tutt'altra prospettiva che muovono quattro tra i maggiori ""obiettori di crescita"""" nel ragionare sul decennio che ci aspetta. Serge Latouche, Yves Cochet, Jean-Pierre Dupuy e Susan George giudicano ineluttabile il declino dell'ordine economico neoliberale e non distolgono lo sguardo dal baratro che si sta spalancando. Anzi, tra loro c'è chi rivendica il """"catastrofismo illuminato"""" come l'unico esercizio previsionale all'altezza della situazione. L'idea è che non si possa sfuggire all'alternativa: decrescita o barbarie.""